Maria Agamben Federici

L’Aquila, 19/09/1899 - 28/07/1984
Laurea in Lettere, insegnante, giornalista

Mandati:

Assemblea Costituente
Camera I Legislatura

Progetti di legge presentati:
Prima firmataria:
Interventi:
Contributi nella bibliografia dei Parlamento:

18
7
31

1

25/06/1946 - 31/01/1948

19/07/1946 - 31/01/1948
Membro Assemblea Costituente
Gruppo democratico-cristiano 15/07/1946 - 31/01/1948
Membro Commissione per la Costituzione
Membro Terza Sottocommissione
08/05/1948 - 24/06/1953

15/06/1948 - 24/06/1953
12/05/1951 - 24/06/1953
I Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo democratico cristiano 01/06/1948 - 24/06/1953
Membro XI Commissione (Lavoro e previdenza sociale)
Membro Commissione parlamentare d’inchiesta sulla disoccupazione

Maria Agamben nacque a L’Aquila il 19 settembre del 1899 da Alfredo e Nicolina Auriti. Laureata in Lettere, insegnò Italiano e Storia nelle scuole medie superiori e svolse attività giornalistica.
A Roma, dove si era trasferita per motivi di studio, conobbe Mario Federici, autore di testi teatrali e critico già noto. Si sposarono nel 1926, in pieno fascismo. Durante il regime, si trasferì con il marito all’estero, e continuò a insegnare presso gli Istituti italiani di cultura, prima a Sofia, poi in Egitto e poi a Parigi. Fece ritorno a Roma nel 1939 e s’impegnò nella Resistenza. Nello stesso periodo, come delegata dell’Unione donne dell’Azione Cattolica (Udaci), organizzò un piano di assistenza per le impiegate dello Stato, rimaste disoccupate.
Nel 1944, in occasione del congresso costitutivo delle Acli (Associazioni cristiane lavoratori italiani), venne eletta prima Delegata femminile e in questa veste l’anno successivo organizzò il Convegno nazionale per lo studio delle condizioni del lavoro femminile, che costituì un importante momento di confronto delle donne cattoliche. Come rappresentante del settore femminile delle Acli, partecipò nell’inverno tra il ‘44 e il ‘45 ai lavori preparatori di fondazione del Centro Italiano Femminile (Cif), assieme a Mons. Giovanni Battista Montini, sostituto della Segreteria di Stato, futuro Paolo VI, grande sostenitore del Cif, e Maria Rimoldi, presidente delle Donne Cattoliche. Maria Federici ricoprì la carica di Presidente del Centro Italiano Femminile dal 1944 al 1950, ma il radicalismo di alcune sue posizioni non piacque ai vertici del Cif, dove ebbe non pochi contrasti (Fiorenza Taricone, Il Centro Italiano Femminile dalle origini agli anni Settanta, Milano, F. Angeli, 2001). La sua preoccupazione maggiore era quella di educare le masse femminili alla vita pubblica, evento del tutto insolito per le donne cattoliche, che quasi all’improvviso si trovavano a votare prive di una cultura politica che potesse definirsi tale. Maria Federici fu molto attenta alle condizioni materiali della vita quotidiana delle donne, la cui durezza impediva spesso di distrarsi dai bisogni familiari. Lavorò anche per assistere adeguatamente l’infanzia e l’adolescenza attraverso la costruzione di asili, scuole, refettori, aiuti agli emigranti, agli sfollati e ai reduci, ricoprendo la carica di vice presidente della Commissione nazionale Onu a favore dell’infanzia.

Nel 1946 venne eletta all’Assemblea Costituente nel collegio unico nazionale per la Democrazia Cristiana. Ebbe il privilegio, condiviso con poche altre sue colleghe, di far parte della Commissione dei 75, incaricata di redigere il progetto di Carta Costituzionale, e così chiamata per il numero dei suoi componenti, scelti su designazione dei vari gruppi parlamentari in modo da rispecchiarne la proporzione. Ne fecero parte, oltre a Maria Federici, Leonilde Iotti (Gruppo Comunista), Lina Merlin (Gruppo Socialista), Teresa Noce (Gruppo Comunista), Ottavia Penna (Fronte Liberale Democratico dell’Uomo Qualunque), che diede le dimissioni dalla Commissione pochi giorni dopo la nomina e fu sostituita da un uomo. Infine, Angela Gotelli, democristiana, fu nominata nella Commissione sette mesi dopo, in sostituzione del deputato Caristia.
Durante il dibattito sull’accesso delle donne alla magistratura, Mari Federici affermò che l’unico elemento discriminatorio per l’accesso doveva essere il merito e non le attitudini. Come componente della Terza Sottocommissione che si occupava del diritti e doveri economico-sociali, presentò una relazione sulle garanzie economiche e sociali per la famiglia, in cui sosteneva che lo Stato doveva intervenire per tutelare le lavoratrici madri ed eliminare tutti gli ostacoli di natura economica che impedivano ai cittadini di formare una famiglia. Nella discussione sul diritto di proprietà e d’intrapresa economica, sostenne la necessità di una riforma agraria, per l’elevazione morale e materiale dei contadini. Nella discussione del Titolo IV, caldeggiò l’eliminazione di ogni ostacolo che relegasse la donna in settori limitati e che fosse d’impedimento per gli uffici pubblici e le cariche elettive.

