Emmanuelle Charpentier
Alessia Carofiglio






Giada Ionà

 

 Emmanuelle Charpentier è coautrice di una grande scoperta scientifica: il sistema CRISPR/Cas9, che permette di modificare con precisione il Dna di animali, piante e altri microorganismi. Nel 2020, insieme alla collega Jennifer Doudna, è stata insignita del Premio Nobel per la Chimica «per lo sviluppo di un metodo per l’editing del genoma». Primo team al 100% femminile.

Emmanuelle Charpentier è nata l’11 dicembre del 1968 a Juvisy-Sur-Orge, in Francia. Ha studiato biochimica, microbiologia e genetica presso l’Università Pierre e Marie Curie (oggi l’Istituto è stato fuso insieme alla Sorbonne, nella nuova Sorbonne Université). Nel 1995 ha conseguito il dottorato di ricerca presso l’Institut Pasteur. Dal 1996 ha proseguito la carriera scientifica a New York, presso la Rockefeller University, l'University Medical Center e allo Skirball Institute of Biomolecular Medicine. Nel 2002 è tornata in Europa ed è stata nominata professoressa associata nel laboratorio Max F. Perutz presso l’Università di Vienna. Nel 2009 si trasferisce in Svezia dove diviene docente associata all'Università di Umeå ed inizia la collaborazione con la chimica Jennifer Doudna nella reingegnerizzazione della endonucleasi Cas9. Le due ricercatrici hanno pubblicato sulla rivista Science uno studio che dimostra che CRISPR-Cas9, definite come ‘’le forbici genetiche’’, possono tagliare pezzi specifici di Dna in vitro. Con questa rivoluzionaria scoperta nel campo della mediazione e regolazione dell’Rna, Emmanuelle Charpentier ha gettato le basi per lo sviluppo di una nuova tecnologia di ingegneria del genoma. Nel 2015 è stata nominata Scientific Fellow della Max Panck Society di Berlino. Dal 2015 al 2018 è stata direttrice del dipartimento di Regolazione delle infezioni biologiche dello stesso Istituto. Nel 2018, in collaborazione con il Max Planck Institut, ha fondato l’Unità per la Scienza dei Patogeni.

Per la prima volta nella storia dei Nobel dedicati alla scienza, due donne, Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna, dividono esclusivamente il premio. Dalla sua istituzione, nel 1901, è stato assegnato finora a 5 donne. Si uniscono così a Marie Curie e a sua figlia Irène Joliot-Curie nella breve lista delle vincitrici del Premio Nobel per la Chimica. Nel 2009 Elizabeth Blackburn e Carol Greider furono premiate per lo studio sui telomeri, però dovettero condividere l’onorificenza con il biologo Jack Szostak. Le due chimiche hanno pure condotto una lunga battaglia legale per il riconoscimento dell'essere arrivate prime nella scoperta e nella realizzazione della tecnica, in quanto un altro gruppo di ricerca americano aveva rivendicato il primato nell'applicazione del sistema per modificare il Dna. Il Nobel sembra sancire il loro merito definitivamente.

La ricerca è partita dallo studio dei batteri patogeni, in particolare è stata studiata l’aggressività di certi tipi di batteri, e della loro conseguente resistenza agli antibiotici con lo scopo di trovare nuove terapie per fermarne la diffusione. In primo luogo, Charpentier si è dedicata allo studio dello Streptococcus pyogenes, noto anche come batterio ‘’mangia carne’’ per la sua capacità di indurre una pericolosa sepsi e di degradare i tessuti umani, a seguito della scoperta di un frammento del patrimonio genetico usato dal batterio per combattere i virus. L’acronimo CRISPR sta per clustered regularly interspaced short palindromic repeats, un modello nel Dna dei batteri notato per la prima volta nel 1987. Per lungo tempo questo meccanismo è stato poco chiaro, ma dagli anni Duemila sono emersi indizi che suggerivano che fosse un sistema specializzato nel difendere i batteri dalle invasioni di virus. Poco dopo, Charpentier ha iniziato la sua collaborazione con Jennifer Doudna per ricostruire in provetta l'arma dello Streptococcus pyogenes, semplificandola e trasformandola come tecnica da utilizzare. In poco più di un anno le due chimiche hanno ottenuto delle forbici molecolari capaci di tagliare il Dna.

La tecnica CRISPR/Cas9 permette di fare un copia-incolla di segmenti di Dna di microorganismi, piante e animali con un’accurata precisione. Gli/le scienziati/e possono utilizzare queste forbici molecolari per “tagliare” e studiare le funzioni dei diversi geni, conseguendo la possibilità di un miglioramento delle piante o di studiare i geni colpevoli di malattie ereditarie e di tumori, realizzando nuovi tipi di terapie personalizzate. A seguito del taglio introdotto da Cas9 è possibile eliminare sequenze di Dna dannose dal genoma bersaglio oppure è possibile sostituire delle sequenze, correggendo in tal modo delle mutazioni che causano malattie. Nel campo medico, queste forbici genetiche hanno avviato sperimentazioni per innovative terapie anticancro e la possibilità di curare malattie genetiche ereditarie sta diventando sempre più concreta. Questa scoperta ha rivoluzionato la genetica, ma se da un lato c’è la possibilità di trovare cure a malattie altrimenti fatali, dall’altro offre la possibilità di creare embrioni geneticamente modificati, sollevando questioni etiche e legislative di difficile soluzione. Infatti, probabilmente Emmanuelle Charpentier non è tornata in Francia per continuare i suoi studi poiché la paura degli Ogm e di tutto ciò che riguarda le mutazioni genetiche frena la ricerca. Tali tecniche possono intervenire sui geni umani, modificarli e rendere ereditabili tali modifiche. In Europa le tecniche di editing genetico sono classificate e regolamentate come Ogm e quindi al momento vietate.

Charpentier, a seguito della sua scoperta, ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali da parte di accademie scientifiche nazionali e internazionali. Tra i premi più prestigiosi vi sono il Japan Prize, il Kavli Prize in Nanosciences, il Wolf Prize, il Tang Prize for Biopharmaceutical Science, il Breakthrough Prize in Life Sciences, il Canada Gairdner International Prize, il Massry Prize e tanti altri. In particolare, nel 2016, ha ottenuto un dottorato honoris causa dal Politecnico federale di Losanna (Epfl), una delle istituzioni più prestigiose d’Europa. «Io spero che questo dia anche l'immagine di una scienza più moderna, una scienza in cui anche le ragazze e le giovani scienziate capiscano che nulla è impossibile e che anche loro possono andare avanti con la carriera... Ottenere grandi risultati, fare grandi scoperte che possono avere un impatto e questo indipendentemente dal genere» ha affermato Charpentier. Nonostante i numerosi progressi compiuti negli ultimi anni, il settore della ricerca resta ancora in prevalenza maschile, con una presenza femminile marginale. In passato è stato alimentato lo stereotipo che le donne fossero meno portate per le materie scientifiche e raramente è stato concesso loro di ricevere un’istruzione pari a quella degli uomini, ma, come dimostrano questo caso e svariati altri successi, i pregiudizi maschilisti in ambito tecnico-scientifico si stanno indebolendo sempre di più.


Traduzione francese

Guenoah Mroue

Emmanuelle Charpentier est co-auteur d’une grande découverte scientifique : le système CRISPR/Cas9, qui permet de modifier avec précision l’ADN des animaux, des plantes et d’autres micro-organismes. En 2020, elle et sa collègue Jennifer Doudna, elles ont reçu le prix Nobel de chimie « pour le développement d’une méthode d’édition du génome ». C’est la première équipe 100% féminine.

Emmanuelle Charpentier est née le 11 décembre 1968 à Juvisy-Sur-Orge, en France. Elle a étudié la biochimie, la microbiologie et la génétique à l’Université Pierre et Marie Curie (aujourd’hui l’Institut a été fusionné avec la Sorbonne, dans la nouvelle Université de la Sorbonne). En 1995, elle a obtenu son doctorat à l’Institut Pasteur. Depuis 1996, elle a poursuivi sa carrière scientifique à New York, à l’Université Rockefeller, au Centre médical universitaire et au Skirball Institute of Biomolecular Medicine. En 2002, elle est retournée en Europe et a été nommée professeur associée au laboratoire Max F. Perutz de l’Université de Vienne. En 2009, elle s’installe en Suède où elle devient professeur associée à l’Université d’Umeå et commence la collaboration avec la chimiste Jennifer Doudna dans la réingénierie de l’endonucléase Cas9. Les deux chercheuses ont publié dans la revue Science une étude démontrant que CRISPR-Cas9, défini comme des 'ciseaux génétiques', peut couper des morceaux spécifiques d’ADN in vitro. Avec cette découverte révolutionnaire dans le domaine de la médiation et de la régulation de l’ARN, Emmanuelle Charpentier a posé les bases du développement d’une nouvelle technologie d’ingénierie du génome. En 2015, elle a été nommée Scientific Fellow de la Max Panck Society de Berlin. De 2015 à 2018, elle a été directrice du département de Régulation des infections biologiques du même Institut. En 2018, elle a fondé l’Unité pour la Science des Pathogènes en collaboration avec le Max Planck Institut.

Pour la première fois dans l’histoire des Nobel de la science, deux femmes, Emmanuelle Charpentier et Jennifer Doudna, partagent exclusivement le prix. Depuis sa création en 1901, il a été attribué jusqu’à présent à 5 femmes. Elles rejoignent ainsi Marie Curie et sa fille Irène Joliot-Curie sur la courte liste des lauréates du prix Nobel de chimie. En 2009, Elizabeth Blackburn et Carol Greider ont été récompensées pour l’étude des télomères, mais elles ont dû partager la distinction avec le biologiste Jack Szostak. Les deux chimistes ont également mené une longue bataille juridique pour la reconnaissance du fait qu’elles sont arrivées premières dans la découverte et la réalisation de la technique, parce qu’un autre groupe de recherche américain a revendiqué la primauté dans l’application du système de modification de l’Adn. Le prix Nobel semble définitivement confirmer leur mérite.

La recherche a commencé par l’étude des bactéries pathogènes, en particulier l’agressivité de certains types de bactéries, et leur résistance aux antibiotiques qui en résulte dans le but de trouver de nouvelles thérapies pour arrêter leur propagation. Tout d’abord, Charpentier s’est consacrée à l’étude du Streptococcus pyogenes, également connu sous le nom de bactérie “mangeur de viande'' pour sa capacité à induire une septicémie dangereuse et à dégrader les tissus humains, suite à la découverte d’un fragment du patrimoine génétique utilisé par la bactérie pour lutter contre les virus. L’acronyme CRISPR signifie clustered regularly interspaced short palindromic repeats, un modèle dans l’ADN des bactéries decouvert pour la première fois en 1987. Pendant longtemps, ce mécanisme n’a pas été clair, mais depuis les années 2000, il existe des indices suggérant qu’il s’agissait d’un système spécialisé dans la défense des bactéries contre les invasions de virus. Peu après, Charpentier a commencé sa collaboration avec Jennifer Doudna pour reconstruire en éprouvette l’arme du Streptococcus pyogenes, en la simplifiant et en la transformant en technique à utiliser. En un peu plus d’un an, les deux chimistes ont obtenu des ciseaux moléculaires capables de couper l’Adn.

La technique CRISPR/Cas9 permet de faire un copier-coller de segments d’ADN de micro-organismes, de plantes et d’animaux avec grande précision. Les scientifiques peuvent utiliser ces ciseaux moléculaires pour "couper" et étudier les fonctions des différents gènes, ce qui permet d’améliorer les plantes ou d’étudier les gènes responsables de maladies héréditaires et de tumeurs, en mettant au point de nouveaux types de thérapies sur mesure pour rendre les choses plus concrètes. Cette découverte a révolutionné la génétique, mais si d’une part il y a la possibilité de trouver des remèdes à des maladies autrement fatales, d’autre part elle offre la possibilité de créer des embryons génétiquement modifiés, soulevant des questions éthiques et législatives difficiles à résoudre. En effet, Emmanuelle Charpentier n’est probablement pas revenue en France pour poursuivre ses études car la peur des OGM et de tout ce qui touche aux mutations génétiques freine la recherche. Ces techniques peuvent intervenir sur les gènes humains, les modifier et les rendre héréditaires. En Europe, les techniques d’édition génétique sont classées et réglementées comme OGM et sont donc actuellement interdites.

Charpentier a reçu après sa découverte de nombreuses récompenses internationales de la part d’académies scientifiques nationales et internationales. Parmi les prix les plus prestigieux figurent le Japan Prize, le Kavli Prize in Nanosciences, le Wolf Prize, le Tang Prize for Biopharmaceutical Science, le Breakthrough Prize in Life Sciences, le Canada Gairdner Prize, le Massry et bien d’autres. Plus précisément, en 2016, elle a obtenu un doctorat honoris causa de l’École polytechnique fédérale de Lausanne (EPFL), l’une des institutions les plus prestigieuses d’Europe. «J’espère que cela donnera aussi l’image d’une science plus moderne, une science dans laquelle même les filles et les jeunes scientifiques comprennent que rien n’est impossible et qu’eux aussi peuvent aller de l’avant avec la carrière... Obtenir de grands résultats, faire de grandes découvertes qui peuvent avoir un impact et ce quel que soit le genre» a déclaré Charpentier. Malgré les nombreux progrès accomplis ces dernières années, le secteur de la recherche reste encore majoritairement masculin, avec une présence féminine marginale. Dans le passé, le stéréotype selon lequel les femmes étaient moins douées pour les sciences a été alimenté et elles ont rarement reçu une éducation égale à celle des hommes, mais comme le montrent ce cas et plusieurs autres réussites, les préjugés masculinistes dans le domaine technico-scientifique s’affaiblissent de plus en plus.


Traduzione inglese

Syd Stapleton

Emmanuelle Charpentier is coauthor of a major scientific breakthrough - the CRISPR/Cas9 system, which enables precise editing of the DNA of animals, plants and other microorganisms. In 2020, together with colleague Jennifer Doudna, she was awarded the Nobel Prize in Chemistry "for the development of a method for genome editing." They were the first entirely female team to win a Nobel Prize.

Emmanuelle Charpentier was born on December 11, 1968, in Juvisy-Sur-Orge, France. She studied biochemistry, microbiology and genetics at Pierre and Marie Curie University (today the institute has been merged with the Sorbonne, into the new Sorbonne Université). In 1995 she received her PhD from the Institut Pasteur. From 1996 she pursued a scientific career in New York, at Rockefeller University, University Medical Center and the Skirball Institute of Biomolecular Medicine. In 2002 she returned to Europe and was appointed associate professor in the Max F. Perutz Laboratory at the University of Vienna. In 2009, she moved to Sweden where she became an associate professor at Umeå University and began collaborating with chemist Jennifer Doudna in the reengineering of the endonuclease Cas9. The two researchers published a study in the journal Science showing that CRISPR-Cas9, referred to as ''the genetic scissors,'' can cut specific pieces of DNA in vitro. With this revolutionary discovery in the field of RNA mediation and regulation, Emmanuelle Charpentier laid the groundwork for the development of a new genome engineering technology. In 2015, she was appointed a Scientific Fellow of the Max Planck Society in Berlin. From 2015 to 2018, she was director of the Department of Biological Infection Regulation at the same institute. In 2018, in collaboration with the Max Planck Institute, she founded the Pathogen Science Unit.

For the first time in the history of Nobel Prizes dedicated to science, two women, Emmanuelle Charpentier and Jennifer Doudna, exclusively shared the prize. Since inception of the prizes in 1901, they have so far been awarded to five women. Thus, Charpentier and Doudna join Marie Curie and her daughter Irène Joliot-Curie on the short list of winners of the Nobel Prize in Chemistry. In 2009 Elizabeth Blackburn and Carol Greider were awarded a Nobel for their study of telomeres, however, they shared the honor with biologist Jack Szostak. Charpentier and Doudna waged a long legal battle for recognition of having come first in the discovery and implementation of the technique, as an American research group had claimed primacy in applying the system to modify DNA. The Nobel seems a definitive confirmation of the merit of their work.

The research started with the study of pathogenic bacteria, specifically the aggressiveness of certain types of bacteria, and their subsequent resistance to antibiotics, with the aim of finding new therapies to stop their spread. First, Charpentier devoted herself to the study of Streptococcus pyogenes, also known as the ''flesh-eating'' bacterium because of its ability to induce dangerous sepsis and degrade human tissue, following the discovery of a fragment of the genetic makeup used by the bacterium to fight viruses. The acronym CRISPR stands for clustered regularly interspaced short palindromic repeats, a pattern in the DNA of bacteria first noticed in 1987. For a long time this mechanism was unclear, but by the 2000s clues emerged that suggested it was a specialized system for defending bacteria from virus invasions. Soon after, Charpentier began her collaboration with Jennifer Doudna to reconstruct the Streptococcus pyogenes weapon in a test tube, simplifying and transforming it as a technique to be used. In a little more than a year, the two chemists achieved a molecular scissors capable of cutting DNA.

