Il 6 e il 7 ottobre a Roma alla Casa Internazionale delle Donne si è svolto il I Convegno di Toponomastica femminile, che si è concluso con una buona partecipazione di pubblico e l’orgogliosa soddisfazione delle organizzatrici.
Nelle due mattinate hanno preso la parola rappresentanti delle istituzioni e di associazioni, docenti universitari/ie, referenti regionali, mentre nel pomeriggio di sabato ampio spazio è stato dedicato al resoconto del lavoro svolto, attraverso la formalizzazione di gruppi divisi per aree tematiche: didattica, partigiane e costituenti, rapporti con istituzioni e media, estero.
L’elenco dei relatori è lungo, ma doveroso: Irene Giacobbe (Power and Gender), Gigliola Corduas (FNISM), Paola Petrucci, Francesca Beneduce (Commissarie e Consigliere di parità), Gemma Azuni (Comune di Roma), Adriana Valente e Tommaso Castellani (CNR), Serena Dinelli (Aspettare Stanca). Grande interesse ha suscitato la relazione di Enzo Caffarelli, direttore e fondatore della Rivista Italiana di Onomastica che, dopo aver chiarito la differenza degli odonimi in descrittivi, celebrativi e simbolici, ha fornito le percentuali della prevalenza di personaggi femminili nei capoluoghi italiani; ha inoltre indicato le linee guida per la richiesta di dedicazioni femminili e ha proposto la realizzazione di un’enciclopedia delle donne presenti nella toponomastica e di un osservatorio permanente sulla odonomastica urbana.
Folta la rappresentanza di docenti universitarie.
Prima a intervenire è stata Fiorenza Taricone (Università degli Studi di Cassino e Lazio Meridionale) che ha illustrato meriti e demeriti della celebrità femminile e criteri per “passare alla storia”, partendo da Aristotele, passando per i Padri della Chiesa, seguendo il codice inflessibile per cui agli uomini spetta la razionalità, la cultura scritta, gli incarichi pubblici, alle donne il carico del materno, la sentimentalità.
Elisabetta Strickland (Università di Roma, Tor Vergata) ha denunciato un esempio eclatante di toponomastica sbilanciata, quello delle fisiche italiane. Su circa 450 premi Nobel scientifici, solamente 11 sono stati attribuiti a donne e in fisica le sole due premiate sono state Marie Curie e Maria Goeppert-Maye. Circa settanta strade romane sono intitolate a fisici e una sola è intitolata a una donna italiana, Rita Brunetti, mentre a Marie Curie è stato destinato un viale assieme al marito Pierre. Eppure esistono altre fisiche italiane a cui intitolare una strada, per esempio Giuseppina Aliverti e Massimilla Baldo Ceolin.
Luisa Rossi (Università di Parma), riassumendo la biografia di Dora d’Istria, principessa erudita e scrittrice, vissuta a Firenze 18 anni, ha lamentato la costruzione a Firenze di un anonimo condominio al posto della sua elegante dimora: solo una targa nascosta da un gelsomino ricorda le eccelse virtù della donna che in quella casa trovò la morte. E la piazzetta che in un primo tempo gli amministratori del Comune avevano deciso di intitolarle, fu poi chiamata nel 1912 per ragioni politiche piazza Torino e oggi porta il nome di Isidoro del Lungo.
Laura Moschini (Università di Roma 3) ha riferito l’esperienza dei laboratori universitari di etica sociale.
Dopo l’intervento di Sofia Vega, che ha portato l’attenzione sui toponimi femminili nella strade di Cadice e Granada, si è passati alle sintesi dei censimenti italiani per macroaree (NW-NE-C-S-Isole).
Irene Fellin ha annunciato che finalmente un nuovo disegno di legge regolamenterà la situazione linguistica della toponomastica altoatesina. Sarà istituito un Comitato Cartografico composto da sei membri, due per ogni gruppo linguistico (tedesco, italiano e ladino): di fronte alle “priorità” del bilinguismo sembra scomparire l’esigenza di rispettare anche la proporzione di genere.
