Milada Horakova
Paola Malacarne
Monica Fabbri
Nella piazza Pětikostelní a Praga c’è un monumento raffigurante un pulpito con un microfono e sul microfono un’allodola. Quell’uccello è Milada Horáková che vola verso la libertà, dice Josef Faltus, lo scultore autore dell'opera inaugurata il 16 novembre 2015 nel parco alla fine della via Sněmovní, proprio di fronte alla Camera dei deputati. Milada, divenuta emblema della lotta contro i regimi totalitari che hanno oppresso il suo Paese, simbolicamente ci parla dal microfono di quel leggìo del tribunale dietro il quale difendeva il suo operato durante il processo per presunto spionaggio e alto tradimento. Sono queste le sue ultime parole, scritte prima dell’esecuzione e che, tradotte in quattro lingue, sono state incise alla base del monumento a lei dedicato: «Sto cadendo, sto cadendo, ho perso questa lotta, me ne vado con onore. Amo questo paese, amo questo popolo, costruite il benessere. Me ne vado senza odiarvi. Ve lo auguro. Ve lo auguro...»
Milada Králová nacque nel 1901 in una famiglia della media borghesia di Praga caratterizzata da ideali liberali e progressisti. Il padre, che aveva osservato nella figlia uno spiccato desiderio di conoscenza, promosse la sua formazione introducendola alla vita culturale e politica del Paese. Entrambi si dedicarono allo studio delle opere di Tomas Masaryk- filosofo e politico cèco, primo presidente della Cecoslovacchia, fondatore dell'Università di Brno, difensore della lotta per l’emancipazione femminile- sostenendone l’operato. Fin dall’adolescenza Milada rivelò la forza e il coraggio che caratterizzeranno tutta la sua vita, manifestando apertamente le idee progressiste assimilate in famiglia nonostante le prevedibili conseguenze; al liceo fu infatti espulsa per aver partecipato ad una manifestazione contro la guerra, pur sapendo che siffatte manifestazioni erano vietate alla classe studentesca. Riuscì comunque a proseguire gli studi e nel 1926 si laureò in giurisprudenza alla Karlová Univerzita di Praga. Nello stesso periodo aderì al Partito nazionalsocialista cecoslovacco (forte oppositore del nazionalsocialismo tedesco, nonostante la somiglianza del nome) iniziando così la sua opera di attivista a sostegno dei diritti civili, in particolare di quelli delle donne. Nel 1927 sposò Bohuslav Horák, suo compagno di partito, con il quale ebbe l’unica figlia, Jana. In quegli anni prestò servizio presso il Dipartimento per le attività sociali del comune di Praga.
A seguito dell’occupazione della Cecoslovacchia da parte della Germania nazista, Milada entrò a far parte del movimento clandestino di resistenza Pvvz partecipando alla formulazione del programma e diventando una delle componenti più attive. Arrestata, insieme al marito, dalla Gestapo nel 1940, fu condannata a morte. La condanna fu successivamente commutata in detenzione che scontò inizialmente a Pankrác, poi nel campo di concentramento di Terezin, successivamente a Lipsia, a Dresda e infine ad Aichach vicino a Monaco, dove fu liberata dall’esercito americano. Le torture della Gestapo, testimoniate dalla compagna di prigionia a Pankrác, Zdena Mašínová, ebbero evidenti conseguenze sulla sua salute, procurandole forti dolori derivanti dal danneggiamento della colonna vertebrale. Dopo la liberazione riuscì a ricongiungersi alla famiglia a Praga e qui riprese a frequentare l’ambiente politico, partecipando alla riforma del suo partito. Eletta parlamentare, divenne una figura di notevole importanza nella difficile ricostituzione del Paese che si trovava ad affrontare questioni complesse come le decisioni da prendere nei confronti della popolazione di etnia tedesca ritenuta complice dell’occupazione nazista. Milada assunse una posizione contraria all’esilio forzato di questa minoranza tedesca. Promotrice delle prime forme previdenziali per lavoratori e reduci di guerra, svolse un ruolo fondamentale in seno alla Commissione per l'assistenza ai/lle rifugiati/e. Occupò una posizione centrale in svariate organizzazioni civili, prefiggendosi l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita della cittadinanza; all’interno della Croce Rossa, tra le varie azioni, istituì centri di consulenza per le madri e case di accoglienza per giovani orfani/e. Nello stesso periodo rafforzò il suo impegno a favore dei diritti delle donne, un impegno che Horáková, come avvocata, aveva sostenuto sin all'inizio della sua carriera, rendendosi attiva nel garantirne l'uguaglianza davanti alla legge. Fondamentale, a questo proposito, fu il suo incontro, ancora studente, con Františka Plamínková, insegnante, giornalista, politica e una delle prime paladine ceche per i diritti femminili. "Plamka", o "piccola fiamma", come era conosciuta per l’arguzia, le spiccate capacità di dibattito e la passione con cui affrontava la questione, era stata la fondatrice del Consiglio Nazionale delle donne (Ženská národní rada, ovvero Žnr), organizzazione che raccoglieva circa cinquanta associazioni impegnate nel promuovere la parità dei diritti attraverso modifiche legislative del lavoro e della famiglia. Nonostante la differenza di età, le due donne furono profondamente vicine e come osserva la professoressa di storia della Rutgers University Melissa Feinberg: «Horáková è stata coinvolta nelle stesse organizzazioni di Plamínková, e come una delle prime donne avvocate cèche, è stata davvero preziosa per il movimento delle donne nelle loro battaglie per raggiungere la parità di diritti all'interno del diritto civile, del lavoro e della cittadinanza. Lei e Plamínková hanno sviluppato questa lunga collaborazione che va dagli anni '20 agli anni '30». Insieme lavorarono a una bozza di legge che mirava ad abolire le restrizioni per le femmine nel lavoro, inclusa la pratica nota come celibát che proibiva alle donne sposate di lavorare nel servizio civile. Gli argomenti a sostegno di questa tesi, provenienti da fonti sia religiose che secolari, affermavano che le donne devono poter partecipare alla vita pubblica per la vitalità stessa della democrazia ma la loro attività pubblica non deve mai essere a svantaggio della vita familiare. Plamínková e Horáková sostennero invece l'uguaglianza per le donne nel lavoro sulla base dell'articolo 106 della Costituzione cecoslovacca del 1920 appena redatta. L’articolo escludeva la discriminazione sessuale. La legge fu infine approvata e ha potuto godere anche del sostegno del presidente della Repubblica T.G. Masaryk. Alla morte di Plamínková, la presidenza del Consiglio passò a Milada. Il Consiglio, oltre a svolgere una funzione di controllo per il rispetto dei diritti femminili nella sfera pubblica, si adoperò per sviluppare sia nelle donne che nella cittadinanza la consapevolezza della parità di genere all’interno della famiglia. Infatti, nel codice dell'era asburgica ancora in vigore, al marito, in qualità di capofamiglia, era attribuito il potere decisionale e quindi il diritto di esercitare il controllo sulla propria moglie, inclusa la gestione delle sue proprietà e il permesso o il divieto di lavorare fuori casa. Oltre a sostenere il diritto al lavoro delle coniugate, Horáková stilò una serie di leggi per migliorare lo status giuridico e le condizioni delle madri non sposate e dei bambini nati fuori dal matrimonio. Così come si occupò dei problemi riguardanti la conciliazione della carriera lavorativa con la vita familiare, sottolineando la funzione della donna come madre, ma allo stesso tempo garantendola legalmente e socialmente. In qualità di esperta legislativa, oltre che come rappresentante dello Žnr, fu delegata in numerosi congressi stranieri. Nello svolgimento delle sue attività all’estero ebbe modo di conoscere e confrontarsi con molte donne impegnate sul fronte femminista, tra cui Eleanor Roosevelt, moglie del presidente degli Stati Uniti. Milada così si esprimeva:
«Femminista per me significa: una donna che possiede tutte le specificità della natura femminile, contro le quali non cerca di combattere, ma tra queste sceglie e coltiva consapevolmente e con responsabilità soprattutto quelle in cui individua un reale e oggettivo contributo alla collettività più ampia possibile della società umana. È una donna che realizza se stessa, i suoi obiettivi, le sue capacità e che rimane a loro fedele in ogni momento della sua vita privata e della sua vita pubblica. La sua caratteristica principale è che non agisce mai solo per sé stessa» (Come sono diventata una femminista, intervista con M. Horáková di P. Boumová)
Particolarmente significativi, ai fini della comunicazione, il suo discorso nel 1932 sulla solidarietà femminile e sulla cooperazione tra donne (la cui registrazione è conservata negli archivi della radio nazionale cèca) e la fondazione della rivista “Vlasta” nel gennaio 1947, che ancora oggi risulta il periodico femminile cèco più venduto. Horáková, dunque, autrice di svariate proposte di legge, fu una leader nella più grande organizzazione nazionale per i diritti delle donne, ma anche un membro influente sia all'interno del Čsns, sia come deputata. Tuttavia, Milada si dimise dal parlamento, come atto di protesta, pochi giorni dopo la misteriosa morte del ministro degli Esteri Jan Masaryk. L’episodio, denominato la quarta defenestrazione di Praga, si colloca nel periodo immediatamente successivo al colpo di stato nel febbraio del 1948, organizzato da Klement Gottawald, leader del Partito comunista che di fatto segnava l’inizio del controllo sovietico sul Paese e l’instaurazione di un nuovo regime totalitario. Il colpo di stato, definito quasi incruento, in realtà significò l’arresto e la fuga di centinaia di oppositori e la donna, che aveva protestato violentemente per l’assorbimento del proprio partito nel Partito comunista, conservò i contatti con quanti/e scelsero l’esilio, stabilendo con loro una rete di comunicazione e mantenendo così in vita l’ala clandestina del partito. Come già aveva fatto durante la dominazione nazista, Milada si erse a difesa della libertà cèca, rifiutando platealmente gli inviti del regime comunista a collaborare e manifestando apertamente le sue critiche. Preoccupati per le conseguenze delle sue manifeste posizioni nei confronti del regime, amici e familiari la sollecitarono a lasciare la Cecoslovacchia, ma la donna scelse di rimanere continuando a fare opposizione politica. Il 27 settembre 1949 venne arrestata con l'accusa di spionaggio e cospirazione.