The CRISPR/Cas9 technique makes it possible to copy and paste DNA segments from microorganisms, plants and animals with a high degree of precision. Scientists can use these molecular scissors to "cut" and study the functions of different genes, achieving the possibility of plant improvement or studying genes that are guilty of hereditary diseases and cancers, making possible new types of personalized therapies. As a result of the cutting introduced by Cas9, harmful DNA sequences can be removed from the target genome or sequences can be replaced, thereby correcting disease-causing mutations. In the medical field, these genetic scissors have initiated trials for innovative anticancer therapies, and the possibility of curing inherited genetic diseases is becoming increasingly real. This discovery has revolutionized genetics, but while there is the possibility of finding cures for otherwise fatal diseases, it also offers the possibility of creating genetically modified embryos, raising ethical and legislative issues that are difficult to resolve. In fact, Emmanuelle Charpentier has probably not returned to France to continue her studies because fear of GMOs (genetically modified organisms) and everything related to genetic mutations is holding back research. Such techniques can intervene in human genes, modify them and make those changes heritable. In Europe, gene editing techniques are classified and regulated as GMOs and therefore currently banned.

Charpentier, as a result of her discovery, has received numerous international awards from national and international scientific academies. Among the most prestigious awards are the Japan Prize, the Kavli Prize in Nanosciences, the Wolf Prize, the Tang Prize for Biopharmaceutical Science, the Breakthrough Prize in Life Sciences, the Canada Gairdner International Prize, the Massry Prize, and many others. Notably, in 2016, she was awarded an honorary doctorate from the Swiss Federal Institute of Technology in Lausanne (EPFL), one of the most prestigious institutions in Europe. "I hope this also provides an image of a more modern science, a science in which girls and young female scientists understand that nothing is impossible and that they, too, can move forward with their careers... Get great results, make great discoveries that can have an impact, and that's regardless of gender," Charpentier said. Despite many advances in recent years, the research field still remains male-dominated, with a marginal female presence. In the past, the stereotype existed that women were less well-suited for scientific subjects and were thus rarely allowed to receive an education equal to that of men, but as this case and a variety of other successes show, macho biases in scientific-technical fields are increasingly weakening and untenable.


Traduzione spagnola

Francesco Rapisarda

Emmanuelle Charpentier es coautora de un gran descubrimiento científico: el sistema CRISPR/Cas9, que permite modificar con precisión el ADN de animales, plantas y otros microorganismos. En 2020, junto con su colega Jennifer Doudna, fue galardonada con el Premio Nobel de Química “por el desarrollo de un método para edición genética”. Primer equipo 100% femenino.

Emmanuelle Charpentier nació el 11 de diciembre de 1968 en Juvisy-Sur-Orge, Francia. Estudió bioquímica, microbiología y genética en la Universidad Pierre y Marie Curie (hoy el Instituto se fusionó con la Sorbona, en la nueva Sorbonne Université). En 1995 obtuvo su doctorado en el Institut Pasteur. Desde 1996 ha continuado su carrera científica en Nueva York, en la Universidad Rockefeller, en el Centro Médico Universitario y en el Instituto Skirball de Medicina molecular. En 2002 regresó a Europa y fue nombrada profesora asociada en el laboratorio Max F. Perutz de la Universidad de Viena. En 2009 se trasladó a Suecia, donde se convirtió en profesora titular en la Universidad de Umeå y comenzó a colaborar con la química Jennifer Doudna en la reingeniería de la endonucleasa Cas9. Las dos investigadoras han publicado en la revista «Science» un estudio que demuestra que CRISPR-Cas9, definidas como “las tijeras genéticas”, pueden cortar piezas específicas de ADN in vitro. Con este revolucionario descubrimiento en el campo de la mediación y regulación de la ARN, Emmanuelle Charpentier sentó las bases para el desarrollo de una nueva tecnología de ingeniería del genoma. En 2015 fue nombrada miembro científico de la Sociedad Max Planck de Berlín. De 2015 a 2018 fue directora del departamento de Regulación de Infecciones Biológicas del mismo Instituto. En 2018, en colaboración con el Max Planck Institut, fundó la Unidad de Ciencia de los Patógenos.

Por primera vez en la historia de los Nobel dedicados a la ciencia, dos mujeres, Emmanuelle Charpentier y Jennifer Doudna, dividen exclusivamente el premio. Desde su creación, en 1901, se ha otorgado hasta ahora a 5 mujeres. Se unen así a Marie Curie y a su hija Irène Joliot-Curie en la breve lista de ganadoras del Premio Nobel de Química. En 2009, Elizabeth Blackburn y Carol Greider fueron premiadas por el estudio de los telómeros, pero tuvieron que compartir la distinción con el biólogo Jack Szostak. Las dos químicas también llevaron a cabo una larga batalla legal por el reconocimiento de haber llegado primeras en el descubrimiento y la realización de esta técnica, ya que otro grupo de investigación estadounidense había reivindicado la primacía en la aplicación del sistema para modificar el ADN. El Nobel parece consagrar su mérito definitivamente.

La investigación partió del estudio de las bacterias patógenas, en particular se estudió la agresividad de ciertos tipos de bacterias, y su consiguiente resistencia a los antibióticos con miras a encontrar nuevas terapias para detener su propagación. En primer lugar, Charpentier se dedicó al estudio del Streptococcus pyogenes, también conocido como bacteria “come carne” por su capacidad de inducir una sepsis peligrosa y degradar los tejidos humanos, tras el descubrimiento de un fragmento del patrimonio genético utilizado por la bacteria para combatir los virus. El acrónimo CRISPR significa clustered regularly interspaced short palindromic repeats, un modelo en el ADN de las bacterias notado por primera vez en 1987. Durante mucho tiempo este mecanismo fue poco claro, pero desde los años dos mil surgieron indicios que sugerían que era un sistema especializado en la defensa de las bacterias contra las invasiones de virus. Poco después, Charpentier comenzó su colaboración con Jennifer Doudna con vistas a reconstruir en tubo de ensayo el arma del Streptococcus pyogenes, simplificándola y transformándola como técnica a utilizar. En poco más de un año, las dos químicas obtuvieron ‘tijeras moleculares’ capaces de cortar el ADN.

La técnica CRISPR/Cas9 permite copiar y pegar segmentos de ADN de microorganismos, plantas y animales con una precisión cuidadosa. Los/as científicos/as pueden utilizar estas tijeras moleculares para “cortar” y estudiar las funciones de los diferentes genes, logrando la posibilidad de una mejora de las plantas o de estudiar los genes culpables de enfermedades hereditarias y de tumores, realizando nuevos tipos de terapias personalizadas. Tras el corte introducido por Cas9 es posible eliminar secuencias de ADN dañinas del genoma objetivo o es posible sustituir secuencias corrigiendo, de esta manera, algunas mutaciones que causan enfermedades. En el campo médico, estas tijeras genéticas han iniciado experimentaciones para innovadoras terapias anticancerígenas y la posibilidad de curar enfermedades genéticas hereditarias es cada vez más concreta. Este descubrimiento revolucionó la genética, pero si bien existe la posibilidad de encontrar tratamientos para enfermedades que de otro modo serían fatales, por otro lado ofrece la posibilidad de crear embriones genéticamente modificados, planteando cuestiones éticas y legislativas difíciles de resolver. De hecho, probablemente Emmanuelle Charpentier no ha vuelto a Francia para continuar sus estudios, pues el miedo a los OMG y a todo lo relacionado con las mutaciones genéticas frena la investigación. Estas técnicas pueden intervenir en los genes humanos, modificarlos y hacer que dichas modificaciones sean heredables. En Europa, las técnicas de edición genética están clasificadas y reguladas como OMG y, por tanto, actualmente están prohibidas.

Charpentier, después de su descubrimiento, ha recibido numerosos reconocimientos internacionales de las academias científicas nacionales e internacionales. Entre los premios más prestigiosos se encuentran el Japan Prize, el Kavli Prize in Nanosciences, el Wolf Prize, el Tang Prize for Biopharmaceutical Science, el Breakthrough Prize in Life Sciences, el Canada Gairdner International Prize, el Massry Prize y muchos otros. En concreto, en 2016, obtuvo un doctorado honoris causa del Politécnico Federal de Lausana (Epfl), una de las instituciones más prestigiosas de Europa. "Espero que esto también dé la imagen de una ciencia más moderna, una ciencia en la que incluso las niñas y jóvenes científicas entiendan que nada es imposible y que ellas también pueden seguir adelante con su carrera ... Obtener grandes resultados, hacer grandes descubrimientos que puedan tener un impacto y esto independientemente del género", dijo Charpentier. A pesar de los numerosos avances realizados en los últimos años, el sector de la investigación sigue siendo predominantemente masculino, con una presencia femenina marginal. En el pasado se alimentó el estereotipo de que las mujeres tenían menos inclinación hacia las materias científicas y rara vez se les permitió recibir una educación igual a la de los hombres, pero, como demuestran este caso y varios otros éxitos, los prejuicios machistas en el ámbito técnico-científico se están debilitando cada vez más.

 

Jennifer Doudna
Annamaria Vicini






Giada Ionà

 

Doudna ha ricevuto il Premio Nobel per la Chimica nel 2020 insieme alla collega francese Emmanuelle Charpentier. Il prestigioso riconoscimento è stato assegnato alle due scienziate «per lo sviluppo di un metodo per l'editing del genoma». «In questo strumento c’è un potenziale enorme che ci riguarda tutti», ha dichiarato Claes Gustafsson, a capo del comitato Nobel per la Chimica. «Non solo ha rivoluzionato la scienza di base ma ha permesso di ottenere colture innovative e ci porterà a nuovi trattamenti medici d’avanguardia». È la prima volta nella storia che il Nobel viene condiviso da due donne: un segnale importante e un significativo incoraggiamento per le scienziate del futuro.

Jennifer Doudna (Washington, 19 febbraio 1964) trascorse buona parte della sua infanzia a Hilo, una cittadina della Grande Isola di Hawaii. Un’infanzia difficile perché il fatto che fosse bionda, con gli occhi azzurri e magra la rendeva facile bersaglio per gli altri ragazzi e ragazze. La definivano una haole, termine con cui venivano chiamate le persone non native ma nel suo caso utilizzato in modo dispregiativo. Il senso di estraniazione che provava contribuì a farle sviluppare una curiosità ad ampio raggio, favorita anche dalla natura lussureggiante da cui era circondata. Un influsso positivo ebbe poi il padre Martin, che lavorava come autore di discorsi per il Dipartimento della Difesa e in seguito divenne professore di Letteratura inglese. Jennifer era tra le sue tre figlie quella preferita e lui la incoraggiava molto nella lettura anche di testi a carattere scientifico. Superati i problemi infantili grazie alla sua innata curiosità e agli interessi culturali, Jennifer intraprese una brillante carriera. Dopo aver conseguito la laurea in Chimica presso il Pomona College in California, si trasferì ad Harvard dove lavorò nel laboratorio del biochimico e genetista Jack W. Szostack (Premio Nobel nel 2009 per la Medicina) e dove conseguì il dottorato in Biochimica. Proseguì gli studi del post-dottorato presso l’Università del Colorado sotto la direzione del Premio Nobel per la Chimica Thomas R. Cech e divenne poi docente associata presso l’Università di Yale. Nel 2002 prese servizio presso l’Università di Berkeley in California dove ancora oggi insegna Biochimica e Biologia Molecolare.

L’interesse scientifico di Jennifer Doudna si concentrò inizialmente, e grazie all’influsso di Thomas R. Cech, sull’Rna (acido ribonucleico), una molecola presente nelle cellule viventi che è simile al Dna (acido desossiribonucleico) ma ha un atomo di ossigeno in più nel suo supporto di zucchero-fosfato e una differenza in una delle sue quattro basi. Cech, contemporaneamente a Sidney Altman, scoprì che alcune forme di Rna potevano a loro volta agire come enzimi e in particolare che alcune molecole di Rna possono scindersi innescando una reazione chimica. Le scoperte di Cech e Altman colpirono Jack Szostak, che decise di spostare dunque la propria attenzione e le sue ricerche dal Dna all’Rna che, a suo parere, poteva rivelare dei segreti sul più grande di tutti i misteri in campo biologico, ovvero le origini della vita. Doudna fu contagiata dal suo entusiasmo e accettò di essere la prima specializzanda a lavorare in questo campo nel suo laboratorio. Le ricerche diedero alla giovane ricercatrice soddisfazioni professionali e anche una certa fama. Lo studio della struttura dell’Rna la portò a entrare in un campo che sarebbe diventato rilevante in uno stadio successivo della sua carriera: i virus. In particolare era interessata al modo in cui l’Rna in certi virus, come i coronavirus, consente loro di dirottare il meccanismo cellulare di produzione delle proteine. Con il suo gruppo di lavoro fece una scoperta interessante che permetteva ai ricercatori di utilizzare l’”interferenza” dell’Rna per spegnere un’ampia varietà di geni, sia per scoprire che cosa fa ciascun gene sia per regolare la sua attività per scopi medici. Ma nell’era dei coronavirus c’è un altro ruolo che l’”interferenza” dell’Rna può svolgere: scoprire come servirsene per proteggere gli esseri umani dalle infezioni.

Il sistema Crispr (Cluster Reguraly Interspaced Short Palindromic Repeats), usato dai batteri per difendersi dal Dna dei virus che li attaccano, fu scoperto dallo spagnolo Francisco Mojica, specializzando dell’Università di Alicante sulla costa mediterranea della Spagna. Jennifer Doudna ne venne a conoscenza grazie a Jillian Banfield, una microbiologa australiana che, come Mojica, si interessava a minuscoli organismi che si trovavano in ambienti estremi. Era tra quanti supponevano che il sistema Crispr funzionasse utilizzando l’interferenza dell’Rna. Facendo una ricerca su Google il nome di Doudna apparve al primo posto per tali studi e Banfield decise così di contattarla. Convinta dall’entusiasmo di alcuni collaboratori e collaboratrici, Doudna decise di concentrare le ricerche sulla dissezione del sistema Crispr nei suoi componenti chimici e sullo studio di come ciascuno di essi operava, riuscendo a spiegare un meccanismo Crispr basandosi su un’analisi strutturale dei suoi componenti. Mentre Doudna e il suo gruppo cominciavano a lavorare su Crispr, due giovani specialisti dell’alimentazione stavano studiando il sistema in diversi continenti con l’obiettivo di migliorare i procedimenti per la produzione di yogurt e formaggi. I risultati delle loro ricerche contribuirono a far aumentare l’interesse della comunità scientifica intorno a queste tematiche e portarono a una scoperta clamorosa da parte di alcuni scienziati della Northwestern University di Chicago: Crispr non operava attraverso l’interferenza dell’Rna ma al contrario prendeva di mira il Dna del virus invasore. Restava però da capire come questo avvenisse. Ma era dunque necessaria una diversa impostazione, che non fosse quella della biologia molecolare ma della biochimica, che lavorava con le molecole in vitro e non con cellule viventi.

«Affrontare tali questioni significava andare oltre la ricerca genetica e affrontare un’impostazione più marcatamente biochimica», scrisse Jennifer Doudna, «un’impostazione che ci avrebbe consentito di isolare le molecole componenti e di studiarne il comportamento». L’incontro, che si rivelerà determinante per la conquista del Nobel, con la biologa francese Emmanuelle Charpentier avvenne a Portorico nel marzo 2011. Da quel momento iniziò una collaborazione tra i gruppi di ricerca delle due scienziate che si proponeva di far funzionare Crispr nell’editing dei geni umani. Il riconoscimento, arrivato in piena pandemia da Covid 19, è particolarmente significativo per due motivi: perché per la prima volta a vincerlo sono state due donne e perché ha dimostrato che la ricerca di base può arrivare ad avere applicazioni pratiche. In un articolo pubblicato sull’Economist Doudna scrisse: «Come accade in questi giorni a molti altri aspetti della vita, la scienza e la sua pratica sembrano subire mutamenti rapidi e forse permanenti. Tali mutamenti andranno in direzione positiva».


Traduzione francese

Guenoah Mroue

Doudna a reçu le prix Nobel de chimie en 2020 avec sa collègue française Emmanuelle Charpentier. Le prestigieux prix a été attribué aux deux scientifiques «pour le développement d’une méthode pour éditer le génome». «Dans cet instrument, il y a un énorme potentiel qui nous concerne tous», a déclaré Claes Gustafsson, à la tête du comité Nobel de chimie. «Non seulement il a révolutionné la science fondamentale mais il a permis d’obtenir des cultures innovantes et il nous mènera à de nouveaux traitements médicaux de pointe». C’est la première fois dans l’histoire que le prix Nobel est partagé par deux femmes: un signal important et un encouragement significatif pour les scientifiques du futur.

Jennifer Doudna (née le 19 février 1964 à Washington) a passé une grande partie de son enfance à Hilo, une petite ville de la grande île d’Hawaï. Une enfance difficile car le fait qu’elle soit blonde, aux yeux bleus et mince la rendait facile à cibler pour les autres garçons et filles. Ils la définissaient comme un haole, terme par lequel on appelait les personnes non natives mais dans son cas utilisé de manière péjorative. Le sentiment d’éloignement qu’elle éprouvait lui a permis de développer une curiosité à grande échelle, favorisée aussi par la nature luxuriante dont elle était entourée. Son père Martin, qui travaillait comme auteur de discours pour le Département de la Défense, devint plus tard professeur de littérature anglaise. Jennifer était l’une de ses trois filles préférées et il l’encourageait à lire des textes à caractère scientifique. Surmontant les problèmes de l’enfance grâce à sa curiosité innée et à ses intérêts culturels, Jennifer entreprit une brillante carrière. Après avoir obtenu son diplôme en chimie au Pomona College en Californie, elle a déménagé à Harvard où elle a travaillé au laboratoire de biochimie et généticien Jack W. Szostack (prix Nobel de médecine de 2009) et où elle a obtenu son doctorat en biochimie. Elle poursuit ses études de post-doctorat à l’Université du Colorado sous la direction du prix Nobel de chimie Thomas R. Cech et devient ensuite professeur associé à l’Université de Yale. En 2002, elle rejoint l’université de Berkeley en Californie où elle enseigne encore la biochimie et la biologie moléculaire.

