Con i suoi 4.200.000 abitanti, Roma è la più popolosa provincia d'Italia, articolata in 121 Comuni molto diversi per caratteri fisici, socio-economici e dimensioni (si va infatti dai 3,5 kmq di Colonna ai 1.307 della Capitale). La provincia occupa un terzo del territorio laziale, abbracciando ambienti eterogenei: dalle fasce costiere alle pianure dell’Agro, dalle valli fluviali alle sponde lacustri, dalle propaggini appenniniche ai colli vulcanici. L’analisi toponomastica delle prossime settimane seguirà un itinerario geografico da Sud a Nord, per raccontare figure femminili ricordate o dimenticate dagli stradari cittadini percorrendo le sei subsezioni che circondano la Capitale: il Litorale Sud, i Castelli Romani, le aree Prenestina-Monti Lepini e Tiburtina-Sublacense, la Valle del Tevere e il Nord-Ovest. Le località litoranee meridionali, da Torre Astura a Torvaianica, rientrano nei Comuni di Nettuno, Anzio, Ardea e Pomezia: è da queste terre di celebri sbarchi che partirà il nostro viaggio.
La toponomastica di Nettuno è tra le meno celebrative della provincia: molte le vie che portano i nomi di fiori - garofani, rose, ciclamini, orchidee - numerosi i toponimi geografici - passi, valli, città, isole, fiumi, laghi, colli, monti - pochi gli esseri umani. L’indice di femminilizzazione, al 20%, raggiunge uno dei valori più elevati dell’intera regione: 80 uomini (9,2%) e 16 donne (1,8%). Sulle vie cittadine s’incontrano tre madonne, sei sante, cinque figure mitologiche e due protagoniste della storia, Emanuela Loi e Rosa Luxemburg.
Un profumo immaginario di arance, cedri, ciclamini, gelsomini, ginestre, mimose, mughetti e tulipani pervade le strade di Anzio. Si respira aria di mare e si immagina l’azzurro del cielo tra le vie del litorale: dominano nomi di città marinare, venti, fiumi, pianeti e segni zodiacali. Tra gli uomini non potevano mancare Cicerone, che qui mise in salvo la sua biblioteca, Nerone, che vi costruì il porto e Virgilio, il più grande poeta della romanità. Su 70 strade femminili, solo tre madonne, tre sante, una religiosa e ben 41 figure mitologiche: le figlie di Oceano, le ninfe del mare, dei fiumi, delle sorgenti, dei laghi e dei boschi, le muse, le sirene e alcune divinità pagane. Tre vie sono intitolate a letterate - Ada Negri, Matilde Serao e Gaspara Stampa - quindici omaggiano nomi generici di donne e ben tre aree di circolazione - una piazza, un vico e una via - sono dedicate a Mimma Pollastrini.
di Maria Pia Ercolini
Con Emanuela, Rosa, Angelita e Mimma nelle strade di Nettuno e Anzio
L'antica Antium comprendeva il territorio dove oggi sorge anche Nettuno, l'ultimo comune a sud della provincia di Roma, meta turistica anche per gli antichi romani, che vi costruirono belle ville in riva al mare.
Nella toponomastica nettunense, che dedica poche strade a persone, spiccano le intitolazioni a Emanuela Loi e Rosa Luxemburg. Emanuela, nata a Sestu (CA) nel 1967, agente di Polizia italiana, fu una delle vittime il 19 luglio 1992 della strage di via D'Amelio a Palermo, mentre era assegnata alla scorta del magistrato Paolo Borsellino. Avrebbe dovuto sposarsi pochi giorni dopo il fatale attentato. A lei sono intitolate numerose strade e piazze in parecchie città, soprattutto in Sardegna, e le è stata conferita la Medaglia d’oro al valor civile.
Rosa Luxemburg, nata da famiglia ebrea nel 1871 in Polonia, a Zamosc, allora sotto l’Impero russo, ancora giovanissima cominciò ad interessarsi di politica, militando in un movimento di sinistra. Costretta a fuggire in Svizzera, frequentò l'Università di Zurigo dove conobbe figure di spicco del socialismo. Con un matrimonio di comodo divenne cittadina tedesca e s’iscrisse al Partito Socialdemocratico il cui segretario, Karl Kautsky, era considerato l'erede della più pura dottrina marxista. Con lui sostenne la causa della Rivoluzione contro il revisionismo riformista, insistendo sulla spontaneità rivoluzionaria delle masse. Contribuì a fondare il Partito Comunista di Germania e, profondamente pacifista, poco dopo lo scoppio della Prima guerra mondiale manifestò più volte contro la guerra. Nel gennaio 1919, appena dopo la sconfitta del Paese ospitante, i comunisti tedeschi tentarono un'insurrezione armata che fu soffocata dall'esercito. Rosa Luxemburg fu fucilata il 15 gennaio 1919 a Berlino.
Ancora tragici episodi della guerra, questa volta la seconda guerra mondiale, sono ricordati da due toponimi della città di Anzio. Sulle coste della cittadina, il 22 gennaio del 1944, mezzi da sbarco anglo-statunitensi diedero vita all’Operazione Shingle. Un piccolo largo porta il nome di Angelita, a cui la città di Anzio ha voluto dedicare anche un monumento, stilizzato nell'immagine di copertina. Angelita è il simbolo di tutti i bambini e le bambine vittime della guerra. Si racconta che un militare scozzese, un tale Christopher S. Hayes, e alcuni suoi commilitoni, avessero trovato la bimba, dell’età di circa cinque anni, sola e in lacrime sulla spiaggia di Anzio al momento dello sbarco; poiché non riuscirono a identificarla, la adottarono col nome di Angelita. Pochi giorni dopo la bimba moriva colpita da un proiettile tra le braccia della crocerossina che l’aveva presa in cura. Forse però si tratta solo di una leggenda: secondo altre versioni la bambina sarebbe morta tra le braccia degli stessi soldati che l’avevano trovata; un’altra variante ancora la fa salva: nel 1992 venne fuori una signora che dichiarò di essere Angelita.
Altra figura femminile ricordata nelle targhe stradali di Anzio è Mimma Pollastrini, originaria della cittadina, vittima dell’eccidio tedesco del 1944 a Pratogrande, frazione di Ponte Buggianese (PT). Tante famiglie, per sfuggire alla guerra e alla fame, avevano trovato riparo nei casolari del vasto Padule di Fucecchio; tra questi Guido Malfatti con la moglie Emilia, detta Mimma, e i loro sei figli. Ma il 21 agosto 1944 un tedesco venne ferito mentre percorreva una strada a margine del Padule. Partì la rappresaglia tedesca: la mattina del 23 agosto, mentre gli uomini fuggivano verso le paludi, le prime pattuglie tedesche arrivarono al podere e uccisero undici donne, due bambini e un ragazzo di venti anni. Tra loro Emilia e due suoi figlioletti, Evandro di 13 anni e Inghilesco di 9. La mamma non è ancora morta quando vede accanto a sé il cadavere dei suoi due bambini e trova la forza di gridare: “Assassini, assassini!”. Una nuova raffica la finisce. Altre due figlie, ferite, si fingono morte e solo così potranno salvarsi.
di Livia Capasso