Maria Bjönson
Gabriella Milia
Dongni Wei
Maria Björnson è stata uno dei maggiori talenti del teatro e dell'opera del Ventesimo secolo. Progettando sia le scene che i costumi, ha attuato importanti trasformazioni nel teatro shakespeariano, nel musical e nella produzione operistica. I suoi disegni erano sontuosi e inquietanti, i suoi set, che spesso funzionavano come gabbie magnificamente popolate, furono acclamati in Gran Bretagna e non solo. Maria Björnson è cresciuta come Maria Prodan, soprannominata Nini. Era figlia di una brillante donna rumena: Mia Prodan de Kisbunn, discendente da una famiglia nobile, e di un norvegese di nome Bjorn Björnson, nipote del Premio Nobel per la Letteratura Bjornstjeme Björnson, che non la riconobbe subito. Nacque il 16 febbraio del 1949 a Parigi dove si era trasferita la madre per studiare francese e fonetica alla Sorbona dopo il passaggio della Romania sotto l’influenza sovietica. Soltanto in età adulta, Maria seppe che era stata registrata con il cognome della famiglia paterna, quindi iniziò a utilizzarlo. Mia arrivò a Londra nel giugno del 1950, gravemente malata di tubercolosi e senza soldi, con la bambina, e andò da un parente, che la prese come domestica e abusò di lei. Trovò poi ospitalità da un altro rifugiato, Ion Ratiu, che insieme alla moglie Elisabeth accudì la piccola per due anni, mentre lei era in cura. Dopo essere guarita, Mia prese Maria di nuovo con sé. La separazione dalla madre e l’abbandono del padre che non incontrò fino a trent’anni segnarono la giovane profondamente; soffrì di insicurezze e ansie per tutta la vita. Inoltre, essere figlia illegittima in un'epoca in cui ciò era ancora motivo di emarginazione sociale e gli abusi subiti da parte di un uomo più anziano di cui lei si fidava, hanno contribuito a rendere molto difficili i suoi rapporti con gli uomini.
Come rifugiate, madre e figlia vivevano un’esistenza isolata, avevano poche amicizie e dovevano impegnarsi per procurarsi da mangiare. Si legarono tra di loro intensamente, si definivano "la coppia senza paura" che lottava contro il mondo per sopravvivere. Mia era un'intellettuale indipendente, parlava diverse lingue e non si sposò mai. Maria si sentiva in colpa, pensava di essere un peso per sua madre. Era nata con una palatoschisi che le conferiva una voce nasale, e fino all'età adulta fu affetta da balbuzie. La solitudine e l’isolamento in cui era vissuta da bambina l'avevano spinta a crearsi una esistenza interiore popolata da amiche e amici immaginari ed esotici che inserirà nelle sue scenografie. Già da piccola, disegnava pagine e pagine di persone dai costumi vivaci, ognuna con la propria storia. Ogni volto era diverso, ogni espressione esprimeva un'emozione specifica. Era un mondo pieno di colori, tessuti preziosi, gioielli e piume. Le prime scenografie di Maria furono gli interni di una grande casa delle bambole. Mia portò la figlia quattordicenne dall'artista Cecil Collins per avere un consiglio sulle sue capacità. Collins, che insegnava alla Central School of Art di Londra, capì subito che la ragazza aveva un talento geniale e suggerì alla madre di incoraggiarla a diventare scenografa piuttosto che pittrice. Così Maria Björnson entrò alla Central Saint Martin School of Art.
