Calendaria 2022 - Elisa Leonida Zamfirescu

Elisa Leonida Zamfirescu
Cristina Cruceanu



Martina Zinni

 

Tra le figure femminili che attraverso la loro determinazione e ambizione hanno contribuito a smuovere la mentalità antica che vedeva la cucina e la casa come unici luoghi designati per le donne, c’è sicuramente Elisa Leonida Zamfirescu, considerata la prima ingegnera al mondo. Nata a Galati, in Romania, il 10 novembre del 1887, Elisa Leonida Zamfirescu si è contraddistinta oltre che per il suo talento, per la sua perseveranza e il suo coraggio, grazie ai quali è riuscita a trasformare l’ostilità nei suoi confronti in ammirazione. Il suo sogno era quello di diventare ingegnera chimica come il nonno materno Charles Gill, ma il suo essere donna ha fatto sì che gli ostacoli da superare fossero di gran lunga maggiori. Il primo lo ha incontrato quando, dopo aver conseguito la maturità a Bucarest, decise di rimanere nella città e iscriversi alla Scuola di ponti e strade (oggi Politehnica) dove però non riuscì a entrare in virtù dei pregiudizi dell’epoca nei confronti delle donne. Fu ammessa in seguito, non senza difficoltà, alla Reale accademia delle scienze di Berlino, a Charlottenburg. Concluse i suoi studi nonostante l’avversione di colleghi e professori, riuscendo anche a far ricredere il rettore stesso che nel momento dell’ammissione aveva tentato di dissuaderla ricordandole, attraverso un famoso slogan tedesco nel quale erano indicati i valori che una donna doveva rispettare, ovvero Kinder, Küche, Kirche, che doveva concentrarsi rispettivamente sui bambini, sulla cucina e sulla chiesa, e che l’ingegneria, quindi, non era affare per lei. Nel 1912 diventò invece la prima ingegnera d’Europa suscitando anche l’interesse della stampa nella madrepatria che ne fece un esempio incoraggiando le giovani donne rumene a ispirarsi a lei. Ritornò in Romania dove iniziò a lavorare nell’Istituto Geologico come assistente, ma lo scoppio della Prima guerra mondiale portò all’interruzione della sua attività. Entrò a far parte della Croce Rossa e le fu affidato il compito di gestire degli ospedali sul fronte, riuscendo anche a ottenere delle onoreficenze. Proprio sul fronte incontrò e poi sposò l’ingegnere Costantin Zamfirescu, dal quale ebbe due figlie.

Dopo la fine della guerra, riprese la sua attività nell’Istituto Geologico dove lavorò inizialmente in un laboratorio piuttosto modesto. Man mano arrivò a gestire dodici laboratori e insieme a collaboratori e collaboratrici iniziò la ricerca di nuovi metodi e tecniche per analizzare la composizione di minerali, aiutando a rivelare così le ricchezze del sottosuolo rumeno. Sotto la sua guida, sono stati effettuati 85000 bollettini di analisi chimiche, un numero elevato anche per gli standard di oggi, ma che risulta ancora più impressionante se si pensa alle condizioni in cui è stato ottenuto. Tutti i dati venivano infatti raccolti manualmente ed Elisa Leonida Zamfirescu non si limitava a scrivere i risultati nelle rispettive tabelle, ma descriveva ogni procedimento in maniera dettagliata per contestualizzare ogni dato che otteneva, e ciò implicava uno sforzo notevole. I risultati di queste analisi sono stati pubblicati nella collana Studi economici dell’Istituto Geologico. Aveva l’abitudine di lavorare per moltissime ore e spesso anche giorni. A tal proposito, uno dei suoi nipoti, Alexandru Cazaban, scrisse che durante l’inverno del 1952-’53, la neve aveva sommerso la città ed Elisa fu costretta a rimanere giorni interi nel laboratorio perché aveva deciso di non andare via e continuare invece a lavorare pur sapendo che la neve avrebbe bloccato la capitale. Svolse ricerche sulla bauxite, minerale dal quale si ricava l’alluminio, e studi per la scoperta di nuove risorse di carbone, gas naturale, cromo, scisto bituminoso e rame, pubblicando numerose monografie sugli argomenti. Si concentrò anche sulla produzione del solfato di rame, utilizzato in seguito per eliminare i funghi nocivi dalle coltivazioni, sviluppando pure un metodo efficace per produrlo a partire dal rame. Si è dedicata inoltre a uno studio in cui ha esaminato le qualità della bentonite nella filtrazione del vino, individuando così le sue capacità di chiarificazione e purificazione del mosto. Le sue ricerche hanno riguardato anche le acque minerali della Romania e la composizione dell’acqua potabile per il consumo industriale. Viene ricordata come una donna precisa e rigorosa sul lavoro, ma gentile e sempre disponibile a dare consigli e contributi nella formazione delle giovani generazioni, attraverso corsi e lezioni per aiutarle nello sviluppare il loro interesse per la scienza.

