Elizabeth H. Blackburn
Maria Chiara Pulcini






Katarzyna Oliwa

 

Le viene assegnato il Nobel per la medicina nel 2009, condiviso con il collega Jack W. Szostak e la sua allieva Carol W Greider, per la scoperta dei telomeri, una sequenza di Dna posta all’estremità del cromosoma che evita la disintegrazione del materiale genetico durante la divisione cellulare, e dell’enzima telomerasi, che produce il Dna contenuto nei telomeri.

Elizabeth Blackburn nasce a Hobart, in Tasmania, Australia, seconda di sette fratelli. La scienza e la ricerca hanno un’impronta profonda nella sua famiglia: figlia di due dottori, nipote di geologi e di collezionisti di insetti, Blackburn è fin da piccola a stretto contatto con il mondo scientifico. Poco prima di iniziare l’asilo, si trasferisce con la famiglia a Lauceston, nella parte nord della Tasmania. Approfittando del grande giardino della nuova casa i genitori ne assecondano la passione per gli animali e la natura: la bambina è costantemente circondata da girini, pappagalli e canarini, pesci rossi, galline e galli, coniglie e cavie, fino ai più classici cani e gatti. L’amore per la fauna e la lettura di testi scientifici semplificati per la gioventù la convincono a dedicarsi alla biologia e alla scienza. Frequenta scuole esclusivamente femminili, dove le materie scientifiche non fanno parte del curriculum; una mancanza che da studente provvede a recuperare seguendo lezioni serali di fisica in una vicina scuola pubblica. Poco prima della fine del liceo, la famiglia Blackburn si trasferisce a Melbourne, una delle più grandi città dell’Australia. Terminati gli studi, Elizabeth si immatricola nella locale università, iscrivendosi al corso di biologia, dove si appassiona soprattutto al lavoro di laboratorio. Ottiene la laurea in Biochimica nel 1970 e finisce la specialistica nel 1972. Incoraggiata dai suoi docenti, decide di proseguire il dottorato al Darwin College di Cambridge, in Inghilterra, studiando i metodi di sequenziamento del Dna.

Si sposa nel 1975 col collega John Sedat e nello stesso anno si trasferisce a Yale, dove prosegue gli studi post-dottorato fino al 1977. Nel 1978 viene chiamata a Berkeley, in California, come professoressa associata. Collabora con Jack W. Szostak e la sua allieva Carol W. Greider per studiare il ciclo biologico delle cellule e la duplicazione del Dna nel momento della mitosi, la divisione cellulare. Quando una cellula ha ottenuto abbastanza sostanze nutritive ed è pronta a replicare il proprio Dna, i cromosomi si separano e si spostano alla sua estremità. Una volta avvenuta la scissione, le due cellule figlie appena create conterranno lo stesso patrimonio genetico della cellula madre. Questo processo è fondamentale per la nostra sopravvivenza: è ciò che permette ad un ovulo fecondato di diventare un essere umano, o di guarire gravi lesioni. Un qualunque errore può portare alla dispersione del materiale genetico o danneggiarlo, con conseguenze gravi per la salute. Gli studi precedenti sul Dna avevano notato che l’enzima Dna polimerasi, responsabile della duplicazione del Dna nella cellula, non era in grado di compiere lo stesso processo agli estremi dei cromosomi. In teoria, ci sarebbe dovuta essere una fuoriuscita di materiale genetico da questi estremi nel momento della duplicazione. Blackburn scopre il perché questo non avviene: alle estremità dei cromosomi esistono delle sequenze di Dna il cui compito è proprio prevenire qualunque dispersione, agendo come una sorta di tappo. Vennero rinominati telomeri: senza di essi ci sarebbe il rischio costante di perdita di informazioni al momento della replica, o di fusione dei cromosomi alle estremità. Si accorciano ad ogni ciclo e sono visti come una sorta di orologio biologico per le cellule: per evitare danni causati dalla dispersione del Dna, quando i telomeri diventano troppo corti la cellula entra in uno stato di senescenza e smette di riprodursi. Ciò pare legare i telomeri alla senilità, alla morte e allo sviluppo di tumori o malattie croniche. Successivamente Blackburn scopre la telomerasi, l’enzima che ha il compito di sintetizzare le sequenze dei telomeri. Ciò permette di mantenere la loro lunghezza, e quindi di allungare il periodo vitale della cellula e ritardare l’invecchiamento cellulare.

 Le implicazioni cliniche di queste scoperte sono state enormi. Hanno permesso di comprendere meglio lo sviluppo dei tumori, rilevando che l’eccessiva attività della telomerasi nelle cellule cancerogene impedisce l’accorciamento dei telomeri, favorendo la loro riproduzione incontrollata. Ciò ha portato a teorizzare che una eventuale cura risieda nella possibilità di fermare il lavoro della telomerasi, e numerosi sono gli studi in atto in questo senso. La correlazione tra lunghezza dei telomeri e invecchiamento suggerisce che se si trovasse il modo di allungare i telomeri si potrebbe ritardare o addirittura fermare la senescenza delle cellule, e quindi la vecchiaia. In successivi studi, Blackburn dimostra la correlazione tra i livelli di attività della telomerasi e forti condizioni di stress: un lavoro molto duro, o una condizione di forte stress diminuiscono l’attività di questo enzima, provocando poi l’accorciamento dei telomeri, con conseguenti danni alla salute. La portata delle ricerche di Blackburn era già stata compresa negli anni Ottanta, rendendola una delle biologhe più rinomate e rispettate del mondo. Nel 1990 è chiamata all’Università della California, a San Francisco, dove è tuttora docente in Biologia e fisiologia. Nel 2001 è nominata presidente del Consiglio sulla bioetica, ma le sue posizioni a favore dell’uso di cellule embrionali per la ricerca causano la revoca del mandato nel 2004, provocando oltraggio nella comunità scientifica del tempo. Blackburn non ha mai nascosto di pensare che la causa della revoca sia stata la posizione religiosa dell’amministrazione Bush; da allora è sempre stata attiva nel denunciare i tentativi della politica di manipolare la ricerca scientifica. È per tale motivo che l’assegnazione del Premio Nobel nel 2009 per queste scoperte, condivise con Szostaks e Greider, viene percepita dai suoi sostenitori come una rivalsa sull’ultra-conservatorismo e i tentativi di controllare il mondo della scienza.

I riconoscimenti ottenuti da Blackburn nel corso della carriera sono innumerevoli: nel 1998 è presidente dell’American Society for cell biology ed è membro di numerose e prestigiose accademie e società scientifiche. Nel 2007 il Time Magazine la nomina una delle 100 persone più influenti del mondo e dal 2008 collabora con l’Unesco per un maggior coinvolgimento delle donne in campo scientifico. Numerose scienziate, come la genetista Elena Cattaneo e la biologa Anna Meldonesi, la identificano come il loro principale modello di riferimento. Blackburn, inoltre, è impegnata nella questione bioetica, assidua sostenitrice del benessere dell’umanità come vero e ultimo fine della ricerca, ignorando il mero guadagno economico o politico.


Traduzione francese

Guenoah Mroue

Elle reçoit le prix Nobel de médecine en 2009, partagé avec son collègue Jack W. Szostak et son élève Carol W Greider, pour la découverte des télomères, une séquence d’ADN placée à l’extrémité du chromosome qui évite la désintégration du matériel génétique pendant la division cellulaire, et de l’enzyme télomérase, qui produit l’ADN contenu dans les télomères.

Elizabeth Blackburn est née à Hobart, en Tasmanie, en Australie, deuxième de sept frères. La science et la recherche ont une empreinte profonde dans sa famille : fille de deux médecins, nièce de géologues et de collectionneurs d’insectes, Blackburn est depuis son enfance en contact étroit avec le monde scientifique. Peu avant de commencer la maternelle, elle déménage avec sa famille à Lauceston, dans le nord de la Tasmanie. Profitant du grand jardin de la nouvelle maison, les parents apprécient la passion pour les animaux et la nature : la petite fille est constamment entourée de têtards, de perroquets, de canaris, de poissons rouges, de poules et coqs, de lapins et cobayes, jusqu’aux chiens et chats les plus classiques. L’amour de la faune et la lecture de textes scientifiques simplifiés pour la jeunesse la convainquent de se consacrer à la biologie et à la science. Elle fréquente des écoles exclusivement féminines, où les matières scientifiques ne font pas partie du programme; une carence qu’elle comble en tant qu’étudiant en suivant des cours du soir de physique dans une école publique voisine. Peu avant la fin du lycée, la famille Blackburn déménage à Melbourne, l’une des plus grandes villes d’Australie. Après ses études, Elizabeth s’inscrit à l’université locale, et au cours de biologie, où elle se passionne surtout pour le travail de laboratoire. Elle obtient son diplôme en biochimie en 1970 et termine sa maîtrise en 1972. Encouragée par ses professeurs, elle décide de poursuivre son doctorat au Darwin College de Cambridge, en Angleterre, en étudiant les méthodes de séquençage de l’ADN.

Elle se marie en 1975 avec son collègue John Sedat et s’installe la même année à Yale, où elle poursuit ses études post-doctorales jusqu’en 1977. En 1978, elle est appelée à Berkeley, en Californie, en tant que professeur associée. Elle collabore avec Jack W. Szostak et son élève Carol W. Greider pour étudier le cycle biologique des cellules et la duplication de l’ADN au moment de la mitose, la division cellulaire. Lorsqu’une cellule a obtenu suffisamment de nutriments et elle est prête à répliquer son Adn, les chromosomes se séparent et se déplacent à son extrémité. Une fois la division effectuée, les deux cellules filles nouvellement créées contiendront le même patrimoine génétique que la cellule mère. Ce processus est fondamental pour notre survie : c’est ce qui permet à un ovule fécondé de devenir un être humain, ou de guérir de graves blessures. Toute erreur peut entraîner la dispersion du matériel génétique ou l’endommager, avec des conséquences graves pour la santé. Des études antérieures sur l’Adn avaient noté que l’enzyme Adn polymérase, responsable de la duplication de l’Adn dans la cellule, n’était pas capable d’accomplir le même processus aux extrémités des chromosomes. En théorie, il aurait dû y avoir une fuite de matériel génétique de ces extrêmes au moment de la duplication. Blackburn découvre pourquoi cela ne se produit pas : aux extrémités des chromosomes, il existe des séquences d’ADN dont la tâche est précisément d’empêcher toute dispersion, agissant comme une sorte de bouchon. Ils ont été renommés télomères : sans eux, il y aurait un risque constant de perte d’information au moment de la réplication, ou de fusion des chromosomes aux extrémités. Ils raccourcissent à chaque cycle et sont considérés comme une sorte d’horloge biologique pour les cellules : pour éviter les dommages causés par la dispersion de l’ADN, lorsque les télomères deviennent trop courts, la cellule entre dans un état de sénescence et cesse de se reproduire. Cela semble lier les télomères à la sénilité, à la mort et au développement de tumeurs ou de maladies chroniques. Plus tard, Blackburn découvre la télomérase, l’enzyme qui synthétise les séquences des télomères. Cela permet de maintenir leur longueur, et donc d’allonger la période de vie de la cellule et de retarder le vieillissement cellulaire.

 Les implications cliniques de ces découvertes ont été énormes. Ils ont permis de mieux comprendre le développement des tumeurs, en notant que l’activité excessive de la télomérase dans les cellules cancéreuses empêche le raccourcissement des télomères, favorisant leur reproduction incontrôlée. Cela a conduit à la théorisation qu’un éventuel remède réside dans la possibilité d’arrêter le travail de la télomérase, et de nombreuses études sont en cours en ce sens. La relation entre la longueur des télomères et le vieillissement suggère que si vous trouviez un moyen d’étirer les télomères, vous pourriez retarder ou même arrêter la sénescence des cellules, et donc la vieillesse. Dans des études ultérieures, Blackburn démontre la relation entre les niveaux d’activité de la télomérase et de fortes conditions de stress : un travail très dur, ou une condition de stress fort diminue l’activité de cette enzyme, provoquant ensuite le raccourcissement des télomères, ce qui entraîne des dommages pour la santé. L’ampleur des recherches de Blackburn était déjà comprise dans les années 1980, ce qui en fait l’une des biologistes les plus renommées et les plus respectées au monde. En 1990, elle est appelée à l’Université de Californie, à San Francisco, où elle enseigne encore la biologie et la physiologie. En 2001, elle est nommée présidente du Conseil sur la bioéthique, mais ses positions en faveur de l’utilisation de cellules embryonnaires pour la recherche entraînent la révocation du mandat en 2004, provoquant un outrage dans la communauté scientifique de l’époque. Blackburn n’a jamais caché qu’elle pensait que la cause de la révocation était la position religieuse de l’administration Bush; depuis lors, elle a toujours été active pour dénoncer les tentatives de la politique de manipuler la recherche scientifique. C’est pourquoi un prix Nobel lui a été attribué en 2009 pour ces découvertes, partagées avec Szostaks et Greider, elle est perçue par ses partisans comme une revanche sur l’ultra-conservatisme et les tentatives de contrôler le monde de la science.

En 1998, elle est président de l’American Society for cell biology et membre de plusieurs académies et sociétés scientifiques prestigieuses. En 2007 le Time Magazine la nomme l’une des 100 personnes les plus influentes du monde et depuis 2008 elle collabore avec l’Unesco pour une plus grande implication des femmes dans le domaine scientifique. De nombreuses scientifiques, comme la généticienne Elena Cattaneo et la biologiste Anna Meldonesi, l’identifient comme leur principal modèle de référence. Blackburn est également engagée dans la question de la bioéthique, défenseur assidu du bien-être de l’humanité en tant que but véritable et ultime de la recherche, ignorant le simple gain économique ou politique.


Traduzione inglese

Syd Stapleton

Elizabeth Blackburn was awarded the 2009 Nobel Prize in Medicine, shared with colleague Jack W. Szostak and her student Carol W. Greider, for the discovery of telomeres, a sequence of DNA located at the end of the chromosome that prevents disintegration of genetic material during cell division, and the enzyme telomerase, which produces the DNA contained in telomeres.

Elizabeth Blackburn was born in Hobart, Tasmania, Australia, the second of seven siblings. Science and research ran deep in her family. The daughter of two doctors, the granddaughter of geologists and insect collectors, Blackburn was in close contact with the scientific world from an early age. Shortly before starting kindergarten, she moved with her family to Launceston, in the northern part of Tasmania. Taking advantage of the new home's large garden, her parents indulged her passion for animals and nature. She was constantly surrounded by tadpoles, parrots and canaries, goldfish, chickens and roosters, rabbits and guinea pigs, and the more classic cats and dogs. Her love of wildlife and reading simplified science texts for youth convinced her to pursue biology and science. She attended exclusively girls' schools, where science subjects were not part of the curriculum. This was a deficiency that she made up for by taking night classes in physics at a nearby public school. Shortly before the end of high school, the Blackburn family moved to Melbourne, one of Australia's largest cities. After finishing her studies, Elizabeth matriculated at the local university, enrolling in the biology program, where she became especially passionate about laboratory work. She received her bachelor's degree in biochemistry in 1970 and finished her master's degree in 1972. Encouraged by her professors, she decided to pursue a doctorate at Darwin College in Cambridge, England, studying DNA sequencing methods.

She married fellow professor John Sedat in 1975 and that same year moved to Yale, where she continued her postdoctoral studies until 1977. In 1978 she was called to the University of California, Berkeley, as an associate professor. She collaborated with Jack W. Szostak and his student Carol W. Greider to study the biological cycle of cells and DNA duplication at the time of mitosis - cell division. When a cell has obtained enough nutrients and is ready to replicate its DNA, the chromosomes split and move to its end. Once the splitting has occurred, the two newly created daughter cells will contain the same genetic makeup as the mother cell. This process is critical to our survival - it is what allows a fertilized egg to become a human being, or the healing of serious injuries. Any mistake in the process can lead to the dispersal of, or damage to, genetic material, with serious health consequences. Previous studies on DNA had noted that the enzyme DNA polymerase, which is responsible for duplicating DNA in the cell, was unable to accomplish the same process at the ends of chromosomes. In theory, there should have been a leakage of genetic material from these ends at the time of duplication. Blackburn discovered why this does not happen - at the ends of the chromosomes there are DNA sequences whose job is precisely to prevent any leakage, acting as a kind of cap. They were renamed telomeres. Without them there would be a constant risk of loss of information at the time of replication, or of chromosome fusion at the ends. They shorten with each cycle and are seen as a kind of biological clock for cells. To prevent damage caused by DNA leakage, when telomeres become too short the cell enters a state of senescence and stops reproducing. This appears to link telomeres to senility, death and the development of cancer or chronic diseases. Later Blackburn discovered telomerase, the enzyme responsible for synthesizing telomere sequences. This allows their length to be maintained, and thus lengthens the life span of the cell and delays cellular aging.

 The clinical implications of these findings have been enormous. They have provided a better understanding of cancer development, noting that excessive telomerase activity in cancer cells prevents telomere shortening, promoting their uncontrolled reproduction. This has led to theorizing that an eventual cure lies in the possibility of stopping telomerase work, and numerous studies are underway to this effect. The correlation between telomere length and aging suggests that if ways could be found to lengthen telomeres, one could delay or even stop the senescence of cells, and thus old age. In subsequent studies, Blackburn demonstrated the correlation between telomerase activity levels and strong stress conditions. Very hard work, or a condition of high stress decreases the activity of this enzyme, then causing telomere shortening, resulting in health damage. The scope of Blackburn's research was already understood by the 1980s, making her one of the world's most renowned and respected biologists. In 1990 she was called to the University of California, San Francisco, where she remains a professor in Biology and Physiology. In 2001 she was appointed chair of the Council on Bioethics, but her positions in favor of the use of embryonic cells for research caused her term to be revoked in 2004, causing outrage in the scientific community at the time. Blackburn has never hidden that she thought the cause of the revocation was the Bush administration's religious stance. She has been active ever since in denouncing political attempts to manipulate scientific research. It is for this reason that the awarding of the Nobel Prize in 2009 for these discoveries, shared with Szostaks and Greider, is perceived by her supporters as a powerful response to ultra-conservatism and its attempts to control the world of science.

Blackburn's career accolades are countless. In 1998 she was president of the American Society for Cell Biology and a member of numerous prestigious academies and scientific societies. In 2007 Time Magazine named her one of the 100 most influential people in the world, and since 2008 she has worked with UNESCO for greater involvement of women in science. Numerous female scientists, such as geneticist Elena Cattaneo and biologist Anna Meldonesi, identify her as their main role model. Blackburn is also committed to the issue of bioethics, an assiduous advocate of the well-being of humanity as the true and ultimate goal of research, ignoring mere economic or political gain.


Traduzione spagnola

Federica Agosta

Recibe el Premio Nobel de Medicina en 2009, compartido con su colega Jack W. Szostak y su alumna Carol W. Greider, por el descubrimiento de los telómeros, una secuencia de ADN situada al final del cromosoma que impide la desintegración del material genético durante la división celular, y de la enzima telomerasa, que produce el ADN contenido en los telómeros.

Elizabeth Blackburn nace en Hobart, Tasmania, Australia, segunda de siete hermanos. La ciencia y la investigación están muy arraigadas en su familia: hija de dos médicos, nieta de geólogos y coleccionistas de insectos, Blackburn se encuentra en estrecho contacto con el mundo científico desde su edad temprana. Poco antes de empezar el jardín de infancia, se traslada con su familia a Lauceston, en el norte de Tasmania. Aprovechando el gran jardín de su nueva casa, sus padres favorecen su pasión por los animales y la naturaleza: la niña está constantemente rodeada de renacuajos, loros y canarios, peces rojos, gallinas y gallos, conejos y cobayas, hasta los más clásicos gatos y perros. Su amor por la fauna y la lectura de textos científicos simplificados para la juventud la convencen a dedicarse a la biología y a la ciencia. Asiste a escuelas exclusivamente para chicas, donde las asignaturas científicas no forman parte del plan de estudios; una carencia que, de estudiante, compensa tomando clases nocturnas de física en una escuela pública cercana. Poco antes de terminar el instituto, la familia Blackburn se traslada a Melbourne, una de las mayores ciudades de Australia. Una vez terminados los estudios, Elizabeth se matricula en la universidad local, inscribiéndose en el curso de biología, donde se interesa en particular por el trabajo de laboratorio. Se licencia en Bioquímica en 1970 y termina su especialización en 1972. Animada por sus profesores, decide cursar un doctorado en el Darwin College de Cambridge (Inglaterra) con el fin de estudiar los métodos de secuenciación del ADN.

Se casa con su colega John Sedat en 1975 y ese mismo año se traslada a Yale, donde prosigue sus estudios posdoctorales hasta 1977. En 1978 la llaman a Berkeley, California, como profesora titular. Colabora con Jack W. Szostak y su alumna Carol W. Greider para estudiar el ciclo biológico celular y la duplicación del ADN durante la mitosis, la división celular. Cuando una célula ha obtenido bastante nutrientes y está lista para replicar su ADN, los cromosomas se separan y se desplazan hacia sus extremos. Una vez llevada a cabo la división, las dos células hijas recién creadas incluirán el mismo patrimonio genético que la célula madre. Este proceso es fundamental para nuestra supervivencia: es lo que permite que un óvulo fecundado se convierta en un ser humano, o que se curen graves lesiones. Cualquier error puede hacer que el material genético se pierda o se dañe, con consecuencias graves para la salud. Estudios precedentes acerca del ADN habían observado que la enzima ADN polimerasa, responsable de la duplicación del ADN en la célula, no lograba realizar el mismo proceso en los extremos de los cromosomas. En teoría, debería haber una pérdida de material genético de dichos extremos en el momento de la duplicación. Blackburn descubre la razón por la cual esto no ocurre: en los extremos de los cromosomas hay secuencias de ADN cuya función es precisamente la de impedir cualquier pérdida, actuando como una especie de tapón. Recibieron el nombre de telómeros: sin ellos habría un riesgo constante de pérdida de informaciones durante la replicación, o de fusión de cromosomas en los extremos. Se acortan con cada ciclo y se consideran como una especie de reloj biológico para las células: para evitar daños causados por las pérdidas de ADN, cuando los telómeros se acortan demasiado, la célula entra en un estado de senescencia y deja de reproducirse. Esto parece relacionar los telómeros con la senilidad, la muerte y el desarrollo de tumores o enfermedades crónicas. Sucesivamente, Blackburn descubre la telomerasa, la enzima que tiene la función de sintetizar las secuencias de los telómeros. Esto permite mantener su longitud, alargando así la vida de la célula y retrasando el envejecimiento celular.

 Las implicaciones clínicas de estos descubrimientos fueron enormes. Permitieron obtener una mejor comprensión acerca del desarrollo de los tumores, al constatar que la excesiva actividad de la telomerasa en las células cancerosas impide el acortamiento de los telómeros, lo que favorece su reproducción incontrolada. Esto llevó a la teoría de que una posible cura radica en la posibilidad de detener el trabajo de la telomerasa, y se están realizando numerosos estudios con este fin. La correlación entre la longitud de los telómeros y el envejecimiento sugiere que, si se encontrara una manera para alargar los telómeros, se podría retrasar o incluso detener la senescencia de las células y, por lo tanto, la vejez. En estudios posteriores, Blackburn demuestra la correlación entre los niveles de actividad de la telomerasa y las fuertes condiciones de estrés: un trabajo muy difícil, o una condición de alto estrés disminuyen la actividad de la enzima, lo que implica que los telómeros se acorten, provocando daños en la salud. El alcance de las investigaciones de Blackburn ya había sido entendido en los años ochenta, convirtiéndola en una de las biólogas más reconocidas y respetadas del mundo. En 1990 la llaman a la Universidad de California, San Francisco, donde sigue dando clases de Biología y Fisiología. En 2001 la nombran Presidenta del Consejo de Bioética, pero sus posturas a favor de la utilización de células embrionarias para la investigación la llevan a su cese en 2004, provocando la indignación de la comunidad científica de la época. Blackburn nunca ha ocultado lo que creía ser la causa de la revocación, causa que, según la científica, se debía a la postura religiosa de la administración Bush; desde entonces ha denunciado activamente los intentos de la política de manipular la investigación científica. Es por esa razón que la adjudicación del Premio Nobel en 2009 por estos descubrimientos, compartidos con Szostaks y Greider, se percibe por sus partidarios como un desquite contra el ultra-conservadurismo y los intentos de controlar el mundo de la ciencia.

Los reconocimientos obtenidos por Blackburn a lo largo de su carrera son innumerables: en 1998 llega a ser Presidenta de la American Society for cell biology y es miembra de numerosas academias de prestigio y sociedades científicas. En 2007, el Time Magazine la nombra entre una de las 100 personas más influyentes del mundo y desde 2008 colabora con la Unesco para una mayor participación de las mujeres en el ámbito científico. Numerosas científicas, como la genetista Elena Cattaneo y la bióloga Anna Meldonesi, la identifican como su principal modelo a seguir. Blackburn, además, se compromete con la cuestión de la bioética, es asidua defensora del bienestar de la humanidad como verdadero y último objetivo de la investigación, ignorando el mero beneficio económico o político.