![]() |
Dalla povertà totale, Björnson divenne benestante grazie al suo lavoro e alla tardiva eredità paterna, ma odiava il denaro e donava quanto più poteva. Ha elargito una consistente somma a un ente di beneficenza rumeno, ha sostenuto un orfanotrofio rumeno e ha finanziato sceneggiatori e autori rumeni; ha offerto sussidi per lo sviluppo della logopedia in Sri Lanka e per le/gli operatori sanitari in Gran Bretagna. Si è anche dedicata molto alle/agli studenti della Central School of Art, dove era professoressa onoraria, dando loro insegnamenti e consigli per la carriera. Era molto amata per il suo genio creativo, per la generosità e per il suo spiccato senso dell’umorismo. Nel 1987 Maria Björnson divenne cittadina britannica, nonostante la madre avesse desiderato che rimanessero entrambe apolidi come protesta contro la tirannia di Ceausescu in Romania, dove sperava che un giorno potessero tornare come libere cittadine rumene. Maria non poté mai, né lo desiderava, liberarsi dal legame intenso che aveva con la figura materna. La donna, quando ebbe un ictus, sebbene cosciente, non fu più in grado di parlare né di scrivere e la figlia andava a trovarla spesso, le teneva la mano e le raccontava ogni evento della sua giornata. Legata in modo tanto esclusivo alla madre, ebbe difficoltà nei rapporti affettivi personali. Sette anni prima di morire iniziò una relazione con l'artista Malcolm Key, che fu suo amorevole partner fino alla fine, sebbene vivessero separati; diventò più serena, meno ansiosa e capì finalmente che poteva essere amata da qualcuno che non fosse sua madre. Quell'affetto le portò la pace e la felicità che non aveva mai conosciuto prima. Maria Björnson è morta prematuramente nella sua casa di Londra il 13 dicembre del 2002 a 53 anni.
![]() |
![]() |
![]() |
Björnson aveva iniziato la carriera al Citizens Theatre di Glasgow all'inizio degli anni Settanta con il regista Philip Prowse il cui intenso rigore si accordava con il suo. Ha messo in scena: Nella giungla delle città, Cenerentola, La vita di Galileo, Il gatto con gli stivali, Il crogiolo, Le tre sorelle, L'opera da tre soldi e Tiny Alice. Ha lavorato anche alla Scottish Opera e al Wexford Festival. Ma il suo progetto più rivoluzionario è stato La Tempesta (1982) presso la Royal Shakespeare Company. In esso la scena è dominata dallo scheletro della nave sulla quale Prospero e la figlia erano arrivati 12 anni prima. In questa versione, Prospero è coinvolto in un'angosciante lotta interiore con le sue emozioni e i suoi desideri. Il suo costume era quello di un mago rinascimentale, decorato con segni occulti, e il suo bastone finemente modellato era sormontato da una mano appuntita. Con questa opera la fantasiosa creatrice ottenne un grande successo e attirò l'attenzione del produttore Cameron Mackintosh, che le offrì di lavorare alla messa in scena di Il Fantasma dell’Opera. La genesi dello spettacolo risale ai primi anni Ottanta, quando Lloyd Webber e Mackintosh progettano la realizzazione del musical, liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Gaston Leroux. Racconta l'amore disperato di un geniale musicista dal volto sfigurato, che vive nei sotterranei dell'Opéra di Parigi, per la soprano Christine Daaé. Maria Björnson disegnò personalmente gli oltre 230 costumi e le ventidue scenografie, di cui è diventato particolarmente celebre il gigantesco lampadario che ogni sera levitava in aria durante l'ouverture e crollava sul palco al termine del primo atto. Sottolineò inoltre l’opulenza dell'Opéra di Parigi con pesanti tendaggi ondulati, cariatidi dorate e con una spettacolare discesa agli inferi attraverso un ponte inclinato che conduceva a un lago sotterraneo pieno di candele. «Abbiamo usato tende che si piegavano verso il basso e verso l'alto», ha scritto, «angoli turchi oscuri che non portano da nessuna parte e candele che spuntavano dal pavimento attraverso la nebbia». Le scenografie, che includevano oltre al lampadario che cade, una gondola che scivola sul lago sotterraneo e un’ampia scalinata, insieme ai sontuosi costumi, sono diventati parte della leggenda del teatro che pochissime/i hanno uguagliato. Dopo aver debuttato a Londra nel 1986, nel 1988 Il Fantasma dell’Opera approdò al Majestic Theatre di New York dove è stato rappresentato fino al 2023. Il musical è stato pure in tournée in tutto il mondo. Con questo lavoro formidabile la creatrice ha vinto il Tony Award per i migliori costumi e per le migliori scenografie.