Nei due anni di prigionia, prima del processo, fu sottoposta a interrogatori intensivi da parte del StB, l'organo di sicurezza statale cecoslovacco che adoperava strumenti di tortura sia fisici che psicologici. Il trattamento aveva lo scopo di annientare la volontà dei/lle dissidenti convincendoli/e della loro colpevolezza in vista dei processi farsa istituiti dal regime. Horáková, consapevole fin dal suo arresto di quello che le sarebbe capitato, riuscì a mantenersi lucida e coerente nonostante tutto ciò che dovette subire, compresa la falsa notizia della morte del marito e del suocero. Il 31 maggio 1950 iniziò il processo a lei e ad altri dodici suoi compagni, colleghi e collaboratori: ella si difese con dignità rivendicando di fronte ai giudici, senza cedimento alcuno, i suoi incrollabili princìpi: «Mentirei dicendo che sono cambiata, che le mie convinzioni siano mutate. Non sarebbe né vero, né onesto», ben sapendo che questo atteggiamento avrebbe influito negativamente sulla condanna. Molti stralci del processo, per volontà del presidente Klement Gottwald, su modello delle purghe staliniane degli anni Trenta, furono trasmessi per radio e addirittura ripresi dalle telecamere, una rarità per l’epoca, ed usati come forma di propaganda ed intimidazione verso la popolazione. In questo clima di esaltazione collettiva promossa dal regime, istigati dalla propaganda, più di seimila consigli di fabbrica e comitati di strada sommersero i giudici di lettere denigratorie e infamanti nei confronti degli imputati, chiedendo punizioni durissime ed esemplari. In particolare, Milada venne dipinta come una cospiratrice, una donna arrogante che non sapeva stare al suo posto e che trascurava la famiglia, quindi non in linea con i valori tradizionali. Con la condanna a morte già scritta, disse nella sua dichiarazione finale: «Quello che ho fatto, l’ho fatto consapevolmente. Mi prendo tutta la responsabilità delle mie azioni ed è per questo che accetterò la punizione che mi verrà data. Continuo a sostenere le mie convinzioni». La donna, che aveva dedicato tutta la sua esistenza alla lotta contro la morte dell’anima, contro le intimidazioni, le menzogne e le violenze mantenne saldo il coraggio di difendere le sue idee, i suoi sogni, i suoi valori di libertà, di uguaglianza e di fratellanza, pagando, per questo, con la vita. L'8 giugno 1950 Milada fu condannata a morte per spionaggio e alto tradimento, insieme a tre dei coimputati. L’opinione pubblica mondiale fu colpita dalla gravità della condanna; da ogni parte giunsero appelli e petizioni perché la sua vita fosse risparmiata. Personalità note come Albert Einstein, Winston Churchill, Eleanor Roosevelt e altri intellettuali, tra cui Jean-Paul Sartre, Albert Camus e Simone de Beauvoir, si spesero perché venissero accolti sia il ricorso in appello sia la domanda di grazia, presentata dalla figlia e dall’avvocato al presidente cecoslovacco Gottwald.
Inutilmente: alle 05.35 del 27 giugno 1950 Milada Horáková, all'età di 48 anni, ultima dei quattro condannati, fu impiccata tramite una forma primitiva di strangolamento, nel cortile del carcere di Pankrác a Praga. Ci mise dieci minuti a morire soffocata. La sua esecuzione non fu comunicata a nessuno e il suo corpo, come quello di tanti altri dissidenti cecoslovacchi, non venne mai consegnato ai parenti. Fu cremato e le ceneri disperse in campagna, lungo la strada che collega Praga e Melnik. Nel cimitero di Vysehrad, dove riposano le grandi personalità della storia cèca, sulla lapide è scritto: «giustiziata e non seppellita». Il verdetto che sanciva la sua colpevolezza venne annullato nel 1968, diciotto anni dopo la sua morte, durante il periodo della Primavera di Praga. Tuttavia, a causa dell'invasione della Cecoslovacchia da parte delle truppe dei Paesi appartenenti al Patto di Varsavia e della successiva restaurazione, questo fu reso noto soltanto nel 1990, dopo la fine del regime comunista. Solo allora il suo nome venne pienamente riabilitato e le sue lettere consegnate ai familiari. Dal 2004, il 27 giugno — giorno della sua esecuzione — è stato assunto come simbolo della Giornata delle vittime del regime comunista. Nel 2005 furono ritrovati i verbali originali del processo, dai quali emerge in maniera evidente la manipolazione delle fasi processuali ai fini propagandistici e la prefabbricazione dei verdetti. Ludmila Brožová-Polednová, ultima procuratrice al processo di Milada che, dopo la condanna, aveva chiesto che l'impiccagione avvenisse con lentezza, per soffocamento, è stata condannata dall'Alta Corte a sei anni di carcere per il suo coinvolgimento in omicidio giudiziario. Milada Horáková è stata invece riconosciuta come una martire della resistenza al nazismo ed al regime comunista. Il coraggio, la coerenza e la serena consapevolezza con cui affrontò la morte ne hanno fatto un simbolo della dignità umana. Una delle principali arterie della capitale cèca, che unisce il castello alla zona di Holešovice, è stata ribattezzata con il suo nome. Nel 1991, il presidente Václav Havel ha concesso a JUDr. Milada Horáková in memoriam l’Order of Tomáš Garrigue Masaryk - 1° classe. Il 2 gennaio 2020 la presidente slovacca Zuzana Čaputová ha insignito dell'Ordine della Doppia Croce Bianca di 1° classe Milada Horáková in memoriam per i servizi straordinari alla Repubblica slovacca, lo sviluppo e la protezione della democrazia, dei diritti umani e delle libertà.