Traduzione ucraina

Alina Petelko

Вона була удостоєна Нобелівської премії з медицини в 2009 році, яку розділила зі своїм колегою Джеком В. Шостаком і своєю ученицею Керол В. Грейдер, за відкриття теломер, послідовності ДНК, розташованої в кінці хромосоми, яка запобігає розпаду генетичного матеріалу під час поділу клітини, і ферменту теломерази, який виробляє ДНК, що міститься в теломерах.

Елізабет Блекберн народилася в Хобарті, Тасманія, Австралія, другою з семи братів і сестер. Наука та дослідження мають глибоке коріння в її родині: дочка двох лікарів, онука геологів та колекціонерів комах, Блекберн з раннього дитинства була в тісному контакті з науковим світом. Незадовго до того, як піти до дитячого садка, вона переїхала з сім'єю до Локстона, що на півночі Тасманії. Користуючись перевагами великого саду в її новому будинку, батьки потурали її пристрасті до тварин і природи: її постійно оточували пуголовки, папуги і канарки, золоті рибки, кури і півні, кролики і морські свинки, аж до більш класичних котів і собак. Любов до фауни та читання спрощених наукових текстів в юності переконали її присвятити себе біології та науці. Він навчався у школах для дівчат, де природничі предмети не були частиною навчальної програми; цей недолік він компенсував у студентські роки, відвідуючи вечірні заняття з фізики у сусідній державній школі. Незадовго до закінчення середньої школи родина Блекбернів переїхала до Мельбурна, одного з найбільших міст Австралії. Після закінчення школи Елізабет вступила до місцевого університету, записавшись на курс біології, де особливо зацікавилася лабораторними роботами. У 1970 році отримала ступінь бакалавра біохімії, а в 1972 році - ступінь магістра. Заохочена своїми професорами, вона вирішила здобути докторський ступінь у Дарвін-коледжі в Кембриджі, Англія, вивчаючи методи секвенування ДНК.

У 1975 році вийшла заміж за свого колегу Джона Седата і в тому ж році переїхала до Єльського університету, де продовжила навчання в аспірантурі до 1977 року. У 1978 році була запрошена до Берклі, Каліфорнія, на посаду доцента. Співпрацювала з Джеком В. Шостаком та його ученицею Керол В. Грейдер над вивченням біологічного циклу клітин і дублюванням ДНК в момент мітозу, поділу клітин. Коли клітина отримує достатньо поживних речовин і готова до реплікації своєї ДНК, хромосоми розщеплюються і рухаються до її кінця. Після того, як поділ відбувся, дві новостворені дочірні клітини будуть містити ту ж генетичну спадщину, що і материнська клітина. Цей процес має вирішальне значення для нашого виживання: саме він дозволяє заплідненій яйцеклітині стати людиною або загоїти серйозні травми. Будь-яка помилка може призвести до втрати або пошкодження генетичного матеріалу, що матиме серйозні наслідки для здоров'я. Попередні дослідження ДНК відзначали, що фермент ДНК-полімераза, відповідальний за дублювання ДНК в клітині, не здатний виконувати той же процес на кінцях хромосом. Теоретично, в момент дублювання повинен був відбутися витік генетичного матеріалу з цих кінців. Блекберн виявив, чому цього не відбувається: на кінцях хромосом є послідовності ДНК, робота яких полягає саме в тому, щоб запобігати будь-якому витоку, виконуючи роль своєрідної пробки. Їх перейменували на теломери: без них існував би постійний ризик втрати інформації під час реплікації, або злиття хромосом на кінцях. Вони коротшають з кожним циклом і розглядаються як своєрідний біологічний годинник для клітин: щоб запобігти пошкодженням, викликаним витоком ДНК, коли теломери стають занадто короткими, клітина впадає в стан старіння і перестає розмножуватися. Це, як видається, пов'язує теломери зі старістю, смертю та розвитком пухлин або хронічних захворювань. Згодом Блекберн відкрив теломеразу - фермент, відповідальний за синтез послідовностей теломер. Це дає можливість підтримувати їх довжину, тим самим продовжуючи термін життя клітини і затримуючи клітинне старіння.

Клінічні наслідки цих відкриттів були величезними. Вони привели до кращого розуміння розвитку пухлин, зазначивши, що надмірна активність теломерази в ракових клітинах перешкоджає вкороченню теломер, тим самим заохочуючи їх неконтрольоване розмноження. Це призвело до теорії, що можливе лікування полягає в можливості зупинки роботи теломерази, і в цьому напрямку проводяться численні дослідження. Кореляція між довжиною теломер і старінням свідчить про те, що якби був знайдений спосіб подовження теломер, то старіння клітин, а отже, і старість, можна було б затримати або навіть зупинити. У подальших дослідженнях Блекберн демонструє взаємозв'язок між рівнем активності теломерази і важкими стресовими станами: дуже важка робота або стан високого стресу знижує активність цього ферменту, що потім викликає вкорочення теломер, що призводить до пошкодження здоров'я. Масштаби досліджень Блекберн були усвідомлені вже у 1980-х роках, що зробило її одним з найвідоміших і найшанованіших біологів у світі. У 1990 році була запрошена до Каліфорнійського університету в Сан-Франциско, де й досі читає лекції з біології та фізіології. У 2001 році вона була призначена президентом Ради з біоетики, але її позиція на користь використання ембріональних клітин для досліджень призвела до її звільнення у 2004 році, що викликало обурення в науковому співтоваристві того часу. Блекберн ніколи не приховувала, що вважала причиною відкликання релігійну позицію адміністрації Буша; відтоді вона активно виступає проти спроб політиків маніпулювати науковими дослідженнями. Саме з цієї причини присудження їй Нобелівської премії у 2009 році за ці відкриття, яку вона розділила з Шостаксом і Грейдером, сприймається її прихильниками як реванш за ультраконсерватизм і спроби контролювати світ науки.

За свою кар'єру Блекберн отримала незліченну кількість нагород: у 1998 році вона стала президентом Американського товариства клітинної біології, є членом численних престижних академій та наукових товариств. У 2007 році журнал "Тайм" назвав її однією з 100 найвпливовіших людей світу, а з 2008 року вона співпрацює з ЮНЕСКО задля більшого залучення жінок до науки. Численні жінки-науковці, такі як генетик Олена Каттанео та біолог Анна Мельдонезі, називають її своєю головною рольовою моделлю. Блекберн також прихильний до питань біоетики, старанно відстоює благополуччя людства як справжню і кінцеву мету досліджень, ігноруючи просту економічну або політичну вигоду.

Carol W. Greide
Alessia Carofiglio





Katarzyna Oliwa

 

Carol W. Greider riceve il Premio Nobel per la Medicina nel 2009 con la motivazione seguente: «per la scoperta di come i cromosomi sono protetti dai telomeri e dall’enzima telomerasi», fondamentale nel processo di invecchiamento cellulare e nella crescita delle cellule tumorali. Si tratta di un premio di dieci milioni di corone svedesi, 980.000 euro circa. È la più giovane Nobel per la Medicina. 

Carolyn Widney Greider nasce a San Diego (Usa) il 15 aprile del 1961. Il padre è fisico, la madre è biologa e lavorano entrambi nell’Università di Berkeley, in California. La sua infanzia è difficile: a soli sei anni perde la madre e scopre di essere dislessica. A scuola riscontra delle difficoltà in quanto non riesce a scrivere e pronunciare correttamente le parole. Inizialmente vive questa situazione con disagio, si sente stupida, ma col tempo, diventa un punto di forza: «Credo che imparare a sviluppare le mie capacità compensative abbia avuto un ruolo anche nel mio successo come scienziata perché si devono intuire molte cose diverse che stanno accadendo allo stesso tempo e applicarle ad un problema particolare, per non concentrarsi solo su un unico aspetto, ma per esaminarne molti contemporaneamente. Forse la mia capacità di estrarre più informazioni dal contesto e di mettere insieme idee diverse potrebbe essere stata influenzata da ciò che ho imparato a fare con la dislessia».

Dopo la morte della madre, il padre accetta un’offerta di lavoro dall’Istituto di Fisica Nucleare Max Planck di Heidelberg, in Germania. Carol padroneggia la lingua tedesca in soli sei mesi, pur avendo gli stessi problemi di dislessia, infatti i suoi voti saranno sempre bassi. Dopo il diploma, Carol consegue una laurea in Ecologia marina. Riuscire ad entrare in un corso di specializzazione non era semplice. La maggior parte degli istituti in cui fece domanda di iscrizione scartò la sua richiesta sulla base dei suoi bassi punteggi del test Gre, un requisito di ammissione per molti corsi di specializzazione negli Stati Uniti e in Canada. Nel 1984 sostiene un colloquio di ammissione alla Berkeley University, la stessa in cui avevano insegnato i suoi genitori. Incontra la professoressa Elizabeth Blackburn che non le chiede del suo curriculum. Nonostante i voti bassi e la dislessia, la passione che emerge dagli occhi di Carol riesce a convincere la docente. Carol incomincia a lavorare nel suo laboratorio, in aprile, alla ricerca dell’enzima che si ipotizzava aggiungesse basi di Dna extra all’estremità dei cromosomi. Senza le basi extra, le quali vengono aggiunte come ripetizioni di un motivo a sei coppie di basi, i cromosomi si accorciano durante la replicazione del Dna, con il conseguente deterioramento e senescenza o fusione cromosomica che causa il cancro. Le ricercatrici hanno cercato l’enzima nell’organismo Tetrahymena thermophila, un protozoo d'acqua dolce con un gran numero di telomeri.

Elizabeth ha già descritto la struttura molecolare del telomero e sta studiando come avviene il processo di accorciamento e allungamento. I telomeri hanno infatti un ruolo fondamentale nel determinare la lunghezza della vita delle cellule e sono considerati i nostri orologi biologici. Ad ogni fase di replicazione del Dna, le estremità telomeriche vengono accorciate e le cellule iniziano a danneggiarsi sempre di più ad ogni divisione, finché non muoiono. Carol studia accanto alla sua professoressa il processo di duplicazione del Dna. Si dedica in particolare alla ricerca di un ipotetico enzima che rafforza i telomeri accorciati e, dopo tanti esperimenti, riesce nel suo intento e lo identifica, il giorno di Natale del 1984. Le due ricercatrici lo chiamano telomerasi. Questo enzima ha la capacità di sintetizzare le sequenze dei telomeri, regolando l’invecchiamento cellulare. Pubblicano la scoperta sulla rivista scientifica Cell. Entrambe ricordano così quegli anni: «È stato come risolvere una specie di puzzle. Volevamo capire come funzionavano i telomeri e facevamo esperimenti su esperimenti. E poi non sempre eravamo d’accordo. Una volta io volevo procedere in un certo modo e Liz in un altro e discutevamo parecchio. Poi la mattina dopo aveva deciso di fare come dicevo io, e io come diceva lei. Un vero spasso». A soli 23 anni, prima di conseguire il dottorato, Carol fa dunque un’importante scoperta che la porterà a ricevere la massima onorificenza per la Medicina. Quell’onore arriverà tuttavia ben venticinque anni dopo. Nel frattempo, il continuo lavoro di Greider con la telomerasi ha avuto importanti implicazioni sulla ricerca medica. Greider, Blackburn e Jack Szostak hanno condiviso il premio “Albert Lasker Award for Basic Medical Research” nel 2006 per il loro lavoro sui telomeri.

Carol Greider ha terminato il suo dottorato di ricerca in Biologia molecolare nel 1987 presso l’Università della California, Berkeley. In seguito ha lavorato presso il Cold Spring Harbor Laboratory di New York. In questo periodo, insieme a Ronald A. DePinho, ha prodotto il primo topo knockout di telomerasi, dimostrando che i telomeri sempre più corti provocano vari fenotipi deleteri, che causano un invecchiamento precoce. Negli anni Novanta è entrata a far parte del comitato scientifico Geron, società di biotecnologie fondata da Michael D. West. Attualmente è direttrice e professoressa presso il Dipartimento di Biologia Molecolare e Genetica della Johns Hopkins Medicine. Greider ha continuato a studiare la telomerasi del protozoo Tetrahymena, clonando il gene che codifica il componente Rna e dimostrando che essi procurano il template per le ripetizioni telomeriche TTGGGG e che la telomerasi è processuale. Inoltre, nel 1994 ha ricostruito la telomerasi di Tetrahymena in vitro e ha definito i meccanismi di utilizzo del template. Dopo aver dimostrato, insieme a Calvin Harley, che l'accorciamento dei telomeri è alla base della senescenza cellulare, per testare ulteriormente la scoperta sono state studiate la telomerasi murina e umana ed è stato clonato il componente Rna della telomerasi murina. I telomeri accorciati sono implicati in molte malattie e giocano un ruolo decisivo nell'incapacità delle cellule di separarsi dopo un certo numero di divisioni, e quindi nell'invecchiamento cellulare. Una carenza di telomerasi provoca il rapido logorio dei telomeri, quindi l'invecchiamento delle cellule. Invece, una quantità eccessiva di questo enzima causa i tumori, permettendo alle cellule di moltiplicarsi senza mai fermarsi. L'attività della telomerasi influisce appunto sulla crescita delle cellule tumorali. Oggi, infatti è considerato un nuovo bersaglio per la terapia contro il cancro. I telomeri e la telomerasi sono al centro dei principali temi della ricerca medica: invecchiamento e cancro. Per questo motivo si parla anche di "enzima dell’immortalità".


Traduzione francese

Guenoah Mroue

Carol W. Greider reçoit le Prix Nobel de Médecine en 2009 avec la motivation suivante : « pour découvrir comment les chromosomes sont protégés contre les télomères et l’enzyme télomérase », fondamentale dans le processus de vieillissement cellulaire et la croissance des cellules cancéreuses. Il s’agit d’un prix de dix millions de couronnes suédoises, soit environ 980000 euros. C’est le plus jeune Nobel de médecine.

Carolyn Widney Greider est née à San Diego (États-Unis) le 15 avril 1961. Son père est physicien, sa mère biologiste et ils travaillent tous les deux à l’Université de Berkeley, en Californie. Son enfance est difficile : à seulement six ans, elle perd sa mère et découvre qu’elle est dyslexique. À l’école, il rencontre des difficultés car il ne peut pas écrire et prononcer correctement les mots. Au début, il vit cette situation avec malaise, il se sent stupide, mais avec le temps, il devient un point fort : «Je crois qu’apprendre à développer mes capacités de compensation a également joué un rôle dans mon succès en tant que scientifique parce qu’il faut deviner beaucoup de choses différentes qui se passent en même temps et les appliquer à un problème particulier, pour ne pas se concentrer sur un seul aspect, mais pour en examiner plusieurs à la fois. Peut-être que ma capacité à extraire plus d’informations du contexte et à rassembler des idées différentes pourrait avoir été influencée par ce que j’ai appris à faire avec la dyslexie».

Après la mort de sa mère, son père accepte une offre d’emploi de l’Institut de physique nucléaire Max Planck à Heidelberg, en Allemagne. Carol maîtrise l’allemand en seulement six mois, même si elle a les mêmes problèmes de dyslexie, ses notes seront toujours faibles. Après avoir obtenu son diplôme, Carol obtient un diplôme en écologie marine. Réussir à entrer dans un cours de spécialisation n’était pas facile. La plupart des établissements où il a postulé ont rejeté sa demande sur la base de ses faibles résultats au test Gre, une condition d’admission pour de nombreux cours de spécialisation aux États-Unis et au Canada. En 1984, il soutient un entretien d’admission à l’Université de Berkeley, la même où ses parents avaient enseigné. Il rencontre le professeur Elizabeth Blackburn qui ne lui demande pas son CV. Malgré ses faibles notes et sa dyslexie, la passion qui émerge des yeux de Carol parvient à convaincre le professeur. Carol commence à travailler dans son laboratoire, en avril, à la recherche de l’enzyme qui ajoute des bases d’ADN supplémentaires à l’extrémité des chromosomes. Sans les bases supplémentaires, qui sont ajoutées comme répétitions d’un motif à six paires de bases, les chromosomes raccourcissent pendant la réplication de l’ADN, ce qui entraîne une détérioration et une sénescence ou une fusion chromosomique qui provoque le cancer. Les chercheurs ont recherché l’enzyme dans l’organisme Tetrahymena thermophila, un protozoaire d’eau douce avec un grand nombre de télomères.

Elizabeth a déjà décrit la structure moléculaire du télomère et étudie le processus de raccourcissement et d’étirement. Les télomères jouent en effet un rôle fondamental dans la détermination de la durée de vie des cellules et sont considérés comme nos horloges biologiques. À chaque phase de réplication de l’ADN, les extrémités télomériques sont raccourcies et les cellules commencent à s’endommager de plus en plus à chaque division, jusqu’à ce qu’elles meurent. Carol étudie avec son professeur le processus de duplication de l’ADN. Il se consacre en particulier à la recherche d’une enzyme hypothétique qui renforce les télomères raccourcis et, après de nombreuses expériences, réussit son but et l’identifie, le jour de Noël de 1984. Les deux chercheurs l’appellent la télomérase. Cette enzyme a la capacité de synthétiser les séquences des télomères, régulant le vieillissement cellulaire. Ils publient la découverte dans la revue scientifique Cell. Les deux se souviennent de ces années : « C’était comme résoudre une sorte de puzzle. Nous voulions comprendre comment les télomères fonctionnaient et nous faisions des expériences sur des expériences. Et nous n’étions pas toujours d’accord. Une fois, je voulais procéder d’une certaine manière et Liz d’une autre et nous discutions beaucoup. Puis le lendemain matin, il avait décidé de faire comme je le disais, et moi comme elle le disait. Un vrai plaisir ». À seulement 23 ans, avant d’obtenir son doctorat, Carol fait donc une découverte importante qui l’amènera à recevoir la plus haute distinction pour la médecine. Cet honneur viendra cependant bien vingt-cinq ans plus tard. Pendant ce temps, le travail continu de Greider avec la télomérase a eu des implications importantes sur la recherche médicale. Greider, Blackburn et Jack Szostak ont partagé le prix "Albert Lasker Award for Basic Medical Research" en 2006 pour leur travail sur les télomères.

Carol Greider a terminé son doctorat en biologie moléculaire en 1987 à l’Université de Californie, Berkeley. Il a ensuite travaillé au Cold Spring Harbor Laboratory de New York. Pendant cette période, avec Ronald A. DePinho, il a produit la première souris knockout de télomérase, démontrant que les télomères de plus en plus courts provoquent divers phénotypes nocifs, qui provoquent un vieillissement prématuré. Dans les années 1990, elle a rejoint le comité scientifique Geron, société de biotechnologie fondée par Michael D. West. Elle est actuellement directrice et professeur au département de biologie moléculaire et génétique de Johns Hopkins Medicine. Greider a continué à étudier la télomérase du protozoaire Tetrahymena, en clonant le gène codant le composant Arn et en démontrant qu’ils fournissent le modèle pour les répétitions télomériques TTGGGG et que la télomérase est procédurale. En outre, en 1994, il a reconstruit la télomérase de Tetrahymena in vitro et a défini les mécanismes d’utilisation du modèle. Après avoir démontré, avec Calvin Harley, que le raccourcissement des télomères est à l’origine de la sénescence cellulaire, la télomérase murine et humaine ont été étudiées et le composant Arn de la télomérase murine a été cloné. Les télomères raccourcis sont impliqués dans de nombreuses maladies et jouent un rôle décisif dans l’incapacité des cellules à se séparer après un certain nombre de divisions, et donc dans le vieillissement cellulaire. Une carence en télomérase provoque une usure rapide des télomères, donc le vieillissement des cellules. Au lieu de cela, une quantité excessive de cette enzyme provoque des tumeurs, permettant aux cellules de se multiplier sans jamais s’arrêter. L’activité de la télomérase affecte précisément la croissance des cellules cancéreuses. Aujourd’hui, il est considéré comme une nouvelle cible pour la thérapie contre le cancer. Les télomères et la télomérase sont au centre des principaux thèmes de la recherche médicale : le vieillissement et le cancer. C’est pourquoi on parle aussi de "l’enzyme de l’immortalité".


Traduzione inglese

Syd Stapleton

Carol W. Greider was awarded the Nobel Prize in Medicine in 2009 with the following motivation: "for the discovery of how chromosomes are protected by telomeres and the enzyme telomerase," which is crucial in the process of cell aging and cancer cell growth. The prize is of ten million Swedish kronor, about 980,000 euros. She is the youngest Nobel laureate in Medicine.

Carolyn Widney Greider was born in San Diego, California, USA, on April 15, 1961. Her father was a physicist, her mother a biologist, and they both worked at the University of California, Berkeley. Her childhood was difficult. When she was only six years of age she lost her mother and it was discovered that she was dyslexic. She experienced difficulties in school as she could not write or pronounce words correctly. Initially, she experienced this with discomfort, feeling stupid, but over time, it became a strength. «I think learning to develop my compensatory skills also played a role in my success as a scientist, because you have to intuit many different things that are happening at the same time and apply them to a particular problem, to not just focus on one aspect, but to examine many at once. Perhaps my ability to take more information out of context and put different ideas together may have been influenced by what I learned to do with dyslexia».

After her mother's death, her father accepted a job offer from the Max Planck Institute for Nuclear Physics in Heidelberg, Germany. Carol mastered the German language in just six months, despite having the same problems with dyslexia, which led to her grades always being low. After graduation, Carol earned a degree in Marine Ecology. Getting into a graduate program was not easy. Most institutions where she applied discarded her application based on her low GRE test scores, an admission requirement for many graduate programs in the United States and Canada. In 1984 she had an admissions interview at the University of California, Berkeley, where her parents had taught. She met professor Elizabeth Blackburn who did not ask her about her curriculum. Despite her low grades and dyslexia, the passion evident in Carol's eyes managed to convince the professor. Carol began work in her lab in April searching for the enzyme that was hypothesized to add extra DNA bases to the end of chromosomes. Without the extra bases, which are added as repeats of a six-base-pair motif, chromosomes shorten during DNA replication, resulting in deterioration and senescence, or chromosome fusion, causes of cancer. The researchers looked for the enzyme in the unicellular organism tetrahymena thermophila, a freshwater protozoan with a large number of telomeres.

Elizabeth had already described the molecular structure of the telomere and was studying how the process of shortening and lengthening occurs. Indeed, telomeres play a key role in determining the length of cell life and are considered our biological clocks. At each stage of DNA replication, telomere ends are shortened and cells begin to become more and more damaged with each division until they die. Carol studied the process of DNA duplication alongside her professor. She devoted herself in particular to the search for a hypothetical enzyme that strengthens shortened telomeres, and after many experiments, she succeeded in her goal and identified it, on Christmas Day 1984. The two researchers called it telomerase. This enzyme has the ability to synthesize telomere sequences, regulating cellular aging. They published the discovery in the scientific journal Cell. Both recall those years thus, "It was like solving a kind of puzzle. We wanted to understand how telomeres worked, and we did experiment after experiment. And then we didn't always agree. One time I wanted to go one way and Liz another, and we argued a lot. Then the next morning she had decided to do as I said, and I as she said. A real hoot." At only 23 years old, before she received her doctorate, Carol thus made an important discovery that would lead to her receiving the highest honor for Medicine. That honor came a full 25 years later, however. Meanwhile, Greider's continued work with telomerase had important implications for medical research. Greider, Blackburn and Jack Szostak shared the Albert Lasker Award for Basic Medical Research in 2006 for their work on telomeres.

Carol Greider completed her Ph.D. in Molecular Biology in 1987 at the University of California, Berkeley. She later worked at the Cold Spring Harbor Laboratory in New York. During this time, together with Ronald A. DePinho, she produced the first telomerase “knockout” mouse (a mouse without naturally occurring telomerase), demonstrating that increasingly short telomeres cause various deleterious phenotypes that result in premature aging. In the 1990s, she joined the Geron Scientific Committee, a biotechnology company founded by Michael D. West. She is currently director and professor in the Department of Molecular Biology and Genetics at Johns Hopkins Medicine. Greider went on to study telomerase from the protozoan Tetrahymena, cloning the gene encoding the RNA components and demonstrating that they provided the template for the telomeric repeats TTGGG and that telomerase is processive. Furthermore, in 1994 she reconstructed Tetrahymena telomerase in vitro and defined the mechanisms of template utilization. After demonstrating with Calvin Harley that telomere shortening underlies cellular senescence, mouse and human telomerase were studied to further test the discovery, and the RNA component of mouse telomerase was cloned. Shortened telomeres are implicated in many diseases and play a decisive role in the inability of cells to separate after a certain number of divisions, and thus in cellular aging. A deficiency of telomerase causes rapid telomere attrition, thus cell aging. In contrast, too much of this enzyme causes tumors, allowing cells to multiply without ever stopping. Telomerase activity precisely affects the growth of cancer cells. Today, it is considered a new target for cancer therapy. Telomeres and telomerase are at the center of major topics in medical research, aging and cancer. This is why it is also referred to as the "immortality enzyme."


