Affile, Arcinazzo, Jenne e Vallinpietra - Le vie delle donne

I quattro comuni che si affacciano verso i territori della provincia di Frosinone sembrano afflitti dalla stessa sindrome: profondi vuoti di memoria femminile nell’odonomastica locale. Purtroppo ad Affile è corta anche la memoria della storia. Serve ricordare a tutte e a tutti che qui poche settimane fa il neo Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha sospeso il finanziamento al Comune destinato al completamento del Parco Rodimonte e alla realizzazione di un monumento al Milite Ignoto, che l’amministrazione locale aveva trasformato in un mausoleo per Rodolfo Graziani. Quante le vittime innocenti dei suoi massacri in Etiopia? Quante le donne, e insieme a loro i bambini e gli anziani nei villaggi, che hanno subito le atrocità della deportazione nelle zone desertiche della Sirte? A loro, come a tutte le altre vittime della storia, se non si vuole ridare memoria, almeno si conceda il giusto rispetto.

logo-Vallepietra fullL’abitato di Affile appare allungato sul crinale di un colle dominato da una serie di contrafforti profondamente incisi. Esso ha origini lontane che riportano al 1.000 a.C, quando Equi e Ernici abitavano la valle dell’Aniene. Sul finire del millennio, divenuto colonia romana, il paese assunse il ruolo di centro politico e amministrativo dell’intera valle. Fu allora che le sue colline videro impiantare i primi filari del futuro “cesanese”, esteso poi alle terre circostanti per mano femminile: si racconta, infatti, che le ragazze di Affile portassero in dote agli sposi dei paesi limitrofi le barbatelle del vitigno, contribuendo alla sua diffusione.
Arcinazzo, a ridosso dei monti Simbruini, presenta un nucleo tipicamente medioevale - con la torre dominante, gli archi, le bifore e le porte cittadine - inserito in un paesaggio quasi alpino che lo rende meta di turismo residenziale. A pochi chilometri dal centro, in un’ampia conca carsica a 900 metri di quota, si aprono gli omonimi altipiani, un tempo passaggio obbligato per la transumanza fra i monti laziali e abruzzesi e le pianure pontina e ciociara, oggi luogo di rifugio dalla calura estiva dell’urbe.
Anche Jenne, arroccato su uno sperone del Monte Pratiglio, ha un carattere montano: posto sulle antiche vie della transumanza, a 800 metri di quota, il paese ospita la sede del Parco Regionale dei Monti Simbruini che ne tutela l’ambiente ripariale lungo il fiume Aniene. Molto incerta l’origine del toponimo: l’ipotesi più accreditata lo collega a Gheenna (inferno) e trova conferma nel nome delle sottostanti grotte carsiche dell’Inferniglio. La storia di Jenne è strettamente connessa alle vicende dell’Abbazia di Subiaco, a cui appartenne per molti secoli, mentre la vicina Vallepietra, anch’essa parte del parco simbruino, si lega alle sorti delle famiglie nobili di Anagni: Conti, Caetani, Astalli e Troili. Entrambi i paesi conservano un nucleo antico e testimonianze medioevali importanti: del castello di Jenne resta la cappella di Santa Maria in Arce, con gli affreschi del '200 e una madonna in terracotta del '500; a Vallepietra, è la torre della piazza centrale a costituire il simbolo del paese. Vallepietra, al confine con l’Abruzzo e la provincia di Frosinone, è nota soprattutto per il santuario della SS. Trinità, scavato in una parete rocciosa ai piedi del monte Autore. È qui che la domenica successiva alla Pentecoste, la cristianità si esprime attraverso il dolore femminile: nel Pianto delle Zitelle, le tre Marie – Maddalena, Maria e Marta - rievocano la Crocifissione attraverso un dialogo struggente e del tutto personale che raggiunge l’apice della commozione con il lamento della Madre, di ogni madre, lacerata dalla morte del figlio.

di Maria Pia Ercolini

 

 

