Clelia
Gli antichi romani hanno dedicato a una sola donna una statua in bronzo che la raffigurava a cavallo. È Clelia la ragazza degna di tanto eccezionale onore. E la statua, che già dal 30 a.C. non esisteva più, se l'è guadagnata con una “nuotata” leggendaria. Clelia è tra i venti ostaggi dati, in segno di pace, al re etrusco Porsenna che circonda Roma. Mucio Scevola ha già tentato di ucciderlo, mostrando il coraggio dei Romani. Pur essendo donna, Clelia sente di “dover fare qualcosa per contribuire alla diffusione dell'idea di un popolo romano coraggioso e audace”. Si mette alla guida dei suoi compagni: scappano; attraversano il Tevere a nuoto. Clelia li guida a Roma. I Romani apprezzano il suo eroismo ma la lealtà li costringe a restituire i fuggitivi a Porsenna. Il re nemico non è da meno: loda Clelia e le permette di ritornare a Roma, donandole un cavallo. Ma la storia di Clelia forse, come ci spiegano gli esperti, vuole nascondere “la descrizione mitica di un mito di passaggio dall'età fanciullesca a quella della pubertà”. Nelle popolazioni antiche anche alle ragazze, prima di sposarsi, veniva permesso di comportarsi liberamente, di agire “da maschio”, di fronteggiare gli uomini “scappando” dal loro potere. I maschi comprendevano e apprezzavano anche, ma poi bisognava ritornare all'ordine: bisognava rispettare i “patti” simbolici che danno a ciascuno il proprio ruolo: ai maschi la guerra, alle femmine la cura della famiglia, anche se sono capaci di nuotare nel Tevere di notte.
Tratto da: Roma. Percorsi di genere femminile, volume 1, Iacobelli, Roma, 2011.
di Mary Nocentini
Camilla
La regina Camilla, una figura mitica di cui parla Virgilio nell’Eneide, era figlia di un re non troppo amato dai sudditi, i Volsci, gli antichi abitanti del Lazio meridionale; inseguito dai suoi nemici, prima di morire riuscì a salvare la figlioletta legandola a un dardo che lanciò oltre il fiume. Cresciuta in forza e audacia, Camilla recupererà il trono e guiderà i Volsci in una sorta di guerra d’indipendenza contro i Latini ed Enea.
Nonostante l’indomabile coraggio, la sua morte si deve a un’imperdonabile e fatale distrazione: attratta dallo splendore della preziosa armatura di un avversario, non si avvide in tempo del colpo sferrato alle spalle; non duelli o mischie causarono la fine di una temibile guerriera, ma l’amore dell’arte e l’attrazione verso il bello!
Questa eroina coraggiosa, indomita e fiera ha suggestionato numerosi letterati e artisti di ogni tempo, tra cui Dante, che nel canto I dell’Inferno ne ricorda il sacrificio per l’Italia; Nicolò dell’Abate, che nel XVI secolo ne affrescò le gesta nel palazzo Poggi di Bologna; il compositore Giovanni Bonocini, autore di un’opera lirica di gran successo alla fine del 1600, Il trionfo di Camilla regina de’ Volsci; ma a Camilla, regina in lotta per l’indipendenza del suo popolo, si ispirano persino un fumetto e un film, con il personaggio di Camille Noire ideato da Clive Barker e Todd McFarlane!
di Alessandra Tanzilli
Volumnia
Mima, cantante, danzatrice raffinata, Volumnia è una liberta che diviene famosa nella Roma tardo repubblicana perché in grado di incantare il pubblico con la sua bravura, ma anche per i suoi amanti di alto rango, uomini chiave della cerchia politica cesariana.
Il primo, tra i più celebri, è Marco Antonio. Il loro rapporto suscita clamore. E pettegolezzi a non finire. A Cicerone non va giù il fatto che Antonio si presenti in pubblico con la mima trattandola come una donna onesta e quasi una moglie. Dimenticando che è un’attrice, e già per questo di cattiva reputazione e infamis per la legge romana. In più, nel 55 a.C. Citeride, ancora adolescente, forse aveva partecipato ai ludi Florali, riproposizione scenica delle antiche feste in onore della dea Flora, legate alla fertilità. Musica sensuale, gestualità erotica, e infine lo spogliarello. Nemmeno integrale, ma sufficiente a provocare lo scandalo. Nelle Filippiche Antonio è accusato di averla portata con sé in lettiga in giro per l’Italia scortata dai littori. Nel 47 a.C. è costretto alla rottura. E allora lei passa a Bruto, il cesaricida. Per poco, forse.
Nel 1978, il ritrovamento in un’antica cittadella nubiana di un papiro latino con alcuni frammenti di elegie erotiche, ha riportato alla luce la tresca fra Volumnia e Cornelio Gallo, primo prefetto d’Egitto e poeta, di cui la mima era musa ispiratrice.
Intorno al 43-41 a. C, l’attrice fa perdere le sue tracce inseguendo un soldato che la porta al nord, verso la Germania. Ha una trentina d’anni. Da allora nulla si sa più di lei.
Tratto da: 101 donne che hanno fatto grande Roma, Newton Compton, 2011.
di Paola Staccioli