Käthe Schmidt Kollwitz
Livia Capasso
Laura Zernik
Per Käthe Schmidt l’arte grafica è il mezzo espressivo preferito, e le tematiche sociali l’argomento con il quale documentare ingiustizie ed emarginazione e soprattutto le atrocità delle guerre, perché le ha sperimentate sulla propria pelle. Fa parte della Secessione di Berlino, un movimento espressionista che tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX rappresentò la realtà tragica dell’Europa di quegli anni dissociandosi dagli stili ufficiali.
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Käthe nasce nel 1867 a Königsberg, Prussia orientale (ora Kaliningrad, Russia), quinta di otto figli, da una famiglia della borghesia progressista: il padre era un mastro muratore e la madre era figlia di un predicatore. Insieme al fratello Konrad aderisce all'ideale socialista. Nel 1881 manifesta, assecondata dal padre, la sua vocazione artistica, prende le prime lezioni da Rudolf Mauer, incisore in rame, e dal pittore Gustav Nauyok, e comincia a praticare l’acquaforte. Trasferitasi a Berlino, s'iscrive a una scuola d'arte aperta alle donne, dove si interessa più al disegno che alla pittura. Nel 1889 si sposta a Monaco e prende lezioni da Ludwig von Herterich, pittore e insegnante d’arte; qualche anno dopo sposa Karl Kollowitz, medico socialista, da cui avrà due figli, Hans nel 1892 e Peter nel 1896, e vanno a vivere a Berlino. In questo periodo, dopo aver assistito alla rappresentazione del dramma Die Webern (I tessitori) di Gerhart Hauptmann, produce un ciclo di tre litografie e tre acqueforti: La Rivolta di tessitori, 1895-1898, ispirato alla vicenda.
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Tra il 1901 e il 1908 pone mano al ciclo La Guerra dei contadini, ispirato alle rivolte nel sud della Germania negli anni Venti del Cinquecento, una guerra combattuta quindi quasi quattro secoli prima. La ribellione dei contadini fu un fallimento, perché i proprietari terrieri avevano cavalli e artiglieria, i contadini no, ma combatterono con la dignità, il coraggio e la forza dei poveri.
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Nel frattempo compie alcuni viaggi: a Parigi, dove conosce Rodin e impara a scolpire, e in Italia, a seguito della vincita del premio Villa Romana che le garantisce per un anno la permanenza in uno studio fiorentino. Arriva la Grande Guerra, Käthe all’inizio la sostiene, ritenendola una guerra di aggressione e di grande pericolo per la Germania, e si impegna nella Commissione ausiliaria femminile. Il suo secondo figlio Peter parte volontario. Ricorda l’artista stessa nel suo diario: «Peter aveva diciotto anni e mezzo. Karl, che sulla guerra non aveva cambiato idea, disse no. Peter si rivolse a me. La mattina dopo ebbi con lui ancora un’altra conversazione e i miei tentativi di trattenerlo furono totalmente inutili». Peter parte il 13 ottobre 1914. Dieci giorni muore sul fronte. La perdita del figlio e via via la morte di tanti giovani come lui gettano Käthe nello sconforto e la inducono a rivedere le sue idee sulla guerra, dove riconosce ora solo follia omicida, distruzione e disumanizzazione. Comincia per lei un lungo periodo di profonda depressione e inattività. Nel 1917 ottiene un grande riconoscimento: in occasione del suo cinquantesimo compleanno, ben 150 opere vengono esposte a Berlino alla galleria di Paul Cassirer e, nello stesso anno, partecipa a numerose mostre in tutta la nazione. Nel 1919 entra come docente all’Accademia d’arte di Berlino, prima donna insegnante, e più tardi, nel 1928, otterrà la direzione della specializzazione in grafica. Solo nel 1920 Käthe trova la forza di riaccostarsi all’arte e di esprimere tutta la sofferenza sua e di quanti, donne, bambini, sopravvissuti, hanno sofferto per le conseguenze della guerra.
«Io devo esprimere il dolore degli uomini, un dolore che non ha mai fine e che ora è enorme. Questo è il mio compito, anche se non è facile assolverlo. Queste incisioni devono girare in tutto il mondo e devono dire in maniera concisa a tutti gli uomini: Così è stato, questo abbiamo noi tutti sofferto in questi anni indicibilmente dolorosi».
