Pistoia è una città toscana che rimane, in ambito turistico, piuttosto defilata rispetto alle vicine città d’arte: Firenze, Prato, Siena, Lucca, Pisa; forse è più nota per l’industria meccanica, per la produzione di organi, per i vivai, i ricami, le tessiture piuttosto che per le bellezze che ospita. Eppure la sua piazza centrale è un unicum medievale perché raccoglie nello stesso ampio spazio la Cattedrale con il campanile e il Battistero, ma anche il Palazzo dei Vescovi, il Palazzo pretorio e il Palazzo comunale ed è da sempre luogo di mercato. Nelle sue belle chiese – spesso rivestite di marmo bianco di Carrara e verde serpentino di Prato – si trovano pulpiti straordinari, come il capolavoro di Giovanni Pisano in Sant’Andrea e quello di Guglielmo da Pisa in San Giovanni Fuorcivitas. L’antico ospedale del Ceppo è ornato da un fregio di terracotta invetriata di scuola robbiana che raffigura in maniera mirabile le opere di misericordia corporali. Vivace è la vita culturale con festival (jazz), manifestazioni (arte), convegni (filosofia, storia locale, letteratura ); numerosi sono i teatri (tradizionalmente molto frequentati e con un altissimo numero di abbonati) dove si tengono spettacoli di vario genere; assai attive le due prestigiose Biblioteche comunali e interessanti i musei , fra cui quello monografico dedicato al concittadino Marino Marini.
Se il Medioevo è il periodo in cui la città ha svolto il ruolo più rilevante della sua storia, è vero anche che Pistoia ha avuto una vita politica e culturale vivace durante il Risorgimento e – in epoca più recente – ha evidenziato un forte sentimento antifascista; la popolazione si è distinta durante la Resistenza e il suo territorio – situato lungo la Linea Gotica – è stato teatro di varie stragi: il più alto numero di vittime (175 fra vecchi, donne e bambini) si ebbe nella zona del Padule di Fucecchio (agosto 1944); per tutto questo la città è stata insignita della medaglia d’argento al valor militare.
La toponomastica trae molti spunti dalla storia cittadina e dai personaggi che la animarono; comunque – a fronte di 294 uomini ricordati – le donne sono al momento solo 26, di cui 10 fra sante, beate e madonne, prevalentemente nelle strade centrali (come via della Madonna); sei nomi rimandano alla Shoah e alla Resistenza (Anna Frank, le due sorelle Cecchi, Ginetta Chirici, Maria Tasselli, Nilde Iotti), cinque appartengono a letterate ed educatrici (Corilla, Deledda, Manzini, Montessori, Borgioli), due sono scienziate (Ipazia e Rita Levi Montalcini); troviamo poi una grande attrice (Anna Magnani) ricordata nel giardino retrostante il teatro “Manzoni”, una giornalista vittima del proprio impegno (Ilaria Alpi) e una figura che si confonde con la leggenda, ispiratrice del poeta stilnovista Cino da Pistoia (Selvaggia Vergiolesi). Interessante notare che i nomi di tre giardini sono stati scelti, seguendo una “buona pratica”, attraverso un referendum popolare; visto anche che Pistoia – sul sito ufficiale – si autodefinisce “città di genere”, si spera che i segnali positivi provenienti dall’Amministrazione locale negli ultimi anni trovino ulteriori conferme nel futuro.
- GIANNA MANZINI (Pistoia 24.3.1896- Roma 31.8.1974)
Foto di Maria Pia Ercolini
Scrittrice oggi quasi dimenticata, nonostante i riconoscimenti e gli apprezzamenti ottenuti in vita. Dopo l’esordio con “Tempo innamorato”, nel 1930 fu l’unica donna scelta da Vittorini e Falqui per l’antologia “Scrittori nuovi”. Dopo il successo de “La sparviera” (’56) vinse il premio Campiello (prima donna) con “Ritratto in piedi”(’71), dedicato alla bella figura del padre anarchico assassinato dai fascisti; in un’altra opera (“Sulla soglia”) dialoga con la madre, durante un viaggio in treno.
