Italia

 

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- Ernestina Macchia Prola: è stata la prima donna italiana a conseguire la patente nel 1907. Nacque a Torino nel 1876. Guidò fino al 1954 quando, a 78 anni, morì nel suo alloggio di Piazza Carlo Felice.

  

 

Carolina Magistrelli: con Evangelina Bottero Pagano è stata una delle prime due donne laureate (1881) in Scienze nel Regno d'Italia.

 

- Anna Magnani: prima attrice italiana a conquistare un Oscar.

  

- Maria Magnani Noia: prima donna sindaca di Torino nel 1987. È nata a Genova il 24 ottobre 1931 ed è morta a Torino il 9 dicembre 2011. Laureata in Giurisprudenza partecipò come difensore d’ufficio al primo processo contro le Brigate Rosse e fu minacciata di morte.

 

- Maria Rosaria Maiorino: prima donna Questore di Palermo. L’incarico è stato conferito nel mese di Dicembre 2013. Ex questore di Foggia, da 33 anni in polizia, la Maiorino ha 58 anni.

 

- Frida Malan: la prima donna Assessora all'Igiene - Sanità in una grande città italiana, Torino, nel 1966. 

- Eva Mameli: la prima donna italiana a ottenere la libera docenza in botanica
Giuliana Luigia Evelina Mameli nacque a Sassari il 12.02.1886 e morì a Sanremo nel 1978.

Docente di botanica all'Università di Cagliari, lavorava pure presso la Stazione Sperimentale di Floricoltura di Sanremo.

E' considerata la prima ed unica donna del movimento per la conservazione della natura tra le due guerre.

Durante la prima guerra mondiale la Mameli si dedicò alla cura dei soldati feriti e dei malati di tifo, per cui fu insignita di una medaglia d'argento della Croce Rossa e di una di bronzo del Ministero dell'Interno. 

Diresse con il marito due riviste tecniche, si impegnò nella redazione della rivista Il Giardino fiorito, da loro fondata nel 1931; collaborò con l'Enciclopedia Italiana e con l'Enciclopedia dell'Agricoltura. 

Eva Mameli fu la madre di Italo Calvino e la sua figura è stata spesso "nascosta" dalle ingombranti personalità del marito e del figlio.

Svolse un ruolo fondamentale nello sviluppo della floricoltura ligure, divenendo una personalità di rilievo nella ricerca scientifica botanica del Novecento. 

Rilevante fu anche il suo impegno di divulgatrice.

Durante il periodo della Repubblica di Salò, i Calvino dettero ospitalità ai più autorevoli antifascisti sanremesi nella loro casa, ove si preparò il piano per liberare alcuni prigionieri politici dei Tedeschi. Eva e il marito furono arrestati e subirono "false fucilazioni": questa tortura psicologica sconvolse il marito che ne restò segnato per il resto della vita.

Eva Mameli Calvino dedicò gli ultimi anni di vita a registrare, ordinare e riscrivere tutto il materiale raccolto nei lunghi anni di intensa attività di studio e di sperimentazione in campo botanico, agronomico e floricolo.
Ad Eva Mameli non risulta intitolata alcuna via. Un Istituto Tecnico Commerciale di Cagliari porta il suo nome.
Fonti:
http://www.treccani.it/enciclopedia/giuliana-eva-mameli_(Dizionario-Biografico)/
http://www.iodonna.it/personaggi/interviste/2012/vite-straordinarie-eva-mameli-calvino-40801124911.shtml
http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/eva-mameli-calvino/“Noi donne” Dicembre 2010 pag. 34

- Valeria Mancinelli: prima sindaca di Ancona nel giugno 2013.

 

 

Luigia Mandolini: una delle dieci maestre marchigiane prime elettrici d'Italia nel 1906.

 

- Cecilia Mangini: è la prima donna che, nell'Italia del dopoguerra, ha raccontato la nostra realtà con la cinepresa. E' regista, documentarista e fotografa. Per il suo lavoro è stata premiata a Firenze, nel 2009, con una medaglia donata dal Presidente della Repubblica.

