Guglielmina Ronconi
Fra le donne che, precorrendo i tempi, sono state capaci di svolgere un ruolo incisivo nella vita culturale e sociale della nazione, non può non esser citata Guglielmina Ronconi.
Nata nel 1864, insegnante e pedagoga, si mise in luce per l’impegno profuso a favore delle donne detenute nelle carceri romane insieme alle loro bambine e ai loro bambini, cui fin ad allora non era stata garantita alcuna assistenza. L’energia da lei prodigata in questo intento fu tale che il ministero le affidò il compito di organizzare a livello nazionale gli asili infantili carcerari. Altrettanto meritorio appare il suo adoperarsi affinché ai giovani condannati a pene detentive fossero offerte concrete possibilità di reinserimento al termine della detenzione. Al contrario, non si riesce a non provare una certa perplessità per l’entusiasmo col quale ella si dedicò al ruolo di istruttrice “morale” delle donne dei “ceti inferiori”, impartendo loro, durante la grande guerra, “lezioni” di propaganda patriottica contro il “disfattismo”. Perché se la nostra attuale consapevolezza femminile può essere lusingata dal fatto che il governo avesse capito la forte l’influenza di madri e spose sugli uomini di casa, il fine di tale influenza, ossia persuadere figli e mariti a partire per il fronte, non può certamente riuscirci accettabile.
Tuttavia, malgrado questa riserva, è doveroso renderle atto del suo carisma e delle sue doti organizzative.
A Guglielmina Ronconi è intitolata una scuola primaria nei pressi di piazza Euclide.
di Giovanna Mozzillo
Angelica Balabanoff
Angelica Balabanoff, militante e teorica marxista, nacque in Ucraina nel 1869 da famiglia ebrea benestante. Si laureò in filosofia a Bruxelles e studiò in Germania e in Italia con Antonio Labriola.
Colta e conoscitrice di numerose lingue, rappresentò il POSDR (Partito Operaio Socialdemocratico di Russia) nell'esecutivo della II Internazionale e, dal 1914, il PSI divenendo il più noto punto di riferimento europeo dell'opposizione socialista alla guerra.
Protagonista e testimone degli eventi più importanti dal 1914 alla II Guerra Mondiale, conobbe August Bebel e Karl Kautsky, Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg, Klara Zetkin e Nadezda Krupskaja, Lenin, Trotski e molti altri che ha ricordato nella sua attività di memorialista, attenta non solo alle idee ma anche a come le idee si sono incarnate. Condivise con Aleksandra Kollontaj e Emma Goldmann la necessità di legare l’emancipazione della donna alla lotta di liberazione della classe operaia e aderì con entusiasmo alla Rivoluzione d’Ottobre divenendo, nel 1919, la prima segreteria dell’esecutivo dell'Internazionale comunista.
Lacerante appare il distacco raccontato nei Ricordi di una socialista (Roma, 1946), dove denuncia le degenerazioni dello stalinismo. Mussolini, che aveva conosciuto nella fase socialista, è ritratto nell’opuscolo Il traditore (New York, 1942-43).
Nella sua errabonda esistenza mantenne sempre stretti contatti con i socialisti italiani. Nel 1947 aderì alla scissione di Palazzo Barberini ed entrò nel PSDI di Giuseppe Saragat.
È morta a Roma nel 1965.
di Fabrizia Gurreri
Zoe Fontana
Nata nel 1911 in provincia di Parma, insieme alle due sorelle minori (Giovanna e Micol) pratica il mestiere sartoriale. A Roma, nel pieno della seconda guerra mondiale, fonda la maison Sorelle Fontana che inizia a vestire l’aristocrazia romana.
La grande occasione arriva nel ’49, quando viene confezionato l’abito da sposa di Linda Christian per il matrimonio con Tyrone Power. Il successo della casa di moda è travolgente: foto e articoli sui rotocalchi di tutto il mondo. L’atelier comincia a essere frequentato dalle dive del cinema americano e nazionale, dalle protagoniste delle cronache del jet set degli anni ’50 e le creazioni della maison romana appaiono in molte pellicole dell’epoca.
L'Atelier Fontana, in piazza di Spagna, rappresenta l’emancipazione dell’alta moda italiana dalla tutela francese, contribuendo in modo determinante all'affermarsi del made in Italy nel mondo. Così ricorda Elisa Massai, una delle prime giornaliste del settore, la moda proposta da Zoe e dalle sue sorelle: «Avevano la sapienza artigianale e l'intuito di chi viene dalla gavetta. Usavano, agguantavano. Non tutto era farina del loro sacco. Ma facevano una moda italiana [...] Furono tra le prime».
Le creazioni delle Sorelle Fontana sono esposte al Guggenheim e al Metropolitan Museum di New York, al Louvre, al Museo d’arte e del costume di Venezia e presso l’Archivio dell’Alta Moda Italiana di Roma.
Zoe Fontana muore a Roma nel 1979.
di Daniela Mattolini Valgiusti