Traduzione spagnola

Federica Agosta

Carol W. Greider recibe el Premio Nobel de Medicina en 2009 con la siguiente motivación: «por haber descubierto cómo los cromosomas están protegidos por los telómeros y la enzima telomerasa», fundamental en el proceso del envejecimiento celular y el crecimiento de las células cancerosas. Se trata de un premio de diez millones de coronas suecas, aproximadamente 980.000 euros. Carol W. Greider es la ganadora más joven del Premio Nobel de Medicina.

Carolyn Widney Greider nace en San Diego (Estados Unidos) el 15 de abril de 1961. Su padre es físico, su madre es bióloga y ambos trabajan en la Universidad de Berkeley, California. Su infancia es difícil: ya a los seis años pierde a su madre y descubre que sufre de dislexia. En la escuela tiene dificultades dado que no logra escribir ni pronunciar correctamente las palabras. Al comienzo, vive dicha situación con incomodidad, se siente estúpida, pero con el tiempo esta condición se convierte en una fuerza interior: «Creo que aprender a desarrollar mis habilidades compensatorias también desempeñó un papel en mi éxito en cuanto científica porque hay que percibir muchas cosas diferentes que están ocurriendo al mismo tiempo y hay que aplicarlas a un problema concreto, no hay que centrarse sólo en un aspecto, sino que hay que examinar muchos a la vez. Tal vez mi capacidad para obtener más de una información de de un contexto y juntar diferentes ideas haya estado influida por lo que aprendí a hacer con la dislexia».

Tras la muerte de su madre, su padre acepta una oferta de trabajo del Instituto Max Planck de Física Nuclear de Heidelberg (Alemania). Carol domina el idioma alemán en sólo seis meses, a pesar de los mismos problemas de dislexia, razón por la cual sus notas serán siempre bajas. Tras su graduación, se licencia en Ecología Marina. Acceder a un curso de posgrado no era fácil. La mayoría de las instituciones a las que se presentó descartaron su solicitud por su baja puntuación en el test Gre, un requisito de admisión para muchos cursos de posgrado en Estados Unidos y Canadá. En 1984 tiene una entrevista de admisión en la Universidad de Berkeley, la misma en la que habían enseñado sus padres. Conoce a la profesora Elizabeth Blackburn, la cual no le pregunta por su currículum. A pesar de las bajas calificaciones y la dislexia, la pasión que surge de los ojos de Carol consigue convencer a la docente. Carol comienza a trabajar en su laboratorio, en abril, para encontrar la enzima que, según la hipótesis, añade bases de ADN adicionales a los extremos de los cromosomas. Sin las bases adicionales, las cuales se añaden como repeticiones de un motivo de seis pares de bases, los cromosomas se acortan durante la replicación del ADN, lo que provoca el deterioro y la senescencia o la fusión de cromosomas que causa el cáncer. Las investigadoras buscaron la enzima en el organismo Tetrahymena thermophila, un protozoo de agua dulce con un gran número de telómeros.

Elizabeth ya ha descrito la estructura molecular del telómero y está estudiando cómo se lleva a cabo el proceso de acortamiento y alargamiento. En efecto, los telómeros desempeñan un papel clave en la determinación de la duración de la vida de las células y se consideran nuestros relojes biológicos. En cada etapa de la replicación del ADN, los extremos de los telómeros se acortan y las células comienzan a dañarse cada vez más con cada división, hasta su muerte. Carol estudia junto a su profesora el proceso de duplicación del ADN. Se dedica en particular a la búsqueda de una hipotética enzima que refuerce los telómeros acortados y, tras muchos experimentos, logra su objetivo y la identifica el día de Navidad de 1984. Las dos investigadoras la llaman telomerasa. Dicha enzima tiene la capacidad de sintetizar las secuencias de los telómeros, regulando el envejecimiento celular. Publican el descubrimiento en la revista científica Cell. Las dos recuerdan aquellos años: «Era como resolver una especie de rompecabezas. Queríamos entender cómo funcionaban los telómeros e hicimos un experimento tras otro. Y no siempre estábamos de acuerdo. Una vez quise ir por un camino y Liz por otro y discutimos mucho. Entonces, a la mañana siguiente, ella decidió hacer lo que yo decía, y yo lo que ella decía. Un verdadero placer». Con sólo 23 años, antes de terminar su doctorado, Carol hace un importante descubrimiento que la lleva a recibir el más alto honor de la Medicina. Sin embargo, ese honor llegará 25 años después. Mientras tanto, el trabajo reiterado de Greider con la telomerasa tenía importantes implicaciones con respecto a la investigación médica. Greider, Blackburn y Jack Szostak compartieron el Premio Albert Lasker de Investigación Médica Básica en 2006 por sus estudios sobre los telómeros.

Carol Greider se doctoró en Biología Molecular en 1987 en la Universidad de California, Berkeley. A continuación, trabajó en el Cold Spring Harbor Laboratory de Nueva York. Durante este tiempo, junto con Ronald A. DePinho, produjo el primer ratón knockout de telomerasa, demostrando que los telómeros cada vez más cortos causan varios fenotipos deletéreos que conducen al envejecimiento prematuro. En los años noventa, se incorporó al comité científico de Geron, una empresa de biotecnología fundada por Michael D. West. Actualmente es directora y profesora del Departamento de Biología Molecular y Genética de la Johns Hopkins Medicine. Greider ha seguido estudiando la telomerasa del protozoo Tetrahymena, clonando el gen que codifica el componente de ARN y demostrando que proporcionan el modelo para las repeticiones teloméricas TTGGG y que la telomerasa es procesal. Además, en 1994, reconstruyó la telomerasa de Tetrahymena in vitro y definió los mecanismos de utilización del modelo. Tras demostrar, junto con Calvin Harley, que el acortamiento de los telómeros subyace a la senescencia celular, para comprobar nuevamente dicho descubrimiento, estudiaron la telomerasa murina y humana y clonaron el componente de ARN de la telomerasa murina. Los telómeros acortados están involucrados en muchas enfermedades y desempeñan un papel decisivo en la incapacidad de las células de separarse después de un cierto número de divisiones y, por tanto, en el envejecimiento celular. Una deficiencia de la telomerasa hace que los telómeros se desgasten rápidamente, lo que provoca el envejecimiento celular. Por el contrario, un exceso de dicha enzima provoca tumores, permitiendo que las células se multipliquen sin parar. Precisamente, la actividad de la telomerasa afecta al crecimiento de las células cancerosas. Hoy en día, se considera un nuevo objetivo para la terapia del cáncer. Los telómeros y la telomerasa se encuentran al centro de los principales temas de la investigación médica: envejecimiento y cáncer. Por eso también se habla de "enzima de la inmortalidad".


Traduzione ucraina

Alina Petelko

Керол В. Грейдер була удостоєна Нобелівської премії з медицини у 2009 році з наступною мотивацією: "за відкриття того, як хромосоми захищені теломерами і ферментом теломеразою", що має вирішальне значення в процесі клітинного старіння і росту ракових клітин. Премія становить десять мільйонів шведських крон, що дорівнює приблизно 980 000 євро. Вона є наймолодшим лауреатом Нобелівської премії з медицини.

Керолін Відні Грейдер народилася в Сан-Дієго (США) 15 квітня 1961 року. Її батько - фізик, мати - біолог, обоє працюють в Каліфорнійському університеті в Берклі. Його дитинство було важким: коли йому було лише шість років, він втратив матір і дізнався, що страждає на дислексію. Вона має труднощі у навчанні, оскільки не може правильно писати та вимовляти слова. Спочатку вона переживає цю ситуацію з дискомфортом, відчуває себе нерозумною, але з часом це стає силою: «Я думаю, що навчання розвитку своїх компенсаторних навичок також зіграло роль у моєму успіху як науковця, тому що ти маєш відчувати багато різних речей, які відбуваються одночасно, і застосовувати їх до конкретної проблеми, не просто зосереджуватися на одному аспекті, а дивитися на багато одразу. Можливо, на мою здатність брати більше інформації з контексту та поєднувати різні ідеї, можливо, вплинуло те, що я навчився робити з дислексією».

Після смерті матері батько прийняв пропозицію про роботу в Інституті ядерної фізики імені Макса Планка в Гейдельберзі, Німеччина. Керол опанувала німецьку мову всього за півроку, незважаючи на те, що мала такі ж проблеми з дислексією, фактично її оцінки завжди були низькими. Після закінчення університету Керол отримала ступінь з морської екології. Потрапити до аспірантури було непросто. Більшість навчальних закладів, до яких вона подавала документи, відхилили її заяву на підставі низьких результатів тесту Gre, що є вимогою для вступу до багатьох аспірантур у США та Канаді. У 1984 році він пройшов вступну співбесіду до університету Берклі, того самого університету, де викладали його батьки. Вона знайомиться з професором Елізабет Блекберн, яка не питає її про резюме. Незважаючи на низькі оцінки та дислексію, пристрасть, яка випромінюється з очей Керол, переконує професора. У квітні Керол розпочала роботу у своїй лабораторії, шукаючи фермент, який, за гіпотезою, додає додаткові основи ДНК до кінців хромосом. Без додаткових основ, які додаються у вигляді повторів шестиосновної пари мотивів, хромосоми вкорочуються під час реплікації ДНК, що призводить до погіршення стану і старіння або злиття хромосом, що викликає рак. Дослідники шукали фермент в організмі Tetrahymena thermophila, прісноводного найпростішого з великою кількістю теломер.

Єлизавета вже описала молекулярну структуру теломер і вивчає, як відбувається процес вкорочення і подовження. Теломери відіграють ключову роль у визначенні тривалості життя клітини і вважаються нашим біологічним годинником. На кожному етапі реплікації ДНК кінці теломер вкорочуються і клітини починають все більше і більше пошкоджуватися з кожним поділом, поки не загинуть. Керол вивчає процес дублювання ДНК разом зі своїм професором. Вона присвячує себе, зокрема, пошуку гіпотетичного ферменту, який зміцнює вкорочені теломери, і після багатьох експериментів досягає успіху в досягненні своєї мети і ідентифікує його на Різдво 1984 року. Двоє дослідників називають його теломеразою. Цей фермент має здатність синтезувати послідовності теломер, що регулюють клітинне старіння. Вони опублікували відкриття в науковому журналі Cell. Вони обидва згадують ті роки: "Це було схоже на розв'язання своєрідного пазлу. Ми хотіли зрозуміти, як працюють теломери, і проводили експеримент за експериментом. І тоді ми не завжди домовлялися. Одного разу я хотів йти в один бік, а Ліз - в інший, і ми багато сперечалися. Наступного ранку вона вирішила зробити так, як я сказав, а я так, як вона сказала. Справжній гудок. У віці лише 23 років, ще до отримання докторського ступеня, Керол зробила важливе відкриття, яке приведе її до отримання найвищої нагороди в галузі медицини. Ця честь, однак, прийде через 25 років. Тим часом, подальша робота Грейдера з теломеразою мала важливі наслідки для медичних досліджень. Грейдер, Блекберн і Джек Шостак розділили нагороду Альберта Ласкера за фундаментальні медичні дослідження в 2006 році за роботу з теломерами.

Керол Грейдер захистила докторську дисертацію з молекулярної біології у 1987 році в Каліфорнійському університеті в Берклі. Потім працювала в Колд Спрінг Харборській лабораторії в Нью-Йорку. За цей час разом з Рональдом А. ДеПіньо, вона вивела першу нокаутну мишу з теломеразою, продемонструвавши, що все більш короткі теломери викликають різні шкідливі фенотипи, які призводять до передчасного старіння. У 1990-х роках вона приєдналася до наукового комітету Geron, біотехнологічної компанії, заснованої Майклом Д. Вестом. Наразі вона є директором та професором кафедри молекулярної біології та генетики в Медичному інституті Джона Хопкінса. Грейдер продовжив вивчати теломеразу найпростіших Tetrahymena, клонувавши ген, що кодує РНК-компонент, і продемонструвавши, що вони забезпечують шаблон для теломерних повторів TTGGG і що теломераза є процесуальною. Крім того, в 1994 році він реконструював теломеразу Tetrahymena in vitro та визначив механізми використання шаблону. Після того, як разом з Келвіном Харлі було продемонстровано, що вкорочення теломер лежить в основі клітинного старіння, для подальшої перевірки цього відкриття було досліджено мишачу та людську теломерази, а також клоновано РНК-компонент мишачої теломерази. Укорочені теломери причетні до багатьох захворювань і відіграють вирішальну роль у нездатності клітин ділитися після певної кількості поділів, а отже, у клітинному старінні. Дефіцит теломерази призводить до швидкого зношування теломер, що призводить до старіння клітин. І навпаки, надлишок цього ферменту викликає пухлини, дозволяючи клітинам розмножуватися безперервно. Активність теломерази впливає саме на ріст ракових клітин. Сьогодні вона вважається новою мішенню для терапії раку. Теломери і теломераза знаходяться в центрі основних тем медичних досліджень: старіння і рак. Саме тому його ще називають "ферментом безсмертя".

 

Herta Müller
Anna Maria Vicini





Katarzyna Oliwa

 

«Ha saputo descrivere il panorama dei diseredati con la forza della poesia e la franchezza della prosa». Quando riceve il prestigioso riconoscimento l’autrice è quasi una sconosciuta, i suoi libri in Italia sono pubblicati da una piccola casa editrice di Rovereto (tn). Ma il 2009 è un anno particolare, perché ben cinque sono le donne premiate in diverse discipline, mai così tante.

Scrittrice, saggista e poeta, rumena appartenente alla minoranza di lingua tedesca, Herta Müller nasce il 17 agosto 1953 a Nitzkydorf, un villaggio del Banato. Quando nel 1947 nasce la Repubblica socialista di Romania, la popolazione rumena-tedesca viene presa di mira dal regime, molti di loro sono deportati nei campi di lavoro in Unione Sovietica. Una seconda deportazione, nella steppa di Baragan all’interno del Paese, avviene nel 1951 durante il conflitto fra Tito e Stalin. La famiglia di Herta Müller, di origine contadina, è stata segnata dalle tragedie di un periodo storico cruento: la madre, Catarina, nel 1945 era stata deportata in Unione Sovietica dove rimase per cinque anni; il padre, camionista, era stato arruolato nelle Waffen-SS. Nonostante le umili origini la giovane Herta riesce a frequentare un liceo e successivamente l’università di Timisoara dove studia Germanistica e Romanistica. Durante gli anni universitari si avvicina, unica donna, al Gruppo d’azione del Banato, un circolo di intellettuali dove conosce il suo primo marito, Richard Wagner. Pubblica articoli su riviste letterarie e allo stesso tempo lavora come maestra d’asilo e traduttrice. Sotto la dittatura di Nicolae Ceausescu, dopo una fase iniziale meno restrittiva, inizia negli anni 1974-75 una svolta repressiva contro le minoranze: nel 1980 Müeller viene sospesa dall’impiego perché si rifiuta di collaborare con i servizi segreti. Inizia per lei un periodo di intensa produzione letteraria, ma la sua esistenza è segnata dalla persecuzione nei confronti suoi e dei suoi amici da parte della Securitate. Finché nel 1985 riesce ad espatriare. Lascia la Romania per la Germania, dove si stabilisce a Berlino ovest. Dal 1989 al 2001 ottiene incarichi in diversi Paesi come docente a contratto: Inghilterra, Stati Uniti, Svizzera e Germania. Oltre all’ambito Nobel, nel corso della sua vita ha ricevuto numerosi premi.

La sua prima opera, pubblicata a Bucarest e successivamente rieditata in Germania, è una raccolta di racconti, Niederungen: pubblicata anche in italiano dagli Editori Riuniti (1987) con il titolo Bassure, ha ricevuto diversi riconoscimenti. Barfüβiger Februar (Febbraio Scalzo) celebra il mese in cui l’autrice ha ricevuto il permesso di espatrio. “L’arrivo era l’inverno. Straniero il Paese e sconosciuti gli amici. Gli alberi tagliati, febbraio freddo”: così descrive il suo arrivo in terra straniera, non proprio un inno alla gioia nonostante la Germania significasse per lei l’allontanamento da una situazione che la opprimeva. Nel frattempo era uscita la raccolta di prose Drückender Tango (Tango opprimente), alcune delle quali furono inserite nell’edizione berlinese di Bassure. Dedicato alla difficoltà di chi vive sospeso tra due Paesi e due culture è Reisende auf einem Bein (In viaggio su una gamba sola, Marsilio 2009), così come una storia di emigrazione dalla Romania è anche quella raccontata nel romanzo L’uomo è un grande fagiano nel mondo (Feltrinelli, 1986). Durante una conferenza stampa tenuta a Berlino nel 2009, alla domanda se si sentisse una scrittrice rumena o tedesca rispose:

«Ho sempre scritto in tedesco, il rumeno l’ho imparato solo a 15 anni, è una lingua bellissima, ma non saprei scriverla, ci vuole un’intimità che non ho. I miei libri trattano delle esperienze in Romania, ma alla Germania devo moltissimo. Qui mi sono sentita finalmente una donna libera, perché conosco la differenza, so cosa vuol dire uscire di casa la mattina e non sapere se la sera sarai ancora viva. So cosa significa andare dal parrucchiere ed essere prelevata per strada, ritrovarsi in una cella della Securitate per un interrogatorio. Ma solo con la caduta del regime di Ceausescu ho avuto la sensazione di essere veramente salva, di poter respirare, perché anche a Berlino ovest i servizi segreti rumeni continuavano a perseguitarmi e a minacciarmi. Francamente oggi non so cosa sono. Tedesca? Rumena? Sono un po’ tutte e due le cose e nessuna di esse».

Del controllo oppressivo del regime comunista parla in Herztier, forse il suo libro più conosciuto in Italia – tradotto in italiano in due momenti diversi: primo titolo Il paese delle prugne verdi, (Keller 2008), secondo titolo Cuore animale (Feltrinelli, 2021): qui l’opposizione a Ceausescu viene vista nei suoi epiloghi tragici attraverso il suicidio di una giovane ragazza. L’altalena del respiro (Feltrinelli, 2012) racconta la storia di un diciassettenne deportato nei lager dell’Ucraina per ordine sovietico: per scriverlo l’autrice ha raccolto le testimonianze dei sopravvissuti e in primo luogo del poeta tedesco Oskar Pastior. In Cristina e il suo doppio (Sellerio, 2010) viene svelato il contenuto del fascicolo che la Securitate aveva realizzato su Herta Müeller: novecento pagine di un dossier incompleto e sottoposto a un’accurata “pulizia” da parte dei nuovi servizi segreti post-comunisti, racconto autobiografico e al tempo stesso testimonianza dell’opacità del potere. La persecuzione da parte dei servizi segreti rumeni è il tema dominante del romanzo La volpe era già il cacciatore (Feltrinelli, 2020).

I servizi segreti sono presenti in modo quasi ossessivo anche in altri romanzi: Oggi avrei preferito non incontrarmi (Feltrinelli, 2019), La mia patria era un seme di mela (Feltrinelli, 2015). In Lo sguardo estraneo (Sellerio, 1999) i temi cari all’autrice vengono filtrati attraverso la poesia, intesa come unico mezzo per sopravvivere, mentre La paura non può dormire. Riflessioni sulla violenza del secolo scorso (Feltrinelli 2012) è una raccolta di saggi in cui l’autrice riflette sulla violenza di un secolo e dei suoi totalitarismi. A cavallo tra narrativa autobiografica e saggistica è il libriccino Il re s’inchina e uccide (Keller, 2003), così come Il fiore rosso e il bastone (Keller, 2003) è un intreccio tra diario, poesia e riflessione. Herta Müller, come si può vedere, è un’autrice molto prolifica. Essendo tuttora vivente, potrà raccontare ancora molte storie.


Traduzione francese

Guenoah Mroue

Prix Nobel de littérature 2009 « Elle a su décrire le panorama des déshérités avec la force de la poésie et la franchise de la prose». Lorsqu’elle reçoit la prestigieuse distinction, l’auteur est presque une inconnue, ses livres en Italie sont publiés par une petite maison d’édition de Rovereto (tn). Mais 2009 est une année particulière, parce que cinq femmes sont récompensées dans différentes disciplines, jamais autant.

Son premier ouvrage, publié à Bucarest puis réédité en Allemagne, est un recueil de nouvelles, Niederungen : publié en italien par les Editeurs Riuniti (1987) sous le titre Bassure, il a reçu plusieurs reconnaissances. Barfüβiger Februar (Février Déchaussé) célèbre le mois où l’auteur a reçu la permission d’expatriation. "L’arrivée était l’hiver. Étranger le pays et les amis inconnus. Les arbres coupés, février froid" : c’est ainsi qu’elle décrit son arrivée en terre étrangère, pas vraiment un hymne à la joie malgré le fait que l’Allemagne signifiait pour elle l’éloignement d’une situation qui l’opprimait. Entre-temps, le recueil de prose Drückender Tango (Tango oppressant) était sorti, dont certains ont été insérés dans l’édition berlinoise de Bassure. Reisende auf einem Bein (Voyage sur une jambe, Marsilio 2009) est dédié à la difficulté de ceux qui vivent suspendu entre deux pays et deux cultures ainsi qu’une histoire d’émigration de Roumanie aussi celle racontée dans le roman L’homme est un grand faisan dans le monde (Feutrines, 1986). Lors d’une conférence de presse tenue à Berlin en 2009, elle répondit à la question de savoir si elle se sentait écrivain roumain ou allemand :

«J’ai toujours écrit en allemand, je n’ai appris le roumain qu’à 15 ans, c’est une belle langue, mais je ne saurais l’écrire, il faut une intimité que je n’ai pas. Mes livres traitent des expériences en Roumanie, mais je dois beaucoup à l’Allemagne. Ici, je me suis enfin sentie une femme libre, parce que je connais la différence, je sais ce que c’est que de sortir de la maison le matin et de ne pas savoir si vous serez toujours en vie le soir. Je sais ce que c’est d’aller chez le coiffeur et d’être ramassée dans la rue, de se retrouver dans une cellule de Securitate pour un interrogatoire. Mais ce n’est qu’avec la chute du régime de Ceausescu que j’ai eu le sentiment d’être vraiment en sécurité, de pouvoir respirer, parce qu’à Berlin-Ouest aussi, les services secrets roumains continuaient à me harceler et à me menacer. Franchement, aujourd’hui je ne sais pas ce que je suis. Allemande? Roumaine? Ce sont un peu les deux et aucune d’entre elles ».

Herztier (Le Pays des prunes vertes, Keller 2008), peut-être son livre le plus connu en Italie, parle du contrôle oppressif du régime communiste, tandis qu’à Cuore animale (Feltrinelli, 2021) l’opposition à Ceausescu est vue dans ses épilogues tragiques par le suicide d’une jeune fille. La balançoire du souffle (Feltrinelli, 2012) raconte l’histoire d’un adolescent de 17 ans déporté dans les camps de l’Ukraine sur ordre soviétique : pour l’écrire, l’auteur a recueilli les témoignages des survivants et en premier lieu du poète allemand Oskar Pastior. Dans Cristina et son double (Sellerio, 2010) est dévoilé le contenu du dossier que Securitate avait réalisé sur Herta Müller : 900 pages d’un dossier incomplet et soumis à un minutieux "nettoyage" de la part des nouveaux services secrets post-Communistes, récit autobiographique et en même temps témoignage de l’opacité du pouvoir. La persécution par les services secrets roumains est le thème dominant du roman Le renard était déjà le chasseur (Feltrinelli, 2020).

Les services secrets sont également présents de manière presque obsessionnelle dans d’autres romans : Aujourd’hui, j’aurais préféré ne pas me rencontrer (Feltrinelli, 2019), Ma patrie était une graine de pomme (Feltrinelli, 2015). Dans Le regard étranger (Sellerio, 1999), les thèmes chers à l’auteur sont filtrés à travers la poésie, entendue comme le seul moyen de survivre, tandis que La peur ne peut pas dormir. Réflexions sur la violence du siècle dernier (Feltrinelli 2012) est un recueil d’essais dans lequel l’auteur réfléchit sur la violence d’un siècle et de ses totalitarismes. Le livre Le Roi s’incline et tue (Keller, 2003), ainsi que La Fleur rouge et le Bâton (Keller, 2003) est un entrelacement entre journal, poésie et réflexion. Herta Müller, comme vous pouvez le voir, est une auteure très prolifique. Étant toujours vivante, elle pourra raconter de nombreuses histoires.


Traduzione inglese

Syd Stapleton

Awarded to her as a writer, “…who, with the concentration of poetry and the frankness of prose, depicts the landscape of the dispossessed.” When she received the prestigious award Müller was almost an unknown, her books in Italy published only by a small publishing house in Rovereto. But 2009 was a special year, because five women were awarded the prize in different disciplines, which had never happened before.