 

- Gianna Manzini: la prima donna a vincere il Premio Campiello.
(Pistoia, 1896 - Roma, 1974)
E stata la prima donna nel 1971 a vincere il Premio Campiello con "Ritratto in piedi".
Il Premio, istituito nel 1963, non era mai stato attribuito ad una donna. Gianna Manzini è una di quelle scrittrici ingiustamente fatte precipitare nell’oblio. Margherite Ghilardi, che ne ha tracciato con fatica la biografia, scrive: “Al lettore comune è in Italia difficilissimo procurarsi un suo libro senza ricorrere a biblioteche  pubbliche o private”. James Joyce nel 1940 incontra uno scrittore francese che gli parla in toni entusiastici del racconto di un’autrice italiana, appunto Gianna Manzini; Joyce si incuriosisce a tal punto che avrebbe voluto leggere quel racconto, ma non riesce a trovarlo. Joyce muore e, nell’epistolario joyciano, il nome della Manzini viene sbagliato con quello della Deledda, un equivoco mai rettificato, nemmeno nell’ultima edizione italiana delle lettere.
Il padre e la madre sono le figure che ricorrono in alcune opere dell’autrice. Il primo è un anarchico rivoluzionario, morto per mano di un agguato fascista, e la Manzini narra in un racconto questo rapporto interrotto con il padre, vissuto dalla scrittrice come un rimorso della memoria. La madre, invece, la troviamo nel suo racconto migliore:  La Soglia. L’opera descrive un colloquio tra due donne che viaggiano nello stesso scompartimento di un treno; mentre il treno avanza sui binari che si intersecano, si materializza nello scompartimento la madre, e con lei altri  quattro viaggiatori senza bagagli: un mercante di cavalli, un attore, un vecchio musicista ed una bimba con un mazzetto di fiori; tutti i ricordi realistici che appartengono alla vita della madre vengono discussi con i personaggi dello scompartimento, che agiscono come il coro nelle tragedie greche.
Verso il padre e la madre la Manzini ha un approccio identico, ma i due genitori lasciano segni diversi: la madre è l’ascolto passivo, l’attesa rassegnata;  il padre è la fierezza, la libertà da difendere e da recuperare. Sono due immagini che si stagliano nitide e assurgono a simboli di un colloquio sulla condizione umana.
Il suo primo romanzo fu pubblicato nel 1928 con il titolo di Tempo innamorato: è la storia di Rita e Clementina, due donne innamorate dello stesso uomo; ne nasce una vicenda avvolta in una dimensione incantata molto poetica a cui però fa da sfondo lo spettro del suicidio. Seguirono altri romanzi tra cui  Incontro col falco, Un filo di brezza, Cara prigione, Il valzer del diavolo e Sulla soglia. 
Le sono state intitolate una via a San Benedetto del Tronto (AP) ed una a Pistoia, sua città natale.
La Fidapa di Pistoia ha intitolato a Gianna Manzini la sala della Biblioteca “San Giorgio” che ospita la narrativa italiana e straniera.
Fonti:
Margherita Ghilardi, Italiane, volume III, pag. 169-171, Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento per le Pari Opportunità
http://www.treccani.it/enciclopedia/tag/gianna-manzini/
http://www.sangiorgio.comune.pistoia.it/gianna-manzini-una-grande-scrittrice-contemporanea-2/#.VIq4B9KG-So
http://www.sangiorgio.comune.pistoia.it/sala-gianna-manzini/#.VIq4GtKG-So
http://www.900letterario.it/scrittori/gianna-manzini-intellettuale-lirica/
http://www.italiadonna.it/public/percorsi/biografie/f104.htm

- Emma Marcegaglia: prima donna a ricoprire il ruolo di presidente di Confindustria e presidente dell'Università Luiss Guido Carli. Nata a Mantova il 24 dicembre 1965, dall’otto maggio 2014 è presidente dell’ENI. 

- Rita Marcotulli: prima donna a ricevere il David di Donatello come miglior musicista nel 2011. 

