Italia

 

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- Flavia La Spada: la prima donna a dirigere una capitaneria di porto a Procida.

 

Tina Lagostena Bassi: è stata la prima donna ad introdurre nelle aule dei Tribunali il termine "stupro" per descrivere la violenza sulle donne. Grazie alle sue "crude arringhe" è riuscita a rendere giustizia a tante donne vittime di abusi. E' morta il 4 Marzo 2008 (Wikipedia).

 

- Anna Maria Landis: è stata, nel 2006, la prima donna a presiedere l'Associazione Mineraria Sarda fondata nel lontano 1896.

Vanta anche un altro primato: nel 1975 interruppe la sequenza maschile di Presidi a capo dell'Istituto Minerario. Da Preside segnò una svolta importante per quella scuola introducendo corsi Chimici, Elettronici ed Informatici. Fu una scelta lungimirante, che permise alla scuola un futuro quando sopraggiunse la chiusura delle miniere.

  

- Assunta Legnante: la prima donna a stabilire il record mondiale del peso alle Paralimpiadi, nonostante la sua cecità totale.

 

- Rita Levi Montalcini: prima donna ad essere ammessa alla Pontificia Accademia delle Scienze. E’ nata a Torino il 22.04.1909 ed è morta a Roma il 30.12.2012. Neurologa e senatrice a vita della Repubblica Italiana, ha ricevuto il premio Nobel per la Medicina nel 1986.

  

- Maria Teresa Li Gotti: la prima donna ad essere eletta nel Consiglio Regionale della Calabria.

 

- Gigliola Lo Cascio: la prima donna che istituì i consultori. È nata a Palermo il 03.09.1942 ed è morta in un disastro aereo il 04.09.1989. È stata onorevole, deputata del PCI.

 

Emanuela Loiprima poliziotta vittima della mafia nel 1992. 

 (Sestu, 1967 - Palermo, 1992)
di Pina Arena

Ritornano in mente le parole della giudice antimafia Franca Imbergamo che invitata a parlare dell’impegno contro la mafia, invitava a non chiamare “eroi” gli uomini e le donne della magistratura o della polizia o dell’associazionismo che hanno combattuto la mafia e ne sono state vittime.  Parlare di eroismo significa - dice  Franca Imbergamo -  condannarle  alla solitudine, in quanto “persone straordinarie” che la comune umanità non può seguire, imitare, accompagnare.
La storia di Emanuela Loi è proprio la storia di una giovane donna “normale”, con un grande senso del dovere e della responsabilità e dignità personale, che, inseguendo il sogno del lavoro e dell’indipendenza economica, si è trovata a vivere sfide estreme da ”eroina” contro il sistema criminale e mostruoso della mafia.
Ad Emanuela riconosciamo un primato, nobile e dolorosamente tragico: è stata la prima agente donna della Polizia di Stato a restare uccisa in servizio in un attentato mafioso.
Emanuela scortava il giudice Borsellino, insieme agli agenti Walter  Cosina, Agostino Catalano, Claudio Traina e Vincenzo Li Muli, quando il 19 luglio 1992 in via D’Amelio, un carico di esplosivo depositato su una vecchia auto viene fatto esplodere.  Emanuela era appena scesa dalla macchina di scorta, insieme al giudice e ai suoi colleghi, e ad un tratto “fu l’inferno”: «decine di auto distrutte dalle fiamme, altre che continuano a bruciare, proiettili che a causa del calore esplodono da soli, gente che urla chiedendo aiuto, nonché alcuni corpi orrendamente dilaniati».
A Palermo Emanuela Loi era arrivata senza averla scelta. Per dovere. Veniva da Trieste dove aveva frequentato il 119º corso presso la Scuola Allievi Agenti, subito dopo essere entrata nella Polizia di stato nel 1989.
Era nata a Sestu, paese contadino della provincia di Cagliari, da una famiglia di persone perbene, lavoratrici, che non nuotavano nell’oro e che nella scuola e negli studi riponevano la speranza di un lavoro dignitoso per i propri figli. Emanuela aveva frequentato le scuole a Sestu e poi l’Istituto magistrale a Cagliari: con il suo diploma di insegnante elementare cercava lavoro ma trovarlo era difficile ed i tempi erano lunghi. Così, hanno raccontato il fratello Marcello e la sorella Claudia, partecipa per caso, insieme alla sorella appassionata dell’arma, al Concorso per agente di polizia. Supera le prove e la sua vita cambia. Virgilio Loi, ferroviere, era orgoglioso della figlia ma il trasferimento a Palermo, due anni dopo il corso di formazione a Trieste, lo impensieriva e soprattutto lo spaventava che la ragazza fosse stata assegnata al nucleo scorte di Palermo dopo la strage di Capaci, in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvilio e la sua scorta. "Su sua domanda", dicono in questura a Cagliari. "Non ci ha mai raccontato di averlo espressamente chiesto - precisa un’amica - ma non aveva neanche voluto rifiutare quel nuovo e pericoloso incarico". Dopo un breve addestramento alle armi Emanuela è tiratrice scelta.
Il lavoro e la vita a Palermo sono segnati da una tensione altissima e continua che solo i ritorni in Sardegna allentano. Tornata a Sestu, dove ha lasciato anche il fidanzato, una settimana prima della strage di via D’Amelio, e ripartita il 16 luglio non aveva neanche detto alla madre Alberta che stava scortando il giudice Borsellino: non voleva che si preoccupasse e poi confidava che, dopo le nozze ormai prossime, avrebbe potuto rientrare nella sua terra.
Il distretto sardo della FIDAPA (Federazione Italiana Donne Arte Professione Affari) le dedica da anni un premio, la città di Agrigento un torneo di calcio a 7.
Ad Emanuela Loi sono stati intitolati monumenti, parchi, strade, scuole, piazze, su tutto il territorio nazionale e specialmente in Sardegna e nella sua Sestu.; scuole a Nettuno, Carbonia, Bagheria, Roma, strade e piazze a Busachi, a Capoterra, Iglesia, Altamura, Buonabitacolo, Pontedera, Montespertoli, Castel Maggiore, Orsenigo,  San Giuseppe Jato, Catanzaro,  Esterzili, Furtei, Leonforte, Bisacquino.
Fonti:
http://archiviostorico.corriere.it/1992/luglio/21/Emanuela_maestrina_divisa_co_0_9207211845.shtml
http://it.wikipedia.org/wiki/Emanuela_Loi
http://l’unita.it/ARCHIVE/xml/55000/51714.xml

- Clelia Lollini: la prima chirurga donna ufficiale medica che ha operato in un ospedale militare.

  

- Maria Grazia Lombardi (detta Lella): nata il 26-3-61 e morta il 3-3-92, è stata la seconda donna a guidare una monoposto nella Formula 1, ma la prima e perora unica a giungere in zona punti e per il numero di Gran Premi disputati.

- Claudia Lombardo: è stata la prima donna Presidente del Consiglio Regionale della Sardegna. E' nata a Carbonia il primo dicembre 1972. A soli 22 anni è stata eletta Consigliere Regionale. Nel 2008 è stata eletta Coordinatrice Regionale di Forza Italia. Vanta inoltre il primato di essere la donna più giovane eletta a presiedere un'Assemblea Regionale nella storia della Repubblica Italiana.

 

 

 

- Maria Vittoria Longhitano, prima donna sacerdote, http://danielaedintorni.com/2013/08/13/maria-vittoria-longhitano-la-prima-donna-prete-della-chiesa-episcopale/

 

- Sophia Loren: prima donna italiana a ricevere un Oscar come migliore attrice nel 1962 per il film "La Ciociaria".

 

- Patrizia Lotti: è stata la prima donna ad essere eletta alla presidenza dell'OICE (Associazione delle Organizzazioni di Ingegneria e di Consulenza Tecnica ed Economica) il 19 Luglio 2013.

  

- Maria Gabriella Luccioli, prima donna magistrato in Cassazione

http://danielaedintorni.com/2013/07/28/maria-gabriella-luccioli-prima-donna-magistrato-in-cassazione-di-eleonora-gitto-e-stefano-faraoni/

 

- Lucrezia di Siena: è stata la prima donna ad esibirsi in una compagnia teatrale nella Commedia dell'Arte (Wikipedia).

 

- Carolina Luzzatto, la prima donna a dirigere un quotidiano

http://danielaedintorni.com/2013/07/25/carolina-luzzatto-la-prima-donna-a-dirigere-un-quotidiano/

 

- Elena Luzzatto Valentini, la prima donna laureata in architetta in Italia
(Ancona 1900 – Roma 1983)

di Livia Capasso
Elena Luzzato è stata la prima donna in Italia  a laurearsi in architettura: si era iscritta nel 1921 alla Regia Scuola Superiore di Architettura di Roma, l’anno stesso in cui l’Istituto iniziò la sua attività, e ottenne il diploma nel 1925. La donna “angelo del focolare” dimostra che il focolare sa anche costruirlo, smentendo un’affermazione che Mussolini ebbe a fare in un discorso del 1927: “La donna  è estranea all’architettura, che è sintesi di tutte le arti; essa è analitica, non sintetica. Ha forse mai fatto l’architettura in tutti questi secoli? Le si dica di costruirmi una capanna non dico un tempio! Non lo può".
Non meraviglia la posizione antifemminista del duce e conosciamo la sua disistima sulla capacità della donna di sentirsi autonoma e realizzata al di fuori delle mura domestiche. Per lungo tempo la professione dell’architetto è stata appannaggio maschile: si riteneva poco adatta a una donna, costretta a cimentarsi con le varie fasi della progettazione e a seguire la messa in opera nei cantieri. Ma intanto diverse donne diventavano architette: le romane Anna Luzzatto, detta Annarella, madre di Elena, laureatasi due anni dopo la figlia e Attilia Travaglio Vaglieri , progettista di palazzi, impianti sportivi e ricreativi in puro stile littorio (vincitrice di un concorso Internazionale ad Alessandria d’Egitto, non poté ritirare il premio in ossequio alle leggi musulmane che lo vietavano ad una donna); arredatrici di interni come Luisa Lovarini ed Elvira Luigia Morassi, che predilessero uno stile sobrio e funzionale; Carla Maria Bassi, autrice della Cassa di Risparmio di Milano; la napoletana Stefania Filo, che progettò giardini pubblici e sanatori e partecipò alla realizzazione della Mostra delle Terre Italiane d'Oltremare a Napoli voluta da Benito Mussolini. Queste sono solo alcune tra le architette più attive tra gli anni venti del Novecento, o “architettrici”, come allora venivano chiamate. Non ebbero vita facile: l’architettura “rosa” veniva accusata di essere timida, troppo attenta agli spazi familiari, in realtà fu un’architettura dalle linee semplici e pulite, funzionale, razionale, e sensibile alla luce, apprezzabile per  le soluzioni tecniche  adottate e per la chiarezza delle concezioni planimetriche.
 Appena laureata, Elena Luzzato entrò nell’Ufficio Tecnico del Comune di Roma e fino al 1934 fu assistente alla cattedra del prof. V. Fasolo. Partecipò e vinse numerosi concorsi. Già nel 1928 progettò un villino a Ostia per il gerarca fascista Giuseppe Bottai e sempre a Ostia vinse un concorso per un gruppo di villini, in seguito non realizzati.
Oltre all’edilizia residenziale di villini, palazzine e case popolari, per cui spesso collaborò con il marito ing. Felice Romoli (realizzò ville a Bracciano - Behrnard, 1962 - e a Taormina - M. Bentivoglio, 1962), progettò numerose opere pubbliche.
Vinse concorsi per progetti di tipologie assai diverse: dalle steli funerarie (Verano) alle stazioni, dai fabbricati rurali coloniali (Somalia) a sanatori e ospedali (Viterbo, Bolzano), dalle chiese alle scuole, dai cimiteri militari e civili a negozi e mercati…
Tra le opere pubbliche realizzate ricordiamo il Cimitero di Prima Porta (Roma, 1945), il mercato di Primavalle (Roma, 1950), la scuola media di Villa Chigi (Roma, 1960)  e l’attuale mercato coperto di Piazza Alessandria (Napoli), ancora in uso.
Nel dopoguerra fu  capogruppo per la progettazione di case popolari per l'Istituto INA-CASA nell' Italia meridionale.
Non risulta alcuna area di circolazione dedicata alla prima architetta italiana, né ad Ancona, città natale, né a Bracciano, Taormina, Napoli, dove lasciò tracce visibili del suo ingegno, né a Roma, città di studio e di lavoro, dove infine concluse la sua vita.
Fonti
Katrin Cosseta, Ragione e sentimento dell'abitare. La casa e l'architettura nel pensiero femminile tra le due guerre, 2000,  Architecture
http://www.architettiroma.it

Italia

 

- M -

  

- Ernestina Macchia Prola: è stata la prima donna italiana a conseguire la patente nel 1907. Nacque a Torino nel 1876. Guidò fino al 1954 quando, a 78 anni, morì nel suo alloggio di Piazza Carlo Felice.

  

 

Carolina Magistrelli: con Evangelina Bottero Pagano è stata una delle prime due donne laureate (1881) in Scienze nel Regno d'Italia.

 

- Anna Magnani: prima attrice italiana a conquistare un Oscar.

  

- Maria Magnani Noia: prima donna sindaca di Torino nel 1987. È nata a Genova il 24 ottobre 1931 ed è morta a Torino il 9 dicembre 2011. Laureata in Giurisprudenza partecipò come difensore d’ufficio al primo processo contro le Brigate Rosse e fu minacciata di morte.

 

- Maria Rosaria Maiorino: prima donna Questore di Palermo. L’incarico è stato conferito nel mese di Dicembre 2013. Ex questore di Foggia, da 33 anni in polizia, la Maiorino ha 58 anni.

 

- Frida Malan: la prima donna Assessora all'Igiene - Sanità in una grande città italiana, Torino, nel 1966. 

- Eva Mameli: la prima donna italiana a ottenere la libera docenza in botanica
Giuliana Luigia Evelina Mameli nacque a Sassari il 12.02.1886 e morì a Sanremo nel 1978.

Docente di botanica all'Università di Cagliari, lavorava pure presso la Stazione Sperimentale di Floricoltura di Sanremo.

E' considerata la prima ed unica donna del movimento per la conservazione della natura tra le due guerre.

Durante la prima guerra mondiale la Mameli si dedicò alla cura dei soldati feriti e dei malati di tifo, per cui fu insignita di una medaglia d'argento della Croce Rossa e di una di bronzo del Ministero dell'Interno. 

Diresse con il marito due riviste tecniche, si impegnò nella redazione della rivista Il Giardino fiorito, da loro fondata nel 1931; collaborò con l'Enciclopedia Italiana e con l'Enciclopedia dell'Agricoltura. 

Eva Mameli fu la madre di Italo Calvino e la sua figura è stata spesso "nascosta" dalle ingombranti personalità del marito e del figlio.

Svolse un ruolo fondamentale nello sviluppo della floricoltura ligure, divenendo una personalità di rilievo nella ricerca scientifica botanica del Novecento. 

Rilevante fu anche il suo impegno di divulgatrice.