Dopo la sua uscita dal Cif, diede vita all’Associazione nazionale famiglie emigranti (Anfe), di cui fu presidente fino al 1981. Nel ‘48 fu eletta Deputata per la Democrazia Cristiana. Fu relatrice del disegno di legge sulla Tutela fisica ed economica delle lavoratrici madri divenuta legge nel 1950, n.860.
Fu socia fondatrice del Comitato italiano di difesa morale e sociale della donna (1950), insieme alla senatrice Merlin e alle onorevoli Angela Guidi Cingolani e Maria De Unterrichter Jervolino, madre dell’on. Rosa Russo Jervolino. Il Cidd operò dapprima per ottenere l’approvazione della proposta di legge Merlin sull’abolizione delle case chiuse, e successivamente, per assistere praticamente le donne che lasciavano la prostituzione, allo scopo di reinserirle nella vita sociale.

Nell’ultimo periodo della sua vita si dedicò esclusivamente all’impegno assistenziale e culturale, soprattutto in difesa degli emigranti.
È morta a L’Aquila nel 1984.

Fiorenza Taricone

Adele Bei

Cantiano (PU), 04/05/1904 - Roma, 15/10/1974
Operaia, Sindacalista

Mandati:

Consulta Nazionale
Assemblea Costituente
Senato I Legislatura
Camera II e III Legislatura

Progetti di legge presentati:
Prima firmataria:
Divenuti legge:
Interventi:
Incarichi parlamentari:

51
7
3
24
1

25/09/1945 - 24/06/1946 Membro Consulta Nazionale
25/06/1946 - 31/01/1948

24/09/1946 - 01/10/1947
Membro Assemblea Costituente
Gruppo comunista 17/07/1946 - 31/01/1948
Membro e Segretario Terza Commissione per l’esame dei disegni di legge
08/05/1948 - 24/06/1953




17 /06/1948 - 24/06/1953
I Legislatura della Repubblica italiana (Senato)
Gruppo comunista 08/05/1948 - 24/06/1953
Titoli di nomina III.Disp.: Deputato alla Costituente - Ha scontato anni 7 e mesi 6 di reclusione, in seguito a condanna del tribunale speciale fascista per la difesa dello Stato
Membro X Commissione permanente (Lavoro, emigrazione e previdenza sociale)
25/06/1953 - 11/06/1958

01/07/1953 - 11/06/1958

06/10/1953 - 11/06/1958
II Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo comunista 21/07/1953 - 11/06/1958
Membro XI Commissione (Lavoro, emigrazione, previdenza, assistenza sociale, assistenza post-bellica, igiene e sanità pubblica)
Membro Giunta per i trattati di commercio e la legislazione doganale
12/06/1958 - 15/05/1963

12/06/1958 - 30/06/1959
01/07/1959 - 15/05/1963
III Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo comunista 18/06/1958 - 15/05/1963
Membro VI Commissione (Finanze e tesoro)
Membro VII Commissione (Difesa)

Adele Bei (Cantiano, 4 maggio 1904 - Roma, 15 ottobre 1974), padre boscaiolo, terza di undici figli, cresce in un ambiente sensibile alle discussioni politiche, ma sarà l’incontro con Domenico Ciufoli, dirigente prima del partito socialista e poi tra i fondatori del partito comunista, che diventerà suo marito e padre dei suoi due figli (Angela e Ferrero), a farle scegliere la militanza.
Nel 1923, a causa delle persecuzioni fasciste, lascia l’Italia e inizia, con suo marito, un lungo periodo di esilio prima in Belgio e poi in Lussemburgo e Francia. Fra il ‘25 e ‘26, quando entra a far parte dell’organizzazione clandestina del partito comunista, è incaricata di recarsi a Parigi e entrare in contatto con i fuoriusciti italiani in Francia.
Nel 1933, in uno dei suoi numerosi viaggi in clandestinità, viene arrestata a Roma, e l’anno successivo, dopo otto mesi di carcere preventivo, è condannata dal Tribunale speciale per la sicurezza dello Stato a diciotto anni di reclusione in quanto “socialmente pericolosissima”. Scontati otto anni di carcere fra Roma e Perugia, viene confinata a Ventotene, dove resterà due anni insieme a Di Vittorio, Terracini, Scoccimarro, Secchia. Liberata alla caduta del fascismo il 25 luglio 1943, dopo l’8 settembre entra in contatto con le bande partigiane laziali e quindi partecipa attivamente alla resistenza occupandosi in particolare del contributo delle donne alla lotta di liberazione.
Alla fine del conflitto, dirigente dell’Unione donne italiane, è l’unica donna nominata alla Consulta nazionale su designazione della Cgil e il 2 giugno 1946 è fra le ventuno donne elette all’Assemblea Costituente, dove si batte perché la carta costituzionale affermi l’uguaglianza dei diritti fra donne e uomini.

