Santa Beatrice
I fratelli Simplicius, Faustinus e Viatrix (Beatrice) sono martiri cristiani. Simplicio e Faustino vengono torturati e di seguito gettati al Tevere. Sospinte dalla corrente le due salme raggiungono l’ansa della Magliana.
La sorella Beatrice, aiutata dai presbiteri Crispo e Giovanni, ne cura la pietosa sepoltura in una vicina cava di tufo. L’archeologo Giovanni Battista De Rossi ha rinvenuto in un testo agiografico la narrazione di questo episodio: Viatrice, con i preti Crispo e Giovanni, salita per la paurosa via entro i sentieri del bosco, giunse tosto al vicino campicello della cristiana Generosa. E quivi, entro spelonche arenarie, nascose alla meglio il Santo deposito. Beatrice segue poco dopo il destino di sacrificio dei due fratelli.
Arrestata, Beatrice confessa fermamente la sua fede in Cristo, finendo anch’ella uccisa. La nobile matrona Lucina provvede alla sua sepoltura vicino ai fratelli, nella stessa cava della Magliana. Il sito, vuole la tradizione, cessa da quel momento di essere cava per diventare esclusivo luogo di venerazione. Le spoglie dei Martiri rimarranno lì fino al 682, anno della traslazione in Santa Bibiana all’Esquilino. Loro reliquie si trovano anche nelle chiese di Santa Maria Maggiore, di San Nicola in Carcere a Monte Savello, in un santuario delle Marche e nella Cappella di San Lorenzo all’Escorial di Madrid. La parte più significativa delle reliquie si trova però in Germania, nelle città di Fulda, Lauterbach, Amorbach e Hainzell.
di Gabriella Miele
Laura Bassi
Nata a Bologna nel 1711, Laura Bassi fu la prima donna accademica d'Europa; studiosa di biologia, matematica, logica, filosofia, parlava latino, greco e francese. Si laureò all’età di ventuno anni e fu la seconda donna a laurearsi in Europa. Madre di otto figli, mantenne contatti con i più importanti studiosi del suo tempo, da Volta a Voltaire, ed era considerata figura di primo piano all’interno dell’Accademia delle Scienze di Bologna.
Tra i suoi meriti vi fu anche quello di aver contribuito a creare una rete di collaborazione tra scienziati e insegnanti di Italia, Francia e Inghilterra. Ritenuta una tra i migliori insegnanti di fisica newtoniana della sua generazione, in un'epoca in cui le donne vivevano un ruolo marginale nella società, venne nominata Socia Onoraria dell'Accademia delle Scienze. Ottenne dal Senato una delibera che le permise di insegnare filosofia naturale, con una retribuzione di 500 lire in ragione del riconoscimento dell’impegno dimostrato e, dunque, non per un diritto acquisito. Allestì nella propria abitazione, con la collaborazione del marito, un laboratorio privato nel quale svolse ricerche sull’uso medico dell’elettricità, interessandosi di meccanica razionale, chimica pneumatica, idrometria, elettrologia e fisica secondo il metodo newtoniano, che contribuì a diffondere. Venne definita «meraviglia del suo sesso e decoro della patria». Morì nel 1778 nella stessa città in cui era nata.
A lei è stato dedicato un cratere su Venere.
di Anna Luisa Lai
Elena Lucrezia Cornaro Piscopia
All'epoca di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia (1646-1684), la prima laureata al mondo, voci cardinalizie potenti dividevano le donne in tre categorie: le puellae, con la dote della verginità rischiavano il destino di “putte pericolanti”; le mulierculae, povere e ignoranti; infine le donne altolocate, destinate a divenire monache e realizzare così la loro perfezione nella reclusione. A Elena Lucrezia non mancava nulla per la perfezione, se escludiamo l'abito talare. Veneziana di nascita e nobile, curiosa di tutto, studiava per il solo desiderio di sapere. D'intelligenza vivace e versatile, Elena Lucrezia appartiene a quel mondo di donne colte di cui è piena la nostra storia: "La xé na Piscopia" si dice in Veneto per sottolineare la sapienza di una donna.
Elena Lucrezia studiò matematica, astronomia, scienze naturali, geografia, latino, greco antico e moderno, spagnolo, francese ed ebraico. E musica, con autentica passione. Ma più di tutto amava la teologia e filosofia. Spinta dal padre e da uno dei suoi maestri, il filosofo padovano Carlo Rinaldini, presenterà domanda di ammissione alla laurea all'Università di Padova: per una donna dell'epoca era davvero osare tanto.
Il 25 giugno 1678 Elena Lucrezia si presentò al Collegio dei filosofi e medici e discusse i due puncta (due tesi di Aristotele) estratti il giorno prima. La sua prova fu talmente brillante che i membri del Collegio decisero di tralasciare la solita votazione segreta e di acclamare all'unanimità la candidata magistra et doctrix in philosophia tantum.
di Tina Nastasi