![]() |
![]() |
Dopo quel successo, Maria Björnson ha lavorato ad Aspects Of Love di Lloyd Webber e al revival di Follies di Sondheim (1987), con ragazze vestite come lampadari e altre con torte nuziali o arpe sul capo. Dopo una controversa edizione della Bella addormentata alla Royal Opera House nel 1994, si dedicò nuovamente alla prosa nella stagione dell'Almeida Theatre di Londra nel biennio 1998-1999, disegnando i costumi di attrici come Diana Rigg e Cate Blanchett. Inoltre, furono particolarmente apprezzate le sue scenografie di Fedra e Britannico. Nel 2000 realizzò la scenografia e disegnò i costumi per la rappresentazione del testo di Anton Čecov Il giardino dei ciliegi in scena al Royal National Theatre con Vanessa Redgrave protagonista. Quando improvvisamente morì, Maria Björnson stava lavorando a diverse opere e aveva da poco consegnato il progetto completo per la messa in scena dello spettacolo Il Piccolo Principe, diretto da Francesca Zambello, che debuttò a Houston.
Traduzione francese
Rachele Stanchina
Maria Bjornson a été un des plus grands talents du théâtre et de l’Opéra du vingtième siècle. En projetant soit les scènes que les costumes, elle a mis en place des tranformations importantes au sein du théâtre de Shakespeare, de la comédie musicale et dans la production de l’Opéra. Ses dessins étaient somptueux et troublants; ses décors, souvent organisés comme des cages magnifiquement peuplées, ont été acclamés en Grande Bretagne et aux Etats Unis. Maria Bjornson croît sous le nom de Maria Prodan, dite Nini. Elle est fille d’une roumaine géniale, Mia Prodan de Kisbunn (descendante d’une famille noble), et du norvégien Bjorn Björnson, neveu du Prix Nobel pour la Litérature Bjornstjeme Björnson, lequel ne la reconnaît pas dès la naissance. Maria naît le 16 février 1949 à Paris, où sa mère s’est installée pour étudier à la Sorbonne le Français et la phonétique, à la suite du passage de la Roumanie sous l’influence soviétique. C’est seulement dans l’âge adulte que Maria découvre d’avoir été enregistrée avec le nom de famille de son père, et elle commence à l’utiliser. La mère de Maria, Mia, arrive avec sa fille à Londres au mois de juin 1950, affectée par une tuberculose sévère et sans moyens: elle s’installe chez un parent qui lui donne un travail de domestique tout en abusant d’elle. Successivement elle trouve aide chez un couple de réfugiés, Ion Ratiu et sa femme Elisabeth, qui s’occupent de la petite Maria pendant deux ans, le temps que Marie se soigne. Une fois guérie, Mia et Maria recommencent leur vie ensemble. Cependant, la vie de Maria est fortement marquée par la séparation de sa mère et l’abandon de la part de son père, qu’elle rencontre seulement dans l’âge adulte. Tout au long de sa vie elle souffrira d’incertitudes et d’anxiété. En plus, ses rapports avec les hommes ont été troublés soit par sa condition de fille illégitime (qui porte à cette époque à une véritable émargination sociale), soit par les abus subis par un homme plus agé qu’elle, auquel elle pourtant faisait confiance.
A cause del leur contition de réfugiées, mère et fille mènent une vie isolée, elles ont peu d’amis et doivent se débrouiller pour manger. Cette situation les pousse à ses lier profondément, tant qu’elles se nomment “le couple sans peur” qui lutte contre le Monde entier pour survivre. Mia est une intellectuelle indépendante, elle parle plusieurs langues et ne se mariera jamais. Maria craint d’ être un pois pour sa mère et se sent coupable: elle naît avec une fente palatine qui lui donne une voix nasale et elle bégaye tout au long de sa jeunesse. Pour échapper à la solitude et à l’isolement de son enfance, elle se construit toute une existence intérieure, peuplée par des amis et amies imaginaires et exotiques, lesquels par la suite vont trouver une place dans ses scénographies. Toute petite, elle remplit pages sur pages d’étranges personnages aux costumes flamboyants, chacun aves sa propre histoire. Les visages sont tous différents, les expressions faciales renvoient à une émotion précise: il s’agit d’un monde plein de couleurs, de tissus précieux, de bijoux et de plumes. Maria crée ses prémiers décors pour une grande maison de poupées, à l’âge de quatorze ans sa mère la conduit chez l’artiste Cecil Collins pour avoir un conseil sur son talent. Collins enseigne à la Central School of Art de Londres et comprend tout de suite le don génial de Maria: elle propose à la mère de l’adresser vers la scénographie plutôt que vers la peinture. C’est ainsi que Maria Bjornson entre à la Central Saint Martin School of Art.