A sette anni di distanza dalla morte di Peter, nel 1921-22, esegue un ciclo di sette xilografie, La guerra, ora al MoMA di New York, e racconta un dolore che non è solo il suo, ma di tutte le mamme che hanno perso i loro figli. La guerra, vinta o persa, è comunque una catastrofe per tutti, non solo per i giovani mandati al fronte, ma anche per orfani, e vedove. La xilografia è una tecnica di stampa da legno inciso, più espressiva ed essenziale dell’acquaforte; lascia un segno sintetico, duro, drammatico, e rinunciando a ogni forma di eleganza e chiarezza gioca sull’alternanza del vuoto e del pieno, del bianco e del nero. Il sacrificio mostra una madre che immola il proprio figlio, sollevandolo in alto. I volontari rappresenta la generazione di chi si è votato alla guerra e alla morte. I genitori sono un blocco di dolore, lei piegata e sorretta da lui che si nasconde il viso con una mano. Vedova 1 e Vedova 2 raffigurano entrambe giovani donne, una incinta con il viso reclinato e le braccia incrociate sul ventre a difendere il nascituro, l’altra distesa sulla nuda terra mentre stringe sul petto il figlioletto; Madri rappresenta un gruppo di donne, strette a cerchio, decise a proteggere i loro figli; nella settima xilografia, Il popolo, ancora madri, sole, disperate e rassegnate, assieme ai loro figli. Emergono dal nero, il colore del dolore, che invade tutto il campo, solo volti scheletrici e mani ossute.
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L’impegno politico di Käthe si fa sempre più forte, come si può vedere nella xilografia dedicata alla morte di Karl Liebknecht, un avvocato socialista più volte arrestato per le sue idee contrarie alla guerra: torturato e interrogato per diverse ore, fu ucciso il 15 gennaio 1919. Gli operai fanno blocco sulla salma di Liebknecht, le loro grosse mani, allungate sul bianco lenzuolo funebre danno alla scena una forte intensità drammatica. E ancora il manifesto litografico I sopravvissuti del 1922, dove una madre, dalle orbite incavate e nere, è circondata a sinistra da anziani, a destra da mutilati e in basso da bambini che con le sue robuste braccia cerca di proteggere. Nel 1924 il manifesto pacifista Mai più guerra! è una protesta contro il militarismo, dove il gesto imperioso del giovane con un braccio alzato e una mano sul cuore suggella il giuramento.
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Il secondo ciclo xilografico, del 1924-1925, ha per titolo Proletariato, ed è composto da tre fogli: Disoccupazione, Fame, I bambini della Germania muoiono di fame. È come sempre caratterizzato dall’essenzialità nel segno, dalla drammaticità della scena, dominata dal colore nero che quasi si impossessa del bianco. Finalmente, iniziato nel 1919 e terminato nel 1932, dopo quattordici anni di gestazione, porta a termine il monumento dedicato al figlio morto e a tutti i suoi compagni caduti nella Grande Guerra. Il memoriale Genitori addolorati, oggi a Vladslo, in Belgio, nel Cimitero di guerra tedesco, è composto da due enormi statue in granito, rappresentanti un padre e una madre chiusi nel loro dolore. Con l’ascesa di Hitler e del suo partito, Käthe è costretta a dimettersi dall’Accademia di Berlino. Ormai è un personaggio scomodo per le sue idee progressiste e pacifiste, anche se non è né ebrea, né esponente dell’arte cosiddetta “degenerata”. Viene lasciata lavorare purché le sue opere non siano esposte. Inizia allora quel lungo “esilio interno” che la vedrà esclusa da tutte le manifestazioni culturali; i suoi lavori vengono rimossi dalle sale e dalle gallerie pubbliche e private. Solo la sua fama internazionale la salva dalla deportazione in un campo di concentramento. Tra il 1937 e il 1939 lavora alla Pietà (Madre col figlio morto), scultura realizzata ancora una volta in memoria del figlio due decenni dopo la sua morte. Il corpo del figlio è quasi completamente avvolto dalle membra e dalle vesti della madre che lo abbraccia, esprimendo un desiderio di protezione e unione anche dopo la morte.
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Nel 1993 una versione più grande della scultura è stata installata in modo permanente nella Neue Wache di Berlino, dedicata a tutte le vittime della guerra, trasformando il dolore personale di Käthe in un simbolo di perdita universale. Il suo ultimo ciclo di litografie, Della morte, è ispirato a quella morte con cui ha fatto i conti per tutta la vita.
