Il 6 dicembre 2014 a Rovigo è stata inaugurata la mostra Tracce di presenze femminili illustri in Polesine… per un itinerario di genere a Rovigo, mostra storico-documentaria, promossa dal Comune di Rovigo e organizzata dal Liceo Scientifico Statale “P. Paleocapa”, a cura della professoressa Rosanna Beccari, docente di lettere e latino al Paleocapa e referente di Toponomastica femminile per la Provincia di Rovigo. La rassegna, che rientra nell’ambito delle iniziative organizzate per la XX Settimana dei beni culturali in Polesine, si è tenuta dal 6 all’11 dicembre in Pescheria Nuova, nella bellissima sala dedicata al Dott. Alberto Brigo, che ricoprì la carica di Presidente della Provincia di Rovigo dal 1993 al 1999.
Le figure illustri sono una sessantina, con la distinzione tra quelle donne che fanno parte dell’itinerario di genere a Rovigo, che ripercorre unendo in un tracciato ideale le vie intitolate e quelle donne importanti che sono nate o hanno vissuto o anche solo soggiornato in Polesine, che comunque vi hanno lasciato un significativo segno della loro presenza.
“Rovigo, città delle rose, ha cambiato il suo aspetto negli ultimi anni” - ne parliamo con Mario Andriotto - appassionato di storia locale, conosciuto in occasione dell’inaugurazione della mostra, che ci ha mostrato le cartoline dell’epoca in cui piccoli ponti univano i diversi luoghi della città, dove passava il fiume Adigetto. Molti edifici, lungo il Corso, hanno ricevuto oggi una nuova ristrutturazione. È il caso dell’edificio della Pescheria Nuova, molto particolare, in stile neogotico, situato accanto alle torri del Castello, nata proprio come pescheria e oggi adattata a sala per conferenze e mostre. L’edificio si articola su due piani e la mostra fotografica si snoda intorno alla sala centrale. La Prof.ssa Rosanna Beccari è coadiuvata dai suoi collaboratori, alcuni studenti del Liceo dove insegna. Il liceo scientifico di Rovigo ha ricevuto a Roma un doppio premio prestigioso, essendo risultato vincitore con due progetti al primo concorso nazionale “Sulle vie della parità”, indetto da Toponomastica femminile e Fnism (Federazione nazionale insegnanti). Uno dei lavori premiati riguardava una proposta di intitolazione rodigina per sette donne polesane e questa importante rassegna è idealmente connessa con quel lavoro, nato dall’idea di recuperare la storia di donne polesane che hanno lasciato una traccia importante nel territorio del Polesine. La proposta è stata poi presentata alla cittadinanza, con una visita guidata virtuale all’itinerario di genere a Rovigo lunedì 8 dicembre, nella stessa sede della Pescheria nuova.
Angioletta Masiero, poetessa, scrittrice, giornalista ed attrice rodigina, ha letto alcuni estratti dal suo volume Al tócco della parola e lo scrittore Luca Malin ha raccontato la vita avventurosa di Maria Antonietta Avanzo, una delle pochissime donne-pilota degli anni Venti del secolo scorso.
Maria Antonietta era nata il 5 febbraio 1889 a Contarina, paesino del Polesine, ora nominato Porto Viro (dove non troviamo nessuna intitolazione al femminile, fatta eccezione per una località “Madonnina”). La famiglia, ricchi possidenti terrieri, le assicurò il sostegno economico. Gareggiò per vent'anni dal 1920 al 1940 dando filo da torcere a Nuvolari e allo stesso Ferrari. Fu donna anche di grande cultura, amica di D'Annunzio, Hemingway, Mascagni, Modigliani. Visse la straordinaria avventura del cinema neorealista in quanto madre del famoso Renzo Avanzo e zia del più noto Roberto Rossellini. Maria Antonietta Avanzo è stata tra i piloti della Scuderia Ferrari nel 1932. La sua ultima corsa è stata la Mille Miglia 1940, a 51 anni d’età. Restò nell’ambiente automobilistico fino alla scomparsa, 17 gennaio 1977, a Roma. Per conoscere la sua storia, recentemente è uscito proprio il libro di Luca Malin, dal titolo “Indomita. La straordinaria vita di Maria Antonietta Avanzo” che ha riportato alla luce questo personaggio femminile polesano di grande forza e audacia.
Dalla ricerca effettuata dagli studenti e studentesse del Liceo sono emerse altre figure femminili poco conosciute, ma di grande forza evocativa.