L’intérêt scientifique de Jennifer Doudna s’est d’abord concentré, et grâce à l’influence de Thomas R. Cech, sur l’Arn (acide ribonucléique), une molécule présente dans les cellules vivantes qui est semblable à l’Adn (acide désoxyribonucléique) mais il a un atome d’oxygène supplémentaire dans son support de sucre-phosphate et une différence dans l’une de ses quatre bases. Cech, en même temps que Sidney Altman, découvrit que certaines formes d’Arn pouvaient à leur tour agir comme enzymes et en particulier que certaines molécules d’Arn peuvent se scinder en déclenchant une réaction chimique. Les découvertes de Cech et Altman touchèrent Jack Szostak, qui décida de déplacer son attention et ses recherches de l’Adn vers l’Arn qui, à son avis, pouvait révéler des secrets sur le plus grand de tous les mystères biologiques, c’est-à-dire les origines de la vie. Doudna a été infectée par son enthousiasme et a accepté d’être la première résidente à travailler dans ce domaine dans son laboratoire. Les recherches ont donné à la jeune chercheuse des satisfactions professionnelles et une certaine renommée. L’étude de la structure de l’Arn l’amena à entrer dans un domaine qui allait devenir pertinent à un stade ultérieur de sa carrière : les virus. Elle s’intéressait en particulier à la façon dont l’ARN dans certains virus, comme les coronavirus, leur permet de détourner le mécanisme cellulaire de production des protéines. Avec son groupe de travail, elle fit une découverte intéressante qui permettait aux chercheurs d’utiliser l'"interférence" de l’ARN pour éteindre une grande variété de gènes, à la fois pour découvrir ce que fait chaque gène et pour réguler son activité à des fins médicales. Mais à l’ère des coronavirus, il y a un autre rôle que l'"interférence" de l’ARN peut jouer: découvrir comment l’utiliser pour protéger les humains des infections.

Le système Crispr (Cluster Reguraly Interspaced Short Palindromic Repeats), utilisé par les bactéries pour se défendre contre l’ADN des virus qui les attaquent, a été découvert par l’Espagnol Francisco Mojica, spécialiste de l’Université d’Alicante sur la côte méditerranéenne de l’Espagne. Jennifer Doudna en a eu connaissance grâce à Jillian Banfield, une microbiologiste australienne qui, comme Mojica, s’intéressait à de minuscules organismes se trouvant dans des environnements extrêmes. Elle était parmi ceux qui supposaient que le système Crispr fonctionnait en utilisant l’interférence de l’ARN. En faisant une recherche sur Google, le nom de Doudna est apparu en première place pour ces études et Banfield a décidé de la contacter. Convaincue par l’enthousiasme de quelques collaborateurs et collaboratrices, Doudna décida de concentrer ses recherches sur la dissection du système Crispr dans ses composants chimiques et sur l’étude de leur fonctionnement, en réussissant à expliquer un mécanisme Crispr basé sur une analyse structurelle de ses composants. Alors que Doudna et son équipe commençaient à travailler sur Crispr, deux jeunes spécialistes de l’alimentation étudiaient le système sur différents continents dans le but d’améliorer les procédés de production de yaourts et de fromages. Les résultats de leurs recherches ont contribué à accroître l’intérêt de la communauté scientifique pour ces questions et ont conduit à une découverte retentissante par des scientifiques de l’Université Northwestern de Chicago : Crispr n’opérait pas à travers l’interférence de l’ARN mais visait l’ADN du virus envahisseur. Mais il restait à comprendre comment cela se produisait. Mais une autre approche était donc nécessaire, qui n’était pas celle de la biologie moléculaire mais de la biochimie, qui travaillait avec les molécules sous verre et non avec des cellules vivantes.

«Aborder ces questions signifiait aller au-delà de la recherche génétique et aborder une approche plus nettement biochimique», écrivait Jennifer Doudna, «une approche qui nous permettrait d’isoler les molécules composantes et d’étudier leur comportement». La rencontre avec la biologiste française Emmanuelle Charpentier a eu lieu à Porto Rico en mars 2011. Dès lors, une collaboration entre les équipes de recherche des deux scientifiques a commencé, visant à faire fonctionner Crispr dans l’édition des gènes humains. La reconnaissance, arrivée en pleine pandémie de Covid 19, est particulièrement significative pour deux raisons : parce que pour la première fois, ce sont deux femmes qui l’ont remporté et parce qu’elle a montré que la recherche fondamentale peut arriver à des applications pratiques. Dans un article publié dans l’Economist Doudna, elle écrit: «Comme cela arrive ces jours-ci à beaucoup d’autres aspects de la vie, la science et sa pratique semblent subir des changements rapides et peut-être permanents. De tels changements iront en direction positive».


Traduzione inglese

Syd Stapleton

 Jennifer Doudna received the 2020 Nobel Prize in Chemistry along with fellow French scientist Emmanuelle Charpentier. The prestigious award was given to the two female scientists «for the development of a method for genome editing.» «There is enormous potential in this tool that affects us all,» said Claes Gustafsson, who heads the Nobel Committee on Chemistry. «It has not only revolutionized basic science but has enabled innovative crops and will lead us to new cutting-edge medical treatments.» This is the first time in history that the Nobel has been shared by two women - an important signal and significant encouragement for women scientists of the future.

Jennifer Doudna (b. Washington, D.C. - Feb. 19, 1964) spent much of her childhood in Hilo, a small town on the Big Island of Hawaii. It was a difficult childhood because the fact that she was blond, blue-eyed and thin made her an easy target for other boys and girls. They called her a haole, a term by which non-native people were called but in her case it was used derogatorily. The sense of alienation she felt contributed to her developing a wide-ranging curiosity, also fostered by the lush nature by which she was surrounded. A positive influence then came from her father Martin, who had worked as a speechwriter for the U.S. Department of Defense and later became a professor of English Literature. Jennifer was the favorite among his three daughters, and he encouraged her a great deal in reading, including scientific texts. Having overcome her childhood problems thanks to her innate curiosity and cultural interests, Jennifer embarked on a brilliant career. After earning a bachelor's degree in Chemistry from Pomona College in California, she moved to Harvard where she worked in the laboratory of biochemist and geneticist Jack W. Szostack (2009 Nobel Prize in medicine) and where she earned her Ph.D. in Biochemistry. She continued her postdoctoral studies at the University of Colorado under the direction of Nobel Laureate in chemistry Thomas R. Cech, and then became an associate professor at Yale University. In 2002 she took a position at the University of California, Berkeley where she still teaches Biochemistry and Molecular Biology.

Jennifer Doudna's scientific interest focused initially, and thanks to the influence of Thomas R. Cech, on RNA (ribonucleic acid), a molecule found in living cells that is similar to DNA (deoxyribonucleic acid) but has an extra oxygen atom in its sugar-phosphate carrier and a difference in one of its four bases. Cech, at the same time as Sidney Altman, discovered that some forms of RNA could in turn act as enzymes and in particular that some RNA molecules can split by triggering a chemical reaction. Cech's and Altman's discoveries impressed Jack Szostak, who therefore decided to shift his attention and research from DNA to RNA, which, in his view, could reveal secrets about the greatest of all mysteries in the biological field, namely the origins of life. Doudna was infected by his enthusiasm and agreed to be the first resident to work in this field in his laboratory. The research gave the young researcher professional satisfaction and also some fame. Studying the structure of RNA led her into a field that would become relevant at a later stage of her career: viruses. In particular, she was interested in how the RNA in certain viruses, such as coronaviruses, allows them to hijack the cellular mechanism of protein production. She and her team made an interesting discovery that allowed researchers to use RNA "interference" to turn off a wide variety of genes, both to find out what each gene does and to regulate its activity for medical purposes. But in the era of coronaviruses, there is another role that RNA "interference" can play: discovering how to use it to protect humans from infection.

The CRISPR (Cluster Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats) system, used by bacteria to defend themselves against the DNA of viruses that attack them, was discovered by Spaniard Francisco Mojica, a resident at the University of Alicante on Spain's Mediterranean coast. Jennifer Doudna learned about it through Jillian Banfield, an Australian microbiologist who, like Mojica, was interested in tiny organisms found in extreme environments. She was among those who assumed that the CRISPR system worked by using RNA interference. Doing a Google search, Doudna's name appeared at the top of the list for such studies, and Banfield thus decided to contact her. Convinced by the enthusiasm of a number of collaborators, Doudna decided to focus her research on dissecting the CRISPR system into its chemical components and studying how each operated, being able to explain a CRISPR mechanism based on a structural analysis of its components. While Doudna and his group were beginning work on CRISPR, two young food specialists were studying the system on several continents with the goal of improving processes for making yogurt and cheese. The results of their research helped to increase interest in the scientific community around these issues and led to a resounding discovery by scientists at Northwestern University in Chicago: CRISPR did not operate through RNA interference but instead targeted the DNA of the invading virus. It remained to be understood, however, how this was done. But a different approach was therefore needed, one that was not from molecular biology but from biochemistry, which worked with molecules in vitro and not with living cells.

«Addressing such questions meant going beyond genetic research and tackling a more distinctly biochemical approach,» wrote Jennifer Doudna, «an approach that would allow us to isolate component molecules and study their behavior.» A meeting, which would prove instrumental in winning the Nobel, with French biologist Emmanuelle Charpentier took place in Puerto Rico in March, 2011. From that moment, a collaboration began between the two scientists' research groups aimed at making CRISPR work in human gene editing. The award, which came in the midst of the Covid 19 pandemic, is particularly significant for two reasons: because for the first time it was won by two women, and because it demonstrated that basic research can lead to practical applications. In an article published in The Economist Doudna wrote, «As happens these days in many other aspects of life, science and its practice seem to be undergoing rapid and perhaps permanent mutations. Such mutations will go in a positive direction.»


Traduzione spagnola

Syd Stapleton

Doudna recibió el Premio Nobel de Química en 2020 junto con su colega francesa Emmanuelle Charpentier. El prestigioso galardón fue concedido a las dos científicas «por el desarrollo de un método para la edición del genoma». «Hay un enorme potencial en esta herramienta que nos afecta a todos», dijo Claes Gustafsson, que dirige el Comité Nobel de Química. «No sólo ha revolucionado la ciencia básica, sino que ha permitido cultivos innovadores y nos conducirá a nuevos tratamientos médicos de vanguardia». Es la primera vez en la historia que el Premio Nobel es compartido por dos mujeres: una señal importante y un estímulo significativo para las científicas del futuro.

Jennifer Doudna (Washington, 19 de febrero de 1964) pasó la mayor parte de su infancia en Hilo, una pequeña ciudad de la Isla Grande de Hawai. Fue una infancia difícil porque el hecho de ser rubia, de ojos azules y delgada la convertía en un blanco fácil para otros chicos y chicas. La llamaban haole, término con el que se denominaba a las personas no nativas, pero en su caso utilizado de forma despectiva. El sentimiento de alienación que sentía contribuyó a que desarrollara una amplia curiosidad, fomentada también por la exuberante naturaleza de la que estaba rodeada. Una influencia positiva fue entonces su padre Martin, que trabajaba como redactor de discursos para el Ministerio de Defensa y más tarde se convirtió en profesor de Literatura Inglesa. Jennifer era la favorita de las tres hijas y él la animaba mucho a leer también textos científicos. Superados sus problemas infantiles gracias a su curiosidad innata y sus intereses culturales, Jennifer emprendió una brillante carrera. Tras licenciarse en Química en el Pomona College de California, se trasladó a Harvard, donde trabajó en el laboratorio del bioquímico y genetista Jack W. Szostack (Premio Nobel de Medicina 2009) y donde se doctoró en Bioquímica. Continuó sus estudios posdoctorales en la Universidad de Colorado bajo la dirección del Premio Nobel de Química Thomas R. Cech y después pasó a ser profesora titular en la Universidad de Yale. En 2002 se incorporó a la Universidad de California en Berkeley, donde sigue enseñando Bioquímica y Biología Molecular.

El interés científico de Jennifer Doudna se centró inicialmente, y gracias a la influencia de Thomas R. Cech, en el ARN (ácido ribonucleico), una molécula que se encuentra en las células vivas y que es similar al ADN (ácido desoxirribonucleico), pero tiene un átomo de oxígeno adicional en su portador de azúcar-fosfato y una diferencia en una de sus cuatro bases. Cech, al mismo tiempo que Sidney Altman, descubrió que algunas formas de ARN podían actuar a su vez como enzimas y, en particular, que algunas moléculas de ARN podían dividirse desencadenando una reacción química. Los descubrimientos de Cech y Altman impresionaron a Jack Szostak, que decidió entonces desplazar su atención y sus investigaciones del ADN al ARN, que, en su opinión, podía revelar secretos sobre el mayor de todos los misterios en el campo de la biología, a saber, los orígenes de la vida. Doudna se contagió de su entusiasmo y aceptó ser la primera residente que trabajara en este campo en su laboratorio. La investigación proporcionó a la joven investigadora satisfacción profesional, además de cierta fama. El estudio de la estructura del ARN la condujo a un campo que cobraría relevancia en una etapa posterior de su carrera: los virus. En concreto, se interesó por cómo el ARN de ciertos virus, como los coronavirus, les permite desviar el mecanismo celular de producción de proteínas. Junto a su equipo hicieron un interesante descubrimiento que permitió a los investigadores utilizar el ARN de "interferencia" para desactivar una gran variedad de genes, tanto para averiguar qué hace cada gen como para regular su actividad con fines médicos. Pero en la era de los coronavirus, el ARN de "interferencia" puede desempeñar otro papel: descubrir cómo utilizarlo para proteger a los seres humanos de la infección.

El sistema Crispr (Cluster Reguraly Interspaced Short Palindromic Repeats), utilizado por las bacterias para defenderse del ADN de los virus que las atacan, fue descubierto por el español Francisco Mojica, estudiante de posgrado de la Universidad de Alicante, en la costa mediterránea española. Jennifer Doudna lo conoció a través de Jillian Banfield, una microbióloga australiana que, como Mojica, se interesaba por los organismos diminutos que se encuentran en ambientes extremos. Ella fue una de las que supuso que el sistema Crispr funcionaba mediante ARN de interferencia. Haciendo una búsqueda en Google, el nombre de Doudna apareció al principio de la lista de estudios de este tipo y Banfield decidió ponerse en contacto con ella. Convencida por el entusiasmo de algunos de sus colaboradores, Doudna decidió centrar su investigación en diseccionar el sistema Crispr en sus componentes químicos y estudiar cómo funcionaba cada uno de ellos, y explicar un mecanismo Crispr basado en un análisis estructural de sus componentes. Mientras Doudna y su grupo empezaban a trabajar en Crispr, dos jóvenes especialistas en alimentación estudiaban el sistema en varios continentes con el objetivo de mejorar los procesos de producción de yogur y queso. Los resultados de sus investigaciones contribuyeron a aumentar el interés de la comunidad científica por estas cuestiones y condujeron a un descubrimiento sensacional de los científicos de la Universidad Northwestern de Chicago: Crispr no funcionaba mediante interferencia de ARN, sino que se dirigía al ADN del virus invasor. Sin embargo, aún estaba por ver cómo lo hacía. Pero se necesitaba un enfoque diferente, que no era el de la biología molecular sino el de la bioquímica, que trabajaba con moléculas in vitro y no con células vivas.

«Abordar estas cuestiones significaba ir más allá de la investigación genética y adoptar un enfoque más bioquímico», escribió Jennifer Doudna, «un enfoque que nos permitiera aislar las moléculas componentes y estudiar su comportamiento». El encuentro, que resultaría decisivo para la obtención del Nobel, con la bióloga francesa Emmanuelle Charpentier tuvo lugar en Puerto Rico en marzo de 2011. A partir de ese momento, se inició una colaboración entre los grupos de investigación de ambas científicas destinada a lograr que Crispr funcionara en la edición de genes humanos. El premio, que llegó en plena pandemia del Covid 19, es especialmente significativo por dos motivos: porque por primera vez lo ganaron dos mujeres y porque demostró que la investigación básica puede tener aplicaciones prácticas. En un artículo publicado en «The Economist», Doudna escribía: «Como ocurre actualmente con muchos otros aspectos de la vida, la ciencia y su práctica parecen estar experimentando cambios rápidos y quizá permanentes. Estos cambios irán en una dirección positiva».


Traduzione ucraina

Alina Petelko

Нобелівську премію з хімії Дудна отримала у 2020 році разом зі своєю французькою колегою Еммануель Шарпантьє. Престижну нагороду було присуджено двом жінкам-науковцям «за розробку методу редагування геному». «У цьому інструменті закладений величезний потенціал, який впливає на всіх нас», - сказав голова Нобелівського комітету з хімії Клаес Густафссон. «Вона не лише зробила революцію у фундаментальній науці, але й уможливила створення інноваційних сільськогосподарських культур і приведе нас до нових передових методів лікування». Вперше в історії Нобелівську премію розділили дві жінки: це важливий сигнал і значне заохочення для жінок-науковців майбутнього.