![]() |
Grâce à son travail et à l’héritage paternel, qu’elle réçoit une fois adulte, Maria passe d’une situation de pauvreté totale à la prosperité, cependant elle déteste l’argent et pendant toute sa vie fait des dons au délà de ses possibilités. Elle aide surtout son Pays d’origine: elle offre des contributions importantes à une organisation caritative, soutien un orphelinat, finance des scénaristes et des acteurs roumains. En plus, elle fait des donations pour le développement de la logopedie au Sri Lanka et pour les professionnels de la santé en Grande Bretagne. Maria se dédie aussi aux étudiants de la Central School of Art, dont elle est professeur honoraire, en leur donnant des conseils pour la carrière à suivre. Les jeunes l’aiment beaucoup et apprécient surtout son génie créateur, sa générosité et son sens de l’ironie. En 1987 Maria Bjornson devient citoyenne britannique, bien que sa mère aurait voulu garder pour les deux la condition d’apatrides, en tant que démonstration de proteste contre la tyrannie de Ceaucescu en Roumanie. Elle confiait de pouvoir un jour rentrer dans le Pays d’origine sous le statut de libres citoyennes roumaines. Maria n’a jamais réussi, ni a voulu, couper son lien étroit avec la figure maternelle. Lorsque Mia est frappée par une apoplexie et n’arrive plus ni à parler ni à ecrire, tout en étant consciente, Maria lui rend visite souvent et lui raconte sa journée dans les moindres détails, lui tenant la main. Ce lien exclusif avec la mère lui empêche de tisser des relaxions affectives personnelles. C’est seulement sept ans avant sa mort qu’elle noue une relation avec l’artiste Malcolm Key qui devient son partenaire aimant jusqu’à la fin, même s’ils ne vivent pas ensemble. Dans cette période Maria est plus sereine, moins anxieuse, ayant pris conscience que quelqu’un d’autre que sa mère peut l’aimer. Cette relation lui donne une paix et un bonheur qu’elle n’a jamais connu auparavant. Le 13 décembre 2002, âgée de 53 ans, elle meurt prématurément dans sa maison de Londres.
![]() |
![]() |
![]() |
La carrière de Maria Bjornson démarre au Citizens Theatre de Glasgow au débuts des années soixante à côté du metteur en scène Philip Prowse, dont elle partage et admire la profonde rigueur,. A Glasgow elle mets sur scènes: Dans la jungle des villes, Cendrillon,La vie de Galileo, Le chat botté, Le creuset, Les trois sœurs, l’Opéra de quat’sous et Tiny Alice. Elle travaille aussi pour la Scottish Opera et le Wexford Festival, mais son projet le plus innovatif c’est La tempête en 1982 pour la Royal Shakespeare Company. Ici la scène est dominée par l’épave du navire qui a conduit sur l’île Prospère et sa fille douze ans auparavant. Dans cette version, Prospère est pris par une angoissante lutte intérieure entre ses émotions et ses désirs. Le personnage porte sur scène un costume de magicien au temps de la Rénaissance, décoré par des motifs occultes et tient un bâton finement cisélé surmonté par une main pointue. Grâce au succès immense de cette œuvre, la géniale artiste se fait remarquer par le producteur Cameron Mackintosh qui lui propose de s’occuper de la mise en scène de la pièce Le Phantôme de l’Opéra. La prémière idée du spectacle remonte au début des années quatre-vingts, lorsque Lloyd Webber et Mackintosh projettent la réalisation d’une comédie musicale librement inspirée au roman de Gaston Leroux. La pièce raconte d’un musicien génial au visage défiguré qui se cache dans les tunnels de l’Opéra de Paris et qui prouve un amour fou pour la soprano Christine Daaé. Maria Björnson dessine elle même plus que 230 costumes et 22 scénarios, parmi lesquels est devenu iconique le lustre géant qui chaque soir s’élévait dans le vide pendant l’ouverture et s’écroulait sur la scène à la fin du premier acte. Pour rendre l’opulence de l'Opéra de Paris, elle utilise des lourds rideaux ondulés, des cariatides dorées et réalise une spectaculaire descente aux enfers à travers un pont qui mène à un lac souterrain rempli de bougies. Elle écrit: ”Nous avons fait recours à des rideaux qui pouvaient se plier vers le haut aussi bien que vers le bas, à des coins obscurs qui ne menaient nulle part, à des bougies qui poussaient du plancher parmi le brouillard”. Ces scénarios, comprenant en outre un lustre qui tombe, une gondole qui glisse sur un lac souterrain, un grand escalier et des costumes somptueux, sont devenus une légende du Théâtre qui seulement un trés petit nombre de scénaristes a su égaler. Après son début à Londres en 1986, en 1988 Le Phantôme de l’Opéra arrive sur les scènes du Majestic Theatre de New York et reste en programmation jusqu’au 2023. Au même temps la comédie musicale part en tournée dans le monde entier et fait gagner à Maria Björnson le prix Tony Award pur les meilleurs costumes et scénarios.