Eletta senatrice nelle liste del Pci nel 1948, nel decennio successivo è dirigente e quindi segretaria del sindacato delle lavoratrici del tabacco, che guida con passione e competenza.
Nelle elezioni del 1953 e del 1958 viene eletta alla Camera, dove si concentra sui problemi sociali ed economici della sua regione e della sua provincia d’origine, Pesaro, occupandosi principalmente di politiche del lavoro, della previdenza e delle condizioni degli operai in fabbrica.
Dal 1963, terminato il suo impegno parlamentare, continua a dedicarsi alle lotte in favore delle lavoratrici e dei loro diritti.
Nel 1972 diventa consigliera nazionale dell’Associazione perseguitati politici antifascisti.

Luigi Longo ed Enrico Berlinguer, alla sua morte, la ricordano come una delle donne più intrepide del suo tempo, un’apprezzata dirigente sindacale sempre impegnata a difesa delle lavoratrici italiane. Abile organizzatrice, ma insofferente alla disciplina di partito e sindacato, se convinta dell’opportunità di un’iniziativa non si risparmiava finché non la vedeva realizzata. E forse non le sarebbe dispiaciuto che questa sua inclinazione fosse ricordata.

Ilaria Biagioli

Bianca Bianchi

Vicchio (FI), 31/07/1914 - 09/07/2000
Laurea in Filosofia e Pedagogia; Insegnante

Mandati:

Assemblea Costituente
Camera I Legislatura

Progetti di legge presentati:
Prima firmataria:
Divenuti legge:
Interventi:
Incarichi parlamentari:

16
6
3
18
1

25/06/1946 - 31/01/1948

Membro Assemblea Costituente
Gruppo Partito Socialista Italiano 15/07/1946 - 03/02/1947
Gruppo Partito Socialista Lavoratori Italiani 03/02/1947 - 31/01/1948
08/05/1948 - 24/06/1953




15/06/1948 - 24/04/1953
I Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo Unità Socialista 01/06/1948 - 31/01/1950;
Gruppo Partito Socialista Lavoratori Italiani 31/01/1950 - 18/05/1951;
Gruppo Partito Socialista 18/05/1951 - 29/01/1952;
Gruppo Partito Socialista Democratico 29/01/1952 - 24/06/1953
Membro e Segretario VI Commissione (Istruzione e belle arti)

Bianca Bianchi è nata a Vicchio di Mugello (Firenze) alla vigilia della Grande Guerra, nel luglio del 1914, da Adolfo e Amante Capaggi. Laureata in Pedagogia e Filosofia, ha insegnato in diversi istituti superiori di Firenze, Mantova, Cremona, Genova.
Entrata nella Resistenza con il ruolo di staffetta, è stata una partigiana coraggiosa e combattente in prima persona, rifornendo i partigiani di armi e munizioni e salvando numerosi soldati alleati caduti nelle zone controllate dai tedeschi.
In piena guerra ha soggiornato in Bulgaria e in seguito ha raccontato questa esperienza in Milinkata, pubblicato a Firenze nel 1973.

È stata eletta all’Assemblea Costituente nel Collegio elettorale di Firenze-Pistoia, per il partito Socialista Italiano di Unità Proletaria. Assieme a Teresa Mattei, ha ricoperto la carica di Segretaria di Presidenza dell’Assemblea. Lei stessa ha ricordato, in una testimonianza personale rilasciata nel 1996, i giorni dell’insediamento: trova alloggio in una pensione vicino a Porta Pinciana e la confidenza con Montecitorio si rivela per lei ancora più difficile della confidenza con una città come Roma, che le sembra enorme rispetto a Firenze. «Me ne vado su e giù per il Transatlantico, rispondo alle domande dei giornalisti curiosi, [...] mi dà l’impressione di trovarmi in un labirinto e mi sento di nuovo una ragazza di campagna. Sono molto tesa quando entro per la prima volta nell’Aula. Lentamente entrano i deputati, li guardo attraverso l’emiciclo prendere posto secondo una geografia politica molto rigida. All’estrema sinistra si dispongono i comunisti, accanto, i socialisti, [...] i compagni mi hanno avvertito di non sbagliare per non trovarmi mescolata a reazionari politici...» ("Alle origini della Repubblica. Donne e Costituente", a cura di Marina Addis Saba, Mimma De Leo, Fiorenza Taricone, Presidenza del Consiglio dei ministri, Commissione Nazionale Parità, 1996).