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Nel 1939, la Germania è di nuovo in guerra e Käthe, ormai vecchia e stanca, è colpita da un’altra scomparsa, quella nel 1942 sul fronte orientale del nipote Peter, figlio di Hans. Nello stesso anno realizza un’altra litografia, ultima sua opera a stampa, che ha per titolo una frase di Goethe che per lunghi anni si è portata dentro: Non macinate le sementi; rappresenta una madre che, con uno sguardo deciso e braccia forti, tiene al riparo i tre figlioletti, appunto le sementi. Vive a Berlino in miseria, ormai vedova dal 1940. Vi rimane fino al 1943, quando la popolazione abbandona la capitale per via dei bombardamenti; si rifugia nei pressi di Dresda, dove muore il 22 aprile 1945, pochi giorni prima della resa della Germania nazista. Le sono stati dedicati due musei, uno a Colonia nel 1985 e l’altro a Berlino l’anno successivo. Il suo volto compare su un francobollo nel 1991, nella serie Donne della storia tedesca.
Traduzione francese
Ibtisam Zaazoua
Pour Käthe Schmidt, l’art graphique est le moyen d’expression privilégié, et les thématiques sociales sont les sujets à travers lesquels elle documente les injustices, l’exclusion et, surtout, les atrocités de la guerre, qu’elle a vécues personnellement. Elle fait partie de la Sécession de Berlin, un mouvement expressionniste qui, entre la fin du XIXe siècle et le début du XXe siècle, a représenté la réalité tragique de l’Europe de cette époque en se dissociant des styles officiels.
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Käthe naît en 1867 à Königsberg, en Prusse orientale (aujourd’hui Kaliningrad, Russie), cinquième de huit enfants d’une famille de la bourgeoisie progressiste. Son père est maître maçon, et sa mère est la fille d’un prédicateur. Avec son frère Konrad, elle adhère aux idéaux socialistes. En 1881, encouragée par son père, elle manifeste sa vocation artistique, prend ses premières leçons avec Rudolf Mauer, graveur sur cuivre, et avec le peintre Gustav Nauyok, et commence à pratiquer l’eau-forte. Après avoir déménagé à Berlin, elle s’inscrit dans une école d’art ouverte aux femmes, où elle s’intéresse davantage au dessin qu’à la peinture. En 1889, elle se rend à Munich et prend des cours avec Ludwig von Herterich, peintre et professeur d’art. Quelques années plus tard, elle épouse Karl Kollwitz, un médecin socialiste, avec qui elle aura deux enfants : Hans en 1892 et Peter en 1896. Ils s’installent à Berlin.Durant cette période, après avoir assisté à la représentation du drame Die Weber (Les Tisserands) de Gerhart Hauptmann, elle réalise un cycle de trois lithographies et trois eaux-fortes intitulé La Révolte des tisserands (1895-1898), inspiré par cet événement.
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Entre 1901 et 1908, elle travaille sur le cycle La Guerre des paysans, inspiré des révoltes dans le sud de l’Allemagne dans les années 1520. Ces révoltes furent un échec, car les paysans ne disposaient ni de chevaux ni d’artillerie, contrairement aux propriétaires terriens. Cependant, ils ont combattu avec dignité, courage et force.
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Pendant ce temps, elle effectue plusieurs voyages : à Paris, où elle rencontre Rodin et apprend la sculpture, et en Italie, après avoir remporté le prix Villa Romana, qui lui offre un an dans un atelier à Florence. Avec le début de la Première Guerre mondiale, Käthe soutient initialement le conflit, qu’elle considère comme une guerre d’agression mettant en danger l’Allemagne. Elle s’engage dans la Commission auxiliaire féminine. Son second fils, Peter, s’engage volontairement. Käthe écrit dans son journal : «Peter avait dix-huit ans et demi. Karl, qui n’avait pas changé d’avis sur la guerre, a dit non. Peter s’est tourné vers moi. Le lendemain matin, j’ai encore discuté avec lui, mais mes tentatives pour le retenir ont été totalement vaines.» Peter part le 13 octobre 1914 et meurt dix jours plus tard au front. La perte de son fils, suivie de la mort de nombreux jeunes comme lui, plonge Käthe dans un profond désespoir et l’amène à revoir ses idées sur la guerre, qu’elle perçoit désormais comme une folie meurtrière, une destruction et une déshumanisation. Elle traverse une longue période de dépression et d’inactivité. En 1917, elle reçoit une reconnaissance importante : à l’occasion de son cinquantième anniversaire, 150 de ses œuvres sont exposées à Berlin à la galerie de Paul Cassirer. Elle participe également à plusieurs expositions nationales. En 1919, elle devient professeure à l’Académie des arts de Berlin, première femme à occuper ce poste. En 1928, elle prend la direction de la spécialisation en arts graphiques. En 1920, Käthe retrouve la force de se consacrer à l’art pour exprimer la souffrance des femmes, des enfants et des survivants touchés par la guerre.