Writer, essayist and poet, member of the German-speaking minority in Romania, Herta Müller was born on August 17, 1953, in Nitzkydorf, a village in Banat, Romania. When the Socialist Republic of Romania was created in 1947, the Romanian-German population was targeted by the regime, and many of them were deported to labor camps in the Soviet Union. A second deportation, to the Baragan steppe in the interior of the country, occurred in 1951 during the conflict between Tito and Stalin. Herta Müller's family, of peasant origin, was marked by the tragedies of a bloody period in history. Her father, a truck driver, had been drafted into the Waffen-SS during World War II. Her mother, Catarina, was deported to the Soviet Union in 1945, where she remained for five years. Despite her humble origins, young Herta managed to attend a high school and later the University of Timisoara where she engaged in German and Romanian cultural studies. During her university years she became the only woman close to the Banat Action Group, a circle of intellectuals where she met her first husband, Richard Wagner. She published articles in literary journals and at the same time worked as a kindergarten teacher and translator. Under the dictatorship of Nicolae Ceausescu, after an initial, less restrictive phase, a repressive turn against minorities began in the years 1974-75. In 1980 Müeller was suspended from employment because she refused to cooperate with the secret services. A period of intense literary production began for her, but her existence was marked by persecution by the Securitate against her and her friends. In 1985 she managed to leave Romania for Germany, where she settled in West Berlin. From 1989 to 2001 she obtained assignments in several countries as an adjunct lecturer - England, the United States, Switzerland and Germany. In addition to the coveted Nobel Prize, she received numerous other awards during her lifetime.

Her first work, published in Bucharest and later reissued in Germany, was a collection of short stories, Niederungen It was also published in Italian by Editori Riuniti (1987) under the title Bassure, and in English as Nadirs. It received several awards. Barfüβiger Februar [Barefoot February] celebrates the month in which the author received her expatriation permit. "The arrival was in winter. Stranger the country and unknown the friends. Trees cut down, February cold." This is how she describes her arrival in a foreign land, not exactly a hymn to joy despite the fact that Germany meant for her a departure from a situation in which she was oppressed. Meanwhile, the collection of prose Drückender Tango [Oppressive Tango] had come out, some of which was included in the Berlin edition of Bassure. Dedicated to the difficulties of those who live suspended between two countries and two cultures is Reisende auf einem Bein [Traveling on One Leg], and a story of emigration from Romania is also told in the novel L’uomo è un grande fagiano nel mondo (Feltrinelli, 1986) [published in English as The Passport]. At a press conference held in Berlin in 2009, when asked whether she felt she was a Romanian or German writer she replied:

"I've always written in German, I learned Romanian only when I was 15. It's a beautiful language, but I wouldn't know how to write in it, it takes an intimacy that I don't have. My books deal with experiences in Romania, but to Germany I owe so much. Here I finally felt like a free woman, because I know the difference, I know what it's like to leave the house in the morning and not know if you will still be alive at night. I know what it means to go to the hairdresser and be picked up on the street, to find yourself in a Securitate cell for interrogation. But it wasn't until the fall of the Ceausescu regime that I felt that I was really safe, that I could breathe, because even in West Berlin the Romanian secret service kept hounding me and threatening me. Frankly, today I don't know what I am. German? Romanian? I am a bit of both and neither."

Herztier (1994) [The Land of Green Plums (Henry Holt)], perhaps her best-known book in Italy, speaks of the oppressive control of the communist regime, while in Cuore animale (Feltrinelli, 2021) opposition to Ceausescu is seen in its tragic endings through the suicide of a young girl. L'altalena del respiro (Feltrinelli, 2012) [published in English as The Hunger Angel] tells the story of a 17-year-old boy deported to the camps of Ukraine by Soviet order. To write it, the author collected the testimonies of survivors and primarily of the German poet Oskar Pastior. Cristina e il suo doppio (Sellerio, 2010) reveals the contents of a dossier that the Securitate had made on Herta Müeller - nine hundred pages of an incomplete dossier subjected to a thorough "cleansing" by the new post-communist secret services, an autobiographical tale and at the same time a testimony to the opacity of power. Persecution by the Romanian secret services is the dominant theme of the novel Der Fuchs war damals schon der Jäger [The Fox Was Ever the Hunter (Henry Holt)].

The secret services are also present in an almost obsessive way in other novels, such as Oggi avrei preferito non incontrarmi (Feltrinelli, 2019), and La mia patria era un seme di mela (Feltrinelli, 2015). In Lo sguardo estraneo (Sellerio, 1999) the themes dear to the author are filtered through poetry, understood as the only means of survival, while La paura non può dormire. Riflessioni sulla violenza del secolo scorso (Feltrinelli 2012) is a collection of essays in which the author reflects on the violence of a century and its totalitarianisms. Straddling autobiographical fiction and nonfiction is the little book Il re s’inchina e uccide (Keller, 2003), just as Il fiore rosso e il bastone (Keller, 2003), is an interweaving of diary, poetry and reflection. Herta Müller, as can be seen, is a very prolific author. As she is still living, she will be able to tell many more stories.


Traduzione spagnola

Daniela Leonardi

«Ha sabido describir el panorama de los desheredados con la fuerza de la poesía y la franqueza de la prosa». Cuando recibe el prestigioso reconocimiento, la autora es casi una desconocida, sus libros en España se empezarán a publicar con cierto retraso gracias a la editorial Siruela. Pero 2009 es un año especial, porque cinco mujeres son premiadas en diferentes disciplinas, nunca había habido tantas.

Escritora, ensayista y poeta, rumana perteneciente a la minoría de habla alemana, Herta Müller nació el 17 de agosto de 1953 en Nitzkydorf, un pueblo del Banato. Cuando en 1947 había nacido la República Socialista de Rumanía, la población rumanoalemana fue atacada por el régimen y muchas personas fueron deportadas a campos de trabajo en la Unión Soviética. Una segunda deportación, en la estepa de Baragan dentro del mismo país, tuvo lugar en 1951 durante el conflicto entre Tito y Stalin. La familia de Herta Müller, de origen campesino, estuvo marcada por las tragedias de un período histórico cruento: su madre, Catarina, en 1945 había sido deportada a la Unión Soviética donde permaneció cinco años; su padre, camionero, había sido reclutado en las Waffen-SS. A pesar de sus humildes orígenes, la joven Herta logra asistir a un instituto y luego a la universidad de Timisoara donde estudia Germanística y Romanística. Durante los años universitarios se acerca, única mujer, al Grupo de acción del Banato, un círculo de intelectuales donde conoce a su primer marido, Richard Wagner. Publica artículos en revistas literarias y al mismo tiempo trabaja como maestra de guardería y traductora. Bajo la dictadura de Nicolae Ceausescu, después de una fase inicial menos restrictiva, en los años 1974-75 tiene lugar un giro represivo contra las minorías: en 1980 Müeller es suspendida de su empleo porque se niega a colaborar con los servicios secretos. Comienza para ella un período de intensa producción literaria, pero su existencia está marcada por la persecución de la Securitate contra ella y sus amigos. Hasta que en 1985 logra expatriarse. Deja Rumanía por Alemania, donde se instala en Berlín Oeste. De 1989 a 2001 obtiene cargos en varios países como profesora contratada: Inglaterra, Estados Unidos, Suiza y Alemania. Además del codiciado Nobel, ha recibido numerosos premios a lo largo de su vida.

Su primera obra, publicada en Bucarest y luego reeditada en Alemania, es una colección de cuentos, Niederungen (1982 edición censurada; 1984 edición completa, Berlín): traducida a muchas lenguas, fue publicada muy tarde en español (Tierras bajas, Destino, 2016) y ha recibido varios premios. Barfüβiger Februar 1987 (Febrero descalzo, sin traducción al español) celebra el mes en que la autora recibió el permiso de expatriación. «La llegada era el invierno. Extranjero el país y desconocidos los amigos. Los árboles cortados, febrero frío»: así describe su llegada a tierra extranjera, no precisamente un himno a la alegría, aunque Alemania significaba para ella el alejamiento de una situación que la oprimía. Mientras tanto había salido la colección de prosas Drückender Tango 1984 (Tango oprimente, sin traducción al español), algunas de las cuales fueron incluidas en la edición berlinesa de Niederungen. Reisende auf einem Bein 1989 (Viajando en una sola pierna, sin traducción al español) está dedicado a la dificultad de quien vive suspendido entre dos países y dos culturas, así como la historia de emigración de Rumanía narrada en la novela Der Mensch ist ein großer Fasan auf der Welt, 1986 (El hombre es un gran faisán en el mundo, Siruela, 2009). Durante una rueda de prensa en Berlín en 2009, cuando le preguntaron si se sentía una escritora rumana o alemana, respondió:

«Siempre he escrito en alemán, el rumano lo aprendí solo a los 15 años, es un idioma hermoso, pero no sabría escribirlo, hace falta una intimidad que no tengo. Mis libros tratan de experiencias en Rumanía, pero a Alemania le debo mucho. Aquí me he sentido finalmente una mujer libre, porque conozco la diferencia, sé lo que es salir de casa por la mañana y no saber si seguirás viva por la noche. Sé lo que es ir a la peluquería y que te secuestren en la calle, y estar en una celda de la Securitate para un interrogatorio. Pero solo con la caída del régimen de Ceausescu tuve la sensación de estar verdaderamente a salvo, de poder respirar, porque también en Berlín occidental los servicios secretos rumanos seguían acosándome y amenazándome. Francamente hoy no sé qué soy. ¿Alemana? ¿Rumana? Soy un poco las dos cosas y ninguna de ellas».

Del control opresivo del régimen comunista habla Herztier 1994 (La bestia del corazón, Siruela 2010), quizás su libro más conocido, donde la oposición a Ceausescu se ve en sus trágicos epílogos a través del suicidio de una joven. Atemschaukel 2009 (Todo lo que tengo lo llevo conmigo, Siruela 2010) cuenta la historia de un joven de 17 años deportado a los campos de concentración de Ucrania por orden soviética: para escribirlo, la autora recogió los testimonios de los supervivientes y en primer lugar del poeta alemán Oskar Pastior. En el ensayo Cristina und ihre Attrappe oder Was (nicht) in den Akten der Securitate steht, 2009 (sin traducción al español) se revela el contenido del expediente que la Securitate había realizado sobre Herta Müeller: novecientas páginas de un dossier incompleto y sometido a una cuidadosa "limpieza" por parte de los nuevos servicios secretos post-comunistas, relato autobiográfico y al mismo tiempo testimonio de la opacidad del poder. La persecución por parte de los servicios secretos rumanos es el tema dominante de la novela Der Fuchs war damals schon der Jäger 1992 (La piel del zorro, Siruela 2009).

Los servicios secretos están presentes de manera casi obsesiva también en otras novelas: Heute wär ich mir lieber nicht begegnet 1997 (Hoy habría preferido no encontrarme a mí misma, Siruela 2010) y Mein Vaterland war ein Apfelkern, 2014 (Mi patria era una semilla de manzana, Siruela 2016). En Der fremde Blick oder das Leben ist ein Furz in der Laterne 1999 (La mirada extraña, sin traducción al español) los temas queridos por la autora se filtran a través de la poesía, entendida como el único medio para sobrevivir, mientras que Immer derselbe Schnee und immer derselbe Onkel 2011 (Es Siempre la misma nieve y siempre el mismo tío, Siruela 2019) es una recolección de ensayos en los que la autora reflexiona sobre la violencia de un siglo y sus totalitarismos. Entre narrativa autobiográfica y no ficción se encuentra el librito Der König verneigt sich und tötet 2003 (El rey se inclina y mata, Siruela 2011), que contiene una serie de breves textos como La flor roja y la vara en un híbrido entre diario, poesía y reflexión. Herta Müller, como se puede ver, es una autora muy prolífica. Como todavía vive, todavía puede contar muchas historias.


Traduzione ucraina

Alina Petelko

Нобелівська премія з літератури 2009 «Вона вміла з силою поезії та відвертістю прози описати панораму знедолених». Коли вона отримує престижну нагороду, вона як автор майже невідома, її книги в Італії видає невелике видавництво в Роверето. 2009 рік особливий, тому що п'ять жінок були нагороджені в різних дисциплінах, ніколи не нагороджували стільки жінок, як тоді.

Румунська письменниця, есеїст і поетеса, з німецькомовної меншини, Герта Мюллер народилася 17 серпня 1953 року в селі Ніцкідорф у Банаті. Коли в 1947 році була створена Соціалістична Республіка Румунія, румунсько-німецьке населення стало мішенню режиму, багато з них були депортовані до трудових таборів Радянського Союзу. Друга депортація, до Бараганського степу всередині країни, відбулася в 1951 році під час конфлікту між Тіто і Сталіним. Сім'я Герти Мюллер селянського походження була відзначена трагедіями кривавого історичного періоду: її мати, Катаріна, у 1945 році була депортована до Радянського Союзу, де вона залишалася п'ять років; її батько, водій вантажівки, був призваний до Ваффен-СС. Незважаючи на своє скромне походження, юна Герта встигає відвідувати середню школу, а потім університет Тімішоари, де вона вивчає германістику та романистику. Під час навчання в університеті вона наближається до Банатської групи дій, де вона є єдиною жінкою в колі інтелектуалів і де вона зустрічає свого першого чоловіка Ріхарда Вагнера. Публікує статті в літературних журналах і паралельно працює вихователем у дитячому садку та перекладачем. Під час диктатури Ніколає Чаушеску, після початкової менш обмежувальної фази, у 1974-75 роках розпочався репресивний поворот проти меншин: у 1980 році Мюллер було відсторонено від роботи через її відмову співпрацювати зі спецслужбами. Для неї починається період інтенсивної літературної творчості, але її існування позначене переслідуваннями Секурітате її та її друзів. Лише в 1985 році їй вдалося виїхати з країни. Вона виїжджає з Румунії до Німеччини та переїжджає до Західного Берліна.

З 1989 по 2001 рік вона працювала викладачем за контрактом у різних країнах: Англія, США, Швейцарія та Німеччина. Крім Нобелівської премії, вона отримала безліч нагород за своє життя. Її першою роботою, опублікованою в Бухаресті та згодом перевиданою в Німеччині, є збірка оповідань Низовина (Niederungen): також опублікована італійською мовою Editori Riuniti (1987) під назвою Bassure, вона отримала кілька нагород. Босоногий лютий (Barfüßiger Februar ) відзначає місяць, у якому авторка отримала дозвіл на виїзд. «Приїзд був зимовий. Країна чужа і друзі невідомі. Дерева зрізані, холодний лютий»: так вона описує свій приїзд на чужину, не зовсім гімн радості, незважаючи на те, що Німеччина означала для неї вихід із ситуації, яка її гнітила. Тим часом вийшла збірка прози Обтяжливе танго (Drückender Tango), деякі з яких увійшли до берлінського видання Bassure. Reisende auf einem Bein 1989, присвячений труднощам тих, хто живе у розриві між двома країнами та двома культурами, так само, як історія еміграції з Румунії також розповідається в романі Der Mensch ist ein großer Fasan auf der Welt 1987. Під час прес-конференції в Берліні в 2009 році, коли її запитали, чи відчуває вона себе румунською чи німецькою письменницею, вона відповіла:

«Я завжди писала німецькою, я вивчила румунську лише в 15 років, це гарна мова, але я не вмію нею писати, для цього потрібна інтимність, якої я не маю. Мої книги розповідають про досвід Румунії, але я багато чим завдячую Німеччині. Тут я нарешті відчула себе вільною жінкою, тому що я знаю різницю, я знаю, що означає вийти з дому вранці і не знати, чи залишишся ти живий увечері. Я знаю, що означає піти в перукарню і бути підібраним на вулиці, опинитися в камері Секурітате на допиті. Але лише після падіння режиму Чаушеску я відчула справжню безпеку, що можу дихати, тому що навіть у Західному Берліні румунські спецслужби продовжували переслідувати мене та погрожувати мені. Чесно кажучи, я не знаю, хто я сьогодні. Німкеня? Румунка? Я трохи того й іншого, і жодного з них».

Серце звіра (Herztier), говорить про репресивний контроль комуністичного режиму. Гойдалка дихання розповідає про сімнадцятирічного юнака, депортованого радянським наказом до українських концтаборів: щоб написати його, авторка зібрала свідчення тих, хто вижив, і насамперед німецького поета Оскара Пастіор. У Cristina und ihre Attrappe oder Was (nicht) in den Akten der Securitate steht розкривається зміст досьє, створеного Секурітате на Герту Мюллер: дев’ятсот сторінок неповного досьє, підданого ретельній «чистці» новими посткомуністичними спецслужбами, автобіографічне історія і водночас свідчення непрозорості влади. Переслідування з боку румунських спецслужб є домінуючою темою роману Лисиця була вже тоді мисливцем (Der Fuchs war damals schon der Jäger).

Майже нав’язливо присутні спецслужби й в інших романах: Сьогодні я не бажаю зустрічі з собою (Heute wär ich mir lieber nicht begegnet), Meine Heimat war ein Apfelkern (2014). У Der fremde Blick oder das Leben ist ein Furz in der Laterne (1999) дорогі для автора теми просочуються крізь поезію, призначена як єдиний засіб вижити, тоді як Страх не може спати. Роздуми про насильство минулого століття — це збірка есеїв, у яких авторка розмірковує про насильство століття та його тоталітаризм. Між автобіографічною художньою літературою та документальною літературою являється маленька книжка Король вклоняється і вбиває (Der König verneigt sich und tötet ), а також Die rote Blume und der Stock (2003) поєднання щоденника, поезії та роздумів. Герта Мюллер дуже плідна письменниця. Оскільки вона ще жива, вона ще зможе розповісти багато історій.

 

Elinor Awan – Ostrom
Sara Marsico





Giulia Canetto

 

Premio Nobel per l’Economia «per la sua analisi della governance in economia e in particolare per i suoi studi sulla gestione dei beni comuni e per aver dimostrato come i beni comuni possano essere gestiti efficacemente dalle associazioni di utenti»

Elinor Claire Awan Ostrom, detta Lin, è la prima donna a vincere il Premio Nobel per l’Economia nel 2009, insieme a Oliver Williamson. L’assegnazione del Nobel alla studiosa rappresenta una grande novità, perché riguarda un’economista di formazione non matematica, ma politologica, che ha portato il tema dei beni comuni e della cooperazione dalla periferia alla prima linea dell’attenzione scientifica. Un Nobel non convenzionale, interpretato da molti studiosi e studiose come una reazione ai «fallimenti del mercato» messi in luce dalla crisi finanziaria del 2008. Elinor Awan nasce a Los Angeles il 7 agosto del 1933 da genitori che presto si separeranno e cresce con la madre durante la Grande Depressione. Da giovane è un’ottima nuotatrice e istruttrice di nuoto. Alla Beverly Hills High School, che frequenta perché si trova nel suo Distretto e in cui indossa provocatoriamente abiti di seconda mano, scopre l’importanza del debate, impara a individuare i diversi punti di vista e ad argomentare il proprio pensiero. Benché provenga da una famiglia di umili origini, che le insegna l’amore per la natura e per le piante, si impone contro la volontà della madre per frequentare il college e lavora per mantenersi agli studi, in modo da laurearsi velocemente e senza debiti. Si laurea in Scienze Politiche all’Università della California (Ucla) e, dopo una breve esperienza nel mondo lavorativo, in cui constata i pregiudizi esistenti nei confronti delle donne, relegate a ruoli puramente esecutivi, è ammessa, non senza difficoltà, a seguire, insieme a sole altre due studenti, un corso di Economia destinato prevalentemente agli uomini. Seguendo una ricerca sull’industria dell’acqua, guidata, tra gli altri, dal professor Vincent Ostrom, comincia ad appassionarsi al tema dei beni comuni e delle risorse condivise e, dopo il divorzio da un uomo sposato in gioventù, decide di seguire il docente, divenuto nel frattempo suo marito, presso l’Università dell’Indiana, più disponibile ad ammettere corsi di Economia non ortodossi. Elinor Awan, che sceglierà di essere chiamata con il cognome del marito a cui sarà legata da un sodalizio affettivo durato tutta la vita, diventa docente di Scienze Politiche e co-direttrice del Workshop in Teoria politica e analisi politica all'Università dell'Indiana, a Bloomington. La denominazione Workshop è condivisa col marito perché esprime l’idea della scienza come una forma di artigianato, che attrae studiose/i provenienti da diverse discipline (ecologia, economia, antropologia, idrologia, climatologia, sociologia, scienze informatiche, matematica e geografia) da tutto il mondo, in un confronto e in un processo di apprendimento continui su temi condivisi. Durante il suo discorso alla premiazione per il Nobel Ostrom non nasconde le sue forti perplessità per il sapere frammentato e la stretta gerarchia presenti nelle università americane, propendendo per un approccio pluri ed interdisciplinare alla scienza e per la sperimentazione sul campo delle diverse teorie e politiche.

Fonda e dirige il Center for the Study of Institutional Diversity all'Università statale dell'Arizona, a Tempe. Dal 1996 al 1997 è Presidente dell'American Political Science Association. Dirige il Programma di Supporto alla Ricerca sull’organizzazione collaborativa dell’Agricoltura sostenibile e delle Risorse Naturali. Elinor Ostrom si spegne il 12 giugno del 2012, lavorando intensamente fino all’estremo giorno di vita, data in cui viene pubblicato il suo ultimo articolo, Green from the Grassroots. Due settimane dopo la sua morte, Vincent Ostrom la raggiunge, confermando il forte legame di «amore e contestazione» (dalla dedica al libro Governare i beni comuni) che li ha uniti per tutta la loro esistenza.

Pensiero. Le opere di Elinor Ostrom rientrano nel ramo dell’Economia pubblica e in particolare nella Teoria delle scelte pubbliche, di cui the Institutional analysis and development framework (Iad), teoria elaborata da lei e dal marito, rappresentano un ramo separato e importante. Ostrom studia, nei suoi lavori, l’interazione dei popoli e degli ecosistemi per molti anni, mostrando che l’uso di risorse esauribili da parte di gruppi di persone, come le comunità, le cooperative, i trust e i sindacati, possono rispondere a criteri economici di razionalità e prevenire lo sfruttamento delle risorse senza che sia necessario l’intervento del Governo. La studiosa è conosciuta soprattutto per avere rivisitato e contestato la cosiddetta «tragedia dei beni comuni», una teoria elaborata dal biologo Garrett Hardin nel 1968 e condivisa unanimemente dagli/lle economisti/e, che hanno sempre ritenuto che le risorse naturali usate collettivamente sarebbero state sovrasfruttate e distrutte nel lungo periodo. Di qui l’invito a statalizzare o a privatizzare i beni collettivi, rendendo in tal modo irrilevanti le persone interessate a co-organizzarne l’utilizzo. Al contrario per Ostrom non tutto nella realtà sociale dell’economia è inquadrabile o nello Stato o nel mercato ma soprattutto non tutto nel mercato è competizione, spesso è cooperazione; ama sostenere nei suoi scritti che «non esiste nessuna panacea», ma ogni caso è a sé, in parte per la complessità dei problemi da affrontare, in parte per la diversità degli attori coinvolti; privilegia un approccio policentrico, fondato sul coinvolgimento delle popolazioni interessate, sullo studio delle loro culture e abitudini e sulla conoscenza approfondita del singolo caso da affrontare. Ha dunque un approccio eccentrico all’economia e mischia la teoria dei giochi, la geografia, la sperimentazione psicologica in laboratorio e gli studi sul campo. La «legge di Ostrom» può così essere sintetizzata: «una organizzazione delle risorse che funziona in pratica può funzionare in teoria». La governance da lei studiata riguarda appunto la «Terra di Mezzo tra mercato e piano, un continente grande e inesplorato, ricco di situazioni intermedie» (Rullani), di cui Stato e mercato non rappresentano che gli estremi e che prevede una serie infinita di combinazioni, definita dall’economista californiana in un suo libro Institutional Diversity. Gli studi di Ostrom, in India, Indonesia, Messico, Filippine, Polonia, Spagna, Svizzera, Uganda, California, Zimbabwe, Kenya, Giappone, Nepal, Nigeria, Australia, Bolivia, dimostrano come pascoli, foreste, aree di pesca, zone di irrigazione, bacini petroliferi, se utilizzati dai loro fruitori in modo collegato, apprendendo dai propri errori, con tempi e regole condivise, sono sia economicamente che ecologicamente sostenibili. Viene così approfondita la diversità delle Istituzioni, intendendo con questo termine «quei complessi di norme formali (statutarie e contrattuali) e informali, di comportamenti interpersonali e di meccanismi di sorveglianza e di sanzione (e dei loro agenti) senza le quali, certamente, le proprietà collettive non esisterebbero più». Stila 8 princìpi guida (

Confini chiaramente definiti (chiara definizione dei contenuti del bene comune ed effettiva esclusione di attori esterni che non hanno diritto a parteciparne);

Regole che riguardano l’appropriazione e l'offerta delle risorse comuni che sono adattate al contesto locale;

Modalità di scelta collettiva che permettono alla maggior parte dei membri di partecipare al processo decisionale;

Monitoraggio effettivo da parte dei membri o da persone che ai membri devono rendere conto;

Uno spettro di sanzioni progressive per chi viola le regole della comunità;

Meccanismi di risoluzione dei conflitti che siano poco costosi e di facile accesso;

Autodeterminazione della comunità riconosciuta dalle autorità di alto livello;

In caso di grandi beni comuni, l’organizzazione è nella forma di livelli multipli di imprese annidate, con beni comuni più piccoli al livello base) a cui attenersi per un conveniente utilizzo delle risorse naturali collettive.

