Calendaria 2022 - Mary Elmes

Mary Elmes



Rita Mota

 

Mary Elmes, studiosa e laureata alla prestigiosa Università del Trinity College a Dublino, voltò le spalle a una brillante carriera accademica per svolgere attività di volontariato in due dei peggiori conflitti del XX secolo. Durante la Guerra civile spagnola (1936-1939) istituì e gestì ospedali per l'infanzia, spostandosi di sito in sito mentre le truppe di Franco avanzavano. Quando era evidente che la Spagna non fosse più sicura, seguì i rifugiati spagnoli oltre il confine in Francia per trovarsi troppo presto in un'altra guerra: la Seconda guerra mondiale. In Francia seguitò ad aiutare i rifugiati e in piena crisi bellica rischiò la vita per salvare bambine e bambini ebrei dalla deportazione. Marie Elisabeth Jean Elmes aveva vissuto la turbolenza della guerra fin da giovanissima. Nacque il 5 maggio del 1908 in una prospera famiglia anglicana e progressista a Ballintemple, nella città di Cork. Suo padre Edward Elmes era un farmacista e sua madre Elisabeth si era battuta per il voto alle donne ed era stata la tesoriera della Munster Women's Franchise League. Mary e suo fratello minore John frequentarono entrambi la Rochelle School, un istituto moderno e ben attrezzato a Blackrock, Cork. La scuola imponeva una “rigorosa cortina di censura” ai propri alunni nel tentativo di proteggerli dagli sconvolgimenti politici del primo Novecento, ma invano.

 

La giovanissima Mary era a conoscenza della Prima guerra mondiale e, all'età di sette anni, confezionava calzini per i soldati che combattevano in prima linea. La guerra arrivò molto più vicina a casa nel maggio 1915 quando il transatlantico Cunard, il Lusitania, fu silurato da un U-boot tedesco al largo della costa di Cork. Lei e la sua famiglia si unirono alle migliaia di persone accorse a Cobh per aiutare i sopravvissuti. Più tardi avrebbe detto ai propri figli che le scene strazianti alle quali aveva assistito sulla banchina quel giorno erano rimaste con lei per tutta la vita. Ebbe motivo anche di ricordare la Guerra d'indipendenza irlandese. Nel 1920, l'azienda di famiglia in Winthrop Street fu bruciata dalle forze britanniche. Nonostante il tumulto, Mary fu incoraggiata a viaggiare e a studiare. Quando finì la scuola trascorse un anno in Francia per poi tornare a casa con un francese quasi perfetto. Ha continuato a studiare lingue moderne (francese e spagnolo) al Trinity College di Dublino, dove primeggiava. Nel 1931 vinse una Medaglia d'Oro per l'eccellenza accademica e, dopo la laurea, una borsa di studio alla London School of Economics (Lse). Un suo ex-professore al Trinity College, T.B. Rudmose-Brown, si dichiarò entusiasta della «insolita intelligenza» e della «carriera accademica eccezionalmente brillante» di Mary. A Londra, i riconoscimenti continuarono ad arrivare. Nel 1936 vinse un'altra borsa di studio, questa volta per studiare relazioni internazionali a Ginevra. Nello stesso anno, quando scoppiò la Guerra civile spagnola, Mary, profondamente consapevole della situazione politica, non era affatto preparata alla sofferenza di cui fu testimone quando si offrì volontaria con il servizio di ambulanza di sir George Young. Nel febbraio del 1937 arrivò in Spagna e fu assegnata alla stazione di alimentazione di Almeria. Ben presto si guadagnò esperienza e fu reputata una amministratrice scaltra e abile, lucida ma non sentimentale, capace di gestire faccende pratiche anche nel caos di una guerra. Con l'avanzare dell'esercito fascista, Mary si spostò verso est, da Murcia ad Alicante e poi in montagna a Polop, dove allestì e diresse ospedali pediatrici. Quando suo padre morì inaspettatamente a Cork alla fine del 1937, perse il funerale perché si rifiutò di abbandonare il suo posto visto che non fu possibile trovare una sostituta. Lasciò la Spagna solo quando era diventato impossibile per gli operatori umanitari rimanere e decise di seguire i suoi amati rifugiati spagnoli oltre confine. Qui Mary creò laboratori, mense, scuole e ospedali nei villaggi-campo eretti in fretta nel sud-ovest della Francia.

