Calendaria 2021 - Ada Rossi

Ada Rossi
Antonella Traverso



Martina Zinni

 

Amava definirsi figlia dell'Ottocento, ma fu protagonista rivoluzionaria del secolo scorso e una delle prime federaliste europee. Colta, energica, indipendente, seppe coniugare altruismo e intransigenza morale, senso del sacrificio e calore umano, audacia e romanticismo, concretezza e dedizione assoluta ai propri ideali di libertà e di eguaglianza. Nata nel 1899 a Golese, un paesino allora in provincia di Parma, cominciò a respirare fin da subito un'aria europeista in seno alla famiglia, metà italo-francese e metà svizzero-polacca. I nonni le trasmisero valori risorgimentali, senso della giustizia e quello spirito critico che consente di ragionare con la propria testa a costo di metterla a repentaglio. La sua voglia di libertà e parità la indusse a iscriversi alla Facoltà di Matematica e Fisica in un'epoca in cui le studenti universitarie non superavano il 10% degli iscritti e a cercare l'indipendenza economica attraverso un lavoro, anziché, come si usava allora, tramite un buon matrimonio. Laureatasi nel 1924, anno dell'instaurazione della dittatura fascista, cominciò subito a insegnare. E sul lavoro incontrò Ernesto, docente di scienze giuridiche ed economiche, che portava il suo stesso cognome ed era ricercato dalla polizia per la collaborazione al giornale antifascista "Non mollare" e per attività clandestine. Ada era una sognatrice e un'idealista: un legame romantico con un uomo capace di grande coerenza morale e politica, in aperto contrasto col regime, la attirava come una calamita. Testimone di pestaggi da parte di squadristi, quando lo conobbe si era già schierata sul fronte dissidente ma ora volle passare all'azione, assumendosi il compito di distribuire la stampa antifascista proveniente dalla Francia che lui le affidava e rivelandosi un'abile propagandista e una militante fidata. Quando poi gli esuli liberal-socialisti Carlo Rosselli e Gaetano Salvemini fondarono a Parigi il movimento antifascista Giustizia e Libertà, vi aderì con entusiasmo, come fece Ernesto che assunse la direzione del gruppo giellista milanese. A seguito di una delazione, venne arrestato e la polizia segreta fascista, l'Ovra, ne approfittò per accusarlo, senza prove, anche dell'attentato al re di due anni prima. Il processo che ne seguì davanti al Tribunale Speciale, competente a giudicare gli imputati politici, si concluse con la condanna a 20 anni di carcere. Sembrava che per i due innamorati non ci fosse più la possibilità di un seguito ma le difficoltà avevano il potere di rendere Ada ancora più ferma nei suoi propositi. Il pensiero che sposarlo costituisse un'aperta sfida al fascismo dava al matrimonio una motivazione in più. Del resto il suo innato ottimismo le suggeriva che le cose sarebbero cambiate e che presto avrebbe potuto riabbracciare il suo amato Ernesto. Così i due si sposarono il 24 ottobre 1931 nel carcere di Pallanza. L'intento provocatorio fu subito chiaro alle istituzioni che provvidero a schedare Ada come elemento fortemente sospetto da tenere sotto stretta sorveglianza sia presso la Questura di Bergamo sia presso il Casellario politico centrale del Ministero degli Interni. Di conseguenza venne anche esclusa dall'insegnamento nelle scuole e dovette mantenere sé e le necessità del marito in carcere dando lezioni private per molte ore al giorno. Ma Ada era irriducibile. Fu parte attiva nei piani di evasione del marito, tutti vani, e come tale divenne oggetto di intercettazioni, pedinamenti e perquisizioni domiciliari. Scrisse a Ernesto ben 977 lettere, tutte controllate dal regime, spesso censurate, a volte persino sequestrate, così come le risposte. La consapevolezza che occhi estranei spiavano l'intimità del suo cuore e della sua mente la spinse a denunciare, sia pure inutilmente, la violazione della libertà personale. Sapeva che lo scambio epistolare era l'unico modo per tenere il marito in contatto col mondo antifascista e per sostenerne il morale. Del resto avevano concordato un codice prima della carcerazione e lui spesso le passava attraverso strette di mano, baci e abbracci bigliettini appallottolati contenenti messaggi segreti.

