Tra l’Aniene e il Sacco, al centro di un ampio anfiteatro formato dai rilievi Tiburtini, Ruffi, Carseolani e Simbruini, si erge il Monte Celeste. Bellegra, con le sue antiche mura ciclopiche, ne occupa la parte più alta, a 800 metri di quota: querce e castagni a Nord, vigne e oliveti a Sud.
Sul versante meridionale, verso il confine frusinate, si affaccia Olevano Romano. Anche qui i grossi blocchi squadrati della cinta muraria, anteriori all’epoca romana, e il castello duecentesco testimoniano il ricco passato. Il panorama è vasto, la natura ridente, la storia millenaria, il paesaggio antropico vivace e articolato. I vigneti del rosso cesanese sembrano risalire il pendio per offrire nettare agli abitanti e non sorprende che paesaggiste e pittori dell’Ottocento nordeuropeo, abbiano deciso di servirsene, incoraggiati dalla proverbiale ospitalità delle genti.
Poco più a Est, lungo le pendici occidentali del monte Scalambra, uno sperone di arenaria in posizione di controllo sulla piana latina, alloggia Roiate, con le sue mura preromane e i segni del successivo incastellamento. Ambienti e storie condivise, passati e presenti assai simili. Scorrendo le pagine delle tre amministrazioni comunali compaiono lunghi elenchi di nomi maschili: sindaci, assessori e consiglieri sono chiamati a rappresentare le istituzioni ma non riflettono la composizione demografica delle rispettive cittadinanze, costituite mediamente da un 51-52% di donne. Nel Consiglio comunale di Bellegra sono presenti dodici uomini e una sola donna; una sola donna anche a Roiate e a Olevano Romano, dove i colleghi salgono a tredici. La toponomastica ricalca questa visione androcentrica del mondo. Secondo l’Agenzia del territorio a Bellegra, su 98 strade, 17 sono intitolate a uomini e soltanto una, o forse due, a donne (santa Lucia e Tre morette?); a Roiate, con 44 aree di circolazione, 11 sono maschili e 3 femminili (santa Maria, Madonna delle Grazie, Maria Montessori); Olevano, su un totale di 118 vie e piazze, conta 28 presenze maschili e 4 femminili (santa Maria di Corte, con due intitolazioni, santa Maria Annunziata e la benefattrice Antonia Zonnino). La presenza femminile, così vitale e variegata, non trova spazio nella memoria collettiva: un pesante drappo cala, come una scure, sul passato delle madri.
di Maria Pia Ercolini
Le artiste dimenticate dei Lepini
Successe ai primi dell’Ottocento, quasi per caso, che Olevano Romano, antico borgo medievale dei Colonna e dei Borghese arroccato sul Monte Celeste, fertile culla del vitigno cesanese, si sia ritrovato immortalato da pittori nordeuropei, eletto Parnaso dei Lepini.
Fu la bellezza selvaggia di queste colline inondate di luce e coperte di boschi, unita alla celebratissima ospitalità dei suoi abitanti, ad aver attirato per prima il tirolese Joseph Anton Koch (1768-1839), pioniere di una cerchia di artisti che, girovagando per l’Italia centrale, si immersero nella campagna romana.
Oltre a vigneti e scene di vita campestre, ai loro occhi si aprì il bosco della Serpentara, un querceto tra Olevano Romano e Bellegra, che fu per Koch, Doré e molti altri un’autentica foresta incantata, fonte d’ispirazione per illustrare la Divina Commedia. I pittori tedeschi, danesi e francesi che giunsero via via a Olevano trovarono alloggio presso Casa Pratesi, gestita dalla signora Maria Rosa; Casa Baldi, casino di caccia della famiglia Borghese trasformato in locanda da Giuseppe e Costantina Baldi, oggi proprietà dell’Accademia delle Belle Arti di Berlino; la locanda della famiglia Ranaldi, dove Koch conobbe la sua modella e futura moglie Cassandra. A questa cerchia di artisti si aggiunse presto anche una donna: Bolette Puggaard (1798-1847), pittrice danese nata da una ricca famiglia di commercianti e mecenati.
Fu una paesaggista di talento che nei continui viaggi in Italia visitò Firenze, Roma, Napoli e trasse ispirazione anche da Olevano, conquistata dall’intensità dei colori. La sua presenza in città è attestata intorno al 1844 attraverso un disegno a matita in cui, unica donna, è ritratta assieme ad artisti come Thorvaldsen. Agli inizi del secolo successivo, a Olevano soggiornò brevemente anche la pittrice e grafica Ebba Holm (1889-1967) che ha lasciato degli acquerelli della rocca. L’ininterrotta opera di valorizzazione del paesaggio locale svolta dagli artisti europei nel corso degli ultimi due secoli ha portato ad esempio, nel 2012, a intitolare l’aula consiliare di Olevano all’artista tedesca e cittadina onoraria Helga Rensing (1926-2011), “attenta e sensibile osservatrice”.
L’unica intitolazione odonomastica, invece, risale al 1995 in memoria della concittadina Antonia Zonnino (1895-1963), nel centenario della sua nascita. Fu un grande esempio di impegno sociale e civile per tutta la comunità, si dedicò alle famiglie più povere e agli ammalati distribuendo cibo e medicinali. Qui è ancora vivo il ricordo di quando si aggirava con le scarpe di pezza e il bastone a far visita agli indigenti, portando sorrisi e conforto.
Nel 1946 si presentò alle elezioni amministrative e, pur risultando la più votata, mancò l’elezione a sindaca, ottenendo solo un posto da consigliera: all’epoca, infatti, non c’era ancora l’elezione diretta del primo cittadino, nominato dal consiglio comunale in base a calcoli proporzionali e alleanze tra le liste. Dedicò gli ultimi anni alla politica locale prima di spegnersi nel 1963.
Anche nel vicino comune di Roiate troviamo il nome di una sola laica accanto a due strade dedicate alla Madonna: si tratta della celebre pedagogista e scienziata Maria Montessori (1870-1952), una tra le prime italiane laureate in medicina e l’unica celebrata su una banconota (il taglio da mille lire coniato nel 1990 in uso prima dell’Euro). Com’è noto, dedicò la sua vita alla ricerca e alla divulgazione di un rivoluzionario metodo educativo per bambini, sacrificando per anni il rapporto con il figlio e vivendo in prima persona le difficoltà di emancipazione di una donna lavoratrice e madre sola.
Nessuna intitolazione toponomastica si trova, invece, a Bellegra, antica Civitella. Gli unici nomi femminili che si possono incontrare camminando per le sue vie sono stati affidati a una lapide del monumento ai caduti, un elenco di vittime civili della seconda guerra mondiale: Censi Domenica, Nera Filomena, Proietti Angela e Ulpiani Angela, morte assieme a Proietti Dante e Luigi nei bombardamenti per contrastare la ritirata tedesca.
di Saveria Rito