Nel novembre del 1946 è eletta al Consiglio comunale di Firenze con il maggior numero di preferenze.
L’anno successivo segue Saragat e aderisce al Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, nato con la scissione del Psiup, assumendo la direzione del settimanale regionale Il Socialismo toscano.
Eletta nel ‘48 alla Camera dei Deputati nella prima legislatura repubblicana per la lista Unità Socialista, Bianca Bianchi presenta numerose proposte di legge: i suoi interventi riguardano principalmente i temi della scuola, delle pensioni, dell’occupazione. Contraria alle sovvenzioni statali nei confronti della scuola privata, sospettata di concedere con troppa facilità diplomi e titoli, con una gestione “mercantile”, propone di sostituire la parificazione con l’istituzione prefascista del pareggiamento, che offriva migliori garanzie attraverso regolari concorsi per il reclutamento degli insegnanti.
Altri interventi riguardano la tutela giuridica dei figli naturali, l’obbligatorietà del riconoscimento materno, la ricerca di paternità, senza la quale era assicurata agli uomini l’impunità, e l’unificazione dei servizi assistenziali dei figli illegittimi.
Ancora sul tema dei figli illegittimi, parla al Congresso Internazionale delle Donne ad Amsterdam: lei stessa ha ricordato, nel suo toccante libro di memorie, Il colore delle nuvole, dedicato ai suoi nonni Angiolo e Assunta, che al Congresso ognuna doveva parlare della condizione dei figli illegittimi nel proprio paese; quando parla lei e denuncia che in Italia sui documenti del figlio naturale, perfino sulla pagella scolastica, veniva riportata, per indicare il padre e la madre, la dizione “di NN e di NN”, segue uno sdegno generale. Incaricata al ritorno di presentare un progetto di legge, si mette al lavoro studiando in Biblioteca. Ritenendosi pronta, interviene alla Direzione del Partito chiedendo di prendere la parola su “un problema”, mentre nasconde le mani sotto al tavolo per la paura. Alla fine del suo intervento le dicono brutalmente: Che cosa intendi fare? Lei risponde: Presentare una proposta di legge per la ricerca della paternità e della maternità dei figli nati fuori dal matrimonio. «Si scatenò un putiferio. Un deputato di Milano bestemmiò; altri mi oltraggiarono, gridando parole ingiuriose. Raccolsi il materiale storico e giuridico. Lavorai per otto mesi, visitai brefotrofi, centri di assistenza, provai vergogna, dolore e umiliazione, [...] ricevetti incoraggiamenti e delusioni soprattutto da uomini del partito, che mi rimproverarono la superbia di volermi occupare di un problema giuridico senza aver studiato legge [...] e arrivai a formulare la proposta di legge».

Dal ‘53 al ‘55 diventa l’esperta di problemi educativi per il quotidiano fiorentino La Nazione, dove cura la rubrica “Occhio di ragazzi”, mettendo a fuoco i disagi della scuola italiana. Negli stessi anni fonda la “Scuola d’Europa”, centro educativo di sperimentazione didattica, strutturato secondo il metodo Pestalozzi, che accoglieva ragazzi delle scuole elementari e medie provenienti da tutta l’Italia centro-settentrionale.
Dal 1970 al 1975 è vice sindaco di Firenze e Assessora alle questioni legali e affari generali. Alla fine del suo mandato non si ricandida, ma si dedica agli studi e alla passione per la scrittura.

È scomparsa nel luglio del 2000.

Fiorenza Taricone

Laura Bianchini

Castenedolo (BS), 23/08/1903 - Roma, 27/09/1983
Laurea in Lettere; insegnante, pubblicista

Mandati:

Consulta Nazionale
Assemblea Costituente
Camera I Legislatura

Progetti di legge presentati:
Prima firmataria:
Divenuti legge:
Interventi:

9
3
1
21

25/09/1945 - 24/06/1946
29/09/1945 - 24/06/1946
Membro Consulta Nazionale
Segretario Commissione Istruzione e belle arti
25/06/1946 - 31/01/1948
Membro Assemblea Costituente
Gruppo democratico-cristiano 24/07/1946 - 31/01/1948
08/05/1948 - 24/06/1953

15/06/1948 - 24/06/1953
12/05/1952 - 24/06/1953
I Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo democratico-cristiano 01/06/1948 - 24/06/1953
Membro VI Commissione (Istruzione e belle arti)
Membro Commissione parlamentare d’inchiesta sulla miseria in Italia e sui mezzi per combatterla