Vuoti di memoria

Afflile embeddedAffile è stato un antico centro romano conosciuto nel Medioevo con il nome Effidis; l’agiografia di San Benedetto ci racconta che egli, all’età di 17 anni, giunse qui accompagnato dalla sua nutrice Cirilla e con lei fu accolto dalla comunità locale, vivendo delle offerte della gente. Ad Affile si compì il primo miracolo del Santo, la riparazione di un vaglio che la donna aveva rotto. Qualcuno ipotizza che Cirilla sia nata proprio qui, ma le notizie sono incerte; la sua figura appare effigiata in un affresco sulla vita del Santo nella Chiesa inferiore del Monastero di San Benedetto a Subiaco. Il paese non la ricorda e ci presenta due soli toponimi femminili: la contrada Santa Lucia e Via Madonna del Giglio; quest’ultima si riferisce ad un’immagine sacra della Vergine con Bambino che, secondo la tradizione, avrebbe improvvisamente fatto cessare il terremoto che colpì il paese nel 1759.

altipiani-Arcinazzo embeddedAnche nel comune di Arcinazzo Romano l’odonomastica femminile guarda al sacro e alle stesse figure: la Madonna (con una via e una piazza intitolate Santa Maria) e Santa Lucia. Ma accanto al sacro sembra affacciarsi un ricordo “profano”, colorito e pruriginoso. Una delle tradizioni relative all’origine del nome del paese appare curiosa: sembra infatti che derivi da una donna di nome Arcinia, di cui non si hanno riferimenti storici o notizie biografiche se non che era una concubina dell’imperatore romano Claudio, che qui possedeva una villa.

Il comune di Jenne presenta due percorsi dedicati a nomi femminili: Viale Regina Elena e Via Tosca. Chissà se il nome è proprio quello dell’eroina dell’opera di Puccini, fiera e tragica figura dell’amore romantico che nel secondo atto canta “Vissi d’arte, non feci mai male ad anima viva”? Della Regina Elena la storia ci consegna un’immagine molto nitida. Fu una donna schiva, di animo sensibile e al tempo stesso pragmatico; particolarmente predisposta allo studio delle lingue straniere, fece da traduttrice al marito, il re Vittorio Emanuele III, per la lingua russa, serba e per il greco moderno, tenendogli in ordine la raccolta dei giornali stranieri. Si impegnò in numerose iniziative caritatevoli ed assistenziali che la fecero ben volere dalle italiane e dagli italiani. Nel dicembre del 1908, quando Messina fu colpita dal disastroso terremoto, si dedicò immediatamente ai soccorsi delle popolazioni colpite; durante la prima guerra mondiale si trasformò in un’infermiera a tempo pieno, aiutata dalla Regina Margherita, adibendo il Quirinale ad ospedale.

Jenne embeddedPer reperire fondi inventò la "fotografia autografata" che veniva venduta nei banchi di beneficenza, mentre alla fine del conflitto propose la vendita dei tesori della corona per estinguere i debiti di guerra. Studiò medicina, ricevette la laurea honoris causa e finanziò numerose opere benefiche tanto che nel 1937, per le sue attività ai bisognosi, Pio XI le conferì la Rosa d’oro della Cristianità, la più importante onorificenza della Chiesa Cattolica ad una donna. Seguì il marito nell’esilio in Egitto; alla morte del re Elena preferì trasferirsi a Montpellier: qui riposa, dal 1952, in una comune tomba del cimitero cittadino.

Infine Vallepietra chiude il percorso che potremmo definire “delle assenze femminili”. Il suo borgo medievale non presenta, nella toponomastica cittadina, alcuna via dedicata a nomi di donna. Una curiosità però c’è: la manifestazione che si tiene ogni anno nel santuario di Vallepietra, dove è custodita l’immagine della Trinità, nota con il nome il “Pianto delle Zitelle”. È una laude sacra, la cui origine è fatta risalire all’abate Francesco Tozzi vissuto nel XVIII secolo, che si ispirò all’opera “Pianto della Madonne” di Jacopone da Todi. Durante la manifestazione, giovani donne del posto, le “zitelle”, vestite di bianco e la Madonna, vestita invece a lutto, rievocano i momenti della passione e piangono il Cristo Morto.

di Roberta Cacalloro