Parallelamente all’attività laboratoriale, ha insegnato fisica e chimica presso la Scuola delle ragazze “Pitar Mos” e presso la Scuola di elettricisti e meccanici di Bucarest diretta dal fratello Dimitrie. Ha rinunciato alla pensione, fatto che la renderà popolare nell’immaginario collettivo nazionale, lavorando fino ai 75 anni, anche se effettivamente non smise mai di farlo. Morì il 25 novembre 1973. È stata la prima donna a diventare membro dell’Associazione generale degli ingegneri rumeni (Agir), oltre che membro dell’Associazione internazionale delle donne universitarie dove ha avuto un ruolo essenziale nel diffondere la conoscenza del lavoro femminile in Romania. Durante gli anni Cinquanta e Sessanta, quando la psicosi della bomba atomica raggiunse il momento più critico, Elisa Leonida Zamfirescu guidava, all’interno dell’Istituto Geologico, un’associazione composta da donne che si dichiarava contraria alla realizzazione della bomba atomica. A tal riguardo, l’associazione presentò una lettera di denuncia al comitato per il disarmo della Lancaster House di Londra sui pericoli delle armi atomiche. Nel 1997, su iniziativa della Confederazione nazionale delle donne in Romania, è stato istituito un premio a suo nome e assegnato alle donne che si sono contraddistinte nel campo della scienza e della tecnologia: “Premiul Elisa Leonida-Zamfirescu”. Dal 12 novembre 1993 la strada in cui ha vissuto a Bucarest ha preso il suo nome, così come una via di Galati, città dove è nata.

Elisa Leonida Zamfirescu ha contribuito a favorire l’inserimento delle donne nelle facoltà universitarie di natura tecnico-scientifica e nei rispettivi ambiti lavorativi e di insegnamento, aiutando a diminuire le disuguaglianze di genere. Nonostante le umiliazioni e i pregiudizi che ha dovuto affrontare, non ha mai rinunciato al suo sogno facendo ricredere anche i più scettici. Ha aperto le porte dell’ingegneria alle donne in Romania e nel resto del mondo, dimostrando che ci poteva essere qualcosa di più oltre la casa e la famiglia, indipendentemente da quello che imponeva loro la società.

 

Traduzione francese

 

Parmi les figures féminines qui, par leur détermination et leur ambition, ont contribué à bousculer l'ancienne mentalité qui considérait la cuisine et la maison comme les seuls lieux réservés aux femmes, il y a certainement Elisa Leonida Zamfirescu, considérée comme la première ingénieure au monde. Née à Galati, en Roumanie, le 10 novembre 1887, Elisa Leonida Zamfirescu s'est distinguée non seulement par son talent, mais aussi par sa persévérance et son courage, grâce auxquels elle a réussi à transformer l'hostilité à son égard en admiration. Son rêve était de devenir ingénieur chimiste comme son grand-père maternel Charles Gill, mais être une femme a fait que les obstacles à surmonter étaient beaucoup plus grands. Le premier l'a rencontré lorsque, après avoir obtenu son diplôme d'études secondaires à Bucarest, elle a décidé de rester dans la ville et de s'inscrire à l'École des ponts et routes (aujourd'hui Politehnica) où, cependant, elle n'a pas pu entrer en raison des préjugés de l'époque contre les femmes. Elle est ensuite admise, non sans difficultés, à l'Académie Royale des sciences de Berlin, à Charlottenburg. Elle a conclu ses études malgré l'aversion de ses collègues et professeurs, parvenant même à faire changer d'avis le recteur qui au moment de son admission avait tenté de l'en dissuader en lui rappelant, à travers un célèbre slogan allemand indiquant les valeurs qu'une femme devaitt respecter, c'est-à-dire Kinder, Küche, Kirche, c’est à dire qu’elle devait se concentrer respectivement sur les enfants, la cuisine et l'église, et que l'ingénierie, par conséquent, n'était pas une affaire pour elle. En 1912, elle devient au contraire la première ingénieure d'Europe, suscitant également l'intérêt de la presse de sa patrie, qui fait d'elle un exemple en encourageant les jeunes femmes roumaines à s'inspirer d'elle. Elle retourna en Roumanie où elle a commencé à travailler à l'Institut géologique en tant qu'assistant, mais le déclenchement de la Première Guerre mondiale a conduit à l'interruption de son activité. Elle rejoint la Croix-Rouge et se voit confier la tâche de gérer les hôpitaux sur le front, parvenant même à obtenir des décorations. Sur le front, elle rencontra puis épousa l'ingénieur Costantin Zamfirescu, avec lequel elle eut deux filles.