Nata a Castenedolo (BS) nel 1903 e spentasi a Roma all’età di 80 anni, Laura Bianchini ha vissuto da “cristiana militante” ogni momento privato e pubblico della sua vita.
Si distingue come protagonista ed animatrice dell’Azione cattolica e diventa Presidente del Circolo femminile bresciano della FUCI (Federazione universitaria cattolica) da cui nascerà il Movimento Laureati, fondato da Igino Righetti e Giovanni Battista Montini (futuro Paolo VI). Il Movimento, proponendosi di elaborare linee guida etico-professionali per i cattolici neolaureati in procinto di affrontare il mondo del lavoro, diventa un vero e proprio laboratorio di idee che nel luglio del 1943, alla caduta del fascismo, arriverà a produrre (con Giorgio La Pira) il “Codice di Camaldoli”, documento fondamentale nell’apporto dei cattolici all’elaborazione della Costituzione. Dunque un cristianesimo sociale che affonda le sue radici nella Rerum Novarum e nel PPI di Don Sturzo e che sarebbe poi giunto alle formulazioni di Dossetti per il quale la solidarietà, lungi dal restare relegata all’ambito caritativo, avrebbe dovuto tradursi in concrete azioni di governo a favore di un’equità distributiva. A questo cristianesimo sociale Laura Bianchini si forma e si ispira coerentemente, dagli studi universitari all’attività professionale d’insegnante, pedagogista e pubblicista fino all’impegno politico di antifascista nella lotta partigiana, di membro prima della Consulta Nazionale e poi dell’Assemblea Costituente e infine di Deputata della Camera durante la Prima Legislatura.

A Brescia vive le prime esperienze professionali come maestra elementare, docente di Storia e Filosofia presso il Liceo classico “Arnaldo” e preside dell’Istituto magistrale. Collabora inoltre, come segretaria di redazione con la casa editrice “La Scuola” per la quale pubblica Il Focolare (antologia di scuola media per le ragazze) e il saggio L’educazione al senso sociale.

Dopo l’8 settembre, entra nella lotta partigiana mettendo a disposizione la sua casa per le prime riunioni del CLN di Brescia e per allestire una piccola tipografia in cui si stampano alcuni numeri di “Brescia Libera”, il foglio clandestino dal motto: “esce come può e quando può”, che verrà presto soppresso.
Sospettata e sorvegliata dalla polizia repubblichina, Laura Bianchini ripara a Milano dove, ospite delle Suore poverelle, intensifica la sua attività con le formazioni partigiane cattoliche (Fiamme verdi): presta assistenza ai detenuti di San Vittore, aiuta ebrei e ricercati dai nazifascisti e coordina la stampa clandestina. Usa pseudonimi come Don Chisciotte, Battista e Penelope per firmare gli articoli de “Il Ribelle”, da cui esorta gli italiani a lottare per conquistare la propria libertà usando ”la forza in difesa del diritto” per contrapporsi a chi ripone “il loro diritto nella forza”. Tra il ‘44 e il ’46 il periodico pubblicherà 25 numeri e 11 Quaderni di analisi e proposte politiche.

Designata membro della Consulta Nazionale dalla Democrazia Cristiana, Laura Bianchini è fra le donne (13 in tutto) che per la prima volta in Italia entrano a far parte di un’assemblea parlamentare. Avrà l’incarico di segretaria della Commissione Istruzione e Belle Arti.
Nel 1946 viene eletta nella Costituente e, coerentemente con la sua impostazione “personalista e comunitaria”, nel gruppo democristiano aderisce allo schieramento cristiano sociale di Giuseppe Dossetti. In Assemblea interviene nella discussione generale sui temi dell’educazione, dell’istruzione e della scuola pubblica dichiarandosi, in nome del pluralismo, favorevole all’azione educatrice degli istituti privati, ma senza oneri per lo Stato e richiamando l’attenzione sulla necessità di potenziare l’istruzione tecnica e professionale in armonia con le esigenze del modo del lavoro.
Deputata della Camera nella I Legislatura, è membro della Commissione Istruzione e Belle Arti e della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla miseria in Italia e sui mezzi per combatterla.
A Roma Laura Bianchini vive in via della Chiesa Nuova 14, dalle sorelle Portoghesi che aprono la loro grande casa a costituenti democristiani fra cui Gotelli, La Pira, Fanfani, Lazzati, Dossetti e a politici dello schieramento dossettiano. Nel gruppo, denominato Comunità del Porcellino per il fatto che la “burbera” Laura Bianchini –nelle accese discussioni politiche– finiva spesso per dare del porco all’interlocutore malcapitato, si viveva in un clima amichevole e talvolta goliardico, si confrontavano ed elaboravano idee nuove e diverse fra loro, ma tutte finalizzate alla rifondazione di una vera democrazia dopo il Fascismo.
Finita la prima legislatura Laura Bianchini si fa da parte e torna all’insegnamento, questa volta al Liceo “Virgilio” di Roma.