Possiamo considerare come testamento morale di Milada Horáková la lettera che lasciò alla figlia Jana:
«Mia unica piccola ragazza Jana,
Dio ha benedetto la mia vita di donna dandomi te. Come tuo padre scrisse in una poesia da una prigione tedesca, Dio ti ha data a noi perché ci amava. Escludendo il magico, straordinario amore di tuo padre, tu sei stata il più grande dono che ho ricevuto dal fato. Ad ogni modo, la Provvidenza ha pianificato la mia vita in un modo che non mi consentirà di darti tutto quello che la mia mente e il mio cuore avevano preparato per te. Il motivo non è che ti ho amata poco; ti ho amata altrettanto puramente e con lo stesso fervore con cui le altre madri amano i loro figli. Ma ho compreso che il mio compito in questo mondo era fare il tuo bene mostrandoti che la vita migliora, e che tutti i bambini possono vivere bene. E pertanto abbiamo dovuto essere spesso separate a lungo. Questa è già la seconda volta che il fato ci divide. Non essere spaventata e triste per il fatto che non tornerò più. Impara, mia bimba, a guardare da presto alla vita come a una questione importante. La vita è dura, non coccola nessuno, e ogni volta in cui ti colpisce ti assesta dieci colpi. Abituatici presto, ma non lasciare che ti sconfigga. Decidi di combattere. Abbi coraggio e obiettivi chiari e vincerai sulla vita. Molto è ancora nascosto alla tua giovane mente, e non mi è rimasto tempo per spiegarti cose che a te piacerebbe ancora chiedermi. Un giorno, quando sarai cresciuta, ti chiederai e richiederai perché tua madre, che ti ha amata e di cui eri il dono più grande, ha condotto la sua vita in maniera così strana. Forse allora troverai la giusta soluzione a questo problema, forse una migliore di quella che io oggi posso dare a me stessa. Certo, riuscirai a risolverlo correttamente e in maniera affidabile solo conoscendo molto. Non solo dai libri, ma dalle persone; impara da tutti, anche da quelli che non contano! Gira il mondo con occhi aperti, e ascolta non solo i tuoi dolori ed interessi, ma anche i dolori, gli interessi e i desideri degli altri. Non pensare mai che qualcosa non ti riguardi. No, tutto ti deve interessare, e tu dovresti riflettere su tutto, confrontare, comporre fenomeni individuali. L’uomo non vive nel mondo da solo; in questo c’è una grande felicità, ma anche una tremenda responsabilità. Questo obbligo consiste prima di tutto nel non essere e non agire in maniera esclusiva, ma piuttosto fondendosi con i bisogni e gli obiettivi degli altri. Questo non significa perdersi nella moltitudine, ma sapere che si è parte del tutto, e per portare il meglio che uno può dare alla comunità. Se farai questo, riuscirai a contribuire agli obiettivi comuni della società umana. Sii più conscia di quanto non sia stata io di un principio: avvicinati a tutto nella vita in maniera costruttiva e diffida di chi dice no senza necessità (non sto parlando di tutti i no, perché credo che si dovrebbe dir no al male). Ma per essere una persona veramente positiva in tutte le circostanze, si deve imparare come distinguere il vero oro dalla bigiotteria. È difficile, perché la bigiotteria a volte brilla in maniera abbagliante. Confesso, figlia mia, che spesso nella mia vita sono stata abbagliata dalla bigiotteria. E qualche volta brilla in maniera così falsa che si lascia cader di mano l’oro puro e si corre dietro al falso oro. Sai che organizzare bene la propria scala di valori significa non solo conoscersi bene, essere fermi nell’analisi del proprio carattere, ma principalmente conoscere gli altri, conoscere il più possibile del mondo, il suo passato, presente e futuro sviluppo. Ebbene, in breve: conoscere, capire. Non chiudere le orecchie davanti a nulla e per nessun motivo, nemmeno zittire i pensieri e le opinioni di qualcuno che mi ha pestato i piedi o che mi ha ferito profondamente. Esamina, pensa, critica, sì, principalmente critica te stessa, non aver paura di ammettere una verità che hai compreso, anche se avevi proclamato l’opposto fino a un attimo prima; non diventare ostinata sulle tue opinioni, ma quando arrivi a considerare giusta una cosa, allora sii così determinata da combattere e morire per essa. Come ha detto Wolker, la morte non è male. Solo bisogna evitare la morte graduale, che è ciò che accade quando uno si scopre staccato dalla vera vita degli altri. Devi mettere radici dove il fato ha stabilito di farti vivere. Devi trovare la tua strada. Cercala da sola, non lasciare che nessuno ti distragga da essa, nemmeno la memoria di tua madre e di tuo padre. Se davvero li ami, non farli soffrire guardandoli con occhio critico; solo non andare per una strada che è sbagliata, disonesta e non si armonizza con la tua vita. Ho cambiato idea molte volte, riclassificato molti valori, ma, quel che resta come valore essenziale, senza il quale non potrei immaginare la mia vita, è la libertà di coscienza. Vorrei che tu, mia piccola ragazza, pensassi se ho avuto ragione oppure no.»
Traduzione francese
Valentina Simi, Patricia Aubry, Michel Bedui
Sur la place Pětikostelní à Prague, il y a un monument représentant une chaire avec un micro et sur le micro une alouette. Cet oiseau, c’est Milada Horáková, qui vole vers la liberté, comme l’explique Josef Faltus, le sculpteur qui a créé l’opéra inauguré le 16 novembre 2015 dans le parc au bout de la rue Sněmovní, juste en face de la Chambre des députés.
Milada, devenue un emblème de la lutte contre les régimes totalitaires qui ont opprimé son pays, nous parle symboliquement du micro de ce tribunal, derrière lequel elle a défendu ses actions lors du procès pour espionnage présumé et haute trahison. Ce sont ses derniers mots, écrits avant l’exécution et qui, traduits en quatre langues, ont été gravés au pied du monument qui lui est dédié : « Je tombe, je tombe, j’ai perdu ce combat, je pars avec honneur. J’aime ce pays, j’aime ce peuple, construisez votre bien-être. Je pars sans vous haïr. Je vous le souhaite. Je vous le souhaite… »
Milada Králová naquit en 1901 dans une famille de la moyenne bourgeoisie de Prague caractérisée par des idéaux libéraux et progressistes. Le père, qui avait observé chez sa fille un fort désir de savoir, promut son éducation en l’initiant à la vie culturelle et politique du pays. Tous les deux se consacrèrent à l’étude des œuvres de Tomas Masaryk, philosophe et homme politique tchèque, premier président de la Tchécoslovaquie, fondateur de l’Université de Brno, défenseur de la lutte pour l’émancipation des femmes, soutenant son travail. Depuis l’adolescence, Milada montra la force et le courage qui caractériseront toute sa vie, manifestant ouvertement les idées progressistes assimilées dans la famille, malgré les conséquences prévisibles ; au lycée elle fut en effet expulsée pour avoir participé à une manifestation contre la guerre, sachant même que de telles manifestations étaient interdites à la classe étudiante. Cependant, elle réussit à poursuivre ses études, et en 1926 elle obtint son diplôme en droit à l’Université Charles de Prague. Dans la même période, elle rejoignit le Parti national-socialiste tchécoslovaque de centre gauche (fort opposant au national-socialisme allemand, malgré la similitude du nom), commençant ainsi son travail de militante en faveur des droits civils, en particulier ceux des femmes. En 1927, elle épousa Bohuslav Horák, membre du même parti, avec lequel elle eut sa fille unique, Jana. Au cours de ces années, elle travailla au Département des activités sociales de la municipalité de Prague.
Suite à l’occupation de la Tchécoslovaquie par l’Allemagne nazie, Milada rejoignit le mouvement de résistance clandestin Pvvz, participant à la formulation du programme et devenant l’une des composantes les plus actives. Arrêtée avec son mari par la Gestapo en 1940, elle fut condamnée à mort. La peine fut ensuite commuée en détention, qu’elle purgea d’abord à Pankrác, puis dans le camp de concentration de Terezin, ensuite à Leipzig, Dresde et enfin à Aichach près de Munich, où elle fut libérée par l’armée américaine. Les tortures de la Gestapo, dont sa codétenue à Pankrác, Zdena Mašínová, fut témoin, eurent des conséquences évidentes sur sa santé, lui causant de graves douleurs résultant de lésions de la colonne vertébrale. Après sa libération, elle put rejoindre sa famille à Prague et y elle reprît ses activités dans le milieu politique, participant à la réforme de son parti. Elue parlementaire, elle devint une figure d’une importance considérable dans la difficile reconstitution du pays, confronté à des questions complexes, telles que les décisions à prendre à l’égard de la population de souche allemande jugée complice de l’occupation nazie. Milada prit position contre l’exil forcé de cette minorité allemande. Promotrice des premières formes de Sécurité sociale pour les travailleurs et les anciens combattants, elle joua un rôle fondamental au sein de la Commission d’assistance aux réfugié.e.s. Elle occupa une position centrale dans diverses organisations civiles, dans le but d’améliorer les conditions de vie des citoyens ; au sein de la Croix-Rouge, entre autres actions, elle mit en place des centres de conseil pour les mères et des foyers pour jeunes orphelin.e.s. Au cours de la même période, elle renforça son engagement en faveur des droits des femmes, engagement que Horáková, en tant qu’avocate, avait soutenu depuis le début de sa carrière, travaillant activement afin de garantir l’égalité homme-femme devant la loi. Fondamentale à cet égard, fut sa rencontre, alors qu’elle était encore étudiante, sa rencontre avec Frantiska Plamínková, enseignante, journaliste, politicienne et l’une des premières championnes tchèques des droits des femmes fut à cet égard fondamental « Plamka », ou « petite flamme », comme elle était connue pour son esprit, ses solides compétences en matière de débat, et la passion avec laquelle elle traitait la question, avait été la fondatrice du Conseil national des femmes (Zenská národní rada, ou Znr), une organisation qui a réuni une cinquantaine d’associations engagées à promouvoir l’égalité des droits par des modifications législatives du travail et de la famille. Malgré la différence d’âge, les deux femmes furent très proches et, comme le fait remarquer Melissa Feinberg, professeure d’histoire à l’Université Rutgers : « Horáková était impliquée dans les mêmes organisations que Plamínková, et en tant que l’une des premières avocates tchèques, elle était vraiment inestimable pour le mouvement des femmes dans leurs luttes pour obtenir l’égalité des droits dans le droit civil, du travail et de la citoyenneté. Elle et Plamínková ont développé cette longue collaboration qui va des années 1920 aux années 1930 ». Ensemble, elles travaillèrent sur un projet de loi visant à abolir les restrictions à l’emploi des femmes, y compris la pratique connue sous le nom de célibat qui interdisait aux femmes mariées de travailler dans la fonction publique. Les arguments à l’appui de cette thèse, provenant à la fois de sources religieuses et laïques, affirmaient que les femmes devraient pouvoir participer à la vie publique pour la vitalité même de la démocratie, mais que leur activité publique ne devait jamais se faire au détriment de la vie de famille. Plamínková et Horáková ont plutôt plaidé pour l’égalité des femmes au travail sur la base de l’article 106 de la nouvelle Constitution tchécoslovaque de 1920. L’article excluait la discrimination sexuelle. La loi fut enfin approuvée et bénéficia du soutien du président de la République T.G. Masaryk. À la mort de Plamínková, la présidence du Conseil passa à Milada.
