TOTALE STRADE / VIE / PIAZZE / ETC.: | 2150 |
INTITOLATE A UOMINI: | 873 |
INTITOLATE A DONNE: | 94 |
CRITERI DI CLASSIFICAZIONE DELLE STRADE INTITOLATE A DONNE | |
Madonne (Immacolata, Beata Vergine, Santa Maria etc.): | 3 Madonna (via) Madonnina (via) Santa Maria (via) |
Sante, beate, martiri: | 5 Sant' Agata (via) Sant'Anna (via) Santa Caterina (via) Maddalena (vicolo) Santa Teresa (via) |
Suore e benefattrici religiose, benemerite, fondatrici ordini religiosi e/o enti assistenziali-caritatevoli: | 2 Argia Drudi (via) Felicia Rasponi (via) |
Benefattrici laiche, fondatrici enti assistenziali-caritatevoli: | 2 Caterina Borghese Pasolini (via) Maria Ponti Pasolini (via) |
Letterate / umaniste (scrittrici, poete, letterate, critiche, giornaliste, educatrici, pedagoghe, archeologhe, papirologhe...): |
15 |
Scienziate (matematiche, fisiche, astronome, geografe, naturaliste, biologhe, mediche, botaniche, zoologhe...): |
5 |
Donne dello spettacolo (attrici, cantanti, musiciste, ballerine, registe, scenografe...): | 4 Luigia Bendazzi (via) Emma Calderini (via) Malvina Cavallazzi (via) Anna Magnani (piazzetta) |
Artiste (pittrici, scultrici, miniaturiste, fotografe, fumettiste...): | 1 Augusta Rasponi (via) |
Figure storiche e politiche (matrone romane, nobildonne, principesse, regine, patriote, combattenti della Resistenza, vittime della lotta politica / guerra / nazismo, politiche, sindacaliste, femministe...): | 29 Amalasunta (via) Emily Greene Balch (rotonda) Maria Bartolotti (via) Maria Bassi (via) Adele Bei (via) Giovanna Bosi Maramotti (viale) Antonella Ceci (via) Elsa Conci (via) Laura Conti (via) Maria Federici (via) Galla Placidia (via) Anita Garibaldi (piazza e via) Maria Goia (via) Angela Maria Guidi Cingolani (via) Nilde Iotti (via) Madri della Repubblica (rotonda) Mafalda di Savoia (via) Maria Margotti (via) Lina Merlin (via) Maria Montanari (via) Alva Myrdal (rotonda) Teresa Noce (via) Emanuela Setti Carraro (via) Gabriella Spalletti Rasponi (via) Teodora (via) Natalina Vacchi (via) Iris Versari (via) Bertha von Suttner (rotonda) |
Lavoratrici / imprenditrici / artigiane: | 2 Foca Monica Erminia Dirani (via) Laura Ghezzo Vitali (via) |
Figure mitologiche o leggendarie, personaggi letterari: | 16 dell'Aida (via) Beatrice (viale) Beatrice Alighieri (via) della Carmen (via) Costanza (viale) Lucia (viale) Dora Markus (piazza) Matelda (viale) Medea (via) Monaldina (via) delle Naiadi (via) delle Nereidi (via) delle Ondine (via) Piccarda (via) Santuzza (via) delle sirene (via) |
Atlete e sportive: | 1 Campionesse della pallavolo (ciclabile) |
Altro (nomi femminili non identificati; toponimi legati a tradizioni locali, ad es. via delle Convertite, via delle Canterine, via della Moretta, via delle Zoccolette; madri di personaggi illustri...): | 9 Baronessa (via) Carlina (via) Claudia (via) Corradina (via) della Vecchia (vicolo) Maud (via) Orfanelle (via) Panfilia (via) Veneziane (carraia) |
Censimento a cura di: Roberta Pinelli e Barbara Belotti
Sono inoltre da segnalare le seguenti aree verdi dedicate a donne:
GIARDINO MADRE TERESA DI CALCUTTA, GIARDINO BEATA VINCENZA, GIARDINO ANGELA ZAPPATERRA, GIARDINO CORNELIA FABRI, GIARDINO DIAN FOSSEY, GIARDINO ELENA LUZZATO, GIARDINO FRANCA HELG, GIARDINO VIOLETTA BRANZANTI, GIARDINO ANNA FRANK, GIARDINO TERESA GAMBA, GIARDINO IPAZIA, GIARDINO MARIA LUISA FAGNOCCHI, GIARDINO MARIA MONTESSORI, GIARDINO ILARIA ALPI Area verde prospiciente a via Lametta , GIARDINO ARGENTINA BONETTI ALTOBELLI, GIARDINO PAOLA BORBONI, GIARDINO JONE FENATI GENTILE, GIARDINO EMMA MISEROCCHI ORSELLI, GIARDINO SORELLE MIRABAL Area verde prospiciente a via Tolmino, GIARDINO LE PARTIGIANE, GIARDINO GRUPPI DI DIFESA DELLA DONNA, GIARDINO CAMILLA RAVERA, GIARDINO ELISA SEVERI Area verde prospiciente a via Agro Pontino, GIARDINO SOPHIE SCHOLL Area verde prospiciente a via Centofanti, GIARDINO ITALA VALPIANI, GIARDINO MARGUERITE YOURCENAR