![]() |
![]() |
Après cet immense succès Maria travaille sur Aspects Of Love de Lloyd Webber et au revival de Follies de Sondheim (1987), avec des filles habillées comme des lustres ou bien avec des gâteaux de mariage ou des harpes sur la tête. En 1994 elle met sur scène à la Royal Opera House une édition discutable de La belle au bois dormant; par la suite elle revient à la prose au sein de l'Almeida Theatre de Londres dans la saison 1998-1999, s’occupant de dessiner les costumes de scène d’actrices célèbres telles que Diana Rigg et Cate Blanchett. Dans cette période, ses scénarios pour Phédre et Britannique sont fortément appréciés. En 2020 Maria réalise les décors et les costumes pour la pièce La cerisaie de Anton Čecov au Royal National Theatre, avec Vanessa Redgrave comme protagoniste. Maria Björnson est en train de travailler sur plusieurs pièces et vient de terminer un projet pour la mise en scène de Le Petit Prince lorsqu’elle est atteinte par une mort prématurée. Son dernier spectacle débute à Houston sous la direction artistique de Francesca Zambello.
Traduzione spagnola
Gabriela Zappulla
Maria Björnson fue uno de los mayores talentos del teatro y la ópera del siglo XX. Diseñando tanto escenografías como vestuario, llevó a cabo importantes transformaciones en el teatro shakespeariano, los musicales y la producción operística. Sus diseños eran suntuosos e inquietantes, y sus decorados, que a menudo funcionaban como jaulas magníficamente pobladas, fueron aclamados en Gran Bretaña y más allá. Maria Björnson nació como Maria Prodan, apodada Nini. Era hija de una brillante mujer rumana: Mia Prodan de Kisbunn, descendiente de una familia noble, y de un noruego llamado Bjorn Björnson, nieto del Premio Nobel de Literatura Bjornstjeme Björnson, quien no la reconoció inmediatamente. Nació el 16 de febrero de 1949 en París, donde su madre se había trasladado para estudiar francés y fonética en la Sorbona después de que Rumanía pasara a estar bajo la influencia soviética. Solo en la adultez, Maria supo que había sido registrada con el apellido paterno, por lo que empezó a utilizarlo. Mia llegó a Londres en junio de 1950, gravemente enferma de tuberculosis y sin dinero, con la niña, y fue a vivir con un pariente quien la tomó como empleada doméstica y abusó de ella. Luego, encontró alojamiento con otro refugiado, Jon Ratiu, quien junto con su mujer Elisabeth, cuidó de la niña durante dos años, mientras ella estaba en tratamiento. Después de recuperarse, Mia volvió a llevarse a Maria con ella. La separación de la madre y el abandono del padre, a quien no volvió a ver hasta los treinta años, marcaron profundamente a la joven, quien sufrió inseguridad y ansiedad durante toda su vida. Además, el hecho de ser hija ilegítima en una época en que eso todavía era motivo de marginación social y los abusos que sufrió por parte de un hombre mayor en quien confiaba, contribuyeron a que sus relaciones con los hombres fueran muy difíciles.