 

 

Credeva che anche in situazioni di estrema emergenza fosse utile far fare qualcosa di pratico alle persone. Ma non si limitava a organizzare e a dare ordini, partecipava alle stesse attività che organizzava. Stabiliva degli obiettivi e cercava di raggiungerli. Il suo approccio si potrebbe definirne clinico, chirurgico. Era risoluta nel suo lavoro e presto fu scelta come direttrice della delegazione quacchera a Perpignan, pur non essendo di fede quacchera. Centinaia delle sue lettere che sono sopravvissute rivelano una donna determinata e intraprendente, ma anche molto diplomatica. Queste caratteristiche si sarebbero rivelate vitali quando gli ebrei nel sud-ovest della Francia furono ammassati per essere deportati dal campo di Rivesaltes dove Mary Elmes trascorreva la maggior parte del suo tempo. I documenti giunti a noi descrivono come abbia “rapito” nove bambini ebrei dal primo convoglio diretto ad Auschwitz l'11 agosto 1942, nascondendoli nel bagagliaio della sua auto e conducendoli negli orfanotrofi che aveva allestito ai piedi dei Pirenei e lungo la costa all'inizio della guerra. Tra l’agosto e l’ottobre del 1942, Mary Elmes e i suoi colleghi salvarono circa 427 bambini dal campo di Rivesaltes. Le sue attività sovversive la portarono all'attenzione della Gestapo e all'inizio del 1943 fu arrestata e imprigionata per sei mesi. Quando la guerra finì, sposò il francese Roger Danjou a Perpignan ed ebbero due figli, Caroline e Patrick. In seguito parlava poco della guerra o di ciò che aveva fatto, rifiutando tutti i riconoscimenti. Nel 2011, nove anni dopo la sua morte avvenuta all'età di 93 anni, uno dei bambini da lei salvati, il professor Ronald Friend, l'ha proposta per il più alto riconoscimento israeliano; nel 2013 è stata nominata Giusta tra le Nazioni. È l'unica irlandese a detenere tale onore.

Fonti:

Il libro di Clodagh Finn, A Time to Risk All, Gill Books, Dublin, Ireland

Il film documentario It Tolls for Thee, 2017

 

Traduzione francese

Mary Elmes, étudiante diplômée de la prestigieuse université de Trinity College de Dublin, refuse une brillante carrière d’académicienne pour se dédier au bénévolat pendant deux des plus durs conflits du XXème siècle. Pendant la Guerre civile espagnole (1936-1939), elle installe et gère des hôpitaux pour les enfants, en se déplaçant d’un lieu à l' autre quand les armées de Franco avancent. Lorsqu' il devient évident que l’Espagne n’est plus un endroit sûr pour y rester, elle suit les réfugié.e.s espagnol.e.s en se retrouvant bientôt au milieu d’une autre guerre: la Seconde Guerre mondiale. En France, elle continue à aider les réfugié.e.s en risquant sa vie pour sauver les enfants de la déportation. Marie Elisabeth Jean Elmes a vécu la turbulence de la guerre depuis son enfance. Elle est née à Ballintemple, dans la ville de Cork, le 5 mai 1908 au sein d' une prospère famille anglicane et progressiste. Son père Edward Elmes est pharmacien et sa mère Elisabeth s’est battue pour donner au femmes le droit de vote et a été la trésorière de la Munster Women’s Franchise League. Mary et son petit-frère John vont à la Rochelle School, une école moderne et bien organisée à Blackrock, à côté de Cork. L’école impose à ses élèves un “rigide rideau de censure” pour les protéger des chocs politiques du début du siècle.