CASALBORSETTI - GIARDINO ELGA LEONI Area verde prospiciente a via Degli Scariolanti, GIARDINO “E' ZARDĚN DLA BÊGLIA” Area verde prospiciente a via Roncomaggio, SANTO STEFANO - GIARDINO ANGELA GOTELLI - Area verde prospiciente a via Salvo d’Acquisto e via Aldo Moro, GIARDINO LAURA BIANCHINI - Area verde prospiciente a via Alessandrini e via Aldo Moro GIARDINO MADRI DI PLAZA DE MAYO - Area verde fra 28°Brigata Garibaldi e Brigata Ebraica, SAN PIETRO IN TRENTO, GIARDINO SORELLE BARBERI -Area prospiciente a via Garzanti, GIARDINO IRMA MASCANZONI - Area verde prospiciente a via Basilica, GIARDINO DOMENICA RITA ADRIANA BERTE' (MIA MARTINI) - Area verde prospiciente via Iesi, GIARDINO LIBERA MUSIANI - Area verde prospiciente via Dell'Ulivo
PARCO GUGU' (diminutivo familiare di Augusta Rasponi), PARCO PATRIZIA MARTINELLI ANGIOLINI, PARCO CRISTINA TRIVULZIO DI BELGIOIOSO, PARCO MORENA MACCHEROZZI e MASSIMILIANO URBINATI
Amalasunta (495/500-535)
Figlia del re ostrogoto Teodorico, con la morte del padre, divenne reggente del regno degli ostrogoti a nome del figlio Atalarico.
Maria Bartolotti
Partigiana italiana, sin dai primi giorni successivi all'armistizio dell'8 settembre 1943 entrò a far parte della Resistenza con il nome di battaglia di "Piera". Medaglia d'Argento al valor militare.
Luigia Bendazzi (1829-1901)
Nata a Ravenna, dotata di bella e potente voce di soprano, studiò dapprima a Milano poi a Bologna .a. Il suo debutto avvenne al Teatro S. Benedetto di Venezia il 27 aprile 1850 nell'opera Ernani di G. Verdi. Il successo ottenuto le procurò per la stagione di carnevale-quaresima 1850-51 una scrittura al Teatro comunale di Trieste, dove cantò Attila di Verdi, Poliuto di G. Donizetti e Gli Ugonotti di G. Meyerbeer. Dal 1851 al 1853 apparve nei teatri napoletani dei Fondo e S. Carlo e al Teatro Argentina di Roma come protagonista nelle prime esecuzioni delle opere Ulrico e Lida di S. Palumbo, Il Proscritto di M. Aspa, Eufemia di Napoli di V. Moscuzza, Mudarra di V. Battista e La Pitonessa d'Andora di S. Fenzi.
Tuttavia non aveva tardato a distinguersi soprattutto nel repertorio verdiano, di cui fu una delle più efficaci e ammirate interpreti: memorabili esecuzioni furono, appunto, al Teatro Regio di Parma, quelle del Rigoletto (1852) e del Trovatore (1854), prima della sua partenza nel marzo 1854 per Vienna, richiesta dal Kärntnerthortheater per cantare in occasione delle nozze dell'imperatore Francesco Giuseppe I con Elisabetta Amalia di Baviera. Ritornata da Vienna, continuò a riscuotere calorosi successi nelle opere verdiane nei principali teatri italiani: Carlo Felice di Genova, Comunale di Bologna, La Fenice di Venezia, Nuovo di Padova), Scala di Milano, Carolino di Palermo, Apollo di Roma e Comunale di Trieste. In quest'ultimo teatro, ormai artista matura per doti vocali e sceniche, ottenne un particolare successo.
Con eguale fortuna continuò a prodigarsi sulle scene italiane e straniere (inaugurò la stagione 1869-7o al Teatro Liceo di Barcellona con I Vespri Siciliani e con Un ballo in maschera) per circa un decennio ancora (1863-1872), avendo aggiunto al consueto repertorio verdiano anche altre opere, specialmente di Meyerbeer. Nel giugno 1877 cantò al Teatro Alighieri di Ravenna in una "accademia" vocale-strumentale a beneficio del Ricovero G. Garibaldi. Diversi anni più tardi (1884) si ritirò definitivamente dalle scene. Sposatasi nel 1859 con il compositore piemontese B. Secchi, ne aveva interpretato più volte l'opera La Fanciulla delle Asturie.