«Je dois exprimer la douleur des hommes, une douleur sans fin et aujourd’hui immense. C’est ma mission, même si elle est difficile à accomplir. Ces gravures doivent parcourir le monde entier et dire à tous : Voilà ce que nous avons tous souffert durant ces années indiciblement douloureuses.»
En 1921-22, elle réalise un cycle de sept xylographies intitulé La Guerre, aujourd’hui conservé au MoMA de New York. Ce cycle raconte une douleur universelle, celle des mères ayant perdu leurs fils. La guerre, qu’elle soit gagnée ou perdue, reste une catastrophe pour tous, non seulement pour les jeunes envoyés au front, mais aussi pour les orphelins et les veuves. La xylographie, technique d’impression à partir de bois gravé, est plus expressive et essentielle que l’eau-forte. Elle produit un trait synthétique, dur et dramatique, renonçant à toute forme d’élégance ou de clarté pour jouer sur l’alternance entre vide et plein, blanc et noir. Dans Le Sacrifice, une mère immole son fils en le levant haut dans les airs. Les Volontaires représentent une génération vouée à la guerre et à la mort. Les Parents forment un bloc de douleur : la mère, pliée, est soutenue par le père, qui se cache le visage avec une main. Veuve 1 et Veuve 2 montrent deux jeunes femmes : l’une est enceinte, le visage incliné et les bras croisés sur son ventre pour protéger son futur enfant; l’autre est allongée sur la terre nue, serrant son petit contre sa poitrine. Mères représente un groupe de femmes formant un cercle, déterminées à protéger leurs enfants. Enfin, dans la septième xylographie, Le Peuple, on retrouve encore des mères, seules, désespérées et résignées, accompagnées de leurs enfants. Elles émergent du noir, la couleur de la douleur, qui envahit tout l’espace. Seuls des visages squelettiques et des mains osseuses se détachent dans cette obscurité oppressante.
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L’engagement politique de Käthe devient de plus en plus marqué, comme le montre la xylographie dédiée à la mort de Karl Liebknecht, un avocat socialiste plusieurs fois arrêté pour ses idées antimilitaristes. Torturé et interrogé pendant des heures, il est tué le 15 janvier 1919. Dans cette œuvre, les ouvriers forment un bloc autour de la dépouille de Liebknecht. Leurs grandes mains tendues sur le linceul blanc donnent à la scène une intense force dramatique. Elle réalise également le manifeste lithographique Les Survivants en 1922. Une mère, aux orbites noires et creuses, est entourée à gauche de personnes âgées, à droite de mutilés, et en bas d’enfants qu’elle tente de protéger avec ses bras robustes. En 1924, le manifeste pacifiste Plus jamais la guerre! exprime une protestation contre le militarisme. Un jeune homme, le bras levé et la main sur le cœur, scelle ce serment.
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Son second cycle de xylographies, réalisé en 1924-1925, est intitulé Prolétariat. Il comprend trois feuilles : Chômage, Faim, et Les Enfants d’Allemagne meurent de faim. Ce cycle est caractérisé, comme toujours, par un trait essentiel et une scène dramatique dominée par le noir, qui envahit presque entièrement le blanc.En 1932, après quatorze ans de travail, elle achève le monument dédié à son fils disparu et à tous ses camarades tombés pendant la Grande Guerre. Le mémorial Parents endeuillés, situé aujourd’hui à Vladslo, en Belgique, dans le cimetière militaire allemand, est composé de deux grandes statues en granit représentant un père et une mère plongés dans leur douleur.Avec l’arrivée au pouvoir d’Hitler et de son parti, Käthe est contrainte de démissionner de l’Académie de Berlin. Ses idées progressistes et pacifistes font d’elle une figure gênante, bien qu’elle ne soit ni juive ni représentante de l’art dit « dégénéré ». Elle est autorisée à travailler à condition que ses œuvres ne soient pas exposées. Elle commence alors un long « exil intérieur », exclue de toutes les manifestations culturelles. Ses œuvres sont retirées des galeries publiques et privées. Seule sa renommée internationale la protège de la déportation dans un camp de concentration. Entre 1937 et 1939, elle travaille à la sculpture Pietà (Mère avec son fils mort), une œuvre réalisée en mémoire de son fils deux décennies après sa disparition. Le corps du fils est presque entièrement enveloppé par les membres et les vêtements de la mère qui l’étreint, exprimant un désir de protection et d’union même après la mort.