- Margherita di Savoia: la prima regina d'Italia
 (Torino, 1851 - Bordighera, 1926 )
di Roberta Pinelli
Margherita Maria Teresa Giovanna di Savoia nacque a Torino il 20 novembre 1851 dal duca di Genova (fratello di Vittorio Emanuele II) e da Maria Elisabetta di Sassonia.
Bionda e non particolarmente bella, anche se dotata di una personalità affascinante e di un carattere volitivo, fu fornita di una educazione vasta ma superficiale, tanto che per tutta la vita la sua corrispondenza fu costellata da errori ortografici e di sintassi. Ricevette un’educazione profondamente cattolica, cui uniformò sempre le sue scelte, anche quando il Regno d’Italia entrò in conflitto con il Papa dopo la presa di Roma nel 1870.
Nel 1868 sposò il cugino Umberto, principe ereditario di Casa Savoia.
Dopo un trionfale viaggio di nozze per tutta Italia, i futuri sovrani stabilirono la propria residenza a Napoli. A questa scelta non fu estranea Margherita, più consapevole del marito della necessità di costruire nel paese un’unità di sentimenti, dopo il raggiungimento dell’unione politica. A Napoli venne alla luce l’unico figlio della coppia, il futuro Vittorio Emanuele III, a cui fu assegnato il titolo di principe di Napoli. Avendo dovuto subire il taglio cesareo, a Margherita fu subito chiaro che non avrebbe più potuto avere figli.
Per lei consolidare la simpatia popolare intorno alla casa regnante, anche restando al fianco di un marito che non l’amava, fu un imperativo categorico e il suo intuito politico fece scrivere a Indro Montanelli: “Era una vera e seria professionista del trono, e gl'italiani lo sentirono. Essi compresero che, anche se non avessero avuto un gran Re, avrebbero avuto una grande Regina”.
Quando nel 1878 Vittorio Emanuele II morì, Umberto salì al trono e Margherita divenne la prima regina d’Italia.
Aveva grande influenza sulle scelte del marito anche se all’apparenza sembrava dedicarsi solo alle feste danzanti e ai ricevimenti. In realtà, questo era il suo modo di fare politica, una vera e propria “missione dinastica”, che contribuì in maniera determinante al radicamento e alla costruzione della dimensione nazionale della casa regnante.
Durante la sua vita si dedicò anche con grande impegno alle attività filantropiche e alla promozione delle arti e della cultura: introdusse ad esempio la musica da camera in Italia e fondò il quintetto d’archi di Roma. Nel 1892, sotto il suo patrocinio, nacque a Firenze la prima biblioteca per ciechi. E fu grazie ad una borsa di studio da lei concessa che il giovane Giacomo Puccini poté studiare al Conservatorio di Milano.
Convinta sostenitrice dell’automobile, ne possedeva una ventina e compì anche avventurosi raid e molti viaggi di stato. Fu anche un’appassionata alpinista.
L’abilità comunicativa di Margherita, la consapevolezza che per Casa Savoia era fondamentale farsi amare dal popolo per consolidare il trono, fecero di lei la migliore ambasciatrice della monarchia sabauda. I ricevimenti, le feste danzanti, la beneficenza, l’abbigliamento elegantissimo, la passione per le automobili e i viaggi, l’amicizia con il repubblicano Carducci (che le dedicò l’ode Alla regina d’Italia) oscurarono agli occhi degli italiani quello che era davvero Margherita: una reazionaria, conservatrice e nazionalista, antisocialista e antiparlamentare, convinta sostenitrice di Crispi e della sua politica imperialista.
Nel 1900, dopo l’uccisione a Monza del Re Umberto I, Margherita dovette farsi da parte. Il nuovo re, suo figlio Vittorio Emanuele III, aveva sposato Elena di Montenegro, a cui Margherita cedette il ruolo per diventare regina madre. Fra Margherita ed Elena i rapporti non furono mai molto calorosi: se Margherita era una regina madre ingombrante, Elena, soprannominata da molti “la pastora”, pareva alla suocera impacciata e goffa, non adatta alla corte italiana. Ma più che il cambio di ruolo, pesò su Margherita la consapevolezza che il regicidio aveva infranto per sempre l’idillio fra Casa Savoia e l’Italia.