Giovanna Bosi Maramotti (1924-1996)
Senatrice della repubblica, eletta nelle liste del PCI. Laureata in Lettere, di professione insegnante.
Emma Calderini (1899-1975)
Pubblicista dal 1920 iniziò a collaborare ad alcuni periodici femminili come Lidel, Moda, Grazia, specializzandosi in storia dell'abbigliamento e facendosi notare come disegnatrice di moda. Nel 1922 si trasferì a Milano, dove proseguì la sua attività giornalistica per le redazioni di Alba, Domenica del Corriere, Ambrosiano.
Le prime prove come costumista risalgono al 1928, quando partecipò alla messa in scena dell'Alcesti di Euripide al teatro Greco di Agrigento e di due tragedie di E. Romagnoli, Il mistero di Persefone e Il carro di Dioniso, al Licinium di Erba.
La lettura essenziale del mondo classico restituita dai suoi costumi, piacque alla Ruskaja che le commissionò i bozzetti per i suoi spettacoli di balletto, imponendola come una delle artiste più attuali del teatro italiano, accanto a B. Munari, L. Veronesi, Maria Signorelli e a Titina Rota, accomunati, secondo Prampolini, dalla capacità di dare una fisionomia caratteristica ai loro modelli costruiti, ai bozzetti colorati, alle loro maschere e costumi originalissimi". Studiosa attenta del costume popolare italiano, di notevole cultura e particolarmente sensibile alla evoluzione del gusto teatrale, lavorò negli anni successivi in tutti i generi di spettacolo, dall'opera alla rivista teatrale, dalla tragedia alla commedia brillante, portando il contributo di figurini funzionali, in carattere con l'atmosfera dell'allestimento e con la cornice storica del testo.
Nel 1930 firmò i costumi per Le furie di Arlecchino di A. Lualdi e dei Dispettosi amanti di A. Parelli, nel 1932 la regia della Vedova scaltra, rappresentata al teatro Valle di Roma e, l'anno successivo, ancora i costumi, per gli spettacoli di balletto di Maria Gambarelli. Nel 1934 pubblicò per i caratteri della Sperling e Kupfer di Milano Il costume popolare in Italia, una raccolta di bozzetti dell'abbigliamento regionale che testimonia la sua attività di ricerca e l'attitudine, evidente per altro anche nelle sue realizzazioni per il teatro, a preferire una utilizzazione intelligente di materiale storico a proposte originali o innovative. Questa pubblicazione le valse nel 1935 l'incarico di riordinare il Museo etnografico italiano di villa d'Este a Tivoli e la possibilità di esporre alcuni dei suoi figurini alla Mostra internazionale di scenografia teatrale che ebbe luogo nel 1936 presso la VI Triennale di Milano. Nel 1937 tornò al teatro con i costumi per La finestra di V. Alfieri, l'opera con la quale venne inaugurato a Roma il teatro delle Arti. Con la Compagnia delle Arti lavorò negli anni successivi collaborando all'allestimento di Al di là dell'orizzonte di O'Neill, Cavalleria rusticana e La lupa di Verga, La nuova colonia di Pirandello, Regina di maggio di M. Kalbeck per la stagione musicale del teatro delle Arti del 1941; prese parte inoltre a messe in scena di altre importanti compagnie: Borboni, Adani, Gramatica, e ad alcuni lavori della Compagnia universitaria di Roma. Durante la guerra partecipò alla realizzazione di alcuni film: Boccaccio e Il cavaliere di Kruya nel 1940, Quattro passi fra le nuvole nel 1942 e La danza del fuoco nel 1943.
Nel dopoguerra prese parte ad allestimenti di grande interesse: Macbeth ed Edipo re nel 1945 per la Compagnia dei grandi spettacoli, Assassinio nella cattedrale di T. Eliot nel 1947 con costumi "di un'indovinata austera semplicità", Mirra Efros di J. M. Gordin per la compagnia Pavlova, Intermezzo di J. Giraudoux nel 1950 con "costumi di gustoso estro", Il ballo dei ladri di J. Anouilh e Apollo di Bellac di Giraudoux per il Piccolo Teatro di Milano nel 1952 e nel 1953. Tra il 1950 e il 1955 fu collaboratrice stabile al teatro Massimo di Palermo, dove tornò nel 1972 per i costumi di Andrea Chenier. Nel 1962 pubblicò sempre con la Sperling e Kupfer Acconciature antiche e moderne.
Morì a Medesano (Parma) il 5 marzo 1975.