Durante il periodo della Repubblica di Salò, i Calvino dettero ospitalità ai più autorevoli antifascisti sanremesi nella loro casa, ove si preparò il piano per liberare alcuni prigionieri politici dei Tedeschi. Eva e il marito furono arrestati e subirono "false fucilazioni": questa tortura psicologica sconvolse il marito che ne restò segnato per il resto della vita.

Eva Mameli Calvino dedicò gli ultimi anni di vita a registrare, ordinare e riscrivere tutto il materiale raccolto nei lunghi anni di intensa attività di studio e di sperimentazione in campo botanico, agronomico e floricolo.
Ad Eva Mameli non risulta intitolata alcuna via. Un Istituto Tecnico Commerciale di Cagliari porta il suo nome.
Fonti:
http://www.treccani.it/enciclopedia/giuliana-eva-mameli_(Dizionario-Biografico)/
http://www.iodonna.it/personaggi/interviste/2012/vite-straordinarie-eva-mameli-calvino-40801124911.shtml
http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/eva-mameli-calvino/“Noi donne” Dicembre 2010 pag. 34

- Valeria Mancinelli: prima sindaca di Ancona nel giugno 2013.

 

 

Luigia Mandolini: una delle dieci maestre marchigiane prime elettrici d'Italia nel 1906.

 

- Cecilia Mangini: è la prima donna che, nell'Italia del dopoguerra, ha raccontato la nostra realtà con la cinepresa. E' regista, documentarista e fotografa. Per il suo lavoro è stata premiata a Firenze, nel 2009, con una medaglia donata dal Presidente della Repubblica.

 

- Gianna Manzini: la prima donna a vincere il Premio Campiello.
(Pistoia, 1896 - Roma, 1974)
E stata la prima donna nel 1971 a vincere il Premio Campiello con "Ritratto in piedi".
Il Premio, istituito nel 1963, non era mai stato attribuito ad una donna. Gianna Manzini è una di quelle scrittrici ingiustamente fatte precipitare nell’oblio. Margherite Ghilardi, che ne ha tracciato con fatica la biografia, scrive: “Al lettore comune è in Italia difficilissimo procurarsi un suo libro senza ricorrere a biblioteche  pubbliche o private”. James Joyce nel 1940 incontra uno scrittore francese che gli parla in toni entusiastici del racconto di un’autrice italiana, appunto Gianna Manzini; Joyce si incuriosisce a tal punto che avrebbe voluto leggere quel racconto, ma non riesce a trovarlo. Joyce muore e, nell’epistolario joyciano, il nome della Manzini viene sbagliato con quello della Deledda, un equivoco mai rettificato, nemmeno nell’ultima edizione italiana delle lettere.
Il padre e la madre sono le figure che ricorrono in alcune opere dell’autrice. Il primo è un anarchico rivoluzionario, morto per mano di un agguato fascista, e la Manzini narra in un racconto questo rapporto interrotto con il padre, vissuto dalla scrittrice come un rimorso della memoria. La madre, invece, la troviamo nel suo racconto migliore:  La Soglia. L’opera descrive un colloquio tra due donne che viaggiano nello stesso scompartimento di un treno; mentre il treno avanza sui binari che si intersecano, si materializza nello scompartimento la madre, e con lei altri  quattro viaggiatori senza bagagli: un mercante di cavalli, un attore, un vecchio musicista ed una bimba con un mazzetto di fiori; tutti i ricordi realistici che appartengono alla vita della madre vengono discussi con i personaggi dello scompartimento, che agiscono come il coro nelle tragedie greche.
Verso il padre e la madre la Manzini ha un approccio identico, ma i due genitori lasciano segni diversi: la madre è l’ascolto passivo, l’attesa rassegnata;  il padre è la fierezza, la libertà da difendere e da recuperare. Sono due immagini che si stagliano nitide e assurgono a simboli di un colloquio sulla condizione umana.
Il suo primo romanzo fu pubblicato nel 1928 con il titolo di Tempo innamorato: è la storia di Rita e Clementina, due donne innamorate dello stesso uomo; ne nasce una vicenda avvolta in una dimensione incantata molto poetica a cui però fa da sfondo lo spettro del suicidio. Seguirono altri romanzi tra cui  Incontro col falco, Un filo di brezza, Cara prigione, Il valzer del diavolo e Sulla soglia. 
Le sono state intitolate una via a San Benedetto del Tronto (AP) ed una a Pistoia, sua città natale.
La Fidapa di Pistoia ha intitolato a Gianna Manzini la sala della Biblioteca “San Giorgio” che ospita la narrativa italiana e straniera.
Fonti:
Margherita Ghilardi, Italiane, volume III, pag. 169-171, Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento per le Pari Opportunità
http://www.treccani.it/enciclopedia/tag/gianna-manzini/
http://www.sangiorgio.comune.pistoia.it/gianna-manzini-una-grande-scrittrice-contemporanea-2/#.VIq4B9KG-So
http://www.sangiorgio.comune.pistoia.it/sala-gianna-manzini/#.VIq4GtKG-So
http://www.900letterario.it/scrittori/gianna-manzini-intellettuale-lirica/
http://www.italiadonna.it/public/percorsi/biografie/f104.htm

- Emma Marcegaglia: prima donna a ricoprire il ruolo di presidente di Confindustria e presidente dell'Università Luiss Guido Carli. Nata a Mantova il 24 dicembre 1965, dall’otto maggio 2014 è presidente dell’ENI. 

- Rita Marcotulli: prima donna a ricevere il David di Donatello come miglior musicista nel 2011. 

- Margherita di Savoia: la prima regina d'Italia
 (Torino, 1851 - Bordighera, 1926 )
di Roberta Pinelli
Margherita Maria Teresa Giovanna di Savoia nacque a Torino il 20 novembre 1851 dal duca di Genova (fratello di Vittorio Emanuele II) e da Maria Elisabetta di Sassonia.
Bionda e non particolarmente bella, anche se dotata di una personalità affascinante e di un carattere volitivo, fu fornita di una educazione vasta ma superficiale, tanto che per tutta la vita la sua corrispondenza fu costellata da errori ortografici e di sintassi. Ricevette un’educazione profondamente cattolica, cui uniformò sempre le sue scelte, anche quando il Regno d’Italia entrò in conflitto con il Papa dopo la presa di Roma nel 1870.
Nel 1868 sposò il cugino Umberto, principe ereditario di Casa Savoia.
Dopo un trionfale viaggio di nozze per tutta Italia, i futuri sovrani stabilirono la propria residenza a Napoli. A questa scelta non fu estranea Margherita, più consapevole del marito della necessità di costruire nel paese un’unità di sentimenti, dopo il raggiungimento dell’unione politica. A Napoli venne alla luce l’unico figlio della coppia, il futuro Vittorio Emanuele III, a cui fu assegnato il titolo di principe di Napoli. Avendo dovuto subire il taglio cesareo, a Margherita fu subito chiaro che non avrebbe più potuto avere figli.
Per lei consolidare la simpatia popolare intorno alla casa regnante, anche restando al fianco di un marito che non l’amava, fu un imperativo categorico e il suo intuito politico fece scrivere a Indro Montanelli: “Era una vera e seria professionista del trono, e gl'italiani lo sentirono. Essi compresero che, anche se non avessero avuto un gran Re, avrebbero avuto una grande Regina”.
Quando nel 1878 Vittorio Emanuele II morì, Umberto salì al trono e Margherita divenne la prima regina d’Italia.
Aveva grande influenza sulle scelte del marito anche se all’apparenza sembrava dedicarsi solo alle feste danzanti e ai ricevimenti. In realtà, questo era il suo modo di fare politica, una vera e propria “missione dinastica”, che contribuì in maniera determinante al radicamento e alla costruzione della dimensione nazionale della casa regnante.
Durante la sua vita si dedicò anche con grande impegno alle attività filantropiche e alla promozione delle arti e della cultura: introdusse ad esempio la musica da camera in Italia e fondò il quintetto d’archi di Roma. Nel 1892, sotto il suo patrocinio, nacque a Firenze la prima biblioteca per ciechi. E fu grazie ad una borsa di studio da lei concessa che il giovane Giacomo Puccini poté studiare al Conservatorio di Milano.
Convinta sostenitrice dell’automobile, ne possedeva una ventina e compì anche avventurosi raid e molti viaggi di stato. Fu anche un’appassionata alpinista.
L’abilità comunicativa di Margherita, la consapevolezza che per Casa Savoia era fondamentale farsi amare dal popolo per consolidare il trono, fecero di lei la migliore ambasciatrice della monarchia sabauda. I ricevimenti, le feste danzanti, la beneficenza, l’abbigliamento elegantissimo, la passione per le automobili e i viaggi, l’amicizia con il repubblicano Carducci (che le dedicò l’ode Alla regina d’Italia) oscurarono agli occhi degli italiani quello che era davvero Margherita: una reazionaria, conservatrice e nazionalista, antisocialista e antiparlamentare, convinta sostenitrice di Crispi e della sua politica imperialista.
Nel 1900, dopo l’uccisione a Monza del Re Umberto I, Margherita dovette farsi da parte. Il nuovo re, suo figlio Vittorio Emanuele III, aveva sposato Elena di Montenegro, a cui Margherita cedette il ruolo per diventare regina madre. Fra Margherita ed Elena i rapporti non furono mai molto calorosi: se Margherita era una regina madre ingombrante, Elena, soprannominata da molti “la pastora”, pareva alla suocera impacciata e goffa, non adatta alla corte italiana. Ma più che il cambio di ruolo, pesò su Margherita la consapevolezza che il regicidio aveva infranto per sempre l’idillio fra Casa Savoia e l’Italia.
Dopo il periodo di lutto, si stabilì a Roma, nel palazzo Boncompagni-Ludovisi, che da allora fu chiamato “Palazzo Margherita”. Riprese ad occuparsi delle arti, di opere di beneficenza, di istituzioni culturali, continuando ad essere polo di attrazione per intellettuali e artisti, nobili e uomini di mondo e cercando sempre di condizionare le scelte del figlio, di cui non condivideva le pur timide aperture liberali.
Alla vigilia della I guerra mondiale, Margherita cercò di indurre il re Vittorio Emanuele III a mantenere gli accordi stipulati con la Triplice Alleanza. Dopo aver dichiarato inizialmente la neutralità, Vittorio Emanuele III decise però per l’entrata in guerra contro Austria e Germania. Margherita, anche se contrariata, non poté far altro che trasformare la sua residenza romana in ospedale, dove la regina Elena prestava la propria opera come crocerossina.
Terminata la Grande Guerra, lasciò definitivamente Roma per ritirarsi a Bordighera, dove morì il 4 gennaio 1926, non senza aver gioito per la presa del potere da parte di Mussolini e per i matrimoni prestigiosi delle nipoti Mafalda (con il tedesco principe Filippo d’Assia) e Giovanna (con il re Boris III di Bulgaria).
Ebbe onoranze funebri prima a Bordighera e poi a Roma, ove fu tumulata nelle tombe reali del Pantheon. In questa occasione si dimostrò tutto l'affetto popolare per Margherita: al passaggio del convoglio ferroviario, una folla commossa rallentò il movimento del treno per potersi avvicinare e gettare fiori.
A riprova del mito che si creò attorno alla sua persona, e che lei stessa contribuì ad alimentare, rimangono a lei dedicati: la capanna Margherita, il rifugio costruito a ridosso della cima del Monte Rosa, la punta Margherita delle Grandes Jorasses nel massiccio del Monte Bianco, il comune di Margherita di Savoia (già Saline di Barletta), il lago Margherita in Etiopia, scoperto e a lei dedicato dall’esploratore Vittorio Bottego, la prima scuola pubblica dell’unità italiana (una scuola a Trastevere). Ed inoltre una rosa rara, un modello di macchina da cucire, la pizza Margherita, la torta Margherita, il Panforte Margherita a Siena, i dolci tipici di Stresa (le Margheritine).
Durante la sua reggenza, si pubblicò persino una rivista con il suo nome, dedicata esclusivamente allo straordinario abbigliamento di Margherita e al suo personalissimo stile.
L’Italia ha avuto solo tre regine: Margherita, Elena e Maria Josè. La più predisposta, la più adatta, la più “professionale” fu sicuramente Margherita.
Innumerevoli vie, piazze, corsi, viali, ville e parchi sono a lei intitolati in Italia. Portano il suo nome anche varie scuole, ospedali e teatri del nostro Paese.
Fonti
C. Bocca, I Savoia, Roma 2002
C. Casalegno, La regina Margherita, Bologna 2001
Civinini, La regina di spade e la regina di cuori: Margherita di Savoia e Eugenia Litta, e S. Schiffini, Il compito regale di Margherita, entrambi in Monza 29 luglio 1900. Il regicidio, dalla cronaca alla storia, a cura di P.E. Fiora, Milano 2000
E.Fontanella (a cura di), Regina Margherita, Milano 2011
G.Gigliozzi, Le Regine d’Italia, Roma 1997
I. Montanelli, Storia d'Italia (1861-1919), Milano 2003
O.Roux, La prima regina d'Italia nella vita privata, nella vita del Paese, nelle arti e nelle lettere, Milano, 1901
http://www.museoauto.it/
http://www.weloooooveit.com/
http://www.treccani.it/enciclopedia/margherita-di-savoia-regina-d-italia/
http://www.ftvm.it/museo/storia
http://www.italiadonna.it/public/percorsi/biografie/f043.htm

- Chiara Marolla: prima donna alla Prefettura di Sondrio nel gennaio 2007.

- Maria Augusta Marrosu: prima donna prefetta di Rovigo nel 2008 e prima donna Prefetta di Treviso nel 2013.

Fabiana Martina: la prima donna laica ad assumere la guida di un periodico religioso in Italia. 

- Paola Masino: è stata la prima donna ad ottenere un riconoscimento (2° posto) nel 1933 al Premio Viareggio con il romanzo "Periferia". Nacque a Pisa il 20 maggio 1908 e morì a Roma il 27 luglio 1989.
Scrittrice di poesie e di racconti, troviamo sempre nella sua narrativa il problema della condizione femminile; non è infatti un caso che il suo romanzo migliore si intitoli Nascita e morte della massaia. La storia è quella di una ragazzina che, non potendo più sopportare le mortificazioni e i soprusi quotidiani, si rinchiude in un baule, e da questo momento la sua vita si svolge intorno a questa grande cassa che diventa per lei letto e stanza, un baule “pieno di brandelli di coperte, di tozzi di pane, di libri e di relitti funerali”. Al raggiungimento della maggiore età la ragazzina esce dal baule e intraprende la strada delle ragazze di buona famiglia: cerca un marito, consapevole comunque di compiere un suicidio morale. Lo sceglie tra i parenti e finisce sposa di un anziano zio. Non avrà figli e si dedicherà alla casa, affrontando il duro lavoro di   massaia. La morte la troverà affaticata dalle troppe faccende e dai troppi ricevimenti.
Il libro è un’allegoria sulla condizione femminile e sul suo futuro e, per la sferzante ironia ed il tono aspro e sincero, fu vittima della censura fascista e pubblicato solo nel dopoguerra.
L’autrice ha la capacità di mescolare la favola e la realtà, la battuta acida e l’abbandono romantico, creando a tratti una storia un po’ surreale come, ad es., quando la massaia, arrabbiata, si rivolge a Dio gridandogli: “Dovevi dimostrarmi che anche nel rammendare una calza si può trovare un universo, non farmi intendere che ho lasciato l’universo per rammendare le calze”.
Nessuna strada le è stata intitolata; la ricorda solo una targa commemorativa nella casa in cui visse a Roma insieme a Massimo Bontempelli.
Fonti:
Paola Masino, Nascita e morte della massaia, Isbn edizioni, 2009
L’archivio di Paola Masino - Inventario,  (a cura di Francesca Bernardini Napoletano), Ministero per i beni e le attività culturali Direzione Generale per gli Archivi 2004 – Pubblicazioni degli Archivi di Stato Quaderni della Rassegna degli Archivi di Stato 105
Marinella Galateria, Italiane, volume II pag. 103-104,  Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento per le Pari Opportunità
http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/paola-masino-2/
http://www.radiosapienza.net/2013/news/libri/672-paola-masino-scrittrice-d-altri-tempi.html
http://www.letteraturaalfemminile.it/paola_masino.htm
http://www.treccani.it/enciclopedia/paola-masino_%28Dizionario-Biografico%29/
http://www.edscuola.it/archivio/antologia/recensioni/masino.htm

Francisca Massara: fu la prima donna ad indossare dei pantaloni nel 1698. Era siciliana.  