- CORILLA (Pistoia 17.3.1727- Firenze 18.11.1800)
Foto di Maria Pia Ercolini
Maria Maddalena Morelli fin da giovane mostrò doti non comuni nell’improvvisazione poetica; nel 1761 istituì una sua Accademia detta Ordine dei Cavalieri Olimpici. Nel 1765 divenne poetessa della corte di Vienna, dove fu apprezzata anche da Metastasio; nel ’71 a Roma entrò in Arcadia con il nome di “Corilla Olimpica”. Il 31.8.1778 in Campidoglio fu incoronata “poetessa laureata” e ricevette il titolo di “nobile romana”, ma il popolino la accolse con risate e fischi; Corilla allora lasciò Roma e visse a Firenze tenendo un frequentato salotto letterario. La corona di alloro fu donata alla chiesa dedicata alla Madonna dell’Umiltà di Pistoia.
- SELVAGGIA VERGIOLESI
Foto di Laura Candiani
Come Dante ebbe la sua Beatrice, così il poeta stilnovista Cino da Pistoia ebbe come ispiratrice Selvaggia, pistoiese, di nobile famiglia ghibellina. Probabilmente fu moglie di un certo Focaccia de’ Cancellieri, ma i dati sono incerti e la figura si perde nella leggenda. Sembra che sia morta nel 1313 nel castello di Sambuca Pistoiese, dove si era rifugiata per sfuggire alle violenze dei Guelfi e per salvarsi dal rogo della rocca presso Piteccio in cui viveva.
- ANNA MAGNANI (Roma 7.3.1908 – 26.9.1973)
Foto di Laura Candiani
Frequentò la scuola di arte drammatica “E. Duse” e iniziò la straordinaria carriera con il teatro e il varietà. Nel ’55 ottenne l’Oscar per “La rosa tatuata” (prima attrice italiana protagonista di un film americano); i suoi successi non si contano: 2 David di Donatello, 5 Nastri d’Argento, 2 National Board of Review Awards, 1 Golden Globe, 1 Coppa Volpi, 1 Orso d’argento; è fra i pochissimi italiani ad avere una stella sulla Walk of Fame a Hollywood. Nel cinema italiano rimane la sua impronta indelebile: da “Roma città aperta” (’45) a “La lupa”( ’65), da “Bellissima” (’51) a “Mamma Roma” (’62), da “L’onorevole Angelina” (’47) a “Nella città l’inferno”(’59). Nel ’71 fu protagonista di tre film per la televisione; la sua ultima apparizione è un “cameo” nel film di Fellini “Roma” in cui sorride ironica entrando in un portone (’72).
- IPAZIA
Foto di Laura Candiani
Nata intorno al 360-370 ad Alessandria d’Egitto, figlia di Teone – suo primo maestro – fu “geometra”, astronoma, matematica, filosofa neo-platonica. Vittima del fanatismo cristiano in quanto donna e pagana, fu trucidata l’8.3.415 con strumenti taglienti (forse pezzi di vetro o conchiglie); i suoi miseri resti furono bruciati e il delitto rimase impunito.
- MARIA MONTESSORI (Chiaravalle – Ancona 31.8.1870 -Noordwijk- Paesi Bassi 6.5.1952)
Foto di Laura Candiani
Pedagogista, medica, filosofa, educatrice, si laureò in Medicina a Roma nel 1896 (prima donna dopo l’Unità). Si specializzò in pediatria e aprì la prima “Casa del bambini”(1907), mettendo in atto il suo metodo pedagogico rivoluzionario – poi apprezzato in tutto il mondo – per valorizzare la creatività e la libertà espressiva dei piccoli. Nacque dunque il “movimento montessoriano” da cui trassero vita sia la scuola magistrale sia l’Opera Nazionale “Montessori”, attività riprese con rinnovato slancio dopo la guerra, anche all’estero.