Après la fin de la guerre, elle reprend son activité à l'Institut géologique où elle travaille d'abord dans un laboratoire assez modeste. Peu à peu, elle arrive à diriger douze laboratoires et, avec des collaborateurs et collaboratrices, commence la recherche de nouvelles méthodes et techniques pour analyser la composition des minéraux, contribuant ainsi à révéler les richesses du sous-sol roumain. Sous sa direction, 85 000 rapports d'analyses chimiques ont été rédigés, un nombre élevé même selon les normes d'aujourd'hui, mais qui est encore plus impressionnant quand on pense aux conditions dans lesquelles il a été obtenu. Toutes les données en effet ont été collectées manuellement et Elisa Leonida Zamfirescu ne se limitait pas d'écrire les résultats dans les tableaux respectifs, mais elle décrivait chaque procédure en détail pour contextualiser chaque donnée obtenue, ce qui a nécessité un effort considérable. Les résultats de ces analyses ont été publiés dans la série Etudes économiques de l'Institut Géologique. Elle avait l'habitude de travailler pendant de nombreuses heures et souvent même des jours. A ce propos, l'un de ses neveux, Alexandru Cazaban, écrivit que au cours de l'hiver 1952-'53, la neige avait englouti la ville et qu'Elisa fut obligée de rester des journées entières au laboratoire car elle avait décidé de ne pas partir et de continuer à travailler même en sachant que la neige aurait bloqué la capitale. Elle a mené des recherches sur la bauxite, un minéral duquel on obtient l'aluminium, et des études pour la découverte de nouvelles ressources de charbon, de gaz naturel, de chrome, de schiste bitumineux et de cuivre, publiant de nombreuses monographies sur ces sujets. Elle s'est également concentrée sur la production de sulfate de cuivre, qui a ensuite été utilisé pour éliminer les champignons nuisibles des cultures, tout en développant une méthode efficace pour le produire à partir de cuivre. Elle s'est également consacrée à une étude dans laquelle elle a examiné les qualités de la bentonite dans la filtration du vin, identifiant ainsi sa capacité à clarifier et purifier le moût. Ses recherches ont également porté sur les eaux minérales de Roumanie et la composition de l'eau potable destinée à la consommation industrielle. On se souvient d'elle comme d'une femme précise et rigoureuse au travail, mais gentille et toujours disponible à donner des conseils et des contributions à la formation des jeunes générations, à travers des cours et des leçons pour les aider à développer leur intérêt pour les sciences.

Parallèlement à son activité de laboratoire, elle a enseigné la physique et la chimie à l'école de filles "Pitar Mos" et à l'école d'électriciens et de mécaniciens de Bucarest dirigée par son frère Dimitrie. Elle a renoncé à sa retraite, un fait qui la rendra populaire dans l'imaginaire collectif national, travaillant jusqu'à 75 ans, même si elle n'a en réalité jamais cessé de le faire. Elle est decedé le 25 novembre 1973. Elle a été la première femme à devenir membre de l'Association générale des ingénieurs roumains (Agir), ainsi que membre de l'Association internationale des femmes universitaires où elle a joué un rôle essentiel dans la diffusion des connaissances sur le travail des femmes en Roumanie. Au cours des années 50 et 60, lorsque la psychose de la bombe atomique atteint son moment le plus critique, Elisa Leonida Zamfirescu dirige, au sein de l'Institut géologique, une association composée de femmes qui se déclarent opposées à la création de la bombe atomique. A cet égard, l'association a présenté une lettre de plainte au Comité pour le désarmement de Lancaster House à Londres sur les dangers des armes atomiques. En 1997, à l'initiative de la Confédération nationale des femmes de Roumanie, un prix a été créé à son nom et décerné aux femmes qui se sont distinguées dans le domaine de la science et de la technologie : "Premiul Elisa Leonida-Zamfirescu". A partir du 12 novembre 1993, la rue où elle vivait à Bucarest a pris son nom, ainsi qu'une rue à Galati, la ville où elle est née.

