Collegate dal filo conduttore delle pari opportunità, sono state esposti in questi giorni, alla Centrale Montemartini di Roma, 71 pannelli provenienti da tutta Italia con immagini storiche, foto attuali e targhe stradali di donne che da sempre hanno agito nell’ombra e in piena luce, davanti a una metà del mondo che non ha mai avuto occhi per notarle.
Ne emergono mestieri antichi e nuovi, sconosciuti e diffusi, di nicchia e di massa. E così si scoprono le acquarole di Sicilia, venditrici di acqua da bere, contenuta in damigiane adagiate in ceste di vimini e trasportate da carretti di fortuna e le corallare di Torre del Greco, preferite agli uomini per la delicatezza delle loro mani che bucano e infilano rami di corallo per farne collane.
E ancora: le femminote dello Scilla e Cariddi, pastore, contadine, pescatrici e contrabbandiere di sale, bravissime nel baratto e nel commercio; le portatrici d’ardesia, che scendevano dalle cave liguri poste in quota fino ai magazzini costieri di Lavagna per imbarcare le pesanti lastre caricate sulla testa; le sessolote triestine, che usavano una pala di legno non piatta (sessola), piegata a mo’ di gronda, per lanciare in aria le granaglie da mondare…
E ancora, pittrici, musiciste, scrittrici che da sempre hanno mostrato grande talento senza acquisirne la meritata fama.
ILDEGARD (Friburgo – foto di Filippo Altobelli)
VITTORIA COLONNA (Napoli – foto di Maria Pia Ercolini)
I mestieri hanno sempre visto la presenza femminile – contadina, parrucchiera, sarta… – mentre le professioni sono state sempre appannaggio della componente maschile, tant’è che i nomi che le definiscono sono declinati al maschile.
MONDINE (Carpi (MO) – foto di Andrea Aldini)
SARTINE (Brindisi – foto di Marina Convertino)
MERLETTAIE (Offida (AP) – foto di Barbara Belotti)
Ora che anche le donne hanno accesso ai ruoli professionali, è tempo di usare un linguaggio adeguato e conveniente e declinare al femminile le professioni assolte dalle donne: avvocata, sindaca, prefetta, magistrata…
AVVOCATO (Francavilla Fontana (BR) – foto di Marina Convertino)
MAGISTRATO (Diamante (CS) – foto di Livia Capasso)
L’assenza di tracce e riconoscimenti femminili sul territorio porta a riproporre stereotipi di genere largamente superati dalla reale dinamica sociale, che vede le donne protagoniste della vita scientifica, culturale e politica.
RICERCATRICE
Attraverso inclusioni ed esclusioni dalla memoria collettiva, le targhe stradali sono in grado di far riemergere storie rimosse e contribuiscono ad aprire gli orizzonti a nuove generazioni alla ricerca di una propria identità.
Riportando a galla il vissuto e l’agito delle donne si combattono stereotipi e violenze e si consente alle giovani generazioni di ripensare liberamente alla propria collocazione nel mondo.
RITA LEVI MONTALCINI (Morbegno (SO) – foto di Rosa Enini)