 

Mary, très jeune, connait la Première Guerre mondiale et à l’âge de sept ans, elle confectionne des chaussettes pour les soldats qui combattent en première ligne. En mai 1915, la guerre arrive à proximité de chez elle, quand le bateau transatlantique Lusitanie (?) est torpillé et coulé par un U-boot allemand pas loin de la côte de Cork. Elle et sa famille rejoignent alors les milliers de gens précipités à Cobh pour aider les survivant-e-s. Plus tard, elle dira à ses enfants que les scènes terribles qu’elle a vues ce jour-là allaient la hanter toute sa vie. Elle a aussi gardé en mémoire la Guerre d’indépendance irlandaise. En 1920, l’agence de sa famille située à Winthrop Street est bombardée par l’armée anglaise. En dépit de la bagarre, Mary est encouragée à étudier et à voyager. Après avoir fini l’école, elle passe une année en France, et rentre chez sa famille avec une connaissance presque parfaite de la langue française. Elle continue à étudier les langues modernes (le français et l’espagnol) au Trinity College de Dublin, où elle excelle. En 1931, elle gagne une médaille d’or pour son excellence académique et, après sa licence, une bourse pour étudier à la London School of Economics. Monsieur T. B. Rudmose-Brown, son ex professeur au Trinity College, se déclare enthousiaste devant «l’intelligence inhabituelle» et «la brillante carrière académique» de Mary. À Londres, elle continue à recevoir des prix. En 1936, elle gagne une autre bourse, cette fois-ci pour étudier les relations internationales à Genève. Durant la même année, quand la Guerre civile espagnole éclate, Mary, au courant de la situation politique, n’est pas du tout préparée à la souffrance dont elle va être témoin à bord de l’ambulance de M. George Young. En février 1937, elle arrive en Espagne et elle est engagée au dépôt alimentaire d’Almeria. Bientôt, elle a davantage d ' expérience et elle est considérée comme une administratrice habile et lucide, capable de gérer les affaires pratiques même au milieu du chaos de la guerre. À mesure que l’armée fasciste avance, elle se déplace vers l’Est, de Murcia à Alicante, et après à Polop, sur la montagne, où elle installe et gère des hôpitaux pédiatriques. Quand son père meurt brusquement, en 1937, elle ne peut assister à ses funérailles car elle refuse de quitter sa place. Elle ne quitte l’Espagne que quand, pour les soignants, il devient impossibile d’y rester et ce n’est qu’alors qu’elle décide de suivre ses ami.e.s réfugié.e.s espagnol.e.s au-delà de la frontière. Là, Mary crée des labos, des cantines, des écoles et des hostos, construits à toute vitesse dans le Sud-Ouest de France.

 

 

Elle croit que, même dans des situations d’extreme urgence, il est utile que les gens fassent des choses pratiques. Mais, en plus d’organiser, elle participe elle-même aux activités organisées. Elle vise des objectifs et essaie de les atteindre. Sa méthode, on peut la definir comme clinique, parfois même un travail de chirurgien. Elle est résolue dans son travail. Elle est choisie comme directrice de la délégation quaker à Perpignan, même sans être quaker. Des centaines de ses lettres, qui sont parvenues jusqu'à nous démontrent qu’elle est une femme déterminée et entreprenante mais aussi très diplomate. Cette qualité-ci a été très importante quand les juifs du Sud-Ouest de France ont été rassemblés pour être déportés au champ de Rivesaltes, où Mary passait la plus part de son temps. D' après les papiers qui nous sont parvenus, elle aurait “enlevé” neuf enfants juifs du train à destination Auschwitz le 11 août 1942, en les cachant dans le coffre de sa voiture pour les conduire aux orphelinats qu’elle avait créés au pied des Pyrénées et à proximité de la mer. Entre août et octobre 1942, Mary Elmes et ses collègues ont sauvé environ 427 enfants du champ de Rivesaltes. Ses activités subversives l’ont conduite à attirer l’attention de la Gestapo. Au début de 1943 elle a été emprisonnée pendant six mois. Après la fin de la guerre, elle a épousé le français Roger Danjou à Perpignan et ils ont eu deux enfants, Caroline et Patrick. Au cours des années suivantes, elle a peu évoqué la guerre et ce qu’elle avait fait et elle a refusé tous les prix. En 2011, neuf ans après son décès, qui s'est produit à l’âge de 93 ans, un des enfants sauvés par elle, le professeur Ronald Friend, l’a proposé pour le plus haut prix israélien: en 2013 elle a été nommée Juste parmi les Nations. Elle est l’unique femme irlandaise qui a reçu cet honneur-ci.

