Il lavoro di ricerca iniziato dalle storiche alcuni anni fa, fa emergere L’altra metà del Risorgimento[1], figure femminili estremamente attive nelle lotte per l’Unità d’Italia, in contrasto con le descrizioni contenute nei libri degli storici del Risorgimento. Nel periodo dal 1848 al 1866, anno in cui il Veneto venne unito all’Italia, c’è stata una grande mobilitazione femminile accanto ai compagni combattenti e/o clandestini. Si è sviluppata inoltre una forte solidarietà femminile oltre i confini degli Stati. Donne portatrici di pensieri politici e sociali, con il desiderio di conquistare i diritti di cittadinanza e di parità a tutti gli effetti. Come forme di protesta nascono i primi “flash-mob”: contemporaneamente, senza nessun avviso pubblico, a Venezia in San Marco e a Padova al Santo, le nobildonne Maddalena Montalban Comello e Leonilde Lonigo Calvi organizzano una messa solenne in suffragio del defunto Cavour e vanno tutte vestite a lutto coinvolgendo la cittadinanza e riempiendo entrambe le Basiliche. Oppure organizzano all’improvviso delle passeggiate collettive in Prato della Valle vestite in abiti tricolori sotto al naso della stupita polizia austriaca. Nobildonne che affrontano il carcere a testa alta a cui non viene scontato nulla. Donne che hanno dato fondo ai propri beni e messo a disposizione le proprie reti familiari per far espatriare gli esuli, sono poi ritornate nell’ombra nonostante i riconoscimenti pubblici e i doni del re Vittorio Emanuele che al posto di medaglie conferì loro anelli d’oro con gemme tricolori o bracciali con brillanti. Alcune di loro sono ricordate nelle strade del Veneto.
Foto 1 Antonia Masanello. Padova
Antonia Masanello (Cervarese Santa Croce 28 luglio 1833 – Firenze 20 o 21 maggio 1862)
Nata in provincia di Padova è l’unica garibaldina dei Mille che, facendosi passare per un uomo perché alle donne non era permesso partecipare alla spedizione, combatté con «disinvoltura e coraggio», ottenendo il brevetto di caporale e il congedo con onore dopo la capitolazione della fortezza di Gaeta (13 novembre 1861). Le sue gesta venivano raccontate nei filò che si facevano nelle nostre campagne diventando una leggenda tramandata attraverso il racconto orale. Fuggita con il marito nel 1860 partirono da Genova con destinazione Marsala e raggiunse i Mille a Salemi. Soltanto un paio di ufficiali erano a conoscenza della sua reale identità ed ebbero a dichiarare che Tonina “avrebbe potuto comandare un battaglione se la sua condizione di donna non glielo avesse impedito”. Finita la missione con i mille si stabilì a Firenze, dove terminò i suoi giorni nella primavera del 1862.
Foto 2 Laura Solera Mantegazza. Padova
Laura Solera Mantegazza (Milano, 15 gennaio 1813 – Cannero Riviera, 15 settembre 1873)
Laura Solera è stata, con Teresa Gonfalonieri e Adelaide Cairoli, una delle donne più attive per il progresso civile dell’Italia in epoca risorgimentale. Nata a Milano, dopo la morte della madre e la fuga del padre in Svizzera per motivi politici, viene affidata ad un medico milanese amico di famiglia che la considera come una figlia. Si sposa diciassettenne e si dedica alla loro educazione. Nel 1848 durante le Cinque Giornate di Milano organizza l’assistenza dei feriti. Negli stessi giorni viene pubblicato il suo scritto “Madre Lombard”, un incitamento all’impegno sociale e politico delle donne. In questo periodo fonda il Ricovero dei bambini lattanti, la Scuola per adulte analfabete e la Scuola Professionale femminile. Da ultima crea l’Associazione generale delle opere milanesi, un’associazione comprensiva di tutte le altre precedenti da lei istituite.
Foto 3 Adelaide Ristori. Padova
Adelaide Ristori (Cividale del Friuli 30 gennaio 1822 – Roma 9 ottobre 1906)
Attrice ammirata e apprezzata, recita nei teatri di tutto il mondo facendo conoscere l’arte drammatica italiana. Recita anche in inglese e in francese. Oltre al successo, guadagna molti soldi, cosa eccezionale per l’epoca. Si sposa con Giuliano Capranica del Grillo che la segue nella sua attività. Nel 1855 fa la sua prima tournée all’estero, a Parigi, dove debutta con Francesca da Rimini di Silvio Pellico e trionfa con Mirra di Vittorio Alfieri. Qui viene in contatto con numerosi fuoriusciti italiani come Daniele Manin. Lei stessa non perde occasione per rivendicare il problema dell’unità nazionale italiana nei teatri in cui si esibisce in terra italiana ma ancora sotto il dominio asburgico o borbonico. Regolarmente i suoi spettacoli vengono interrotti dalla polizia: dal palcoscenico lancia slogan a favore dell’Italia e di Vittorio Emanuele II. Per il suo patriottismo riceve gli elogi da Cavour che le affida nel 1860, in occasione della sua prima tournée a San Pietroburgo, una delicata missione presso la corte dello Zar. In Inghilterra, viene accolta con entusiasmo, soprattutto dagli immigrati italiani che si presentano alle sue recite sventolando nastri con il tricolore. Si ritira dalle scene nel 1855 occupandosi di assistenza ai bisognosi, emancipazione e diritti delle lavoratrici.