- Iginia Massarini: la prima donna a conseguire la laurea in Matematica nel 1887. Insegnò matematica nella Scuola tecnica femminile "Marianna Dionigi" e nel Ginnasio femminile "Regina Elena" di Roma. Fu socia del Circolo matematico di Palermo dal 24 novembre 1895.  

- Carina Massone Negrone: è stata la prima donna nel 1935 a battere il record di volo d'alta quota con un biplano. Era munita solo di una bombola d'ossigeno e di un giaccone riscaldato in maniera molto rudimentale e si spinse a circa 12.000 metri da terra.

Aveva conseguito il brevetto nel 1933. Il suo record, per quanto riguarda i velivoli ad elica, è rimasto imbattuto nella storia dell'aviazione.

Fu fondatrice di una scuola di pilotaggio. Nacque a Bogliasco nel 1911 ed ivi morì nel 1991.

A lei è stata intitolata una piazzetta della sua città natale. Nel 1996 le è stato dedicato un francobollo della serie "Donne famose".

 

 

- Iginia Matteucci: una delle dieci maestre marchigiane prime elettrici d'Italia nel 1906.

 

- Licia Mattioli: è stata la prima donna al vertice degli Industriali Orafi dopo ben 65 anni dalla costituzione. Torinese, vanta un altro primato: dal 2012 ricopre e ricoprirà fino al 2016 l’incarico a capo dell’Unione Industriali di Torino, prima donna dopo ben 106 anni.

 

- Maria Teresa Mele: la prima donna a giocare in A1 nei campionati di hockey su pista nel 2014.

 

- Giovanna Menghini: prima donna alla Prefettura di Massa-Carrara nel dicembre 2013.

  

- Pina Menichelli: prima attrice siciliana ad esordire nel cinema muto. Nacque a Castroreale nel 1890 e morì a Milano nel 1984. Figlia d’arte iniziò a recitare fin da bambina e nel 1907 fu scritturata nella compagnia teatrale di Irma Grammatica. Dopo questa esperienza, fra il 1913 ed il 1914 recitò in numerosi films. Nel 1924, all’apice della carriera, si ritirò da ogni attività artistica (Wikipedia). 

 

Lina Merlin: la prima donna ad essere eletta al Senato. All’anagrafe Angelina Merlin, è nata a Pozzonovo il 15 ottobre 1887 ed è morta a Padova il 16 agosto 1979. E’ stata una politica e partigiana italiana, membro dell’Assemblea Costituente. Il suo nome è legato alla legge 20 febbraio 1958, n°75 – conosciuta come Legge Merlin – con cui venne abolita la prostituzione legalizzata in Italia. Si iscrisse al Partito Socialista Italiano, cominciando a collaborare al periodico “La difesa delle lavoratrici”, di cui in seguito assunse la direzione. Durante il consolidamento del potere di Mussolini la Merlin venne arrestata cinque volte in meno di ventiquattro mesi e venne anche licenziata dal suo impiego di insegnante poiché si rifiutava di prestare il giuramento di fedeltà al regime, obbligatorio per gli impiegati pubblici. A Milano, dopo aver scontato cinque anni di confino in Sardegna, prese parte attivamente alla resistenza aiutando i partigiani e costituì anche i Gruppi di Difesa della Donna. In questo periodo Lina prese parte ad azioni di guerra partigiana, rischiando più volte la vita. Catturata dai nazisti, riuscì a sfuggire con uno stratagemma. Dopo la Liberazione si trasferì a Roma alla direzione nazionale del PSI prendendo familiarità con l’ambiente politico. I suoi interventi nel dibattito costituzionale, quale membro della “Commissione dei 75”, risulteranno determinanti per la tutela dei diritti delle donne, e lasceranno un segno indelebile nella Carta Costituzionale. Venne eletta al Senato della Repubblica il 18 aprile del 1948. Fin dai primi giorni della sua attività parlamentare dedicò tutti i suoi sforzi al miglioramento della condizione femminile in Italia.  Uno dei punti cardine dell’opera politica della Merlin è stata la battaglia per abolire la prostituzione legalizzata in Italia. Negli anni successivi all’approvazione della sua famosa legge, Lina Merlin proseguì l’attività parlamentare con altri importanti interventi legislativi a favore della condizione femminile e contro le discriminazioni ai danni dei più deboli. A lei si devono inoltre, l’abolizione dell’infamante dicitura “figlio di N.N.” che veniva apposta sugli atti anagrafici dei trovatelli, l’equiparazione dei figli naturali ai figli legittimi in materia fiscale, la legge sulle adozioni che eliminava le disparità di legge tra figli adottivi e figli propri, e la soppressione definitiva della cosiddetta “clausola di nubilato” nei contratti di lavoro, che imponeva il licenziamento alle lavoratrici che si sposavano. A 77 anni Lina Merlin decise di ritirarsi dalla politica.  

- Alda Miceli: fu la prima ed unica donna italiana a partecipare come "uditrice" ai lavori del Vaticano II.   

- Maria Concetta Micheli: la prima donna italiana ad ottenere nel 1971 il brevetto di volo per elicottero.  

- Santa Miloro: fu la prima donna a sparare il primo colpo di fucile a Palermo il 12.01.1848. Accadde nella rivoluzione che durò sedici mesi ed espulse i Borboni dalla Sicilia. A Palermo c’è una via intitolata a lei.

- Clara Minerva: prima donna a svolgere il ruolo di Prefetta nella BAT (Barletta-Andria-Trani) nel 2013.

 

Gilberta Minganti: è stata la prima donna insignita dell'onorificenza di Cavaliere del Lavoro nel 1964.

 

- Federica Mingolla: prima donna italiana ad aver scalato in un unico "tiro" la parete (il "Tom et je ris") nelle Gorges del Verdon in Francia.

 

Renata Minuto: la prima donna ad ottenere, nel 1995, una committenza dal Vaticano. 

 

- Giuliana Minuzzo: sciatrice, è stata la prima donna italiana a conquistare una medaglia ai Giochi Invernali a soli 20 anni. 

 

Giulia Mizzoni: è stata la prima donna telecronista di una partita di calcio su Sky Sport. "Con la sua telecronaca, crolla un tabù tutto italiano" dopo 50 anni di telecronisti uomini. 

 

- Federica Mogherini: prima donna italiana cui è stato assegnato un incarico di alto livello nell'Unione Europea (Alto Rappresentante Esteri dell'U.E.). 

 

- Giulia Molino Colombini: la prima donna a fondare nel 1865 un Istituto per le figlie dei militari. 

 

- Monna Tessa: la prima donna infermiera della storia.

  

- Loretta Montemaggi: è stata la prima donna Presidente di Regione nel 1975. Ha infatti guidato la regione Toscana fino al 1984 con grande saggezza ed una particolare attenzione al mondo delle donne.

Nacque a Poggibonsi l'undici maggio 1930. A soli 14 anni si iscrisse al PCI, a 18 divenne dirigente della sezione di Pontassieve, a 21 funzionaria del partito a Firenze dove si impegnò tantissimo in seno all'UDI.

Iniziarono così le sue battaglie per la tutela della maternità, per migliorare le condizioni di vita delle donne che vivevano in campagna, per dare risposte concrete ai bisogni del mondo femminile.

Nel 1959 come Responsabile della Commissione Femminile del PCI iniziò una battaglia per l'emancipazione delle donne anche all'interno del suo partito, partito che a volte le pesava "come una cappa di piombo". E' morta nel 2007. 

 

- Maria Montessori: è la prima ed unica donna a cui è stata dedicata una banconota italiana. Nacque a Chiaravalle il 31 agosto 1870 e morì in Olanda il 6 maggio 1952. È stata una pedagogista, filosofa, medica, scienziata, passata alla storia per il metodo che prende il suo nome, usato in migliaia di scuole in tutto il mondo. Sulla sua tomba si legge: “Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo” (Wikipedia). 

Rina Monti: la prima docente donna dell'università di Sassari, insegnava biologia e zoologia comparata nella facoltà di medicina dal 1908 AL 1915.  

- Rose Montmasson: la prima ed unica donna ad ottenere la pensione "dei Mille" nella storia.

 

- Carolina Morace: è stata nel 1999 la prima donna ad allenare una squadra di calcio professionistica maschile: la Viterbese in serie C. E' nata nel 1964, è laureata in Giurisprudenza ed esercita la professione di avvocato. E' stata centravanti nella Nazionale di calcio femminile italiana. 

 

- Elsa Morante: la prima donna a ricevere il Premio Strega
di Saveria Rito

Una delle maggiori scrittici italiane del XX secolo, vincitrice di alcuni tra i più significativi riconoscimenti letterari come il Premio Viareggio e il Premio Strega, prima donna a ottenerlo, nel 1957, con L'isola di Arturo. Nacque a Roma nel 1912 e crebbe in un'atmosfera familiare complicata, ma sin da giovane trovò il modo di esprimersi e rendersi autonoma scrivendo favole, racconti e poesie per l'infanzia pubblicati a partire dagli anni Trenta su "Corriere dei piccoli", "I diritti della scuola", "Meridiano di Roma" e "Oggi". Su quest'ultima rivista usò spesso degli pseudonimi maschili, come Antonio Carrera e Renzo Diodati, anche se in seguito definì un segno della stupidità femminile "voler essere come i maschi" e affrontò con continuità temi quali la maternità e il rapporto figlio/figlia con la madre, la vita e la sua difesa. Alcuni di questi primi lavori vennero raccolti e ripubblicati in anni successivi da Einaudi ne Le bellissime avventure di Caterì dalla trecciolina e altre storie, corredate dai disegni della stessa Elsa Morante.
Un momento fondamentale della sua vita fu l'incontro, nel 1936, con Alberto Moravia, suo compagno di vita per anni dal quale si separò nel 1962. La coppia ebbe amicizie importanti, come Pier Paolo Pasolini, Umberto Saba, Giorgio Bassani e Natalia Ginzburg, che fu vicina ad Elsa nel lavoro d'esordio, Menzogna e sortilegio pubblicato nel 1948. La stessa aura di favola e trasfigurazione mitica dei personaggi, propria dei primi racconti, la si ritrova in questo romanzo familiare ambientato in Sicilia e ancor più ne L'isola di Arturo, le memorie di un fanciullo cresciuto nell'isola di Procida, che le valse il Premio Strega. In entrambi i casi, i due giovani protagonisti, Elisa prima e Arturo poi, rievocano il passato, si pongono faccia a faccia con le menzogne e gli intrighi familiari per uscire dolorosamente dall'infanzia e dall'innocenza. Il favore della critica nei confronti del secondo romanzo, la portò a pubblicare una raccolta di poesie, Alibi, e una di racconti, Lo scialle andaluso.
Agli inizi degli anni Sessanta si susseguirono momenti difficili per la separazione da Moravia e la tragica morte di Bill Morrow, un pittore statunitense cui era molto legata, e la sua attività letteraria rallentò per qualche tempo. Si rimise in gioco con la raccolta Il mondo salvato dai ragazzini e nel 1974 pubblicò la sua opera più famosa, La Storia, frutto di tre anni di scrittura. Il romanzo, che le procurò successo, fama internazionale ma anche molte critiche per la mancanza di un'ideologia politica, era ambientato a Roma nella seconda guerra mondiale e nasceva dalla rielaborazione di vecchi soggetti e ricordi personali, delle angosce vissute in prima persona, sintetizzati nella figura di una donna, stuprata da un soldato tedesco, che lottava per far sopravvivere il figlio Useppe. Per volere della stessa Morante, il romanzo fu pubblicato nella collana economica di Einaudi,  Gli Struzzi, al prezzo di duemila lire per raggiungere il più vasto pubblico possibile.
L'ultima opera che ci lasciò fu Aracoeli, del 1982, nuovamente incentrata sui complessi rapporti tra madre e figlio. Vennero poi gli anni segnati da malattie, ricoveri e un tentativo di suicidio, solitudine, povertà (il suo caso diede una spinta all'approvazione della Legge Bacchelli)  e poche amicizie strette che la accompagnarono fino alla morte avvenuta nel 1985.
Elsa Morante fu autrice floridissima di articoli e saggi e di un diario uscito postumo, Diario 1938. Da sempre grande appassionata di cinema, collaborò con Pasolini (Il Vangelo secondo Matteo; Medea) e Zeffirelli (Romeo e Giulietta) e diversi suoi lavori furono trasposti sul grande schermo, come L'isola di Arturo e La Storia.
Le sue opere sono state raccolte in due volumi della collana I Meridiani della Mondadori e i suoi manoscritti sono conservati presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, che ha ospitato due mostre sulla scrittrice nel 2006 e nel 2012.
Ad Elsa Morante sono state intitolate molte strade e scuole su tutto il territorio nazionale.
Portano il suo nome anche la Biblioteca comunale di Ostia e un centro culturale in Piazza Elsa Morante a Roma.
Fonti
Per un quadro dell'ampia bibliografia si veda la lista riportata da Wikipedia al seguente indirizzo: 
http://it.m.wikipedia.org/wiki/Elsa_Morante

- Letizia Moratti: prima donna sindaca di Milano nel 2006. Nata a Milano il 26.11.1949 (Wikipedia). 

- Luisa Morgantini: è stata la prima donna eletta nella segreteria della FLM (Federazione Lavoratori Metalmeccanici) di Milano.

E' nata a Villadossola il 05.11.1940.

Parlamentare europea nel 1999 e nel 2004.

Nel 2007 viene eletta Vicepresidente del Parlamento Europeo con l'incarico delle Politiche Europee per l'Africa e i Diritti Umani.

Ha fatto parte della Commissione per lo Sviluppo, per i Diritti delle Donne e l'Uguaglianza di genere.

E' tra le fondatrici della rete internazionale "Donne in nero contro la guerra e la violenza".