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En 1993, une version agrandie de cette sculpture est installée en permanence dans la Neue Wache de Berlin, en hommage à toutes les victimes de la guerre, transformant la douleur personnelle de Käthe en un symbole de perte universelle. Son dernier cycle de lithographies, intitulé De la mort, est inspiré par cette présence avec laquelle elle a vécu toute sa vie.
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En 1939, l’Allemagne entre à nouveau en guerre. Käthe, âgée et fatiguée, subit une autre perte : en 1942, son petit-fils Peter, fils de Hans, meurt sur le front de l’Est. Cette même année, elle réalise une dernière lithographie, intitulée d’après une phrase de Goethe qui l’a marquée : Ne broyez pas les semences. Elle y représente une mère déterminée, protégeant ses trois enfants, symboles de l’avenir. Elle vit à Berlin dans la misère, veuve depuis 1940. En 1943, face aux bombardements, elle quitte la capitale pour s’installer près de Dresde, où elle meurt le 22 avril 1945, quelques jours avant la capitulation de l’Allemagne nazie. Deux musées lui ont été consacrés: l’un à Cologne en 1985, l’autre à Berlin l’année suivante. En 1991, son visage apparaît sur un timbre de la série Femmes de l’histoire allemande.
Traduzione spagnola
Alessandra Barbagallo
Para Käthe Schmidt, el arte gráfico es su medio de expresión favorito y las cuestiones sociales son el tema con el que documentar las injusticias y la marginación y, sobre todo, las atrocidades de la guerra, porque las ha vivido en primera persona. Forma parte de la Secesión de Berlín, un movimiento expresionista que entre finales del siglo XIX y principios del XX representó la trágica realidad de la Europa de aquellos años, desvinculándose de los estilos oficiales.
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Käthe nació en 1867 en Königsberg, Prusia Oriental (ahora Kaliningrado, Rusia), quinta de ocho hijos, en una familia burguesa progresista: su padre era un maestro albañil y su madre era hija de un predicador. Junto con su hermano Konrad, comparte el ideal socialista. En 1881 manifestó, apoyada por su padre, su vocación artística, tomó sus primeras clases de Rudolf Mauer, grabador de cobre, y del pintor Gustav Nauyok y comenzó a practicar el grabado. Tras mudarse a Berlín, se matriculó en una escuela de arte abierta a mujeres, donde estaba más interesada en el dibujo que en la pintura. En 1889 se trasladó a Munich y recibió clases de Ludwig von Herterich, pintor y profesor de arte; unos años más tarde se casó con Karl Kollowitz, médico socialista, con quien tuvo dos hijos, Hans en 1892 y Peter en 1896, y se fueron a vivir a Berlín. En ese período, después de haber asistido a la representación del drama Die Webern (Los tejedores) de Gerhart Hauptmann, realizó un ciclo de tres litografías y tres grabados: La rebelión de los tejedores, 1895-1898, inspirados en la historia.
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Entre 1901 y 1908 escribió el ciclo La Guerra de los Campesinos, inspirado en las revueltas del sur de Alemania en la década de 1520, una guerra librada casi cuatro siglos antes. La rebelión de los campesinos fue un fracaso, porque los terratenientes tenían caballos y artillería mientras los campesinos no, pero lucharon con la dignidad, el coraje y la fuerza de los pobres.
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Mientras tanto realizó algunos viajes: a París, donde conoció a Rodin y aprendió a esculpir, y a Italia, tras ganar el premio Villa Romana que le garantizaba una estancia de un año en un estudio florentino. Llega la Gran Guerra, Käthe inicialmente la apoya, considerándola una guerra de agresión y de gran peligro para Alemania, y participa en la Comisión Auxiliar de Mujeres. Su segundo hijo, Peter, se fue voluntario. Recuerda la artista misma en su diario: «Peter tenía dieciocho años y medio. Karl, que no había cambiado de opinión sobre la guerra, dijo que no. Peter se volvió hacia mí. A la mañana siguiente tuve otra conversación con él y mis intentos de detenerlo fueron totalmente inútiles". Peter parte el 13 de octubre de 1914. Muere en el frente al cabo de diez días. La pérdida de su hijo, y la muerte de muchos jóvenes como él, hicieron caer a Käthe en la desesperación y la llevaron a revisar sus ideas sobre la guerra, donde ahora sólo reconocía la locura homicida, la destrucción y la deshumanización. Comienza para ella un largo período de profunda depresión e inactividad. En 1917 obtuvo un gran reconocimiento: con motivo de su cincuentenario expuso 150 obras suyas en la galería Paul Cassirer de Berlín y, ese mismo año, participó en numerosas exposiciones por todo el país. En 1919 ingresó como profesora en la Academia de Arte de Berlín, la primera mujer docente, y posteriormente, en 1928, obtuvo la dirección de la especialización en gráfica. Sólo en 1920 Käthe encontró la fuerza para volver a acercarse al arte y expresar todo su sufrimiento y el de todos aquellos (mujeres, niños, supervivientes) que sufrieron las consecuencias de la guerra.