Dopo il periodo di lutto, si stabilì a Roma, nel palazzo Boncompagni-Ludovisi, che da allora fu chiamato “Palazzo Margherita”. Riprese ad occuparsi delle arti, di opere di beneficenza, di istituzioni culturali, continuando ad essere polo di attrazione per intellettuali e artisti, nobili e uomini di mondo e cercando sempre di condizionare le scelte del figlio, di cui non condivideva le pur timide aperture liberali.
Alla vigilia della I guerra mondiale, Margherita cercò di indurre il re Vittorio Emanuele III a mantenere gli accordi stipulati con la Triplice Alleanza. Dopo aver dichiarato inizialmente la neutralità, Vittorio Emanuele III decise però per l’entrata in guerra contro Austria e Germania. Margherita, anche se contrariata, non poté far altro che trasformare la sua residenza romana in ospedale, dove la regina Elena prestava la propria opera come crocerossina.
Terminata la Grande Guerra, lasciò definitivamente Roma per ritirarsi a Bordighera, dove morì il 4 gennaio 1926, non senza aver gioito per la presa del potere da parte di Mussolini e per i matrimoni prestigiosi delle nipoti Mafalda (con il tedesco principe Filippo d’Assia) e Giovanna (con il re Boris III di Bulgaria).
Ebbe onoranze funebri prima a Bordighera e poi a Roma, ove fu tumulata nelle tombe reali del Pantheon. In questa occasione si dimostrò tutto l'affetto popolare per Margherita: al passaggio del convoglio ferroviario, una folla commossa rallentò il movimento del treno per potersi avvicinare e gettare fiori.
A riprova del mito che si creò attorno alla sua persona, e che lei stessa contribuì ad alimentare, rimangono a lei dedicati: la capanna Margherita, il rifugio costruito a ridosso della cima del Monte Rosa, la punta Margherita delle Grandes Jorasses nel massiccio del Monte Bianco, il comune di Margherita di Savoia (già Saline di Barletta), il lago Margherita in Etiopia, scoperto e a lei dedicato dall’esploratore Vittorio Bottego, la prima scuola pubblica dell’unità italiana (una scuola a Trastevere). Ed inoltre una rosa rara, un modello di macchina da cucire, la pizza Margherita, la torta Margherita, il Panforte Margherita a Siena, i dolci tipici di Stresa (le Margheritine).
Durante la sua reggenza, si pubblicò persino una rivista con il suo nome, dedicata esclusivamente allo straordinario abbigliamento di Margherita e al suo personalissimo stile.
L’Italia ha avuto solo tre regine: Margherita, Elena e Maria Josè. La più predisposta, la più adatta, la più “professionale” fu sicuramente Margherita.
Innumerevoli vie, piazze, corsi, viali, ville e parchi sono a lei intitolati in Italia. Portano il suo nome anche varie scuole, ospedali e teatri del nostro Paese.
Fonti
C. Bocca, I Savoia, Roma 2002
C. Casalegno, La regina Margherita, Bologna 2001
Civinini, La regina di spade e la regina di cuori: Margherita di Savoia e Eugenia Litta, e S. Schiffini, Il compito regale di Margherita, entrambi in Monza 29 luglio 1900. Il regicidio, dalla cronaca alla storia, a cura di P.E. Fiora, Milano 2000
E.Fontanella (a cura di), Regina Margherita, Milano 2011
G.Gigliozzi, Le Regine d’Italia, Roma 1997
I. Montanelli, Storia d'Italia (1861-1919), Milano 2003
O.Roux, La prima regina d'Italia nella vita privata, nella vita del Paese, nelle arti e nelle lettere, Milano, 1901
http://www.museoauto.it/
http://www.weloooooveit.com/
http://www.treccani.it/enciclopedia/margherita-di-savoia-regina-d-italia/
http://www.ftvm.it/museo/storia
http://www.italiadonna.it/public/percorsi/biografie/f043.htm