Дженніфер Дадна (Вашингтон, 19 лютого 1964 р.) провела більшу частину свого дитинства в Хіло, невеликому містечку на Великому острові Гаваї. Це було важке дитинство, адже те, що вона була білявою, блакитноокою та худорлявою, робило її легкою мішенню для інших хлопчиків та дівчаток. Вони називали її "хаоле", терміном, яким називали немісцевих людей, але у її випадку використовували у принизливому сенсі. Відчуття відчуження, яке вона відчувала, сприяло розвитку в ній широкої допитливості, яку також заохочувала пишна природа, що її оточувала. Позитивний вплив мав тоді її батько Мартін, який працював спічрайтером у Міністерстві оборони, а згодом став професором англійської літератури. Серед трьох доньок Дженніфер була його улюбленицею, і він багато заохочував її до читання, в тому числі наукових текстів. Подолавши свої дитячі проблеми завдяки вродженій допитливості та культурним інтересам, Дженніфер розпочала блискучу кар'єру. Закінчивши хімічний факультет коледжу Помона в Каліфорнії, вона переїхала до Гарварду, де працювала в лабораторії біохіміка і генетика Джека В. Шостака (лауреата Нобелівської премії з медицини 2009 року) і де отримала ступінь доктора філософії з біохімії. Продовжив навчання в аспірантурі Колорадського університету під керівництвом лауреата Нобелівської премії з хімії Томаса Р. Чеха, а потім став доцентом Єльського університету. У 2002 році обійняв посаду в Каліфорнійському університеті в Берклі, де й досі викладає біохімію та молекулярну біологію.

Науковий інтерес Дженніфер Дудна спочатку зосередився, завдяки впливу Томаса Р. Чеха, на РНК (рибонуклеїновій кислоті) - молекулі, що міститься в живих клітинах, яка подібна до ДНК (дезоксирибонуклеїнової кислоти), але має додатковий атом кисню в своєму цукрово-фосфатному носії і відмінність в одній з чотирьох основ. Чех, одночасно з Сідні Альтманом, виявив, що деякі форми РНК можуть, в свою чергу, діяти як ферменти, і зокрема, що деякі молекули РНК можуть розщеплюватися, запускаючи хімічну реакцію. Відкриття Чеха і Альтмана вразили Джека Шостака, який тому вирішив перенести свою увагу і дослідження з ДНК на РНК, яка, на його думку, могла б розкрити таємниці про найбільшу з усіх таємниць в області біології, а саме походження життя. Дудна заразився його ентузіазмом і погодився стати першим резидентом, який працюватиме в цій галузі в його лабораторії. Дослідження принесло молодому науковцю професійне задоволення, а також певну популярність. Вивчення структури РНК привело її в сферу, яка стане актуальною на більш пізньому етапі її кар'єри: віруси. Зокрема, її цікавило, яким чином РНК деяких вірусів, таких як коронавіруси, дозволяє їм перехоплювати клітинний механізм виробництва білка. Він та його команда зробили цікаве відкриття, яке дозволило дослідникам використовувати РНК-"інтерференцію" для вимкнення широкого спектру генів, як для з'ясування того, що робить кожен ген, так і для регулювання його активності в медичних цілях. Але в епоху коронавірусів є ще одна роль, яку може зіграти "втручання" РНК: відкриття того, як використовувати її для захисту людини від інфекції.

Систему Crispr (Cluster Reguraly Interspaced Short Palindromic Repeats), яка використовується бактеріями для захисту від ДНК вірусів, що їх атакують, відкрив іспанець Франциско Мохіка, резидент Університету Аліканте на середземноморському узбережжі Іспанії. Дженніфер Дудна дізналася про це від Джилліан Банфілд, австралійського мікробіолога, яка, як і Мохіка, цікавилася крихітними організмами, що живуть в екстремальних умовах. Вона була серед тих, хто припускав, що система Crispr працює за допомогою РНК-інтерференції. Здійснивши пошук в Google, ім'я Дудни з'явилося на вершині списку таких досліджень, і Бенфілд вирішив зв'язатися з нею. Переконавшись в ентузіазмі деяких своїх співробітників, Дудна вирішила зосередити свої дослідження на розчленуванні системи Crispr на хімічні компоненти і вивченні роботи кожного з них, а також на поясненні механізму роботи Crispr на основі структурного аналізу його компонентів. В той час, як Дудна і його група починали роботу над Crispr, двоє молодих фахівців з харчової промисловості вивчали систему на кількох континентах з метою вдосконалення процесів виробництва йогуртів і сирів. Результати їхніх досліджень сприяли підвищенню інтересу наукової спільноти до цієї проблематики та призвели до сенсаційного відкриття вчених Північно-Західного університету в Чикаго: Crispr діє не через РНК-інтерференцію, а націлений на ДНК вірусу-загарбника. Однак, як саме це було зроблено, ще належить з'ясувати. Але потрібен був інший підхід, підхід не молекулярної біології, а біохімії, яка працює з молекулами in vitro, а не з живими клітинами.

"Вирішення цих питань означало вихід за рамки генетичних досліджень і застосування більш біохімічного підходу, - писала Дженніфер Дудна, - підходу, який дозволив би нам виділити складові молекули і вивчити їх поведінку". Зустріч з французьким біологом Еммануелем Шарпантьє, яка стала вирішальною в отриманні Нобелівської премії, відбулася в Пуерто-Ріко в березні 2011 року. З цього моменту розпочалася співпраця між дослідницькими групами двох вчених, спрямована на те, щоб Crispr працював у сфері редагування генів людини. Нагорода, яка припала на розпал пандемії Covid 19, є особливо значущою з двох причин: тому що вперше її отримали дві жінки, і тому що вона показала, що фундаментальні дослідження можуть мати практичне застосування. У статті, опублікованій на сайті , економіст Дудна пише: "Як це відбувається в наші дні з багатьма іншими аспектами життя, наука і її практика, схоже, зазнають швидких і, можливо, постійних змін. Ці зміни будуть у позитивному напрямку".

 

Maria Ressa
Danila Baldo






Giada Ionà

 

Premio Nobel per la Pace nel 2021, condiviso con Dmitry Muratov, con questa motivazione: «Per i loro sforzi nel salvaguardare la libertà di espressione, che è una condizione preliminare per la democrazia e una pace duratura».

Photo Geir Anders Rybakken Ørslien

Maria Ressa è stata ed è tuttora protagonista di coraggiose battaglie per la libertà di stampa nelle Filippine, rappresentando tutti i giornalisti e le giornaliste che si battono per questo ideale nel mondo, dove democrazia e libertà di espressione incontrano sempre di più condizioni avverse: una lotta, la sua, per il futuro di tutti e di tutte. Cittadina filippina naturalizzata statunitense, nel 2012 è cofondatrice del sito di notizie online Rappler, noto per le sue inchieste sull’operato del governo del presidente filippino Rodrigo Duterte, denunciandone l'abuso di potere, l'uso della violenza e il crescente autoritarismo, soprattutto in relazione alla controversa e omicida campagna antidroga, che ha provocato la morte di circa 12.000 persone, secondo una stima del gennaio 2018 di Human Rights Watch. Lei e Rappler hanno anche documentato come i social media vengano utilizzati per diffondere notizie false, molestare chi osa opporsi politicamente e manipolare il discorso pubblico.

Nel 2021 Maria Ressa è stata insignita del Premio Nobel per la Pace insieme al giornalista Dmitry Muratov

Maria Ressa nasce il 2 ottobre 1963 a Manila: la madre è giovanissima e il padre muore quando lei ha solo un anno. Le informazioni sui suoi genitori rimangono tuttora in ombra. La madre ben presto si trasferisce negli Stati Uniti, lasciandola alle cure dei nonni paterni, e la richiama a sé quando Maria ha nove anni. Entra così in una nuova famiglia, viene adottata dal patrigno e assume il suo cognome. Dopo aver studiato biologia molecolare e teatro all'Università di Princeton, ottiene la borsa di studio Fulbright e, tornata nel suo paese natale, consegue un master in Giornalismo presso l'Università delle Filippine Diliman. Maria Ressa si è occupata delle questioni asiatiche per più di 30 anni, la maggior parte dei quali come capo dell'ufficio della CNN a Manila, dal 1987 al 1995, e poi a Giacarta, dal 1995 al 2005, divenendo la principale giornalista investigativa della CNN sul terrorismo nel sud-est asiatico: durante la sua permanenza alla CNN, viaggia e scrive dalla sua base nel sud-est asiatico e da paesi come India, Giappone, Pakistan, Corea del Sud, Australia, Cina e Stati Uniti.

Nel 2003 scrive Seeds of Terror: An Eyewitness Account of al-Qaeda's Newest Center of Operations in Southeast Asia (Semi di terrore: un resoconto di un testimone oculare del nuovo centro operativo di Al-Qaeda nel sud-est asiatico), un libro basato su un resoconto dettagliato dei nascondigli di Al-Qaeda in Asia. Maria Ressa getta uno sguardo illuminante su quello che chiama "quartier generale dei terroristi". È convinta che sia nelle roccaforti musulmane delle Filippine e in Indonesia che si possa trovare la prossima generazione. Studia come ogni grande attacco di al-Qaeda dal 1993 abbia avuto un legame con le Filippine. Vede come le tattiche di al-Qaeda stiano cambiando sotto le pressioni della guerra al terrorismo: piuttosto che dipendere dai propri membri principali (stimati tra tre e quattromila al suo apice), la rete si sta ora invischiando in conflitti locali, cooptando i movimenti indipendentisti musulmani ovunque si possano trovare e aiutando i "rivoluzionari" locali a finanziare, pianificare ed eseguire sanguinosi attacchi contro Paesi vicini e l'Occidente.

Nel 2004 assume la guida del Dipartimento di Notizie e Attualità dell'ABS-CBN News and Current affairs, determinandone per sei anni la direzione strategica e gestendo più di mille giornalisti/e per la più grande operazione di notizie multipiattaforma nelle Filippine. Rsf, Reporter senza frontiere, la definisce una delle venticinque figure di spicco della Commissione per la democrazia e l'informazione. Il suo lavoro mira a ridefinire il giornalismo, combinando la scrittura tradizionale, i nuovi media e la tecnologia dei telefoni cellulari per il cambiamento sociale. Maria Ressa tiene corsi di politica e stampa nel sud-est asiatico per l'Università di Princeton e di giornalismo televisivo per l'Università delle Filippine. È anche Visiting Scholar del sud-est asiatico presso il Core Lab della Naval Postgraduate School di Monterey, in California.

Maria Ressa e alcuni studenti durante la giornata della libertà di stampa e la battaglia della disinformazione a a Princeton 

Il suo secondo libro, From Bin Laden to Facebook: 10 Days of Abduction, 10 Years of Terrorism (Da Bin Laden a Facebook, 10 giorni di rapimento, 10 anni di terrorismo), uscito nel 2013, è il risultato di una ricerca svolta presso l'International Center for Political Violence & Terrorism Research di Singapore e utilizza i sociogrammi creati presso la Naval Postgraduate School. In questo lavoro pionieristico di giornalismo investigativo, Maria Ressa ripercorre la diffusione del terrorismo dai campi di addestramento dell'Afghanistan al sud-est asiatico e alle Filippine. Attraverso la ricerca, il libro esamina i social network che diffondono l'ideologia virulenta che ha alimentato gli attacchi terroristici negli ultimi dieci anni. Ressa indaga come la bandiera nera, incorporata nella tradizione di al-Qaeda, compaia su siti Web e pagine Facebook di tutto il mondo, comprese Filippine, Indonesia, Medio Oriente, Afghanistan, Australia e Nord Africa, e come venga ritenuta la profezia di un'apocalisse che porterà il trionfo dell'Islam. Per Ressa i luoghi che definiscono il nuovo campo di battaglia del terrorismo sono proprio Internet e i social media.

Numerosissimi sono i riconoscimenti che ha ricevuto nel corso degli anni e che attestano il suo coraggio e la sua grande professionalità: nel 1999 riceve l'Asian Television Award per l'Indonesia, nel 2000 il SAIS-Novartis International Journalism Award per il suo lavoro a Timor Est, nel 2001 la Ferris Professorship of Journalism e nel 2002 il National Headliner Award for Investigative Journalism. È Persona dell’anno 2018 della rivista Time. Nell’occasione afferma: «Penso che il problema più grande che dobbiamo affrontare in questo momento sia che il faro della democrazia, quello che ha difeso sia i diritti umani che la libertà di stampa, gli Stati Uniti, ora è molto confuso. Quali sono i valori degli Stati Uniti?» Nel 2020 è insignita dell'International Press Freedom Award del National Press Club, dopo che la sua condanna nelle Filippine, il 14 giugno di quello stesso anno, suscita proteste da parte delle organizzazioni per la libertà di stampa di tutto il mondo, dato che rischia fino a sei anni di reclusione. Oltre al caso di "diffamazione informatica", Ressa e Rappler vengono anche accusati di evasione fiscale e di violazione delle leggi che vietano la proprietà straniera dei media locali.

Il TIME ha dedicato a Maria Ressa la copertina di persona dell'anno, in quanto giornalista e guardiana della verità Maria Ressa (C), CEO del sito di notizie online Rappler e membro del consiglio di IPI, arriva per una conferenza stampa dopo il verdetto contro di lei nel caso di diffamazione informatica a Manila, Filippine.

A breve sarà pubblicato How to Stand Up to a Dictator: The Fight for Our Future (Come resistere a un dittatore: la lotta per il nostro futuro), un'appassionata ed emblematica memoria di una carriera spesa a combattere e smascherare il potere corrotto e autoritario. Nell’introduzione di Amal Clooney si legge: «C'è un altro avversario che Ressa sta combattendo. How to Stand Up to a Dictator è anche la storia di come il movimento verso l'autoritarismo, nelle Filippine e in tutto il mondo, sia stato aiutato e favorito dalle società di social media. Ressa espone come hanno permesso alle loro piattaforme di diffondere un virus di bugie che infetta ognuno di noi, mettendoci l'uno contro l'altro, accendendo, persino creando, le nostre paure, rabbia e odio, e come questo abbia accelerato l'ascesa di autoritari e dittatori Intorno al mondo. Mappa una rete di disinformazione – un'atroce rete di causa ed effetto – che ha segnato il globo: dalle guerre alla droga di Duterte al Campidoglio americano; dalla Brexit britannica alla guerra informatica russa e cinese; da Facebook e Silicon Valley ai nostri clic e voti».


Traduzione francese

Guenoah Mroue

Prix Nobel de la Paix en 2021, partagé avec Dmitry Muratov, avec cette motivation : «Pour leurs efforts pour sauvegarder la liberté d’expression, qui est une condition préalable à la démocratie et à une paix durable». 

Photo Geir Anders Rybakken Ørslien

Maria Ressa a été et est toujours la protagoniste de courageuses batailles pour la liberté de la presse aux Philippines, représentant tous les journalistes qui se battent pour cet idéal dans le monde, la démocratie et la liberté d’expression rencontrent de plus en plus de conditions défavorables : une lutte, la sienne, pour l’avenir de tous et de toutes. En 2012, elle est cofondatrice du site d’information en ligne Rappler, connu pour ses enquêtes sur le gouvernement du président philippin Rodrigo Duterte, dénonce l’abus de pouvoir, l’usage de la violence et l’autoritarisme croissant, en particulier dans le cadre de la campagne de lutte contre la drogue controversée et meurtrière, qui a coûté la vie à environ 12000 personnes, selon une estimation de Human Rights Watch de janvier 2018. Elle et Rappler ont également documenté comment les médias sociaux sont utilisés pour diffuser de fausses nouvelles, harceler ceux qui osent s’opposer politiquement et manipuler le discours public.

En 2021, Maria Ressa a reçu le prix Nobel de la paix avec le journaliste Dmitry Muratov

Maria Ressa est naît le 2 octobre 1963 à Manille : sa mère est très jeune et son père meurt quand elle n’a qu’un an. Les informations sur ses parents sont toujours dans l’ombre. La mère s’installe bientôt aux États-Unis, la laissant aux soins de ses grands-parents paternels, et la rappelle à elle quand Marie a neuf ans. Elle entre dans une nouvelle famille, elle est adoptée par son beau-père et prend son nom de famille. Après avoir étudié la biologie moléculaire et le théâtre à l’Université de Princeton, elle obtient la bourse Fulbright et, de retour dans son pays natal, obtient son diplôme en journalisme à l’Université des Philippines Diliman. Maria Ressa s’est occupée des questions asiatiques pendant plus de 30 ans, la plupart en tant que chef du bureau de CNN à Manille, de 1987 à 1995, puis à Jakarta, de 1995 à 2005, devenant la principale journaliste d’investigation de CNN sur le terrorisme dans le Sud-Est asiatique : pendant son séjour à CNN, elle voyage et écrit depuis sa base en Asie du Sud-Est et dans des pays tels que l’Inde, le Japon, le Pakistan, la Corée du Sud, l’Australie, la Chine et les États-Unis.