«Era piuttosto scorbutica e scostante, burbera, ma sprizzava vita e intelligenza, passione politica, civile e cristiana da ogni poro». Questa la professoressa Bianchini in un ricordo di Paolo Giuntella, il più illustre dei suoi ex allievi, che talvolta invitato con altri compagni a via della Chiesa Nuova per essere sottoposto ad interrogazioni supplementari, veniva invece coinvolto in nuove lezioni più interessanti. In queste animate lezioni la professoressa Bianchini, da “cristiana integerrima”, amava ripetere che «un cristiano non può non essere anticlericale»” perché «il libro più anticlericale della storia» non era certo il Candide di Voltaire, ma piuttosto «il Vangelo di Gesù Cristo».

Rossana Laterza

Elisabetta Conci

Trento, 23/03/1895 - 01/11/1965

Mandati:

Assemblea Costituente
Camera I, II, III e IV Legislatura

Progetti di legge presentati:
Prima firmataria:
Divenuti legge:
Interventi:
Incarichi parlamentari:

80
2
24
70
1

25/06/1946 - 31/01/1948
Membro Assemblea Costituente
Gruppo democratico-cristiano 15/07/1946 - 31/01/1948
08/05/1948 - 24/06/1953


11/06/1948 - 24/06/1953
29/01/1950 - 24/06/1953
10/07/1951 - 24/06/ 1953
I Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo democratico-cristiano:
Vicesegretario 01/06/48 - 30/01/52; Segretario 30/01/52 - 24/06/53
Membro I Commissione (Affari interni)
Membro IV Commissione (Finanze e tesoro)
Membro III Commissione (Giustizia)
25/06/1953 - 11/06/1958

22/07/1953 - 11/06/1958
22/07/1953 - 12/02/1954
07/05/1954 - 11/06/1958

15/03/1957 - 11/06/1958


II Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo democratico-cristiano 21/07/1953 - 11/06/1958
Membro I Commissione (affari interni)
Membro XI Commissione (Lavoro e previdenza sociale)
Membro Rappresentanza della Camera all’assemblea consultiva del consiglio d’Europa
Membro Commissione speciale per l’esame delle proposte di legge costituzionali Aldisio e Li Causi nn. 2046 e 2810 concernenti l’alta corte per la regione siciliana e la corte costituzionale
12/06/1958 - 15/05/1963

12/06/1958 - 15/05/1963

19/11/1959 - 15/05/1963

III Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo democratico-cristiano: Segretario 18/06/1958 - 15/05/1963
Membro II Commissione affari della Presidenza del Consiglio - Affari interni e di culto-enti pubblici
Segretario e Membro Commissione speciale per l’esame del disegno e delle proposte di legge concernenti provvedimenti per la città di Napoli
16/05/1963 - 04/06/1968

01/07/1963 - 20/01/1965

19/05/1964 - 01/11/1965

30/10/1964 - 01/11/1965
IV Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo democratico-cristiano: Segretario 01/07/1963 - 01/11/1965
Membro II Commissione affari della Presidenza del Consiglio - Affari interni e di culto-enti pubblici
Membro Commissione speciale per l’esame del disegno di legge n. 1450 “Bilancio dello Stato per il periodo 1 luglio - 31 dicembre 1964”
Membro Commissione speciale per l’esame del disegno di legge n. 1686 “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno 1965”

Elisabetta, detta Elsa, Conci nasce a Trento il 23 marzo 1895, primogenita di cinque sorelle, figlia di Maria Sandri e dell’avvocato Enrico Conci, futuro deputato alla Dieta di Innsbruck e al Parlamento di Vienna.
L’educazione fortemente religiosa ricevuta dalla famiglia ne segna fortemente la vita. Studentessa esemplare, terminato il liceo raggiunge la sua famiglia confinata a Linz e per questa ragione viene accusata di irredentismo, ma il processo penale a cui dovrebbe sottoporsi si arresta grazie ad una amnistia che segue la morte dell’imperatore Francesco Giuseppe.
Nel 1915 si iscrive alla facoltà di filosofia all’Università di Vienna, dove studia per tre anni. Finita la guerra, si trasferisce alla facoltà di Lettere dell’Università di Roma, dove si laurea nel 1920, con una tesi che adattata sará poi pubblicata su una rivista specializzata.

Durante gli anni universitari partecipa attivamente alla Federazione universitaria cattolica italiana (FUCI) e piú tardi diventa la presidente della sezione romana di questa associazione.
Nel 1920 interviene al Congresso nazionale di Trento della FUCI, presieduto da Alcide De Gasperi, presentando una relazione su “La moralitá della giovane”, dove esorta alla costituzione di una formazione morale delle studentesse universitarie per contrastare ogni immoralitá nelle Università, considerando le donne particolarmente abili a persuadere i loro compagni di studio, con un modello di comportamento onesto. In questa occasione esalta anche l’operato di diverse sezioni femminili dell’associazione, che hanno contribuito sostanzialmente alla rinascita del Paese nel dopoguerra.