- Chiara Marolla: prima donna alla Prefettura di Sondrio nel gennaio 2007.

- Maria Augusta Marrosu: prima donna prefetta di Rovigo nel 2008 e prima donna Prefetta di Treviso nel 2013.

Fabiana Martina: la prima donna laica ad assumere la guida di un periodico religioso in Italia. 

- Paola Masino: è stata la prima donna ad ottenere un riconoscimento (2° posto) nel 1933 al Premio Viareggio con il romanzo "Periferia". Nacque a Pisa il 20 maggio 1908 e morì a Roma il 27 luglio 1989.
Scrittrice di poesie e di racconti, troviamo sempre nella sua narrativa il problema della condizione femminile; non è infatti un caso che il suo romanzo migliore si intitoli Nascita e morte della massaia. La storia è quella di una ragazzina che, non potendo più sopportare le mortificazioni e i soprusi quotidiani, si rinchiude in un baule, e da questo momento la sua vita si svolge intorno a questa grande cassa che diventa per lei letto e stanza, un baule “pieno di brandelli di coperte, di tozzi di pane, di libri e di relitti funerali”. Al raggiungimento della maggiore età la ragazzina esce dal baule e intraprende la strada delle ragazze di buona famiglia: cerca un marito, consapevole comunque di compiere un suicidio morale. Lo sceglie tra i parenti e finisce sposa di un anziano zio. Non avrà figli e si dedicherà alla casa, affrontando il duro lavoro di   massaia. La morte la troverà affaticata dalle troppe faccende e dai troppi ricevimenti.
Il libro è un’allegoria sulla condizione femminile e sul suo futuro e, per la sferzante ironia ed il tono aspro e sincero, fu vittima della censura fascista e pubblicato solo nel dopoguerra.
L’autrice ha la capacità di mescolare la favola e la realtà, la battuta acida e l’abbandono romantico, creando a tratti una storia un po’ surreale come, ad es., quando la massaia, arrabbiata, si rivolge a Dio gridandogli: “Dovevi dimostrarmi che anche nel rammendare una calza si può trovare un universo, non farmi intendere che ho lasciato l’universo per rammendare le calze”.
Nessuna strada le è stata intitolata; la ricorda solo una targa commemorativa nella casa in cui visse a Roma insieme a Massimo Bontempelli.
Fonti:
Paola Masino, Nascita e morte della massaia, Isbn edizioni, 2009
L’archivio di Paola Masino - Inventario,  (a cura di Francesca Bernardini Napoletano), Ministero per i beni e le attività culturali Direzione Generale per gli Archivi 2004 – Pubblicazioni degli Archivi di Stato Quaderni della Rassegna degli Archivi di Stato 105
Marinella Galateria, Italiane, volume II pag. 103-104,  Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento per le Pari Opportunità
http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/paola-masino-2/
http://www.radiosapienza.net/2013/news/libri/672-paola-masino-scrittrice-d-altri-tempi.html
http://www.letteraturaalfemminile.it/paola_masino.htm
http://www.treccani.it/enciclopedia/paola-masino_%28Dizionario-Biografico%29/
http://www.edscuola.it/archivio/antologia/recensioni/masino.htm

Francisca Massara: fu la prima donna ad indossare dei pantaloni nel 1698. Era siciliana.  

- Iginia Massarini: la prima donna a conseguire la laurea in Matematica nel 1887. Insegnò matematica nella Scuola tecnica femminile "Marianna Dionigi" e nel Ginnasio femminile "Regina Elena" di Roma. Fu socia del Circolo matematico di Palermo dal 24 novembre 1895.  

- Carina Massone Negrone: è stata la prima donna nel 1935 a battere il record di volo d'alta quota con un biplano. Era munita solo di una bombola d'ossigeno e di un giaccone riscaldato in maniera molto rudimentale e si spinse a circa 12.000 metri da terra.

Aveva conseguito il brevetto nel 1933. Il suo record, per quanto riguarda i velivoli ad elica, è rimasto imbattuto nella storia dell'aviazione.

Fu fondatrice di una scuola di pilotaggio. Nacque a Bogliasco nel 1911 ed ivi morì nel 1991.

A lei è stata intitolata una piazzetta della sua città natale. Nel 1996 le è stato dedicato un francobollo della serie "Donne famose".

 

 

- Iginia Matteucci: una delle dieci maestre marchigiane prime elettrici d'Italia nel 1906.

 

- Licia Mattioli: è stata la prima donna al vertice degli Industriali Orafi dopo ben 65 anni dalla costituzione. Torinese, vanta un altro primato: dal 2012 ricopre e ricoprirà fino al 2016 l’incarico a capo dell’Unione Industriali di Torino, prima donna dopo ben 106 anni.

 

- Maria Teresa Mele: la prima donna a giocare in A1 nei campionati di hockey su pista nel 2014.

 

- Giovanna Menghini: prima donna alla Prefettura di Massa-Carrara nel dicembre 2013.

  

- Pina Menichelli: prima attrice siciliana ad esordire nel cinema muto. Nacque a Castroreale nel 1890 e morì a Milano nel 1984. Figlia d’arte iniziò a recitare fin da bambina e nel 1907 fu scritturata nella compagnia teatrale di Irma Grammatica. Dopo questa esperienza, fra il 1913 ed il 1914 recitò in numerosi films. Nel 1924, all’apice della carriera, si ritirò da ogni attività artistica (Wikipedia). 