En 2003, elle écrit Seeds of Terror : An Eyewitness Account of al-Qaïda Newest Center of Operations in Southeast Asia (Graines de terreur : un témoignage oculaire du nouveau centre d’opérations d’Al-Qaeda en Asie du Sud-Est), un livre basé sur un rapport détaillé des cachettes d’Al-Qaïda en Asie. Maria Ressa jette un regard éclairant sur ce qu’elle appelle "quartier général des terroristes". Elle est convaincue que c’est dans les bastions musulmans des Philippines et en Indonésie que l’on peut trouver la prochaine génération. Elle étudie comment chaque attaque majeure d’Al-Qaïda depuis 1993 a eu un lien avec les Philippines. Elle voit comment les tactiques d’Al-Qaïda évoluent sous la pression de la guerre contre le terrorisme : plutôt que de dépendre de ses principaux membres (estimés entre trois et quatre mille à son apogée), le réseau s’immisce maintenant dans des conflits locaux, en coopérant avec les mouvements indépendantistes musulmans partout où ils peuvent se trouver et en aidant les "révolutionnaires" locaux à financer, planifier et exécuter des attaques sanglantes contre les pays voisins et l’Occident. En 2004 elle prend la direction du Département de Nouvelles et Actualités de l’ABS-CBN News and Current affairs, en déterminant pendant six ans la direction stratégique et en gérant plus de mille journalistes pour la plus grande opération de nouvelles multi-plateformes aux Philippines. RSF: Reporters sans frontières, la définit comme l’une des vingt-cinq personnalités de la Commission pour la démocratie et l’information. Son travail vise à redéfinir le journalisme, combinant l’écriture traditionnelle, les nouveaux médias et la technologie des téléphones portables pour le changement social. Maria Ressa donne des cours de politique et d’impression en Asie du Sud-Est à l’Université de Princeton et de journalisme télévisé à l’Université des Philippines. Elle est également Visiting Scholar d’Asie du Sud-Est au Core Lab de la Naval Postgraduate School de Monterey, en Californie.

Maria Ressa et quelques étudiants lors de la journée de la liberté de la presse et de la lutte contre la désinformation à Princeton 

Son deuxième livre, From Bin Laden to Facebook : 10 Days of Abduction, 10 Years of Terrorism (De Bin Laden à Facebook, 10 Jours d’enlèvement, 10 Ans de terrorisme)Publié en 2013 est le résultat d’une recherche menée au Centre international pour la violence politique et le terrorisme de Singapour et utilise les sociogrammes créés à la Naval Postgraduate School. Dans ce travail pionnier de journalisme d’investigation, Maria Ressa retrace la propagation du terrorisme des camps d’entraînement de l’Afghanistan à l’Asie du Sud-Est et aux Philippines. Grâce à la recherche, le livre examine les réseaux sociaux qui diffusent l’idéologie virulente qui a alimenté les attaques terroristes au cours des dix dernières années. Ressa enquête sur la manière dont le drapeau noir, ancré dans la tradition d’Al-Qaïda, apparaît sur des sites Web et des pages Facebook du monde entier, notamment aux Philippines, en Indonésie, au Moyen-Orient, en Afghanistan, en Australie et en Afrique du Nord, et comment on considère la prophétie d’une apocalypse qui apportera le triomphe de l’islam. Pour Ressa, les lieux qui définissent le nouveau champ de bataille du terrorisme sont justement Internet et les réseaux sociaux.

Elle a reçu de nombreuses distinctions au fil des ans, témoignant de son courage et de son grand professionnalisme : en 1999, elle reçoit le Prix de la télévision asiatique pour l’Indonésie, en 2000 le SAIS-Novartis International Journalism Award pour son travail au Timor Est, en 2001, le Ferris Professorship of Journalism et en 2002 le National Headliner Award for Investigative Journalism. Elle est la Persona dell’anno 2018 du magazine Time. Elle déclare à cette occasion : «Je pense que le plus grand problème auquel nous sommes confrontés en ce moment est que le phare de la démocratie, celui qui a défendu les droits de l’homme et la liberté de la presse, les États-Unis, est maintenant très confus. Quelles sont les valeurs des États-Unis?» En 2020, elle a reçu le prix International Press Freedom Award du National Press Club, après que sa condamnation aux Philippines, le 14 juin de la même année, ait suscité des protestations de la part des organisations de liberté de la presse du monde entier, elle risque six ans de prison. Outre le cas de "diffamation informatique", Ressa et Rappler sont également accusés d’évasion fiscale et de violation des lois interdisant la propriété étrangère des médias locaux.

TIME a dédié la couverture de la personne de l'année à Maria Ressa, en tant que journaliste et gardienne de la vérité Maria Ressa (au centre), PDG du site d'information en ligne Rappler et membre du conseil d'administration de l'IPI, arrive pour une conférence de presse après le verdict prononcé contre elle dans l'affaire de cyber-diffamation à Manille, aux Philippines.

How to Stand Up to a Dictator : The Fight for Our Future (Comment résister à un dictateur : la lutte pour notre avenir), une mémoire passionnée et emblématique d’une carrière passée à combattre et démasquer le pouvoir corrompu et autoritaire, sera bientôt publié. Dans l’introduction d’Amal Clooney, on lit : «Il y a un autre adversaire que Ressa combat. How to Stand Up to a Dictator est aussi l’histoire de comment le mouvement vers l’autoritarisme, aux Philippines et dans le monde entier, a été aidé et favorisé par les sociétés de médias sociaux. Ressa expose comment ils ont permis à leurs plateformes de propager un virus de mensonges qui infecte chacun de nous, nous mettant les uns contre les autres, allumant, créant même, nos peurs, nos colère et nos haine, et comment cela a accéléré la montée des autoritaires et des dictateurs du monde entier. Elle cartographie un réseau de désinformation - un réseau atroce de cause à effet - qui a marqué le monde : des guerres à la drogue de Duterte au Capitole américain; du Brexit britannique à la guerre informatique russe et chinoise; de Facebook et Silicon Valley à nos clics et votes».


Traduzione inglese

Syd Stapleton

Maria Ressa was awarded the Nobel Peace Prize in 2021, shared with Dmitry Muratov, with this motivation: "For their efforts to safeguard freedom of expression, which is a precondition for democracy and lasting peace."

Photo Geir Anders Rybakken Ørslien

Maria Ressa has been and still is a protagonist in courageous battles for freedom of the press in the Philippines, representing all male and female journalists who fight for this ideal in the world, where democracy and freedom of expression increasingly encounter adverse conditions. She struggles for the future of all humanity. Originally a Filipino citizen, she is also a naturalized U.S. citizen. In 2012 she co-founded the online news site Rappler, known for its investigations into the actions of Philippine President Rodrigo Duterte's government, exposing its abuse of power, use of violence, and growing authoritarianism, especially in relation to the controversial and murderous anti-drug campaign, which has resulted in the deaths of some 12,000 people, according to a January 2018 estimate by Human Rights Watch. She and Rappler have also documented how social media is being used to spread fake news, harass those who dare to oppose it politically, and manipulate public discourse.

In 2021 Maria Ressa was awarded the Nobel Peace Prize together with journalist Dmitry Muratov

Maria Ressa was born on October 2, 1963, in Manila: her mother was very young and her father died when she was only one year old. Information about her parents remains sparse to this day. Her mother soon moved to the United States, leaving her in the care of her paternal grandparents. and called her back When Maria was nine years old her mother returned to the Philippines and brought Maria to the U.S. She thus entered a new family situation, was adopted by her stepfather and took his surname. After studying molecular biology and theater at Princeton University, she was awarded a Fulbright scholarship and, back in her native country, earned a master's degree in Journalism from the University of the Philippines Diliman. Maria Ressa has covered Asian issues for more than 30 years, most of them as CNN's bureau chief in Manila, from 1987 to 1995, and then in Jakarta, from 1995 to 2005, becoming CNN's leading investigative journalist on terrorism in Southeast Asia. During her tenure at CNN, she traveled and wrote from her base in Southeast Asia and from countries such as India, Japan, Pakistan, South Korea, Australia, China and the United States.

In 2003, she wrote Seeds of Terror: An Eyewitness Account of al-Qaeda's Newest Center of Operations in Southeast Asia, a book based on a detailed account of al-Qaeda's hideouts in Asia. Maria Ressa casts an illuminating glance at what she calls "terrorist headquarters." She is convinced that it is in Muslim strongholds in the Philippines and Indonesia that the next generation can be found. She studied how every major al Qaeda attack since 1993 has had a connection to the Philippines. She sees how al-Qaeda's tactics are changing under the pressures of the war on terror. Rather than depending on its core members (estimated at between three and four thousand at its peak), the network is now embroiling itself in local conflicts, co-opting Muslim independence movements wherever they can be found, and helping local "revolutionaries" finance, plan and execute bloody attacks against neighboring countries and the West.In 2004, she took over as head of the ABS-CBN News and Current affairs department, determining its strategic direction for six years and managing more than 1,000 journalists for the largest multi-platform news operation in the Philippines. Reporters Without Borders calls her one of the twenty-five leading figures of the Commission for Democracy and Information. Her work aimed to redefine journalism by combining traditional writing, new media and cell phone technology for social change. Maria Ressa also taught courses in Southeast Asian politics and print media for Princeton University as well as broadcast journalism for the University of the Philippines. She has also been a Southeast Asia Visiting Scholar at the Core Lab of the Naval Postgraduate School in Monterey, California.

Maria Ressa and some students during the press freedom day and the battle against misinformation in Princeton 

Her second book, From Bin Laden to Facebook: 10 Days of Abduction, 10 Years of Terrorism, released in 2013, is the result of research conducted at the International Center for Political Violence & Terrorism Research in Singapore and uses sociograms created at the Naval Postgraduate School. In this pioneering work of investigative journalism, Maria Ressa traces the spread of terrorism from training camps in Afghanistan to Southeast Asia and the Philippines. Through research, the book examines the social networks that spread the virulent ideology that has fueled terrorist attacks over the past decade. Ressa investigated how the black flag, embedded in al Qaeda lore, appears on Web sites and Facebook pages around the world, including the Philippines, Indonesia, the Middle East, Afghanistan, Australia and North Africa, and how it is held up as a prophecy of an apocalypse that will bring the triumph of Islam. For Ressa, the places that define the new battleground of terrorism are the internet and social media.

She has received numerous awards over the years attesting to her courage and professionalism. In 1999 she received the Asian Television Award for Indonesia, in 2000 the SAIS-Novartis International Journalism Award for her work in East Timor, in 2001 the Ferris Professorship of Journalism, and in 2002 the National Headliner Award for Investigative Journalism. She was Time magazine's 2018 Person of the Year. On the occasion she said, "I think the biggest problem we face right now is that the beacon of democracy, the one that has defended both human rights and freedom of the press, the United States, is now very confused. What are the values of the United States?" In 2020, she was awarded the National Press Club's International Press Freedom Award after her conviction in the Philippines on June 14 of that year prompted protests from press freedom organizations around the world. She faces up to six years in prison. In addition to the "computer libel" case, Ressa and Rappler are also charged with tax evasion and violating laws prohibiting foreign ownership of local media.

TIME dedicated the cover of person of the year to Maria Ressa, as a journalist and guardian of the truth Maria Ressa (C), CEO of online news site Rappler and IPI board member, arrives for a press conference after the verdict against her in the cyber libel case in Manila, Philippines.

Soon to be published is How to Stand Up to a Dictator: The Fight for Our Future, a passionate and emblematic memoir of a career spent fighting and exposing corrupt and authoritarian power. Amal Clooney's introduction reads, "There is another opponent that Ressa is fighting. How to Stand Up to a Dictator is also the story of how the movement toward authoritarianism, in the Philippines and around the world, has been aided and abetted by social media companies. Ressa exposes how they have allowed their platforms to spread a virus of lies that infects each of us, turning us against each other, igniting, even creating, our fears, anger and hatred, and how this has accelerated the rise of authoritarians and dictators around the world. Map a web of disinformation - an atrocious web of cause and effect - that has scarred the globe: from Duterte's drug wars to the U.S. Capitol; from Britain's Brexit to Russia's and China's cyberwar; from Facebook and Silicon Valley to our clicks and votes."


Traduzione spagnola

Martina Randazzo

Maria Ressa fue galardonada con el premio Nobel de la Paz junto a Dmitry Muratov en 2021 con esta motivación: “por sus esfuerzos para salvaguardar la libertad de expresión, precondición de democracia y paz permanente.”

Photo Geir Anders Rybakken Ørslien

Maria Ressa fue y sigue siendo protagonista en las batallas valientes para la libertad de prensa en Filipinas, representando al conjunto de periodistas que han luchado por este ideal en el mundo, donde democracia y libertad de expresión encuentran cada vez más condiciones adversas. Ella lucha por el futuro de la humanidad. Su nacionalidad es originariamente filipina pero es también ciudadana naturalizada de Estados Unidos. En 2012 cofundó la página online de noticias Rappler, famosa por el trabajo de investigación sobre las acciones del presidente del gobierno de Filipinas Rodrigo Duterte, denunciando el abuso de poder, la violencia y el creciente autoritarismo, sobre todo en relación a las controvertidas y homicidas campañas antidrogas, que causaron la muerte de 12.000 personas según el cálculo de enero 2018 de Human Rights Watch. Junto a Rappler ha documentado el uso de las redes sociales para difundir noticias falsas y para acosar a los opositores políticos y manipular el discurso público.

En 2021 Maria Ressa recibió el Premio Nobel de la Paz junto con el periodista Dmitry Muratov

Maria Ressa nació en Manila el 2 de octubre en 1963: su madre era muy joven y su padre murió cuando ella tenía solo 1 año. Las informaciones sobre su familia son pocas todavía hoy: su madre se trasladó pronto a Estados Unidos, dejándola al cuidado de sus abuelos paternos. Cuando María tenía nueve años, su madre regresó a Filipinas y se llevó a María a EE.UU. Entró así en una nueva situación familiar, fue adoptada por su padrastro y adoptó su apellido. Tras estudiar biología molecular y teatro en la Universidad de Princeton, obtuvo una beca Fulbright y, de vuelta a su país natal, una maestría en Periodismo por la Universidad de Filipinas Diliman. Maria Ressa ha cubierto temas asiáticos durante más de 30 años, la mayoría de ellos como responsable de la CNN en Manila, de 1987 a 1995, y después en Yakarta, de 1995 a 2005, convirtiéndose en la principal periodista de investigación de la CNN con respecto al terrorismo en el Sudeste Asiático. Durante su permanencia en la CNN, viajó y escribió desde su base en el Sudeste Asiático y desde países como India, Japón, Pakistán, Corea del Sur, Australia, China y Estados Unidos.

En 2003, escribió Seeds of Terror: An Eyewitness Account of al-Qaeda's Newest Center of Operations in Southeast Asia, donde hace un relato detallado de los escondites de Al Qaeda en Asia. Maria Ressa lanza una mirada reveladora a lo que ella llama "cuartel general terrorista". Está convencida de que en los bastiones musulmanes de Filipinas e Indonesia se encuentra la próxima generación de terroristas. Ha estudiado cómo todos los grandes atentados de Al Qaeda desde 1993 han estado relacionados con Filipinas. Observa cómo las tácticas de Al Qaeda están cambiando bajo la presión de la guerra contra el terrorismo. En lugar de depender de sus miembros principales (estimados entre tres mil y cuatro mil como máximo), la red está enredando ahora conflictos locales, cooptando movimientos independentistas musulmanes dondequiera que se encuentren y ayudando a los "revolucionarios" locales a financiar, planificar y ejecutar atentados sangrientos contra los países vecinos y Occidente. En 2004 se convirtió en jefa del departamento de noticias y temas de actualidad de ABS-CBN, estableciendo su dirección estratégica durante 6 años y dirigiendo a más de 1000 periodistas de la operación de noticias multiplataforma mayor de Filipinas. Reporteros Sin Fronteras la consideran una de las 25 figuras líder de la Comisión de Democracia e Información. Su trabajo tenía el objetivo de redefinir el periodismo combinando escritura tradicional con la tecnología de los nuevos medios y de los móviles para una trasformación social. Maria Ressa también dio clases de política y prensa escrita del Sudeste Asiático en la Universidad de Princeton y de periodismo televisivo en la Universidad de Filipinas. Fue también profesora visitante del sudeste asiático en la Naval Postgraduate School en Monterrey, California.

Maria Ressa y algunos estudiantes durante el día de la libertad de prensa y la batalla contra la desinformación en Princeton

Su segundo libro, From Bin Laden to Facebook: 10 Days of Abduction, 10 Years of Terrorism, 2013, es el resultado de una investigación realizada en el International Center for Political Violence and Terrorism Research de Singapur y utiliza sociogramas realizados en la Naval Postgraduate School. En esta obra innovadora del periodismo de investigación, Maria Ressa rastrea la difusión del terrorismo desde los campos de entrenamiento de Afganistán hasta el Sudeste Asiático y Filipinas. A través de la investigación, el libro examina las redes sociales que difunden la violenta ideología que ha alimentado los atentados terroristas de la última década. Ressa investigó cómo la bandera negra de la historia de Al Qaeda, aparece en sitios web y páginas de Facebook de todo el mundo, incluidas Filipinas, Indonesia, Oriente Medio, Afganistán, Australia y el norte de África, y cómo esta se presenta como profecía de un apocalipsis que traerá el triunfo del Islam. Según Ressa, los lugares del nuevo campo de batalla del terrorismo son Internet y las redes sociales.

A lo largo de los años ha recibido numerosos premios que atestiguan su valentía y profesionalidad. En 1999 recibió el Asian Television Award por Indonesia, en 2000 el SAIS-Novartis International Journalism Award por su trabajo en Timor Oriental, en 2001 la Ferris Professorship of Journalism y en 2002 el National Headliner Award for Investigative Journalism. Fue Persona del Año 2018 de la revista «Time». En aquella ocasión dijo: "Creo que el mayor problema al que nos enfrentamos ahora mismo es que el faro de la democracia, quien ha defendido tanto los derechos humanos como la libertad de prensa, es decir Estados Unidos, está ahora muy confundido. ¿Cuáles son los valores de Estados Unidos?". En 2020 fue galardonada con el Premio Internacional a la Libertad de Prensa del National Press Club, después de que su condena el 14 de junio del mismo año en Filipinas suscitara protestas de organizaciones de defensa de la libertad de prensa de todo el mundo. Se enfrenta a una pena de hasta seis años de prisión. Además del caso de "difamación informática", Ressa y Rappler también están acusados de evasión fiscal y de violar las leyes que prohíben la propiedad extranjera de medios de comunicación locales.