 

Traduzione inglese

 

Mary Elmes, a scholar and graduate from Dublin’s prestigious university, Trinity College, turned her back on a distinguished academic career to volunteer during two of the XX century’s worst conflicts. During the Spanish Civil War (1936-1939), she established and operated children's hospitals, moving from site to site as Franco's troops advanced. When it was evident that Spain was no longer safe, she followed the Spanish refugees over the border into France only to find herself entangled in another war: World War II. In France, she continued to help refugees and in the midst of the war, she risked her life to save Jewish children from deportation. Marie Elisabeth Jean Elmes had experienced the turbulence of war from a very early age. She was born on the 5th of May, 1908 into a prosperous, progressive Anglican family in Ballintemple, in the city of Cork, in the south of Ireland. Her father, Edward Elmes, was a pharmacist, her mother Elisabeth Elmes had fought for women’s voting rights and had acted as treasurer to the Munster Women's Franchise League. Mary and her younger brother John attended Rochelle School, a modern, well-equipped institution in Blackrock, Cork. The school imposed a "strict curtain of censorship" on its pupils in an effort to protect them from the political upheavals of the early twentieth century… in vain.

 

 

While still a child, Mary had been aware of World War I and, at the age of seven, had knitted socks for the soldiers fighting on the front. War came much closer to home in May 1915 when the Cunard liner, the Lusitania, was torpedoed by a German U-boat off the coast of Cork. She and her family joined the thousands who flocked to Cobh to help the survivors. Later, she was to tell her children how the harrowing scenes she had witnessed on the quay that day had remained with her all her life. She also had reason to remember the Irish War of Independence. In 1920, the family business on Winthrop Street in Cork was burned down by British forces. Despite the turmoil, Mary was encouraged to travel and study. When she finished secondary school, she spent a year in France and when she returned home, she could speak almost perfect French. She went on to study modern languages ​​(French and Spanish) at Trinity College Dublin, where she excelled. In 1931, she won a Gold Medal for Academic Excellence and, after graduation, a scholarship to the London School of Economics (LSE). One of her former Trinity professors, T.B. Rudmose-Brown, spoke enthusiastically about Mary's "unusual intelligence" and her "exceptionally brilliant academic career". In London, the accolades continued. In 1936, she won another scholarship, this time to study international relations in Geneva. That same year, when the Spanish Civil War broke out, Mary, though deeply aware of the gravity of the political situation, was not at all prepared for the suffering she witnessed when she volunteered with Sir George Young's ambulance service. In February 1937, she arrived in Spain and was assigned to the station at Almeria. She quickly gained experience and soon won a reputation as a shrewd, skilled administrator, lucid not sentimental, capable of handling practical matters even during a war. As the Fascist army advanced, Mary moved eastwards, from Murcia to Alicante, then into the mountains and Polop, where she set up and ran children's hospitals. When her father died unexpectedly in Cork in late 1937, she missed his funeral because she refused to leave her post when a replacement could not be found. She left Spain only when it became impossible for those providing aid to stay. At that point, she decided to follow her beloved Spanish refugees across the border into France. Here she set up laboratories, canteens, schools and hospitals in the hastily erected camp-villages in southwestern France.

