Europa
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- Dorothy Campbell: la prima golfista celebre a livello internazionale (1883-1945). E' stata la prima golfista a vincere le amatoriali femminili americane, britanniche e canadesi.
- Minna Canth: (1844-1897) la prima donna a ricevere il proprio "flag day" in Finlandia a partire dal 19 marzo 2007.
- Jeanne Chauvin: prima donna francese avvocata di Francia. Figlia di un notaio, nacque nel 1862. In realtà fu la seconda donna in Francia a prestare giuramento, il 19 dicembre 1900, e divenire avvocata. La prima fu la russa Olga Petit. Jeanne Chauvin però viene considerata tale perché è stata lei ad avere il merito ed il coraggio di battersi per ottenere il diritto di esercitare questa professione.
- Kit Coleman: (1856-1915) la prima giornalista corrispondente di guerra (1898).
- Colette: la prima donna nella storia della Repubblica Francese a ricevere funerali di stato.
- Jacobine Camilla Collett: (1813-1895) la prima donna sulle banconote norvegesi e la prima femminista della Norvegia.
- Nadia Comăneci: fu la prima atleta, alle Olimpiadi di Montreal del 1976, a raggiungere il punteggio massimo di 10. Il tabellone però dovette indicare il punteggio di 1,00 in quanto il 10 non era previsto.
- Charlotte Cooper: prima campionessa olimpica di tennis.
- Corrigan Mairead: la prima donna irlandese a vincere il nobel per la Pace nel 1977, insieme a Betty Williams e ad Amnesty International. E’ nata a Belfast e ha fondato il movimento Donne per la pace diventato poi Movimento per la pace tra i popoli.
- Edith Craig: prima regista britannica (1869-1947).
- Edith Cresson: la prima (e unica) Prima Ministra francese dal maggio 1991 all'aprile 1992 e più volte Ministra (dell'Agricoltura dal 1981 al 1984; del Commercio dal 1984 al 1986; degli Affari Europei dal 1988 al 1990).
- Caroline Crisholm: la prima donna sulle banconote australiane.
- Marie Curie: la prima donna a ricevere il Nobel per la Fisica e il Nobel per la Chimica.
(Varsavia, 1867, - Passy, 1934)
di Federica Nardiello
Maria Sklodowska Curie nasce a Varsavia il 7 Novembre 1867, ultimogenita di Bronislawa e Vladislav Sklodowski. I coniugi Sklodowski, pur cercando di aggirare le restrizioni zariste nell’educazione dei loro 5 tra figli e figlie, attirarono comunque sulla famiglia l’attenzione delle autorità russe. Vladislav, docente di matematica e fisica in un collegio maschile, fu gradualmente declassato professionalmente, poi licenziato a causa dei suoi manifesti sentimenti nazionalisti e assunto solo per posizioni di livello inferiore, fatto che pesò molto sul bilancio familiare. Riuscì comunque ad utilizzare le apparecchiature per esperimenti, ritirate dalla scuola, per impartire lezioni “domestiche” di fisica ai figli e alle figlie.
Nonostante la difficile situazione, le qualità di Maria emersero molto precocemente: già a 4 anni era in grado di leggere correttamente e le sue straordinarie capacità mnemoniche la portarono ad ottenere eccellenti risultati scolastici. Nel 1883 Marie, a 16 anni, si diploma a pieni voti al ginnasio del liceo russo ricevendo una medaglia d’oro.
Il divieto di accesso all’Università per le donne non permise a Maria e alle sorelle di continuare gli studi e le difficili condizioni economiche familiari non consentirono la frequenza in un’università estera. Dopo un periodo di vacanza trascorso in campagna Maria, assieme all’adorata sorella Bronya, iniziò a frequentare l’Università Volante, così chiamata perché basata su lezioni serali clandestine tenute in appartamenti privati diversi da sera a sera. Presto le due ragazze, sempre più consapevoli della necessità di entrare in una delle prestigiose università estere, strinsero un patto: la più giovane avrebbe sostenuto economicamente l’altra durante gli studi di medicina Parigi e, dopo la laurea, sarebbe toccato alla maggiore provvedere alla sorella minore.
Marie si mise subito al lavoro, inizialmente dando lezioni private ai rampolli delle ricche famiglie di Varsavia, poi accettando un posto come governante. Maria si trasferì per questo a Sluski, a 150 kilometri da Varsavia, presso la famiglia del proprietario di una fabbrica di zucchero, dove rimase per tre anni. Qui ebbe la possibilità, con la complicità dei suoi datori di lavoro, di insegnare anche ai figli dei contadini che abitavano nel villaggio, attività ritenuta dalle autorità russe alto tradimento.
In ogni momento di tempo libero a disposizione Maria continuò a studiare. “Durante quegli anni di lavoro isolato, cercando pian piano di trovare le mie vere preferenze, alla fine mi sono diretta verso la matematica e la fisica e mi sono risolutamente dedicata ad una seria preparazione per un futuro lavoro.” Dopo aver ottenuto l’equivalente di un corso accademico di matematica dal padre e di uno di chimica nella fabbrica di zucchero, nel 1889 Maria tornò a Varsavia.