Malvina Cavallazzi
Compì la sua formazione professionale presso la scuola di ballo del teatro alla Scala di Milano; trascorse in seguito un periodo di tirocinio danzando, in Italia, dapprima alla Scala ove nel 1875 fu protagonista della Manon Lescaut di G. Casati e poi su piccoli palcoscenici di provincia. Nel 1879 debuttò a Londra, dove avrebbe poi svolto la maggior parte della sua attività e lavorò all'Her Majesty's Theatre durante le stagioni organizzate dall'impresario C. Mapleson, suo futuro marito. Nel 1883, l'anno che vide l'America festeggiare la luce elettrica con una gran festa teatrale di cui faceva parte anche uno spettacolo di balletto, calcò come prima ballerina le scene dell'appena inaugurata Metropolitan Opera House di New York. Dopo aver ballato anche alla Alhambra, entrò nella compagnia dell'Empire Theatre di Londra che, dal 1887 al 1889, costituì il principale centro operativo della sua carriera. Vi apparì per la prima volta nel novembre 1888, per poi interpretare, l'anno successivo, il balletto Diana, che costituì per lei l'ultima occasione d'indossare un vero e proprio costume da ballerina, in quanto, da quella data in poi, si sarebbe dedicata esclusivamente a mimare quei ruoli a volte fortemente drammatici che per lo più richiedevano un'esibizione en travesti.
Le sue qualità interpretative ebbero occasione di essere apprezzate dapprima il 20 maggio 1889 nel balletto Cleopatra per la coreografia di K. Lanner, in cui apparve nelle vesti di Antonio accanto a Maria Giuri (Cleopatra) e in seguito il 23 dicembre dello stesso anno.
Il 20 maggio del 1890 comparve ancora all'Empire, accanto a M. Giuri in Cécile, nella parte dell'empio Rajah e sostenne il suo ruolo con vigorosa drammaticità espressiva, mentre il 22 dicembre dello stesso anno diede prova di grande penetrazione psicologica nell'interpretazione della figura di un povero fabbricante di giocattoli dalle cui vicissitudini si poteva trarre facile spunto per un divertissement di balocchi e di fate, che in fondo era la ragion d'essere del balletto Dolly. Lo spettacolo che andò in scena il 25 maggio dell'anno successivo, Orfeo le diede la possibilità di esibirsi come protagonista in quello che fu uno dei ruoli più belli della sua carriera: il pubblico londinese le tributò l'onore di giudicarla "equal, in her own sphere, of the great contralto".
Il 24 dicembre 1891 comparve ancora nel balletto Nisita e meritò il consenso di B. Shaw che la giudicò "nobler then ever" per poi tesserne ancora le lodi a proposito della successiva produzione dell'Empire, il balletto Versailles, che andò in scena il 23 maggio 1892. Qui la Cavallazzi, che interpretava la parte di Luigi XIV innamorato di Louise de la Vallière, meritò parole tali da innalzare le sue capacità d'immedesimazione a vera e propria sensibilità culturale nell'accostarsi a un periodo storico in cui la gestualità, non solo teatrale, aveva ancora un preciso valore simbolico. Il 6 maggio 1895 ritroviamo la mima italiana impegnata nel ruolo di protagonista del balletto Faust, personaggio di cui diede un'indimenticabile interpretazione, mentre il 26 ottobre 1896 fu l'Edmondo Dantès del balletto Montecristo ispirato al celebre romanzo di A. Dumas per la coreografia di K. Lanner.
Le critiche furono entusiastiche: le sue qualità tragiche toccarono le maggiori vette d'intensità espressiva, la sua figura dominò su tutto il balletto nella pienezza delle sue facoltà di attrice consumata, galvanizzando la platea con una gestualità forte, pregnante e virile che scaturiva con totale immediatezza della sua prepotente personalità drammatica.
Nel 1897 Adeline Genée arrivava allo Empire e l'anno successivo partecipò con lei al balletto The Press (14 febbraio 1898), che tenne il cartellone per ben nove mesi. L'anno dopo la Cavallazzi. lasciava le scene dell'Empire per dedicarsi probabilmente alla sua scuola londinese e ai suoi allievi, tra cui la ballerina inglese Phillis Bedelis, che l'avrebbe affettuosamente ricordata nel suo libro My dancing Days come grande ballerina, famosa mima ed eccellente insegnante. Nel 1909 fu chiamata di nuovo al Metropolitan di New York, questa volta per fondare la scuola di ballo dell'Opera, dove nel 1913 giunse da Chicago, come insegnante, anche Luigi Albertieri, che aveva tentato l'avventura americana come molte ballerine dell’epoca.
Emma Cavallazzi lasciò l'insegnamento nel 1914 e, ritiratasi a vita privata, morì a Ravenna nel 1924.
Elisabetta (detta Elsa) Conci (1895-1965)
E’ stata una politica italiana della Democrazia Cristiana, costituente e quattro volte deputata.