 

 

She believed that even in situations of extreme emergency it was useful to have people do something practical. She did not simply organise activities and give orders, she took an active part in the activities she set up. She set goals and strove to achieve them. Her approach might be defined as clinical, surgical. She was steadfast in her work and was soon chosen as director of the Quaker delegation in Perpignan, although not a Quaker by birth but an Anglican. Hundreds of the letters that have survived reveal a determined and enterprising woman who was also very diplomatic. These characteristics were to prove vital when Jews in southwestern France were being herded from the Rivesaltes camp where Mary Elmes spent most of her time, for deportation. The documents that have come down to us describe how she actually "kidnapped" nine Jewish children from the first convoy bound for Auschwitz on the 11th of August 1942, hiding them in the boot of her car and whisking them away to the orphanages she had set up at the foot of the Pyrenees and along the coast at the beginning of the war. Between August and October 1942, Mary Elmes and her colleagues rescued about 427 children from the Rivesaltes camp. Her subversive activities brought her to the attention of the Gestapo and, in early 1943, she was arrested and imprisoned for six months. When the war ended, she married the Frenchman Roger Danjou in Perpignan and they had two children, Caroline and Patrick. Afterwards, she spoke little of the war and what she had done, rejecting all accolades during her lifetime. In 2011, nine years after her death at the age of 93, one of the children she had rescued, Professor Ronald Friend, nominated her for the highest Israeli award. Two years later she was named Righteous Among the Nations, the only Irish person to hold this honour.

 

Traduzione spagnola
Federica Agosta

 

Mary Elmes, estudiosa y licenciada en la prestigiosa Universidad Trinity College en Dublín, dio la espalda a una carrera académica rutilante para llevar a cabo actividades de voluntariado en dos de los peores conflictos del siglo XX. Durante la Guerra Civil española (1936-1939), instituyó y administró hospitales pediátricos, desplazándose de un sitio a otro mientras las tropas de Franco avanzaban. Cuando quedó claro que España no estaba un lugar seguro, siguió a los refuguiados españoles y cruzó la frontera francesa con estos últimos, para encontrarse, demasiado temprano, involucrada en otra guerra: la Segunda Guerra mundial. En Francia siguió ayudando a los refugiados y en plena crisis bélica arriesgó su vida para salvar de la deportación niñas y niños judíos. Marie Elisabeth Jean Elmes había experimentado la agitación de la guerra desde su juventud. Nació el 5 de mayo de 1908 en una próspera familia anglicana y progresista en Ballintemple, en la ciudad de Cork. Su padre, Edward Elmes, era farmacéutico y su madre Elisabeth había luchado por el derecho de las mujeres al voto y había sido la tesorera de la Munster Women’s Franchise League. Mary y su hermano menor John iban a la Rochelle School, un instituto moderno y bien equipado en Blackrock, Cork. La escuela imponía una “rigurosa cortina de censura” a los alumnos con la intención, aunque vana, de protegerlos da los trastornos políticos de principios del siglo XX.

 

 