Como refugiadas, madre e hija vivían una existencia aislada, tenían pocas amistades y debían esforzarse para conseguir comida. Se unieron mucho entre ellas, se definían como “la pareja sin miedo” que luchaba contra el mundo para sobrevivir. Mia era una intelectual independiente, hablaba varios idiomas y nunca se casó. María se sentía culpable y pensaba que era una carga para su madre. Nació con un paladar hendido que le daba una voz nasal y, hasta la edad adulta, padeció tartamudez. La soledad y el aislamiento que vivió de niña la llevaron a crear un mundo interior poblado de amistades imaginarias y exóticas que luego incluiría en sus escenografías. Desde pequeña ya dibujaba páginas y páginas de personas con trajes llamativos, cada una con su propia historia. Cada rostro era diferente, cada expresión transmitía una emoción específica. Era un mundo lleno de colores, tejidos preciosos, joyas y plumas. Las primeras escenografías de Maria fueron los interiores de una gran casa de muñecas. Mia presentó su hija de catorce años a la artista Cecil Collins para que la aconsejara sobre sus habilidades. Collins, que enseñaba en la Central School of Art de Londres, se dio cuenta inmediatamente de que la chica tenía un talento prodigioso y le sugirió a su madre que la animara a convertirse en escenógrafa en lugar de pintora. Así fue como Maria Björnson ingresó en la Central Saint Martins School of Art.
![]() |
De la pobreza absoluta, Björnson pasó a ser rica gracias a su trabajo y a la tardía herencia paterna, sin embargo, odiaba el dinero y donaba todo lo que podía. Donó una suma importante a una organización benéfica rumana, apoyó un orfanato rumano y financió a guionistas y autores rumanos; ofreció subvenciones para el desarrollo de la logopedia en Sri Lanka y para profesionales sanitarios en Gran Bretaña. También se dedicó mucho a sus estudiantes de la Central School of Art, donde era profesora honoraria, impartiendo clases y dando consejos sobre su carrera. Era muy querida por su talento creativo, por su generosidad y por su agudo sentido del humor. En 1987 Maria Björnson se convirtió en ciudadana británica, a pesar de que su madre deseaba que ambas permanecieran apátridas como protesta contra la tiranía de Ceausescu en Rumania, donde esperaba que un día podrían regresar como ciudadanas rumanas libres. Maria nunca pudo, ni quiso, librarse del vínculo intenso que tenía con su figura materna. Cuando la mujer sufrió un derrame cerebral, aunque estaba consciente, ya no podía hablar ni escribir y la hija la visitaba a menudo, le cogía la mano y le contaba todo lo que había hecho durante el día. Al estar tan unida a su madre, le costaba entablar relaciones afectivas personales. Siete años antes de morir, empezó una relación con el artista Malcolm Key, que fue su amoroso compañero hasta el final, aunque vivían separados; se volvió más serena y menos ansiosa y finalmente comprendió que podía ser amada por alguien que no fuera su madre. Ese afecto le aportó la paz y la felicidad que nunca había conocido antes. Maria Björnson murió prematuramente en su casa de Londres el 13 de diciembre de 2002 a los 53 años.
![]() |
![]() |
![]() |
Björnson empezó su carrera en el Citizens Theatre de Glasgow al comienzo de los años Setenta con el director Philip Prowse, cuya intensa rigurosidad encajaba con la suya. Puso en escena: En la jungla de las ciudades, Cenicienta, La vida de Galileo, El gato con botas, El crisol, Las tres hermanas, La ópera de los tres centavos y Tiny Alice. Trabajó también en la Scottish Opera y en el Wexford Festival. Sin embargo, su proyecto más revolucionario fue La tempestad (1982) en la Royal Shakespeare Company. En ella, la escena está dominada por el esqueleto del barco en el que Prospero y su hija habían llegado 12 años antes. En esta versión, Prospero está se ve envuelto en una angustiosa lucha interior con sus emociones y sus deseos. Su vestuario era el de un mago renacentista, decorado con símbolos ocultos, y su bastón finamente tallado estaba rematado por una mano puntiaguda. Con esta obra la imaginativa creadora tuvo un gran éxito y llamó la atención del productor Cameron Mackintosh, quien le ofreció trabajar en la puesta en escena de El fantasma de la ópera. El origen del espectáculo se remonta a los primeros años ochenta, cuando Lloyd Webber y Mackintosh planearon la realización de un musical, libremente inspirado en la novela homónima de Gaston Leroux. Cuenta la historia del amor desesperado de un genial músico de rostro desfigurado, que vive en los subterráneos de la Ópera de París, por la soprano Christine Daaé. Maria Björnson diseñó personalmente más de 230 vestuarios y 22 escenografías, entre las que destaca el gigantesco candelabro que cada noche se elevaba en el aire durante la obertura y se precipitaba sobre el escenario al final del primer acto. Además, subrayó la opulencia de la Ópera de París con pesadas cortinas onduladas, cariátides doradas y un espectacular descenso a los infiernos por un puente inclinado que llevaba a un vasto subterráneo lleno de velas. “utilizamos cortinas que se doblan hacia abajo y hacia arriba” escribió, “oscuros rincones ‘a la turca' que no llevan a ninguna parte y velas que emergían del suelo entre la niebla”. La escenografía, que incluía, el candelabro que caía, una góndola que se deslizaba por un lago subterráneo y una amplia escalinata, junto con los suntuosos trajes, se convirtió en parte de la leyenda del teatro que pocos han igualado. Tras su estreno en Londres en 1986, en 1988 El Fantasma de la Ópera llegó al Majestic Theatre de Nueva York, donde se representó hasta 2023. El musical también ha viajado por todo el mundo. Con esta obra formidable la creadora ganó el Tony Award al mejor vestuario y la mejor escenografía.
