Giovedì 18 settembre, proprio mentre le toponomaste convenute da tutta Italia per il IV Convegno Nazionale stavano visitando lo Studio Moretti Caselli a Perugia, la commissione per la toponomastica del Comune deliberava l’intitolazione di un piccolo giardino alle sorelle Rosa e Cecilia Caselli. Coincidenza? Non proprio.
Quest’anno Toponomastica femminile si è molto adoperata in ricerche sul tema del lavoro per dare visibilità alle donne e al loro operato e ha allestito una mostra fotografica di 72 pannelli tematici dal titolo Donne e lavoro ospitata per la sua inaugurazione a Roma alla Centrale Montemartini, ora al Museo Archeologico di Terni, e da metà ottobre, itinerante per l’Italia, soggetta ancora ad ampliamenti ed aggiornamenti.
In linea con tutto ciò è stato scelto il tema del convegno, Lavoratrici in piazza, e sono stati organizzati gli itinerari di genere sul tema l’imprenditoria femminile nel territorio umbro tra memoria e futuro con la visita a due musei sui generis, perché ancora attivi come laboratori; due narrazioni tutte al femminile.
Nel primo, Laboratorio atelier Giuditta Brozzetti, quarta generazione femminile, si tessono ancora su antichi telai i motivi delle tovaglie perugine utilizzate come arredo liturgico in epoca medievale e che come tali compaiono nei dipinti di grandi pittori quali Simone Martini, Piero Lorenzetti, Giotto, Ghirlandaio, Leonardo da Vinci. Nello stesso tempo si utilizzano le tecniche tradizionali anche per ideare nuovi disegni e nuovi accostamenti di colori.
La seconda visita è stata allo Studio Moretti Caselli, dove si fanno vetrate artistiche dipinte a fuoco, laboratorio ancora in attività con la terza generazione al femminile. Maddalena Forenza ha appreso il mestiere dalla madre Anna Matilde Falsettini, che aveva imparato dalle zie Rosa e Cecilia Caselli. Queste nel 1922 dopo la morte del padre, all’età rispettivamente di 26 e 17 anni, si trovarono a gestire da sole lo studio fondato dallo zio Francesco Moretti nel 1859. Portarono egregiamente a termine le opere rimaste incompiute, come le tre vetrate di stile trecentesco per la basilica inferiore di san Francesco ad Assisi e iniziarono a lavorare per le nuove commesse come le vetrate per la basilica di santa Chiara ad Assisi.
Tra il 1925 e il 1930 eseguirono l’opera più impegnativa della loro vita: la vetrata di 40 mq che interpreta “L’Ultima Cena” di Leonardo da Vinci a grandezza naturale per il cimitero Forest Lawn a Glendale, presso Los Angeles. Immaginiamo queste due donne che non si erano mai allontanate da Perugia che ricevettero questa commessa così importante dagli Stati Uniti e che coraggiosamente accettarono. Si misero a lavorare giorno e notte, utilizzando delle lampade speciali che riproducevano la luce del sole, perché ogni colore dato sul vetro va verificato con la luce del sole. Ogni singolo pezzo di vetro è dipinto e cotto almeno tre volte, e può anche rompersi durante la cottura. Rosa eseguì tutte le teste, mentre Cecilia fu nominata la “sarta” perché dipinse tutti i vestiti degli apostoli.
Continuarono così un lavoro dopo l’altro ed ebbero il tempo di tramandare i segreti della loro tecnica alla nipote. Ecco perché Toponomastica femminile ha pensato che il piccolo giardino senza nome non lontano dallo studio Moretti Caselli, in quest’anno tutto dedicato al lavoro femminile, dovesse essere intitolato a Rosa e Cecilia Caselli, due grandi artiste-artigiane che hanno dato lustro alla città di Perugia.