Le Conseil, en plus d’exercer une fonction de contrôle du respect des droits des femmes dans la sphère publique, s’efforça de sensibiliser à l’égalité entre les femmes et les hommes au sein de la famille. En fait, dans le code de l’époque des Habsbourg toujours en vigueur, le mari, en tant que chef de famille, recevait le pouvoir de décision et donc le droit d’exercer un contrôle sur sa femme, y compris la gestion de ses biens et l’autorisation ou l’interdiction de travailler à l’extérieur de la maison. En plus de soutenir le droit au travail des femmes mariées, Horáková rédigea une série de lois visant à améliorer le statut juridique et les conditions des mères célibataires et des enfants nés hors mariage. Elle s’occupa aussi des problèmes de conciliation entre carrière professionnelle et vie de famille, en mettant l’accent sur le rôle de la femme en tant que mère, ainsi qu’en la protégeant juridiquement et socialement. En tant qu’experte législative et représentante du Žnr, elle fut déléguée à de nombreux congrès étrangers. Dans le cadre de ses activités à l’étranger, elle rencontra et interagit avec de nombreuses femmes impliquées sur le front féministe, dont Eleanor Roosevelt, épouse du président des États-Unis. Milada a affirmé :
«Féministe pour moi signifie : une femme qui possède toutes les spécificités de la nature féminine, contre lesquelles elle n’essaye pas de lutter, mais elle choisit et cultive consciemment et de manière responsable surtout celles dans lesquelles elle identifie une contribution réelle et objective à la plus large communauté possible de la société humaine. C’est une femme qui s’épanouit, réalise ses objectifs, prend conscience de ses capacités et qui leur reste fidèle à chaque instant de sa vie privée et publique. Sa principale caractéristique est qu’elle n’agit jamais seulement pour elle-même. » (Comment je suis devenue féministe, entretien avec M. Horáková par P. Boumová).
Particulièrement significatifs à des fins communicatives sont son discours de 1932 sur la solidarité féminine et la coopération entre les femmes (dont l’enregistrement est conservé dans les archives de la radio nationale tchèque) et la fondation du magazine "Vlasta" en janvier 1947, qui est encore aujourd’hui le magazine féminin tchèque le plus vendu. Horáková a été, donc, l’auteure de plusieurs projets de loi, un chef de file de la plus grande organisation nationale de défense des droits des femmes, mais aussi un membre influent aussi bien au sein de Čsns et qu’en tant que député. Toutefois, Milada démissionna du parlement, en signe de protestation, quelques jours après la mort mystérieuse du ministre des Affaires étrangères Jan Masaryk. L’épisode, appelé la quatrième défenestration de Prague, se déroula dans la période qui suivit le coup d’État de février 1948, organisé par Klement Gottawald, chef du Parti communiste, qui a, en fait, marqué le début du contrôle soviétique sur le pays et la mise en place d’un nouveau régime totalitaire. Le coup d’État, censé avoir eu lieu sans effusion de sang, impliqua en réalité l’arrestation et la fuite de centaines d’opposants, et la femme, qui avait violemment protesté contre la confluence de son parti dans le Parti communiste, maintint les contacts avec ceux qui avaient choisi l’exil, établissant ainsi un réseau de communication avec eux et entretenant ainsi l’aile clandestine du parti. Comme elle l’avait déjà fait pendant la domination nazie, Milada se leva pour défendre la liberté tchèque, refusant ostensiblement les invitations du régime communiste à collaborer et exprimant ouvertement ses critiques. Inquiets pour les conséquences de ses positions ouvertes envers le régime, ses amis et sa famille l’exhortèrent à quitter la Tchécoslovaquie, mais elle choisit de rester, tout en continuant à s’opposer politiquement. Le 27 septembre 1949, elle fut arrêtée pour espionnage et conspiration.
Pendant les deux années de son emprisonnement, avant le procès, elle fut soumise à des interrogatoires intensifs menés par le StB, l’organe de sécurité de l’État tchécoslovaque qui utilisait des instruments de torture à la fois physiques et psychologiques. Le traitement visait à anéantir la volonté des dissidents en les convaincant de leur culpabilité en vue des simulacres de procès institués par le régime. Horáková, consciente depuis son arrestation de ce qui allait lui arriver, réussit à rester lucide et cohérente malgré tout ce qu’elle dut subir, y compris la fausse nouvelle de la mort de son mari et de son beau-père. Le 31 mai 1950, son procès et celui de douze autres collègues et collaborateurs commença : elle se défendit dignement en revendiquant ses principes inébranlables devant les juges, sans céder : « Je mentirais en disant que j’ai changé, que mes convictions ont changé. Ce ne serait ni vrai ni honnête », sachant très bien que cette attitude aurait une influence négative sur son jugement. De nombreux extraits du procès, à la demande du président Klement Gottwald, comme pendant les purges staliniennes des années 1930, furent diffusés à la radio et même filmés par des caméras, une rareté à l’époque, et utilisés comme une forme de propagande et d’intimidation envers la population. Dans ce climat d’exaltation collective promu par le régime, poussés par la propagande, plus de six mille comités syndicaux d’entreprise et comités de rue submergèrent les juges de lettres dénigrantes et diffamatoires contre les accusés, exigeant des peines sévères et exemplaires. En particulier, Milada fut dépeinte comme une conspiratrice, une femme arrogante qui ne savait pas rester à sa place et qui négligeait sa famille, donc non conforme aux valeurs traditionnelles. La condamnation à mort étant déjà écrite, elle dit dans sa déclaration finale : « Ce que j’ai fait, je l’ai fait consciemment. J’assume l’entière responsabilité de mes actes et c’est pourquoi j’accepterai la punition qui me sera infligée. Je continue à soutenir mes convictions ». La femme, qui avait consacré toute sa vie à lutter contre la mort de l’âme, contre l’intimidation, le mensonge et la violence, a gardé le courage de défendre ses idées, ses rêves, ses valeurs de liberté, d’égalité et de fraternité, payant pour cela de sa vie. Le 8 juin 1950, Milada fut condamnée à mort pour espionnage et haute trahison, avec trois des coaccusés. L’opinion publique mondiale fut frappée par la gravité de la sentence ; des appels et des pétitions vinrent de partout pour que sa vie soit épargnée. Des personnalités bien connues telles qu’Albert Einstein, Winston Churchill, Eleanor Roosevelt et d’autres intellectuels, dont Jean-Paul Sartre, Albert Camus et Simone de Beauvoir, se donnèrent beaucoup de mal pour que l’appel et la demande de pardon au président tchécoslovaque Gottwald, présentés par sa fille et son avocat, soient accordés.
En vain : à 05h35, le 27 juin 1950, Milada Horáková, à l’âge de 48 ans, la dernière des quatre condamnés, fut pendue par une forme primitive d’étranglement, dans la cour de la prison Pankrác à Prague. Il lui a fallu dix minutes pour suffoquer. Son exécution n’a été communiquée à personne et son corps, comme celui de nombreux autres dissidents tchécoslovaques, n’a jamais été remis à des proches. Il a été incinéré et les cendres dispersées dans la campagne, le long de la route reliant Prague et Melnik. Dans le cimetière de Vysehrad, où reposent les grandes personnalités de l’histoire tchèque, sur la pierre tombale il est écrit : "exécuté et non enterré". Le verdict qui sanctionnait sa culpabilité a été annulé en 1968, dix-huit ans après sa mort, pendant la période du Printemps de Prague. Cependant, en raison de l’invasion de la Tchécoslovaquie par les troupes des pays membres du Pacte de Varsovie et de la restauration qui a suivi, cela n’a été révélé qu’en 1990, après la fin du régime communiste. Ce n’est qu’alors que son nom a été entièrement réhabilité et ses lettres ont été transmises aux membres de sa famille. Depuis 2004, le 27 juin, jour de son exécution, est considéré comme un symbole de la Journée des victimes du régime communiste. En 2005, le procès-verbal original du procès a été retrouvé, d’où émergent clairement la manipulation des phases du procès à des fins de propagande et la préfabrication des verdicts. Ludmila Brožová-Polednová, la dernière procureure du procès de Milada qui, après sa condamnation, avait demandé que la pendaison se fasse lentement, par suffocation, a été condamnée par la Haute Cour à six ans de prison pour son implication dans un meurtre judiciaire. Milada Horáková a été, en revanche, reconnue comme une martyre de la résistance au nazisme et au régime communiste. Le courage, la constance et la conscience sereine avec lesquels elle a affronté la mort en ont fait un symbole de la dignité humaine. L’une des principales artères de la capitale tchèque, qui relie le château à la région de Holešovice, a été rebaptisée de son nom. Le 2 janvier 2020, la Présidente slovaque Zuzana Čaputová lui a conféré l’Ordre de la double croix blanche de 1ère classe à la mémoire, pour des services extraordinaires à la République slovaque, le développement et la protection de la démocratie, des droits de l’homme et des libertés.