Studiò filosofia all'Università di Vienna fino alla fine della prima guerra mondiale, poi si spostò all'Università di Roma, dove si laureò in lettere nel 1920. Fece parte della Federazione Universitaria Cattolica Italiana, diventando presidente della sezione romana. Al termine della seconda guerra mondiale entrò nella Democrazia Cristiana. Scrisse vari articoli di argomento politico e moralistico su Il Popolo Trentino -Nel 1946 fu eletta prima delegata al congresso nazionale della DC, e poi deputata all'Assemblea Costituente. Fece parte della Commissione dei 18, che aveva il compito di coordinare gli Statuti speciali con la Costituzione. Dal 1948 al 1952 fu vice-segretaria del gruppo Democratico Cristiano della Camera, diventandone poi segretaria. Dal 1959 al 1963 fu Segretario della "Commissione speciale per l'esame del disegno e delle proposte di legge concernenti provvedimenti per la città di Napoli. Fece parte della delegazione italiana al Parlamento Europeo di Strasburgo. Nel maggio 1965 si ammalò gravemente, e si ritirò . Morì il 1º novembre 1965.
Laura Conti (1921-1993)
E’ stata un'ambientalista, partigiana, medica e politica italiana, promotrice e rappresentante dell'ambientalismo italiano. Dopo aver vissuto a Trieste e Verona, si trasferisce a Milano per frequentare la facoltà di medicina all'Università di Milano. Nel gennaio del 1944 entra a far parte del Fronte della Gioventù, dove è incaricata di svolgere attività di proselitismo tra i militari; il 4 luglio viene arrestata durante una riunione di studenti socialisti e antifascisti e il viene internata nel Campo di Transito di Bolazano, ma riesce fortunosamente ad evitare la deportazione in Germania. Tornata libera, consegue la laurea in medicina, trasferendosi a Milano, dove svolge il suo impegno politico prima nelle file del Partito Socialista, e dal 1951 in quello comunista, rivestendo gli incarichi di consigliera provinciale dal 1960 al 1970 e successivamente, fino al 1980, di consigliera regionale della Lombardia. Nel 1987 è eletta alla Camera dei Deputati, concludendo la legislatura un anno prima della morte, avvenuta nel maggio 1993. Particolarmente interessata ai problemi ecologici, fu tra le prime a introdurre in Italia riflessioni sui problemi dello sviluppo, dei limiti delle risorse, del rapporto tra sviluppo industriale e conservazione della natura; la sua opera Che cos'è l'ecologia si impose all'attenzione del pubblico e divenne un testo fondamentale per la formazione dell'allora nascente movimento ambientalista. Ma a farne una figura notoria e di rilievo pubblico fu in particolare la campagna da lei impostata e diretta con grande dedizione ed energia in occasione del tragico disastro di Seveso nel 1976, dopo il quale, convinta che la cultura ambientalista dovesse trovare un concreto sbocco politico, operò attivamente, con altri studiosi, per costituire, all'interno dell'ARCI, la Lega per l'Ambiente, della quale fu poi presidente del Comitato scientifico.
Argia Drudi (1901-1957)
Suora, fu detta “la dottoressa dei poveri”. Giovane e di umili origini, si era presentata a don Angelo Lolli (fondatore e anima dell’Opera Santa Teresa del Bambin Gesù di Ravenna per poveri e ammalati) pensando di aiutare nelle faccende domestiche. Invece fu fatta studiare come medico, perché l’Opera aveva bisogno di medici e farmacisti, e presso l’Opera rimase per tutta la vita.
Cornelia Fabri (1869-1915)
Matematica e studiosa di idraulica, prima laureata donna dell’Università di Pisa (1891). Pubblicò il suo primo articolo sulle proprietà delle funzioni non ancora ventenne e non ancora laureata; di notevole cultura generale, conosceva la geologia, la fisica, l’elettricità, l’idrodinamica. Pubblicò l’ultimo articolo scientifico nel 1895, dopodiché, a soli 26 anni, dopo la morte del padre, si dedicò alla famiglia. In questa decisione pesò moltissimo il fatto che per l’Università di Pisa, che pure l’aveva accolta studentessa, era impensabile offrirle un lavoro, soprattutto in ambito scientifico. Morì per una polmonite, a soli 46 anni, senza lasciare memorie e avendo provveduto a distruggere la maggior parte dei suoi scritti.