In uno dei suoi ultimi libri la studiosa sostiene che anche la conoscenza sociale, nata da un lungo processo di competizione e di cooperazione sviluppatosi nel corso dei millenni della storia umana, costituisce un bene comune che è necessario tutelare e preservare.

Nei Workshop e nelle ricerche Elinor e Vincent Ostrom aiutano economicamente molte e molti studenti, ricercatori, ricercatrici e personaggi della politica. Ostrom ha ricevuto la laurea honoris causa in Scienza e Tecnologia dall’Università della Norvegia nel 2008 e numerosi riconoscimenti tra cui un premio dall’Accademia nazionale delle Scienze nel 2004 e uno dall’Associazione americana di Scienze politiche nel 2005; è stata riconosciuta tra le 100 persone più influenti al mondo dal Time nel 2012 e tra i 25 Visionari che stanno cambiando il mondo nel 2010 dall’Utne Reader Magazine. Nel novembre 2020 l’Università di Bloumington le ha dedicato una statua, realizzata dal suo alunno Michael McAuley, posta fuori dalla costruzione che ospita il Dipartimento di Scienze politiche. Come per altri premi ricevuti, Ostrom ha donato la somma ricevuta con il Nobel al Workshop che ha contribuito a fondare e che riteneva fosse la sua famiglia allargata. Tra i suoi libri ricordiamo Governare i beni collettivi, edito da Marsilio nel 2006, e La conoscenza come bene comune. Dalla teoria alla pratica, edito da Bruno Mondadori nel 2009, oltre a numerosi altri testi e pubblicazioni in inglese.


Traduzione francese

Guenoah Mroue

Prix Nobel d’économie «pour son analyse de la gouvernance en économie et notamment pour ses études sur la gestion des biens communs et pour avoir démontré comment les biens communs peuvent être gérés efficacement par les associations d’utilisateurs»

Elinor Claire Awan Ostrom, dite Lin, est la première femme à remporter le prix Nobel d’économie en 2009, avec Oliver Williamson. L’attribution du prix Nobel à la chercheuse représente une grande nouveauté, car elle concerne une économiste de formation non mathématique, mais politologique, qui a porté le thème des biens communs et de la coopération de la périphérie à la première ligne de l’attention scientifique. Un prix Nobel non conventionnel, interprété par de nombreux chercheurs comme une réaction aux «défaillances du marché» mises en lumière par la crise financière de 2008. Elinor Awan est née à Los Angeles le 7 août 1933 de parents qui vont bientôt se séparer, elle va grandir avec la mère pendant la Grande Dépression. Jeune, elle est une excellente nageuse et instructrice de natation. À la Beverly Hills High School, qu’elle fréquente parce qu’elile est dans son district et où elle porte d’une façon provocante des vêtements d’occasion, elle découvre l’importance du débat, elle apprend à identifier les différents points de vue et à argumenter sa propre pensée. Bien qu’elle vienne d’une famille modeste, qui lui enseigne l’amour de la nature et des plantes, elle s’impose contre la volonté de sa mère pour aller à l’université et travaille pour se maintenir à l’école, de manière à obtenir son diplôme rapidement et sans dettes. Elle est diplômée en Sciences Politiques à l’Université de Californie (UCLA) et, après une brève expérience dans le monde du travail, dans laquelle elle constate les préjugés existants envers les femmes, reléguées à des rôles purement exécutifs, elle est admise, sans doute avec difficultés, à suivre, avec seulement deux autres étudiants, un cours d’économie destiné principalement aux hommes. Après une recherche sur l’industrie de l’eau, menée entre autres par le professeur Vincent Ostrom, elle commence à se passionner pour les biens communs et les ressources partagées et, après son divorce avec un homme avec qui elle s’est mariée durant sa jeunesse, elle décide de suivre l’enseignant, qui est devenu entre-temps son mari, à l’Université de l’Indiana, plus disposé à admettre des cours d’économie non orthodoxes. Elinor Awan, qui choisira d’être appelée par le nom de son mari auquel elle sera liée par une association affective de toute une vie, devient professeur de Sciences Politiques et co-directrice du Workshop en Théorie politique et analyse politique à l’Université de l’Indiana, à Bloomington. Le nom Workshop est partagé avec son mari parce qu’il exprime l’idée de la science comme une forme d’artisanat, qui attire des chercheurs de différentes disciplines (écologie, économie, anthropologie, hydrologie, climatologie, sociologie, informatique, mathématiques et géographie) du monde entier, dans une confrontation et un processus d’apprentissage continu sur des sujets partagés. Lors de son discours à la remise des prix Nobel, Ostrom ne cache pas ses doutes quant à la fragmentation des connaissances et à la hiérarchie dans les universités américaines, elle préconise une approche pluri-interdisciplinaire de la science et l’expérimentation sur le terrain des différentes théories et politiques.

Elle fonde et dirige le Center for the Study of Institutional Diversity à l’Université d’État d’Arizona, à Tempe. De 1996 à 1997, elle est présidente de l’American Political Science Association. Elle dirige le programme de soutien à la recherche sur l’organisation collaborative de l’agriculture durable et des ressources naturelles. Elinor Ostrom s’éteint le 12 juin 2012, travaillant intensément jusqu’au dernier jour de sa vie, date à laquelle son dernier article, Green from the Grassroots, est publié. Deux semaines après sa mort, Vincent Ostrom la rejoint, confirmant le lien fort d'« amour et contestation » (de la dédicace au livre Gouverner les biens communs) qui les a unis pendant toute leur existence. Pensée. Les travaux d’Elinor Ostrom s’inscrivent dans la branche de l’économie publique et en particulier dans la Théorie des choix publics, dont la théorie élaborée par elle et son mari, Institutional analysis and development framework (IAD), représente une branche distincte et importante. Ostrom étudie, dans ses travaux, l’interaction des peuples et des écosystèmes depuis de nombreuses années, montrant que l’utilisation de ressources épuisables par des groupes de personnes tels que les communautés, les coopératives, les trusts et les syndicats, peuvent répondre à des critères économiques de rationalité et prévenir l’exploitation des ressources sans que l’intervention du gouvernement soit nécessaire. Elle est surtout connue pour avoir revisité et contesté la «tragédie des biens communs», une théorie élaborée par le biologiste Garrett Hardin en 1968 et unanimement partagée par les économistes, /s, qui ont toujours considéré que les ressources naturelles utilisées collectivement seraient surexploitées et détruites à long terme. D’où l’invitation à étatiser ou à privatiser les biens collectifs, rendant ainsi insignifiantes les personnes intéressées à co-organiser leur utilisation. Au contraire, pour Ostrom, tout n’est pas dans la réalité sociale de l’économie, que ce soit dans l’État ou sur le marché, mais surtout, tout ce qui se trouve sur le marché n’est pas une concurrence, souvent une coopération; elle aime soutenir dans ses écrits qu'«il n’y a pas de panacée», mais chaque cas est à lui, en partie à cause de la complexité des problèmes à affronter, en partie à cause de la diversité des acteurs impliqués; privilégie une approche polycentrique, fondée sur l’implication des populations concernées, l’étude de leurs cultures et habitudes et la connaissance approfondie de chaque cas. Elle a donc une approche excentrique de l’économie et mélange la théorie des jeux, la géographie, l’expérimentation psychologique en laboratoire et les études de terrain. La «loi d’Ostrom» peut se résumer ainsi : «une organisation des ressources qui fonctionne dans la pratique peut fonctionner en théorie». La gouvernance qu’elle étudie concerne précisément la «Terre de Milieu entre marché et plan, un continent grand et inexploré, riche de situations intermédiaires» (Rullani), dont l’État et le marché ne représentent que les extrêmes et qui prévoit une série infinie de combinaisons, définie par l’économiste californienne dans son livre Diversity. Les études d’Ostrom, en Inde, en Indonésie, au Mexique, aux Philippines, en Pologne, en Espagne, en Suisse, en Ouganda, en Californie, au Zimbabwe, au Kenya, au Japon, au Népal, au Nigeria, en Australie, en Bolivie, montrent comment les pâturages, les forêts, les zones de pêche, les zones d’irrigation, les bassins pétroliers, lorsqu’ils sont utilisés par leurs utilisateurs de manière connectée, en apprenant de leurs erreurs, avec un temps et des règles partagés, ils sont à la fois économiquement et écologiquement durables. On approfondit ainsi la diversité des institutions, en entendant par ce terme « les ensembles de règles formelles (statutaires et contractuelles) et informelles, de comportements interpersonnels et de mécanismes de surveillance et de sanction (et de leurs agents) sans lesquels, certes, les propriétés collectives n’existeraient plus ». Huit8 principes directeurs

(limites clairement définies (définition claire des contenus du bien commun et exclusion effective des acteurs extérieurs qui n’ont pas le droit d’en participer);

règles concernant l’appropriation et l’offre des ressources communes qui sont adaptées au contexte local;

modalités de choix collectif permettant à la plupart des membres de participer au processus décisionnel;

Surveillance effective par les membres ou par des personnes devant rendre des comptes aux membres;

Un éventail de sanctions progressives pour ceux qui enfreignent les règles de la communauté;

Mécanismes de résolution des conflits peu coûteux et faciles d’accès;

Autodétermination de la communauté reconnue par les autorités de haut niveau;

Dans le cas de grands biens communs, l’organisation est sous la forme de multiples niveaux d’entreprises imbriquées, avec des biens communs plus petits au niveau de base) à respecter pour une utilisation rentable des ressources naturelles collectives.

Dans un de ses derniers livres, la chercheuse soutient que même la connaissance sociale, née d’un long processus de compétition et de coopération qui s’est développé au cours des millénaires de l’histoire humaine, constitue un bien commun qu’il est nécessaire de protéger et de préserver.

Dans les ateliers et les recherches, Elinor et Vincent Ostrom aident économiquement de nombreux étudiants, chercheurs, et personnalités politiques. Ostrom a reçu le titre de docteur honoris causa en science et technologie de l’Université de Norvège en 2008 et de nombreuses récompenses, dont un prix de l’Académie nationale des sciences en 2004 et un de l’Association américaine des sciences politiques en 2005; a été reconnu parmi les 100 personnes les plus influentes au monde par Time en 2012 et parmi les 25 Visionnaires qui changent le monde en 2010 par Utne Reader Magazine. En novembre 2020, l’Université de Bloumington lui a dédié une statue, réalisée par son élève Michael McAuley, placée hors du bâtiment qui abrite le Département des sciences politiques. Comme pour d’autres prix reçus, Ostrom a fait don de la somme reçue avec le Nobel au Workshop qu’elle a aidé à fonder et qu’ele croyait être sa famille élargie. Parmi ses livres, mentionnons Gouverner les biens collectifs, édité par Marsilio en 2006, et La connaissance comme bien commun. De la théorie à la pratique, édité par Bruno Mondadori en 2009, ainsi que de nombreux autres textes et publications en anglais.


Traduzione inglese

Syd Stapleton

She was awarded a Nobel Prize in Economics in 2009, "for her analysis of governance in economics and in particular for her studies on the management of the commons and for showing how the commons can be effectively managed by user associations."

Elinor Claire Awan Ostrom, known as Lin, was the first woman to win the Nobel Prize in Economics in along with Oliver Williamson. The awarding of the Nobel to the scholar represents a great novelty, because it concerned an economist with a background not in mathematics but in political science, who brought the topic of the commons and cooperation from the periphery to the forefront of scientific attention. It was an unconventional Nobel, interpreted by many scholars and scholars as a reaction to the "market failures" highlighted by the 2008 financial crisis. Elinor Awan was born in Los Angeles on August 7, 1933, to parents who soon separated. She grew up with her mother during the Great Depression. As a young girl, she was an excellent swimmer and swimming instructor. At Beverly Hills High School, which she attended because it was in her area, and where she provocatively wore hand-me-downs, she discovered the importance of debate, learned to identify different points of view and to argue her own thoughts. Although she came from humble beginnings, where she learned a love of nature and plants, she managed, against her mother's wishes, to attend college and worked to support her studies so that she could graduate quickly and debt-free. She majored in political science at the University of California Los Angeles (UCLA) and, after a brief experience in the working world, in which she noticed the existing prejudices against women, who were relegated to purely secretarial roles, she was admitted, not without difficulty, to take a course in economics intended mainly for men. Following research on the water industry, led by among others Professor Vincent Ostrom, she began to become interested in the topic of the commons and shared resources. After divorcing a man married in her youth, she decided to follow the professor, who became her husband, to Indiana University, which was more willing to offer more unorthodox Economics courses. Elinor Awan, who would choose to be known by the surname of her husband to whom she would be linked by a lifelong association, became a professor of political science and, in 1973, founded and co-directed with her husband, the Workshop in Political Theory and Policy Analysis at Indiana University, Bloomington. The Workshop name was selected to express the idea of science as a form of craftsmanship, attracting scholars from a variety of disciplines (ecology, economics, anthropology, hydrology, climatology, sociology, computer science, mathematics and geography) from around the world, in an ongoing discussion and learning process on shared themes. During her speech at the Nobel Prize award ceremony, Ostrom did not hide her strong misgivings about the fragmented knowledge and strict hierarchy present in American universities, and advocated a multi and interdisciplinary approach to science and field testing of different theories and policies.

She also founded and directed the Center for the Study of Institutional Diversity at Arizona State University, Tempe. From 1996 to 1997 she was president of the American Political Science Association. She directed the Program to Support Research on the Collaborative Organization of Sustainable Agriculture and Natural Resources. Elinor Ostrom passed away on June 12, 2012, working hard until her final day, when her last article, Green from the Grassroots, was published. Two weeks after her death, Vincent Ostrom died, confirming the strong bond of "love and collaboration" (from the dedication to the book Governing the Commons) that united them throughout their existence. Elinor Ostrom's thoughts and works fall within the sphere of Public Economics and particularly Public Choice Theory, of which the Institutional Analysis and Development (IAD) framework, a theory developed by her and her husband, represents a separate and important branch. Ostrom had been studying the interaction of peoples and ecosystems for many years in her work, showing that the use of exhaustible resources by groups of people, such as communities, cooperatives, trusts and unions, can meet economic rationality criteria and prevent resource exploitation without the need for government intervention. Ostrom is best known for revisiting and challenging the so-called "tragedy of the commons," a theory developed by biologist Garrett Hardin in 1968 and that was shared by many economists who believed that collectively used natural resources would be overexploited and destroyed in the long run. Hence the call to put under state control or to privatize collective goods, thereby rendering irrelevant the people interested in co-organizing their use. In contrast, for Ostrom, not everything in the social reality of the economy could be placed either in state or market control, but that above all, not everything in the market is about competition, often it is cooperation that’s required. She argued in her writings that "there is no panacea," but each case is unique, partly because of the complexity of the problems to be addressed, and partly because of the diversity of the actors involved. She favored a polycentric approach, based on the involvement of the populations concerned, the study of their cultures and customs, and in-depth knowledge of the individual cases to be addressed. This unusual approach to economics thus mixes game theory, geography, psychological experimentation in the laboratory and field studies. "Ostrom's law" can be summarized as follows: "a resource organization that works in practice can work in theory." The governance she studied concerns precisely the "Middle ground between market and plan, a large and unexplored continent, full of intermediate situations," of which state and market represent but the extremes and which provides for an infinite series of combinations, defined by the California economist in one of her books, Understanding Institutional Diversity. Ostrom's studies, in India, Indonesia, Mexico, the Philippines, Poland, Spain, Switzerland, Uganda, California, Zimbabwe, Kenya, Japan, Nepal, Nigeria, Australia, Bolivia, show how pastures, forests, fishing areas, irrigation zones, and oil basins, if used by their users in a connected way, learning from their mistakes, with shared time frames and rules, are both economically and ecologically sustainable. The diversity of institutions is thus deepened, meaning "those complexes of formal (statutory and contractual) and informal rules, interpersonal behaviors and mechanisms of oversight and sanction (and their agents) without which, certainly, collective properties would no longer exist." Ostrom identified eight "design principles" of stable local common pool resource management to be adhered to for effective use of collective natural resources: (from Wikipedia)

Clearly defined group boundaries (and effective exclusion of external un-entitled parties) and the contents of the common pool resource;

The appropriation and provision of common resources that are adapted to local conditions;

Collective-choice arrangements that allow most resource appropriators to participate in the decision-making process;

Effective monitoring by monitors who are part of or accountable to the appropriators;

A scale of graduated sanctions for resource appropriators who violate community rules;

Mechanisms of conflict resolution that are cheap and of easy access;

Self-determination of the community recognized by higher-level authorities;

In the case of larger common-pool resources, organization in the form of multiple layers of nested enterprises, with small local CPRs at the base level.

In one of her last books, the scholar argued that social knowledge, born out of a long process of competition and cooperation developed over the millennia of human history, is also a common good that needs to be protected and preserved.

In the Workshop and in research, Elinor and Vincent Ostrom gave valuable economic help to many students, researchers, and political figures. Ostrom received an honorary Doctor of Science and Technology degree from the University of Norway in 2008 and numerous awards, including an award from the US National Academy of Sciences in 2004 and one from the American Political Science Association in 2005. She was recognized as among the 100 Most Influential People in the World by Time magazine in 2012 and as among the 25 Visionaries Who Are Changing the World in 2010 by Utne Reader magazine. In November 2020, Indiana University Bloomington dedicated a statue to her, created by Michael McAuley, placed outside the building that houses the Department of Political Science. As with other prizes she has received, Ostrom donated the amount she received with the Nobel Prize to the Workshop she helped found and felt was her extended family. Her books include Governing the Commons (published in Italian by Marsilio in 2006 as Governare i beni collettivi), and Understanding Knowledge as a Commons: From Theory to Practice (published in Italian by Bruno Mondadori in 2009 as La conoscenza come bene comune: Dalla teoria alla pratica) as well as many other books and articles in English.


Traduzione spagnola

Vanessa Dumassi

Premio Nobel de Economía «por su análisis de la gobernanza en economía y, en particular, por sus estudios sobre la gestión de los bienes comunes y por demostrar como estos pueden ser gestionados de manera eficaz por asociaciones de usuarios».

Elinor Claire Awan Ostrom, conocida como Lin, es la primera mujer galardonada con el Premio Nobel de Economía, en 2009, junto con Oliver Williamson. La concesión del Nobel a la académica representa una gran novedad porque se trata de una economista con formación no en matemática, sino en ciencias políticas, que ha llevado el tema de los bienes comunes y de la cooperación desde lo periferico hasta el el centro de la atención científica. Un Nobel poco convencional, interpretado por muchos/as estudiosos/as como una reacción a los «fracasos del mercado» revelados por la crisis financiera de 2008. Elinor Awan nació en Los Ángeles el 7 de agosto de 1933; sus padres pronto se separaron y ella se crió con su madre durante la Gran Depresión. En su juventud fue una excelente nadadora y entrenadora de natación. En el instituto de Beverly Hills, donde estudia porque está en su distrito y donde viste provocativamente ropa de segunda mano, descubre la importancia del debate, aprende a identificar diferentes puntos de vista y a argumentar sus propios pensamientos. Aunque procede de una familia de origen humilde que le inculca el amor por la naturaleza y las plantas, se autoimpone, en contra de los deseos de su madre, asistir a la universidad y trabajar para costearse los estudios y poderse graduar rápidamente y sin deudas. Se licencia en Ciencias Políticas en la Universidad de California (UCLA) y, tras una breve experiencia en el mundo laboral, en la que constata los prejuicios existentes contra las mujeres – relegadas a funciones puramente ejecutivas – es admitida, no sin dificultades, en un curso de economía destinado principalmente a hombres, junto con sólo otras dos estudiantes. Gracias a una investigación sobre la industria del agua, dirigida – entre otros – por el profesor Vincent Ostrom, se interesa al tema de los bienes comunes y los recursos compartidos y, tras divorciarse de un hombre con el que se había casado en su juventud, decide seguir al profesor, que entretanto se ha convertido en su marido, a la Universidad de Indiana, más dispuesta a admitir cursos de economía poco ortodoxos. Elinor Awan – que elegirá llamarse con el apellido de su marido al que le unirá un vínculo afectivo toda la vida – es profesora de Ciencias Políticas y codirectora del Taller de Teoría Política y Análisis de Políticas de la Universidad de Indiana, Bloomington. Comparte la denominación Workshop con su marido ya que expresa la idea de la ciencia como una forma de artesanía que atrae a estudiosos/as de distintas disciplinas (ecología, economía, antropología, hidrología, climatología, sociología, informática, matemáticas y geografía) de todo el mundo, en un proceso continuo de confrontación y aprendizaje sobre temas compartidos. Durante su discurso en la ceremonia de entrega del Premio Nobel, Ostrom no ocultó su fuerte desconfianza respecto a la fragmentación del conocimiento y la estricta jerarquía presentes en las universidades estadounidenses, abogando por un enfoque multi e interdisciplinar de la ciencia y por la experimentación sobre el terreno de diferentes teorías y políticas.

Fundó y dirigió el Centro para el Estudio de la Diversidad Institucional de la Universidad Estatal de Arizona, en Tempe. De 1996 a 1997 fue Presidenta de la Asociación Americana de Ciencias Políticas. Dirigió el Programa de Apoyo a la Investigación sobre la Organización Colaborativa de la Agricultura Sostenible y los Recursos Naturales. Elinor Ostrom falleció el 12 de junio de 2012, trabajando intensamente hasta el último día de su vida, cuando se publicó su último artículo, Green from the Grassroots. Dos semanas después de su muerte, Vincent Ostrom se unió a ella, confirmando el fuerte vínculo de «amor y contestación» (de la dedicatoria del libro Governing the Commons) que les unió durante toda su existencia. Pensamiento. Las publicaciones de Elinor Ostrom se encuadran en la rama de la Economía Pública y, en particular, en la Teoría de la Elección Pública, donde el Análisis Institucional y Desarrollo (Institutional analysis and development framework, Iad) es una teoría desarrollada por ella y su marido y constituye una rama independiente e importante. Ostrom estudia en sus obras la interacción durante muchos años entre pueblos y ecosistemas, demostrando que el uso de recursos agotables por parte de grupos de personas, como comunidades, cooperativas, fideicomisos y sindicatos, puede responder a criterios económicos de racionalidad y prevenir la explotación de los recursos sin necesidad de intervención gubernamental. La estudiosa es conocida sobre todo por haber revisado y cuestionado la llamada «tragedia de los bienes comunes», teoría desarrollada por el biólogo Garrett Hardin en 1968 y compartida unánimemente por los/las economistas, que siempre han creído que los recursos naturales utilizados colectivamente a largo plazo acabaría sobreexplotados y destruidos. De ahí que se reclame la estatalización o privatización de los bienes colectivos, haciendo que las personas interesadas en coorganizar su uso resulten totalmente irrelevantes. Por el contrario, para Ostrom no todo en la realidad social de la economía puede enmarcarse en el Estado o en el mercado, pero sobre todo en el mercado no todo es competencia, a menudo es cooperación; le gusta sostener en sus escritos que «no hay panacea», sino que cada caso es único, en parte por la complejidad de los problemas que hay que abordar, en parte por la diversidad de los agentes implicados; favorece un enfoque policéntrico, basado en la implicación de las poblaciones afectadas, en el estudio de sus culturas y costumbres y en el conocimiento profundo del caso concreto que debe abordarse. Por eso tiene un enfoque excéntrico de la economía y mezcla la Teoría de Juegos, la geografía, la experimentación psicológica en el laboratorio y los estudios de campo. La «ley de Ostrom» puede resumirse así: «una organización de los recursos que funciona en la práctica puede funcionar en la teoría». La gobernanza que estudia se refiere precisamente al «Término medio entre mercado y plan, un continente grande e inexplorado, rico en situaciones intermedias» (Rullani), donde el Estado y el mercado no son más que los extremos y da cabida a una serie infinita de combinaciones, definidas por la economista californiana en uno de sus libros como Diversidad Institucional. Los estudios de Ostrom, en India, Indonesia, México, Filipinas, Polonia, España, Suiza, Uganda, California, Zimbabue, Kenia, Japón, Nepal, Nigeria, Australia y Bolivia, muestran cómo si los pastos, los bosques, las zonas de pesca, las zonas de regadío, los depósitos de petróleo, etc. son utilizados por sus beneficiarios de forma conectada –aprendiendo de los propios errores, con tiempos y reglas compartidos– son sostenibles tanto económica como ecológicamente. Así profundiza sobre la diversidad de las instituciones, entendiendo por tales «los conjuntos de normas formales (estatutarias y contractuales) e informales, de comportamientos interpersonales y de mecanismos de vigilancia y sanción (y de sus agentes) sin los cuales la propiedad colectiva dejaría ciertamente de existir».