Tra il 1931 ed il 1939 Ada andò a trovare il marito ogni 30-40 giorni, anche quando venne trasferito in carceri lontane. Si trattava di colloqui di mezz'ora, sempre in presenza di guardie, talora intercettati e trascritti. Mediante le intercettazioni la polizia venne a conoscenza della propaganda da lei attuata presso le/gli studenti al fine di formare giovani consapevoli del valore della libertà e della democrazia. Fu grazie a lei se l'8 settembre del 1943 la Resistenza trovò a Bergamo un gruppo politico preparato. Finalmente nel '37 fu concessa un'amnistia e la pena alla reclusione di Ernesto fu convertita nel confino che includeva, oltre al domicilio coatto, una serie di divieti e prescrizioni, tra cui il pedinamento continuo e ravvicinato da parte di un soldato armato. L'isola di Ventotene cui fu destinato gli consentì di vivere per qualche settimana all'anno con la moglie: la prima volta in cui poterono abbracciarsi in solitudine fu nel '39, dopo otto anni di matrimonio, ma anche in tali intime circostanze la guardia rimaneva fuori dalla porta tutta la notte. In quel tempo Ernesto scrisse insieme al comunista Altiero Spinelli ed al socialista Eugenio Colorni il Manifesto per l'Europa libera e unita anche detto semplicemente Manifesto di Ventotene. Ada condivideva l'idea secondo cui il nazionalismo da cui erano scaturite le dittature nazifasciste poteva essere efficacemente contrastato solo da una Federazione europea di Stati e si diede da fare per diffondere il Manifesto: per portarlo fuori dall'isola lo nascose nelle spalline del vestito, poi lo fece battere a macchina e lo distribuì agli/lle studenti antifascisti/e e tra i giovani rifugiati. Alla fine del '42 Ada fu convocata alla Casa del Fascio ma non si presentò. Fu allora inviata anche lei al confino, in località diverse da Ventotene. Tuttavia, a seguito della destituzione e dell'arresto di Mussolini, i due poterono finalmente ritrovarsi a Milano dove parteciparono alla fondazione del Movimento Federalista Europeo. Poi, costretti a lasciare l'Italia per rifugiarsi in Svizzera, fecero della loro casa a Ginevra un centro politico per la propaganda federalista, nonchè il punto di ritrovo di rifugiati/e e di esponenti della Resistenza europea. Ada aveva una capacità straordinaria di alimentare le energie del marito che risentiva ormai a livello psicofisico della lunga prigionia e delle ulteriori privazioni derivanti dal confino. Ed era abilissima nel coalizzare intorno a sé le persone, facendosi ponte instancabile fra tutti/e. Era lei a dare un forte impulso alla propaganda tramite la distribuzione di articoli e volantini. Ed era ancora lei, quando divenne tesoriera e segretaria della sezione federalista ginevrina, a lavorare per coinvolgere le donne nel suo progetto. Da questo clima politico appassionato e intenso che si respirava intorno ai Rossi scaturì la "Dichiarazione federalista dei movimenti della Resistenza europea" nel 1944.

La fine della guerra trovò la coppia a Milano dove era accorsa per assistere allo sfascio finale della dittatura.

 