«Tengo que expresar el dolor de los hombres, un dolor que nunca termina y que ahora es enorme. Ésta es mi misión, aunque no sea fácil de realizar. Estos grabados deben viajar por todo el mundo y deben decir concisamente a todos los hombres: así fue, esto es lo que todos hemos sufrido en estos años indeciblemente dolorosos».
Siete años después de la muerte de Peter, entre 1921-22, realizó un ciclo de siete xilografías, La guerra, ahora en el MoMA de Nueva York, donde relata un dolor que no es sólo suyo, sino de todas las madres que han perdido a sus hijos. La guerra, ganada o perdida, sigue siendo una catástrofe para todos, no sólo para los jóvenes enviados al frente, sino también para los huérfanos y las viudas. La xilografía es una técnica de impresión de madera grabada, más expresiva y esencial que el aguafuerte; deja una huella sintética, dura, dramática y, renunciando a cualquier forma de elegancia y claridad, juega con la alternancia del vacío y la plenitud, del blanco y el negro. El sacrificio muestra a una madre ofreciendo a su hijo. Los voluntarios representa la generación de quienes se consagraron a la guerra y a la muerte. Los padres es un bloque de dolor, ella inclinada y sostenida por él que oculta el rostro con una mano. Tanto la La Viuda 1 como la La Viuda 2 representan a mujeres jóvenes, una embarazada con el rostro inclinado y los brazos cruzados sobre el vientre para defender al feto, la otra tumbada en el suelo desnuda mientras sostiene a su pequeño hijo sobre su pecho; Las Madres representa a un grupo de mujeres, reunidas en círculo, decididas a proteger a sus hijos; en el séptimo grabado, El pueblo, otra vez madres, solas, desesperadas y resignadas, junto a sus hijos. Destacan del negro, el color del dolor, que invade todo el campo, sólo rostros esqueléticos y sus manos huesudas.
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El compromiso político de Käthe se hizo cada vez más fuerte, como se puede comprobar en el grabado dedicado a la muerte de Karl Liebknecht, un abogado socialista detenido varias veces por sus ideas pacifistas: torturado e interrogado durante varias horas, fue asesinado el 15 de enero de 1919. Los trabajadores bloquean el cuerpo de Liebknecht, sus grandes manos extendidas sobre la sábana blanca del funeral dan a la escena una fuerte intensidad dramática. Y de nuevo el cartel litográfico Los supervivientes de 1922, donde una madre, con las cuencas de los ojos hundidas y moradas, a su izquierda está rodeada de ancianos, a su derecha de mutilados y por debajo de niños a los que intenta proteger con sus fuertes brazos. En 1924 el manifiesto pacifista ¡Nunca jamás otra guerra! es una protesta contra el militarismo, donde el gesto imperioso del joven con el brazo levantado y la mano en el corazón sella el juramento.
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El segundo ciclo de xilografía, de 1924-1925, se titula El Proletariado y se compone de tres láminas: En paro, Hambre, Los niños alemanes están hambrientos. Se caracteriza, como siempre, por la esencialidad del trazo, por el dramatismo de la escena, dominada por el color negro que casi se apodera del blanco. Finalmente, iniciado en 1919 y finalizado en 1932, tras catorce años de gestación, completó el monumento dedicado a su hijo muerto y a todos sus compañeros caídos en la Gran Guerra. El homenaje Padres de luto, hoy en Vladslo, Bélgica, en el cementerio de guerra alemán, está compuesto por dos enormes estatuas de granito que representan a un padre y una madre encerrados en su dolor. Con el ascenso de Hitler y su partido, Käthe se ve obligada a dimitir de la Academia de Berlín. Ahora es un personaje incómodo por sus ideas progresistas y pacifistas, aunque no es judía, ni exponente del arte así llamado "degenerado". Se le permite trabajar mientras sus obras no se expongan. Comienza entonces ese largo "exilio interior" que la verá excluida de todos los acontecimientos culturales; sus obras se retiran de salas y galerías públicas y privadas. Sólo su fama internacional la salva de la deportación a un campo de concentración. Entre 1937 y 1939 trabajó en La Piedad (Madre con Hijo Muerto), escultura creada una vez más en memoria de su hijo dos décadas después de su muerte. El cuerpo del hijo está casi envuelto en los miembros y ropas de la madre que lo abraza, expresando un deseo de protección y unión incluso después de la muerte.