>Establece 8 principios guía para el uso rentable de los recursos naturales colectivos:

1) una clara definición del contenido del bien común y una exclusión efectiva de los agentes externos que no tienen derecho a participar;

2) reglas sobre la apropiación y al suministro de recursos comunes adaptadas al contexto local;

3) modos de elección colectiva que permitan que la mayoría de los miembros participe en la toma de decisiones;

4) control efectivo por parte de los miembros o de personas responsables ante los miembros;

5) una gama de sanciones progresivas para los infractores de las normas de la comunidad;

6) mecanismos de resolución de conflictos baratos y de fácil acceso;

7) autodeterminación de la comunidad reconocida por las autoridades de alto nivel;

8) en el caso de los grandes bienes comunes, la organización será en forma de múltiples capas de empresas anidadas, con bienes comunes más pequeños en el nivel de base.

En uno de sus últimos libros, la académica sostiene que el conocimiento social, nacido de un largo proceso de competencia y cooperación que se ha desarrollado a lo largo de los milenios de historia de la humanidad, constituye también un bien común que hay que proteger y preservar.


Traduzione ucraina

Alina Petelko

Нобелівська премія з економіки "за аналіз управління в економіці і, зокрема, за дослідження з управління суспільними благами і за показ того, як суспільні блага можуть ефективно управлятися асоціаціями користувачів.

Елінор Клер Аван Остром, відома як Лін, є першою жінкою, яка отримала Нобелівську премію з економіки у 2009 році разом з Олівером Вільямсоном. Присудження Нобелівської премії вченому є великою новизною, адже йдеться про економіста з нематематичним, а радше політичним бекграундом, який вивів тему спільних благ та співпраці з периферії на передній план наукової уваги. Нетрадиційна Нобелівська премія, яку багато науковців інтерпретують як реакцію на "провали ринку", висвітлені фінансовою кризою 2008 року. Елінор Аван народилася в Лос-Анджелесі 7 серпня 1933 року в сім'ї батьків, які незабаром розлучилися, і росла з матір'ю під час Великої депресії. В молодості вона була відмінною плавчинею та інструктором з плавання. У середній школі Беверлі-Хіллз, яку вона відвідує, тому що вона знаходиться в її окрузі, і де вона провокаційно носить одяг з секонд-хенду, вона відкриває для себе важливість дебатів, вчиться виявляти різні точки зору та аргументувати власні думки. Хоча вона походить із сім'ї скромного походження, яка прищепила їй любов до природи та рослин, вона змушує себе всупереч бажанню матері відвідувати коледж і працює, щоб забезпечити своє навчання, щоб закінчити його швидко і без боргів. Вона закінчує політологію в Каліфорнійському університеті (UCLA) і після короткого досвіду роботи, в якому вона помічає упередження, що існують щодо жінок, яких зводять до суто виконавчих ролей, її не без труднощів приймають, разом з двома іншими студентами, на курс економіки, призначений в основному для чоловіків. Після досліджень у галузі водного господарства, які проводив, зокрема, професор Вінсент Остром, вона зацікавилася темою спільних благ та спільних ресурсів і, розлучившись з чоловіком, за якого вийшла заміж у молодості, вирішила піти за професором, який на той час став її чоловіком, до Університету Індіани, який більш охоче приймав на навчання неортодоксальні економічні курси. Елінор Аван, яка вирішить називатися прізвищем чоловіка, з яким її пов'яже любов на все життя, стає викладачем політології та співдиректором семінару з політичної теорії та політичного аналізу в Університеті Індіани, Блумінгтон. Назву "Майстерня" розділила з чоловіком, оскільки вона виражає ідею науки як форми майстерності, яка залучає вчених з різних дисциплін (екологія, економіка, антропологія, гідрологія, кліматологія, соціологія, інформатика, математика та географія) з усього світу до постійного обміну та процесу навчання на спільні теми. Під час свого виступу на церемонії вручення Нобелівської премії Остром не приховував своїх сильних побоювань щодо фрагментарності знань і жорсткої ієрархії, притаманних американським університетам, виступаючи за мульти- і міждисциплінарний підхід до науки і польові експерименти з різними теоріями і політиками.

Заснував та очолював Центр вивчення інституційної різноманітності в Університеті штату Арізона, м. Темпе. У 1996-1997 роках був президентом Американської асоціації політичних наук. Керує Програмою підтримки досліджень зі спільної організації сталого сільського господарства та природних ресурсів. Елінор Остром пішла з життя 12 червня 2012 року, інтенсивно працюючи до останнього дня свого життя, коли була опублікована її остання стаття "Зелені з низів". Через два тижні після її смерті до неї приєднався Вінсент Остром, підтвердивши міцний зв'язок "любові і змагання" (з присвяти до книги "Управління спільним"), який об'єднував їх протягом усього їхнього існування. Подумав. Роботи Елінор Остром належать до галузі суспільної економіки і, зокрема, теорії суспільного вибору, окремим і важливим напрямком якої є теорія інституційного аналізу та розвитку (IAD), розроблена нею та її чоловіком. У своїй роботі Остром багато років вивчає взаємодію народів і екосистем, показуючи, що використання вичерпних ресурсів групами людей, такими як громади, кооперативи, трести і союзи, може відповідати економічним критеріям раціональності і запобігати експлуатації ресурсів без необхідності втручання держави. Вчений найбільш відомий тим, що переглянув і поставив під сумнів так звану "трагедію спільності" - теорію, розроблену біологом Гарретом Хардіном у 1968 році і одностайно поділювану економістами, які завжди вважали, що колективно використовувані природні ресурси будуть надмірно експлуатуватися і знищуватися в довгостроковій перспективі. Звідси заклик до націоналізації або приватизації колективних благ, що робить неактуальним участь людей, зацікавлених у спільній організації їх використання. Навпаки, для Острома не все в соціальній реальності економіки може бути вписано в рамки держави або ринку, але, перш за все, не все на ринку є конкуренцією, часто це співпраця; він любить стверджувати в своїх роботах, що "немає панацеї", але кожен випадок є унікальним, частково через складність проблем, які необхідно вирішити, частково через різноманітність залучених суб'єктів; він виступає за поліцентричний підхід, заснований на залученні зацікавлених груп населення, на вивченні їхніх культур і звичаїв, а також на глибокому знанні кожного окремого випадку, який необхідно вирішити. Тому вона має ексцентричний підхід до економіки і поєднує теорію ігор, географію, психологічні експерименти в лабораторії та польові дослідження. "Закон" Острома можна підсумувати наступним чином: "організація ресурсів, яка працює на практиці, може працювати і в теорії". Управління, яке вона досліджувала, стосується саме "Серединної Землі між ринком і планом, великого і незвіданого континенту, багатого на проміжні ситуації" (Руллані), де держава і ринок є лише крайнощами, що передбачає нескінченну серію комбінацій, визначених каліфорнійським економістом в одній з її книг як інституційне розмаїття (Institutional Diversity). Дослідження Острома в Індії, Індонезії, Мексиці, Філіппінах, Польщі, Іспанії, Швейцарії, Уганді, Каліфорнії, Зімбабве, Кенії, Японії, Непалі, Нігерії, Австралії, Болівії показують, що пасовища, ліси, рибальські зони, зони зрошення, нафтові басейни, якщо їх користувачі використовують їх взаємопов'язано, вчаться на своїх помилках, мають спільний час і спільні правила, є економічно та екологічно стійкими. Таким чином, поглиблюється різноманітність інститутів, під якими розуміються "ті комплекси формальних (законодавчих і договірних) і неформальних норм, міжособистісної поведінки, а також механізмів нагляду і санкцій (і їх агентів), без яких, безумовно, колективна власність більше не існувала б". У ньому закладено 8 керівних принципів

(Чітко визначені межі; Правила, що стосуються розподілу та постачання спільних ресурсів, які адаптовані до місцевого контексту;

Способи колективного вибору, які дозволяють більшості членів брати участь у прийнятті рішень;

Ефективний моніторинг з боку членів або осіб, підзвітних членам);

Спектр прогресивних санкцій для тих, хто порушує правила громади;

Недорогі та легкодоступні механізми вирішення конфліктів;

Самовизначення громади, визнане органами влади високого рівня;

У випадку великих громад, організація у вигляді багаторівневих вкладених підприємств, з меншими громадами на базовому рівні), яких слід дотримуватися для зручного використання колективних природних ресурсів.

В одній зі своїх останніх книг науковець стверджує, що соціальне знання, народжене в результаті тривалого процесу конкуренції та співпраці, що розвивалися протягом тисячоліть людської історії, також є спільним благом, яке необхідно захищати та зберігати.

У своїх семінарах та дослідженнях Елінор та Вінсент Остром надають фінансову підтримку багатьом студентам, дослідникам та політичним діячам. У 2008 році Остром отримала почесний ступінь доктора наук і технологій Норвезького університету та численні нагороди, включаючи нагороду Національної академії наук у 2004 році та нагороду Американської асоціації політичних наук у 2005 році; була визнана серед 100 найвпливовіших людей світу за версією журналу Time у 2012 році та серед 25 візіонерів, які змінюють світ у 2010 році за версією журналу "Utne Reader". У листопаді 2020 року Блумінгтонський університет присвятив їй пам'ятник, створений її випускником Майклом МакОлі, біля будівлі, де знаходиться кафедра політології. Як і інші премії, які вона отримала, Остром пожертвувала суму, отриману разом з Нобелівською премією, Майстерні, яку вона допомогла заснувати і яку вона вважала своєю великою родиною. Серед його книг - "Governare i beni collettivi", опублікована видавництвом Marsilio у 2006 році, та "La conoscenza come bene comune". Dalla teoria alla pratica, опублікована Бруно Мондадорі у 2009 році, а також численні інші тексти та публікації англійською мовою.

Ellen Johnson – Sirleaf
Marta Vischi





Giulia Canetto

 

Premio Nobel per la Pace nel 2011, insieme alla liberiana Leymah Roberta Gbowee e alla yemenita Tawakkol Karman, per «la lotta non violenta a favore della sicurezza delle donne e dei loro diritti verso una partecipazione piena al processo di costruzione della pace».

Nascere e vivere in un Paese africano nella prima metà del Novecento non è certo facile. Gli Stati dell’Africa infatti, dopo un secolo di imperialismo europeo, da un lato cercano l’indipendenza, dall’altro sono dilaniati da conflitti interni. I colpi di stato, le guerre civili e i regimi totalitari per anni hanno devastato il continente. In una situazione complessa come questa, essere donna sicuramente non semplifica le cose: la strada per i diritti femminili è lunga e rischiosa, e in questo periodo sono molteplici le sfide da cogliere. Ellen Johnson Sirleaf nasce a Monrovia, capitale della Liberia, nel 1938. Di origini modeste, completa brillantemente gli studi in un primo tempo in Africa e poi negli Stati Uniti. Il 1961 è per lei un anno di svolta: si trasferisce infatti in America, si iscrive al Madison Business Council, nel Wisconsin, e riesce a ottenere il divorzio dal marito, dopo averne subito gli abusi. Si laurea in Economia nel 1970, presso l’Università del Colorado, e l’anno successivo si iscrive a un master in Pubblica Amministrazione presso la Harvard Kennedy School. Il suo prestigioso percorso di studi fa sì che, una volta tornata in Liberia, possa lavorare con l’amministrazione dell’allora presidente William Tolbert. Durante la sua presidenza diventa vice-ministra delle Finanze; tuttavia, un colpo di stato messo in atto nel 1980 da Samuel Doe la porta a fuggire. Inizia così un percorso difficile per Sirleaf fatto di varie partenze e ritorni in patria.

Volata a Washington, inizia a lavorare presso la Banca Mondiale. Dopo una breve parentesi in Kenya dove è occupata presso la Citibank, nel 1985 torna in Liberia e viene dapprima arrestata per sedizione dopo le numerose critiche fatte al regime Doe e, in un secondo momento, liberata grazie alle pressioni internazionali. Il suo impegno politico si fa progressivamente più intenso in questi anni e nel 1989, allo scoppio della Prima guerra civile liberiana, Ellen Johnson Sirleaf sostiene attivamente la ribellione di Charles Taylor contro il regime di Samuel Doe. Nel 1992 intanto inizia a lavorare per un progetto delle Nazioni Unite volto allo sviluppo del continente africano. Dopo numerosi interventi a favore della pace, la guerra civile termina nel 1997 con le elezioni generali. Ellen si candida alle presidenziali e ottiene il 25% dei voti, risultando seconda. La vittoria di Taylor la porta tuttavia a denunciare brogli elettorali; è costretta, nuovamente, a lasciare la Liberia e a rifugiarsi in Costa d’Avorio. Dopo due anni di pace apparente, la Liberia vive un nuovo periodo di scontri e tensioni politiche che culminano nel 1999 con la Seconda guerra civile liberiana. La guerra si protrae fino al 2003 e vede emergere gruppi di tendenza democratica che Ellen Sirleaf sostiene, questa volta contro la presidenza Taylor. Nel 2003 Taylor viene deposto e viene eletta una figura di transizione neutrale, che rimane in carica fino al 2006: Gyude Bryant. Nel 2005 Ellen si candida, ancora una volta, alle presidenziali, e sfida il suo oppositore politico, George Weah. I risultati delle elezioni sono ambigui: al ballottaggio infatti Sirleaf sembra aver superato Weah, ma non viene inizialmente proclamata vincitrice. Solo dopo alcune indagini ottiene ufficialmente la presidenza della Liberia: Ellen Johnson Sirleaf è così la prima presidente di un Paese africano. Allo scadere del mandato nel 2011 decide di ricandidarsi, vincendo nuovamente le elezioni e ottenendo un secondo mandato.

Durante il suo incarico Ellen Johnson Sirleaf si impegna per sanare il debito estero liberiano e per garantire pace e stabilità. I suoi sforzi sono rivolti anche verso la condizione femminile, ed è proprio per questo che, insieme alla connazionale Leymah Roberta Gbowee e alla yemenita Tawakkol Karman, vince il Premio Nobel per la Pace nel 2011. Il prestigioso riconoscimento tuttavia la espone a ulteriori critiche: viene infatti insignita del Premio proprio a pochi giorni dalle presidenziali e il suo oppositore Weah denuncia il fatto che il Nobel possa influenzare l'esito e strumentalizzare le elezioni. Ciononostante Ellen Sirleaf vince le elezioni con il risultato straordinario del 90% dei consensi (sebbene l’affluenza sia stata minima).La continuità di governo e il duplice mandato permettono alla Liberia non solo di ritrovare la pace, ma anche la democrazia e la stabilità economica. Sono numerosi infatti gli obiettivi centrati dalla presidente, a partire dall’istituzione della scuola dell’obbligo primaria per i bambini e le bambine liberiane nel 2007. Ricordiamo poi che nel 2010 firma una legge sulla libertà di parola e di informazione, la prima di questo tipo in tutto il continente africano. E non solo: l’impegno di Sirleaf è tangibile anche nel campo sociale: fonda infatti l’Istituto internazionale per le donne nella leadership politica, con il fine di diffondere il messaggio che una donna può tranquillamente avere un ruolo di potere e portarlo avanti con ottimi risultati.

Oltre al Nobel le vengono assegnati numerosi importanti riconoscimenti, tra cui il premio Roosevelt nel 1988 per la libertà di parola, il premio Bunche per la leadership internazionale e il premio Indira Gandhi per la pace nel 2012. Inoltre nel 2014 la rivista Forbes la inserisce tra le leader più potenti del mondo. E così, in un Paese come la Liberia, devastato da guerre civili e sanguinosi scontri politici, una donna ha lottato contro la violenza e attraverso un lungo percorso fatto di studio, lavoro, esili e sacrifici ha ottenuto la presidenza. Un esempio di emancipazione non scontato se si considera che in Africa il gender gap ha ancora oggi un margine decisamente più ampio rispetto all’Europa e agli Usa, e negli anni Settanta, Ottanta e Novanta sicuramente le sfide per la parità di genere erano più di una. Ellen Johnson Sirleaf è quindi riuscita a emergere in un contesto politicamente e socialmente molto complesso, ad aiutare le donne a ottenere una serie significativa di diritti e a migliorare con diverse riforme il suo Paese attraverso il dialogo e il pacifismo.


Traduzione francese

Guenoah Mroue

Prix Nobel de la Paix en 2011, avec la libérienne Leymah Roberta Gbowee et la yéménite Tawakkol Karman, pour « la lutte non-violente en faveur de la sécurité des femmes et de leurs droits vers une pleine participation au processus de construction de la paix ».

Naître et vivre dans un pays africain dans la première moitié du XXe siècle n’est certainement pas facile. En effet, après un siècle d’impérialisme européen, les États d’Afrique, d’une part, cherchent l’indépendance, d’autre part, sont déchirés par des conflits internes. Les coups d’État, les guerres civiles et les régimes totalitaires ont dévasté le continent pendant des années. Dans une situation aussi complexe, être une femme ne simplifie certainement pas les choses : la route pour les droits des femmes est longue et risquée, et en cette période les défis à relever sont multiples. Ellen Johnson Sirleaf est née à Monrovia, capitale du Libéria, en 1938. D’origine modeste, elle complète brillamment ses études d’abord en Afrique puis aux États-Unis. 1961 est une année charnière pour elle : elle s’installe en Amérique, s’inscrit au Madison Business Council, dans le Wisconsin, et parvient à obtenir le divorce de son mari, après avoir subi des abus. Elle obtient son diplôme en économie en 1970 à l’Université du Colorado et l’année suivante, elle s’inscrit à une maîtrise en administration publique de la Harvard Kennedy School. Son prestigieux parcours d’études lui permet, une fois de retour au Libéria, de travailler avec l’administration du président William Tolbert. Pendant sa présidence, elle devient vice-ministre des Finances; cependant, un coup d’État mis en place en 1980 par Samuel Doe la conduit à fuir. Ainsi commence un parcours difficile pour Sirleaf fait de différents départs et retours dans la patrie.

Après un vol à Washington, elle commence à travailler à la Banque mondiale. Après une brève parenthèse au Kenya où elle est occupée par la Citibank, elle revient au Liberia en 1985 et est d’abord arrêtée pour sédition après les nombreuses critiques faites au régime Doe et, plus tard, libérée sous la pression internationale. Son engagement politique s’intensifie progressivement au cours de ces années et, en 1989, au début de la Première guerre civile libérienne, Ellen Johnson Sirleaf soutient activement la rébellion de Charles Taylor contre le régime de Samuel Doe. En 1992, elle commence à travailler pour un projet des Nations Unies visant au développement du continent africain. Après de nombreuses interventions en faveur de la paix, la guerre civile prend fin en 1997 avec les élections générales. Ellen se présente aux présidentielles et obtient 25% des voix, ce qui lui vaut d’être deuxième. La victoire de Taylor la conduit cependant à dénoncer des fraudes électorales ; elle est à nouveau contrainte de quitter le Liberia et de se réfugier en Côte d’Ivoire. Après deux ans de paix apparente, le Liberia vit une nouvelle période de conflits et de tensions politiques qui culminent en 1999 avec la Seconde guerre civile libérienne. La guerre dure jusqu’en 2003 et voit émerger des groupes de tendance démocratique qu’Ellen Sirleaf soutient, cette fois contre la présidence Taylor. En 2003, Taylor est démis de ses fonctions et Gyude Bryant est élu. En 2005, Ellen se présente à nouveau à la présidentielle et défie son adversaire politique, George Weah. Les résultats des élections sont ambigus : Sirleaf semble avoir dépassé Weah lors du second tour, mais elle n’est pas proclamée vainqueur. Ce n’est qu’après quelques enquêtes qu’elle obtient officiellement la présidence du Liberia : Ellen Johnson Sirleaf est ainsi la première présidente d’un pays africain. À l’expiration de son mandat en 2011, elle décide de se représenter, remportant à nouveau les élections et obtenant un second mandat.

Au cours de son mandat, Ellen Johnson Sirleaf s’engage à assainir la dette extérieure libérienne et à garantir la paix et la stabilité. Ses efforts sont également axés sur la condition féminine, et c’est précisément pourquoi, avec sa compatriote Leymah Roberta Gbowee et la yéménite Tawakkol Karman, elle remporte le Prix Nobel de la Paix en 2011. La prestigieuse distinction l’expose cependant à d’autres critiques : elle reçoit le prix juste à quelques jours des présidentielles et son opposant Weah dénonce le fait que le Nobel puisse influencer le résultat et instrumentaliser les élections. Cependant, Ellen Sirleaf remporte les élections avec un résultat extraordinaire de 90% des voix (bien que le taux de participation ait été minime). La continuité du gouvernement et le double mandat permettent au Liberia non seulement de retrouver la paix, mais aussi la démocratie et la stabilité économique. Les objectifs de la présidente sont en effet nombreux, depuis la création de l’école primaire pour les garçons et les filles libériens en 2007. Rappelons ensuite qu’en 2010, elle signe une loi sur la liberté d’expression et d’information, la première de ce type sur tout le continent africain. Et ce n’est pas tout : l’engagement de Sirleaf est tangible également dans le domaine social : en effet, elle fonde l’Institut international pour les femmes dans le leadership politique, dans le but de diffuser le message qu’une femme peut en toute sécurité avoir un rôle de pouvoir et de le mener à bien avec d’excellents résultats.

Outre le prix Nobel, elle a reçu plusieurs prix importants, dont le prix Roosevelt en 1988 pour la liberté d’expression, le prix Bunche pour le leadership international et le prix Indira Gandhi pour la paix en 2012. En 2014, le magazine Forbes l’a classée parmi les leaders les plus puissants au monde. Et ainsi, dans un pays comme le Liberia, dévasté par des guerres civiles et des affrontements politiques sanglants, une femme a lutté contre la violence et à travers un long parcours fait d’études, de travail, d’exils et de sacrifices, elle a obtenu la présidence. Un exemple d’émancipation qui n’est pas évident si l’on considère qu’en Afrique, l’écart entre les hommes et les femmes est encore beaucoup plus grand aujourd’hui qu’en Europe et aux États-Unis, et dans les années 70, 80 et 90, il y avait certainement plus d’un défi à l’égalité des genres. Ellen Johnson Sirleaf est ainsi parvenue à émerger dans un contexte politiquement et socialement très complexe, à aider les femmes à obtenir un ensemble significatif de droits et à améliorer leur pays à travers le dialogue et le pacifisme.


Traduzione inglese

Syd Stapleton

 Ellen Johnson Sirleaf was awarded the Nobel Peace Prize in 2011, along with Liberian Leymah Roberta Gbowee and Yemeni Tawakkol Karman, “for their non-violent struggle for the safety of women and for women's rights to full participation in peace-building work.”

Being born and living in an African country in the first half of the 20th century was certainly not easy. Indeed, the nations of Africa, after a century of European imperialism, on the one hand sought independence, and on the other were torn by internal conflicts. Coups, civil wars and totalitarian regimes for years ravaged the continent. In such a complex situation, being a woman certainly did not make things any easier. The road to women's rights is long and risky, and there are many challenges to be met in that period. Ellen Johnson Sirleaf was born in Monrovia, the capital of Liberia, in 1938. Of modest origins, she brilliantly completed her studies at first in Africa and then in the United States. The year 1961 was a turning point for her - she moved to America, enrolled in the Madison Business Council, Wisconsin, and succeeded in obtaining a divorce from her husband, after being abused by him. She earned a bachelor's degree in economics in 1970, from the University of Colorado, and the following year enrolled in a master's program in public administration at the Harvard Kennedy School. Her prestigious course of study meant that when she returned to Liberia, she was able to work with the administration of then-President William Tolbert. During his presidency she became deputy minister of finance. However, a coup staged in 1980 by Samuel Doe led her to flee. Thus began a difficult path for Sirleaf made up of several departures from and returns to her homeland.