La jovencísima Mary era consciente de la Primera Guerra mundial, y, a los siete años, tricotaba calcetines para los soldados que luchaban al frente. La guerra se se acercó mucho a su hogar en mayo de 1915, cuando el transatlántico Cunard, el Lusitania, fue torpedeado por un U-boot alemán cerca de la costa de Cork. Ella y su familia se unieron a las miles de personas llegadas a Cobh para ayudar a los supervivientes. Más tarde, la misma Mary le contó a sus propios hijos que las espantosas escenas de las cuales había sido testigo en el muelle aquel día se habían quedado con ella durante toda su vida. También tenía motivos para recordar la Guerra de Independencia Irlandesa. En 1920, la empresa de familia en Winthrop Street fue quemada por las fuerzas británicas. No obstante el alboroto, Mary fue animada al viaje y al estudio. Cuando terminó la escuela, pasó un año en Francia para luego regresar a casa con un francés casi perfecto. Siguió estudiando lenguas modernas (francés y español) en el Trinity College de Dublín, donde primaba sobre todos. En 1931 ganó una Medalla de Oro por su excelencia académica y, después de su licenciatura, ganó una beca en la London School of Economics (LSE). Un ex-profesor suyo del Trinity College, T.b. Rudmose-Brown, se declaró entusiasta de la «insólita inteligencia» y de la «carrera académica excepcionalmente rutilante» de Mary. En Londres le seguían llegando reconocimientos . En 1936 ganó otra beca, esta vez para estudiar relaciones internacionales en Ginebra. En el mismo año, cuando estalló la Guerra Civil española, Mary, profundamente consciente de la situación política, noestaba preparada al sufrimiento del que fue testigo cuando se ofreció como voluntaria con el servicio de ambulancia de Sir George Young. En febrero de 1937 llegó a España y fue asignada a la estación de alimentación de Almería. Al poco tiempo ganó experiencia y fue reputada una administradora lista y hábil, lúcida pero no sentimental, capaz de gestionar asuntos prácticos incluso en el caos de una guerra. Con el avance del ejército fascista, Mary se desplazó hacia el este, desde Murcia hasta Alicante y luego hacia la montaña, a Polop, donde montó y administró hospitales pediátricos. Cuando su padre murió inesperadamente en Cork a finales de 1937, se perdió el rito fúnebre porque había rechazado abandonar su colocación dado que no había sido posible encontrar quien la sostituyera. Dejó España solamente cuando se había hecho imposible quedarse para los operadores humanitarios, y decidió seguir a sus queridos refugiados españoles más allá de la frontera. Ahí Mary instituyó laboratorios, comedores, escuelas y hospitales en los campos erigidos rápidamente en el sur-oeste de Francia.

 

 

Creía que incluso en situaciones de extrema emergencia resultaba útil hacer hacer algo práctico a las personas. Pero ella no se limitaba a organizar y dar órdenes, dado que tomaba parte en las mismas actividades que organizaba. Establecía unos objetivos y trataba de alcanzarlos. Podríamos definir su método como clínico, quirúrgico. Era una mujer determinada en su trabajo y temprano fue elegida como directora de la delegación cuáquera en Perpiñán, aunque no era de fe cuáquera. Cientos de sus cartas que se han conservado revelan una mujer determinada y audaz, pero también muy diplomática. Estas características se revelaron vitales cuando los judíos en el sur-oeste de Francia fueron amontonados para luego ser deportados al campo de Rivesaltes, donde Mary Elmes pasaba la mayor parte de su tiempo. Los documentos que han llegado hasta nosotros describen cómo “secuestró” a nueve niños judíos da la primera escolta con dirección a Auschwitz el 11 de agosto de 1942, ocultándolos en el maletero de su coche, llevándolos a los orfanatos que ella misma había organizado a los pies de los Pirineos y cerca de la costa al comienzo de la guerra. Entre los meses de agosto y octubre de 1942, Mary Elmes y sus colegas salvaron aproximadamente a 427 niños y niñas del campo de Rivesaltes. Sus actividades subversivas la llevaron a la atención de la Gestapo y a principios del año 1943 fue detenida y encarcelada durante seis meses. Cuando la guerra terminó, se casó con el francés Roger Danjou en Perpiñán y tuvieron dos hijos, Caroline y Patrick. Luego hablaba poco acerca de la guerra o de lo que había hecho, rechazando todos los reconocimientos. En 2011, nueve años después de su muerte, acontecida a los 93 años, uno de los niños que ella misma había salvado, el profesor Ronald Friend, la propuso para el más importante reconocimiento israelita; en 2013 fue designada Justa entre las Naciones. Mary Elmes sigue siendo la única irlandesa en merecer semejante honor.

Fuentes:

El libro de Clodagh Finn, A Time to Risk All, Gill Books, Dublín, Irlanda

La película documental It Tolls for Thee, 2017.