Asia
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- Aung San Suu Ky: prima donna birmana a vincere il nobel per la Pace nel 1991 e prima donna in assoluto a vincere il premio Sakharov nel 1990. Così ha scritto: Non è vivendo fino a novanta o cento anni che si conduce una vita piena; alcuni arrivano a tarda età senza aver fatto nulla per nessuno. Vengono al mondo, vivono e muoiono senza fare qualcosa per gli altri e, secondo me, questo non è vivere. Una persona deve avere il coraggio di assumersi la responsabilità per i bisogni altrui. Ciascuno di noi deve pensarla così e tutti dobbiamo instillare il principio nei giovani.
Aung San Suu Kyi è figlia della Birmania, oggi Myanmar, una terra povera, lontana e bellissima. Piccola, minuta, gentile e tenace, è sempre stata un fermo e forte punto di riferimento per il suo popolo nel difficilissimo cammino verso la libertà. È stata definita una “fragile donna dalla tempra d’acciaio” che esprime una volontà di pace, di non violenza e di rispetto dei diritti umani.
Nel 1991 le fu assegnato il nobel per la Pace, ma non poté ritirarlo perché prigioniera. Ritirò il premio suo figlio Alexander Aris che così ringraziò: “farò del mio meglio per esprimere i sentimenti che credo avrebbe manifestato. In primo luogo so che avrebbe iniziato dicendo di accettare il premio non per sé ma in nome di tutto il popolo birmano. Avrebbe detto che il premionon appartiene a lei ma a tutti coloro che, mentre sto parlando, continuano a sacrificare il proprio benessere, la libertà e la vita nella lotta per una Birmania democratica. Il premio è loro e loro è la vittoria finale nella lunga battaglia per la pace, la libertà e la democrazia. Parlando come figlio, però, aggiungerei che, grazie alla sua dedizione e al suo sacrificio, lei sia divenuta un degno simbolo attraverso il quale riconoscere la tragedia di tutto il popolo birmano.
Nessuno deve sottovalutare quel dramma. Il dramma di coloro che nelle città e nelle campagne vivono in povertà e privazione, nelle carceri sono maltrattati e torturati; il dramma dei giovani, la speranza della Birmania, che muoiono di malaria nelle giungle in cui si sono rifugiati; il dramma dei monaci buddisti percossi e disonorati. Né dovremmo dimenticare i molti validi e assai rispettati leader, oltre a mia madre, che sono stati tutti incarcerati. È per loro conto che io vi ringrazio, dal profondo del cuore, per questo supremo onore. Oggi il popolo birmano può sollevare il capo un poco più in alto sapendo che in questo paese tanto lontano la sua sofferenza è stata udita e presa in considerazione… So che se oggi fosse libera, mia madre, oltre che ringraziarvi, vi chiederebbe anche di pregare perché oppressori e oppressi gettino le armi e si uniscano per costruire una nazione basata sull’umanità nello spirito della pace…”
Esaminando l’universo femminile birmano molti osservano il principio di uguaglianza fra i sessi ed anche se solo un maschio può diventare un Buddha, le donne non sono mai vissute in condizione di inferiorità ma hanno sempre goduto di pari diritti ereditari e conducono esistenze attive ed indipendenti. Tra le curiosità femminili c’è da ricordare che una donna non cambia cognome con il matrimonio dato che non esiste, in Birmania, un sistema di cognomi, ognuno ne ha uno proprio diverso da quello degli altri familiari.
Concludiamo riflettendo con la saggezza delle sue parole: Sia la prosperità sia la pace sono necessarie per la felicità dell’umanità; una per alleviare la sofferenza, l’altra per infondere tranquillità. Solo una politica che attribuisca pari importanza a entrambe potrà produrre un mondo veramente più ricco… L’impulso verso il miglioramento economico deve essere temperato dalla consapevolezza dei pericoli dell’avidità e dell’egoismo che tanto facilmente conducono alla meschinità e alla mancanza di umanità. Se i popoli e le nazioni coltivassero uno spirito generoso che consideri la felicità degli altri come un maggior contributo alla propria, molti problemi apparentemente insolubili si dimostrerebbero meno ostici… Abbiamo un grande bisogno di un mondo più luminoso che possa offrire rifugio adeguato a tutti i suoi abitanti.
- Vankadarath Saritha: la prima autista di autobus a Delhi. La sua assunzione fa parte di una campagna contro la violenza sulle donne portata avanti nella capitale indiana (aprile 2015).
- Wojdan Shaherkani: la prima donna, insieme a Sarah Attar, a rappresentare l'Arabia Saudita alle Olimpiadi di Londra del 2012.
- Carmela Shamir: la prima donna israeliana nominata ambasciatrice in un paese musulmano (Uzbekistan).
- Sapper Shanti Tigga: è stata la prima donna nel 2011 reclutata come soldatessa nell'esercito indiano. Avendo superato un concorso, è entrata a far parte di un battaglione del Genio Ferrovieri.
- Sheikh Hasina Wazed: prima donna a ricoprire l'incarico di Primo Ministro in Bangladesh.
- Murasaki Shikibu: (circa 973-circa 1014) scrittrice giapponese discendente dalla potente famiglia Fujiwara. Entra alla corte dell’imperatrice Shoshi a Kyoto. Dopo l’anno Mille scrive “Genji monogatari” (La storia di Genji, il principe splendente). L’eccezionalità dell’opera è molteplice: è uno dei capolavori mondiali della narrativa al femminile (e non solo), è il capolavoro per eccellenza della letteratura giapponese, è il capolavoro del Medioevo al femminile, mentre in Europa pochissime donne accedevano alla cultura e in Italia si dovrà aspettare il Cantico delle creature di S. Francesco per avere la prima breve opera compiuta scritta in italiano (1226). Secondo gli studiosi inoltre è il PRIMO esempio al mondo di romanzo psicologico perché narra le vicende con grande attenzione ai pensieri, alle riflessioni, alle singole individualità. Dal 2012 in Italia si può leggere la PRIMA traduzione italiana dall’originale giapponese antico (edizioni Einaudi) curata da una donna: Maria Teresa Orsi.
- Chie Shimpo: la prima donna al comando di un colosso bancario giapponese, Nomura Trust & Banking, nel marzo 2014.
- Yingluck Shinawatra: la prima donna premier nella storia della Thailandia (agosto 2011).
- Katherine Sui Fun Cheung: (1904–2003) è stata la prima donna cinese-americana a diventare una pilota con licenza. Ha conseguito il titolo nel 1932, quando solo l’1% dei piloti con licenza in America era di sesso femminile. Katherine era nota per le sue acrobazie mozzafiato, come per esempio volare con l’aereo capovolto avente l’abitacolo aperto.
- Sukarnoputri Mehawati: prima donna alla Presidenza dell'Indonesia dal 2001 al 2004. Quando si candidò gli indonesiani emanarono una fatwa contro di lei dichiarando l'incompatibilità fra l'Islam ed una leadership femminile.
- Hessa Sultan Al Jaber: prima donna Ministra delle Comunicazioni in Qatar.