Ha ricevuto il Premio per la pace delle Donne in nero ed il Premio Colombe d'Oro per la pace.

"Donne in nero" è un movimento pacifista nato nel 1988 in una piazza di Gerusalemme per manifestare contro l'occupazione israeliana della Cisgiordania e di Gaza... Le iniziative si sono moltiplicate in altre 24 città tra le quali Londra, Tel Aviv, Amsterdam, Roma...

Difficile riassumere in un concetto il fine e l'attività di queste donne: sono le tessitrici di una grande rete di solidarietà e diplomazia che rifiutando la violenza ed il militarismo cercano una pace costruita con la solidarietà e la comprensione di tutti i popoli della terra. "Con la presenza dei corpi, vestite di nero, in silenzio. Il nostro silenzio non è rassegnazione ed impotenza ma protesta e riflessione, è un urlo al di là del suono".

 

- Maria Moroni: ha diversi primati nel campo del pugilato femminile. Nel 2001 è stata la prima donna tesserata come agonista dalla Federazione Pugilistica Italiana. Nel 2002 ha disputato e vinto il primo titolo europeo tra professioniste, quando ancora titoli mondiali di pugilato femminile professionistico non esistevano. Maria Moroni è anche la prima pugile-donna ad essere stata eletta consigliere federale F.P.I. (in quota atleti) dopo la modifica dello statuto federale.

 

 

Italia

 

- N -

 

- Pia Nalli: prima donna siciliana ad ottenere una cattedra universitaria di ruolo.

- Carmelina Naselli: fu la prima donna ad ottenere una cattedra universitaria, nel 1949, nella Facoltà di Lettere dell'Università di Catania. Nacque nel 1894 e morì nel 1971. Antropologa, critica letteraria e bibliotecaria. A Catania c’è una via a lei intitolata (Wikipedia).

- Ada Natali: la prima donna sindaca d'Italia, eletta a Massa Fermana nel 1945.

- Ada Negri: la pima donna ammessa all'Accademia d'Italia
di Roberta Pinelli

Poche personalità letterarie italiane hanno conosciuto, come Ada Negri, un rapido successo e un altrettanto veloce oblio.
Nel suo Profilo storico della letteratura italiana, Carlo Salinari afferma: “ben poco rimane della vicenda letteraria di Ada Negri, forse alcune delle ultime liriche”.
Ada Negri nacque a Lodi il 3 febbraio 1870, da Giuseppe, vetturino, e Vittoria Cornalba, tessitrice. Figlia del proletariato, cresciuta in una situazione economicamente precaria (il padre era alcolizzato), era spesso ospite della nonna, portinaia del palazzo Barni, dove Ada conobbe la celebre mezzosoprano Giuditta Grisi.
Il padre morì quando lei aveva soltanto un anno di età, ma con grandi sacrifici la madre riuscì a farle frequentare la Scuola Normale femminile di Lodi, consentendole di diventare maestra. Il suo primo impiego fu al Collegio Femminile di Codogno, poi nel 1888 venne nominata presso la scuola elementare di Motta Visconti (Pavia), dove rimase per alcuni anni.
In questo periodo pubblicò le sue prime poesie, raccolte nel volume Fatalità (1892), che furono definite Poesie del Quarto Stato, per le tematiche sociali che presentavano. Dopo il grande successo di questo libro, Ada Negri acquistò una certa fama, le venne attribuito il titolo ad honorem di "professoressa" e le venne offerto un incarico presso l’Istituto Superiore “Gaetana Agnesi” di Milano. Si trasferì così in quest’ultima città insieme alla madre e, abbandonando l’insegnamento, si dedicò interamente al lavoro di scrittrice. Collaborò anche con numerosi periodici, fra cui il Corriere della Sera e Il Secolo. Il trasferimento a Milano le consentì inoltre di entrare in contatto con gli intellettuali del circolo socialista, come Filippo Turati, Anna Kuliscioff (di cui dichiarò di sentirsi sorella ideale) e il giovane Benito Mussolini.
Nel 1894 pubblicò la raccolta di poesie Tempeste e le fu assegnato il Premio “Giannina Milli” per la poesia, che consacrò l’umanitarismo socialista dei suoi versi, animati dall’utopia della redenzione sociale degli umili.
Si sposò con l’industriale Federico Garlanda, da cui ebbe due figlie: Vittoria, che purtroppo morì ad un mese di età, e Bianca. Da questo momento le sue vicende personali modificarono profondamente la sua poetica e le sue opere divennero fortemente introspettive e autobiografiche, influenzate anche dalla poesia pascoliana e dannunziana. Videro la luce così Maternità e Dal Profondo.
Nel 1913 il suo matrimonio, che era già in crisi da tempo, si concluse con la separazione.
Ada si trasferì a Zurigo, dove rimase fino all'inizio della Prima guerra mondiale. Qui scrisse Esilio, opera con evidente riferimento autobiografico, e la raccolta di novelle Le solitarie, opera moderna ed attenta alle molte sfaccettature della tematica femminile, in cui la scrittrice raccontò la sua modesta visione del mondo, in qualità di ragazza venuta dalla campagna. Pubblicò anche Orazioni, raccolta di odi alla patria, in quanto gli anni della guerra avevano trasformato la passione civile in patriottismo, con un avvicinamento alle “posizioni mussoliniane”.
Ricordiamo altre sue pubblicazioni: Il libro di Mara, Stella mattutina, I canti dell'isola, Finestre alte, Le strade, Di giorno in giorno, Vespertina ed Erba sul sagrato.
Nel 1931 fu insignita del Premio Mussolini  per la carriera. Questo premio consacrò Ada Negri come intellettuale di regime, tanto che nel 1940 fu la prima e unica donna membro dell'Accademia d'Italia. Non rinnegò mai la sua adesione al regime, che pare però più frutto di sentimento che di ideologia. Ne è un significativo esempio la poesia La Madonna del Fascio.
Avanti negli anni la sua vita era ormai permeata da profondo pessimismo. Si chiuse in se stessa e fu pervasa da una ritrovata religiosità.
L'ultima opera conosciuta di Ada Negri è infatti Oltre, uscito postumo nel 1946, in cui l'autrice propose una sua agiografia di santa Caterina da Siena.
L’11 gennaio 1945 fu trovata morta nel suo studio dalla figlia Bianca. Sepolta a Milano, nel 1976 la sua tomba è stata traslata nella Chiesa di S. Francesco a Lodi.
L’ultimo sprazzo di notorietà Ada Negri lo ebbe negli anni Ottanta, quando il musicologo Mario Genesi iniziò il recupero della vastissima ma tuttora sommersa produzione musicale di compositori italiani basata sui versi della poetessa lodigiana. Il progetto è ancora in corso e ha lo scopo di inventariare, ma soprattutto di analizzare e discutere criticamente e con un taglio prettamente musicologico, questo sconosciuto "corpus" musicale.
Tante strade, piazze e scuole sono state intitolate ad Ada Negri su tutto il territorio nazionale. Invece, non c’è una via dedicata a lei nella natia Lodi.
A Motta Visconti, dove lei lavorò per alcuni anni come maestra, le sono intitolate una strada ed un Istituto Comprensivo di scuola materna, elementare e media.
Altre scuole a lei intitolate le troviamo a Bologna, a Milano, a Magnago (MI) e a Villaricca (NA). In provincia di Modena ben 5 comuni le hanno intitolato una strada, compresa la città di Modena.
In Brasile, a Santo Amaro, distretto della città di San Paolo, una via porta il suo nome.
Fonti

E.Roccella e L.Scaraffia (a cura di), Italiane, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le Pari Opportunità, Roma, 2004, 3 voll.
Rosanna Dedola, NEGRI, Ada in "Dizionario Biografico degli Italiani", Volume 78, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2013.
Elisa Gambaro, Il protagonismo femminile nell'opera di Ada Negri, LED Edizioni Universitarie, Milano, 2010, ISBN 978-88-7916-457-3.
Carlo Salinari, Profilo storico della letteratura italiana, Roma, Editori Riuniti, 1972
Edouard Schuré, Précurseurs et révoltés, Paris, 1904 (Ada Negri, une voix du peuple, pp. 183-207).
Elisabetta Rasy, Ritratti di signora. Grazia Deledda, Ada Negri e Matilde Serao, Milano, Rizzoli Editore, 1997.
http://www.italiadonna.it/public/percorsi/biografie/f076.htm
http://www.treccani.it/enciclopedia/tag/ada-negri/
http://www.treccani.it/enciclopedia/ada-negri_(Dizionario-Biografico)/
http://www.italialibri.net/autori/negria.html
http://www.paviafree.it/storia/ada-negri-la-maestrina-di-motta-visconti.html
http://www.amnesiavivace.it/sommario/rivista/brani/pezzo.asp?id=227

- Anna Nicolosi Grasso: prima donna Vicepresidente dell'ARS. Nel 1944, a guerra finita, tra le macerie di una Palermo bombardata, povera e degradata, si staglia nitida la figura di una donna: Anna Nicolosi Grasso. Si aggira tra le case sventrate e la miseria dilagante per parlare con le donne, ascoltarle, raccogliere le loro richieste. Si fa portavoce, insieme ad altre, di chiedere alle autorità competenti cibo, assistenza sanitaria, case, istruzione. Anna era nata nel 1913 a Lercara Friddi . I suoi primi contatti con i gruppi antifascisti risalgono al periodo degli studi alla Facoltà di Lettere, quando inizia a collaborare all’organizzazione clandestina dei comunisti in Sicilia. Lì studia anche Franco Grasso, con cui Anna si sposerà. E', in Sicilia, tra i fondatori del Partito Comunista e dell'UDI. Così viene descritta: "Una donna forte, sicura di sè, ben determinata e rapida nelle scelte, emanava un'autorevolezza che anche gli uomini le riconoscevano".

Nel 1947 organizza una manifestazione per chiedere l’istituzione delle colonie estive per i bambini: si vuole dare un soggiorno salutare, una buona alimentazione e un ambiente di gioco sicuro a bambini che abitualmente vivono in tutt’altre condizioni. Viene eletta alla Camera dei Deputati nel 1953 e, rieletta, rimane in carica fino al 1963. Nel 1960, presenta la proposta di legge per l’istituzione della Scuola Materna Statale.

Guida la battaglia delle lavoratrici contro i “temperamenti salariali”: in Sicilia, donne e giovani hanno salari minori di quelli degli uomini rispetto a quelli nazionali. Nel 1962, organizza le donne contadine siciliane nella battaglia contro il “coefficiente Serpieri” che fissa il valore del lavoro della donna contadina al 40% in meno di quello dell’uomo. Si mobilita anche per fare ottenere una pensione alle casalinghe. Dal 1956 al 1965, c’è l’impegno per la “Graduatoria unica magistrale”. Fino a quel momento, infatti,  le graduatorie dei docenti elementari venivano stilate in base al sesso dei docenti ed erano tre: una per i maestri, una per le maestre e una mista. I maestri maschi, che erano appena il 20% del corpo insegnante, avevano a disposizione un numero di posti  maggiore rispetto alle colleghe. Anna Grasso inizia una protesta che vede aderire migliaia di donne.

Negli anni seguenti continua l’impegno nelle istituzioni: è deputata regionale e prima donna Vice Presidente dell’ARS (Assemblea Regionale Siciliana); consigliera comunale a Palermo, a Palma di Montechiaro e Lercara Friddi; consigliera provinciale a Palermo e capogruppo del PCI. E’ presente nelle battaglie degli anni settanta per l’emancipazione e la liberazione delle donne: la riforma del diritto di famiglia, le campagne per il divorzio, per gli asili nido, per la depenalizzazione dell’aborto, per la legge contro la violenza sessuale. Anna Grasso, antifascista e comunista, è stata una donna esemplare di impegno civile, politico, culturale, ed era soprattutto consapevole della terribile condizione in cui versavano tante donne che subivano pesanti discriminazioni e violenze. E lei le incitava a non sottostare, a denunziare, a ribellarsi.

E' morta nel 1986 e la biblioteca e l'archivio dell'UDI di Palermo sono a lei intitolati. Ha scritto di lei Simona Mafai: "Seppe e volle mettersi sempre – ogni qual volta parve profilarsi uno scontro tra movimento delle donne e partito comunista – dalla parte delle donne".
Ad Anna Nicolosi Grasso è intitolata  una via di Palermo. A Lercara Friddi, invece, non risulta che le sia stata dedicata alcuna strada.

- Medea Norsa: prima direttrice dell'Istituto di Papirologia di Firenze.

- Elvira Notari, la prima donna regista italiana, http://danielaedintorni.com/2013/07/04/elvira-notari-la-prima-donna-regista-italiana/

 

Italia

 

- O -

 

- Rossella Orlandi: prima donna nominata a capo della direzione generale dell'Agenzia delle Entrate.

Margherita Orlando: prima ed unica donna ad essere sepolta al Sacrario Militare di Redipuglia.  E' stata decorata al valor militare con la medaglia di bronzo.

- Nicoletta Orsomando: la prima annunciatrice donna della TV italiana.

- Ortensia, la prima oratrice della storia. http://danielaedintorni.com/2013/08/28/ortensia-la-prima-oratrice-della-storia-e-una-delle-prime-avvocate/

Italia

- B -

 

- Carola Bacchi: una delle dieci maestre marchigiane prime elettrici d'Italia nel 1906.

 

- Palmira Bagaioli: una delle dieci maestre marchigiane prime elettrici d'Italia nel 1906.

 

- Valentina Balassone: prima donna al comando di una compagnia di alpini nel 2009.

  

Massimilla (Milla) Baldo Ceolin: è stata la prima donna nel 1963 a ricoprire una cattedra (fisica superiore) all'Università di Padova dalla sua fondazione risalente al 1222. E' nata a Legnago (VR) nel 1924 ed è morta a  Padova il 26.11.2011. Fisica molto stimata e di fama internazionale, per mezzo secolo è stata impegnata nella ricerca sulle particelle elementari: fu una delle prima "cacciatrici" di neutrini. Diresse per molti anni la sezione di Padova dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.

 

- Marisa Baldoni: prima sindaca de l'Aquila. Venne eletta nel 1992. E’ morta nel dicembre 2012.

  

- Rosa Balistreri: è stata la prima cantante italiana a gridare la condizione femminile con rabbia e dignità. Cantante e cantastorie siciliana, è nata a Licata il 21.03.1927 ed è morta a Palermo il 20.09.1990.

  

 

- Alice Barbi: (1858-1948) la prima cantante italiana da concerto.

 

- Ninetta Bartoli, la prima sindaca italiana

http://danielaedintorni.com/2013/06/30/donna-ninetta-bartoli-la-prima-sindaca-ditalia/

  

- Felicia Bartolotta Impastato: la prima donna in Italia a costituirsi Parte Civile, insieme al figlio Giovanni, in un processo di mafia.

