Nella recente storia della Sardegna c’è una sentenza emblematica dello scarso pluralismo democratico presente negli organismi amministrativi: il 2 agosto 2011 il TAR ha dichiarato nulla la nomina degli assessori regionali per l’assenza della rappresentanza femminile. Anche nell’ultima tornata elettorale si sono registrati squilibri di genere nella composizione delle giunte comunali: per quanto Cagliari risulti nel complesso una provincia relativamente virtuosa, con 12 sindache, l’amministrazione di Castiadas è del tutto priva di donne.
Nel Sassarese, entrambe le giunte rette da neosindache –Bono e Florinas– sono totalmente maschili e ad esse si aggiungono ben altre cinque nuove amministrazioni misogine –Bulzi, Erula, Santa Maria Coghinas, Semestene e Torralba–. La provincia di Olbia esce dalle elezioni con tre amministrazioni di soli uomini –Badesi, Calangianus e Loiri Porto San Paolo– e quella di Oristano ne nomina ben cinque monogenere –Milis, Ardauli, Siamanna, Soddi e Terralba–. Inoltre, una delle otto aree geografiche in cui è suddivisa l’isola è totalmente priva di sindache: si tratta della provincia di Carbonia-Iglesias, che condivide questo triste primato con Siracusa, Enna e Caltanissetta.
Oggi, sull’isola, le prime cittadine ricoprono appena l’11,6% delle cariche, amministrando 44 Comuni su 377.
Eppure, fu proprio una delle nostre amministrazioni a nominare la prima sindaca della Repubblica Italiana: Ninetta Bartoli, eletta in maniera pressoché plebiscitaria a Borutta (SS), un piccolo centro del Mejlogu a prevalente sviluppo agro-pastorale. Nell’immediato dopoguerra, nonostante il grande impegno femminile nella resistenza partigiana, le elezioni amministrative ostacolarono quasi ovunque il coinvolgimento attivo delle donne in politica, eppure Ninetta con 332 preferenze su 371 votanti (89%) travolse le altre due liste presenti (sardisti e una lista civica). Il risultato fu ancora più significativo perché seguì di appena un anno (febbraio 1945) il riconoscimento di “cittadinanza politica” delle donne italiane.
Ninetta nacque a Borutta, da una famiglia facoltosa, il 24 settembre del 1896. Le fu impartita l’educazione tradizionale delle ragazze benestanti e fu mandata a studiare a Sassari, presso l’Istituto Figlie di Maria, che al tempo era una scuola d’eccellenza per “signorine” destinate al matrimonio e che ancora oggi è una scuola paritaria ben frequentata. La giovane, però, alle arti femminili preferì le attività assistenziali della parrocchia, dove conobbe Padre Manzella, figura nota e carismatica. In seguito ebbe profondi legami con la famiglia Segni e Laura, moglie del futuro Presidente della Repubblica Antonio Segni, al tempo presidente regionale delle Dame di Carità, la introdusse nelle fila della DC sassarese, guidandone il suo esordio politico.
A Borutta, ben prima della sua elezione, Ninetta era molto impegnata sia in campo sociale che in campo assistenziale, fondando, tra l’altro, la Latteria sociale del Mejlogu (superfluo sottolinearne l’importanza per un’economia fondamentalmente agro-pastorale) e divenendo essa stessa presidente delle Dame di Carità. Divenne sindaca nell’aprile del 1946 e mantenne la carica fino al 1958 per lasciarla poco prima della scadenza del terzo mandato al giovane medico Nino Solinas.
Come prima cittadina si preoccupò di dotare il piccolo centro di scuole e fognature, di acquedotto e case popolari; realizzò il primo piano urbanistico e donò al paese terreni di sua proprietà per permettere la realizzazione di opere pubbliche. Fondò l’Istituto San Vincenzo, e grazie a generose donazioni in denaro permise il restauro dell’antica chiesa di San Pietro in Sorres (oggi basilica, centro di pellegrinaggi) e la fondazione del corrispondente monastero benedettino, patrocinandone poi l’arrivo di sette frati. Nei dodici anni di incarico fu molto amata dalla cittadinanza e alla sua morte, che avvenne il 30 novembre 1978, la salma fu esposta in segno di omaggio nella sala consiliare.
Eppure nessuna strada le è mai stata dedicata. Va detto che dal 2008 esiste un prestigioso premio intitolato a Ninetta Bartoli e patrocinato dal Comune stesso di Borutta, fortemente voluto dalla FIDAPA -Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari- e dal giornale Donnenews.it, che intende valorizzare le donne impegnate nelle istituzioni e nelle attività politiche.
Nell’aprile 2012, il premio è stato assegnato a Enrica Puggioni –assessora alla cultura e sport del comune di Cagliari– e a Simona De Francisci e Alessandra Zedda, rispettivamente assessore regionali alla Sanità e all’Industria, nominate lo scorso anno.
Ma un premio ha ricorrenza annuale ed è cosa ben diversa da una targa che scorre sotto agli occhi ogni mattina, attraversando il paese... Accanto alle vie intitolate a Guglielmo Marconi ed Enrico Toti, grandi uomini degni di memoria, la via Ninetta Bartoli offrirebbe alle giovani cittadine un modello quotidiano di riferimento e un’occasione per accrescere la propria autostima. Al Comune di Borutta, che conta oggi uno dei Consigli comunali più equilibrati dell’isola, con quattro donne e tre uomini (a cui si aggiunge il Sindaco), lanciamo l’invito a colmare anche quel vuoto toponomastico di genere segnalato dal suo stradario.