Quando Ernesto ricevette l'incarico di sottosegretario alla ricostruzione del primo governo dell'Italia liberata, Ada lo raggiunse nella capitale e lavorò per il Partito d'Azione dedicandosi alla distribuzione di viveri e medicinali tra la popolazione e all'organizzazione di un doposcuola per studenti.Vedere riunita per la prima volta la Consulta Nazionale, che sostituiva provvisoriamente il Parlamento, le fece rivivere tutte le emozioni degli anni passati, i sacrifici, le ansie, le lotte spavalde e quelle clandestine.Priva di ambizione, quando il marito cominciò a soffrire di crisi depressive, scelse di rimanergli accanto, compagna devota «di ideali e di vita», come lei stessa si definiva, rinunciando alla scuola e ad ogni forma di protagonismo. Per amore suo aveva rinunciato anche alla maternità. Per lui creò un salotto intellettuale e politico, come già aveva fatto a Ginevra, in cui coinvolse parentele, amicizie, collaboratori, compagne e compagni di partito, socialisti, radicali, europeisti. Per lui promosse convegni e tavole rotonde, si occupò di scrivere a macchina i suoi discorsi e i suoi articoli per i giornali e partecipò a tutte le sue battaglie politiche e sociali. Precorritrice dei tempi, Ada non perse mai l'entusiasmo e la lena per propagandare il progetto federalista, né all'indomani della Liberazione quando fu chiaro che i tempi non erano maturi, né successivamente dopo il fallimento della Ced (Comunità Europea di Difesa) poiché accettava, a differenza del consorte, che il processo di integrazione si compisse, per il momento, solo con riferimento ad alcuni degli aspetti comuni agli Stati coinvolti, come quello economico. Così accolse con gioia il Trattato di Roma del 1957 che istituì la Cee (Comunità Economica Europea). Col trascorrere degli anni Ada si trovò a differenziare la sua linea politica da quella del marito e, in un primo tempo, non si lasciò convincere a iscriversi al Partito Radicale poiché le sembrava poco europeista ed eccessivamente dedito ad atteggiamenti provocatori. Ma, dopo la morte di Ernesto, avvenuta nel 1967, le battaglie per il divorzio, per l'aborto, per il disarmo la conquistarono sempre più finché, nel 1987, si presentò alle elezioni politiche come candidata del movimento con l'intento di creare il Partito Radicale Transnazionale, incitando i/le più giovani, come Emma Bonino, a sveltire i tempi. Negli ultimi anni della sua lunga vita divenne custode delle carte del marito e testimone di un passato glorioso, rilasciando interviste e intervenendo nelle scuole per rimanere vicina alla gioventù. Alla sua morte, quasi centenaria, è stata sepolta nel cimitero monumentale di Trespiano a Firenze accanto al tempio funerario dedicato ai giellisti in cui riposa Ernesto Rossi.

 