She flew to Washington and began working at the World Bank. After a brief stint in Kenya where she was employed at Citibank, she returned to Liberia in 1985 and was arrested for sedition after her numerous criticisms of the Doe regime, and later freed thanks to international pressure. Her political engagement became progressively more intense during these years, and in 1989, at the outbreak of the First Liberian Civil War, Ellen Johnson Sirleaf actively supported Charles Taylor's rebellion against the Samuel Doe regime. Meanwhile, in 1992 she began working for a United Nations project aimed at the development of the African continent. After numerous pro-peace interventions, the civil war ended in 1997 with a general election. Ellen ran for president and obtained 25 percent of the vote, finishing second. Taylor's victory, however, led her to denounce electoral fraud. She was forced, again, to leave Liberia and take refuge in the Ivory Coast. After two years of apparent peace, Liberia experienced a new period of political confrontation and tension that culminated in 1999 with the Second Liberian Civil War. The war lasted until 2003 and saw the emergence of pro-democracy groups that Ellen Sirleaf supported, this time against the Taylor presidency. In 2003 Taylor was deposed and a neutral transitional figure, Gyude Bryant, was elected and remained in office until 2006. In 2005 Ellen ran, once again, for president, and challenged her political opponent, George Weah. The election results were ambiguous. When the ballots were counted, Sirleaf appeared to have defeated Weah, but she was not initially proclaimed the winner. Only after some investigations did she officially obtain the presidency of Liberia. Ellen Johnson Sirleaf thus became the first female president of an African country. When her term expired in 2011, she decided to run again, winning the election again and obtaining a second term.

During her tenure, Ellen Johnson Sirleaf worked to resolve Liberia's external debt and to ensure peace and stability. Her efforts were also directed toward the plight of women, which is why she, along with compatriot Leymah Roberta Gbowee and Yemeni Tawakkol Karman, won the Nobel Peace Prize in 2011. The prestigious award, however, exposed her to further criticism. She was awarded the prize just days before the presidential election, and her opponent Weah denounced the fact that the Nobel Committee might have influenced the outcome of the election. Nevertheless, Ellen Sirleaf won the election with the extraordinary result of 90 percent support (although turnout was minimal). The continuity of government and the decisive mandate allowed Liberia not only to regain peace, but also democracy and economic stability. Indeed, numerous goals were achieved by Sirleaf as president, starting with the establishment of compulsory primary schooling for Liberian boys and girls in 2007. In 2010 she importantly signed a law on freedom of speech and information, the first of its kind on the entire African continent. And that's not all - Sirleaf's commitment was also tangible in the social field. She founded the International Institute for Women in Political Leadership, with the aim of spreading the message that a woman can safely hold a position of power and carry it out with excellent results.

In addition to the Nobel Prize, she has been awarded numerous important honors, including the Roosevelt Prize in 1988 for freedom of speech, the Bunche Prize for international leadership, and the Indira Gandhi Peace Prize in 2012. Also, in 2014 Forbes magazine listed her among the world's most powerful leaders.


Traduzione spagnola

Alessia Coluccio

Premio Nobel de la Paz en 2011, junto a la liberiana Leymah Roberta Gbowee y la yemení Tawakkol Karman, por “su lucha no violenta a favor de la seguridad y el derecho de las mujeres a una participación plena al proceso de recostrucción de paz”.

Nacer y vivir en un país africano en la primera mitad de 1900 no es fácil. En efecto, después de un siglo de imperialismo europeo, los estados de África por una parte buscan la independencia, por otra, están destrozados por los conflictos internos. Los golpes de estado, las guerras civiles, los regímenes totalitarios durante años han desgarrado el continente. En una situación difícil como esta, ser mujer no simplifica nada: la vía de los derechos de las mujeres es larga y arriesgada, en este periodo hay que aceptar muchos retos. Ellen Johnson Sirleaf nació en Morovia, capital de Liberia, en 1938. De origen modesto, completa sus estudios brillantemente primero en África y después en Estados Unidos. Para ella 1961 es el año del cambio pues se traslada al continente americano, se matricula en el Madison Business Council, en Wisconsin, y logra obtener el divorcio de su marido, después de haber sufrido abusos por su parte. Se licencia en economía en 1970, en la Universidad de Colorado y un año después se matricula en un Master en comunicación en la Harvard Kennedy School. Cuando regresa a Liberia el prestigio de semejantes estudios le permite trabajar en la administración del entonces presidente WilliamTolberty, durante su presidencia llega a ser vice-ministra de Economía; sin embargo, tras el golpe de estado de Samuel Doe (1980) huye del país. Empieza una vida dificil para ella, hecha de varias fugas y otros tantos regresos a su patria.

Una vez en Washingthon trabaja en la Banca Mundial. Tras un breve paréntesis en Kenya, donde trabaja en la Citybank, en 1985 regresa de nuevo a Liberia, donde en un primer momento es detenida por sedición a causa de sus críticas al regimen de Doe, y en un segundo momento es liberada gracias a las presiones internacionales. Su compromiso político se intensifica en 1989, y con al primera guerra civil liberiana Ellen Johnson Sirleaf sostiene activamente la ribellión de Charles Taylor contra el régimen de Samuel Doe. En 1992 empieza a trabajar para un proyecto de Naciones Unidas para el progreso del continente africano. Tras varias tentativas a favor de la paz, la guerra civil termina con las elecciones generales de 1997. Ellen se presenta a las elecciones y obtiene el 25% del voto, y queda segunda. La victoria de Taylor la lleva a denunciar un fraude electoral y como consecuencia se ve obligada a dejar Liberia y se va a Costa de Marfil. Después de una paz aparente, Liberia vive tensiones políticas que terminan con la segunda guerra civil liberiana en 1999. La guerra dura hasta 2003 y nacen grupos democráticos que ella apoya esta vez contra la presidencia de Taylor. En 2003 Taylor es destituido y resulta elegida una figura neutral que permanece hasta 2006, Gyude Bryant. En 2005 Ellen Sirleaf se candida otra vez a las elecciones, ahora a la presidencia, y reta a su opositor politico, George Weah. El resultados es ambiguo: en la segunda vuelta parece superar a Weah, pero no es proclamada ganadora. Solo después de una investigación obtiene la presidencia de Liberia: Ellen Johnson Sirleaf es así la Presidenta del país africano. Cuando termina su mandato, en 2011, se vuelve a candidar y gana nuevamente las elecciones obteniendo su segundo mandato.

Durante su cargo Ellen Johnson Sirleaf se compromete a sanar la deuda exterior liberiana y a garantizar la paz y la estabilidad. Sus esfuerzos también están dirigidos a la condicion femenina y es precisamente por esta razón que, junto a su connacional Leymah Roberta Gbowee y a la yemení Tawakkol Karman, gana el Premio Nobel de la Paz (2011). No obstante, este prestigioso reconocimiento la expone a nuevas críticas: efectivamente, recibe el premio a pocos días de las elecciones presidenciales y su opositor Weah denuncia que el Nobel podría instrumentalizar las elecciones e influenciar el resultado. No obstante, Ellen Sirleaf gana las elecciones con el 90% de apoyo (si bien la afluencia fue mínima). La continuidad del Gobierno y el doble mandado permiten que Liberia encuentre no solo la paz, sino también la democracia y una cierta estabilidad económica. Son muchos los objetivos que logra la Presidente, a partir de la institución de la escuela primaria obligatoria para niños y niñas en 2007. Hay que recordar también que en 2010 firma una ley sobre la libertad de información y de palabra, la primera de este tipo en todo el continente africano. Y no solo, su compromiso también es tangible en el campo social: funda el Instituto social para el liderazgo político de las mujeres, con el objetivo de difundir el mensaje de que una mujer puede tener tranquilamente un papel de poder y lo puede desempeñar con resultados brillantes.

Además del Nobel ha recibido varios reconocimientos destacados entre los que encontramos el premio Roosvelt en 1988 por la libertad de palabra, el premio Bunche por el liderazgo internacional y el premio Indira Gandhi por la paz en 2012. Además, en 2014 la revista Forbes la recoge entre las líderes más potentes del mundo. Y así, en un país como Liberia, destrozado por guerras civiles y sanguinarios conflictos políticos, una mujer ha luchado contra la violencia y, a través de un largo recorrido de estudio, trabajo, exilio y sacrificio, ha obtenido la presidencia. Un ejemplo de emancipación difícil de imaginar visto y considerado que la brecha de género en África es mucho mayor que en Europa y EEUU y que en los años 70, 80 y 90 sin duda los retos para la paridad eran numerosos. Así pues Ellen Johnson Sirleaf consigue sobresalir en un contexto socialmente y políticamente muy complejo, y logra ayudar a las mujeres a obtener una importante serie de derechos a la vez que consigue mejorar su país con distintas reformas a través del diálogo y del pacifismo.


Traduzione ucraina

Alina Petelko

Лауреат Нобелівської премії миру 2011 року разом з ліберійкою Леймою Робертою Гбові та єменкою Тавакколь Карман за "ненасильницьку боротьбу за безпеку жінок та їхні права на повноцінну участь у миротворчому процесі".

Народитися і жити в африканській країні в першій половині 20-го століття, безумовно, нелегко. Після століття європейського імперіалізму держави Африки, з одного боку, прагнули незалежності, а з іншого - були розірвані внутрішніми конфліктами. Державні перевороти, громадянські війни та тоталітарні режими роками спустошували континент. У такій складній ситуації, як ця, приналежність до жіночої статі, безумовно, не полегшує життя: шлях до прав жінок довгий і ризикований, і в ці часи є багато викликів, які необхідно подолати. Еллен Джонсон-Серліф народилася в Монровії, столиці Ліберії, у 1938 році. Скромного походження, вона блискуче завершила навчання спочатку в Африці, а потім у США. 1961 рік став для неї переломним: вона переїхала до Америки, вступила до Медісонської бізнес-ради, штат Вісконсін, і домоглася розлучення з чоловіком, після того, як зазнала знущань з його боку. У 1970 році закінчила економічний факультет Колорадського університету, а наступного року вступила до магістратури з державного управління Гарвардської школи Кеннеді. Її престижний курс навчання означав, що, повернувшись до Ліберії, вона змогла працювати в адміністрації тодішнього президента Вільяма Толберта. Під час його президентства вона стала заступником міністра фінансів, однак державний переворот, здійснений у 1980 році Самуелем Доу, призвів до її втечі. Так розпочався нелегкий шлях Сірліф, що складався з кількох від'їздів і повернень на батьківщину.

Вона полетіла до Вашингтона і почала працювати у Світовому банку. Після короткої перерви в Кенії, де вона працювала в Сітібанку, вона повернулася до Ліберії в 1985 році і була спочатку заарештована за заколот після численних критик режиму Доу, а пізніше звільнена завдяки міжнародному тиску. У ці роки її політична активність ставала дедалі інтенсивнішою, і в 1989 році, на початку Першої громадянської війни в Ліберії, Еллен Джонсон-Серліф активно підтримала повстання Чарльза Тейлора проти режиму Семюела Доу. Тим часом, у 1992 році вона почала працювати в проекті ООН, спрямованому на розвиток африканського континенту. Після численних мирних інтервенцій громадянська війна завершилася у 1997 році загальними виборами. Еллен балотувалася на президентських виборах і отримала 25% голосів, посівши друге місце. Однак перемога Тейлор змушує її засудити фальсифікацію виборів, і вона знову змушена покинути Ліберію і знайти притулок в Кот-д'Івуарі. Після двох років видимого миру Ліберія пережила новий період політичних зіткнень і напруженості, який завершився у 1999 році Другою громадянською війною в Ліберії. Війна тривала до 2003 року, коли з'явилися групи демократичного спрямування, які підтримала Еллен Сірліф, цього разу проти президентства Тейлора. У 2003 році Тейлор був зміщений і обрана нейтральна перехідна фігура, яка залишалася на посаді до 2006 року: Гюде Брайант. У 2005 році Еллен знову балотується в президенти і кидає виклик своєму політичному опоненту Джорджу Веа. Результати виборів неоднозначні: у другому турі Сірліф, схоже, випередила Веа, але спочатку не була оголошена переможцем. Лише після певного розслідування вона офіційно отримала посаду президента Ліберії: таким чином, Еллен Джонсон-Серліф стала першим президентом африканської країни. Наприкінці своєї каденції у 2011 році вона вирішила знову балотуватися, знову перемігши на виборах і отримавши другий термін.

Під час перебування на посаді Еллен Джонсон-Серліф працювала над погашенням зовнішнього боргу Ліберії та забезпеченням миру і стабільності. Її зусилля спрямовані також на покращення становища жінок, і саме за це вона разом зі своєю співвітчизницею Леймою Робертою Гбові та єменкою Тавакколь Карман отримує Нобелівську премію миру у 2011 році. Престижна нагорода, однак, піддала її подальшій критиці: вона була удостоєна премії всього за кілька днів до президентських виборів, а її опонент Веа засудив той факт, що Нобелівська премія може вплинути на результат і стати інструментом для проведення виборів. Тим не менш, Еллен Сірліф перемогла на виборах з надзвичайним результатом у 90% підтримки (хоча явка була мінімальною).

Безперервність влади та подвійний мандат дозволяють Ліберії не лише відновити мир, але й демократію та економічну стабільність. Фактично, президентом було досягнуто багато цілей, починаючи з запровадження обов'язкової початкової освіти для ліберійських хлопчиків і дівчаток у 2007 році. Згадаймо також, що у 2010 році вона підписала закон про свободу слова та інформації, перший у своєму роді на всьому африканському континенті. І це ще не все: прихильність Сірліф відчутна і в соціальній сфері: так, вона заснувала Міжнародний інститут жінок у політичному лідерстві, з метою поширення меседжу про те, що жінка може з легкістю займати владну посаду і виконувати її з відмінними результатами. Окрім Нобелівської премії, вона була нагороджена багатьма важливими преміями, в тому числі Премією Рузвельта 1988 року за свободу слова, Премією Банча за міжнародне лідерство та Премією миру Індіри Ганді 2012 року. Крім того, журнал Forbes включив її до переліку найвпливовіших світових лідерів 2014 року.

"Як і у всіх, у мене бувають моменти в житті, коли я налаштований песимістично. Цікаво, чи варто продовжувати... Потім я їду в поїздку в Африку чи Південно-Східну Азію і трохи стикаюся з людьми, які живуть з ВІЛ, і мій настрій забувається. Я кажу: "Гаразд, продовжуємо. Продовжуємо. Це реальне життя. Не думайте про себе".

 

Leymah Gbowee
Laura Candiani





Giulia Canetto

 

Tre donne vincitrici del Premio Nobel per la Pace nel 2011: l'avvocata liberiana Leymah Gbowee insieme alla presidente della Liberia Ellen Johnson Sirleaf e all'attivista yemenita Tawakkul Karman «per la loro lotta non violenta in favore della sicurezza delle donne e del loro diritto a partecipare al processo di costruzione della pace».

Nata a Monrovia, in Liberia, il 1° febbraio 1972, Leymah Gbowee vive un'infanzia serena con le tre sorelle, sognando di praticare la professione medica; dopo gli studi liceali negli Usa, diciassettenne rientra in patria dove sta iniziando la guerra civile (1989-2003); intervistata in Italia da Famiglia cristiana (4 luglio 2012) afferma: «divenni una donna molto arrabbiata, una donna sempre più arrabbiata via via che crescevo». Intorno ai 26 anni avvenne la presa di coscienza: dopo aver frequentato la Eastern Mennonite University in Virginia, fa l'assistente sociale e aderisce a un programma gestito dall'Unicef per addestrare a seguire le persone traumatizzate dai conflitti; opera come volontaria presso la Chiesa luterana di San Pietro a Monrovia prestando servizio nel Trauma Healing and Reconciliation Program, e comprende quale sarà il suo futuro impegno. Già madre di tre figli e incinta del quarto, sposata a un uomo violento, si sente dire dal padre: «Che delusione, quando ti aspetti che tua figlia faccia strada e invece diventa una dannata macchina per sfornare figli». Leymah capisce che spetta alle donne dare una svolta alla tragica situazione che insanguina il suo Paese, dominato dal potere brutale del presidente Taylor (oggi condannato all'ergastolo per crimini contro l'umanità dal Tribunale speciale della Sierra Leone). Intanto consegue un master in Trasformazione dei conflitti alla Mennonite University di Harrisonburg e due dottorati in legge honoris causa presso la sudafricana Rhodes University e l'università canadese di Alberta.

Grazie all'aiuto della sorella Geneva che si prende cura della numerosa prole (due maschi e quattro femmine), insieme a Comfort Freeman fonda l'associazione Wipnet (rete delle donne per la costruzione della pace) e poi la Women of Liberia Mass Action for Peace (2003), con cui organizza veglie di preghiera, sit-in, manifestazioni pacifiche allo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica contro i massacri di civili, gli stupri, i rapimenti dei bambini per farne spietati soldati. La loro ribellione comprende anche iniziative inedite come ad esempio (specie nelle campagne) lo sciopero del sesso. Le donne ― sia cristiane che musulmane ― madri, mogli, sorelle dei combattenti vestiranno rigorosamente di bianco, colore simbolico della pace. Leymah racconta molto di sé in una interessante autobiografia intitolata Mighty be our powers: how sisterhood, prayer, and sex changed a nation at war; dice di essere guidata in ogni circostanza dalla forza della fede; è infatti sempre stata attiva all'interno della Chiesa luterana, tuttavia non nasconde i suoi errori e le sue umane debolezze.

«La mia fede influisce in tutto quello che faccio, e mi spinge in luoghi dove non sempre avrei voluto andare. Durante la guerra, ho sognato una voce che mi diceva: “Riunisci le donne a pregare per la pace”. Non sapevo se era la voce di Dio... come poteva essere: ero soltanto una ragazza-madre e una peccatrice. Anche se ero molto riluttante la mia fede mi spinse a osare oltre i miei limiti. Ecco un esempio di cosa intendo quando dico che l’essere credente mi ha spinto a operare con più forza a favore della pace. Non si può dedicare la vita per la pace senza avere il senso di un potere superiore. Non sto dicendo che bisogna essere per forza cristiani, né che si debba essere musulmani, sto dicendo che devi avere un senso di un Essere Supremo che è più grande di te. Per quanto mi riguarda, il mio cristianesimo mi dà la forza di andare avanti e ottenere ispirazione quando lo sforzo razionale è insufficiente» (intervista citata).

La guerra finalmente si è conclusa con la firma della Convenzione di Accra, ma ha lasciato dietro di sé circa 250.000 vittime, miseria, devastazione, il processo ai leader responsabili di tante sofferenze. Negli anni 2004-5 Gbowee è stata commissaria designata della Commissione per la verità e la riconciliazione della Liberia; in proposito ha affermato: «la riconciliazione non è semplicemente una possibilità, è una necessità. È l'unica via che si può seguire», infatti «la pace è un processo, non un evento» sottolineando la complessità di certi cambiamenti radicali e la loro durata nel tempo. Ha fondato e dirige la Women Peace and Security Network-Africa, proseguendo coerentemente con il suo impegno, incentrato sul ruolo attivo delle donne.

Il suo contributo alla fine della guerra civile è stato determinante e questo le ha fatto assegnare il Nobel per la Pace, insieme alla yemenita Tawakkul Karman e alla neo-presidente del suo Paese, Ellen Johnson Sirleaf, succeduta democraticamente a Charles Ghankay Taylor e prima donna a ottenere questo incarico in Africa. La commissione norvegese (il Nobel per la Pace si assegna infatti a Oslo) si è augurata che il premio alle tre esponenti femminili, di cui due africane, «aiuti a porre fine all'oppressione delle donne, che ancora esiste in molti Paesi, e a realizzare il grande potenziale» che le donne possono rappresentare per la pace e la democrazia. Nel 2012 Leymah Gbowee è stata in Italia, su invito del Ministero degli Esteri; co-fondatrice di Ara Pacis initiative, ha parlato nella Camera dei Deputati il 3 luglio e ha partecipato al festival “Caffeina cultura”di Viterbo, presentando la citata autobiografia Grande sia il nostro potere, scritta con Carol Mithers, tradotta da Corbaccio. Sulla sua attività è stato realizzato il documentario Pray the Devil Back to Hell, vincitore al Tribeca film festival nel 2008; è intervenuta anche nel film di Jessica Vale Small Small Thing (2013) sulla piaga degli stupri di bambine in Liberia e nel documentario sulle donne africane di maggior rilievo (A Rede invisivel), girato dal brasiliano Carlos Nascimbeni. A partire dal 2007 ha ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali: è stata inserita fra le donne leader del XXI secolo e ha avuto la Blue Ribbon for Peace della J.F.Kennedy School of Government dell'Università di Harvard; nel 2008 il J.F.Kennedy Profile in Courage Prize e la medaglia per la giustizia del John Jay College; contemporaneamente al Nobel è stata nominata "alunna dell'anno" dall'Università Eastern Mennonite che aveva frequentato da giovane; nel 2013 ha ricevuto la medaglia dal Barnard College e The New York Women's Foundation Century Award; l'anno seguente l'America Right the Wrong Award di Oxfam di cui è divenuta ambasciatrice globale. All'inaugurazione delle Olimpiadi di Londra del 2012 ha avuto l'onore di portare la bandiera del suo Paese.

Oggi vive in Ghana, ad Accra, e ha esteso a tutta l'Africa occidentale l'attività del Programma delle donne per la costruzione della pace. Fa parte dell'International Honorary Committee of the Global Biosphere Institute e dell'Aurora Prize Selection Committee. Il 20 agosto 2016 la Millennium Excellence Foundation l'ha insignita del Lifetime Africa Achievement Price (Laap) per la pace in Africa. Attualmente è editorialista di Newsweek Daily Beast, tiene corsi in varie università, è accademica ospite presso lo Union Seminary a New York e membro del Comitato di sostegno degli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdg) delle Nazioni Unite.


Traduzione francese

Guenoah Mroue

Trois femmes gagnates du Prix Nobel de la Paix en 2011 : l’avocate libérienne Leymah Gbowee avec la présidente du Liberia Ellen Johnson Sirleaf et l’activiste yéménite Tawakkul Karman «pour leur lutte non violente en faveur de la sécurité des femmes et de leur droit à participer au processus de construction de la paix».

Née à Monrovia, au Liberia, le 1er février 1972, Leymah Gbowee vit une enfance sereine avec ses trois sœurs, rêvant de pratiquer la médecine; après ses études secondaires aux Etats-Unis, elle retourne dans son pays où commence la guerre civile (1989-2003); interviewée en Italie par la Famille chrétienne (4 juillet 2012) elle affirme : «je suis une femme en colère, et j’ai commencé à l’être de plus en plus au fur et à mesure du temps que je grandissais». Vers l’âge de 26 ans, elle a pris conscience : après avoir fréquenté l’Eastern Mennonite University en Virginie, elle est assistante sociale et participe à un programme géré par l’Unicef pour former à suivre les personnes traumatisées par les conflits, elle est bénévole auprès de l’Église luthérienne de Saint-Pierre à Monrovia pour servir dans le Trauma Healing and Reconciliation Program, et comprend quel sera son engagement futur. Déjà mère de trois enfants et enceinte du quatrième, mariée à un homme violent, on entend dire par son père : « Quelle déception, quand tu t’attends à ce que ta fille fasse son chemin alors qu’elle devienne une fichue de machine pour produire des enfants ». Leymah comprend qu’il appartient aux femmes de donner un tournant à la situation tragique qui ensanglante son pays, dominé par le pouvoir brutal du président Taylor (aujourd’hui condamné à la prison à perpétuité pour crimes contre l’humanité par le Tribunal spécial de Sierra Leone). Elle obtient une maîtrise en transformation des conflits à l’Université Mennonite de Harrisonburg et deux doctorats en droit honoris causa à l’Université Rhodes d’Afrique du Sud et à l’Université canadienne d’Alberta.

Grâce à l’aide de sa sœur Geneva qui s’occupe de la nombreuse progéniture (deux garçons et quatre filles), elle fonde avec Comfort Freeman l’association Wipnet (réseau des femmes pour la construction de la paix) puis la Women of Liberia Mass Action for Peace (2003)avec lequel il organise des veillées de prière, des sit-ins, et des manifestations pacifiques dans le but de sensibiliser l’opinion publique contre les massacres de civils, les viols et les enlèvements d’enfants pour en faire des soldats impitoyables. Leur rébellion comprend aussi des initiatives inédites comme par exemple (surtout dans les campagnes) la grève du sexe. Les femmes chrétiennes et musulmanes mères, épouses, sœurs de combattants seront vêtues que de blanc, couleur symbolique de la paix. Leymah raconte beaucoup de choses sur elle dans une autobiographie intéressante intitulée Mighty be our Powers : how sisterhood, prayer, and sex changed a nation at war; elle dit être guidée en toutes circonstances par la force de la foi; elle a en effet toujours été active au sein de l’Église luthérienne, mais elle ne cache pas ses erreurs et ses faiblesses humaines.