TIME dedicó la portada de persona del año a María Ressa, como periodista y guardiana de la verdad Maria Ressa (C), directora ejecutiva del sitio de noticias en línea Rappler y miembro de la junta directiva de IPI, llega a una conferencia de prensa después del veredicto en su contra en el caso de difamación cibernética en Manila, Filipinas.

Pronto se publicará How to Stand Up to a Dictator: The Fight for Our Future, unas memorias apasionadas y emblemáticas de una carrera dedicada a combatir y a denunciar el poder corrupto y autoritario. En su introducción Amal Clooney dice: "Hay otro adversario contra el que lucha Ressa. Hot to Stand Up to a Dictator es también la historia de cómo el movimiento hacia el autoritarismo en Filipinas y en todo el mundo ha contado con la ayuda y ha sido incitado por las empresas de medios sociales. Ressa denuncia cómo han permitido que sus plataformas difundan un virus de mentiras que nos infecta a cada uno de nosotros, poniéndonos unos contra otros, encendiendo, incluso creando, nuestros miedos, ira y odio, y cómo esto ha acelerado el ascenso de autoritarios y dictadores en todo el mundo. Traza una red de desinformación -una atroz red de causa y efecto- que ha dejado cicatrices en todo el planeta: desde las guerras contra la droga de Duterte hasta el Capitolio de Estados Unidos; desde el Brexit británico hasta la ciberguerra de Rusia y China; desde Facebook y Silicon Valley hasta nuestros clics y votos."


Traduzione ucraina

Alina Petelko

Нобелівську премію миру за 2021 рік, яку розділили з Дмитром Муратовим, з такою мотивацією: "За зусилля у захисті свободи вираження поглядів, що є передумовою демократії та тривалого миру".

Photo Geir Anders Rybakken Ørslien

Марія Ресса була і залишається героїнею мужніх боїв за свободу преси на Філіппінах, представляючи всіх журналістів, які борються за цей ідеал у світі, де демократія і свобода слова все частіше стикаються з несприятливими умовами: боротьба, її, за майбутнє всіх. Натуралізована громадянка США з Філіппін, у 2012 році вона стала співзасновницею новинного інтернет-сайту Rappler, відомого своїми розслідуваннями діяльності уряду президента Філіппін Родріго Дутерте, викриваючи його зловживання владою, застосування насильства і зростаючий авторитаризм, особливо у зв'язку з суперечливою і кривавою антинаркотичною кампанією, яка призвела до загибелі близько 12 000 людей, за оцінками Human Rights Watch від січня 2018 року. Вона та Рапплер також задокументували, як соціальні мережі використовуються для поширення фейкових новин, переслідування тих, хто наважується на політичну опозицію, та маніпулювання громадською думкою.

У 2021 році Марія Ресса разом із журналістом Дмитром Муратовим отримала Нобелівську премію миру

Марія Ресса народилася 2 жовтня 1963 року в Манілі: її мати була дуже молодою, а батько помер, коли їй був лише один рік. Інформація про її батьків залишається нез'ясованою до цього часу. Її мати незабаром переїхала до Сполучених Штатів, залишивши її під опікою бабусі та дідуся з боку батька, і подзвонила їй, коли Марії було дев'ять років. Таким чином, вона потрапляє в нову сім'ю, усиновлюється вітчимом і бере його прізвище. Після вивчення молекулярної біології та театру в Прінстонському університеті вона отримала стипендію імені Фулбрайта і, повернувшись на батьківщину, здобула ступінь магістра журналістики в Філіппінському університеті Діліман. Марія Ресса висвітлює події в Азії вже понад 30 років, більшість з яких вона працювала керівником бюро CNN в Манілі з 1987 по 1995 рік, а потім в Джакарті з 1995 по 2005 рік, ставши провідним журналістом-розслідувачем CNN з питань тероризму в Південно-Східній Азії. Під час роботи в CNN вона подорожує і пише зі своєї бази в Південно-Східній Азії, а також з таких країн, як Індія, Японія, Пакистан, Південна Корея, Австралія, Китай і Сполучені Штати Америки.

У 2003 році вона написала книгу "Насіння терору: розповідь очевидця про новітній центр операцій Аль-Каїди в Південно-Східній Азії", в основу якої покладено детальний опис схованок Аль-Каїди в Азії. Марія Ресса робить просвітницький погляд на те, що вона називає "штаб-квартирою терористів". Вона переконана, що саме в мусульманських оплотах Філіппін та Індонезії можна знайти наступне покоління. Вона вивчає, як кожна велика атака Аль-Каїди з 1993 року була пов'язана з Філіппінами. Вона бачить, як змінюється тактика Аль-Каїди під тиском війни з тероризмом: замість того, щоб покладатися на своїх основних членів (за оцінками, від трьох до чотирьох тисяч на піку своєї діяльності), мережа тепер втягується в локальні конфлікти, кооптує мусульманські рухи за незалежність, де тільки може, і допомагає місцевим "революціонерам" фінансувати, планувати і здійснювати криваві атаки проти сусідніх країн і Заходу. У 2004 році вона очолила відділ новин та поточних подій ABS-CBN, де протягом шести років керувала його стратегічним напрямком та керувала понад тисячею журналістів найбільшої багатоплатформної новинної компанії на Філіппінах. Rsf, "Репортери без кордонів", називає її однією з двадцяти п'яти провідних діячів Комісії з питань демократії та інформації. Її робота спрямована на переосмислення журналістики, поєднуючи традиційне письмо, нові медіа та технології мобільного зв'язку для соціальних змін. Марія Ресса викладає курси з політики та преси в Південно-Східній Азії в Прінстонському університеті та радіо- і тележурналістики в Університеті Філіппін. Вона також є запрошеним науковим співробітником з питань Південно-Східної Азії в основній лабораторії Військово-морської аспірантури в Монтереї, штат Каліфорнія.

Марія Ресса та деякі студенти під час Дня свободи преси та боротьби з дезінформацією в Прінстоні

Її друга книга "Від бен Ладена до Facebook: 10 днів викрадення, 10 років тероризму", що вийшла у 2013 році, є результатом досліджень, проведених у Міжнародному центрі досліджень політичного насильства і тероризму в Сінгапурі, і використовує соціограми, створені у Військово-морській післядипломній школі. У цій новаторській роботі журналістського розслідування Марія Ресса простежує поширення тероризму від тренувальних таборів Афганістану до Південно-Східної Азії та Філіппін. У книзі досліджуються соціальні мережі, які поширюють вірулентну ідеологію, що підживлювала терористичні атаки протягом останнього десятиліття. Ресса досліджує, як чорний прапор, закладений в легенду Аль-Каїди, з'являється на веб-сайтах і сторінках Facebook по всьому світу, включаючи Філіппіни, Індонезію, Близький Схід, Афганістан, Австралію і Північну Африку, і як він розглядається як пророцтво апокаліпсису, який принесе тріумф ісламу. Місцями, які визначають нове поле бою тероризму, на думку Ресса, є Інтернет та соціальні мережі.

Протягом багатьох років він отримав численні нагороди, що свідчать про його мужність і високий професіоналізм: у 1999 році він отримав Азійську телевізійну премію за Індонезію, у 2000 році - Міжнародну журналістську премію SAIS-Novartis за роботу у Східному Тиморі, у 2001 році - премію Ферріса за журналістські розслідування, а у 2002 році - Національну премію "Хедлайнер" за журналістські розслідування. Він є людиною року за версією журналу "Тайм" у 2018 році. З цього приводу він сказав: "Я думаю, що найбільша проблема, з якою ми зараз стикаємося, полягає в тому, що маяк демократії, який захищав і права людини, і свободу преси, Сполучені Штати, зараз дуже розгублений. Які цінності сповідують Сполучені Штати? "У 2020 році вона була нагороджена Міжнародною премією за свободу преси від Національного прес-клубу, після того, як її засудження на Філіппінах 14 червня того ж року викликало протести з боку організацій зі свободи преси по всьому світу, оскільки їй загрожує до шести років позбавлення волі. На додаток до справи про "комп'ютерний наклеп", Ресса і Рапплер також звинувачуються в ухиленні від сплати податків і порушенні законів, що забороняють іноземну власність на місцеві ЗМІ.

TIME присвятив обкладинку Людини року Марії Рессі, як журналістці та охоронцеві правди Марія Ресса (C), генеральний директор інтернет-сайту новин Rappler і член правління IPI, прибуває на прес-конференцію після вироку проти неї у справі про кібернаклеп у Манілі.

Незабаром буде опублікована книга "Як протистояти диктатору: боротьба за наше майбутнє", пристрасні та символічні мемуари про кар'єру, присвячену боротьбі та викриттю корумпованої та авторитарної влади. У вступному слові Амаль Клуні йдеться: "Є ще один супротивник, з яким бореться Ресса. "Як протистояти диктатору" - це також історія про те, як рух до авторитаризму на Філіппінах і в усьому світі підтримувався і підтримується соціальними мережами. Ресса викриває, як вони дозволили своїм платформам поширювати вірус брехні, який заражає кожного з нас, налаштовуючи нас один проти одного, розпалюючи, навіть створюючи, наші страхи, гнів і ненависть, і як це прискорило прихід до влади авторитаристів і диктаторів по всьому світу. Вона відображає павутину дезінформації - жорстоку павутину причинно-наслідкових зв'язків - яка охопила весь світ: від наркотичних війн Дутерте до Капітолію США; від британського Brexit до кібервійни Росії та Китаю; від Facebook та Кремнієвої долини до наших кліків та голосів".

 

Ildegarda di Bingen
Milena Gammaitoni






Viola Gesmundo

 

Hildegard von Bingen, Santa Ildegarda di Bingen, nacque nel 1098 a Bermersheim, nell’Assia-Renana. Fu monaca benedettina, mistica e profetessa, ma anche cosmologa, guaritrice, linguista, naturalista, filosofa e la prima donna musicista e compositrice nella storia cristiana di cui abbiamo testimonianza. Fondò il primo monastero solo femminile dove le monache dovevano vestirsi di bianco e onorare la vita nel servizio religioso, ma anche nelle arti e nella cura della viriditas. 

«La musica è il corpo e l’anima dell’essere umano», un’allegoria dinamica, scrive nel cuore del Medioevo l’ottantenne Ildegarda di Bingen, la quale racconta di comporre canzoni e melodie in onore di Dio e dei Santi senza aver ricevuto alcun insegnamento. La musica non è solo musica mundana, ma strumento, espressione e comprensione della storia (Adamo e Lucifero, i profeti dell’Antico Testamento, la Chiesa del Nuovo Testamento), un modus grazie al quale gli esseri umani possono ancora incarnare la divina beltà sulla terra. L’anima umana è sinfonica, e ogni sinfonia di voci e strumenti sulla terra, che sia diretta verso il cielo, è un modo per reintegrarsi, per ridare nuovamente vita alla perduta condizione paradisiaca. La Symphonia è materiale e immateriale perchè le voci sono umane e gli strumenti costruiti e suonati da esseri umani terrestri, non solo da angeli. La musica terrena viene dalla terra, tuttavia non è legata alla terra, per questo chi crea e chi ascolta la musica sopravviveranno. Ildegarda nasce in una famiglia nobile, ultima di dieci figlie/i e già in tenera età ricorda di aver avuto le prime visioni accompagnate a malattie fisiche fortemente debilitanti e che avrebbero contrassegnato tutta la sua esistenza. La musica, nella sua visione, ricrea sulla terra l’armonia perduta e prefigura quella della fine dei tempi. La musica, nella cultura medievale, era una delle arti liberali perché «liberava l’anima dai vincoli stretti del corpo» e apparteneva al gruppo delle scienze matematiche come l’astronomia e la geometria.

Nella sua prima opera teologica e filosofica Scivias (Scito vias Domini, Conosci le vie del Signore), Ildegarda descrisse le prime visioni dell’infanzia e quelle seguenti, terminando la terza parte con un finale musicato: Ordo Virtutum (Il dramma delle Virtù). Nonostante il tempo e la fatica dedicate all’amministrazione del Monastero, Ildegarda continua a comporre musica e scrive altri due libri medico-scientifici, meno impegnativi del primo, Physica e Causae et curae (il primo include un erbario, un bestiario e un lapidario; il secondo è un manuale di medicina pratica e farmacologica), dedicandosi anche alla creazione di un alfabeto alternativo Lingua ignota (una delle prime lingue artificiali di cui si abbia notizia, utilizzata probabilmente per fini mistici: consiste in un alfabeto di 23 lettere, definite le ignotae litterae); e a una delle sue ultime più importanti opere sulla esperienza della natura umana, Liber vitae meritorum, scritto nel 1163. La figura di Ildegarda come scienziata venne inizialmente messa in ombra dalla sua notorietà come profetessa.

Mentre si dedicava alla storia naturale e alla medicina, compose settanta canti, che insieme al suo dramma musicato, Ordo Virtutum formarono la Symphonia (interdetta, forse per la forma dialogica), definita dai posteriori come la prima morality play tramandataci. «Questo aspetto dell’Opera di Ildegarda, (scrive Sabina Flanagan in Ildegarda di Bingen, Vita di una profetessa, Le Lettere, Firenze, 1991), era stato trascurato per molti anni, ma di recente dischi e messe in scena teatrali hanno reso il suo nome sempre più conosciuto». Ildegarda sviluppò idee avanzate sulla musica, proponendo la musica strumentale come parte integrante del canto umano, che per gli antichi padri era l’unica musica legittima. Il manoscritto più antico risale al periodo 1170-1180 e probabilmente contiene canti composti durante l’intera produzione musicale di Ildegarda; sono antifone, responsori, sequenze, inni, che venivano usati nella recita dell’Opus Dei o nella celebrazione della messa. I canti sono disposti in base ai loro soggetti in ordine gerarchico, con Dio alla sommità. La linea melodica è unica, tipica del Canto Gregoriano, ma l’originalità è caratterizzata dal ritmo irregolare, con un’enfasi non convenzionale, combinando testo e musica con risultati di grande effetto e per essere cantata dalle donne, non da voci bianche.

La non convenzionalità e l’eccezionalità di questa badessa si scoprono nella pratica di vita: rischia la scomunica per aver seppellito nel territorio monastico un uomo scomunicato; Ildegarda non demorde, il defunto sembra appartenere a una casata che devolve denaro al suo Monastero. Papa Giovanni Paolo II in una lettera per l'ottocentesimo anniversario della sua morte, salutò in Ildegarda la “profetessa della Germania”, la donna «che non esitò a uscire dal convento per incontrare, intrepida interlocutrice, vescovi, autorità civili, e lo stesso imperatore (Federico Barbarossa)». E al genio di Ildegarda farà ancora cenno nell'enciclica sulla dignità femminile Mulieris Dignitatem. Il 10 maggio 2012 papa Benedetto XVI ne estese il culto liturgico alla Chiesa Universale. Il 27 maggio 2012 lo stesso papa Benedetto XVI annunciò che il successivo 7 ottobre, avrebbe proclamato santa Ildegarda di Bingen Dottore della Chiesa universale, unitamente al santo spagnolo Giovanni d'Ávila. La sua memoria liturgica cade il 17 settembre, giorno della sua morte. Molti artisti si sono ispirati alla sua vita e opere, di questi ultimi tempi segnaliamo il romanzo di fantascienza Anime (1982) di Joanna Russ, il giallo Il caso Ildegarda (2015) di Edgar Noske, le musiche di Angelo Branduardi, con il cd Il cammino dell’anima (2019) interamente ispirato a lei.

Hildegard Von Bingen. Friburgo(D). Foto di Filippo Altobelli 

Discografia

  • A feather on the breath of God. Sequences and Hymns by Abbess Hildegard of Bingen Gothic Voices with Emma Kirkby directed by Christopher Page Hyperion - CDA 66039
  • Hildegard von Bingen, Symphoniae (Geistliche Gesänge - Spiritual Songs) Sequentia. Ensemble für Musik der Mittelalters (1983) RCA Deutsche Harmonia Mundi - 77020-2-RG
  • Gesänge der Ekstase - Canticles of Ecstasy
    Sequentia. Ensemble für Musik der Mittelalters (1994)
    RCA Deutsche Harmonia Mundi - WDR (1994, BMG Musik)
  • Hildegard von Bingen, Ordo Virtutum
    Sequentia. Ensemble für Musik der Mittelalters (1982)
    RCA Deutsche Harmonia Mundi - Stereo Digital (Album, 2 dischi)
    Il progetto di 'Sequentia. Ensemble für Musik der Mittelalters' prevedeva il completamento delle incisioni dell'opera musicale di Ildegarda nel corso del 1998.
    Canti estatici di Hildegard von Bingen RED - Altri Suoni, 8 (1996)
  • Vision. The Music of Hildegard von Bingen
    Original compositions, arrangements and interpretations performed by Richarrd Souther Featured vocalists: Emily van Everam Sister Germaine Fritz OSB Angel Records - 7243 5 55246 2 1 (1994)

Siti Internet su Ildegarda di Bingen

http://www.uni-mainz.de/~horst/hildegard/ (bibliografia, celebrazioni del centenario, varie - permette il link con numerosissimi siti di interesse ildegardiano)
http://www.phmae.it/ildegard/biblio/biblio.htm http://www.medieval.org/emfaq/composers/hildegard.html (discografia) http://www.hildegard.com/index.html (Hildegard Publishing Company)
http://www.millersv.edu/~english/homepage/duncan/medfem/hildeg.html (scelta di testi e immagini)

Filmografia

  • Vision- Aus dem Leben der Hildegard von Bingen è un film tedesco della regista Margarethe von Trotta, dove Barbara Sukova interpreta Ildegarda. Il giorno della prima del film, 17 settembre 2009 è stato scelto per ricordare il giorno della morte di Ildegarda.
  • In Barbarossa di Renzo Martinelli, Ildegarda predice all'imperatore le ragioni della sua sconfitta e la causa della sua futura morte.