 

Lina Merlin: la prima donna ad essere eletta al Senato. All’anagrafe Angelina Merlin, è nata a Pozzonovo il 15 ottobre 1887 ed è morta a Padova il 16 agosto 1979. E’ stata una politica e partigiana italiana, membro dell’Assemblea Costituente. Il suo nome è legato alla legge 20 febbraio 1958, n°75 – conosciuta come Legge Merlin – con cui venne abolita la prostituzione legalizzata in Italia. Si iscrisse al Partito Socialista Italiano, cominciando a collaborare al periodico “La difesa delle lavoratrici”, di cui in seguito assunse la direzione. Durante il consolidamento del potere di Mussolini la Merlin venne arrestata cinque volte in meno di ventiquattro mesi e venne anche licenziata dal suo impiego di insegnante poiché si rifiutava di prestare il giuramento di fedeltà al regime, obbligatorio per gli impiegati pubblici. A Milano, dopo aver scontato cinque anni di confino in Sardegna, prese parte attivamente alla resistenza aiutando i partigiani e costituì anche i Gruppi di Difesa della Donna. In questo periodo Lina prese parte ad azioni di guerra partigiana, rischiando più volte la vita. Catturata dai nazisti, riuscì a sfuggire con uno stratagemma. Dopo la Liberazione si trasferì a Roma alla direzione nazionale del PSI prendendo familiarità con l’ambiente politico. I suoi interventi nel dibattito costituzionale, quale membro della “Commissione dei 75”, risulteranno determinanti per la tutela dei diritti delle donne, e lasceranno un segno indelebile nella Carta Costituzionale. Venne eletta al Senato della Repubblica il 18 aprile del 1948. Fin dai primi giorni della sua attività parlamentare dedicò tutti i suoi sforzi al miglioramento della condizione femminile in Italia.  Uno dei punti cardine dell’opera politica della Merlin è stata la battaglia per abolire la prostituzione legalizzata in Italia. Negli anni successivi all’approvazione della sua famosa legge, Lina Merlin proseguì l’attività parlamentare con altri importanti interventi legislativi a favore della condizione femminile e contro le discriminazioni ai danni dei più deboli. A lei si devono inoltre, l’abolizione dell’infamante dicitura “figlio di N.N.” che veniva apposta sugli atti anagrafici dei trovatelli, l’equiparazione dei figli naturali ai figli legittimi in materia fiscale, la legge sulle adozioni che eliminava le disparità di legge tra figli adottivi e figli propri, e la soppressione definitiva della cosiddetta “clausola di nubilato” nei contratti di lavoro, che imponeva il licenziamento alle lavoratrici che si sposavano. A 77 anni Lina Merlin decise di ritirarsi dalla politica.  

- Alda Miceli: fu la prima ed unica donna italiana a partecipare come "uditrice" ai lavori del Vaticano II.   

- Maria Concetta Micheli: la prima donna italiana ad ottenere nel 1971 il brevetto di volo per elicottero.  

- Santa Miloro: fu la prima donna a sparare il primo colpo di fucile a Palermo il 12.01.1848. Accadde nella rivoluzione che durò sedici mesi ed espulse i Borboni dalla Sicilia. A Palermo c’è una via intitolata a lei.

- Clara Minerva: prima donna a svolgere il ruolo di Prefetta nella BAT (Barletta-Andria-Trani) nel 2013.

 

Gilberta Minganti: è stata la prima donna insignita dell'onorificenza di Cavaliere del Lavoro nel 1964.

 

- Federica Mingolla: prima donna italiana ad aver scalato in un unico "tiro" la parete (il "Tom et je ris") nelle Gorges del Verdon in Francia.

 

Renata Minuto: la prima donna ad ottenere, nel 1995, una committenza dal Vaticano. 

 

- Giuliana Minuzzo: sciatrice, è stata la prima donna italiana a conquistare una medaglia ai Giochi Invernali a soli 20 anni. 

 

Giulia Mizzoni: è stata la prima donna telecronista di una partita di calcio su Sky Sport. "Con la sua telecronaca, crolla un tabù tutto italiano" dopo 50 anni di telecronisti uomini. 

 

- Federica Mogherini: prima donna italiana cui è stato assegnato un incarico di alto livello nell'Unione Europea (Alto Rappresentante Esteri dell'U.E.). 

 

- Giulia Molino Colombini: la prima donna a fondare nel 1865 un Istituto per le figlie dei militari. 

 

- Monna Tessa: la prima donna infermiera della storia.