Traduzione francese
Joelle Rampacci

Elle aimait se dire fille du XIXe siècle, mais elle était une protagoniste révolutionnaire du siècle dernier et l'une des premières fédéralistes européennes. Culturelle, énergique, indépendante, elle a su allier altruisme et intransigeance morale, sens du sacrifice et de la chaleur humaine, audace et romantisme, concrétisation et dévouement absolu à ses idéaux de liberté et d'égalité. Née en 1899 à Golese, alors village de la province de Parme, elle commence immédiatement à insuffler un air pro-européen au sein de sa famille, moitié franco-italienne et moitié suisse-polonaise. Ses grands-parents lui ont transmis les valeurs du “Risorgimento”, le sens de la justice et cet esprit critique qui permet de penser avec sa propre tête au prix de la mettre en péril. Son désir de liberté et d'égalité l'amène à s'inscrire à la Faculté de mathématiques et de physique à une époque où les étudiants universitaires ne dépassent pas les 10 % des inscrits et à rechercher l'indépendance économique par le travail, au lieu, comme c'était l'usage alors, par un bon mariage. Diplômée en 1924, année de l'instauration de la dictature fasciste, elle se met aussitôt à enseigner. Et alors qu'elle travaille, elle rencontre Ernesto, professeur de sciences juridiques et économiques, qui porte le même nom de famille et est recherché par la police pour sa collaboration avec le journal antifasciste "Non mollare" (n’abandonne pas) et pour ses activités clandestines. Ada est une rêveuse et une idéaliste : un lien amoureux avec un homme capable d'une grande cohérence morale et politique, en contraste ouvert avec le régime, l'attire comme un aimant. Témoin des passages à tabac des escadrons, lorsqu'elle le rencontre, elle s’est déjà rangée sur le front dissident mais maintenant elle veut passer à l'action, se chargeant de diffuser la presse antifasciste de France qu'il lui confie et se révélant être une propagandiste habile et une militante de confiance. Puis, lorsque les exilés libéraux-socialistes Carlo Rosselli et Gaetano Salvemini fondèrent à Paris le mouvement antifasciste “Giustizia e Libertà” (Justice et Liberté), elle le rejoint avec enthousiasme, tout comme Ernesto qui prend la direction du groupe “jielliste” (Justice et Liberté) milanais. Suite à une dénonciation, il est arrêté et la police secrète fasciste, l'Ovra, en profite pour l'accuser, sans preuve, de la tentative d'assassinat du roi deux ans plus tôt. Le procès qui suit devant le Tribunal spécial, qui est compétent pour juger les accusés politiques, se solde par une condamnation à 20 ans de prison. Il semble que pour les deux amants il n'y a plus de possibilité d'une suite mais les difficultés ont le pouvoir de rendre Ada encore plus ferme dans ses intentions. La pensée que l'épouser constitue un défi pur et simple au fascisme donne au mariage une motivation supplémentaire. Après tout, son optimisme inné suggérait que les choses allaient changer et qu'elle pourrait bientôt embrasser à nouveau son bien-aimé Ernesto. Les deux se marient donc le 24 octobre 1931 à la prison de Pallanza. L'intention provocatrice est immédiatement claire pour les institutions qui font en sorte qu'Ada soit enregistrée comme un élément hautement suspect à garder sous étroite surveillance à la fois au siège de la police de Bergame et au dossier politique central du ministère de l'Intérieur. En conséquence, elle est également exclue de l'enseignement dans les écoles et doit subvenir à ses besoins et à ceux de son mari en prison en donnant des cours privés plusieurs heures par jour. Mais Ada est irréductible. Elle participe activement aux plans d'évasion de son mari, en vain, et en tant que telle, elle fait l'objet d'écoutes téléphoniques, de harcèlement et de perquisitions. Elle écrit 977 lettres à Ernesto, toutes contrôlées par le régime, souvent censurées, parfois même saisies, ainsi que les réponses. La conscience que des yeux étrangers épient l'intimité de son cœur et de son esprit la conduit à dénoncer, en vain, la violation de la liberté personnelle. Elle sait que l'échange de lettres est le seul moyen de garder son mari en contact avec le monde antifasciste et de maintenir son moral. Après tout, ils s'étaient mis d'accord sur un code avant l'incarcération et il lui passe souvent des poignées de main, des baisers et des câlins, des notes en boule contenant des messages secrets.

Entre 1931 et 1939, Ada rend visite à son mari tous les 30 à 40 jours, même lorsqu'il est transféré dans des prisons éloignées. Il s'agit d'entretiens d'une demi-heure, toujours en présence de gardiens, parfois interceptés et retranscrits. Grâce aux écoutes téléphoniques, la police prend connaissance de la propagande qu'elle mène auprès des étudiants afin de former des jeunes conscients de la valeur de la liberté et de la démocratie. C'est grâce à elle que, le 8 septembre 1943, la Résistance fonde à Bergame un groupe politique préparé. Enfin en '37 une amnistie est accordée et la peine d'emprisonnement d'Ernesto est convertie en emprisonnement qui comprend, en plus du domicile forcé, une série d'interdictions et de prescriptions, y compris la surveillance continue et rapprochée par un soldat armé. L'île de Ventotene à laquelle il est destiné lui permet de vivre quelques semaines par an avec sa femme : la première fois qu’il se sont embrassés dans la solitude, c'est en 1939, après huit ans de mariage, mais même dans des circonstances aussi intimes, le garde est resté devant la porte toute la nuit. À cette époque, Ernesto écrit avec le communiste Altiero Spinelli et le socialiste Eugenio Colorni le Manifeste pour une Europe libre et unie, aussi simplement appelé Manifeste de Ventotene. Ada partage l'idée que le nationalisme dont étaient issues les dictatures nazi-fascistes ne pouvait être efficacement contré que par une Fédération européenne des États et elle travailla dur pour diffuser le Manifeste : pour l'enlever de l'île, elle le cache dans les sangles de son robe, puis elle le fait dactylographier et le distribue aux étudiants antifascistes et aux jeunes réfugiés. À la fin de 42, Ada est convoquée à la “Casa del Fascio” (Maison du Fascisme) mais ne se présente pas. Puis elle aussi est envoyée en confinement, dans des lieux autres que Ventotene. Cependant, suite à la destitution et à l'arrestation de Mussolini, les deux finalement peuvent se retrouver à Milan où ils participent à la fondation du Mouvement fédéraliste européen. Puis, contraints de quitter l'Italie pour se réfugier en Suisse, ils font de leur demeure à Genève un centre politique de propagande fédéraliste, ainsi qu'un lieu de rencontre pour les réfugiés et les résistants européens. Ada a une capacité extraordinaire à nourrir les énergies de son mari qui souffre maintenant sur le plan psychophysique du long emprisonnement et des privations ultérieures découlant du confinement. Et elle est très habile à unir les gens autour d'elle, faisant un pont infatigable entre tous. C'est elle qui donne une forte impulsion à la propagande par la distribution d'articles et de tracts. Et c'est encore elle, lorsqu'elle devient trésorière et secrétaire de la section fédéraliste de Genève, qui s'emploie à impliquer les femmes dans son projet. De ce climat politique passionné et intense qui règne autour des Rouges naît la « Déclaration fédéraliste des mouvements de résistance européens » en 1944.