Traduzione francese

Guenoah Mroue

Hildegard von Bingen, sainte Hildegarde de Bingen, nait en 1098 à Bermersheim, en Hesse-Rhénanie. Elle fut une nonne bénédictine, mystique et prophétesse, mais aussi cosmologue, guérisseuse, linguiste, naturaliste, philosophe et la première femme musicienne et compositrice de l’histoire chrétienne dont nous avons témoigné. Elle fonda le premier monastère uniquement féminin où les moniales devaient s’habiller en blanc et honorer leur vie dans le service religieux, mais aussi dans les arts et les soins de la viriditas.

«La musique est le corps et l’âme de l’être humain», une allégorie dynamique, écrit au cœur du Moyen ge Hildegarde de Bingen, octogénaire, qui raconte composer des chansons et des mélodies en l’honneur de Dieu et des saints sans avoir reçu aucun enseignement. La musique n’est pas seulement de la musique mundane, mais un instrument, une expression et une compréhension de l’histoire (Adam et Lucifer, les prophètes de l’Ancien Testament, l’Église du Nouveau Testament), un mode grâce auquel les êtres humains peuvent encore incarner la beauté divine sur terre. L’âme humaine est symphonique, et toute symphonie de voix et d’instruments sur la terre, dirigée vers le ciel, c’est est un moyen de se réintégrer, de redonner vie à la condition paradisiaque perdue. La Symphonie est matérielle et immatérielle parce que les voix sont humaines et les instruments construits et joués par des humains terrestres, pas seulement par des anges. La musique terrestre vient de la terre, mais elle n’est pas liée à la terre, c’est pourquoi ceux qui créent et ceux qui écoutent la musique survivront. Hildegarde naît dans une famille noble, dernière de dix filles et fils et se souvient déjà étant encore petite d’avoir eu les premières visions accompagnées de maladies physiques fortement débilitantes et qui auraient marqué toute son existence. La musique, dans sa vision, recrée sur terre l’harmonie perdue et préfigure celle de la fin des temps. La musique, dans la culture médiévale, était l’un des arts libéraux parce qu’elle « libérait l’âme des liens étroits du corps » et appartenait au groupe des sciences mathématiques comme l’astronomie et la géométrie.

Dans son premier ouvrage théologique et philosophique Scivias (Scito vias Domini, Connais les voies du Seigneur), Hildegarde décrivit les premières visions de l’enfance et celles suivantes, terminant la troisième partie par un final mis en musique : Ordo Virtutum (Le drame des vertus). Malgré le temps et les efforts consacrés à l’administration du monastère, Hildegarde continue à composer de la musique et écrit deux autres livres médico-scientifiques, moins exigeants que le premier, Physica et Causae et curae (le premier comprend un herbier, un bestiaire et un lapidaire; le second est un manuel de médecine pratique et pharmacologique), se consacrant également à la création d’un alphabet alternatif Langue inconnue (l’une des premières langues artificielles connues, probablement utilisées à des fins mystiques : un alphabet de 23 lettres, appelées les ignobles litterae); et l’un de ses derniers ouvrages les plus importants sur l’expérience de la nature humaine, Liber vitae meritorum, écrit en 1163. La figure d’Hildegarde en tant que scientifique a d’abord été éclipsée par sa notoriété en tant que prophétesse.

Tout en se consacrant à l’histoire naturelle et à la médecine, elle compose soixante-dix chants, qui avec son drame musical, Ordo Virtutum forment la Symphonia (interdite, peut-être pour la forme dialogique), définie par les postérieurs comme la première Morality play transmise. « Cet aspect de l’Opéra d’Hildegarde, (écrit Sabina Flanagan dans Hildegarde de Bingen, Vie d’une prophétesse, Le Lettere, Florence, 1991), avait été négligé pendant de nombreuses années, mais récemment des disques et des mises en scène théâtrales ont rendu son nom encore plus connu ». Hildegarde développa des idées avancées sur la musique, en proposant la musique instrumentale comme partie intégrante du chant humain, qui pour les anciens pères était la seule musique légitime. Le plus ancien manuscrit remonte à la période 1170-1180 et contient probablement des chants composés tout au long de la production musicale d’Hildegarde; ce sont des antiennes, des répondeurs, des séquences, des hymnes, qui étaient utilisés dans la récitation de l’Opus Dei ou la célébration de la messe. Les chants sont disposés en fonction de leurs sujets dans l’ordre hiérarchique, avec Dieu au sommet. La ligne mélodique est unique, typique du chant grégorien, mais l’originalité est caractérisée par le rythme irrégulier, avec une accentuation non conventionnelle, combinant le texte et la musique avec des résultats de grand effet et d’être chanté par les femmes, pas par des voix blanches.

Le caractère non-conventionnel et l’exceptionnalité de cette abbesse se découvrent dans la pratique de la vie : elle risque l’excommunication pour avoir enterré dans le territoire monastique un homme excommunié ; Hildegarde ne démorde pas, le défunt semble appartenir à une maison qui donne de l’argent à son monastère. Dans une lettre pour le huit centième anniversaire de sa mort, le pape Jean-Paul II salua en Hildegarde la "prophétesse de l’Allemagne", la femme «qui n’hésita pas à sortir du couvent pour rencontrer, intrépide interlocutrice, évêques, autorités civiles, et l’empereur lui-même (Frédéric Barberousse)». Et elle fera encore allusion au génie d’Hildegarde dans l’encyclique sur la dignité féminine Mulieris Dignitatem. Le 10 mai 2012, le pape Benoît XVI étendit son culte liturgique à l’Église universelle. Le 27 mai 2012, le pape Benoît XVI lui-même a annoncé que, le 7 octobre suivant, il proclamerait sainte Hildegarde de Bingen Docteur de l’Église universelle, avec le saint espagnol Jean d’Avila. Sa mémoire liturgique tombe le 17 septembre, jour de sa mort. De nombreux artistes se sont inspirés de sa vie et de ses œuvres, dont le roman de science-fiction Anime (1982) de Joanna Russ, le roman policier Il caso Ildegarda (2015) d’Edgar Noske, les musiques d’Angelo Branduardi, avec le cd Le chemin de l’âme (2019) entièrement inspiré par elle.

Hildegard Von Bingen. Friburgo(D). Photo di Filippo Altobelli 

Discographie

À Feather on the breath of God. Sequences and Hymns by Abbess Hildegard of Bingen Gothic Voices with Emma Kirkby directed by Christopher Page Hyperion - CDA 66039

Hildegard von Bingen, Symphoniae (Geistliche Gesà nge - Spiritual Songs) Sequentia. Ensemble fã¼r Musik der Mittelalters (1983) RCA Deutsche Harmonia Mundi - 77020-2-RG

Gesà nge der Ekstase - Canticles of Ecstasy Sequentia. Ensemble fã¼r Musik der Mittelalters (1994) RCA Deutsche Harmonia Mundi - WDR (1994, BMG Musik)

Hildegard von Bingen, Ordo Virtutum Sequentia. Ensemble fã¼r Musik der Mittelalters (1982) RCA Deutsche Harmonia Mundi - Stereo Digital (Album, 2 disques) Le projet de 'Sequentia. Ensemblefã¼r Musik der Mittelalters' prévoyait l’achèvement des enregistrements de l’œuvre musicale d’Ildegarda en 1998.

Chants extatiques de Hildegard von Bingen, RED - Autres Sons, 8 (1996)

Vision. The Music of Hildegard von Bingen Original Compositions, arrangements et Interpretations performed by Richarrd Souther Featured vocalists : Emily van Everam Sister Germaine Fritz OSB Angel Records - 7243 5 55246 2 (1994)

Sites Internet de Hildegarde de Bingen

http://www.uni-mainz.de/~horst/hildegard/ (bibliographie, célébrations du centenaire, diverses - permet le lien avec de très nombreux sites d’intérêt ildegardiano)

http://www.phmae.it/ildegard/biblio/biblio.html

http://www.medieval.org/emfaq/composers/hildegard.html (discographie)

http://www.hildegard.com/index.html (Hildegard Publishing Company)

http://www.millersv.edu/~english/homepage/duncan/medfem/hildeg.html (choix du texte et des images)

Filmographie

  • Vision- Aus dem Leben der Hildegard von Bingen est un film allemand de la réalisatrice Margarethe von Trotta, interprété par Barbara Sukova. Le jour de la première du film, le 17 septembre 2009, il a été choisi pour commémorer le jour de la mort d’Hildegarde. 
  • dans Barberousse de Renzo Martinelli, Hildegarde prédit à l’empereur les raisons de sa défaite et la cause de sa mort future.
Traduzione inglese
Syd Stapleton

 Hildegard von Bingen, St. Hildegard of Bingen, was born in 1098 in Bermersheim, Hesse-Rhine. She was a Benedictine nun, mystic and prophetess, but also a cosmologist, healer, linguist, naturalist, philosopher and the first woman musician and composer in Christian history of whom we have record. She founded the first women-only monastery where nuns were required to dress in white and honor life in religious service, but also in the arts and the care of viriditas (vegetation).

"Music is the body and soul of the human being," a dynamic allegory, the 80-year-old Hildegard of Bingen wrote in the heart of the Middle Ages, who tells of composing songs and melodies in honor of God and the saints without having received any teaching. Music is not just mundane music, but an instrument, an expression and understanding of history (Adam and Lucifer, the Old Testament prophets, the New Testament Church), a means through which human beings can still embody divine beauty on earth. The human soul is symphonic, and every symphony of voices and instruments on earth, whether directed toward heaven, is a way to reintegrate, to revive again the lost heavenly condition. Symphonia is material and immaterial because the voices are human and the instruments built and played by earthly human beings, not just angels. Earthly music comes from the earth, yet it is not earthbound, so those who create and those who hear the music will survive. Hildegard was born into a noble family, the last of ten children, and even at an early age she remembers having her first visions accompanied by highly debilitating physical illnesses that would mark her entire existence. Music, in her vision, recreates lost harmony on earth and foreshadows that of the end of time. Music, in medieval culture, was one of the liberal arts because it "freed the soul from the tight bonds of the body" and belonged to the group of mathematical sciences such as astronomy and geometry.

In her first theological and philosophical work Scivias (Scito vias Domini, Know the Ways of the Lord), Hildegard described her early childhood visions and those that followed, ending the third part with a set to music ending, Ordo Virtutum (The Drama of the Virtues). Despite the time and effort devoted to the administration of the Monastery, Hildegard continued to compose music and wrote two more medical-scientific books, less demanding than the first, Physica and Causae et curae (the former includes a herbarium, a bestiary and a lapidary; the latter is a manual of practical medicine and pharmacology), also devoting herself to the creation of an alternative alphabet Lingua ignota (one of the earliest known artificial languages, probably used for mystical purposes: consists of an alphabet of 23 letters, referred to as the ignotae litterae); and to one of her last most important works on the experience of human nature, Liber vitae meritorum, written in 1163. Hildegard's figure as a scientist was initially overshadowed by her notoriety as a prophetess.

While she devoted herself to natural history and medicine, she composed seventy cantos, which together with her set-to-music drama, Ordo Virtutum formed the Symphonia (interdicted, perhaps because of the dialogic form), referred to by later writers as the first morality play handed down to us. "This aspect of Hildegard's work, (writes Sabina Flanagan in Hildegard of Bingen, Life of a Prophetess, Le Lettere, Florence, 1991), had been neglected for many years, but recently records and theatrical stagings have made her name increasingly known." Hildegard developed advanced ideas about music, proposing instrumental music as an integral part of human song, which for the ancient fathers was the only legitimate music. The earliest manuscript dates from the period 1170-1180 and probably contains hymns composed during Hildegard's entire musical output; they are antiphons, responsories, sequences, and hymns, which were used in the recitation of the Opus Dei or in the celebration of mass. The hymns are arranged according to their subjects in hierarchical order, with God at the top. The melodic line is unique, typical of Gregorian Chant, but the originality is characterized by the irregular rhythm, with unconventional emphasis, combining text and music with impressive results, to be sung by women.

The unconventionality and exceptionality of this abbess is discovered in the practice of life. She risked excommunication for burying an excommunicated man in the monastic territory. Hildegard did not give up, the deceased seems to have belonged to a lineage that donated money to her Monastery. Pope John Paul II, in a letter on the 800th anniversary of her death, hailed in Hildegard the "prophetess of Germany," the woman "who did not hesitate to leave the convent to meet, intrepid interlocutor, bishops, civil authorities, and the emperor (Frederick Barbarossa) himself." And Hildegard's genius will be mentioned again in the encyclical on women's dignity Mulieris Dignitatem. On May 10, 2012 Pope Benedict XVI extended her liturgical worship to the Universal Church. On May 27, 2012, the same Pope Benedict XVI announced that on the following October 7, he would proclaim St. Hildegard of Bingen a Doctor of the Universal Church, together with the Spanish saint John of Ávila. Her liturgical memorial falls on September 17, the day of her death. Many artists have been inspired by her life and works, of recent times we can point out the science fiction novel Anime (1982) by Joanna Russ, the mystery novel The Hildegard Case (2015) by Edgar Noske, the music of Angelo Branduardi, with the CD Il cammino dell'anima (2019) entirely inspired by her.

Hildegard Von Bingen. Friburgo(D). Photo di Filippo Altobelli 

Discography

  • A Feather on the Breath of God. Sequences and Hymns by Abbess Hildegard of Bingen Gothic Voices with Emma Kirkby directed by Christopher Page Hyperion - CDA 66039
  • Hildegard von Bingen, Symphoniae (Geistliche Gesänge - Spiritual Songs) Sequentia. Ensemble für Musik der Mittelalters (1983). RCA Deutsche Harmonia Mundi - 77020-2-RG
Gesänge der Ekstase - Canticles of Ecstasy.
  • Sequentia. Ensemble fur Musik der Mittelalters (1994), RCA Deutsche Harmonia Mundi - WDR (1994, BMG Musik)
  • Hildegard von Bingen, Ordo Virtutum Sequentia. Ensemble fur Musik der Mittelalters (1982)
  • RCA Deutsche Harmonia Mundi - Stereo Digital (Album, 2 discs) The project of 'Sequentia. Ensemble fur Musik der Mittelalters' planned to complete recordings of Hildegard's musical work during 1998.

Ecstatic Songs of Hildegard von Bingen RED - Other Sounds, 8 (1996)

  • Vision. The Music of Hildegard von Bingen. Original compositions, arrangements and interpretations performed by Richarrd Souther Featured vocalists: Emily van Everam Sister Germaine Fritz OSB, Angel Records - 7243 5 55246 2 1 (1994)

Internet sites about Hildegard of Bingen

http://www.uni-mainz.de/~horst/hildegard/ (bibliography, centennial celebrations, miscellaneous - allows linking to numerous sites of Hildegardian interest)

http://www.phmae.it/ildegard/biblio/biblio.html

http://www.medieval.org/emfaq/composers/hildegard.html (discography)

http://www.hildegard.com/index.html (Hildegard Publishing Company)

http://www.millersv.edu/~english/homepage/duncan/medfem/hildeg.html (choice of texts and images)

Filmography

Vision- Aus dem Leben der Hildegard von Bingen is a German film by director Margarethe von Trotta, in which Barbara Sukova plays Hildegard. The film's premiere day, September 17, 2009 was chosen to commemorate the day of Hildegard's death.

In Renzo Martinelli's Barbarossa, Hildegard predicts to the emperor the reasons for his defeat and the cause of his future death.

 
Traduzione spagnola

Vanessa Dumassi

Hildegarda de Bingen, Santa Hildegarda de Bingen, nació en 1098 en Bermersheim, en la región de Hesse Renano. Fue monja benedictina mística y profetisa, pero también cosmóloga, sanadora, lingüista, naturalista, filósofa y, sobre todo, la recordamos por ser la primera mujer música y compositora de la historia cristiana de la que tenemos testimonio. Fundó el primer monasterio sólo para mujeres, donde las monjas tenían que vestir de blanco y honrar la vida en el servicio religioso, pero también en las artes y en el cuidado de la viriditas.

«La música es el cuerpo y el alma del ser humano», una alegoría dinámica que escribió Hildegarda de Bingen, a los 80 años, en plena Edad Media. La mujer componía cantos y melodías en honor de Dios y de los santos, sin haber recibido nunca enseñanza alguna. La música no es sólo musica mundana, sino instrumento, expresión y comprensión de la historia (Adán y Lucifer, los profetas del Antiguo Testamento, la Iglesia del Nuevo Testamento), un modus gracias al cual los seres humanos pueden seguir encarnando la belleza divina en la tierra. El alma humana es sinfónica y cada sinfonía de voces e instrumentos en la tierra, que esté dirigida hacia el cielo, es una forma para reintegrarse con el fin de revivir la condición celestial perdida. La Symphonia es material e inmaterial porque las voces son humanas y no sólo los ángeles, sino también los seres humanos construyen y tocan los instrumentos. La música terrenal procede de la tierra, pero no es terrenal: por eso quien la crea y quien la escucha sobrevivirá. Hildegarda nació en el seno de una familia noble, era la última de diez hermanos y ya a temprana edad recuerda haber tenido sus primeras visiones acompañadas de enfermedades físicas muy debilitantes que marcarían toda su existencia. La música, en su visión, recrea la armonía perdida en la tierra y prefigura la del final de los tiempos. La música –en la cultura medieval– era una de las artes liberales porque "liberaba el alma de las restricciones del cuerpo" y pertenecía al grupo de las ciencias matemáticas, como la astronomía y la geometría.