Dian Fossey (1932-1985)
Nata in California, si iscrisse alla facoltà di veterinaria subito dopo aver conseguito il diploma. Dovette però superare notevoli contrasti col patrigno che voleva per lei un futuro diverso, legato alla sua attività d'affari, ma lei caparbiamente, continuò per la sua strada. Dian successivamente si trasferì al San Josè State College per studiare terapia occupazionale, dopo aver avuto problemi con materie quali chimica e fisica, dove si laureò nel 1954. Dopo ulteriori specializzazioni, Dian diventò direttore del dipartimento di terapia occupazionale al Kosair Crippled Children Hospital in Louseville. Dian incominciò ad interessarsi dei gorilla dopo aver letto il libro di un famoso zoologo. Nel 1963 si finanziò da sola il suo primo viaggio in Africa di ben sei settimane, dove ebbe i primi contatti con alcuni gorilla. Nel 1966 ci fu la grande svolta, la Fossey fu contattata per uno studio a lungo termine sui gorilla e quella fu l'inizio della sua attività stabile in Africa. Nel 1967 Dian fondò il Karisoke Research Center, in Ruanda per osservare i gorilla. I suoi studi ebbero enorme successo, facendola diventare una delle principali esperte mondiali di gorilla africani. Dian intraprese anche delle dure battaglie per salvaguardare sia l'Habitat dei gorilla, minacciati dal crescente turismo in quelle zone incontaminate dell'Africa sia i gorilla stessi, minacciati da numerosi zoo europei che pagavano ingenti somme di denaro pur di avere cuccioli ed adulti da esporre nelle loro strutture. Dian Fossey fu brutalmente assassinata nel 1985 nella sua capanna. Il biografo della Fossey, ha scritto nel suo libro Woman in the Mists, che con ogni probabilità la morte della studiosa è da attribuire a chi in Ruanda non aveva interesse alla salvaguardia dei gorilla o chi vedeva nella Fossey una minaccia alla crescente e redditizia attività turistica della regione.
Isotta Gervasi (1889-1967)
Si era laureata in medicina nel 1917 e poi si specializzò in pediatria all’Università di Modena nel 1919. Esercitò la professione in vari paesi della Romagna, prima a Savarna, poi a San Zaccariae aCervia, riuscendo subito a conquistare la stima e l’affetto dei suoi pazienti, che curava senza chiedere compensi. Isotta doveva superare anche non poche diffidenze nell’esercizio della sua professione, diffidenze che derivavano dal suo essere donna, pure così generosa ed energica. Nei suoi spostamenti in una zona tanto vasta andava a piedi, in bicicletta, ma acquistò anche una motocicletta. Nel 1929 fu anche tra le prime a possedere e guidare un’auto. Isotta fu figura singolare, di grande cultura, non solo scientifica. Frequentò diversi salotti intellettuali e fu amica, tra gli altri, di Antonio Beltramelli, Aldo Spallicci, Marino Moretti, Alfredo Panzini e della cervese Lina Sacchetti. Nell’estate del 1919 incontrò alle Terme di Fratta, tra Bertinoro e Forlimpopoli, anche Grazia Deledda, della quale divenne medico curante nei suoi soggiorni cervesi. Il carattere eccezionale di Isotta suscitò l’ammirazione di Grazia Deledda, che la ritrasse in una novella intitolata “Agosto felice” del 1935, che descriveva un suo piacevole soggiorno a Cervia. Isotta, “la dottoressa”, era descritta come la fata Melusina, fata “davanti al letto del malato, sia un principe o un operaio, al quale oltre alle sue cure sapientissime regala generosamente bottiglie di vino antico epolli”. Quando andava nelle campagne a visitare e curare i suoi pazienti, il compenso che le veniva offerto era il più delle volte costituito da qualche frutto, una bottiglia di vino, della farina, o un pollo, che lei provvedeva a distribuire anche a quelle famiglie che ne avevano più bisogno. Per questo suo donare agli altri, Isotta Gervasi era considerata la “dottoressa dei poveri”. Sapeva essere “umile con gli umili e signorilecon i signori”. Il suo ricordo rimane nei borghi contadini dell’entroterra romagnolo, tra i pescatori, i salinari, tra le famiglie impegnate nel nascente turismo di Cervia. Per il suo operato generoso ricevette diversi riconoscimenti. A Cervia le venne conferito nel 1963il“Premio della Bontà“. Nel 1965 ottenne il “PremioMissione del Medico”della Fondazione Carlo Erba. Nel ricevere il premio parlò del suo essere medico ed osservò: ” Mi sento umiliata nel chiedere una parcella, non ho mai domandato a nessuno cinque lire. Con la vitaccia che ho fatto correndo al capezzale dei miei malati in tutte le ore, in tutte le stagioni, se dovessiricominciare la mia vita farei ancora il medico“. Isotta Gervasi morì a Modena il 17 Giugno 1967. A lei sono state intitolate una strada e una Scuola Media di Cervia.