  

- Loretta Montemaggi: è stata la prima donna Presidente di Regione nel 1975. Ha infatti guidato la regione Toscana fino al 1984 con grande saggezza ed una particolare attenzione al mondo delle donne.

Nacque a Poggibonsi l'undici maggio 1930. A soli 14 anni si iscrisse al PCI, a 18 divenne dirigente della sezione di Pontassieve, a 21 funzionaria del partito a Firenze dove si impegnò tantissimo in seno all'UDI.

Iniziarono così le sue battaglie per la tutela della maternità, per migliorare le condizioni di vita delle donne che vivevano in campagna, per dare risposte concrete ai bisogni del mondo femminile.

Nel 1959 come Responsabile della Commissione Femminile del PCI iniziò una battaglia per l'emancipazione delle donne anche all'interno del suo partito, partito che a volte le pesava "come una cappa di piombo". E' morta nel 2007. 

 

- Maria Montessori: è la prima ed unica donna a cui è stata dedicata una banconota italiana. Nacque a Chiaravalle il 31 agosto 1870 e morì in Olanda il 6 maggio 1952. È stata una pedagogista, filosofa, medica, scienziata, passata alla storia per il metodo che prende il suo nome, usato in migliaia di scuole in tutto il mondo. Sulla sua tomba si legge: “Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo” (Wikipedia). 

Rina Monti: la prima docente donna dell'università di Sassari, insegnava biologia e zoologia comparata nella facoltà di medicina dal 1908 AL 1915.  

- Rose Montmasson: la prima ed unica donna ad ottenere la pensione "dei Mille" nella storia.

 

- Carolina Morace: è stata nel 1999 la prima donna ad allenare una squadra di calcio professionistica maschile: la Viterbese in serie C. E' nata nel 1964, è laureata in Giurisprudenza ed esercita la professione di avvocato. E' stata centravanti nella Nazionale di calcio femminile italiana. 

 

- Elsa Morante: la prima donna a ricevere il Premio Strega
di Saveria Rito

Una delle maggiori scrittici italiane del XX secolo, vincitrice di alcuni tra i più significativi riconoscimenti letterari come il Premio Viareggio e il Premio Strega, prima donna a ottenerlo, nel 1957, con L'isola di Arturo. Nacque a Roma nel 1912 e crebbe in un'atmosfera familiare complicata, ma sin da giovane trovò il modo di esprimersi e rendersi autonoma scrivendo favole, racconti e poesie per l'infanzia pubblicati a partire dagli anni Trenta su "Corriere dei piccoli", "I diritti della scuola", "Meridiano di Roma" e "Oggi". Su quest'ultima rivista usò spesso degli pseudonimi maschili, come Antonio Carrera e Renzo Diodati, anche se in seguito definì un segno della stupidità femminile "voler essere come i maschi" e affrontò con continuità temi quali la maternità e il rapporto figlio/figlia con la madre, la vita e la sua difesa. Alcuni di questi primi lavori vennero raccolti e ripubblicati in anni successivi da Einaudi ne Le bellissime avventure di Caterì dalla trecciolina e altre storie, corredate dai disegni della stessa Elsa Morante.
Un momento fondamentale della sua vita fu l'incontro, nel 1936, con Alberto Moravia, suo compagno di vita per anni dal quale si separò nel 1962. La coppia ebbe amicizie importanti, come Pier Paolo Pasolini, Umberto Saba, Giorgio Bassani e Natalia Ginzburg, che fu vicina ad Elsa nel lavoro d'esordio, Menzogna e sortilegio pubblicato nel 1948. La stessa aura di favola e trasfigurazione mitica dei personaggi, propria dei primi racconti, la si ritrova in questo romanzo familiare ambientato in Sicilia e ancor più ne L'isola di Arturo, le memorie di un fanciullo cresciuto nell'isola di Procida, che le valse il Premio Strega. In entrambi i casi, i due giovani protagonisti, Elisa prima e Arturo poi, rievocano il passato, si pongono faccia a faccia con le menzogne e gli intrighi familiari per uscire dolorosamente dall'infanzia e dall'innocenza. Il favore della critica nei confronti del secondo romanzo, la portò a pubblicare una raccolta di poesie, Alibi, e una di racconti, Lo scialle andaluso.
Agli inizi degli anni Sessanta si susseguirono momenti difficili per la separazione da Moravia e la tragica morte di Bill Morrow, un pittore statunitense cui era molto legata, e la sua attività letteraria rallentò per qualche tempo. Si rimise in gioco con la raccolta Il mondo salvato dai ragazzini e nel 1974 pubblicò la sua opera più famosa, La Storia, frutto di tre anni di scrittura. Il romanzo, che le procurò successo, fama internazionale ma anche molte critiche per la mancanza di un'ideologia politica, era ambientato a Roma nella seconda guerra mondiale e nasceva dalla rielaborazione di vecchi soggetti e ricordi personali, delle angosce vissute in prima persona, sintetizzati nella figura di una donna, stuprata da un soldato tedesco, che lottava per far sopravvivere il figlio Useppe. Per volere della stessa Morante, il romanzo fu pubblicato nella collana economica di Einaudi,  Gli Struzzi, al prezzo di duemila lire per raggiungere il più vasto pubblico possibile.
L'ultima opera che ci lasciò fu Aracoeli, del 1982, nuovamente incentrata sui complessi rapporti tra madre e figlio. Vennero poi gli anni segnati da malattie, ricoveri e un tentativo di suicidio, solitudine, povertà (il suo caso diede una spinta all'approvazione della Legge Bacchelli)  e poche amicizie strette che la accompagnarono fino alla morte avvenuta nel 1985.
Elsa Morante fu autrice floridissima di articoli e saggi e di un diario uscito postumo, Diario 1938. Da sempre grande appassionata di cinema, collaborò con Pasolini (Il Vangelo secondo Matteo; Medea) e Zeffirelli (Romeo e Giulietta) e diversi suoi lavori furono trasposti sul grande schermo, come L'isola di Arturo e La Storia.
Le sue opere sono state raccolte in due volumi della collana I Meridiani della Mondadori e i suoi manoscritti sono conservati presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, che ha ospitato due mostre sulla scrittrice nel 2006 e nel 2012.
Ad Elsa Morante sono state intitolate molte strade e scuole su tutto il territorio nazionale.
Portano il suo nome anche la Biblioteca comunale di Ostia e un centro culturale in Piazza Elsa Morante a Roma.
Fonti
Per un quadro dell'ampia bibliografia si veda la lista riportata da Wikipedia al seguente indirizzo: 
http://it.m.wikipedia.org/wiki/Elsa_Morante