La fin de la guerre retrouve le couple à Milan où il s'est précipité pour assister à l'effondrement définitif de la dictature.

Lorsque Ernesto reçoit le poste de sous-secrétaire à la reconstruction du premier gouvernement de l'Italie libérée, Ada le rejoint dans la capitale et travaille pour le Parti Action en se consacrant à la distribution de nourriture et de médicaments parmi la population et à l'organisation d'un programme extra-scolaire pour les étudiants. Voir le Conseil national se réunir pour la première fois, qui remplace provisoirement le Parlement, lui fait revivre toutes les émotions des années passées, les sacrifices, les angoisses, les luttes audacieuses et clandestines. Dépourvue d'ambition, lorsque son mari commence à souffrir de crises dépressives, elle choisit de rester près de lui, une compagne dévouée « d’ idéaux et de la vie », comme elle se définit elle-même, abandonnant l'école et toute forme de protagonisme. Par amour pour lui, elle renonce aussi à la maternité. Elle crée pour lui un salon intellectuel et politique, comme elle l'a déjà fait à Genève, dans lequel elle implique parents, amitiés, collaborateurs, camarades et camarades de parti, socialistes, radicaux, pro-européens. Elle promeut pour lui des conférences et des tables rondes, s'occupe de dactylographier ses discours et articles pour les journaux et participe à toutes ses batailles politiques et sociales. Précurseuse pour son époque, Ada ne perd jamais l'enthousiasme et l'énergie pour promouvoir le projet fédéraliste, ni au lendemain de la Libération alors qu'il était clair que les temps n'étaient pas mûrs, ni après l'échec de la CED (Communauté européenne de défense) car contrairement à son époux, elle accepte que le processus d'intégration se fasse, pour l'instant, uniquement en référence à certains aspects communs aux États concernés, comme l'économique. C'est ainsi qu’elle accueille avec joie le traité de Rome de 1957 qui institue la CEE (Communauté économique européenne). Au fil des années, Ada se retrouve à différencier sa ligne politique de celle de son mari et, au début, elle n’était pas si sûre d'adhérer au Parti radical tant il lui semble peu pro-européen et excessivement attaché aux attitudes provocatrices. Mais, après la mort d'Ernesto, survenue en 1967, les batailles pour le divorce, pour l'avortement, pour le désarmement la conquièrent de plus en plus jusqu'à ce qu'en 1987, où elle se présente aux élections politiques comme candidate du mouvement avec l'intention de créer le Parti Radical Transnational, encourageant les plus jeunes, comme Emma Bonino, à accélérer les choses. Dans les dernières années de sa longue vie, elle est devenue la gardienne des écrits de son mari et témoin d'un passé glorieux, donnant des interviews et intervenant dans les écoles pour rester proche des jeunes. A sa mort, presque centenaire, elle est enterrée dans le cimetière monumental de Trespiano à Florence à côté du temple funéraire dédié aux jiellistes (les membres du mouvement Justice et Liberté) où repose Ernesto Rossi.