 

Una donna che non si è mai arresa alla rassegnazione e che incondizionatamente ha sposato gli ideali del figlio trasmettendoli fino all’ultimo giorno della sua vita.
Felicia Bartolotta Impastato nacque a Cinisi, in provincia di Palermo, il 24 maggio1916. La famiglia in cui nacque era piccolo-borghese, il padre impiegato e la madre casalinga. Nel 1947 si sposò con Luigi Impastato che faceva parte di un clan locale mafioso e addirittura un cognato era il capomafia di Cinisi. Il suo non fu un matrimonio felice, lei stessa dichiarava che la sua vita coniugale era un inferno e ripeteva continuamente al marito che non avrebbe mai accettato che sotto il suo stesso tetto si fosse nascosto qualche latitante. Appena il figlio Peppino crebbe e iniziò la sua lotta contro la mafia, la vita di Felicia diventò un tormento nel tentativo di difenderlo, sia dal padre che lo aveva cacciato di casa, sia da quella società intrisa di mafia in cui viveva. Visse ogni giorno con la paura che potessero uccidere Peppino, cosa che purtroppo avvenne il 9 maggio 1978.
Piccola, minuta, gonfia di dolore e smarrita, decise di costituirsi parte civile. A Giovanni, il figlio che le era rimasto, diceva “Tu non devi parlare. Fai parlare me”, nel disperato tentativo di proteggerlo. E Felicia iniziò a parlare, con la gente, con i magistrati, con i giornalisti: aprì la sua casa a tutti quelli che volevano conoscere la storia di Peppino Impastato, una storia di ribellione alla mafia e di sete di giustizia; una storia che lei raccontava ogni giorno, come ha dichiarato la nipote Luisa Impastato, forse per tentare di esorcizzare il dolore, per ricordarne la memoria sia agli estranei che ai familiari.
Felicia ha sempre ripetuto che per il figlio ucciso voleva giustizia, non vendetta, un figlio adorato che sin da piccolo aveva difeso dalle grinfie del padre e dello zio che volevano portarlo con loro nella cosca malavitosa.
A questa madre non è restato neanche un corpo su cui piangere: Peppino fu letteralmente sbriciolato da una carica di tritolo nel vile tentativo di farlo passare per un terrorista.
Tra i messaggi scritti dalla gente il giorno in cui questa piccola donna morì, il 7 dicembre 2004, ci piace ricordare: “Ciao signora Felicia, che sei andata al di là degli alberi per pulirlo dal fango, per salvare il suo nome. A noi ora, a noi il compito di cantare la storia di Peppino ma anche della donna che per oltre vent’anni ha lottato per lui e con lui per tutti noi”.
“La forza di una mamma che ha saputo combattere con le armi della giustizia senza cadere nella stupida “vendetta mafiosa”; è questa la grande lezione che ci ha trasmesso questa meravigliosa donna siciliana.
Le è stata intitolata una via a Terrasini, in provincia di Palermo.
Fonti
http://www.scuola.rai.it/articoli/le-idee-che-restano-di-felicia-impastato/15155/default.aspx
http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/felicia-bartolotta-impastato/
http://livesicilia.it/2009/05/09/lo-scoop-di-mario-francesemio-figlio-e-stato-assassinato_4976/
http://www.pourfemme.it/articolo/felicia-bartolotta-impastato-ovvero-cosa-vuol-dire-essere-la-mamma-di-un-eroe-dell-antimafia/40975/
Guido Orlando e Salvo Vitale (a cura di), Felicia (tributo alla madre di Peppino Impastato),  Navarra Editore, Palermo, 2010
Anna Puglisi e Umberto Santino (a cura di), Cara Felicia, Centro Siciliano di Documentazione G. Impastato, Palermo, 2005
Ester Rizzo, Donne per le Donne: Felicia Bartolotta Impastato, “La Vedetta” Febbraio 2015

- Paola Basilone: prima donna Prefetta di Torino nel settembre 2013.

 

- Laura Maria Caterina Bassi Veratti. La prima donna al mondo a ottenere una cattedra universitaria
di Daniela Dominici
Laura Maria Caterina Bassi Veratti (Bologna,31.10.1711 - 20.2.1778) è stata la prima donna al mondo ad ottenere una cattedra universitaria, la prima a intraprendere una carriera accademica e scientifica in Europa e la seconda donna laureata d’Italia.
Tra i meriti della scienziata c’è anche quello di aver contribuito a creare una rete di collaborazione tra scienziati e insegnanti di Italia, Francia e Inghilterra. "Laura Bassi è stata ampiamente ammirata come scienziata eccellente e considerata uno dei migliori insegnanti di fisica newtoniana della sua generazione", ha dichiarato Paula Findlen, professoressa di storia di Stanford e nota esperta della Bassi: "Ha ispirato alcuni dei più importanti scienziati di sesso maschile della generazione successiva ed è un esempio di donna che ha saputo plasmare la natura della conoscenza in un'epoca in cui poche donne potevano immaginare tale ruolo".
Laura Maria Caterina Bassi Veratti nacque a Bologna il 31 ottobre 1711.
Era una bambina curiosa, imparò subito a leggere e non smetteva mai di fare mille domande. Il padre Giuseppe Bassi, avvocato, e la madre Maria Rosa Cesari, constatate le eccezionali doti intellettuali della figlia, decisero di farle impartire delle lezioni private da un precettore, un sacerdote. Poi successe una cosa curiosa…. Un giorno il medico Gaetano Tacconi, professore dell’Università di Bologna, che si era recato a casa Bassi per visitare la mamma di Laura, vide questa bimbetta sdraiata a terra sul pavimento con le gambe in aria che leggeva un libro. Ad un tratto lei gli chiese: “Tu lo sai chi era Newton?”. Il medico, rimasto basito, le propose di assistere alla visita alla madre e di consegnarli il giorno successivo un resoconto. Laura accettò e l’indomani consegnò il compito al medico scritto in italiano, latino e francese. A quel punto, Tacconi chiese al padre di Laura di diventare il suo precettore. Fu così che la preparò in logica, metafisica, fisica e psicologia, tutte materie che all’epoca erano studiate dai suoi coetanei maschi sia nei collegi che nelle università che Laura, purtroppo, in quanto donna, non poteva frequentare.
Nel 1732 per decisione del Senato accademico, l’Università di Bologna conferì a Laura la laurea in Filosofia ed inoltre le assegnò una libera docenza in quella stessa materia. In seguito ottenne la cattedra onoraria di Filosofia con uno stipendio di 500 lire. Essendo donna poteva purtroppo insegnare solo con il permesso dei superiori e in occasioni speciali come, per esempio, le visite di principi e di alti prelati: questo perché non si riteneva “decente che una donna mostrasse così ogni giorno, a chiunque venisse, le cose nascoste della natura”.
Decise di sposarsi solo quando nel 1738 il medico Giuseppe Veratti le promise che non avrebbe mai ostacolato i suoi studi. Dalla coppia nacquero otto figli ma ne sopravvissero solo cinque.
Nel 1745 venne nominata da Benedetto XIV, nonostante l’opposizione dei colleghi, Accademica Benedettina con una pensione di 100 lire l’anno. Il pontefice istituì per lei un 25º posto, originariamente non previsto.
Successivamente Laura Bassi avviò dei corsi di Fisica sperimentale che ebbero un grande successo. Le lezioni venivano tenute a casa sua in un laboratorio allestito a proprie spese insieme al  marito, in cui arrivavano da tutta Europa gli scienziati più prestigiosi e tanti giovani di talento.
Laura Bassi fu una seguace delle teorie di Newton che cercò di applicare in vari campi di ricerca, in particolare nella fisica elettrica di cui divenne, assieme al marito, una delle principali studiose italiane. Fu in contatto con i più importanti studiosi dell’epoca, da Volta a Voltaire. Quest’ultimo le chiese addirittura una raccomandazione per essere ammesso all’Accademia delle Scienze di Bologna: “Vorrei venire a Bologna per poter dire un giorno ai miei concittadini di averla conosciuta. Non c’è una Bassi a Londra e sarei molto più felice di far parte dell’Accademia delle Scienze di Bologna piuttosto che di quella inglese, anche se quest’ultima ha prodotto Newton. Se potesse aiutarmi a divenire socio dell’Accademia, la gratitudine del mio cuore sarà pari all’ammirazione che provo per lei”.   
I personaggi illustri che “transitavano” per Bologna erano desiderosi di conoscerla.
Laura Bassi morì improvvisamente a Bologna il 20 febbraio 1778.
Di lei hanno scritto: “Condusse un’instancabile lotta per ottenere pari condizioni nell’insegnamento e percorse una carriera intellettuale e professionale nell’ambito di istituzioni pubbliche di ricerca in un periodo in cui, in Italia e nel mondo, le università e le accademie erano mondi senza donne”.
A Laura Bassi è intitolata una via a Bologna, una a San Giovanni in Persiceto (BO), una a Monticelli Terme frazione di Montechiarugolo (PR), una a San Dona’ di Piave (VE) ed una a Mozzanica (BG).
A lei sono intitolati un liceo di Bologna, uno di Sant’Antimo (NA) ed una scuola elementare di Scandiano (RE).
Su Venere è dedicato a lei un cratere.

Fonti:
http://www.galileonet.it/articles/4f14151e72b7ab216300000a
http://www.genusbononiae.it/index.php?pag=72&ins=494 http://www.treccani.it/enciclopedia/laura-bassi-verati
http://www.unibo.it/it/ateneo/chi-siamo/la-nostra-storia/personaggi-celebri-ospiti-e-allievi-illustri/laura-bassi-1/laura-bassi
http://www.laurabassi.it
http://www.liceolaurabassi.it
http://www.lundici.it/2013/05/laura-bassi-scienziata

 

- Letizia Battaglia: è stata la prima donna fotografa ad "entrare"in una redazione ed anche la prima donna europea a ricevere, nel 1985, il "Premio Eugene Smith". E' stata inoltre definita la prima donna che ha fotografato il potere mafioso. E' nata il 5 Marzo del 1935. I suoi scatti hanno raccontato la Palermo degli anni più bui, di una città dilaniata dalle guerre di mafia, dal degrado sociale ed economico. E' stato scritto che senza le sue foto sarebbe venuto a mancare un pezzo di storia. Dopo la morte dei giudici Falcone e Borsellino, nel 1992, decide di non fotografare più i "morti di mafia".

Le sue foto hanno fatto il giro del mondo: Canada, Paesi dell'Est, Brasile....

E' stata, nel 1979, cofondatrice del Centro Giuseppe Impastato, consigliere comunale e poi assessore al Comune di Palermo. Nel 1991 deputato dell'ARS.

Grande è tutt'ora il suo impegno sociale e la sua lotta per l'affermazione degli ideali di libertà e giustizia.

- Marisa Bellisario: prima donna italiana a guidare come massimo dirigente una grande azienda, l'Italtel.

- Maria Bellonci: la prima donna a vincere il Premio Viareggio con "Lucrezia Borgia". Prima donna dopo ben 9 anni dall’istituzione del premio. Nacque a Roma il 30 novembre 1902 ed ivi morì nel 1986. Scrittrice ed anche traduttrice, fu ideatrice del Premio Strega (Wikipedia).

- Elisabetta Belloni: è la prima Direttora Generale della Cooperazione allo Sviluppo, uno degli uffici strategici del Ministero degli Affari Esteri.

- Daniela Benvenuti: è la prima donna istruttore di volo sul velivolo Aermacchi T.260B. 

 

- Giuseppina Berbecci: una delle dieci maestre marchigiane prime elettrici d'Italia nel 1906.

 

Giulia Berna: una delle dieci maestre marchigiane prime elettrici d'Italia nel 1906.

- Sara Biagiotti: prima donna Presidente dell'ANCI Toscana.

- Bianca Bianchi: politica, "Madre Costituente", fu la prima a presentare la prima proposta di legge sul tema della tutela giuridica dei figli naturali. E’ nata a Vicchio il 31 luglio 1914 ed è morta il 9 luglio 2000. Oltre che politica è stata un’insegnante e scrittrice italiana. Durante la sua partecipazione alla Costituente intervenne sui problemi della scuola, delle pensioni e dell’occupazione. Nel 1949 presentò la prima di una serie di proposte di legge sul tema della tutela giuridica dei figli naturali, al fine di rendere maggiormente attuabile il riconoscimento della paternità. Il progetto legislativo incontrò notevoli resistenze e venne approvato solo nel 1953. Interrotta l’esperienza politica dagli anni cinquanta si dedicò allo studio dei temi dell’educazione e alla creazione della Scuola d’Europa di Montesenario, un istituto modello per ragazzi delle elementari e delle medie. Dal 1970 al 1975 fu eletta consigliere comunale di Firenze nelle liste del PSDI, ricoprendo la carica di Vicesindaca.
A Bianca Bianchi è intitolata una via nel suo paese natale, Vicchio, in provincia di Firenze.
Una strada porta il suo nome a Sidney, in Australia.

Fonti
http://www.toscananovecento.it/custom_type/bianca-bianchi-dallantifascismo-esistenziale-al-virus-della-politica/http://www.150anni.it/webi/index.php?s=60&wid=1937http://www.ilreporter.it/articolo/91809-una-strada-per-bianca-bianchihttp://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg17/file/repository/relazioni/biblioteca/emeroteca/Donnedellacostituente.pdfhttp://www.iperbole.bologna.it/iperbole/cif-bo/Pdf/madricostituenti1.pdf

- Giulia Bigolina. La prima donna italiana a scrivere un romanzo
di Ester Rizzo
Nata verosimilmente nel 1518, fu un’esponente della vita intellettuale padovana, ebbe contatti con Pietro Aretino e molti intellettuali del tempo la definirono la “nova Saffo”, anche se nessuna sua poesia è a noi pervenuta. Invece siamo in possesso del suo romanzo Urania che è la storia di un amore contrastato.
Urania, la protagonista, è una donna forte, determinata ed è anche un’artista, una poetessa sensibile e brillante, il cui innamorato si invaghisce di un’altra donna: Clorina. Urania non vuole cadere nel tranello stereotipato dell’inimicizia e della rivalità fra donne e preferisce fuggire dalla sua città, Salerno, travestita da uomo. Ma al di là della trama, dobbiamo sottolineare “l’orgoglio e la modernità della protagonista. L’autrice mette in evidenza che le donne rivolgono molta attenzione alle vicende amorose perché è a loro negato di dedicarsi a letteratura e scienze”.
Giulia Bigolina lamenta il fatto che “gli uomini ricordano solo esempi deplorevoli di donne come Elena, Medea e Progne, Urania invece ricorda Pentesilea, Saffo, Giuditta, Ester, Veturia…”.
Nel romanzo troviamo delle affermazioni “femministe” certamente inusuali per l’epoca: innanzitutto la rivendicazione dell’uguaglianza fra i sessi e poi l’importanza dell’istruzione per le donne, che significa permettere loro di raggiungere gli stessi traguardi professionali degli uomini. Giulia scrive: “E perciò conchiudiamo, vi prego, che se le donne non sono di noi uomini migliori almeno non siano peggiori di quello che siamo noi”.
Gli altri amori descritti nell’opera sono sia felici che tristi e vengono raccontati prevalentemente dai personaggi femminili che comunque rompono gli schemi della tradizione, si mettono in gioco in prima persona e non restano irretiti dallo stereotipo dell’ “amor cortese”.
Questa scrittrice è precipitata nell’oblio perché nel XX secolo autori e critici letterari uomini hanno scelto di escluderla dai cataloghi e dai trattati letterari ed è grazie ad una ricerca di Valeria Finucci, docente di letteratura italiana alla Duke University nel North Carolina, che la sua figura e la sua opera sono riemerse. La studiosa, infatti, ha riportato alla luce il manoscritto autografo di Giulia Bigolina che sin dal XVI secolo giaceva nella Biblioteca Trivulziana di Milano.
A Giulia Bigolina sono intitolate una via a Cittadella (PD) ed una a Santa Croce Bigolina (PD). A Padova esiste una via Giulia Bigolino che sicuramente si riferisce a lei.
Fonti:
Giulia Bigolina, Urania, a cura di Valeria Finucci, University of Chicago Pr (Tx), 2005
Antonietta Sangregorio, Giulia Bigolina: una madre dall’oblio, in “Leggere Donna”, gennaio-febbraio 2010
Nadia Cario,
Tracciati femminili nella toponomastica patavina, in “Dols Magazine” 03.12.2012

- Maria Teresa Blancola prima donna vigile urbano della Sicilia (a Vittoria).