La mattina di domenica il convegno si è aperto con l’esperienza romana, su cui hanno riferito Barbara Belotti e Maria Pia Ercolini: sono state illustrate le varie proposte rivolte al Comune di Roma, tra cui il progetto di un quartiere per le protagoniste dell’Assemblea Costituente, un concorso di scultura per eliminare la misoginia dai nostri colli, caratterizzati da allineamenti di busti maschili, e un’attività di orienteering lungo i viali femminili di villa Pamphili. Inoltre sono state comunicate le recenti intitolazioni a figure femminili di strade e di giardini, alcune delle quali individuate e proposte dal gruppo di Toponomastica femminile.
A seguire, l’intervento di Maria Vincenzina Iannicelli, dirigente del Servizio coordinamento tecnico toponomastica del Comune di Roma che, oltre a riferire dell’attenzione dell’Ufficio verso i nomi femminili, ha risposto ad una serie di domande del pubblico sulle norme giuridiche che regolano le intestazioni delle aree di circolazione.
Maria Antonietta Saracino (Università di Roma, Sapienza) ha affascinato l’uditorio raccontando la Londra delle “altre”, delle tante scrittrici, originarie dei paesi dell’ex impero britannico o da quelli divenuti da poco indipendenti, che vi arrivano in cerca di una vita migliore: la nigeriana Buchi Emecheta, Andrea Levy e Zadie Smith, giamaicane di seconda generazione.
Laura Silvestri (Università di Tor Vergata) ha raccontato la Barcellona di Carmen Laforet, città nella quale Andrea, la protagonista del romanzo “Nada”, fuggendo da una casa dove dominano caos, soprusi e incomprensioni, si rifugia sentendosi a proprio agio.
Giuliana Cacciapuoti (Università di Napoli) ha portato alla ricerca delle deboli tracce arabo-musulmane nella toponomastica del Meridione d’Italia, che pur deve alla presenza araba e musulmana tanta parte della sua nascente cultura, dalle arti, alla scienza, alla letteratura.
Il Sud –e Napoli in particolare– è rimasto a fare da sfondo alla carrellata che Tiziana Concina ha fatto dei romanzi di Anna Maria Ortese: la Napoli degradata dei bassi tratteggiata come un universo buio dove non c’è pietà e nemmeno speranza; non sono da meno Milano, città del benessere non per tutti, che sembra condannare all’esilio e alla solitudine, e la città eterna dove la folla anonima abita le grandi piazze e le antiche vie.
Sono stati presentati poi suggestivi itinerari di genere, che daranno vita a future pubblicazioni sulla scia delle guide dedicate a Roma da Maria Pia Ercolini: Mary Nocentini col suo appassionato entusiasmo ha ricordato le dame e le dee presenti nelle vie dei Castelli Romani; Maria Grazia Anatra ha illustrato un percorso di genere femminile nella toponomastica versiliese; Claudia Fucarino infine, partendo da un brano di uno storico siciliano che agli inizi del ‘900 lamentava l’occultamento del mondo femminile, ha ribadito che ancora oggi le donne palermitane, siciliane o straniere, sono emarginate dall’universo maschile, se è vero che andare alla ricerca di strade intitolate a donne equivale ad una caccia al tesoro.
Irene Giacobbe ha introdotto l’ultimo intervento, quello di Cosimo Palagiano (Commissione Toponomastica Unione Geografica Internazionale) che ha disegnato un futuro per la Toponomastica femminile internazionale. Il relatore ha infatti informato che nell'ultimo meeting tenutosi a Colonia la Commissione, nel gruppo di lavoro congiunto ICA e IGU (cartografi e geografi), tra le aree tematiche di discussione che si è data, ha esaminato anche i motivi che portano alla scelta dei nomi delle località, in particolare di quelli femminili; ha inoltre anticipato che inviterà a prendere parte al meeting del 2014 la squadra di Toponomastica femminile.
Ha chiuso il convegno Maria Pia Ercolini, fondatrice del gruppo, ringraziando tutti i partecipanti, ma proponendo anche spunti di riflessioni per futuri sviluppi.
Dulcis in fundo, è proprio il caso di dire, indimenticabili sono state le pause gastronomastiche, arricchite da prodotti regionali portati dalle partecipanti e da delizie culinarie offerte dalle padrone di casa.
Il pubblico ha potuto poi visitare la mostra fotografica delle targhe stradali intitolate alle donne, organizzata in quattro diverse sezioni (nazionale, estera, romana, partigiane), frutto degli innumerevoli scatti pervenuti da tutta Italia e non solo, e votare la foto più bella.