![]() |
![]() |
Tras ese éxito, Maria Björnson trabajó en Aspects of Love de Lloyd Weber y en el revival de Follies de Sondheim (1987), con chicas vestidas como candelabros y otras con pasteles de boda o arpas sobre la cabeza. Tras una controvertida edición de la Bella durmiente en la Royal Opera House en 1994, volvió a dedicarse al teatro de texto en la temporada del Almeida Theatre de Londres en el bienio 1998-1999, diseñando los vestuarios de actrices como Diana Rigg y Cate Blanchett. Además, fueron especialmente apreciadas sus escenografías para Fedra y Britanico. En 2000 realizó la escenografía y diseñó el vestuario para la representación de la obra de Anton Čecov El jardín de los cerezos en escena en el Royal National Theatre con Vanessa Redgrave como protagonista. Cuando falleció repentinamente, Maria Björnson trabajaba en varias obras y acababa de entregar un proyecto completo para la puesta en escena del espectáculo El Principito, dirigido por Francesca Zambello, que se estrenó en Houston.
Traduzione inglese
Syd Stapleton
Maria Björnson was one of the greatest theater and opera talents of the 20th century. Designing both sets and costumes, she implemented major transformations in Shakespearean theater, musicals and opera productions. Her designs were lavish and eerie, and her sets, which often functioned as magnificently populated cages, were acclaimed in Britain and beyond. Maria Björnson grew up as Maria Prodan, nicknamed Nini. She was the daughter of a brilliant Romanian woman - Mia Prodan de Kisbunn, descended from a noble family, and a Norwegian named Bjorn Björnson, grandson of Nobel Laureate in Literature Bjornstjeme Björnson, who did not immediately recognize her. She was born Feb. 16, 1949, in Paris, where her mother had moved to study French and phonetics at the Sorbonne after Romania came under Soviet influence. Only in adulthood did Maria learn that she had been registered under her father's family surname, so she began using it. Mia arrived in London in June 1950, seriously ill with tuberculosis and penniless, with the child, and went to a relative, who took her in as a maid and abused her. She then found hospitality with another refugee, Ion Ratiu, who together with his wife Elisabeth cared for the little girl for two years while she was in treatment. After recovering, Mia took Maria back with her. The separation from her mother and the abandonment by her father, whom she did not meet until she was 30 years old, marked the young girl deeply. She suffered from insecurities and anxieties all her life. In addition, being an illegitimate daughter at a time when this was still a cause for social marginalization, and the abuse she suffered from an older man whom she trusted, contributed to her very difficult relationships with men.
As refugees, mother and daughter lived an isolated existence, had few friendships, and had to work hard to get food. They bonded intensely with each other, calling themselves "the fearless couple" who struggled against the world to survive. Mia was an independent intellectual, spoke several languages and never married. Maria felt guilty, thought she was a burden to her mother. She was born with a cleft palate that gave her a nasal voice, and until adulthood she suffered from a stutter. The loneliness and isolation in which she had lived as a child had prompted her to create for herself an inner existence populated by imaginary and exotic friends and acquaintances whom she would include in her settings. Even as a child, she drew pages and pages of brightly costumed people, each with their own story. Each face was different, each expression expressed a specific emotion. It was a world full of colors, precious fabrics, jewelry and feathers. Maria's first sets were the interior of a large dollhouse. Mia took her 14-year-old daughter to artist Cecil Collins for advice on her skills. Collins, who was teaching at the Central School of Art in London, quickly realized that the girl had brilliant talent and suggested to her mother that she encourage her to become a set designer rather than a painter. Thus Maria Björnson entered Central Saint Martin School of Art.