- Alessandra Boarelli: fu la prima donna, nel 1864, che riuscì a scalare il Monviso. Nella squadra c'era anche la sedicenne Cecilia Fillia. 

 

- Alinda Bonacci Brunamonti: (1841-1903) poetessa - unica donna ammessa a votare (eccezionalmente e su sua esplicita richiesta) - nel 1860 - al plebiscito per l’annessione dell’Umbria e delle Marche al regno sabaudo.

 

- Maria Boni Brighenti: è stata la prima donna a ricevere la Medaglia d'Oro al valor Militare. Nacque a Roma nel 1868 e si sposò con il maggiore Brighenti che fu distaccato in Libia presso un comando di truppe coloniali. Quando gli arabi in rivolta assediarono Tarhuna, Maria instancabile prodigò le sue cure ai soldati feriti ed ammalati, dividendo con loro gli ultimi sorsi d'acqua della sua borraccia. Ferita ripetutamente si rifiutò di abbandonare le truppe per mettersi in salvo. Morì nel 1915 in Libia.

 

- Faustina Bordoni: prima cantante lirica italiana a conquistare la fama mondiale. Vissuta nel 700 era una mezzo soprano. Fu ospite delle corti di Vienne, Parigi e Londra. In quel secolo, dominato dalla presenza dei castrati sui palcoscenici lirici, questa cantante veneziana "grazie al suo virtuosismo e alla sua particolare arte di cantare" è diventata anche la prima donna nella storia della lirica ad essere appellata "La Diva". Nacque a Venezia nel 1697 ed ivi morì nel 1781.

 

- Pia Borga: prima donna sindaca del Trentino. È nata nel 1923 ed è morta nel dicembre 2012.

 

- Maria Elena Boschi: prima donna nella storia della Repubblica Italiana a ricoprire la carica di Ministro delle Riforme costituzionali e rapporti con il Parlamento del governo Renzi.

 

- Giorgia Boscolo: prima donna gondoliere/a nel 2010 a Venezia.

 

 

- Evangelina Bottero Pagano: (1859-1950) con Carolina Magistrelli è stata una delle prime due donne laureate (1881) in Scienze nel Regno d'Italia.

 

 

- Francesca Bozza: prima docente incaricata di Istituzioni di Diritto Romano. Ha ottenuto l’incarico nell’anno accademico 1933-1934 nell’Università di Catania.

 

 

- Narcisa Livia Brassesco: prima donna Prefetta di Biella nel 2007.

 

- Maria Concetta Brescia Morra: nata a Salerno nel 1963, laureata in Legge, da pochi mesi è vicepresidente  dell’ABoR (Administrative Board of Review), organismo di vigilanza sulla BCE costituito di recente. Professoressa  di Diritto dell’economia, con esperienza di 15 anni alla Banca d’Italia, è entrata nell’ABoR rappresentando tre primati: unica donna, unica italiana, unica al di sotto dei 65 anni di età.

 

 

- Jolanda Brunetti Goetz: prima donna ambasciatrice italiana insieme a Graziella Simbolotti (marzo 2005). Dirige il contributo italiano alla ricostruzione del sistema giudiziario  in Afghanistan. 

 

- Costanza Bruno. La prima ed unica donna ad essere seppellita nel Pantheon di Siracusa. 

 di Ester Rizzo

Costanza Bruno è nata a Siracusa il 31 gennaio 1915 ed è morta a Nicosia il 23 luglio 1943.
Era figlia di un generale di brigata, Francesco, e di una baronessa, Concettina Salamone.
Chi l'ha conosciuta ricorda uno sguardo fermo, deciso, che palesava un carattere forte. La sua breve vita, tra le due guerre mondiali, trascorse tra i militari ed al seguito del padre. A vent’anni entrò nella CRI come infermiera ed iniziò a lavorare negli ospedali di Siracusa, Palermo e Catania.
Costanza fu una donna coraggiosa, intraprendente, arguta, una donna di cultura che parlava diverse lingue e scriveva poesie. Infinitamente generosa aiutava tutti coloro che non potevano permettersi un medico mettendo a disposizione il suo patrimonio personale.
Il 22 luglio 1943 Costanza si trovava a Nicosia nella casa dei nonni materni e già da tempo, per rendersi utile, operava nell’ospedale della cittadina, un piccolo ospedale, scarsamente attrezzato, con un solo medico, un’altra crocerossina, Maria Cirino, e un gruppo di donne del paese che collaboravano volontariamente. La mattina di quel giorno corse verso l'ospedale, dove confluivano i soldati feriti dai bombardamenti, per dare aiuto e donare il sangue. Il padre l’aveva supplicata di restare al sicuro in un ricovero, ma lei con un sorriso si era fermamente opposta.
Iniziò a lavorare tra quei corpi mutilati senza un minuto di sosta. Ad un tratto, con un'incursione aerea, scoppiò l'inferno, una mitragliata di colpi la ferì ma lei imperterrita continuò il suo lavoro. Arrivato il padre, a forza la trasportò al posto di medicamento di una divisione dove le vennero amputate tre dita della mano sinistra. Ci si rese conto che doveva essere operata immediatamente ed il padre decise di portarla all'ospedale da campo di Mistretta. Costanza sapeva che stava per morire ma sorrideva e consolava il padre senza lasciarsi sfuggire un lamento. Non si trovò nessun chirurgo, allora il padre la riportò a Nicosia per farle riabbracciare la sua famiglia. E lì, tra i suoi cari, Costanza esalò l'ultimo respiro. Finì così la sua giovane vita.
Fu insignita della medaglia Florence Nightingale il 12 maggio 1947 ed anche della medaglia d'oro della CRI e della medaglia di bronzo al valor militare.
Le sue spoglie riposarono per cinque anni nel piccolo cimitero di Nicosia e, in seguito, furono traslate nella Chiesa del Pantheon a Siracusa, dove riposano a fianco di altri eroi di guerra.
A Siracusa c’è una via intitolata a Costanza Bruno. Inoltre, sempre nella stessa città, sono a lei dedicati il Salone di Rappresentanza della Provincia Regionale e la Sala Conferenze della Provincia.
Anche ad un albero di ulivo del “Viale degli eroi” sito in via Asbesta, all’interno dell’Istituto Comprensivo Archìa, è stato dato il suo nome. A Palermo la ricordano una stele ed una lapide poste in una piazza di un quartiere popolare. A Nicosia c’è via Costanza Bruno. A Licata è stata chiesta l’intitolazione.
Fonti
Angela Barbagallo, Costanza Bruno,  in Siciliane a cura di Marinella Fiume, Emanuele Romeo Editore 2006, pp. 447-448       
Ester Rizzo, Siciliane Illustri: le crocerossine Teresa De Caprio e Costanza Bruno, in "La Vedetta", maggio 2013
http://www.galleriaroma.it

Maria Caterina Bruno: prima medica catanese/siciliana/italiana.

- Teresina Bruno, la prima donna italiana camionista. http://danielaedintorni.com/2013/07/06/teresina-bruno-la-prima-donna-camionista-italiana/

- Palma Bucarelli, la prima donna italiana direttrice di un museo

http://danielaedintorni.com/2013/07/05/palma-bucarelli-la-prima-donna-italiana-direttrice-di-un-museo/

 

- Carmen Bulgarelli Campori: la prima direttrice d'orchestra italiana (1910-1965).

 

 

Italia

- C -

 Francesca Caccini, prima compositrice musicale di un'opera completa 
 

- Ersilia Caetani Lovatelli: la prima donna in Italia ad essere ammessa all'Accademia dei Lincei.

di Ester Rizzo
Fu la prima donna in Italia ad essere ammessa all'Accademia dei Lincei nel 1879.
Archeologa ed accademica, nacque a Roma il 12 ottobre 1840 da una famiglia di nobili origini ma di idee moderatamente progressiste. La madre, Callista Rzewuska, apparteneva all’aristocrazia polacca e il padre Michelangelo fu principe di Teano e Duca di Sermoneta.
La memoria della madre polacca, morta prematuramente quando Ersilia aveva solo due anni, è stata da lei onorata con la sua passione per la cultura cosmopolita.
Il padre, appassionato di archeologia, invece, le trasmise ed alimentò il suo interesse per la storia antica.
Ersilia conosceva il latino, il greco antico ed il sanscrito.
Nel 1859, giovanissima, si sposò con Giacomo Lovatelli, anch’egli di nobili origini. Iniziò così ad interessarsi a studi di carattere archeologico, entrando in contatto con le figure più eminenti della ricerca archeologica romana.
Nella sua casa, il suo salotto era frequentato da illustri studiosi ed ella spiccava per essere oltre che intelligente ed elegante, anche abile conversatrice. Tra gli ospiti: Carducci, Zola, Liszt e D’Annunzio. La biblioteca della sua casa vantava oltre 6.000 libri e lei la donò con testamento all’Accademia dei Lincei.
Notevole fu la sua produzione letteraria, ben 9 volumi, ed inoltre collaborò con le riviste "Nuova Antologia" e la "Fanfulla della domenica" dove scriveva di usi e costumi del mondo antico romano.
L'ultima sua pubblicazione risale al 1915; dopo passarono dieci anni di riserbo e silenzio a causa di una malattia che l'aveva colpita. Morì a Roma il 22 dicembre 1925.
Ersilia Caetani era timida, riservata ed esitava ad esporre in pubblico le sue idee sui monumenti che a quei tempi ritornavano alla luce dal sottosuolo di Roma. Era un'esperta nelle ricerche filologiche ed antiquarie e si era guadagnata la stima di molti studiosi, sia italiani che stranieri.
La sua opera più nota è "Tanathos" pubblicato nel 1887. In queste pagine ci si accorge come l'archeologa non si limitava ad illustrare il monumento, ma trattava in maniera approfondita il concetto della morte del popolo greco e di quello romano. La critica definì quest'opera "un mirabile complesso tanto di comparazione di monumenti che di pensieri sulla caducità della vita umana", aleggia in queste pagine "un profondo senso di amarezza e di malinconia per la consapevolezza della vanità delle cose, a metà tra rassegnazione cristiana e fatalismo pagano".
Curò personalmente l'edizione dei suoi libri pubblicandoli a sue spese e rilegandoli in maniera particolare e raffinata.
E' stata definita "l'ultima antiquaria italiana", dopo di lei il passaggio da questa scienza all'archeologia moderna.
Un'altra definizione che ci piace ricordare è quella che la indica come "la più dotta fra le donne di Roma e fors'anco d'Italia".
I suoi studi contribuirono ad illustrare la città di Roma in maniera non solo chiara ma piacevole da leggere.
Le sue dissertazioni archeologiche non restarono confinate agli addetti ai lavori, come succedeva a quei tempi, Ersilia riuscì a dare "sentimento alla rievocazione archeologica". Ai soggetti che colpivano la sua sensibilità femminile infondeva un alito di vita. Possiamo concludere affermando che questa donna contribuì al nascere dell'archeologia moderna sia attraverso i suoi scritti, sia attraverso la sua opera divulgatrice.
A lei non risulta dedicata alcuna via. E' stata suggerita all'Ufficio Toponomastica del Comune di Roma un'intitolazione in sua memoria per iniziativa del gruppo Toponomastica Femminile.

Fonti
Elisabetta Strickland, La musa pensosa, in “Leggendaria 103” gennaio 2014
http://www.treccani.it/enciclopedia/ersilia-caetani
http://www.brown.edu/Research/Breaking_Ground/bios/Lovatelli_Ersilia.pdf
http://www.lincei-celebrazioni.it/iersilia_caetani.html
http://www.romasegreta.it/s-angelo/palazzo-lovatelli.html
http://www.mommsenlettere.org/person/Details/36
https://scienzaa2voci.unibo.it/biografie/71-caetani-lovatelli-ersilia
http://www.correnterosa.org/1403-ersilia-caetani-lovatelli/

 

- Donatella Caforio: prima donna pilota dell'Aeronautica Militare impiegata nell'attività di soccorso con l'elicottero.

  

Giovanna Cagliostro: prima donna Prefetta a Lucca nel 2012.

 

Grazia Caldarera Moscatello: prima laureata in Scienze Matematiche Fisiche e Naturali a Catania nel 1902. È stata anche la prima donna presente nel corpo docente della stessa Università. Quando, nel 1909, ottiene l’incarico, si ritrova su 226 colleghi una sola donna, Angela Zelarovich, assistente presso il Gabinetto di Zoologia e Anatomia. Dopo l’anno accademico 1929-1930 di Grazia non c’è più alcuna traccia. 

 

Gaetana Calvi: prima laureata in Ingegneria al Politecnico di Milano nel 1914.

 

- Elisabetta Caminer, la prima donna giornalista italiana 

http://danielaedintorni.com/2013/07/06/elisabetta-caminer-la-prima-donna-giornalista-italiana/

   

- Claudia Campobasso: prima donna dirigente del Genio Civile di Avellino, nominata il 2 novembre 2014.

 

- Susanna Camusso: prima donna al vertice della CGL. E’ nata a Milano il 14 agosto 1955 (Wikipedia).

 

Anna Maria Cancellieri: prima Prefetta di Bergamo, prima Prefetta di Bresciae prima donna alla Prefettura di Catania.

 

Francesca Cannizzo: prima donna Prefetta a Ragusa nel 2009 e  prima donna Prefetta di Palermo nel 2013.

 

Milena Canonero: nata a Torino nel 1946, prima e unica costumista a ricevere 4 volte l’Oscar; è l’unica italiana vivente ad aver ricevuto 9 candidature e 4 Oscar (1976 Barry Lyndon, 1982 Momenti di gloria, 2007 Marie Antoinette, 2015 Grand Budapest Hotel).

 

 

- Adele Capobianchi: una delle dieci maestre marchigiane prime elettrici d'Italia nel 1906.

 

Carla Cappiello: la prima donna alla Presidenza dell'Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma.

 

Lucia Capuano, la prima donna italiana guardiana di un faro
 

Claudia Cardinale: è stata la prima donna italiana a ricevere il "Leone alla Carriera" del "Festival del Cinema di Venezia" nel 1993.