Nous pouvons considérer la lettre que Milada Horáková a laissée à sa fille Jana comme son testament moral :
«Ma petite, unique fille Jana,
Dieu a béni ma vie de femme en te donnant à moi. Comme ton père l’a écrit dans un poème dans une prison allemande, Dieu nous t’a donné parce qu’il nous aimait. Excepté l’amour magique et extraordinaire de ton père, tu as été le plus beau cadeau que j’ai reçu du destin. Quoi qu’il en soit, la Providence a planifié ma vie d’une manière qui ne me permettra pas de te donner tout ce que mon esprit et mon cœur avaient préparé pour toi. La raison n’est pas que je t’ai aimé peu ; Je t’ai aimée aussi purement et avec la même ferveur avec laquelle les autres mères aiment leurs enfants. Mais j’ai compris que mon travail dans ce monde était de faire ton bien en te montrant que la vie s’améliore et que tous les enfants peuvent bien vivre. Et par conséquent, nous avons souvent dû être séparés pendant longtemps. C’est déjà la deuxième fois que le destin nous divise. N’aie pas peur et ne sois pas triste à cause du fait que je ne vais plus revenir. Apprends, mon enfant, à considérer la vie comme une question importante dès le début. La vie est dure, elle ne chouchoute personne, et chaque fois qu’elle te frappe, elle va te frapper dix fois. Habitue-toi vite, mais ne la laisse pas te vaincre. Décide de te battre. Aie du courage et des objectifs clairs et tu vas gagner sur la vie. Beaucoup de choses sont encore cachées à ton jeune esprit, et je n’ai plus le temps de t’expliquer les choses que tu aimerais encore me demander. Un jour, quand tu seras adulte, tu te demanderas plusieurs fois pourquoi ta mère, qui t’aimait et dont tu étais le plus beau cadeau, a mené sa vie d’une manière si étrange. Sans doute tu trouveras alors la bonne solution à ce problème, peut-être meilleure que celle que je peux trouver aujourd’hui. Bien sûr, tu ne pourras le résoudre correctement et de manière fiable qu’en apprenant beaucoup de choses. Pas seulement des livres, mais des gens ; apprends de tout le monde, même de ceux qui ne comptent pas ! Parcours le monde avec les yeux ouverts et écoute non seulement tes douleurs et tes intérêts, mais aussi les douleurs, les intérêts et les désirs des autres. Ne pense jamais que quelque chose ne te concerne pas. Non, tout doit t’intéresser et tu dois réfléchir à tout, comparer, composer des phénomènes individuels. L’homme ne vit pas seul dans le monde ; il y a là un grand bonheur, mais aussi une énorme responsabilité. Cette obligation consiste d’abord à ne pas être et à ne pas agir de façon exclusive, mais plutôt à se confondre avec les besoins et les objectifs d’autrui. Cela ne veut pas dire se perdre dans la multitude, mais savoir que l’on fait partie du tout, et apporter le meilleur que l’on peut donner à la communauté. Si tu fais cela, tu seras en mesure de contribuer aux objectifs communs de la société humaine. Sois plus consciente que moi d’un principe : aborde tout dans la vie de manière constructive et méfie-toi de ceux qui disent non sans qu’il soit nécessaire (je ne parle pas de tout non, car je crois qu’il faut dire non au mal). Mais pour être une personne vraiment positive en toutes circonstances, il faut apprendre à distinguer l’or véritable des bijoux factices. C’est difficile, car les bijoux factices brillent parfois de façon éblouissante. J’avoue, ma fille, que souvent dans ma vie j’ai été éblouie par les bijoux factices. Et parfois, ils brillent si faussement qu’on peut laisser de l’or pur tomber de sa main et courir après le faux or. Tu sais que bien organiser son échelle de valeurs, c’est non seulement bien se connaître, être ferme dans l’analyse de son caractère, mais surtout connaître les autres, connaître le plus possible le monde, son développement passé, présent et futur. Enfin, en bref : savoir, comprendre. Ne ferme tes oreilles à rien et pour quelque raison que ce soit, ne fais même pas taire les pensées et les opinions de quelqu’un qui t’a marché sur les pieds ou qui t’a profondément blessé. Examine, pense, critique, oui, critique-toi surtout, n’aie pas peur d’admettre une vérité que tu as comprise, même si tu avais proclamé le contraire jusqu’à un moment auparavant ; ne sois pas têtue à propos de tes opinions, mais lorsque tu vois quelque chose de bien, sois suffisamment déterminée pour te battre et mourir pour cela. Comme l’a dit Wolker, la mort n’est pas mauvaise. Seule la mort progressive doit être évitée, ce qui arrive quand on se trouve détaché de la vraie vie des autres. Tu dois prendre racine là où le destin t’a fait vivre. Tu dois trouver ton chemin. Cherche-le seule, ne laisse personne t’en distraire, pas même le souvenir de ta mère et de ton père. Si tu les aimes vraiment, ne les fais pas souffrir en les regardant d’un œil critique ; ne t’engage pas sur un chemin qui est faux, malhonnête et qui ne correspond pas à ta vie. J’ai changé d’avis à plusieurs reprises, reclassé de nombreuses valeurs, mais ce qui reste comme une valeur essentielle, sans laquelle je ne pourrais pas imaginer ma vie, c’est la liberté de conscience. Je te souhaite, ma petite fille, de te demander si j’avais raison ou pas.»
Traduzione inglese
Giovanna Ceccarelli
In the Pětikostelní square in Prague there is a monument depicting a pulpit with a microphone and a lark on the microphone. That bird is Milada Horáková flying to freedom, says Josef Faltus, the sculptor who created the work inaugurated on November 16, 2015 in the park at the end of Sněmovní street, right in front of the Chamber of Deputies. Milada, who has become an emblem of the struggle against the totalitarian regimes that oppressed her country, symbolically speaks to us from the microphone of that courtroom behind which she defended her actions during the trial for alleged espionage and high treason. These are her last words, written before the execution and which, translated into four languages, were engraved at the base of the monument dedicated to her: “I'm falling, I'm falling, I lost this fight, I'm leaving with honor. I love this country, I love this people, build wealth. I'm leaving without hating you. I wish you so. I wish you ... "
Milada Králová was born in 1901 into a middle-class Prague family characterized by liberal and progressive ideals. The father, who had observed in his daughter a strong desire for knowledge, promoted her education by introducing her to the cultural and political life of the country. Both dedicated themselves for the studying the works of Tomas Masaryk - Czech philosopher and politician, first president of Czechoslovakia, founder of the Brno’s University, defender of the struggle for women's emancipation - supporting his work. Since adolescence, Milada revealed the strength and courage that will characterize her entire life, manifesting openly the progressive ideas assimilated into the family despite the foreseeable consequences; in high school she was expelled for taking part in an anti-war demonstration, even knowing that such demonstrations were forbidden to the student class. However, she managed to continue her studies and in 1926 she graduated in law at the Karlová’s Univerzita Prague. In the same period she joined the Czechoslovakian National Socialist Party (strong opponent (?) of German National Socialism, despite the similarity of the name) thus starting her work as an activist in support of civil rights, especially those of women. In 1927 she married Bohuslav Horák, her party’s mate, and she had only daughter, Jana. In those years she served in the Department for Social Activities of the Municipality of Prague.