- ANGELA BORGIOLI (Pistoia 20.1.1890 – 21.11.1973)
Foto di Laura Candiani
Benefattrice e insegnante presso il Liceo Classico “Forteguerri”, fondò la Casa della Provvidenza “Giuseppe Camposampiero” in onore del suo maestro di vita, cattolico, collaboratore del sindaco La Pira, morto nel primo bombardamento di Pistoia nel ’43. Il centro iniziò l’attività il 20.1.1946 ospitando i primi 12 ragazzi di famiglie disagiate ai quali venivano garantiti istruzione e avviamento al lavoro.
- SORELLE CECCHI
Foto di Maria Pia Ercolini
Lina (Pistoia 1926 – 2002) e Liliana (Pistoia 1922 – 1998) vivevano nel popolare quartiere di San Marco dove il padre era un modesto commerciante di idee antifasciste, perseguitato dal regime. Dopo l’8 settembre, le due giovanissime non esitarono a entrare nella Resistenza e una celebre foto le immortala – fucile in mano – al momento della Liberazione di Pistoia.
- MARIA TASSELLI (Pistoia 1879 – 12.9.1943)
Foto di Laura Candiani
vittima di un atto di pura barbarie: subito dopo l’armistizio, cinque tedeschi in ritirata rastrellarono sei persone in modo del tutto casuale, nel centro di Pistoia, e le fucilarono in piazza San Lorenzo. I soldati tedeschi avevano preso sua figlia, ma Maria – nonna e madre – fece notare che era incinta di otto mesi, quindi fu catturata e uccisa al suo posto, davanti ai nipotini. La figlia per lo shock perse la bambina che attendeva, quindi le vittime dell’eccidio divennero sette innocenti.
- GINETTA CHIRICI (Pistoia 24.11.1924- Marzabotto 4.10.1944)
Foto di Maria Pia Ercolini
Dal ’43 si era trasferita a Bologna dove frequentava l’Università, ma si dedicava come volontaria all’alfabetizzazione delle donne nelle sperdute frazioni dell’Appennino. Come partigiana combattente entrò nella brigata Stella Rossa Lupo dove operò dall’1.11.43 alla morte; fu uccisa dai nazifascisti in località Cà Beguzzi presso Casaglia insieme ad altre 19 persone, durante l’eccidio di Marzabotto. Il 19.4.1995 l’Università di Bologna le ha conferito la laurea “honoris causa” in Scienze dell’educazione.
- LEONILDE IOTTI, detta Nilde (Reggio Emilia 10.4.1920 – Roma 6.12.1999)
Foto di Laura Candiani
Non esiste nella storia italiana del XX secolo una donna politica più rappresentativa e che abbia ottenuto cariche e incarichi altrettanto prestigiosi; dopo aver partecipato attivamente alla Resistenza, si laureò alla Cattolica di Milano nel ’42; animatrice dell’UDI e membro del PCI, venne eletta giovanissima deputata (2.6.46) e fece parte dell’Assemblea costituente. Con unanime plauso per il suo equilibrio e la sua equidistanza, dal 1979 al 1992 è stata presidente della Camera dei deputati, prima donna chiamata ad un incarico che rappresenta in Italia la terza carica dello Stato. Nel 1987 è stata la prima comunista e la prima donna incaricata di un mandato esplorativo per costituire un nuovo governo; nel 1992 fu la prima donna candidata alla Presidenza della Repubblica, ottenendo un grande successo personale.
- ANNA FRANK (Francoforte sul Meno 12.6.1929 – Bergen Belsen febbraio ’45)
Foto di Laura Candiani
Annelise Marie Frank si era rifugiata con la famiglia ad Amsterdam, per sfuggire alle persecuzioni antiebraiche; il 12.6.42 ricevette in dono il famoso quaderno per il 13° compleanno. Dopo pochi giorni i Frank furono costretti -insieme ad altre quattro persone, fra cui il giovane amico Peter – a nascondersi nell’ “alloggio segreto” dove Anna scrisse il suo celebre diario. Il 4 agosto ’44, in seguito ad una segnalazione anonima, il rifugio venne scoperto e tutti furono deportati, prima ad Auschwitz, poi a Bergen Belsen. Lei e la sorella Margot morirono di tifo; l’unico sopravvissuto del gruppo fu il padre Otto. Nel ’47 comparve la prima edizione del diario con il titolo “L’alloggio segreto”.