Dal 1923 al 1945 insegna tedesco in due Istituti superiori di Trento. Sin dall’inizio della sua carriera di insegnamento, prende a cuore la vita familiare dei suoi studenti ed organizza un doposcuola privato e gratuito. Contemporaneamente partecipa all’Azione Cattolica, dove organizza gruppi di ragazze che aiutano i piú bisognosi. Sostiene finanziariamente in istituti per l’infanzia due orfani e, tavolta, ospita nella sua casa altri bambini senza genitori.
Nel 1927 le viene offerta una casa più grande per prendersi cura di altri bambini con situazioni familiari ed economiche difficili.

Nel 1933 viene iscritta al Fascio femminile di Trento ma critica aspramente il governo fascista, come rivelano i suoi scritti “Cronache 1938-1940”, in particolare per le leggi razziali e l’entrata in guerra dell’Italia.
Durante la guerra collabora a dare un’assistenza scolastica a numerose persone ed in diversi luoghi.

Conclusasi la guerra entra nel partito della Democrazia Cristiana. Collabora al ripristino dell’ONAIRC, che supporta l’assistenza all’infanzia, e dell’Istituto professionale femminile. Promuove la costituzione a Trento della Scuola Superiore di servizio sociale. Partecipa al primo Comitato provinciale provvisorio della DC trentina e al Congresso provinciale del partito, sottolineando che questa è la prima assemblea politica dove venga ascoltata la voce delle donne, ed esalta il lavoro dalle propagandiste democristiane in tutto il territorio trentino. Inoltre critica l’immoralità che vede diffondersi nel dopoguerra ed invita a vietare i balli pubblici, che considera un oltraggio ai reduci dai campi di concentramento e alle famiglie che sono state pesantemente colpite dalla guerra.
Viene eletta delegata al primo Congresso nazionale del partito e il 2 giugno 1946 diventa Deputata della Costituente.
Sempre fedelissima al partito e profondamente anticomunista, viene nominata membro della “Commissione dei 18” con l’incarico di coordinare gli statuti speciali regionali di autonomia con la Carta Costituzionale e si mostra disponibile alle rivendicazioni di autonomia degli altoatesini di lingua tedesca, tanto che questi la considerano la loro unica intermediatrice alla Costituente. È riconfermata per tre Legislature nella DC della circoscrizione di Trento.
Nel 1948 è vice-segretaria del gruppo DC alla Camera e nel 1952 diventa segretaria del partito.
Per il suo attivismo e per il suo attaccamento al partito viene definita la “pasionaria bianca”. Riceve dal Papa Paolo VI la croce “Pro Pontefice et Ecclesia”.

Convinta sostenitrice dell’ideale europeistico, è membro della delegazione italiana al Parlamento europeo di Strasburgo.
Nel 1955 collabora a fondare l’Unione femminile europea, di cui è presidente dal 1959 al 1963, iniziativa che permette lo scambio di idee e la proposta di azione fra donne di orientamento politico di centro e destra.
Al congresso dell’Unione tenutosi a Roma rifiuta l’incarico di Presidente perché ritiene fondamentale il rispetto del democratico avvicendamento delle cariche.

Nel maggio 1965 si ritira dalla politica a causa di una malattia e si spegne il primo novembre dello stesso anno.

Leyla De Amicis

Maria De Unterrichter Jervolino

Ossana (TN), 20/08/1902 - 27/12/1975
Laurea in Lettere; Insegnante

Mandati:

Assemblea Costituente
Camera I, II e III Legislatura

Progetti di legge presentati:
Divenuti legge:
Interventi:
Incarichi di governo:

30
3
104
3

25/06/1946 - 31/01/1948

19/07/1946 - 31/01/1948
Membro Assemblea Costituente
Gruppo democratico-cristiano 15/07/1946 - 31/01/1948
Membro Commissione per i trattati internazionali
08/05/1948 - 24/06/1953

11 /06/1948 - 24/06/1953
I Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo democratico-cristiano 01/06/1948 - 24/06/1953
Membro II Commissione (Affari esteri)
25/06/1953 - 11/06/1958

01/07/1953 - 11/02/1954
11/02/1954 - 06/07/1955
09/07/1955 - 19/05/1957
23/05/1957 - 01/07/1958
II Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo democratico-cristiano 21/07/1953 - 11/06/1958
Membro II Commissione (Affari esteri)
I Governo Scelba: Sottosegretario di Stato alla Pubblica istruzione
I Governo Segni: Sottosegretario di Stato alla Pubblica istruzione
I Governo Zoli: Sottosegretario di Stato alla Pubblica istruzione
12/06/1958 - 15/05/1963

12/06/1958 - 15/05/1963
29/07/1958 - 15/05/1963
III Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo democratico-cristiano 18/06/1958 - 15/05/1963
Membro III Commissione (Esteri)
Membro Commissione parlamentare per la vigilanza sulle radiodiffusioni

Grande studiosa e protagonista della vita politica italiana del secondo dopoguerra, Maria De Unterrichter, il cui cognome originale era von Rechtentahl prima che i fascisti ne imponessero il cambiamento, nacque il 20 agosto del 1902 a Fucine nel piccolissimo comune di Ossana, tra le montagne trentine, dove il padre Guido, Commissario superiore della Guardia di Finanza dell’Austria, era stato trasferito per motivi di lavoro. Allo scoppio della prima guerra mondiale, i de Unterrichter dovettero spostarsi ad Innsbruck e qui Maria, insieme al fratello Guido di un anno più piccolo, presso l’imperiale regio ginnasio intraprese gli studi classici che poi portò a termine al liceo classico Prati di Trento quando, a guerra terminata, era potuta rientrata in Italia con la famiglia.