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En 1993 una versión mayor de la escultura fue instalada permanentemente en la Nueva Guardia (Die Neue Wache) de Berlín, dedicada a todas las víctimas de la guerra, transformando el dolor personal de Käthe en un símbolo de pérdida universal. Su último ciclo de litografías, Muerte, está inspirado en la muerte que ha afrontado a lo largo de su vida.
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En 1939, Alemania está de nuevo en guerra y Käthe, ya vieja y cansada, se ve sorprendida por otra desaparición: en 1942, en el frente oriental de su nieto Peter, el hijo de Hans. En el mismo año realizó otra litografía, su última obra estampada, que tiene como título una frase de Goethe que llevó dentro de sí durante muchos años: Las semillas no deben triturarse; representa a una madre que, con mirada decidida y brazos fuertes, mantiene resguardados a sus tres pequeños hijos, o mejor dicho a sus semillas. Vive en Berlín en la pobreza, viuda desde 1940. Permanece allí hasta 1943, cuando la población abandona la capital debido a los bombardeos; se refugia cerca de Dresde, donde muere el 22 de abril de 1945, pocos días antes de la rendición de la Alemania nazi. Se le dedicaron dos museos: uno, en 1985, en Colonia y el otro, al año siguiente, en Berlín. Su rostro aparece en un sello de 1991, en la serie Mujeres de la historia alemana.
Traduzione inglese
Syd Stapleton
For Käthe Schmidt, graphic art was the preferred medium of expression, and social issues the subject matter with which to document injustice and marginalization and, especially, the atrocities of wars, because she experienced them firsthand. She was part of the Berlin Secession, an expressionist movement that, in the late 19th and early 20th centuries, represented the tragic reality of Europe at that time by dissociating itself from official styles.
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Käthe was born in 1867 in Königsberg, East Prussia (now Kaliningrad, Russia), the fifth of eight children, to a progressive middle-class family. Her father was a master mason and her mother was the daughter of a preacher. Together with her brother Konrad, she adhered to the socialist ideal. In 1881 she manifested, indulged by her father, her artistic vocation, took her first lessons from Rudolf Mauer, a copper engraver, and the painter Gustav Nauyok, and began practicing etching. Moving to Berlin, she enrolled in an art school open to women, where she became more interested in drawing than painting. In 1889 she moved to Munich and took lessons from Ludwig von Herterich, a painter and art teacher; a few years later she married Karl Kollwitz, a socialist physician, by whom she had two sons, Hans in 1892 and Peter in 1896, and they went to live in Berlin. During this period, after attending a performance of Gerhart Hauptmann's play Die Webern (The Weavers), she produced a cycle of three lithographs and three etchings, The Weavers' Revolt, 1895-1898, inspired by the story.
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Between 1901 and 1908 she put her hand to the cycle The Peasants' War, inspired by uprisings in southern Germany in the 1620s, a war thus fought almost four centuries earlier. The peasants' rebellion was a failure because the landowners had horses and artillery, the peasants did not, but they fought with the dignity, courage and strength of the poor.
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In the meantime she made some trips: to Paris, where she met Rodin and learned to sculpt, and to Italy, following her winning the Villa Romana prize, which guaranteed her a year's stay in a Florentine studio. The Great War arrived and Käthe initially supported it, believing it to be a war of aggression and of great danger to Germany, and became involved in the Women's Auxiliary Commission. Her second son Peter left as a volunteer. The artist recalled in her diary, "Peter was eighteen and a half years old. Karl, who had not changed his mind about the war, said no. Peter turned to me. The next morning I had yet another conversation with him, and my attempts to hold him back were totally futile." Peter departed on October 13, 1914. Ten days he died on the front. The loss of her son and gradually the deaths of so many young men like him threw Käthe into despondency and caused her to revise her ideas about war - she now recognized only murderous madness, destruction and dehumanization. A long period of deep depression and inactivity began for her. In 1917 she gained great recognition. On the occasion of her 50th birthday no less than 150 works were exhibited in Berlin at Paul Cassirer's gallery, and in the same year she participated in numerous exhibitions throughout the nation. In 1919 she entered as a lecturer at the Berlin Academy of Art, the first woman teacher, and later, in 1928, she was given the directorship of the graphic design specialization. It was not until 1920 that Käthe found the strength to approach art again and express all the suffering she and other - women, children, and survivors - suffered from the consequences of the war.