Following the occupation of Czechoslovakia by Nazi Germany, Milada became part of the underground resistance movement Pvvz, participating in the formulation of the program and becoming one of the most active components. In 1940 the husband and herself both arrested by the Gestapo and se was sentenced to death. The sentence was subsequently commuted to detention which she served initially in Pankrác, then in the Terezin concentration camp, then in Leipzig, Dresden and finally in Aichach near Munich, where she was liberated by the American army. The tortures of the Gestapo, witnessed by her prisoner in Pankrác, Zdena Mašínová, had evident consequences on her health, causing her severe pain resulting from damage to the spinal column Her after liberation she was able to rejoin her family in Prague and here she resumed attending the political milieu, participating in the reform of her party. Elected parliamentarian, she became a figure of considerable importance in the difficult reconstitution of the country which was faced with complex issues such as the decisions to be taken with regard to the ethnic German population deemed complicit in the Nazi occupation. Milada took a position against the forced exile of this German minority. Promoter of the first forms of social security for workers and war veterans, she played a fundamental role in the Commission for assistance to refugees. She occupied a central position in various civil organizations, with the aim of improving the living conditions of citizens; within the Red Cross, among other actions, he set up counseling centers for mothers and shelters for young orphans. In the same period she strengthened her commitment for women's rights, a commitment that Horáková, as a lawyer, had supported since the beginning of her career, becoming active in guaranteeing their equality before the law. Fundamental in this regard was her meeting, while still a student, with Františka Plamínková, teacher, journalist, politician and one of the first Czech champions for women's rights. "Plamka", or "little flame", as she was known for her wit, keen ability to debate and the passion with which she dealt with the issue, had been the founder of the National Council of Women (Ženská národní rada, or Žnr), an organization that brought together about fifty associations committed for promoting equal rights through legislative changes for the work and family. In spite of the difference age, the two women were very close and as Rutgers University history professor Melissa Feinberg observes: «Horáková was involved in the same organizations as Plamínková, and as one of the first Czech female lawyers, she was truly invaluable to the women's movement in their struggles to achieve equal rights within civil, labor and citizenship law. She and Plamínková have developed this long collaboration that goes from the 1920s to the 1930s ». Together they worked on a draft law that aimed to abolish restrictions for females in employment, including the practice known as celibacy which prohibited married women from working in the civil service. The arguments in support of this thesis, coming from both religious and secular sources, stated that women must be able to participate in public life for the very vitality of democracy but their public activity must never be to the detriment of family life. Plamínková and Horáková instead advocated equality for women at work on the basis of Article 106 of the newly drafted 1920 Czechoslovakian Constitution. The article excluded sexual discrimination. The law was finally approved and also enjoyed the support of the President of the Republic T.G. Masaryk. Upon Plamínková's death, the presidency of the Council passed to Milada.
The Council, in addition to carrying out a control function for the respect of women's rights in the public sphere, endeavored to develop awareness of gender equality within the family both in women and in citizens. In fact, in the Habsburg-era code still in force, the husband, as head of the family, was given the decision-making power and therefore the right to exercise control over his wife, including the management of her property and the permission or prohibition of work outside the home. In addition to supporting the right to work of married women, Horáková drafted a series of laws to improve the legal status and conditions of unmarried mothers and children born out of wedlock. Just as she dealt with problems concerning the reconciliation of a working career with family life, emphasizing the role of the woman as a mother, but at the same time guaranteeing it legally and socially. As a legislative expert, as well as a representative of the Žnr, she was delegated to numerous foreign congresses. In carrying out her activities abroad she had the opportunity to meet and interact with many women involved on the feminist front, including Eleanor Roosevelt, wife of the president of the United States. Milada put it this way:
"Feminist for me means: a woman who possesses all the specificities of the feminine nature, against which she does not try to fight, but among these she chooses and cultivates consciously and responsibly above all those in which she identifies a real and objective contribution to the broadest possible community of human society. She is a woman who realizes herself, her goals, her skills and who remains faithful to them in every moment of her private and public life. Her main characteristic is that it never acts only for herself "(How I became a feminist, interview with M. Horáková by P. Boumová))
Particularly significant, for the purposes of communication, her speech in 1932 on female solidarity and cooperation between women (whose recording is preserved in the archives of the Czech national radio) and the foundation of the magazine "Vlasta" in January 1947, which is still today the best-selling Czech women's magazine. Horáková, therefore, the author of several bills, was a leader in the largest national women's rights organization, but also an influential member both within Čsns and as a deputy. However, Milada resigned from parliament, as an act of protest, a few days after the mysterious death of Foreign Minister Jan Masaryk. The episode, called the fourth defenestration of Prague, takes place in the period immediately following the coup d'état in February 1948, organized by Klement Gottawald, leader of the Communist Party which in fact marked the beginning of Soviet control over the country and the establishment of a new totalitarian regime. The coup, described as almost bloodless, actually meant the arrest and flight of hundreds of opponents and the woman, who had violently protested for the absorption of her party into the Communist Party, maintained contact with those who chose the exile, establishing a communication network with them and thus keeping the clandestine wing of the party alive. As she had already done during the Nazi domination, Milada stood up in defense of Czech freedom, blatantly refusing the Communist regime's invitations to collaborate and openly expressing her criticisms. Worried about the consequences of her overt positions towards the regime, friends and family urged her to leave Czechoslovakia, but she chose to stay while continuing to oppose her politically. On September 27, 1949, she was arrested on charges of espionage and conspiracy.
During the two years of her imprisonment, before the trial, she was subjected to intensive interrogation by the StB, the Czechoslovakian state security body which used both physical and psychological instruments of torture. The treatment was aimed at annihilating the will of the dissidents by convincing them of their guilt in view of the sham trials instituted by the regime. Horáková, aware since her arrest of what would happen to her, managed to remain lucid and consistent despite everything she had to undergo, including the false news of the deaths of her husband and father-in-law. On May 31, 1950, began the trial for her and twelve other comrades, colleagues and collaborators: she defended herself with dignity by claiming her unshakable principles before the judges, without giving up: "I would lie by saying that I have changed, that my beliefs have changed. It would be neither true nor honest », knowing full well that this attitude would have a negative impact on the sentence. Many excerpts from the trial, at the behest of President Klement Gottwald, modeled on the Stalinist purges of the 1930s, were broadcast on the radio and even filmed by cameras, a rarity at the time, and used as a form of propaganda and intimidation towards the population. In this climate of collective exaltation promoted by the regime, instigated by propaganda, more than six thousand works councils and street committees overwhelmed the judges with disparaging and defamatory letters against the accused, demanding harsh and exemplary punishments. In particular, Milada was portrayed as a conspirator, an arrogant woman who could not stay in her place and who neglected her family, therefore not in line with traditional values. With the death sentence already written, she said in her final statement: "What I did, I did it knowingly. I take full responsibility for my actions and that is why I will accept the punishment that will be given to me. I continue to support my beliefs ». The woman, who had dedicated her entire existence to the fight against the death of the soul, against intimidation, lies and violence, kept steadfast the courage to defend her ideas, her dreams, her values of freedom, of equality and of brotherhood, paying, for this, with life. On June 8, 1950, Milada was sentenced to death for espionage and high treason, together with three of the co-defendants. World public opinion was struck by the gravity of the sentence; appeals and petitions came from all over for her life to be spared. Well-known personalities such as Albert Einstein, Winston Churchill, Eleanor Roosevelt and other intellectuals, including Jean-Paul Sartre, Albert Camus and Simone de Beauvoir, went to great lengths to ensure that both appeal and the request for pardon, presented by the daughter and daughter, were upheld. 'advocate to the Czechoslovakian President Gottwald.
In vain: at 05.35 on June 27, 1950 Milada Horáková, at the age of 48, the last of the four condemned, was hanged by a primitive form of strangulation, in the courtyard of the Pankrác prison in Prague. It took her ten minutes to suffocate. Her execution was not communicated to anyone and her body, like that of many other Czechoslovak dissidents, was never handed over to relatives. She was cremated and the ashes scattered in the countryside, along the road connecting Prague and Melnik. In the cemetery of Vysehrad, where the great personalities of Czech history rest, on the tombstone is written: "executed and not buried". The verdict that sanctioned her guilt was overturned in 1968, eighteen years after her death, during the period of the Prague Spring. However, due to the invasion of Czechoslovakia by the troops of the countries belonging to the Warsaw Pact and the subsequent restoration, this was only made known in 1990, after the end of the communist regime. Only then was her name fully rehabilitated and her letters delivered to family members. Since 2004, June 27 - the day of her execution - has been taken as a symbol of the Day of the Victims of the Communist regime. In 2005 the original minutes of the trial were found, from which the manipulation of the trial phases for propaganda purposes and the prefabrication of the verdicts clearly emerge. Ludmila Brožová-Polednová, the last prosecutor at Milada's trial who, after her conviction, asked for the hanging to take place slowly, by suffocation, was sentenced by the High Court to six years in prison for her involvement in judicial murder. Milada Horáková was instead recognized as a martyr of the resistance to Nazism and the communist regime. The courage, consistency and serene awareness with which she faced death have made her a symbol of human dignity. One of the main arteries of the Czech capital, which connects the castle to the Holešovice area, has been renamed with her name. On January 2, 2020, Slovak President Zuzana Čaputová awarded the Order of the Double White Cross 1st class Milada Horáková in memoriam for extraordinary services to the Slovak Republic, development and protection of democracy, human rights and freedoms.