Elisa Leonida Zamfirescu a contribué à promouvoir l'inclusion des femmes dans les facultés universitaires à caractère technico-scientifique et dans les domaines de travail et d'enseignement respectifs, contribuant ainsi à réduire les inégalités entre les sexes. Malgré les humiliations et les préjugés auxquels elle a dû faire face, elle n’a jamais renoncé à son rêve en faisant changer d’avis même les plus sceptiques. Elle a ouvert les portes de l'ingénierie aux femmes en Roumanie et dans le reste du monde, montrant qu'il pouvait y avoir quelque chose de plus que le foyer et la famille, indépendamment de ce que la société leur imposait.

 

Traduzione inglese
Chiara Celeste Ryan

 

Included in the female figures who, through their determination and ambition, have contributed in changing the traditional mentality, in which the kitchen and the home were the only places designated for women, is without doubt Elisa Leonida Zamfirescu, considered to be the first female engineer in the world. Born in Galati, Romania, on 10 November 1887, Elisa Leonida Zamfirescu stood out not only for her talent, but also for her perseverance and courage, by which she managed to turn hostility towards her into admiration. Her dream was to become a chemical engineer like her maternal grandfather Charles Gill, but as a woman the obstacles she needed to overcome were far greater. The first obstacle presented itself when, after graduating from high school in Bucharest, she decided to stay in the city and enrol in the School of Bridges and Roads (today the Politehnica) but was unable to enter due to the prejudices then held against women. She was later admitted, not without difficulty, to the Royal Academy of Sciences in Berlin, in Charlottenburg. She completed her studies notwithstanding the opposition from both fellow students and professors. She even managed to make the Dean reconsider his initial opinion: at the time of her admission he had tried to dissuade her, citing a famous German slogan eulogising the values that a woman should respect, namely Kinder, Küche, Kirche, counselling her that she should focus on children, the kitchen and the church, and that engineering was no business for her. In 1912 she became the first female engineer in Europe, arousing the interest of the press in her homeland. She became an example for young Romanian women, who were inspired to follow her. She returned to Romania where she began to work as an assistant in the Geological Institute, but her career was interrupted by the outbreak of World War I. She joined the Red Cross and was assigned the task of managing battlefront hospitals, and even won awards for doing so. It was at the front that she met and then married the engineer Constantin Zamfirescu, with whom she had two daughters.

After the end of the war she resumed her activity in the Geological Institute, where she initially worked in a rather modest laboratory. A little at a time she eventually took over the management of twelve laboratories. Together with her colleagues, she began researching new methods and techniques to analyse the composition of minerals, thus helping to reveal the riches in the Romanian subsoil. Under her guidance, 85,000 chemical analysis reports were drafted, a high number even by today’s standards, but even more impressive when one considers the conditions under which they were prepared. All the data was collected manually and Elisa Leonida Zamfirescu not only wrote up the results in the respective tables, but described each process in detail to contextualize each piece of data she obtained, necessitating considerable effort. The results of these analyses were published in the Economic Studies series of the Geological Institute. She had the habit of working for long hours and even for days at a time. One of her nephews, Alexandru Cazaban, wrote that during the winter of 1952-53, the city was covered in snow and having decided to stay and continue working, even though she knew that the snow would paralyse the capital, Elisa was forced to stay in the laboratory for days. She carried out research on bauxite, the mineral from which aluminium is obtained, and made the studies necessary for the discovery of mineral resources: coal, natural gas, chromium, oil shale and copper, publishing numerous monographs on the subject. She also concentrated on the production of copper sulphate, later used in the control of fungi harmful to crops, developing an effective method for producing it from copper. In addition she undertook a study in which she examined the qualities of bentonite in the filtration of wine, identifying its capacity to clarify and purify must. Moreover she researched the mineral waters of Romania and the composition of drinking water for industrial consumption. She is remembered as a precise and rigorous woman in the practice of her profession, but as also being kind and always available to give advice and make contributions to the education of younger generations, through the teaching of courses and lessons that aimed to help them develop their interest in science.