 

Tullia Carettoni: prima donna Vice Presidente del Senato nel 1972. Nata a Verona il 30 dicembre 1918, è stata senatrice della Repubblica dal 1963 al 1979 e parlamentare europea dal 1971.

 

- Lorenza Carlassare: prima donna in Italia a ricoprire la cattedra di Diritto Costituzionale (Università degli Studi di Padova).

 

 

- Pia Carletti: prima docente incaricata di Clinica Oculistica. Ottenne l’incarico nell’anno accademico 1933-1934, unica donna su 70 colleghi uomini. Dopo un anno, non ebbe più rinnovata la docenza.

 

- Anna Carli: è stata la prima donna Presidentessa del Consorzio per la Tutela del Palio di Siena nel maggio del 2009.

 

- Francesca Carnati: la prima donna spazzacamini in Italia.

 

- Vittoria Carpi: fu la prima attrice italiana ad apparire in un film a seno nudo ("La corona di ferro" di Blasetti nel 1940) in un ruolo secondario; l'anno successivo sia Clara Calamai che Doris Duranti, in ruoli più significativi, fecero altrettanto suscitando scalpore.

 

Cecilia Carreri: nel 2005 è stata la prima donna e l'unica persona di nazionalità italiana a giungere al traguardo della "Transar Jaques Vabre". Attraversò l'Atlantico (4.500 miglia) con un "Open 60" da Le Havre a San Salvador de Bahia. In quella stessa regata gli altri due italiani Giovanni Soldini e Vittorio Malingri naufragarono. Ha creato una casa editrice specializzata in libri che raccontano le avventure dei grandi navigatori.

 

- Rosalba Carriera, la prima miniaturista in avorio della storia
(Venezia, 1675 – 1757)
di Ester Rizzo
Poche e a volte contrastanti le notizie sulla vita di Rosalba Carriera; molti invece i dipinti, soprattutto ritratti a pastello, che ci ha lasciato.
Sin da giovanissima, la sua arte si rivolse principalmente alla produzione di piccole miniature su avorio ed una di queste, Fanciulla con colomba, le consentì l’ammissione all’Accademia di San Luca a Roma.
Nacque a Venezia il 7 ottobre 1675 da Andrea, che svolgeva compiti amministrativi per la Repubblica di Venezia, e dalla ricamatrice Alba Foresti. I genitori, ed in particolar modo il padre, che si erano accorti della sensibilità artistica della figlia, la incoraggiarono e le permisero di studiare con dei bravi maestri dell’epoca.
I suoi primi lavori furono delle graziose tabacchiere che raffiguravano le donne del Settecento tra riccioli, sbuffi e volants. Rosalba fu la prima miniaturista che trasgredì le regole accademiche realizzando i suoi lavori con l’avorio e dipingendoli con un “tratto veloce caratteristico della pittura veneziana”.
Ma di lei dobbiamo sottolineare una ulteriore trasgressione: la sua non corrispondenza allo stereotipo femminile del suo secolo che vedeva le coetanee impegnate in frivolezze ed amenità.
Creò una sorta di circolo culturale di cui fecero parte figure illustri dell'arte e della letteratura, tra cui altre due pittrici, Felicita Sartori e Marianna Carlevarijs, la contralto Faustina Bordoni Hasse, la poetessa Luisa Bergalli, la ballerina Barbara Campanini, la contessa Caterina Sagredo Barbarigo. Emancipate e progressiste, si erano conquistate le libertà, negate alle donne di quei tempi, dalle rigide regole comportamentali a cui avrebbero dovuto attenersi.
Dai suoi autoritratti non esce fuori una donna avvenente, ma dallo sguardo si percepisce il fascino emanato da una donna colta, sensibile, arguta. Come scrive Valentina Casarotto, Rosalba fu “una silenziosa rivoluzionaria nel concreto delle proprie scelte, poiché sfidando le convenzioni sociali che imponevano il motto <<maritar o monacar>> come uniche opzioni legittime, sceglie il nubilato, non solo per motivi economici, ma soprattutto per potersi dedicare anima e corpo alla propria arte”.
Rosalba fu la ritrattista più ricercata del Settecento; re e regine, principi e principesse, consacrarono il suo successo culminato con l’entrata nell’Accademia di Francia voluta da re Luigi XVI.
Viaggiò per tutto il continente europeo, spostandosi da una reggia all’altra, così fino a quando la cataratta, di cui aveva precedentemente sofferto, non la rese cieca. Dopo visse tre anni nel buio più totale, tre anni tra sofferenze e angosce che per alcuni biografi la portarono addirittura alla pazzia. Si spense a Venezia il 15 aprile 1757.
I suoi ritratti sono sparsi nei musei, oltre che in Italia, a Dresda, a San Pietroburgo, a Washington, a Liverpool... I suoi quadri hanno tutti in comune una sorta di “leggerezza”, nonostante l’abbigliamento ridondante del tempo, ed una luce che evidenzia “un tono vellutato dalle sfumature madreperlacee ottenute con un virtuosistico impiego del gessetto”.
Roberto Longhi scrisse di lei che “interpretando con estrema raffinatezza gli ideali di grazia della società aristocratica settecentesca, seppe esprimere con forza impareggiabile la svaporata delicatezza dell’epoca”.
Un talento di donna straordinaria, ancora oggi poco conosciuto.
I suoi biografi ci raccontano che non si fece travolgere dai successi ottenuti e dagli ambienti sfarzosi ma vacui in cui risiedeva per lavorare e, bisognosa dell’affetto della sua famiglia, ritornava sempre a Venezia.
Sono a lei dedicate alcune vie sul territorio italiano: in Puglia a Taranto e ad Andria; in Veneto a Mira, Padova e Treviso; in Piemonte a Torino. In Brasile, una via le è stata intitolata nella città di San Paolo.

Fonti
Valentina Casarotto, Il segreto nello sguardo. Memorie di Rosalba Carriera prima pittrice d’Europa, Colla editore, 2012
Anna Banti, Quando anche le donne si misero a dipingere, edizioni Abscondita, 2011
Nancy G. Heller, Women artists. An illustrated history, 1987, p. 55-56
Germaine Greer, Le tele di Penelope. Le donne la pittura attraverso i secoli, Milano, 1980, p. 258-259
Ann Sutherland Harris, Linda Nochlin, Le grandi pittrici 1550-1950, Milano, 1979, p.162-165
Valentina Casarotto “Noi Donne” –– gennaio 2013 – pag. 40
Paola Forlani “Leggere Donna” –– novembre-dicembre 2007 – pag. 30-31
http://www.treccani.it/enciclopedia/rosalba-carriera_(Dizionario-Biografico)/
http://danielaedintorni.com/2013/07/25/rosalba-carriera-la-prima-miniaturista-in-avorio-della-storia/
http://www.baroque.it/arte-barocca/la-pittura-barocca/rosalba-carriera-pittrice-barocca.html

- Laura Casarotto: la prima donna in Italia a capo di un canale televisivo, "Italia1".

 

- Nicoletta Casiraghi: prima donna alla Presidenza della Provincia di Torino.

 

- Ida Castiglioni: fu la prima donna italiana nel 1976 ad attraversare l'Oceano Atlantico in solitaria nella "Transatlantica Ostar". Impiegò più di 35 giorni per raggiungere la costa americana.

 

- Elena Cattaneo: la più giovane senatrice a vita della storia della Repubblica Italiana, nominata a soli 50 anni il 30 agosto 2013 dal Presidente Giorgio Napolitano. Nata a Milano nel 1962, laureata in Farmacia, è stata ricercatrice e ora docente presso l'Università Statale di Milano; il suo campo di indagine privilegiato è la "malattia di Huntington" e i suoi studi sono ormai di fama mondiale. Numerosi i riconoscimenti internazionali in ambito scientifico; nel 2006 è stata nominata Cavaliere ufficiale dal Presidente C.A.Ciampi.

 

- Giulia Cavallini: la prima donna a sopravvivere al parto cesareo. Il 21 maggio 1876 fu sottoposta a taglio cesareo con una tecnica mai usata fino ad allora e furono evitate sia l'emorragia che le infezioni. La conseguenza dell'intervento fu la sterilità per la donna ma si trattò di una tecnica rivoluzionaria. Si salvarono madre e figlia, per la prima volta in Italia.

  

- Simona Ceccarelli: la prima donna a vincere il Premio della Balestra (tradizionale evento di San Paolino) (luglio 2015).

 

Cecilia Cecconi: prima donna, nel 2013, a diventare Presidente delle ACLI.

  

- Erminia Rosa Cesari: prima donna alla Prefettura di Forlì-Cesena nel novembre 2012.

   

- Roberta Chersevani: la prima donna Presidente dei Medici Italiani (marzo 2015).

 

- Francesca Chiavacci: prima donna alla presidenza dell'ARCI.

 

Giovanna Chirri: giornalista italiana, vaticanista dell’agenzia Ansa dal 1994; è stata la prima giornalista al mondo a saper tradurre dal latino il comunicato e quindi a capire che papa Benedetto XVI avrebbe dato le  dimissioni il successivo 28-2-2013. L’annuncio ufficiale è stato dato alle ore 11,46 dell’11 febbraio 2013. I colleghi di tutto il mondo le hanno fatto i complimenti, evidenziando l’utilità di studiare il latino che per la Chiesa cattolica rimane lingua “viva” utilizzata in tutti i testi ufficiali.

 

 

- Rosaria Cicala: prima donna prefetta di Potenza.

 

Carla Cincarilli: prima donna Prefetta di Mantova nell'agosto 2013.

 

 

- Maria Lisa Cinciari Rodano: la prima donna nella storia italiana eletta Vicepresidente della Camera dei Deputati nel 1963.

 

 

- Angela Maria Cingolani Guidi: è stata la prima donna a ricoprire la carica di Sottosegretario in un Ministero della Repubblica Italiana nel 1951.

Nasce a Roma il 31.10.1896 ed ivi muore l'undici luglio 1991.

Laureata in Lingue e Letterature Slave, fu anche collaboratrice de "L'avvenire d'Italia" e de "Il Corriere d'Italia". Fu tra le prime giovani cattoliche a partecipare al "Movimento Nazionale Pro Suffragio Femminile".

Nel 1921 fondò il "Comitato Nazionale per il Lavoro e la Cooperazione Femminile" e nel 1925 la troviamo tra le fondatrici dell' "Associazione Nazionale delle Professioniste ed Artiste".

Fu una delle 21 madri della Costituente. Nel 1951 Alcide De Gasperi la nominò Sottosegretario per l'Artigianato al Ministero dell'Industria e del Commercio. Nel 1954 fu sindaca di Palestrina.
Nel 1986 ricevette una medaglia d'oro al merito per la sua attività politica.
Angela Maria Cingolani ha altri due primati: prima donna tesserata nel 1919 del Partito Popolare Italiano; prima donna a parlare a Montecitorio. In quest'ultimo evento ci piace ricordare le sue parole di allora: "Vi invitiamo a considerarci non come rappresentanti del solito sesso debole e gentile, oggetto di formali galanterie e di cavalleria di altri tempi ma pregandovi di valutarci come espressione rappresentativa di quella metà del popolo italiano che... con voi lotta per una democrazia che sia libertà politica, giustizia sociale ed elevazione morale".
Solo a Porto Fuori, frazione del comune di Ravenna, c’è una via intitolata ad Angela Maria Cingolani Guidi.

Fonti

http://www.cittadinanze.it/angela_maria_guidi_cingolani
http://www.treccani.it/enciclopedia/angela-maria-guidi_ http://www.allapari.regione.emilia-romagna.it/vie-en-rose/vie_donne_ra/guidi-cingolani-angela-maria

http://www.romagnaoggi.it/cronaca/ravenna-vie-e-piazze-nuovi-nomi-nel-segno-delle-pari-opportunita.html

 

Giuseppina Cinque: prima laureata in Medicina a Palermo nel 1892.

 

 - Litza Cittanova: la prima donna ad organizzare un sit-in a Napoli nel 1946 per occupare uno spazio per la sede dei comitati per la salvezza dei bambini di Napoli.

 

Maria Rosa Coccia, prima compositrice di oratori e opere http://ilteatroallamoda.blogspot.it/2012/07/storie-dimenticate-di-donne-allopera-1.html

  

- Adelasia Cocco: la prima donna medica condotto italiana. 
di Teresa Spano
Adelasia Cocco Floris, nata a Sassari nel 1885, è figlia del poeta e narratore Salvatore Cocco Solinas, collaboratore del giornale “Sassari” e della “Rivista delle tradizioni popolari italiane”.

Una donna fuori dal comune fin dal nome, Adelasia, che tradisce echi storici importanti, da giudicessa di Torres, forse non a caso, ma per un presagio paterno.
Fu una delle prime donne sarde a  laurearsi in medicina e la prima in Italia a ricoprire l’incarico di medica condotta.
In molte fonti viene indicata come la prima medica della Sardegna, ma in realtà  la prima laurea femminile in medicina fu di Paola Satta, nel 1902, rilasciata dall’Università di Cagliari. Adelasia fu però la prima medica sarda ad esercitare la professione, superando l’ostracismo della corporazione maschile, la diffidenza di una parte dell’opinione pubblica e la resistenza delle autorità locali.
Iscritta in medicina a Pisa nel 1907, si laureò nel 1913 a Sassari con Luigi Zoja (1866-1959), direttore dell'Istituto di patologia e clinica medica, discutendo una tesi sul potere autolitico del siero di sangue come contributo alle reazioni immunitarie.
Appena titolata, chiese la condotta medica e la ottenne nel 1914, vinte le resistenze del prefetto di Nuoro che esitò a lungo ma, non trovando alcun cavillo legale che ne impedisse l’assegnazione, dovette firmare il decreto di nomina. Esercitò nel popolare rione di Seuna e, quando nel 1915 il medico Andrea Romagna fu ucciso in un agguato, accettò anche di prendersi cura dei malati di Lollove, il luogo in cui Grazia Deledda ambientò il romanzo La Madre.
Alle pochissime mediche, allora, erano minimi gli ambiti concessi nei quali potevano esprimersi, ginecologia o tutt’al più pediatria, seguendo il filo rosso del pudore e della morale che vedeva con meno difficoltà una donna a visitare le donne. Ma lei era medica di tutti, e facilmente si guadagnò la stima dei suoi assistiti.
Oggi Lollove è una frazione di Nuoro che dista 15 km dalla città e ospita una trentina di abitanti, per lo più anziani, ma nei primi anni del secolo scorso contava poco meno di 400 cittadini, prevalentemente contadini e pastori. A Lollove Adelasia  in quei primi anni venne “accompagnata” nell’esercizio della sua professione da un assessore a cavallo ma, prima fra le donne sarde, nel 1919, ottenne la patente automobilistica e con essa l’autonomia e la libertà di movimento.
Adelasia fu medica curante di Attilio Deffenu e di altre figure di spicco della Nuoro del primo Novecento. Fu amica personale di Grazia Deledda, del poeta Sebastiano Satta, del pittore Antonio Ballero.
Dal 1928 Adelasia fu ufficiale sanitaria a Nuoro: c’è una vecchia fotografia risalente a quel periodo, che la ritrae davanti al suo tavolo di lavoro tra microscopio, carte, penne e un vaso colmo di fiori (è diventata la locandina di apertura dell’anno sanitario 2006, a essa dedicato). In questo ruolo si occupò di prevenzione e svolse un’incessante opera di educazione sanitaria. Vinse tante battaglie, ma subì la più dolorosa delle sconfitte: la scarlattina la privò del suo unico figlio maschio di tre anni.
Nel 1935 divenne direttrice dell’ Istituto  provinciale di Igiene e Profilassi e negli anni successivi il suo lavoro la vide protagonista di studi microbiologici: rabbia, malaria, enteriti causate da batteri patogeni.
Fu collocata a riposo nel 1955.
Tra i suoi impegni professionali, fu anche attiva nell’Associazione Nazionale Italiana delle Dottoresse in Medicina e Chirurgia, fondata nel 1921 e ora chiamata più brevemente Associazione Donne Medico.
Ci ha lasciato nel 1983, a 98 anni, e la sua terra l’ha quasi dimenticata.
A Nuoro, vicinissimo alla Cattedrale di Santa Maria della Neve, c’è una piccola strada in salita, è difficile individuarla e in molte mappe non è neppure segnata, ma resta l’unica in tutta la Sardegna a ricordare Adelasia Cocco. È una scalinata percorribile soltanto a piedi e da chi è in buona salute e sarebbe piacevole trovare, dopo l’ultimo gradino sommitale, una targa esplicativa, per conoscere questa donna straordinaria e, con l’occasione, riprendere fiato.
Fonti:
Francesco Floris, Enciclopedia della Sardegna, volume 3 pag 44
Eugenia Tognotti,  Era sarda la prima donna che nel Novecento divenne medico condotto,“ Il messaggero sardo”,luglio 2001 p. 30
M. Giovanna Vicarelli, Donne di Medicina. Il percorso professionale delle donne medico in Italia, Bologna, Il Mulino, 2008 pag 54
Teresa Spano http://www.sardegnademocratica.it/culture/adelasia-un-vuoto-di-memoria-1.28693
http://pacs.unica.it/biblio/storia8.htm