We can consider the letter she left to her daughter Jana as a moral testament from Milada Horáková:
«My only little girl Jana,
God blessed my life as a woman by giving you to. As your father wrote in a poem from a German prison, God gave you to us because He loved us. Barring your father's magical, extraordinary love, you were the greatest gift I have received from fate. Either way, Providence has planned my life in a way that won't allow me to give you everything my mind and heart had prepared for you. The reason is not that I loved you a little; I loved you just as purely and with the same fervor with which other mothers love their children. But I realized that my job in this world was to do your good by showing you that life gets better, and that all children can live well. And therefore, we often had to be separated for a long time. This is already the second time that fate divides us. Don't be scared and sad that I will never return. Learn, my child, to look at life as an important issue early on. Life is hard, it doesn't pamper anyone, and every time it hits you it hits you ten. Get used to it soon, but don't let it defeat you. You decide to fight. Have courage and clear goals and you will win over life. Much is still hidden from your young mind, and I have no time left to explain you things that you would still like to ask me. One day, when you are grown up, you will wonder and ask why your mother, who loved you and you were the greatest gift were, led her life in such a strange way. Perhaps then you will find the right solution to this problem, perhaps a better one than what I can give myself today. Of course, you will be able to solve it correctly and reliably only by knowing a lot. Not just from books, but from people; learn from everyone, even those who don't matter! Travel the world with open eyes, and listen not only to your pains and interests, but also to the pains, interests and desires of others. Never think that something doesn't concern you. No, everything must interest you, and you should reflect on everything, compare, compose individual phenomena. Man does not live in the world alone; there is great happiness in this, but also a tremendous responsibility. This obligation it consists first of all in not being and not acting exclusively, but rather by merging with the needs and goals of others. This does not mean getting lost in the multitude, but knowing that you are part of the whole, and to bring the best that one can give to the community. If you do this, you will be able to contribute to the common goals of human society. Be more aware than I was of a principle: approach everything in life in a constructive way and be wary of those who say no unnecessarily (I'm not talking about all no, because I believe that one should say no to evil). But to be a truly positive person in all circumstances, one must learn how to distinguish real gold from costume jewelry. It is difficult, because the costume jewelry sometimes shines dazzlingly. I confess, my daughter, that often in my life I have been dazzled by costume jewelery. And sometimes it shines so falsely that you let pure gold fall from your hand and run after fake gold. You know that organizing one's scale of values well means not only knowing oneself well, being firm in the analysis of one's character, but mainly knowing others, knowing as much as possible about the world, its past, present and future development. Well, in short: knowing, understanding. Do not close your ears to anything and for any reason, not even silence the thoughts and opinions of someone who has stepped on my toes or who has deeply hurt me. Examine, think, criticize, yes, mainly criticize yourself, do not be afraid to admit a truth that you have understood, even if you had proclaimed the opposite until a moment before; don't get stubborn about your opinions, but when you come to see something right, then be determined enough to fight and die for it. As Wolker said, death is not bad. Only gradual death must be avoided, which is what happens when one finds oneself detached from the true life of others. You have to take root where fate has made you live. You have to find your way. Look for it alone, don't let anyone distract you from it, not even the memory of your mother and father. If you really love them, don't make them suffer by looking at them with a critical eye; just don't go down a path that is wrong, dishonest, and doesn't fit in with your life. I have changed my mind many times, reclassified many values, but what remains as an essential value, without which I could not imagine my life, is the freedom of conscience. I wish you, my little girl, to think whether I was right or not. »
Traduzione ceca
Yana Nekula
a pražském Pětikostelním náměstí je pomník s kazatelnou s mikrofonem a skřivánkem na mikrofonu. Tím ptáčkem je Milada Horáková letící na svobodu, říká sochař Josef Faltus, který vytvořil dílo, slavnostně odhalené 16. listopadu 2015 v parku na konci Sněmovní ulice, přímo před Poslaneckou sněmovnou. Milada, která se stala znakem boje proti totalitnímu režimu, který utlačoval její zemi, k nám symbolicky promlouvá z mikrofonu čtecího pultu ze soudní síně, ve které hájila své činy během procesu za údajnou špionáž a velezradu. Toto jsou její poslední slova, která byla napsána před popravou a která byla v překladu do čtyř jazyků vyryta na základně pomníku, který jí byl věnován: "Padám, padám, tento boj jsem prohrála, odcházím čestně. Miluji tuto zem, miluji tento lid, budujte mu blahobyt. Odcházímbez nenávisti k vám. Přeji vám to, přeji vám ... "
Milada Králová se narodila v roce 1901 v pražské rodině střední třídy, která se vyznačovala liberálními a pokrokovými ideály. Otec, který ve své dceři pozoroval silnou touhu po znalostech, podporoval její vzdělání tím, že ji uvedl do kulturního a politického života v zemi. Oba se věnovali studiu děl Tomáše Masaryka - českého filozofa a politika, prvního prezidenta Československa, zakladatele brněnské univerzity, obhájce boje za emancipaci žen. Od dospívání Milada dávala najevo sílu a odvahu, které budou charakterizovat celý její život, a otevřeně projevovala progresivní myšlenky asimilované rodinou navzdory předvídatelným následkům; byla třeba vyloučena z gymnázia za účast na protiválečné demonstraci, přestože věděla, že takové demonstrace jsou studentské třídě zakázány. Ve studiu však dokázala pokračovat a v roce 1926 promovala na Právnické fakultě Karlovy Univerzity v Praze. Ve stejném období vstoupila do Československé strany národně socialistické (strana stojící v silném odporu německému nacionálního socialismu, navzdory podobnosti názvu), čímž zahájila svoji činnost aktivistky za občanská práva, zejména ženská. V roce 1927 se vdala za svého stranického partnera Bohuslava Horáka, se kterým měla jejich jedinou dceru Janu. V těchto letech pracovala na odboru sociálních aktivit Magistrátu hlavního města Prahy.
Po okupaci Československa nacistickým Německem se Milada připojila k podzemnímu hnutí odporu PVVZ, podílela se na formulaci programu a stala se jedním z nejaktivnějších členů. V roce 1940 byla spolu se svým manželem zatčena gestapem a byla odsouzena k smrti. Rozsudek byl následně změněn na 8 let vězení, které si původně odpykávala na Pankráci, poté v terezínském koncentračním táboře, následně v Lipsku v Drážďanech a nakonec v Aichachu u Mnichova, kde byla osvobozena americkou armádou. Mučení gestapa, které dosvědcuje její spoluvězně na Pankráci Zdena Mašínová, mělo evidentní následky na jejím zdraví v podobě silných bolestí způsobených poškozením páteře. Po osvobození se mohla znovu vrátit ke své rodině v Praze, kde pokračovala v účasti na politickém prostředí a podílela se na reformě své strany. Jako poslankyně se stala osobností značného významu v obtížné rekonstituci země, která čelila složitým problémům, jako jsou rozhodnutí, která musela být přijata s ohledem na německé etnické obyvatelstvo veřejností odsuzované za spoluúčast na nacistické okupaci. Milada zaujala postoj proti nucenému exilu této německé menšiny. Jako propagátorka prvních forem sociálního zabezpečení pracovníků a válečných veteránů hrála zásadní roli v Komisi pro pomoc uprchlíkům. Zastávala ústřední postavení v různých občanských organizacích s cílem zlepšit životní podmínky občanů; v rámci Červeného kříže mimo jiné zřídila poradenská centra pro matky a útulky pro mladé sirotky. Ve stejném období posílila svůj závazek k zlepšení práv žen, závazek, který Horáková jako právnička podporovala od začátku své kariéry a aktivně propagovala rovnost žen před zákonem. Rozhodující v tomto ohledu bylo její setkání, ještě v době studií, s Františkou Plamínkovou, učitelkou, novinářkou, političkou a jednou z prvních českých ochránkyň práv žen. „Plamka“ neboli „malý plamen“, známá svým vtipem, silnými debatními schopnostmi a vášní, s níž se touto problematikou zabývala, byla zakladatelkou Národní rady žen (Ženská národní rada, ŽNR), organizace sdružující asi padesát sdružení, která se zavázala k prosazování rovných práv prostřednictvím legislativních změn v prácovním a rodinném prostředí. Navzdory věkovému rozdílu si byly obě ženy hluboce blízké, a jak poznamenává profesorka historie Rutgers University Melissa Feinbergová: „Horáková byla zapojena do stejných organizací jako Plamínková a jako jedna z prvních českých právniček byla skutečně neocenitelná pro ženská hnutí v jejich boji za dosažení stejných práv v rámci pracovního a občanského zákoníku. Ona a Plamínková vyvinuly tuto dlouhou spolupráci od 20. do 30. let“. Společně pracovaly na návrhu zákona, jehož cílem bylo zrušit omezení zaměstnávání žen, včetně praxe známé jako celibát, která zakazovala vdaným ženám pracovat ve státní službě. Argumenty na podporu této práce, pocházející z náboženských i světských zdrojů, uvádějí, že ženy musí mít možnost účastnit se veřejného života pro samotnou vitalitu demokracie, ale jejich veřejná aktivita nesmí nikdy být na úkor rodinného života. Plamínková a Horáková místo toho prosazovaly rovnost žen v práci na základě článku 106 nově vypracované československé ústavy z roku 1920. Článek vylučoval sexuální diskriminaci. Zákon byl nakonec schválen a těšil se podpoře prezidenta republiky T.G. Masaryka. Po smrti Plamínkové přešlo předsednictví Rady na Miladu.