- Letizia Moratti: prima donna sindaca di Milano nel 2006. Nata a Milano il 26.11.1949 (Wikipedia). 

- Luisa Morgantini: è stata la prima donna eletta nella segreteria della FLM (Federazione Lavoratori Metalmeccanici) di Milano.

E' nata a Villadossola il 05.11.1940.

Parlamentare europea nel 1999 e nel 2004.

Nel 2007 viene eletta Vicepresidente del Parlamento Europeo con l'incarico delle Politiche Europee per l'Africa e i Diritti Umani.

Ha fatto parte della Commissione per lo Sviluppo, per i Diritti delle Donne e l'Uguaglianza di genere.

E' tra le fondatrici della rete internazionale "Donne in nero contro la guerra e la violenza".

Ha ricevuto il Premio per la pace delle Donne in nero ed il Premio Colombe d'Oro per la pace.

"Donne in nero" è un movimento pacifista nato nel 1988 in una piazza di Gerusalemme per manifestare contro l'occupazione israeliana della Cisgiordania e di Gaza... Le iniziative si sono moltiplicate in altre 24 città tra le quali Londra, Tel Aviv, Amsterdam, Roma...

Difficile riassumere in un concetto il fine e l'attività di queste donne: sono le tessitrici di una grande rete di solidarietà e diplomazia che rifiutando la violenza ed il militarismo cercano una pace costruita con la solidarietà e la comprensione di tutti i popoli della terra. "Con la presenza dei corpi, vestite di nero, in silenzio. Il nostro silenzio non è rassegnazione ed impotenza ma protesta e riflessione, è un urlo al di là del suono".

 

- Maria Moroni: ha diversi primati nel campo del pugilato femminile. Nel 2001 è stata la prima donna tesserata come agonista dalla Federazione Pugilistica Italiana. Nel 2002 ha disputato e vinto il primo titolo europeo tra professioniste, quando ancora titoli mondiali di pugilato femminile professionistico non esistevano. Maria Moroni è anche la prima pugile-donna ad essere stata eletta consigliere federale F.P.I. (in quota atleti) dopo la modifica dello statuto federale.