Elisa Comani di Ancona: è stata, nel 1919, la prima donna avvocata "in campo". Riuscì ad ottenere l'iscrizione all'Albo degli Avvocati ed anche "la difesa" in alcuni processi.

 

Niny Comolli, la prima donna musicista dell'orchestra della Rai

http://danielaedintorni.com/2013/07/19/niny-comolli-la-prima-donna-musicista-dellorchestra-della-rai-e-linventrice-dello-zecchino-doro-di-angela-leucci/

 

Cristiana Compagno: è stata la prima donna, nel 2008, a diventare Rettora di una Università Pubblica: quella di Udine. Ha ricoperto l'incarico dal 2008 al 2013. E nata ad Udine il 2 Dicembre 1957.

 

- Antonella Conca: prima donna Direttrice di un Porto Turistico.

L' incarico è stato conferito nel giugno 2013 per Marina di Pisa.

Oltre ad essere la prima è ad oggi l'unica donna in Italia che ricopre questo ruolo. E' laureata in Economia e Commercio ed ha in precedenza ricoperto incarichi di prestigio sempre nel settore nautico.

 

- Carmen Consoli: cantautrice siciliana, è stata la prima donna a vincere la "Targa Tenco" per il miglior album nel 2010. Unica donna dopo 26 anni dall'istituzione del premio.

 

Helga Consolo: brindisina, è stata nel 2005 la prima donna tenente medico delle truppe alpine.

 

 

- Monica Contrafatto: la prima donna soldato a ricevere la medaglia d'oro al valor militare (maggio 2015). Rimase mutilata di una gamba in Afghanistan nel 2012 durante un attacco dei talebani.

 

Fernanda Contri: è stata la prima donna a presiedere la Corte Costituzionale. È stata anche segretaria generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri durante il primo governo Amato, diventando così anche la prima donna a ricoprire tale incarico. È stata inoltre Ministro degli Affari Sociali durante il governo Ciampi occupandosi dei problemi legati all’immigrazione e degli aiuti per la Jugoslavia colpita dalla guerra. Ha firmato il disegno di legge sulla tutela dei diritti dei minori. E’ nata ad Ivrea nel 1935.

Da un’intervista:

D: Le giovani vogliono il potere, ed è giusto, perché alle donne – tranne rare eccezioni – è stato negato per troppo tempo. Ma cosa si può dire loro del potere? Come possono ottenerlo e gestirlo nel modo giusto?

R: Io credo che bisogna spronarle a conseguire il massimo di professionalità, il massimo della competenza in ogni lavoro, anche il più umile. Ai miei tempi le donne potevano anche accettare che i posti di potere fossero prevalentemente occupati dagli uomini. Adesso le giovani non lo tollerano più, non solo, ma non sopportano nemmeno che uomini stupidi passino loro davanti, e hanno perfettamente ragione. Noi avevamo difficoltà a esprimere questa insofferenza. Nei fatti, però, io l’ho sentita, perché quando m’imbattevo in uno stupido, non riuscivo a starmene zitta, lo dicevo, col dovuto garbo, ma lo dicevo, sempre…

D: Sono d’accordo sulla competenza ma, secondo me, le donne devono imparare a promuovere le altre donne, ad aiutarle…

R: Assolutamente. Le donne devono aiutarsi, questo è un punto sul quale non mi stancherò mai di insistere. Una volta una femminista francese mi disse una frase che non dimenticherò mai:<<Se sei salita in alto, quando te ne vai ricordati di rispedire al pianterreno l’ascensore perché un’altra donna possa salire>>. Purtroppo tra le donne c’è molta rivalità, come tra gli uomini, d’altronde, ma loro la sotterrano, la nascondono. 

- Elena Cornaro Piscopia, la prima donna laureata al mondo.
di Roberta Pinelli

Nata a Venezia il 5 giugno 1646 da un'antica e nobile casata, da cui uscirono quattro dogi e nove cardinali, Elena Lucrezia Cornaro era imparentata anche con Caterina Cornaro (1434-1510), regina di Cipro e poi signora di Asolo.
Giovanni Battista Cornaro, il padre, era uomo di buoni studi, noto come mecenate, in contatto con molti eruditi. La precoce passione per gli studi di Elena ebbe il sostegno del padre, ma anche le donne di famiglia non furono irrilevanti nella sua educazione. La madre, Zanetta Boni, non essendo nobile, convisse vent’anni col futuro marito e gli diede i primi cinque figli (Elena compresa) prima che si sposassero, mostrando un atteggiamento anticonformista rispetto alle convenzioni dell’epoca. Venne riconosciuta pubblicamente e dal marito come uxor optima, intelligente, fiera e capace di educare figlie virtuose e stimate.
Va ricordato però che l’appoggio del padre non fu del tutto disinteressato. Per avere sposato una donna non nobile, infatti, Giovanni Battista Cornaro, nonostante fosse Procuratore di San Marco e appartenesse a una delle più prestigiose famiglie del patriziato di Venezia, non aveva potuto iscrivere i figli nel Libro d’oro della nobiltà, così da farli entrare nel Maggior consiglio e quindi far parte del patriziato. La popolarità che la figlia avrebbe riscosso con un titolo accademico gli avrebbe consentito pertanto di dare prestigio alla famiglia e per questo alcuni biografi sostengono che impose a Elena, assolutamente disinteressata al riconoscimento accademico, di laurearsi per dare lustro alla famiglia. La giovane donna amava davvero la cultura e non le interessavano affatto le ambizioni paterne, ma non era uso, in quei tempi, contraddire il volere dei genitori. Nel frattempo diventata oblata benedettina, Elena si massacrò tra studio e preghiera; molto probabilmente per questo il suo fisico non resse e si ammalò, già prima di laurearsi.
Elena studiò matematica, astronomia, geografia e coltivò con passione pure la musica, nella quale ebbe come maestra un’altra donna straordinaria, l’organista Maddalena Cappelli, con cui strinse una forte amicizia. A 22 anni Elena conosceva perfettamente il latino, il greco antico e moderno, l’inglese, il francese, lo spagnolo e l’ebraico. Il suo interesse principale andava però alla filosofia e alla teologia.
La fama di Elena si diffuse rapidamente e varie accademie di tutta Europa la accolsero come membro. Rifiutò di sposarsi dedicando la sua vita agli studi e disdegnando la mondanità. Si dedicò inoltre alle opere di carità. Fatto voto di castità, aggiunse ai suoi nomi quello di Scolastica, ma pur essendo suora continuò a vivere liberamente nella sua casa, in abiti normali, indossando soltanto uno scapolare di lana nera che era il simbolo della veste benedettina.
Esortata dal padre e dai suoi maestri, chiese al Collegio dell’università di Padova di essere ammessa all’esame per il conferimento del Dottorato in teologia. Il Collegio si era orientato in senso favorevole, già predisponendo i necessari adattamenti al cerimoniale, che prevedeva la consegna dell’anello per rappresentare le nozze con la scienza; del manto di ermellino, a indicare la dignità dottorale, e della corona d’alloro, contrassegno del trionfo. L’ultimo simbolo, il libro, doveva però esserle consegnato chiuso invece che aperto, a indicare che l’insegnamento della teologia restava comunque precluso alle donne. La condizione di donna fu però un ostacolo insormontabile. Il vescovo di Padova si oppose fermamente alla richiesta pronunciando anche espressioni ironiche. Poiché la Chiesa era (e pare ancor oggi) persuasa dell'inferiorità della donna rispetto all’uomo, la riteneva incapace di ragionamenti difficili, tanto più sulle verità della fede. Alle donne veniva quindi vietato ogni insegnamento di grado superiore, secondo quanto scritto da San Paolo nella Prima Epistola a Timoteo: «Non permetto alla donna d’insegnare, né d’usare autorità sul marito, ma stia in silenzio».
Dopo molte insistenze, alla fine venne adottata la soluzione di un Dottorato non in teologia, ma in filosofia, che fu conferito nel 1678 durante una solenne cerimonia: Elena diventò così la prima donna laureata al mondo.
Aggregata al Collegio dei filosofi e dei medici dell’università patavina, nello stesso anno 1678 Elena fu esaminatrice per una laurea in filosofia. Visse a Padova fino alla prematura morte avvenuta per tubercolosi il 26 luglio 1684.
Fu tumulata a Padova, nell’abbazia benedettina di Santa Giustina. Il padre avrebbe voluto che la memoria della figlia fosse celebrata nei secoli e chiese di erigere un monumento sepolcrale. Ma i benedettini di Santa Giustina, dove Elena fu sepolta in terra secondo il suo desiderio, lo impedirono. Fu solamente accordato il permesso di costruire un cenotafio in onore della defunta, che purtroppo però dopo 38 anni fu demolito.
Rimane oggi solo una statua di Elena Lucrezia, che fu recuperata da un’altra illustre donna veneziana, Caterina Dolfin Tron, che la regalò all’ateneo patavino. La scultura venne collocata ai piedi dello scalone del Bo’, il palazzo principale dell’Università di Padova, dove si trova tuttora, riparata da una teca di plexiglas.
Dopo i fulgori della fama in vita, su Elena calò ben presto l’oblio. Soltanto nel 1969, in vista del tricentenario, l’Università di Padova decise di muoversi per appurare se il primato – a quel tempo presunto – di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia fosse effettivo o meno e la verifica risultò positiva.
Di Elena Lucrezia Cornaro, come detto, non restano molte tracce. In vita pubblicò soltanto, nel 1669, una traduzione dallo spagnolo di un opuscolo spirituale di Giovanni Lanspergio, il Colloquio di Cristo all'anima devota. Una scarna raccolta dei suoi scritti poetici e letterari fu pubblicata postuma a Parma nel 1688: aveva infatti disposto che fossero distrutti tutti i suoi manoscritti. A giudizio del Croce, «scarsissimo o nullo è il valore di tutta cotesta letteratura ascetica e rimeria spirituale».
Persino la sua tomba fu dimenticata e fu ritrovata soltanto nel 1895 dalla badessa benedettina di Roma.
Un ritratto di Elena si trova alla Pinacoteca Ambrosiana a Milano ed un suo busto nella Basilica di S. Antonio a Padova, mentre la biblioteca del Vassar College a Poughkeepsie (New York) la ricorda con una vetrata a colori. Su iniziativa di Ruth Crawford, laureata a Vassar (la prima università femminile negli USA), le è stato dedicato un affresco nell’Università di Pittsburg.
Una piazza è a lei intitolata a Sarmeola (PD). Due scuole, a Mirano e a Jesolo (VE), portano il suo nome, oltre che la biblioteca comunale di Episkopi, a Cipro. Roma le ha dedicato un giardino nel Municipio 11. A Elena Lucrezia Cornaro Piscopia è stato anche dedicato un cratere sul pianeta Venere.
Fonti:
Patrizia Carrano, Illuminata. La storia di Elena Lucrezia Cornaro, prima donna laureata nel mondo, Milano, Mondadori 2000
Benedetto Croce, Appunti di letteratura secentesca inedita o rara, in «La Critica», XXVII, 1929.
Massimiliano Dez(z)a, Vita di Helena Lucretia Cornara Piscopia, Venezia, per Antonio Bosio, 1686
Nicola Fusco, Profilo di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia 1646-1684, The USA Committee for the Elena Lucrezia Cornaro Piscopia Tercentenary, Pittsburg 1975
Francesco Ludovico Maschietto, Elena Lucrezia Cornaro Piscopia (1646-1684) - prima donna laureata al mondo, Centro per la storia dell’Università di Padova, Padova, Editrice Antenore 1978
Clelia Pighetti, Il vuoto e la quiete. Scienza e mistica nel '600. Elena Cornaro e Carlo Rinaldini, Milano, Franco Angeli, 2004
http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/http://www.linkiesta.it/Elena-Lucrezia-Corner-Piscopia
https://scienzaa2voci.unibo.it/biografie/199-cornaro-piscopia-elena

- Maria Teresa Cortellessa: prima donna alla Prefettura di Perugia nel luglio 1995.

 - Albertina Cortelloni: è stata la prima donna nel 1936 a conseguire la patente pubblica per guidare il taxi. E' nata nel 1913 ed ha festeggiato i suoi 100 anni. Sfidò pregiudizi e sospetti. La patente le arrivò in ritardo e solo dopo un pronunciamento del Ministero, perché il prefetto di Modena non voleva firmare il documento non credendo che una donna potesse avere la capacità di guidare un taxi... Albertina invece lo guidò fino ad 86 anni.

Tiziana Giovanna Costantino: prima donna Prefetta di Livorno nel marzo 2012.

- Samantha Cristoforetti, la prima donna astronauta italiana nello spazio.

http://danielaedintorni.com/2013/07/05/samantha-cristoforetti-prima-astronauta-italiana-nello-spazio/

Anna Cuticchio: prima donna pupara. Prima donna pupara a rappresentare l’arte dei pupi in un teatro proprio: il teatro “Bradamante” di Palermo. Oggi è una suora missionaria che si prende cura dei bambini poveri della Tanzania.