"I have to express the pain of men, a pain that never ends and is now enormous. This is my task, although it is not easy to fulfill it. These engravings must go around the world and must concisely say to all men: This is how it was, this is what we all suffered in these unspeakably painful years."
Seven years after Peter's death, in 1921-22, she executed a cycle of seven woodcuts, The War, now at MoMA in New York, and recounted a grief that is not only her own, but that of all mothers who had lost their children. War, won or lost, was still a catastrophe for everyone, not only for the young men sent to the front, but also for orphans, and widows. Woodcut is a printing technique from engraved wood, more expressive and essential than etching - it leaves a synthetic, harsh, dramatic mark, and forsaking all forms of elegance and clarity plays on the alternation of empty and full, black and white. Sacrifice shows a mother offering her son, lifting him on high. Volunteers represents the generation of those who have devoted themselves to war and death. The parents are shown as a block of pain, she bent over and supported by him hiding her face with one hand. Widow 1 and Widow 2 both depict young women, one pregnant with her face recumbent and her arms crossed over her belly defending her unborn child, the other lying on the bare ground as she clutches her small son to her chest. Mothers represents a group of women, huddled in a circle, determined to protect their children; in the seventh woodcut, The People, is still mothers, alone, desperate and resigned, together with their children. Emerging from the black, the color of grief, which invades the entire field, are only skeletal faces and bony hands.
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Käthe's political commitment grew stronger and stronger, as can be seen in the woodcut dedicated to the death of Karl Liebknecht, a socialist leader repeatedly arrested for his anti-war views. Tortured and interrogated for several hours, he was killed on January 15, 1919. Workers crowd around Liebknecht's body, their large hands stretched across the white funeral shroud giving the scene a strong dramatic intensity. And again the 1922 lithographic poster The Survivors, where a mother, with hollowed-out black eye sockets, is surrounded on the left by elderly people, on the right by amputees, and at the bottom by children whom she tries to protect with her strong arms. In 1924 the pacifist manifesto Never Again War! is a protest against militarism, where the imperious gesture of the young man with an arm raised and a hand over his heart seals the oath.
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The second woodcut cycle, from 1924-1925, is entitled Proletariat, and consists of three pieces: Unemployment, Hunger, and The Children of Germany Starve. It is, as always, characterized by the essentiality in the design, the dramatic nature of the scene, dominated by the black color that almost eliminates the white. Finally, begun in 1919 and finished in 1932, after fourteen years of gestation, she completed the memorial dedicated to her dead son and all his fallen comrades in the Great War. The Grieving Parents memorial, now in Vladslo, Belgium, in the German War Cemetery, consists of two huge granite statues representing a father and mother locked in their grief.With the rise of Hitler and his party, Käthe was forced to resign from the Berlin Academy. By now she was an uncomfortable figure for her progressive and pacifist ideas, even though she is neither Jewish nor an exponent of so-called "degenerate" art. She is allowed to work as long as her works are not exhibited. Then began the long "internal exile" that would see her excluded from all cultural events. Her works were removed from public and private halls and galleries. Only her international fame saved her from deportation to a concentration camp. Between 1937 and 1939 she worked on Pieta (Mother with Dead Son), a sculpture again created in memory of her son two decades after his death. The body of the son is almost completely enveloped by the limbs and robes of the mother who embraces him, expressing a desire for protection and union even after death.
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In 1993 a larger version of the sculpture was permanently installed in Berlin's Neue Wache, dedicated to all victims of war, transforming Käthe's personal grief into a symbol of universal loss. Her last cycle of lithographs, Death, was inspired by that death she had come to terms with throughout her life.
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In 1939, Germany was again at war, and Käthe, now old and tired, was affected by another death, that in 1942, on the eastern front, of her grandson Peter, Hans' son. In the same year she made another lithograph, her last printed work, which has as its title a phrase from Goethe that she had carried inside herself for long years, Seed Corn Must Not Be Ground. It depicts a mother who, with a determined gaze and strong arms, holds her three little children, the seeds, in shelter. She lived in Berlin in poverty, a widow since 1940. She remained there until 1943, when many were evacuated from the capital due to bombing. She took refuge near Dresden, where she died on April 22, 1945, just days before the surrender of Nazi Germany. Two museums were dedicated to her, one in Cologne in 1985 and the other in Berlin the following year. Her face appeared on a stamp in 1991, in the Women in German History series.