Elisa Guastalla Ricci (1858-1945)
Figlia di patrioti del Risorgimento, nata a Mantova ma vissuta a Milano dal 1860 per il lavoro del padre avvocato, Elisa aveva avuto un'educazione eccellente ed era vissuta in un ambiente vivace e culturalmente stimolante. Aveva trascorso sedici anni, come moglie del patriota veneziano Alberto Errera, economista, nella Napoli di D'Ovidio, Fiorentino, Gioacchino Toma, D'Annunzio, Colautti, Verdinois, Uda, di Scarfoglio e della Serao, della società dei nove musi, cui appartennero giovani rampanti come - per fare qualche nome - Croce, Pica, Nitti e l'orientalista Cimmino; aveva sviluppato interessi artistici coltivati con amore, sempre attenta agli eventi culturali cittadini, come quelli del circolo Salvator Rosa, del Circolo filologico, del San Carlo. Quando Corrado Ricci, nominato a Brera, la incontrò a Milano dove era ritornata alla morte del marito nel 1894, Elisa non era certo diversa dalla descrizione che ne aveva fatto Verdinois: "La signora Errera [..] era una delle figure più spiccate della società napoletana del tempo. Dotata di uno spirito pronto, aperto e sensibile alle più raffinate impressioni dell'arte, di una larga e vasta cultura velata da una connaturata modestia, di una indulgenza pietosa alle altrui debolezze, di una squisita bontà, di una conversazione tanto più brillante in quanto riusciva a far emergere il lato luminoso degli interlocutori e a trarre scintille dalla conversazione altrui, ella raccoglieva intorno a sé e, per così dire, armonizzava i più eletti e disparati ingegni".
Elisa, divenuta Elisa Ricci, portò in dote queste sue virtù ben note anche nel salotto di Piazza Venezia a Roma, dove i coniugi dimorarono dal 1906 al 1934. Corrado portò qualcosa di raro e prezioso: portò la gioia e una nuova sicurezza. Senza un tale marito non ci sarebbe mai stata una Elisa Ricci scrittrice e il mondo del ricamo e del merletto sarebbe ora privo di studi e di testi fondamentali per impostazione scientifica e ricchezza delle fonti, come: Antiche trine italiane. Trine ad ago (1908); Trine a fuselli (1911); Old Italian Lace (1913); Ricami italiani antichi e moderni (1925).
Dopo un lungo periodo in cui condivisero lavoro e lotte nella difesa e nella divulgazione del bello, una ben triste fine arrivò: anni di solitudine, anni di guerra a Torino sotto i bombardamenti, anni di sofferenze per le conseguenze delle leggi razziali. Elisa Guastalla, ebrea, si spense nel 1945 nella clinica per malattie mentali dove si era rifugiata, per salvarsi la vita, nel dicembre del 1943. Per tanto tempo la sua figura non ha avuto la meritata attenzione, pur nelle continue citazioni.
Maria Ponti Pasolini (1856-1938)
Di famiglia ricca e impegnata nel sociale, coltissima, fu una figura di spicco per il miglioramento della condizione femminile tra Otto e Novecento. A sedici anni sposò il conte Pier Desiderio Pasolini dall’Onda.
Il Pareto la chiamava, non sempre scherzosamente “leonessa” per il suo spirito battagliero, a cui contribuirono due culture e due esperienze sociali, quella familiare, lombarda, proiettata verso le forme del capitalismo moderno, e quella della famiglia di acquisto, romagnola, che l’antica tradizione legava da un lato alla proprietà terriera, dall’altro a studi di erudizione.
Durante il periodo trascorso a Roma fu tra le fondatrici della Federazione romana delle opere di attività femminile (primo nucleo di quello che sarà il CNDI), dedicandosi alla rivalutazione dell’artigianato e delle piccole imprese femminili.
Finanziò a Varese la ripresa della produzione della carta tipica detta “di Varese” e fondò una scuola di merletto in Romagna, dimostrando anche notevoli doti imprenditoriali.
Verso la fine dell’Ottocento si adoperò per la costruzione di biblioteche circolanti in Romagna e nel 1897 fondò a Ravenna la Biblioteca “Andrea Ponti”, con lo scopo di fornire una preparazione di base sulle scienze economiche e sociali (compresa la questione femminile).
Augusta Rasponi del Sale (1864-1942)
Porta un nome importante e due cognomi ancora più importanti. Si dice che entrambe le famiglie, del Sale e Rasponi, siano giunte in Italia al seguito di Carlo Magno. La contessina Augusta nasce quindi ricca e nobile. Riceve un’educazione molto avanzata: impara perfettamente il francese e l’inglese, tanto da diventare ottima traduttrice; possiede inoltre un innato senso artistico. Carta, penna e pennelli saranno strumenti importanti per tutta la sua vita
L’appellativo di “oca”, datole da un’amica in un impeto di rabbia, rimarrà per sempre legato alla sua vita. L’oca diventò un personaggio di tanti suoi disegni. Fin dai tempi della sua fanciullezza dimostrò infatti un grande trasporto verso l’infanzia, soprattutto quella bisognosa. Non si sposò mai e non ebbe bambini suoi. Inizialmente, come tante signore di buona famiglia, si dedicò a quello che oggi chiameremmo “volontariato”, ma col tempo la sua diventò una dedizione totale, che l’assorbì completamente, facendo fronte alle necessità dei suoi assistiti col suo tempo, i suoi mezzi e il suo patrimonio. Quando morì non possedeva più nulla. Di tutto il denaro e dei palazzi di famiglia rimase una sola stanza, piena di disordine, ma anche di carte e pennelli.