In parallel to her laboratory work, she taught physics and chemistry at the “Pitar Mos” School for Girls and at the School of Electricians and Mechanics in Bucharest, directed by her brother Dimitrie. Elisa Leonida Zamfirescu did not retire until the age of 75, renouncing her pension, a fact that made her popular in the national collective imagination. Even afterwards she continued working part time Until she died on 25 November 1973. She was the first woman to become a member of The General Association of Engineers in Romania (AGIR), as well as a member of the International Women’s University Association, where she played an essential role in spreading the knowledge of professional women in Romania. During the fifties and sixties, when the psychosis related to the atomic threat reached its zenith, Elisa Leonida Zamfirescu led, an association, within the Geological Institute, composed of women who openly promoted nuclear disarmament. The association presented a letter to the disarmament committee of Lancaster House in London regarding the dangers of atomic weapons. In 1997, on the initiative of the National Confederation of Women in Romania, a prize was established in her name for the recognition of women who have distinguished themselves in the field of science and technology: “Premiul Elisa Leonida-Zamfirescu”. Since 12 November 1993, the street where she lived in Bucharest has been named after her, as has a street in Galati, the city where she was born.

Elisa Leonida Zamfirescu has contributed in the increased hiring of women in technical-scientific university faculties and their respective working and teaching environments, helping to decrease gender inequality. Despite the humiliation and prejudice she faced, she never gave up on her dreams, causing even her the most sceptical detractor to reconsider. She opened the doors of engineering to women in Romania and the rest of the world, proving that there could be something beyond the home and family, regardless of the impositions of society.

 

Traduzione spagnola
Arianna Calabretta

 

Entre las figuras femeninas que a través de su determinación y ambición contribuyeron a modificar la antigua mentalidad que consideraba la cocina y la casa como únicos lugares designados para las mujeres, encontramos sin duda alguna a Elisa Leonida Zamfirescu, considerada la primera ingeniera del mundo. Nacida en Galati, en Rumanía, el 10 noviembre de 1887, Elisa Leonida Zamfirescu destacó tanto por su talento como por su perseverancia y su coraje, gracias a los cuales llegó a convertir la hostilidad para con ella en admiración. Su sueño era ser ingeniera química como su abuelo materno, Charles Gill, pero al ser mujer los obstáculos que tuvo que superar fueron mucho mayores. El primero fue cuando, tras terminar el bachillerato en Bucarest, decidió quedarse allí y matricularse en la Escuela de Puentes y Caminos (la actual Politécnica), donde no pudo entrar por los prejuicios de entonces hacia las mujeres. Más tarde fue admitida, no sin dificultades, en la Real Academia de Ciencias de Berlín, en Charlottenburg. Acabó sus estudios a pesar de la adversión de sus compañeros y profesores, incluso llegando a hacer cambiar de idea al Rector, que había intentado disuadirla durante su admisión recordándole, a través del famoso eslogan alemán Kinder, Küche, Kirche –que indicaba los valores que una mujer debía respetar concentrándose en los niños, en la cocina y en la iglesia–, que la ingeniería no era lo suyo. En cambio, en 1912 se convirtió en la primera ingeniera de Europa, suscitando también el interés de la prensa en su madre patria que la puso como ejemplo animando a las jóvenes rumanas a inspirarse en ella. Volvió a Rumanía donde empezó a trabajar como asistente en el Instituto Geológico, pero el estallido de la Primera Guerra Mundial causó la interrupción de su actividad. Se unió a la Cruz Roja y se le encomendó la tarea de dirigir algunos hospitales en el frente, también obteniendo así unos honores. Justo en el frente conoció al ingeniero Costantin Zamfirescu con el que se casó más tarde y de quien tuvo dos hijas.