«Ma foi influe sur tout ce que je fais, et me pousse dans des endroits où je n’aurais pas toujours voulu aller. Pendant la guerre, j’ai rêvé d’une voix qui me disait : "Rassemble les femmes pour prier pour la paix". Je ne savais pas si c’était la voix de Dieu... comment cela pourrait-il être : j’étais seulement une fille-mère et une pécheresse. Même si j’étais très réticente, ma foi m’a poussé à aller au-delà de mes limites. Voilà un exemple de ce que je veux dire quand je dis que le fait d’être croyant m’a poussé à œuvrer avec plus de force en faveur de la paix. On ne peut pas consacrer sa vie à la paix sans avoir le sens d’un pouvoir supérieur. Je ne dis pas qu’il faut être chrétien, ni qu’il faut être musulman, je dis que vous devez avoir le sens d’un Être Suprême qui est plus grand que vous. En ce qui me concerne, mon christianisme me donne la force d’aller de l’avant et d’obtenir l’inspiration quand l’effort rationnel est insuffisant » (interview citée).

La guerre s’est finalement conclue par la signature de la Convention d’Accra, mais elle a laissé derrière elle environ 250.000 victimes, misère, dévastation et le procès aux leaders responsables de tant de souffrances. Dans les années 2004-2005, Gbowee a été commissaire désignée de la Commission pour la vérité et la réconciliation du Liberia; à ce propos, elle a affirmé : «la réconciliation n’est pas simplement une possibilité, c’est une nécessité. C’est la seule voie que l’on puisse suivre», en effet «la paix est un processus, non un événement», en soulignant la complexité de certains changements radicaux et leur durée dans le temps. Elle a fondé et dirige le Women Peace and Security Network-Africa, tout en poursuivant de manière cohérente son engagement, centré sur le rôle actif des femmes.

Sa contribution à la fin de la guerre civile a été déterminante, ce qui lui a valu le prix Nobel de la paix, aux côtés de la Yemenita Tawakkul Karman et de la nouvelle présidente de son pays, Ellen Johnson Sirleaf, elle a succédé démocratiquement à Charles Ghankay Taylor et elle a été la première femme à obtenir ce poste en Afrique. La Commission norvégienne (le Prix Nobel de la Paix se décerne en effet à Oslo) a souhaité que le prix aux trois femmes, dont deux africaines, «aide à mettre fin à l’oppression des femmes, qui existe encore dans de nombreux pays, et à réaliser le grand potentiel» que les femmes peuvent représenter pour la paix et la démocratie. En 2012, Leymah Gbowee s’est rendue en Italie, suite à l’invitation du Ministère des Affaires Etrangères; co-fondatrice d’Ara Pacis initiative, a parlé à la Chambre des Députés le 3 juillet et a participé au festival "Caffeina cultura"de Viterbe, en présentant l’autobiographie Grande que notre pouvoir, écrite avec Carol Mithers, traduite par Corbaccio. Pray the Devil Back to Hell, gagnante du Festival du film de Tribeca en 2008, a également participé au film de Jessica Vale Small Small Thing (2013) sur la plaie des viols de fillettes au Liberia et dans le documentaire sur les femmes africaines les plus remarquables (A Rede invisivel), tourné par le Brésilien Carlos Nascimbeni. À partir de 2007, elle a reçu de nombreuses distinctions internationales : elle a été placée parmi les femmes leaders du XXIe siècle et a eu la Blue Ribbon for Peace de la J.F.Kennedy School of Government de l’Université Harvard; en 2008, le J.F.Kennedy Profile in Courage Prize et la médaille de justice du John Jay College; en même temps que le Prix Nobel, elle a été nommée "élève de l’année" par l’Université Eastern Mennonite qu’elle avait fréquentée lorsqu’elle était jeune; En 2013, elle a reçu la médaille du Barnard College et du New York Women’s Foundation Century Award; l’année suivante, l’America Right the Wrong Award d’Oxfam dont elle est devenue ambassadrice mondiale. Lors de l’inauguration des Jeux Olympiques de Londres en 2012, elle a eu l’honneur de porter le drapeau de son pays.

Elle vit aujourd’hui au Ghana, à Accra, et elle a étendu à toute l’Afrique occidentale l’activité du Programme des femmes pour la construction de la paix. Elle fait partie du Comité international des honoraires de la biosphère mondiale et du Comité de sélection de l’Aurora Prize. Le 20 août 2016, la Fondation Millennium Excellence lui a décerné le Prix d’excellence pour l’Afrique (LAAP) pour la paix en Afrique. Elle est actuellement éditorialiste de Newsweek Daily Beast, elle donne des cours dans diverses universités, elle est étudiante invitée à l’Union Seminary à New York et membre du Comité de soutien des objectifs de développement durable (ODD) des Nations Unies.


Traduzione inglese

Syd Stapleton

Three women were winners of the 2011 Nobel Peace Prize: Liberian lawyer Leymah Gbowee, Liberia's President Ellen Johnson Sirleaf, and Yemeni activist Tawakkul Karman, "for their nonviolent struggle on behalf of women's safety, and their right to participate in the peace-building process."

Born in Monrovia, Liberia, on Feb. 1, 1972, Leymah Gbowee lived a peaceful childhood with her three sisters, dreaming of practicing medicine. At 17 years old, after her high school studies in the U.S., she returned to her homeland, where a civil war was beginning (1989-2003). Interviewed in Italy by Famiglia Cristiana (July 4, 2012) she said, "I became a very angry woman, a woman who became more and more angry as I grew up." Around the age of 26 came an expanded consciousness - after attending Eastern Mennonite University in Virginia, she became a social worker and joined a program run by UNICEF to work with people traumatized by conflict. She worked as a volunteer at St. Peter's Lutheran Church in Monrovia serving in the Trauma Healing and Reconciliation Program, and there understood what her future commitment would be. Already a mother of three and pregnant with her fourth child, married to an abusive man, she was told by her father, "What a disappointment, when you expect your daughter to lead the way and instead she becomes a goddamn child-bearing machine." Leymah realized that it was up to women to turn around the tragic situation bleeding her country, dominated by the brutal power of President Taylor (now sentenced to life in prison for crimes against humanity by the Special Court of Sierra Leone). Meanwhile, she earned a master's degree in Conflict Transformation from Mennonite University in Harrisonburg and two honorary doctorates in law from South Africa's Rhodes University and Canada's University of Alberta.

With the help of her sister Geneva, who took on the care of their large family (two boys and four girls), she and Comfort Freeman founded WIPNET (Women's Network for Peacebuilding) and then the Women of Liberia Mass Action for Peace (2003), with which they organized prayer vigils, sit-ins, and peaceful demonstrations with the aim of raising opposition to massacres of civilians, rape, and the ruthless abduction of children to become soldiers. Their rebellion also included unprecedented initiatives such as (especially in the countryside) the sex strike. Women, both Christian and Muslim -mothers, wives, and sisters of the fighters - would wear strictly white, the symbolic color of peace. Leymah tells much about herself in an interesting autobiography entitled Mighty Be Our Powers: how sisterhood, prayer, and sex changed a nation at war. She says she was guided in all circumstances by the power of faith. She had always been active within the Lutheran Church, yet she does not hide her mistakes and human weaknesses.

"My faith influences everything I do, and pushes me to places where I did not always want to go. During the war, I dreamed of a voice telling me, 'Gather the women to pray for peace.' I didn't know if it was God's voice - how could it be - I was just a girl, a mother and a sinner. Although I was very reluctant, my faith pushed me to dare beyond my limits. Here is an example of what I mean when I say that being a believer pushed me to work harder for peace. One cannot dedicate one's life for peace without having a sense of a higher power. I am not saying that you have to be a Christian, nor that you have to be a Muslim, I am saying that you have to have a sense of a Supreme Being that is greater than you. As for me, my Christianity gives me the strength to go forward and get inspiration when rational effort is insufficient" (interview cited).

The war finally ended with the signing of the Accra Convention, but it left behind some 250,000 casualties, misery, devastation, and the trial of the leaders responsible for so much suffering. In 2004-5 Gbowee served as commissioner-designate of Liberia's Truth and Reconciliation Commission. In this position, she said, "Reconciliation is not simply a possibility, it is a necessity. It is the only way forward," and, "peace is a process, not an event," emphasizing the complexity of certain radical changes and their durability over time. She founded and directs the Women Peace and Security Network-Africa, continuing consistently with her commitment focused on the active role of women.

Her contribution to ending the civil war was instrumental, which earned her the Nobel Peace Prize, along with Yemen's Tawakkul Karman and her country's newly elected president, Ellen Johnson Sirleaf, who democratically succeeded Charles Ghankay Taylor and was the first woman to achieve this position in Africa. The Norwegian committee (the Nobel Peace Prize is awarded in Oslo) hoped that the award to the three female leaders, two of whom are African, "will help end the oppression of women, which still exists in many countries, and realize the great potential" that women can represent for peace and democracy. In 2012 Leymah Gbowee was in Italy at the invitation of the Ministry of Foreign Affairs. Co-founder of Ara Pacis Initiative, she spoke in the Chamber of Deputies on July 3 and participated in the "Caffeina cultura" festival in Viterbo, presenting the aforementioned autobiography Mighty Be Our Powers, written with Carol Mithers, translated by Corbaccio. The documentary Pray the Devil Back to Hell, winner at the Tribeca film festival in 2008, was made about her work. She also intervened in Jessica Vale's film Small Small Thing (2013) about the scourge of child rape in Liberia, and in the most prominent documentary on African women (A Rede Invisivel), made by Brazilian Carlos Nascimbeni.

Since 2007 she has won numerous international awards. She was listed among the Women Leaders of the 21st Century and was awarded the Blue Ribbon for Peace from the J. F. Kennedy School of Government at Harvard University, in 2008 the J.F. Kennedy Profile in Courage Prize and the John Jay College Medal for Justice, and at the same time as the Nobel she was named "Alumna of the Year" by Eastern Mennonite University, which she had attended as a young woman. In 2013 she received a medal from Barnard College and The New York Women's Foundation Century Award, and the following year the America Right the Wrong Award from Oxfam, for which she became a global ambassador. At the opening of the 2012 London Olympics, she had the honor of carrying her country's flag.


Traduzione spagnola

Arianna Calabretta

Tres mujeres ganadoras del Premio Nobel de la Paz en 2011: la abogada liberiana Leymah Gbowee junto con la presidenta de Liberia Ellen Johnson Sirleaf y la activista yemení Tawakkul Karman «por su lucha no violenta en favor de la seguridad de las mujeres y de su derecho a participar en el proceso de consolidación de la paz».

Nacida en Monrovia, en Liberia, el 1 de febrero de 1972, Leymah Gbowee vivió una infancia tranquila con sus tres hermanas, soñando con trabajar como médica; después de sus estudios de bachillerato en Estados Unidos, a los 17 años regresó a su patria donde comenzaba la guerra civil (1989-2003); entrevistada en Italia por la revista «Famiglia cristiana» (4 julio de 2012) dijo: «me convertí en una mujer muy enfadada, cada vez más enojada a medida que crecía». Hacia los 26 años, tomó conciencia: tras haber ido a la Universidad Menonita del Este en Virginia, trabajó como asistente social y se unió a un programa dirigido por Unicef para formar a personas traumatizadas a causa de los conflictos; colaboró como voluntaria en la Iglesia Luterana de San Pedro en Monrovia prestando servicio en el Programa de Sanación del Trauma y Reconciliación y se dio cuenta de cuál sería su futuro compromiso. Ya madre de tres hijos, en espera del cuarto y casada con un hombre violento, su padre le dice: «Qué decepción cuando esperas que tu hija marque el camino y, en cambio, se convierte en una maldita máquina de dar a luz». Leymah entiende que está en manos de las mujeres dar un cambio a la trágica situación que desangra a su país, dominado por el brutal poder del presidente Taylor (hoy condenado a cadena perpetua por crímenes contra la humanidad por el Tribunal Especial de Sierra Leona). Mientras tanto, obtiene un máster en Transformación de Conflictos por la Universidad Menonita de Harrisonburg y dos doctorados por la Universidad surafricana de Rhodes y la canadiense de Alberta.

Gracias a la ayuda de su hermana Geneva que cuida de su numerosa prole (dos niños y cuatro niñas), junto a Comfort Freeman funda la asociación Wipnet (red de mujeres para la consolidación de la paz) y luego Mujeres de Liberia Acción Masiva para la Paz (WLMAP, 2003), con la que organiza vigilias de oración, sentadas y manifestaciones pacíficas para sensibilizar a la opinión pública contra las masacres civiles, violaciones y los secuestros de niños para convertirlos en despiadados soldados. Su rebelión también incluye iniciativas como por ejemplo (especialmente en el campo) la huelga del sexo. Las mujeres – tanto cristianas como musulmanas – madres, esposas, hermanas de los combatientes, vestirán rigurosamente de blanco, color simbólico de la paz. Leymah habla mucho de sí misma en una interesante autobiografía, escrita con Carol Mithers, titulada Mighty be our powers 2011 (Un sueño de paz: la lucha de una mujer liberiana por cambiar su destino y el de su país (Aguilar, 2012); dice que en todas las circustancias la guió el poder de la fe; de hecho, siempre ha sido activa dentro de la Iglesia luterana, aunque no oculta sus errores y sus debilidades humanas:

«Mi fe influye en todo lo que hago y, me empuja a lugares a los que no siempre he querido ir. Durante la guerra, soñé con una voz que me decía: “Reúne a las mujeres para rezar por la paz”. No sabía si era la voz de Dios… cómo iba a serlo: era solo una chica-madre y una pecadora. Aunque era muy reticente mi fe me empujó a atreverme más allá de mis límites. Este es un ejemplo de lo que quiero decir cuando digo que ser creyente me llevó a trabajar más por la paz. No se puede dedicar la vida a la paz sin tener el sentido de un poder superior. No estoy diciendo que haya que ser cristiano, ni que haya que ser musulmanes, digo hay que tener un sentido de un Ser Supremo más grande que nosotros/as. En cuanto a mí, mi cristianismo me da la fuerza para seguir adelante y obtener inspiración cuando el esfuerzo racional es insuficiente» (entrevista citada).

Por fin la guerra terminó con la firma de la Convención de Accra, pero dejó unas 250.000 víctimas, miseria, devastación y el juicio de los líderes responsables de tanto sufrimiento. En los años 2004-2005 Gbowee fue Comisionada designada de la Comisión de la Verdad y la Reconciliación de Liberia; a este respecto, dijo: «la reconciliación no es simplemente una posibilidad, sino una necesidad. Es la única manera de seguir», de hecho «la paz es un proceso, no un acontecimiento» destacando la complejidad de ciertos cambios radicales y su duración en el tiempo. Ella fundó y dirigió la Red africana de paz y seguridad para las mujeres, siguiendo sistemáticamente su compromiso centrado en el papel activo de las mujeres.

Su contribución al fin de la guerra civil fue decisiva y eso la llevó a recibir el Premio Nobel de la Paz, junto con la yemení Tawakkul Karman y con la neo presidenta de su país, Ellen Johnson Sirleaf, que sucedió democráticamente a Charles Ghankay Tayor y fue la primera mujer en ocupar este cargo en África. La comisión noruega (el Nobel de la Paz se otorga en Oslo) esperaba que la adjudicación de las tres representantes femeninas, dos de las cuales africanas, «ayudara a poner fin a la opresión de las mujeres que todavía existe en muchos países, y a hacer realidad el gran potencial» que las mujeres pueden representar para la paz y la democracia. En 2012 Leymah Gbowee estuvo en Italia invitada por el Ministerio de Asuntos Exteriores; cofundadora de la iniciativa Ara Pacis, habló el 3 de julio en la Cámara de Diputados y participó en el festival “Cafferina cultura” de Viterbo, presentando la traducción italiana de su autobiografía Grande sia il nostro potere, traducida por Corbaccio. Sobre su trabajo se realizó el documental Pray the Devil Back to Hell, ganador en el festival de cine de Tribeca en 2008; también intervino en la película de Jessica Vale Small Small Thing (2013) sobre la lacra de las violaciones de niñas en Liberia y en el importante documental sobre las mujeres africanas A Rede invisivel, literalmente ‘una telaraña invisible’, rodado por el brasileño Carlos Nascimbeni.

Desde 2007 ha recibido numerosos premios internacionales: fue incluida entre las mujeres líderes del siglo XXI y obtuvo la Blue Ribbon for Peace de la J.F. Kennedy School of Government de la Universidad de Harvard; en 2008 le fueron otorgados el premio J.F. Kennedy Profile in Courage Prize y la medalla John Jay College por la justicia; al mismo tiempo fue nombrada por el Nobel “alumna del año” de la Universidad Eastern Mennonite donde había estudiado de joven; en 2013 recibió la medalla del Barnard College y The New York Women's Foundation Century Award; el año siguiente el premio America Right the Wrong Award de Oxfam del que se hizo embajadora mundial. En la inauguración de los Juegos Olímpicos de Londres (2012) se le concedió el honor de llevar la bandera de su país. Hoy vive en Ghana, Accra, y ha extendido a toda África Occidental el trabajo del programa de mujeres para la consolidación de la paz. Pertenece al International Honorary Committee of the Global Biosphere Institute y al Aurora Prize Selection Committee. El 20 de agosto de 2016 la Millennium Excellence Foundation le concedió el premio Lifetime Africa Achievement (Laap) por la paz en África. Actualmente es editorialista del Newsweek Daily Beast, imparte cursos en varias universidades, es académica invitada en el Union Seminary de Nueva York y miembro del Comité de Apoyo a los Objetivos de Desarrollo Sostenible (ODS) de las Naciones Unidas.


Traduzione ucraina

Alina Petelko

Три жінки стали лауреатами Нобелівської премії миру 2011 року: ліберійська юристка Лейма Гбові разом з Президентом Ліберії Еллен Джонсон-Серліф та єменська активістка Таваккул Карман "за ненасильницьку боротьбу за безпеку жінок та їх право на участь у миротворчому процесі".

Лейма Гбові народилася в Монровії, Ліберія, 1 лютого 1972 року, жила безтурботним дитинством зі своїми трьома сестрами, мріючи стати лікарем; після закінчення середньої школи в США, в 17 років повернулася на батьківщину, де починалася громадянська війна (1989-2003); в інтерв'ю італійському виданню Famiglia cristiana (4 липня 2012 року) вона сказала: "Я стала дуже злою жінкою, жінкою, яка ставала все більш і більш злою, коли я дорослішала". Приблизно у віці 26 років вона почала усвідомлювати: після навчання в Східному менонітському університеті у Вірджинії вона стала соціальним працівником і приєдналася до програми ЮНІСЕФ з підготовки людей, травмованих конфліктом; вона працювала волонтером у лютеранській церкві Святого Петра в Монровії, працюючи в програмі зцілення травм і примирення, і зрозуміла, чим вона буде займатися в майбутньому. Вже будучи матір'ю трьох дітей і вагітною четвертою дитиною, одруженою з чоловіком, який чинить насильство, вона чує від свого батька: "Яке розчарування, коли ти очікуєш, що твоя дочка буде лідером, а замість цього вона стає кривавою дітородною машиною". Лейма усвідомлює, що саме жінки можуть змінити трагічну ситуацію, яка знекровлює її країну, де панує жорстока влада президента Тейлора (нині засудженого Спеціальним судом Сьєрра-Леоне до довічного ув'язнення за злочини проти людяності). Водночас вона отримала ступінь магістра з трансформації конфліктів у Менонітському університеті в Гаррісонбурзі та два почесних докторських ступені з права в південноафриканському Родському університеті та канадському Альбертському університеті.

За допомогою своєї сестри Женеви, яка опікується їхніми численними дітьми (двома хлопчиками та чотирма дівчатками), вона та Комфорт Фрімен заснували асоціацію Wipnet (жіноча мережа з розбудови миру), а згодом - "Масові дії жінок Ліберії за мир" (2003), разом з якою вони організовували молитовні чування, сидячі страйки та мирні демонстрації з метою підвищення обізнаності громадськості щодо масових вбивств цивільного населення, зґвалтувань та викрадення дітей, які згодом стають безжалісними солдатами. Їх бунт також включає в себе безпрецедентні ініціативи, такі як (особливо в сільській місцевості) секс-страйк. Жінки - як християнки, так і мусульманки - матері, дружини, сестри бійців будуть одягнені у строго біле, символічне вбрання кольору миру. Лейма багато розповідає про себе у цікавій автобіографії "Могутня наша сила: як сестринство, молитва і секс змінили воюючу націю", каже, що за будь-яких обставин керується силою віри, фактично завжди була активною в Лютеранській Церкві, проте не приховує своїх помилок і людських слабкостей.

"Моя віра впливає на все, що я роблю, і штовхає мене туди, куди я не завжди хотів йти. Під час війни мені приснився голос, який сказав: "Збери жінок на молитву за мир". Я не знала, чи це був голос Божий... Як таке може бути: я була просто дівчиною-матір'ю і грішницею. Хоча я дуже неохоче, але віра підштовхнула мене до того, щоб я наважився вийти за межі своїх можливостей. Це приклад того, що я маю на увазі, коли кажу, що віруюча людина підштовхнула мене до більш наполегливої роботи заради миру. Не можна присвятити своє життя миру, не маючи відчуття вищої сили. Я не кажу, що ви повинні бути християнином або мусульманином, я кажу, що ви повинні мати відчуття Вищої Істоти, яка є вищою за вас. Щодо мене, то моє християнство дає мені сили йти вперед і отримувати натхнення тоді, коли раціональних зусиль недостатньо" (цитата з інтерв'ю).

Війна нарешті закінчилася підписанням Аккрської конвенції, але вона залишила по собі близько 250 000 жертв, страждання, розруху і суд над лідерами, відповідальними за стільки страждань. У 2004-5 роках Гбові була призначеним комісаром Комісії правди і примирення Ліберії; у зв'язку з цим вона сказала: "Примирення - це не просто можливість, це необхідність". Це єдиний шлях вперед", адже "мир - це процес, а не подія", наголошуючи на складності певних радикальних змін та їх тривалості у часі. Вона заснувала і очолює Африканську мережу жінок за мир і безпеку, послідовно дотримуючись своїх зобов'язань, зосереджених на активній ролі жінок.

Її внесок у завершення громадянської війни був вирішальним, за що вона була удостоєна Нобелівської премії миру разом з Таваккулом Карманом з Ємену та новообраним президентом своєї країни Еллен Джонсон-Серліф, яка демократично змінила Чарльза Ганкея Тейлора і стала першою жінкою, яка обіймала цю посаду в Африці. Норвезький комітет (Нобелівська премія миру вручається в Осло) висловив сподівання, що присудження премії трьом представницям прекрасної статі, дві з яких є африканками, "допоможе покласти край пригнобленню жінок, яке все ще існує в багатьох країнах, і реалізувати той великий потенціал", який жінки можуть представляти для миру і демократії. У 2012 році Лейма Гбові перебувала в Італії на запрошення МЗС; співзасновниця ініціативи Ara Pacis, вона виступила 3 липня у Палаті депутатів та взяла участь у фестивалі "Caffeina cultura" у Вітербо, де презентувала вищезгадану автобіографію "Велика буде наша сила", написану у співавторстві з Керол Мітерс, у перекладі Корбаччо. Про її роботу був знятий документальний фільм "Моліть диявола назад у пекло" (Pray the Devil Back to Hell), переможець кінофестивалю "Трайбека" у 2008 році; вона також знялася у фільмі Джессіки Вейл "Маленька дрібниця" (2013), присвяченому проблемі зґвалтувань дітей у Ліберії, та у документальному фільмі про африканських жінок, які мають велике значення (A Rede invisivel), знятому бразильським режисером Карлосом Насімбені.

З 2007 року отримала численні міжнародні нагороди: увійшла до списку "Жінки-лідери XXI століття" та була нагороджена "Блакитною стрічкою миру" Школи управління ім. Дж.Ф.Кеннеді Гарвардського університету; у 2008 році була удостоєна премії ім. Дж.Кеннеді "Профіль мужності" та медаль Коледжу Джона Джея за справедливість; одночасно з Нобелівською премією була названа "Випускницею року" Східного менонітського університету, який вона відвідувала в молодості; у 2013 році отримала медаль Барнардського коледжу та нагороду "Століття Нью-Йоркського жіночого фонду"; наступного року - нагороду "Америка виправляє помилки" від благодійної організації "Оксфам", глобальним амбасадором якої вона стала. На відкритті Олімпійських ігор 2012 року в Лондоні вона мала честь нести прапор своєї країни. Сьогодні вона мешкає в Аккрі, Гана, і поширила роботу Жіночої миротворчої програми на всю Західну Африку. Вона є членом Міжнародного почесного комітету Глобального інституту біосфери та Комітету з присудження премії "Аврора". 20 серпня 2016 року Фонд "Досконалість тисячоліття" нагородив її довічною премією "За досягнення в Африці" (Laap) за мир в Африці. Наразі вона є колумністом Newsweek Daily Beast, викладає курси в різних університетах, є запрошеним академіком Юніон Семінарії в Нью-Йорку та членом Комітету підтримки Цілей сталого розвитку ООН (ЦСР).

 

Sottocategorie

 

 

 Wikimedia Italia - Toponomastica femminile

    Logo Tf wkpd

 

CONVENZIONE TRA

Toponomastica femminile, e WIKIMEDIA Italia