Le condizioni economiche della famiglia erano migliorate e il padre poté pagare anche gli studi di Maria. “Fu nel novembre del 1891, a 24 anni, che potei realizzare il sogno che era stato costantemente nella mia mente per molti anni”: entrare alla Sorbona di Parigi. “La sera lavoravo nella mia stanza, spesso fino a tarda notte. Tutto quello che vedevo ed imparavo di nuovo mi rallegrava. Era come un nuovo mondo aperto per me, il mondo delle scienze, che finalmente potevo conoscere in tutta libertà”. Completati gli studi tra il 1893 e 1894, le venne affidata una ricerca sulle proprietà magnetiche di diversi tipi di acciaio; la necessità di un laboratorio dove condurre i suoi studi la portò da Pierre Curie, pioniere nella ricerca sul magnetismo e capo laboratorio alla Scuola Municipale di Fisica e Chimica Industriale di Parigi. “Notai la seria e gentile espressione del suo volto, così come una certa rilassatezza nei modi che faceva pensare ad un sognatore immerso nelle sue riflessioni”.
I due si sposarono nel 1895; invece dell’abito bianco Maria indossò un completo blu scuro che più tardi diverrà un utile camice da laboratorio.
Presto giunse il momento di scegliere l’argomento del dottorato di ricerca (all’epoca ancora nessuna donna aveva ottenuto questo incarico per la ricerca scientifica): la scelta ricadde sull’uranio. Grazie agli esperimenti condotti misurando la conduttività dell’aria esposta alle radiazioni di uranio, Maria fu in grado di confermare le ipotesi di Becquerel del 1896 e di formulane una propria: l‘emissione di radiazioni da parte dei composti di uranio è una proprietà atomica dell’elemento uranio stesso. La scienziata definì come “radioattività” il comportamento del torio e dell’uranio, riuscendo ad isolare, assieme al marito, due elementi responsabili della radioattività: il polonio e il radio. Per questa scoperta Marie, Pierre Curie e Becquerel ricevettero il Nobel per la Fisica nel 1903.
Le ricerche della scienziata continuarono anche dopo la morte del marito e negli stessi Maria riuscì a creare alla Sorbona un vero laboratorio per la ricerca sulla radioattività, guidato da lei stessa, ed un altro per la ricerca medica. Nonostante gli onori raggiunti la strada si presenta sempre in salita per una donna e il posto di fisica alla Società Francese per le Scienze (1910-11) le venne negato per le sue origine ebraiche e per la relazione con il fisico Langevin. Solo con il secondo Nobel, questa volta ottenuto per la Chimica, si pose finalmente la parola fine alle “persecuzioni” contro Maria e le due figlie; dopo la cerimonia a Stoccolma fu ricordato come le sue scoperte avessero rivoluzionato sia la comprensione della struttura atomica e che lo studio della medicina.
Con l’avanzare della guerra e la temporanea chiusura dell’Istituto sul Radio di Parigi, Maria decise di equipaggiare alcuni veicoli per portare le strumentazioni a raggi-X anche al fronte. Lei stessa, assieme alla figlia Irene, guidò una delle “piccole Curie” (il soprannome dei nuovi veicoli militari per la radiologia) fino al fronte nell’autunno nel 1914 e lì prestò cure mediche ai soldati feriti.
Dopo la fine della guerra riuscì a dedicarsi alla riapertura dell’Istituto sul Radio, grazie ai cospicui fondi raccolti durante un soggiorno in America; riorganizzò l’attività di ricerca creando piccoli team di studiosi, ognuno dei quali concentrato su un diverso quesito. Tra le personalità di spicco dell’Istituto ci furono Irene Curie e suo marito Frederic Joliot, entrambi insigniti nel 1935 del premio Nobel per la Chimica. Maria non fu presente alla cerimonia i onore della figlia: morì infatti nel 1934 per un’anemia aplastica, probabilmente contratta a causa delle continua esposizioni alla radiazioni.
Dal 1995 i suoi resti riposano nel Pantheon di Parigi, accanto a quelli del marito di Pierre; Maria è la prima donna a guadagnarsi un posto eterno tra gli uomini più importanti di Francia.
E' lungo l’elenco di vie, piazze, scuole che, in Italia e in Europa, celebrano la scienziata polacca, ricordata in genere con il cognome Curie del marito; in Italia l’amministrazione di Caserta ha avuto la sensibilità di scrivere sulla targa “Via Marie Sklodowska Curie” e riportare anche il cognome della sua famiglia di origine.
Fonti:
aip.org (American Institute of Physics) http://www.aip.org/history/curie/
Stanley W. PYCIOR , The Polish Review, vol 44, N 2 (via jstor.)