Kromě výkonu kontrolní funkce v oblasti dodržování práv žen ve veřejné sféře se Rada snažila rozvíjet povědomí o rovnosti žen a mužů v rodině, a to jak u žen, tak u široké veřejnosti. Ve stále platném zákoníku habsburské éry dostal manžel jako hlava rodiny rozhodovací pravomoc, a tedy právo vykonávat kontrolu nad svou ženou, včetně správy jejího majetku a povolení či zákazu pracovat mimo domov. Kromě podpory práva vdaných žen na práci připravila Horáková řadu zákonů ke zlepšení právního postavení a podmínek svobodných matek a dětí narozených mimo manželství. Stejně jako se zabývala problémy týkajícími se sladění pracovní kariéry s rodinným životem, zdůrazňovala roli ženy jako matky, ale zároveň ji garantovala právně a sociálně.ì Jako odbornice na legislativu a jako zástupce ŽNR, v poválečné době obnovené pod názvem Rada československých žen (RČŽ), byla delegována na řadu zahraničních kongresů. Při výkonu svých aktivit v zahraničí se setkávala a komunikovala s mnoha ženami zapojenými do feministické fronty, včetně Eleanor Rooseveltové, manželky prezidenta Spojených států. Milada to řekla takto:
„Feministka mi znamená: ženu se všemi jejími druhovými znaky, které nikterak uměle nepotírá, avšak z nichž uvědoměle a odpovědně vybírá a pěstuje hlavně ty, v nichž je skutečný objektivní přínos co nejširší kolektivitě v lidské společnosti. Je to žena, která si v prvé řadě musí uvědomiti sebe samu, své cíle, své schopnosti a ukázněně zařaditi se, právě podle těchto svých schopností, na kterékoliv místo v životě soukromém i veřejném. Jejím základním znakem jest, že nepracuje nikdy pouze pro sebe samu.“
Obzvláště významné, ve sféře komunikace, byly její projev z roku 1932 o ženské solidaritě a spolupráci žen (jehož nahrávka je zachována v archivech Českého rozhlasu) a vznik časopisu „Vlasta“ v lednu 1947, který je dodnes nejprodávanějším českým ženským časopisem. Horáková, autorka několika návrhů zákonů, byla lídrem největší národní organizace pro práva žen, ale také vlivným členem jak ČSNS, tak i parlamentu, jako poslankyně. Několik dní po záhadné smrti ministra zahraničí Jana Masaryka se však Milada na protest vzdala svého poslaneckého mandátu. Epizoda často zvaná čtvrtá defenestrace Prahy se odehrává v období bezprostředně po státním převratu v únoru 1948, který uspořádal Klement Gottwald, vůdce komunistické strany, což ve skutečnosti znamenalo začátek sovětské kontroly nad zemí a nastolení totalitního režimu. Státní převrat, označovaný jako téměř nekrvavý, ve skutečnosti znamenal zatčení a útěk stovek odpůrců a Milada, která hlasitě protestovala proti absorpci své strany do komunistické strany, udržovala kontakt s těmi, kteří odešli do vyhnanství, vytvoříce s nimi komunikační sítě a udržujíce tak naživu tajnou frakci strany. Jak už udělala během nacistické nadvlády, Milada se postavila na obranu české svobody, bezostyšně odmítla pozvání komunistického režimu ke spolupráci a otevřeně vyjadřovala kritiku. V obavách z důsledků jejího zjevného odporu vůči režimu ji přátelé a rodina vyzývali, aby opustila Československo, ale rozhodla se zůstat a nadále proti režimu politicky vystupovat. 27. září 1949 byla zatčena a obviněna ze špionáže a spiknutí.
Účelem tohoto postupu bylo zničit vůli disidentů a následně je přesvědčovat o jejich vině v průběhu zinscenovaných soudních procesů zavedených režimem. Horáková, vědomá si od svého zatčení toho, co se s ní stane, dokázala zachovat střízlivou a utříbenou mysl navzdory všemu, co musela podstoupit, včetně falešných zpráv o smrti jejího manžela a tchána. 31. května 1950 začal soudní proces s ní a dvanácti dalšími spolustraníky, kolegy a spolupracovníky: důstojně se bránila tím, že se před soudci domáhala svých neotřesitelných práv, aniž by se vzdala: „Já bych lhala, státní soude, kdybych řekla, že jsem změnila své přesvědčení a že jsem docela jiná “, prestože si byla plně vědoma toho, že tento přístup bude mít negativní dopad na její rozsudek. Mnoho výňatků z procesu bylo na popud prezidenta Klementa Gottwalda po vzoru stalinských čistek 30. let vysíláno v rádiu a dokonce natáčeno kamerami, což byla v té době rarita, a používáno jako forma propagandy a zastrašování obyvatelstva. V ovzduší organizovaného kolektivního hněvu podporovaného režimem a podněcovaného propagandou, zahltilo více než šest tisíc závodních a uličních výborů soudce pohrdavými a pomlouvačnými rezolucemi proti obviněným, požadujícím tvrdé a příkladné tresty. Zejména Milada byla vykreslena jako spiklenkyně, arogantní žena, která nevěděla, jak zůstat na svém místě a která zanedbávala svou rodinu a tak žila v rozporu s tradičními hodnotami. Před vynesením předem napsaného rozsudku smrti ve svém posledním prohlášení řekla: „Své činy jsem dělala vědomě a chci nést také plnou a veškerou odpovědnost za ně a odevzdaně přijmu trest, který bude pro mě nalezen. (...) Setrvávám ještě ve svém přesvědčení“. Žena, která celou svoji existenci zasvětila boji proti smrti duše, proti zastrašování, lži a násilí, si stále udržela odvahu hájit své myšlenky, své sny, své hodnoty svobody, rovnosti a bratrství a zaplatila za to životem. 8. června 1950 byla Milada spolu se třemi spoluobžalovanými odsouzena k trestu smrti za špionáž a velezradu. Světové veřejné mínění bylo zasaženo závažností trestu; z celého světa přicházely výzvy a petice, aby byl ušetřen její život. Známé osobnosti jako Albert Einstein, Winston Churchill, Eleanor Roosevelt a další intelektuálové, včetně Jean-Paul Sartra, Albert Camuse a Simona de Beauvoir, se velmi snažili zajistit, aby bylo vyhověno jak odvolání, tak žádosti o milost předložené její dcerou a právním zástupcem československému prezidentu Gottwaldovi.
Marně; 27. června 1950 v 05.35 hodin byla Milada Horáková ve věku 48 let, poslední ze čtyř odsouzených, popravena primitivní formou oběšení na nádvoří pražské věznice Pankrác. Trvalo jí deset minut, než se udusila. Její poprava nebyla nikomu sdělena a její tělo, stejně jako mnoha jiných československých disidentů, nebylo nikdy vydáno příbuzným. Bylo zpopelněno a popel byl rozptýlen na venkově podél silnice spojující Prahu a Mělník. Na jejím náhrobku na Vyšehradském hřbitově, kde odpočívají velké osobnosti české historie, je napsáno: „nepohřbena“. Verdikt, který sankcionoval její vinu, byl zrušen v roce 1968, osmnáct let po její smrti, v období Pražského jara. V důsledku invaze vojsk zemí Varšavské smlouvy do Československa a následné utužení totalitního režimu v období normalizace to však bylo oznámeno až v roce 1990, po pádu komunistické vlády. Teprve poté bylo její jméno plně rehabilitováno a její dopisy byly doručeny členům rodiny. Od roku 2004 je 27. červen - den její popravy – připomínán jako Den památky obětí komunistického režimu. V roce 2005 byly nalezeny původní zápisy z procesu, ze kterých jasně vyplývá manipulace fází soudu pro propagandistické účely a prefabrikace verdiktů. Ludmila Brožová-Polednová, poslední prokurátorka v procesu s Miladou, která po odsouzení požádala o to, aby oběšení proběhlo pomalu a dusivě, byla Vrchním soudem odsouzena k šesti letům vězení za svůj podíl na justiční vraždě. Milada Horáková byla místo toho uznána za mučednici odporu proti nacismu a komunistickému režimu. Odvaha, důslednost a klidné vědomí, s nímž čelila smrti, z ní učinily symbol lidské důstojnosti. Jedna z hlavních tepen hlavního města České republiky, která spojuje Hrad s Holešovicemi, po ní byla pojmenována. V roce 1991 prezident Václav Havel udělil JUDr. Miladě Horákové in memoriam Řád Tomáše Garrigua Masaryka I. třídy. Dne 2. ledna 2020 slovenská prezidentka Zuzana Čaputová udělila Miladě Horákové in memoriam Řád dvojitého bílého kříže za mimořádné služby Slovenské republice, rozvoj a ochranu demokracie, lidských práv a svobod.