Foto 4 Gualberta Alaide Beccari. Padova
Gualberta Alaide Beccari (Padova 19.06.1842 – Villa S. Michele in Bosco 09.1906)
Nasce in una famiglia di idee repubblicane nella quale i sentimenti patriottici sono intrecciati con la passione per il teatro e un forte senso di impegno civile. I genitori sospettati di attività rivoluzionaria dalla polizia austriaca, nel 1859 si trasferiscono con la famiglia a Modena tra degli esuli veneti.
Gualberta fin da giovane manifesta il desiderio di diventare giornalista per battersi in favore dei diritti delle donne; diventa così protagonista di un’intensa stagione di dibattiti sull’emancipazione che le istanze risorgimentali incoraggiavano, nei quali rivendica la necessità di un rinnovamento morale della figura femminile quale base per il consolidamento della neonata nazione italiana. Il suo pensiero si basa sull’ideologia politica di Mazzini, che riconosce alle donne la cittadinanza sociale, professionale e politica, affermando che non solo devono essere ammesse al voto, ma possono anche essere votate ed elette come rappresentanti del popolo. Tornata in Veneto dopo l’annessione, strumento di questa battaglia è la rivista La Donna da lei fondata nel 1868 a Padova, riunendo attorno a sé un gruppo di poete, letterate, insegnanti, intellettuali, tra cui Anna Maria Mozzoni, Elena Ballio, Luisa Tosco, Giorgina Saffi. La rivista s’impone fin dal suo esordio come il più importante organo di discussione e informazione del primo movimento emancipazionista italiano, facendosi conoscere e apprezzare in tutta Italia.
Foto 5 Erminia Fuà Fusinato. Rovigo
Erminia Fuà Fusinato (Rovigo 23.10.1834 – Roma 30.09.1876)
Manifesta fin da ragazza un forte senso patriottico e comportamento deciso, amante delle lettere con la passione per la poesia. Partecipa agli avvenimenti risorgimentali attraverso l’attività cospiratrice del padre. Nel 1856, contro la volontà del padre, sposa Arnaldo Fusinato, poeta e patriota e intraprende l’attività insurrezionale con lui e il cognato Clemente diventando ben presto una loro importante collaboratrice nei collegamenti con il Comitato centrale di Alberto Cavalletto a Torino. E’ attiva tra Padova e Castelfranco. Insieme al marito e all’amica Enrichetta Usuelli Ruzza lavora nella rete cospirativa dei moderati e scrive poesie patriottiche. Nel 1861 si reca in Piemonte con un comitato di patrioti veneti e rivolge al re il famoso appello: “Sire, i Veneti soffrono e vi aspettano”. Nell’ottobre 1864, con i figli raggiunge il marito in esilio a Firenze.Dopo l’annessione del Veneto ricopre diversi ruoli pubblici e ufficiali come Ispettrice delle scuole femminili e come Direttrice della Scuola Superiore femminile della Palombella di Roma.
Foto 6 Teresa Casati Mestre-Venezia
Teresa Casati (Milano 17 settembre 1787 – 26 settembre 1830)
Di nobile famiglia milanese, sposa il conte Federico Confalonieri, carbonaro e massone. Lei è una “giardiniera”, la carboneria femminile, che invece di incontrarsi nelle “vendite” si incontra nei giardini o nei salotti. I due hanno una forte intesa intellettuale testimoniata dalle lettere che si scrivono quando sono lontani. Nel suo salotto Teresa mantiene i contatti con i più autorevoli liberali lombardi, e più frequentemente anche nel foyer della Scala. Dopo la sconfitta di Napoleone, a Milano arrivano gli austriaci che cominciano ad arrestare da subito alcuni cospiratori. La coppia intraprende un viaggio-fuga verso sud pedinati dalla polizia che registra tutti gli spostamenti e gli incontri. In questo viaggio Teresa matura l’idea che la soggezione in cui si trova il popolo, specie nello Stato della Chiesa, è il frutto di una educazione scolastica che fin dai primi anni sottomette il ragazzo impedendogli di pensare. Bisognava perciò sottrarre i giovani al dominio pedagogico esercitato dagli istituti religiosi e promuovere nuove forme di insegnamento. Comincia così a raccogliere fondi per creare nuove scuole che si ispirassero a nuovi modelli pedagogici favorendo idee libertarie, modelli come quelli del maestro Giacinto Mompiani che va a conoscere. Istituisce alcune scuole di insegnamento mutuo con l’aiuto del marito e mobilita le amiche giardiniere per finanziarle. Arrivate a 500 iscritti, le autorità, considerandole pericolose, fanno chiudere le scuole di insegnamento mutuo. Arrestato il marito per alto tradimento, Teresa si spenderà in viaggi a Vienna presso l’imperatore per salvarlo.