Come artista debuttò nel 1898 con un calendario dove i protagonisti erano i bambini. È nota la sua collaborazione col «Giornalino della Domenica», col «Corriere dei Piccoli» e l’Italia. È delizioso il libro “Tur-Lu-Ri”, pubblicato in Francia. Con la stessa casa editrice pubblicò Muguet. A Londra, nel 1900, uscì il suo Mother Duck’s Children. È proprio in questa città, presso il Vittoria and Albert Museum, che sono esposti molti dei suoi disegni. Né la fama, né le critiche lusinghiere la convinsero a trasformare il suo talento in un vero e proprio lavoro. Per lei rimase un passatempo e disegnava i suoi piccoli gioielli soprattutto per gli amici, per biglietti d’auguri e per divertire i bimbi ricoverati presso l’istituto di S. Teresa del Bambin Gesù di Ravenna.
I suoi pennelli furono anche strumenti per educare le mamme a una sana puericultura. Disegnava bambini mentre facevano salutari bagnetti caldi, neonati vestiti di pannolini morbidi e puliti e non avvolti in strette fasce. E ancora bambini all’aria e al sole, sui prati e sulle spiagge. Scriveva anche importanti statistiche sulla mortalità infantile.
Per tutto ciò che era e che faceva, nel 1938 le venne assegnato il premio Notte di Natale, istituito da Motta di Milano.
Suor Felicia Rasponi (1523-1579)
Di famiglia ricca, alla morte del padre, contrariamente alle tradizioni familiari, la madre la costrinse ad entrare in convento.
Per un anno intero rifiutò la vita monacale, con febbri e lacrime continue. In seguito si adattò alla vita monacale, diventando una monaca esemplare e abbadessa del convento ravennate di S.Andrea.
Wilma Soprani (?)
Fu la prima maestra della frazione ravennate di Porto Corsini.
Natalina Vacchi (1914-1944)
Partigiana Italiana. Collegata clandestinamente al PCI, entrò a far parte della Resistenza nel ravennate.Conosciuta con il diminutivo Lina o anche come la Bionda.
Operaia attiva politicamente all'interno della sua fabbrica, la Callegari, contribuì in maniera significativa alla riuscita degli scioperi del marzo/maggio 1944 a Ravenna. Venne catturata a seguito della uccisione del temuto brigatista Leonida Bedeschi (Catìveria)..
Dopo lunghi e pesanti interrogatori fu condannata a morte per rappresaglia assieme ad altri 10 prigionieri.
La sentenza fu eseguita a Ravenna, presso il Ponte degli Allocchi (che in seguito verrà rinominato Ponte dei Martiri).
Lina fu uccisa per ultima, impiccata dopo essere stata costrettia ad assistere alla fucilazione dei compagni. Le fu assegnata la Medaglia di bronzo al valor militare.
Maria Montanari (1938-1944)
Bambina uccisa dai nazisti nell’eccidio di Madonna dell’Albero.
Giorgina Danesi (1922-1982)
Ostetrica.
Teresita Norreri (maestra Giacomina) (1898-1963)
Insegnò a Fornace Zarattini (l'antico Valtorto) dal 1931 al 1960.
Gli antichi scolari conservano un graditissimo ricordo, il ricordo di "una dolce e cara immagine materna". Essa visse solamente per la scuola, non conosceva altra soddisfazione oltre alla certezza di essere riuscita a far capire ciò che insegnava e sapeva insegnare veramente.
Si può dire che avesse tradito la sua funzione di donna per l'insegnamento; quanta analisi logica, quanti temi, quanti problemi!
Riduceva i suoi alunni al punto di non commettere errori di grammatica già nella quinta classe elementare.
Non si accontentava della esatta soluzione del problema, voleva conoscere il ragionamento seguito, non si accontentava di un bel tema ma voleva conoscere da quale particolare circostanza fosse scaturito il pensiero. Non era solo la maestra ma anche e soprattutto l'Educatrice per bambini che
ne avevano sicuramente tanto bisogno dal momento che i genitori li abbandonavano al mattino, prima dell'alba, per rivederli all'imbrunire.
Si ricorda l'interessamento presso i genitori degli alunni più meritevoli per persuaderli a far continuare gli studi ai propri figli.
Ella aveva intuito, dieci anni prima, l'utilità dell'istruzione per la vita. Questo fu il suo costante concetto: l'istruzione serve per tutti, anche per il contadino, anche per l'operaio, anche per colui che è destinato ai lavori più umili. E tutto ciò non era di poco conto in un'epoca in cui, la stragrande maggioranza della popolazione viveva alla giornata, assillata dal bisogno, senza nessuna sicurezza per il domani. La scuola di Fornace Zarattini diventò un centro in cui confluivano i ragazzi intenzionati a sostenere l'esame di ammissione alla scuola media; tutto ciò avveniva perché c'era nei genitori la certezza che i loro ragazzi erano preparati alla perfezione.