Tra queste, Marta Radici (Buenos Aires, 1901 – Rovigo, 1978).
Nata da genitori italiani, si trasferì in Italia con la famiglia, ad Adria, e si laureò in medicina all'Università di Padova. Specializzatasi in clinica pediatrica, approfondì i suoi studi lavorando con Frugoni, Comba e Frontali. Fu, in Italia, una delle prime donne ad assumere un primariato ospedaliero. Per 26 anni diresse la divisione pediatrica e il reparto malattie infettive dell'Ospedale Civile di Rovigo. La microcitemia e il morbo di Cooley furono oggetto preminente della sua attività di studiosa. Fu socia dell'Accademia dei concordi di Rovigo. Ha pubblicato una cinquantina di opere di carattere scientifico, clinico e sociale, incentrate sulla pediatria e sulla microcitemia. Una sua sentita testimonianza sull’alluvione del 1951 che sommerse la provincia di Rovigo a causa della rottura dell’argine del Pò si può trovare sul sito del Teatro Polivalente di Occhiobello (http://www.accademiatpo.it/ ).
Come ci ha ricordato la scrittrice Angioletta Masiero, le donne del Polesine hanno contribuito alle battaglie per l’unità d’Italia, spronando e finanziando i combattenti, scrivendo sui giornali, formando i giovani, come madri e come insegnanti, all’amore per la patria. Hanno dato contributi importanti all’educazione, basti pensare ad Erminia Fuà Fusinato che, nel 1871, concepì l’idea di avviare l’educazione delle donne italiane e fondò la Scuola Superiore Femminile che diresse, su incarico del Consiglio comunale di Roma, e che fu poi intitolata al suo nome. Diverse donne del Polesine diressero istituti, elaborarono nuove teorie pedagogiche, scrissero libri per ragazzi e per adulti. Ricordiamo Silvia Bonandini Bergamasco che nacque a Adria nel 1879 e fu tra le prime donne italiane di quel periodo a conseguire la laurea in lettere.
Nella mostra viene celebrata anche Jole Petrowna Bellonzi in Migliorini (Fiesso Umbertiano, 25-7-1887; Rovigo, 24-7-1925), diplomatasi maestra elementare, che si dedicò con straordinaria passione all’insegnamento nel paese natale. Nel suo lavoro, che riteneva una missione, non profuse soltanto intelligenza e capacità didattiche, ma dimostrò un’eccezionale sensibilità sociale, adoperandosi per favorire le condizioni di vita dei ceti meno abbienti. In particolare consacrò le sue forze per difendere e promuovere i diritti e l’elevazione socio-culturale e morale della donna. A questo scopo aveva già preparato per le stampe una stesura quasi definitiva di meditate riflessioni. Inoltre il suo impegno fu indirizzato a divulgare nelle scuole e tra i lavoratori l’insostituibile funzione dell’Istituto di Previdenza Sociale, che permetteva di assicurarsi contro l’invalidità e la vecchiaia attraverso la Cassa Nazionale per le Assicurazioni Sociali. Al riguardo ebbe un grande successo in tutta Italia un suo opuscolo intitolato “Previdenza”, uscito in due edizioni (1922 e 1923) con molte migliaia di copie a cura dell’Istituto di Previdenza Sociale.
La mostra riporta alla memoria anche molte altre donne polesane, partecipi della storia politica nazionale, tra le quali Maruzza Astolfi.
Maruzza Maria Astolfi era nata a Polesella il 17 febbraio 1928. Donna impegnata in politica e per la difesa dei diritti delle donne, venne eletta deputata dal ’65 al ’68, poi dal ’72 al ’76 nelle file del PCI. Nel 1980 al 1995, haricoperto tre mandati come sindaco del Comune di Polesella, è stata consigliere provinciale di Rovigo e verso la fine anni ‘70 ricoprì l’incarico di Presidente del Consiglio di amministrazione dell’Ospedale di Adria. E’ stata un’esponente importante dell’Unione donne italiane, poi ancora dirigente per diversi anni del PCI, del PDS e dei Democratici della sinistra; negli ultimi anni della sua vita si dedicò alla scrittura, diventando direttore responsabile del mensile rodigino Il Quadrivio.
Questi piccoli cenni biografici sono inezie dinnanzi alla grande mole di lavoro di recupero delle fonti storiche svolto dai curatori della mostra per ritrovare gli accadimenti importanti della vita di queste donne, che meritano senz’altro di essere ricordate e annoverate nella storia nazionale e senz’altro celebrate almeno nella storia locale polesana.