Jessie White Mario (Gosport 9.5.1832 – Firenze 5.3.1906)
Giornalista inglese in Italia per raccontare il nostro risorgimento ne divenne la patriota più ardente. Definita “Miss Uragano”, seguace di Mazzini, infermiera in quattro campagne con Garibaldi, venne incarcerata dove conobbe un altro patriota di Lendinara (RO) Alberto Mario che sposò. Visse anche a Lendinara dove esiste tuttora la casa e la tomba nel cimitero locale. Amica di Carducci, di Anna Kulischioff, di Anna Maria Mozzoni, di Gualberta Beccari. Da rapporti della polizia risulta attiva a Padova nella raccolta di fondi a seguito delle Cinque Giornate di Milano. Dal 1870 si occupa in tre progetti di ricerca riguardanti:
- il problema della pellagra nelle campagne, dovuta alla cattiva alimentazione dei braccianti.
- la ricerca sulle condizioni dei poveri di Napoli, vista erroneamente dal governo come una città molto prosperosa. Da questa sua ricerca fu pubblicato un libro – La miseria di Napoli – nel 1877.
- la salute dei minatori nelle solfatare siciliane. Una denuncia del largo uso di lavoro minorile e delle cattive condizioni di lavoro e di salute dei minatori siciliani che arrivavano ad essere inidonei al servizio militare.
Foto 7 Anita Garibaldi Rovigo
Anna Maria de Jesus Ribeiro da Silva (Morinhos Brasile 30 agosto 1821 – Mandriole Ravenna 4 agosto 1849)
Rivoluzionaria brasiliana naturalizzata italiana incarna l’ideale di amazzone che lotta per i diritti dei popoli. Nel 1840, in Brasile, combatte nella battaglia di Curitibanos e viene presa prigioniera dalle truppe imperiali brasiliane. Con uno stratagemma riesce a fuggire a cavallo e raggiunge il compagno Garibaldi nel Rio Grande do Sul. Grazie alla sua abilità a cavallo, sfugge ad una nuova cattura. Con il figlio appena nato lasciano il Brasile per andare a vivere in Uruguay dove si fermano sette anni e consolidano il loro rapporto con altre nascite e il matrimonio. Quando giungono dall’Europa notizie delle prime rivoluzioni europee decidono di partire per l’Italia e Anita con i figli si imbarca per raggiungere Nizza dove trova ospitalità dalla madre di Garibaldi. Gli eventi della Repubblica Romana vedono Garibaldi a Roma e Anita lo raggiunge per combattere. Nella fuga verso la Repubblica di Venezia Anita contrae la malaria, che la fermerà a Mandriole di Ravenna. E’ conosciuta come l’Eroina dei Due Mondi.
Foto 8 Maddalena Montalban Comello. Conegliano (TV)
Maddalena Montalban Comello (Conegliano 16 settembre 1820 – Venezia 31 maggio 1869).
Contessa di idee mazziniane partecipa attivamente alla vita della Repubblica di San Marco (1848-1849) aderisce con Elisabetta Michiel Giustinian, Teresa Manin, Teresa Mosconi Papadopoli e altre, alla Pia associazione pel soccorso ai militari raccogliendo fondi sia per la cura che per l’equipaggiamento dei battaglioni. Mette a disposizione le sale del proprio palazzo per la cura dei feriti. E’ tra le fondatrici del “Circolo delle Donne italiane” uno dei pochi giornali italiani femminili del ’48. Coordina il comitato rivoluzionario di Venezia e promuove iniziative, tra cui quella di far forgiare una spada da donare a Garibaldi a nome delle venete, per far liberare il Veneto che le costerà il carcere. Collabora sia con le organizzazioni democratiche e rivoluzionarie che con le organizzazioni moderate ponendo come ideale il raggiungimento dell’unità d’Italia. Sostiene l’azione di Garibaldi nell’impresa di Mentana spedendo alcune centinaia di camicie rosse fatte confezionare apposta dalle donne del comitato. In una lettera a Garibaldi, afferma: «La natura mi fece il torto di farmi donna perché il nostro sesso è pieno di schiavitù».
Nel 1861 viene arrestata una prima volta con altre cospiratrici unitarie, nel 1863 con Leonilde Lonigo Calvi con l’accusa di perturbazione di pubblica tranquillità e di alto tradimento, facendosi in tutto 28 mesi di reclusione. Definita cospiratrice di tutto rispetto viene inserita, unica donna, tra gli allontanati da Venezia con il bando del 1866. Dopo l’annessione viene ricevuta, assieme a poche altre patriote dal Re Vittorio Emanuele II che le fa omaggio di anello con pietre tricolori. Nel 1867 Garibaldi le rende visita, un anno prima della morte, causata da una malattia contratta in carcere.
[1] Nadia Maria Filippini, Liviana Gazzetta, a cura di, L’altra metà del Risorgimento. Volti e voci di patriote venete, Cierre, 2011