 

Traduzione inglese
Syd Stapleton

She liked to call herself a daughter of the nineteenth century, but she was a revolutionary protagonist of the twentieth century and one of the first European federalists. She was cultured, energetic, independent, and she knew how to combine altruism and moral intransigence, a sense of sacrifice and human warmth, audacity and romanticism, concreteness and absolute dedication to her ideals of freedom and equality. She was born in 1899 in Golese, a village then in the province of Parma, and she immediately began to breathe a European air within her family, which was half Italian-French and half Swiss-Polish. Her grandparents passed on to her their Risorgimento values - a sense of justice and the critical spirit that allows you to think for yourself, even at the cost of putting yourself in jeopardy. Her desire for freedom and equality led her to enroll in the Faculty of Mathematics and Physics at a time when female university students were less 10% of those enrolled, and she sought economic independence through a job, instead of, as was the custom then, through a good marriage. She graduated in 1924, the year of the establishment of the fascist dictatorship, and she immediately began to work as a teacher. Through her work, she met Ernesto, a professor of legal and economic sciences, who shared her same last name, and who was wanted by the police for his collaboration with the anti-fascist newspaper "Non mollare" (Don’t Give Up) and for underground activities. Ada was a dreamer and an idealist, and a romantic bond with a man capable of great moral and political strength, in open conflict with the fascist regime, attracted her like a magnet. A witness to beatings administered by fascist thugs, when she met Ernesto Ada was already firmly on the side of the dissidents, but she also wanted to take action. She accepted the task of distributing the anti-fascist press from France that Ernesto entrusted to her. She revealed herself to be a skilled propagandist and a trustworthy militant. Then when the liberal-socialist exiles Carlo Rosselli and Gaetano Salvemini founded the anti-fascist movement Giustizia e Libertà in Paris, she enthusiastically joined it, as did Ernesto who took over the leadership of the Milanese branch of the organization. Following a denunciation, he was arrested and the fascist secret police, the Ovra, took the opportunity to accuse him, without proof, of an attempt on the king’s life that had happened two years earlier. The trial that followed, before the Special Court set up to judge political defendants, ended with a sentence of 20 years in prison. It seemed that, for the two lovers, there was no longer the possibility of a future together, but the difficulties just made Ada even more firm in her intentions. The thought that marrying him constituted an open challenge to fascism gave an extra motivation to the idea. Despite everything, her innate optimism told her that things would change and that she would soon be able to embrace her beloved Ernest. So, the two were married on 24 October 1931 in the Pallanza prison. The provocative intent was immediately clear to the authorities, who arranged for Ada to be registered as a highly suspect element, to be kept under close surveillance both by the Bergamo police headquarters and the central political division of the Ministry of the Interior. As a result, she was excluded from teaching in schools and had to support herself and her husband's needs in prison by giving private lessons for many hours a day. But she Ada was indominable. She was an active part in her husband's escape plans, all in vain, and as such she became the object of wiretapping, surveillance and searches of her home. She wrote Ernesto 977 letters, all read by the regime, often censored, sometimes even seized, as well as the replies. The knowledge that hostile eyes were spying on the intimacy of her heart and her mind led her to denounce, albeit in vain, that violation of personal freedom. She knew that the correspondence was the only way to keep her husband in touch with the anti-fascist world and to sustain his morale. They had agreed on a code before his incarceration, and he often passed her, during handshakes, kisses and hugs, crumpled notes containing secret messages.