Tras la guerra, reanudó su trabajo en el Instituto Geológico, donde en un principio trabajó en un laboratorio bastante modesto. Poco a poco llegó a dirigir doce laboratorios y, junto con sus colaboradores (hombres y mujeres) empezó una investigación de nuevos métodos y técnicas para analizar la composición de los minerales, ayudando así a revelar las riquezas del subsuelo rumano. Bajo su dirección se realizaron 85.000 informes de análisis químicos, un elevado número incluso para los estándares actuales pero que parece mucho más impresionante si se tienen en cuenta de las condiciones en que se obtuvieron. En efecto, todos los datos se recogían manualmente y Elisa Leonida Zamfirescu no se limitaba a anotar los resultados en las respectivas tablas, sino que también describía cada proceso detalladamente para contextualizar todos los datos obtenidos, lo que conllevaba un considerable esfuerzo. Los resultados de estos análisis se publicaron en la colección Estudios económicos del Instituto Geológico. Tenía la costumbre de trabajar muchas horas y a menudo días también. A este respecto, uno de sus nietos, Alexandru Cazaban, escribió que durante el inverno de 1952-53 la nieve sumergió la ciudad y Elisa tuvo que quedarse días enteros en el laboratorio porque había decidido no marcharse y seguir trabajando aun sabiendo que la nieve bloquearía la capital. Investigó sobre la bauxita, un mineral del que se obtiene el aluminio y estudió para descubrir nuevos recursos de carbón, gas natural, cromo, esquisto bituminoso y cobre, publicando numerosas monografías sobre estos temas. También se centró en la producción del sulfato de cobre, que posteriormente se utilizó para eliminar los hongos nocivos de los cultivos, desarrollando también un método eficaz para producirlo a partir del cobre. Además, se dedicó a un estudio en el que examinó las cualidades de la bentonita en la filtración del vino. Asimismo, sus investigaciones se ocuparon de las aguas minerales de Rumanía y de la composición del agua potable para el consumo industrial. Se la recuerda como una mujer precisa y rigurosa en el trabajo, pero amable y siempre dispuesta a dar consejos y contribuciones a la formación de las jóvenes generaciones a través de cursos y clases para ayudarles a desarrollar su interés por la ciencia.

Paralelamente a su trabajo de laboratorio, enseñó física y química en la Escuela de chicas “Pitar Mos” y en la Escuela de Electricistas y Mecánicos de Bucarest, dirigida por su hermano Dimitrie. Renunció a su pensión, hecho que le dio popularidad en el imaginario colectivo nacional, trabajando hasta los 75 años, aunque en realidad nunca dejó de hacerlo. Murió el 25 noviembre de 1973. Fue la primera mujer miembra de la Asociación General de los Ingenieros Rumanos (Agir) además de ser miembra de la Asociación internacional de mujeres universitarias, donde desempeñó un papel fundamental en la difusión del conocimiento del trabajo femenino en Rumanía. Durante los años 50 y 60, cuando la psicosis de la bomba atómica llegó a su momento más crítico, Elisa Leonida Zamfirescu lideraba, en el Instituto Geológico, una asociación formada por mujeres que se declaraba contraria a la realización de la bomba atómica. A este respecto, la asociación presentó una carta de queja a la Comité de desarme de Lancaster House de Londres sobre los peligros de las armas atómicas. En 1997, bajo iniciativa de la Confederación Nacional de Mujeres en Rumanía, se instituyó un premio en su nombre que se otorgó a las mujeres que se han distinguido en el campo científico y tecnológico: Premiul Elisa Leonida-Zamfirescu. Desde el 12 de noviembre 1993, la calle donde vivió en Bucarest lleva su nombre, así como una calle de Galati, la ciudad donde nació.

Elisa Leonida Zamfirescu contribuyó a fomentar la inclusión de las mujeres en las facultades universitarias de naturaleza técnico-científica y en sus respectivos ámbitos laborales y de enseñanza, ayudando a disminuir las desigualdades de género. A pesar de las humillaciones y de los prejuicios a los que tuvo que hacer frente, nunca renunció a su sueño haciendo recapacitar incluso a los más escépticos. Abrió las puertas de la ingeniería a las mujeres en Rumanía y en el resto del mundo, demostrando que podía haber algo más que la casa y la familia, independientemente de lo que imponía la sociedad.