![]() |
From abject poverty, Björnson became wealthy through her work and her late father's inheritance, but she hated money and donated as much as she could. She gave a substantial sum to a Romanian charity, supported a Romanian orphanage and funded Romanian screenwriters and authors. She offered grants for the development of speech therapy in Sri Lanka and for health workers in Britain. She was also very dedicated to the students of the Central School of Art, where she was an honorary professor, giving them teaching and career advice. She was much loved for her creative genius, generosity, and keen sense of humor. In 1987 Maria Björnson became a British citizen, despite the fact that her mother had wished for them both to remain stateless as a protest against Ceausescu's tyranny in Romania, where she hoped they might one day return as free Romanian citizens. Maria could never, nor did she wish to, free herself from the intense bond she had with her mother. When her mother suffered a stroke, although conscious, she was no longer able to speak or write, and her daughter visited her often, held her hand and told her every event of her day. Bound so exclusively to her mother, she had difficulty in personal emotional relationships. Seven years before her death, she began a relationship with artist Malcolm Key, who was her loving partner until the end, although they lived apart. She became more serene, less anxious, and finally realized that she could be loved by someone other than her mother. That affection brought her peace and happiness she had never known before. Maria Björnson died prematurely at her home in London on December 13, 2002, at the age of 53.
![]() |
![]() |
![]() |
Björnson had begun her career at the Citizens Theatre in Glasgow in the early 1970s with director Philip Prowse whose intense rigor matched her own. She staged In the Jungle of Cities, Cinderella, The Life of Galileo, Puss in Boots, The Crucible, The Three Sisters, The Threepenny Opera, and Tiny Alice. She also worked at the Scottish Opera and the Wexford Festival. But her most revolutionary project was The Tempest (1982) at the Royal Shakespeare Company. In it the scene is dominated by the skeleton of the ship on which Prospero and his daughter had arrived 12 years earlier. In this version, Prospero is involved in an agonizing inner struggle with his emotions and desires. His costume was that of a Renaissance magician, decorated with occult signs, and his finely fashioned staff was surmounted by a pointed hand. With this play the imaginative creator achieved great success and attracted the attention of producer Cameron Mackintosh, who offered her to work on staging The Phantom of the Opera. The genesis of the show dates back to the early 1980s, when Lloyd Webber and Mackintosh planned to produce the musical, loosely based on Gaston Leroux's novel of the same name. It tells of the desperate love of a genius musician with a disfigured face, living in the basement of the Paris Opera, for soprano Christine Daaé. Maria Björnson personally designed the more than 230 costumes and twenty-two sets, of which the giant chandelier that levitated in the air each night during the overture and collapsed onstage at the end of the first act became particularly famous. She also emphasized the opulence of the Paris Opéra with heavy wavy curtains, gilded caryatids and a spectacular descent into the underworld via a sloping bridge leading to an underground lake filled with candles. "We used curtains that bent downward and upward," she wrote, "dark Turkish corners leading nowhere and candles poking out of the floor through the fog." The sets, which included in addition to the falling chandelier, a gondola gliding over the underground lake and a sweeping staircase, along with the lavish costumes, became part of theater legend that very few have matched. After debuting in London in 1986, in 1988 The Phantom of the Opera landed at New York's Majestic Theatre where it was performed until 2023. The musical has also toured around the world. With this formidable work, the creator won the Tony Award for best costumes and best sets.
![]() |
![]() |
After that success, Maria Björnson worked on Lloyd Webber's Aspects Of Love and Sondheim's revival of Follies (1987), with girls dressed as chandeliers and others with wedding cakes or harps on their heads. After a controversial revival of Sleeping Beauty at the Royal Opera House in 1994, she turned her attention back to prose in London's Almeida Theatre season in 1998-1999, designing costumes for actresses such as Diana Rigg and Cate Blanchett. In addition, her set designs for Phaedra and Britannicus were particularly appreciated. In 2000 she created the set design and designed the costumes for a performance of Anton Chekhov's The Cherry Orchard staged at the Royal National Theatre with Vanessa Redgrave in the lead role. When she suddenly died, Maria Björnson was working on several operas and had recently delivered the complete design for the staging of The Little Prince, directed by Francesca Zambello, which premiered in Houston.