Between 1931 and 1939 Ada visited her husband every 30 or 40 days, even when he was transferred to distant prisons. These were half-hour encounters, always in the presence of guards, monitored and sometimes transcribed. Through wiretapping, the police learned of the propaganda work she carried out among her students in order to make young people aware of the value of freedom and democracy. It was thanks to her that on 8 September 1943 the Resistance found a prepared political group in Bergamo. Finally, in 1937 a partial amnesty was granted and Ernesto’s imprisonment was converted into a confinement which included, in addition to house arrest, a series of prohibitions and prescriptions, including continuous and close shadowing by an armed soldier. The island of Ventotene to which he was sent allowed him to live for a few weeks a year with his wife. Even so, the first time they could embrace each other in solitude was in 1939, after eight years of marriage. But even in such intimate circumstances a guard stayed outside the door all night. At that time Ernesto wrote, together with the communist Altiero Spinelli and the socialist Eugenio Colorni, the Manifesto for a Free and United Europe, also called the Ventotene Manifesto. Ada shared the idea that the nationalism from which the Nazi and Fascist dictatorships had sprung could only be effectively countered by a European Federation of States, and she worked hard to spread the Manifesto. To take it off the island she hid it in the straps of her dress, then he had it copied and distributed to anti-fascist students and young refugees. At the end of 1942 Ada was summoned to the Casa del Fascio but she did not respond to the summons. Then she too was sent to confinement, in places other than Ventotene. However, following the dismissal and arrest of Mussolini, the two were finally able to join together in Milan where they participated in the foundation of the European Federalist Movement. Then, forced to leave Italy to take refuge in Switzerland, they made their home in Geneva a political center for federalist propaganda, as well as a meeting place for refugees and members of the European Resistance. Ada had an extraordinary ability to reinforce the energies of her husband, who was suffering from the long imprisonment and further privations deriving from confinement, both psychologically and physically. And she was very skilled in uniting people around herself, making herself a tireless bridge between everyone involved. It was she who gave a strong impetus to their political work through the distribution of articles and leaflets. And it was also she, when she became treasurer and secretary of the federalist section of Geneva, who worked to involve women in the project. From this passionate and intense political climate, that revolved around the Rossi couple, came the "Federalist Declaration of the European Resistance Movements" in 1944.

The end of the war found the couple in Milan where they had rushed to witness the final collapse of the dictatorship.

When Ernesto received the post of Undersecretary for Reconstruction of the first government of liberated Italy, Ada joined him in the capital and worked for the Action Party, dedicating herself to the distribution of food and medicines among the population and to the organization of an after-school program for students. Seeing the National Council meeting for the first time, which temporarily replaced the Parliament, made her relive all the emotions of the past years, the sacrifices, the anxieties, the bold and clandestine struggles. Devoid of ambition, when her husband began to suffer from depressive crises, she chose to remain beside him, a devoted companion "of ideals and life", as she herself called herself, giving up teaching and any form of leadership. For his sake she had also given up motherhood. She created an intellectual and political salon for him, as she had already done in Geneva, in which she involved relatives, friendships, collaborators, women and men of the party, socialists, radicals, and pro-Europeans. For him, she promoted conferences and round tables, took care of typing his speeches and his articles for the newspapers, and participated in all of his political and social battles. Ahead of the times, Ada never lost the enthusiasm and energy to promote the federalist project, neither in the aftermath of the Liberation when it was clear that the times were not ripe, nor subsequently after the failure of the EDC (European Defense Community). Unlike her spouse, she accepted that the integration process was carried out, for the moment, only with reference to some of the aspects common to the States involved, such as their economies. So, she joyfully welcomed the 1957 Treaty of Rome which established the EEC (European Economic Community). As the years went by, Ada found her political views differentiating from those of her husband and, at first, she was not persuaded to join the Radical Party because it seemed to her insufficiently pro-European and excessively dedicated to provocative attitudes. But, after Ernesto's death, which took place in 1967, the battles for divorce, for abortion rights, and for disarmament engaged her more and more until, in 1987, she presented herself in the political elections as a candidate of the movement, with the intention of creating the Transnational Radical Party, encouraging the youngest, like Emma Bonino, to seize the time. In the last years of her long life, she became the custodian of her husband's papers and a witness to a glorious past, giving interviews and intervening in schools to stay close to the young. After her death, at almost a hundred years old, she was buried in the monumental cemetery of Trespiano in Florence, next to the funerary temple dedicated to the advocates of “Giustizia e Libertà” where Ernesto Rossi rests.