Anche Aprilia, come tante città del Lazio, ha ospitato, in data 13 dicembre, nella sede del Liceo “A. Meucci”, la mostra fotografica “Le donne del Novecento sulle strade di Roma”, sezione del più ampio Progetto “Linguaggi di genere” della Regione Lazio.
La mostra si colloca nell’ambito dell’evento (scolastico) “Sulle vie della parità… per una nuova lettura della Cultura e della Storia”, articolato in diversi momenti tra loro strettamente interconnessi, che hanno visto la partecipazione della prof.ssa Livia Capasso, responsabile del Progetto Toponomastica Femminile, di Teresa Vergalli, ex staffetta partigiana e scrittrice, di rappresentanti dell’ANPI di Aprilia e, naturalmente, delle studentesse e degli studenti, con le /i loro docenti.
Tale evento è parte del Progetto di Istituto “ Donna tra cronaca, mito e storia” tra i cui obiettivi si pone la necessità di riscoprire, rendere visibile e valorizzare , agli occhi degli studenti e delle studentesse, la presenza delle donne, come protagoniste e comprimarie, nella Storia, nella Cultura, nella Politica, nell’Arte e nelle Scienze, presenza da sempre ignorata o relegata in margine ai processi di trasformazione della società.
In tale contesto assume rilievo, nonché grande valenza educativa e didattica, il progetto relativo alla Toponomastica Femminile e l’intervento di Livia Capasso che ha sottolineato come anche i nomi delle nostre strade e delle nostre piazze contribuiscano all’auspicata parità di genere, traendo fuori dal “buio” di una colpevole “dimenticanza” le tante figure femminili che pur hanno contribuito, nei vari ambiti del fare e del sapere, a costruire la storia e la cultura del nostro Paese.
Livia Capasso ha inoltre offerto una significativa casistica di artiste che, pur avendo, con la loro ricerca e le loro opere, caratterizzato in maniera significativa il Novecento italiano, sono inspiegabilmente assenti da qualsiasi manuale di Storia dell’Arte.
Alla realizzazione dello stesso obiettivo concorre l’intervento di Teresa Vergalli che ha raccontato, con grande lucidità ed immutata passione, la sua partecipazione alla Resistenza negli anni della Guerra di Liberazione, rievocando ma anche rinnovando i sogni e le speranze della sua generazione, e mostrando come la custodia della memoria non sia uno sterile esercizio di nostalgia ma abbia come fine quello di trasmettere la conoscenza del mondo di ieri per agire la vita di oggi e per costruire il domani.
Ed ecco quindi la vecchia partigiana farsi di nuovo staffetta, non più tra i combattenti, ma tra le generazioni
Ed è proprio la volontà di un domani libero da discriminazioni e da prevaricazioni il filo che unisce i ricordi, i pensieri e le parole e, come alle parole va riconosciuto un ruolo fondamentale nella costruzione sociale della realtà e dell’identità di genere maschile e femminile, così anche ai nomi delle strade che percorriamo ogni giorno va restituito il compito di conservare e trasmettere una memoria che sia finalmente inclusiva e rispettosa delle donne e delle loro vite.
Infine, la presenza simbolica di Posto Occupato è rivolta a sottolineare come la condizione di minorità e subalternità assegnata alle donne in una società ancora fortemente segnata da una visione patriarcale, costituisca il substrato culturale, l’humus in cui si radica, di cui si nutre e con cui prolifera quella violenza di genere che poi tragicamente affiora nelle cronache quotidiane. Da qui la necessità di una nuova lettura della storia , della cultura, dell’arte, come strumento decisivo per superare, nell’immaginario degli uomini ma anche delle donne, dei ragazzi ma anche delle ragazze, quella dimensione oggettuale del corpo femminile, retaggio di una cultura sessista che, a dispetto delle nuove normative, ancora sopravvive e per contrastare i conseguenti comportamenti violenti, sia sul piano fisico che su quello psicologico.
La prof.ssa Capasso, al termine degli interventi, ha invitato gli studenti e le studentesse a partecipare al concorso indetto dalla sua associazione e a completare le biografie delle donne presenti nella sezione Laboratorio Fotografico della mostra, al fine di contribuire a modificare quella percezione, ancora distorta, della realtà femminile di cui la toponomastica , ancor oggi riduttiva e discriminatoria, è uno degli esempi più evidenti.
Da qui, dall’ aula magna di questa scuola, dagli studenti e dalle studentesse, dalle docenti e dai docenti, l’auspicio e l’impegno affinché le strade del mondo si arricchiscano sempre più dei nomi delle donne che hanno insegnato, hanno scritto, hanno dipinto, hanno suonato, hanno cantato, hanno recitato, hanno lottato ed hanno sofferto , scalando spesso montagne dai versanti difficili e dai percorsi impervi, preparando il terreno sul quale tocca a noi continuare il cammino della liberazione da ogni forma di stereotipo, di discriminazione, di sopraffazione.