Si iscrisse alla facoltà di Lettere a Roma e durante gli anni universitari curò la sua formazione cattolica nutrendosi degli stimoli derivanti dalle associazioni operanti nella capitale e dalla frequentazione con giovani laici di altri orientamenti politici. Il suo fu un cattolicesimo vivo, aperto; per lei la laicità non consisteva nel non credere, ma nella capacità di lasciare l’altro nella libertà di credere in modo diverso.

Iniziò presto ad interessarsi di politica, diventando Presidentessa della FUCI femminile prima e di quella nazionale poi; come delegata per l'Italia dell’associazione internazionale “Pax Romana”, da poco fondata, nel 1924 prese parte al Congresso di Budapest.

Conseguita la laurea, a Trento si dedicò all’insegnamento ed ottenne la direzione dell’Istituto femminile Notre Dame de Sion che lascerà nel 1930 per seguire a Napoli il marito Angelo Raffaele Iervolino, avvocato partenopeo, antifascista, rifugiatosi in Vaticano con la complicità di Papa Pio XII e ministro nel governo Badoglio.
Pur nelle difficoltà del periodo bellico, Maria trovò il capoluogo campano in pieno fermento sociale e culturale e da subito si avvicinò agli ambienti impegnati in opere sociali e di carità cristiana a favore delle donne e dei più bisognosi.
A Napoli forte era anche il fervore politico e si andavano ponendo le basi per la nascita della Democrazia Cristiana, il partito cattolico nel quale approdò insieme al marito. Furono entrambi eletti all’Assemblea Costituente nel 1946; Maria fu al fianco di De Gasperi nella Commissione per i Trattati Internazionali e per l’elaborazione dell’Accordo De Gasperi-Gruber con l’Austria sull’Alto-Agide, e prese parte anche alla Sottocommissione di inchiesta per la riforma della scuola.

Eletta deputata nel 1948 e poi nelle due legislature successive nella circoscrizione di Avellino-Benevento-Salerno, fu membro della Commissione Rapporti con l'Estero, compresi gli economici e Colonie; sottosegretario alla Pubblica Istruzione nei governi Scelba, Segni I e Zoli e presidentessa della Commissione ministeriale per l'elaborazione degli orientamenti delle attività educative nelle scuole materne statali.

Nel frattempo anche all’interno del partito otteneva importanti nomine come Responsabile dell'Ufficio problemi assistenziali della Democrazia cristiana, membro del comitato permanente per il Mezzogiorno e della Direzione Nazionale.

La sua attenzione ai problemi della scuola e dell’impegno sociale continuò anche dopo la sua attività parlamentare. Rifiutato l’invito del partito a ripresentarsi alle politiche del 1963, si dedicò da quel momento in poi allo studio e alle attività pedagogiche nelle libere organizzazioni, nell’UNESCO e soprattutto nell’OMEP, Organizzazione Mondiale Educazione Prescolastica, della quale presenziò dapprima il comitato italiano per poi venir eletta per 3 mandati vicepresidente mondiale, tra il 1968 ed il 1973.

Da sempre in prima linea anche nelle politiche di tutela della donna e della famiglia, entrò a far parte dell’Unione donne cattoliche e fondò insieme alle colleghe alla Costituente, Maria Agamben, Angela Guidi e Lina Merlin, il CIDD, Comitato Italiano Difesa Morale e Sociale della Donna per l’assistenza alle donne che riuscivano a lasciare la prostituzione, aiutandole nel reinserimento in società.

Appassionata sostenitrice del metodo educativo di Maria Montessori, fu proprio lei a riceverla all’Assemblea Costituente quando nel maggio del 1947 fece rientro in Italia dopo che ne era stata allontanata dal fascismo nel 1934, invitando tutte le donne italiane a vedere in lei “una geniale guida nei nostri nuovi compiti politici”. Da quel momento in poi le sue energie maggiori le spese nelle associazioni per la diffusione del metodo, l’AMI, Associazione Internazionale Montessori, e l’OMN di cui fu presidentessa per circa un trentennio.

Alcuni anni dopo la sua morte, avvenuta il 27 dicembre 1975, l’Opera Montessori istituì un premio in suo onore per le migliori tesi di laurea sul pensiero e l’opera della scienziata italiana.

Rita Ambrosino