En su primera obra teológica y filosófica Scivias (Scito vias Domini, Conocer los caminos del Señor), Hildegarda describe sus primeras visiones infantiles y las que siguieron, terminando la tercera parte con un final musical: Ordo Virtutum (El drama de las Virtudes). A pesar del tiempo y de la labor que dedicó a la administración del Monasterio, Hildegarda siguió componiendo música y escribió otros dos libros médico-científicos, aunque menos laboriosos que el primero: Physica y Causae et curae (el primero incluye un herbario, un bestiario y un lapidario; el segundo es un manual de medicina práctica y farmacología), dedicándose también a la creación de un alfabeto alternativo Lingua ignota (una de las primeras lenguas artificiales conocidas, probablemente utilizada con fines místicos: consta de un alfabeto de 23 letras, llamado ignotae litterae); por fin se dedica a una de sus últimas obras más importantes sobre la experiencia de la naturaleza humana, Liber vitae meritorum, escrito en 1163. La figura de Hildegarda como científica inicialmente quedó eclipsada por su notoriedad como profetisa.

Mientras se dedicaba a la historia natural y a la medicina, compuso setenta cantos, que junto con su drama musical Ordo Virtutum formaron la Symphonia (prohibida, quizá por su forma dialogada), calificada por escritores posteriores como la primera obra moral que nos ha llegado. «Este aspecto de la obra de Hildegarda había sido ignorado durante muchos años, pero recientemente grabaciones discográficas y representaciones teatrales han dado a conocer cada vez más su nombre», escribe Sabina Flanagan en Hildegarda de Bingen, Hildegard of Bingen 1098-1179. A Visionary Life (1989). Hildegarda desarrolló ideas avanzadas sobre la música, proponiendo la música instrumental como parte integrante del canto humano, que para los antiguos padres de la iglesia era la única música legítima. El manuscrito más antiguo se remonta al periodo 1170-1180 y probablemente contiene canciones compuestas durante toda la producción musical de Hildegarda; son antífonas, responsorios, secuencias e himnos que se utilizaban en el rezo del Opus Dei o en la celebración de la misa. Los himnos están dispuestos según sus temas en orden jerárquico, con Dios a la cabeza. La línea melódica es única, típica del Canto Gregoriano, pero la originalidad se caracteriza por el ritmo irregular, con un énfasis poco convencional, combinando texto y música con gran efecto y para ser cantado por mujeres, no por voces blancas.

La no convencionalidad y excepcionalidad de esta abadesa se revelan en su vida cotidiana: se arriesga a la excomunión por enterrar a un excomulgado en territorio monástico; Hildegarda no se da por vencida: el difunto parece pertenecer a un linaje que dona dinero a su monasterio. En una carta con motivo del octogésimo aniversario de su muerte, el Papa Juan Pablo II saludó a Hildegarda como la "profetisa de Alemania", la mujer «que no dudó en abandonar el convento para reunirse con, como intrépida interlocutora, a obispos, autoridades civiles y al mismo emperador (Federico Barbarroja)». Se volverá a mencionar el genio de Hildegarda en la encíclica sobre la dignidad de la mujer, el Mulieris Dignitatem. El 10 de mayo de 2012, el Papa Benedicto XVI extendió su culto litúrgico a la Iglesia Universal. El 27 de mayo de 2012, el mismo Papa Benedicto XVI anunció que el 7 de octubre siguiente proclamaría a Santa Hildegarda de Bingen Doctora de la Iglesia Universal, junto con el santo español Juan de Ávila. Su memoria litúrgica se celebra el 17 de septiembre, el día de su muerte. Numerosos artistas se han inspirado en su vida y en su obra, entre lquienes destacan la novela de ciencia ficción Almas (1982) de Joanna Russ, la novela policíaca Der Fall Hildegard von Bingen (2015) de Edgar Noske y la música de Angelo Branduardi, con el CD Il cammino dell'anima (2019) enteramente inspirado en ella.

Hildegard Von Bingen. Friburgo(D). Photo di Filippo Altobelli 

Discografía

  • A feather on the breath of God. Sequences and Hymns por Abbess Hildegard de Bingen Gothic Voices junto con Emma Kirkby y dirigido por Christopher Page Hyperion - CDA 66039
  • Hildegard von Bingen, Symphoniae (Geistliche Gesänge - Spiritual Songs) Sequentia. Ensemble Für Musik der Mittelalters (1983)
    RCA Deutsche Harmonia Mundi - 77020-2-RG
  • Gesänge der Ekstase - Canticles of Ecstasy
    Sequentia. Ensemble Für Musik der Mittelalters (1994)
    RCA Deutsche Harmonia Mundi - WDR (1994, BMG Musik)
  • Hildegard von Bingen, Ordo Virtutum
    Sequentia. Ensemble Für Musik der Mittelalters (1982)
    RCA Deutsche Harmonia Mundi - Stereo Digital (Álbum, 2 discos)
    [El proyecto Sequentia. Ensemble Für Musik der Mittelalters tenía previsto completar la grabación de la obra musical de Hildegard durante 1998.]
Canti estatici di Hildegard von Bingen,RED - Altri Suoni, 8 (1996)
  • Vision. The Music of Hildegard von Bingen.
    Composiciones originales, arreglos e interpretaciones por Richarrd Souther con vocalistas: Emily van Everam Hermana Germaine Fritz OSB, Angel Records - 7243 5 55246 2 1 (1994)

Sitios en Internet sobre Hildegarda de Bingen

  • http://www.uni-mainz.de/~horst/hildegard/ (bibliografía, celebraciones del centenario, varios - permite enlazar con numerosos sitios de interés hildegardiano)
  • http://www.phmae.it/ildegard/biblio/biblio.htm
  • http://www.medieval.org/emfaq/composers/hildegard.html (discografía)
  • http://www.hildegard.com/index.html (editorial Hildegard Publishing Company)
  • http://www.millersv.edu/~english/homepage/duncan/medfem/hildeg.html (selección de textos e imágenes)
Filmografía
  • Vision- Aus dem Leben der Hildegard von Bingen es una película alemana de la directora Margarethe von Trotta, en la que Barbara Sukova interpreta a Hildegarda. El día del estreno de la película, el 17 de septiembre de 2009, se eligió para conmemorar el día de la muerte de la santa.
  • En Barbarossa, de Renzo Martinelli, Hildegarda predice al emperador las razones de su derrota y la causa de su futura muerte.

Vittoria Aleotti
Laura Candiani






Viola Gesmundo

 

Nata a Ferrara intorno al 1575 e morta nel 1620, o poco dopo, fu monaca agostiniana, clavicembalista insigne e compositrice di valore, ma detto questo per conoscerla più da vicino si deve iniziare dalla sua musica che, in parte, possiamo ascoltare ancora oggi. La sua composizione più nota e più eseguita è T'amo, mia vita (in altre versioni: Io v'amo, vita mia), un brano per coro con alcuni momenti per voce femminile solista davvero sublime. Va precisato che in seguito ben altri 18 musicisti hanno composto su questo testo, ma lei è stata la prima, e forse la più brava. Il London Oriana Choir gli rende piena giustizia, come pure il Collegium Musicum dell'University of Georgia, evidente segno che la sua arte si è trasmessa nei secoli e ha varcato mari e oceani. Bellissimo il pezzo polifonico Baciai per aver vita, nell'esecuzione della Cappella Clausura, e pure Hor che la vaga aurora, per arpa doppia e liuto, con la suadente voce del soprano Lavinia Bertotti. E ancora Al turbar dei bei lumi con la Corale della città di Trento e Se del tuo corpo grazie all'ensemble Voxabulaire. Vari brani si possono ascoltare anche nell'interpretazione del Quadrivium di Parigi, nella suggestiva cornice della cappella del Museo delle Arti e dei Mestieri. È davvero una fortuna rara a distanza di oltre quattro secoli poter apprezzare la sua produzione ascoltandola così come era stata creata.

La madre di Vittoria si chiamava Giulia e il padre fu un celebre architetto: Giovan Battista Aleotti, detto l'Argenta perché in questa cittadina dell'Emilia-Romagna era nato, nel 1546; fu anche perito agrimensore e scenografo, attività all'epoca assai apprezzata nelle corti per realizzare allestimenti teatrali che destassero meraviglia. Fino dalla più piccola età la bambina poté seguire le lezioni di musica impartite alla sorella maggiore Raffaella, prima dal maestro Alessandro Milleville, poi da Ercole Pasquini, dimostrando predisposizione spiccata per l'ascolto e l'armonia. Per darle una formazione più ampia e approfondita fu mandata quattordicenne nel convento ferrarese di San Vito, rinomato proprio per gli studi musicali. Il drammaturgo e poeta Giovanni Battista Guarini scrisse appositamente per la giovane monaca otto madrigali che lei musicò; furono raccolti nella Ghirlanda de'madrigali a quattro voci e stampati a Venezia nel 1593 dall'editore Giacomo Vincenti.

Un'altra sua composizione, il madrigale a cinque voci Di pallide viole, era stata inserita due anni prima nel volume Giardino de'musici ferraresi, insieme a quelle di vari autori affermati. Alcuni studi hanno avanzato l'ipotesi che in realtà Raffaella, detta a sua volta l'Argenta, straordinaria organista e prima donna a pubblicare nel 1593 musiche sacre di sua composizione (Sacrae cantiones a 5, 7, 8, 10 voci), e Vittoria siano la stessa persona, dato che le monache, quando entrano in convento e prendono il velo, solitamente cambiano il proprio nome. Una prova sarebbe che, nei documenti del convento di San Vito, Vittoria non viene citata, mentre Raffaella ne fu addirittura badessa. Anche il testamento del padre menziona Raffaella, ma non Vittoria. Tuttavia, altrove il padre stesso ricorda (pur senza farne i nomi) che delle sue cinque figlie molto dotata per la musica era sì la maggiore, che entrò in convento per continuare gli studi, ma un'altra ascoltava e apprendeva con profitto durante le lezioni private in casa. Le figlie compositrici sembrerebbero essere quindi due, e ben distinte. Comunque i dubbi sono legittimi, pur se privi al momento di conferma. Purtroppo le notizie su entrambe rimangono nel vago, ma è stata una sorpresa trovare in un sito spagnolo un articolo dedicato a «9 mujeres que cambiaron la historia de la musica» in cui le due monache sono inserite, a fianco di celebrità come Barbara Strozzi, Ildegarda di Bingen, Paulina Duchambge (virtuosa di chitarra) e Maria Callas. Qui si forniscono alcune sintetiche informazioni che vogliamo condividere: innanzitutto che, nonostante l'epoca in cui la formazione culturale delle giovani era trascurata e certe professioni erano precluse alle donne, le Aleotti, grazie alle proprie qualità ma pure all'influenza del potente padre, poterono godere della benevolenza del papa e di varie corti europee e poi che riuscirono a formare a Ferrara una piccola orchestra interamente femminile che riscosse unanimi consensi. È stato poi possibile rintracciare alcuni testi musicati da Vittoria ed esistono registrazioni dei suoi componimenti, non solo grazie a diversi filmati su YouTube (fra cui quelli citati), ma anche su disco, segno evidente del loro valore che ha sfidato il tempo.

Per conoscere meglio la sua abilità di compositrice i madrigali vanno ascoltati, ovviamemente, e apprezzati per la loro finezza, per la varietà sonora, per la fusione delle voci, ma intanto possiamo leggere i versi sui quali lavorò:

«Se del tuo corpo hoggi la stampa horrenda
miro e penso al tormento empio et attroce
che soffer t’hai per me pendendo in croce
perch’io da’l tuo martir salute prenda,

Com’è che il freddo cor non si raccenda?
Che d’amor vann’hor viva fiamma coce?
Ma, lassa quel che giove e quel che noce
esser non può che ciec’alma comprenda».

«Io v’amo, vita mia,
Volli sovente dire
Ed ardo ahi lasso

Chiuse la voc’entro le labbi amore
E vergogna e timore
E mi cangiar d’huom vivo in muto sasso.

Amor, ma se to vuoi ch’i miei martiri
Io pur taccia e sospiri
Tu dilli à lei che mi consuma e sface
E le riscalda il sen con la tua face».

«Baciai per aver vita
Ch’ov’è bellezza è vita
Ed ebbi morte: Ma morte sì gradita
Che più bramata sorte
Vivendo non avrei:
Nè più bramar potrei
Da sì soave bocca in un bel volto
Baciando,il cor mi fu rapito
E tolto».

Da questi esempi si nota chiaramente la voce maschile in prima persona, appartenente al poeta, e si avvertono i tormenti dell'amore, quando non viene corrisposto o è passato; l'Amore può essere personificato e divenire l'ideale interlocutore, alla maniera della lirica petrarchesca e rinascimentale. Nel primo testo invece sembrerebbe dalla quartina d'apertura emergere un riferimento religioso, alla crocifissione di Cristo, morto per la salvezza dell'umanità. È possibile allora dedurre che i temi prevalenti, come d'uso, ruotassero intorno all'amore di un uomo per una donna, con tutte le sue sfumature, e trattandosi di una monaca compositrice ce ne possiamo un po' meravigliare; ma bisogna ricordare che all'epoca la musica sacra era appannaggio maschile, ecco perché la sorella Raffaella rappresenta una eccezione.

Il 4 giugno 2022, durante le prove aperte al pubblico dello spettacolo L'Accesa, la compagnia RimeSparse, a Olginate (Lecco), ha raccontato il proprio percorso di ricerca fra le artiste rinascimentali prese in considerazione; fra queste è stata inserita Vittoria Aleotti di cui sono state descritte le opere e rievocata la vita. Segno evidente che il suo nome continua a brillare nel panorama culturale, e non solo italiano.


Traduzione francese

Guenoah Mroue

Née à Ferrare vers 1575 et morte en 1620, ou peu de temps après, elle fut une nonne augustinienne, claveciniste éminente et compositrice de valeur, mais ceci dit pour la connaître de plus près, il faut commencer par sa musique que, en partie, nous pouvons encore écouter aujourd’hui. Sa composition la plus connue et la plus interprétée est T’amo, mia vita (dans d’autres versions : Je t’aime, mia vita), une chanson pour chœur avec quelques instants pour voix féminine soliste vraiment sublime. Il faut préciser que 18 autres musiciens ont ensuite composé sur ce texte, mais elle a été la première, et peut-être la meilleure. Le London Oriana Choir lui rend justice, ainsi que le Collegium Musicum de l’Université de Géorgie, signe évident que son art s’est transmis au cours des siècles et a traversé les mers et les océans. La pièce polyphonique Baciai per aver vita, est remarquable, dans l’exécution de la Chapelle cloîtrée, et aussi Hor che la vaga aurora, pour la double harpe et luth, avec la voix persuasive de la soprano Lavinia Bertotti. Et encore Al turbar dei bei lumi avec la Chorale de la ville de Trente et Se del tuo corpo grâce à l’ensemble Voxabulaire. Diverses pièces peuvent également être entendues dans l’interprétation du Quadrivium de Paris, dans le cadre suggestif de la chapelle du Musée des Arts et des Métiers. C’est vraiment une chance rare, plus de quatre siècles plus tard, de pouvoir apprécier sa production en l’écoutant telle qu’elle a été créée.

La mère de Victoria s’appelait Giulia et son père était un célèbre architecte : Giovan Battista Aleotti, dit l’Argenta parce que dans cette ville d’Émilie-Romagne il était né, en 1546; il a également été géomètre et scénographe, à l’époque, une activité très appréciée dans les cours pour réaliser des aménagements théâtraux qui ont suscité l’émerveillement. Dès son plus jeune âge, la petite fille peut suivre les leçons de musique données à sa sœur aînée Raffaella, d’abord par le maître Alessandro Milleville, puis par Ercole Pasquini, démontrant une prédisposition marquée pour l’écoute et l’harmonie. Pour lui donner une formation plus large et approfondie, elle fut envoyée quatorze ans au couvent de San Vito de Ferrare, réputé pour ses études musicales. Le dramaturge et poète Giovanni Battista Guarini écrivit spécialement pour la jeune moniale huit madrigaux qu’elle musit ; ils furent rassemblés dans la Guirlande de madrigaux à quatre voix et imprimés à Venise en 1593 par l’éditeur Giacomo Vincenti.

Une autre de ses compositions, le madrigal à cinq voix Di pallide viole, avait été insérée deux ans plus tôt dans le volume Giardino de’musici ferraresi, avec celles de divers auteurs établis. Certaines études ont avancé l’hypothèse qu’en réalité Raffaella, dite à son tour l’Argenta, organiste extraordinaire et première femme à publier en 1593 des musiques sacrées de sa composition (Sacrae cantiones à 5, 7, 8, 10 voix), et Victoria soient la même personne, Les nonnes, quand elles entrent au couvent et prennent le voile, changent généralement leur nom. Une preuve serait que, dans les documents du couvent de San Vito, Vittoria n’est pas citée, tandis que Raffaella en est même l’abbesse. Le testament de son père mentionne également Raffaella, mais pas Victoria. Cependant, ailleurs, le père lui-même se souvient (sans citer les noms) que de ses cinq filles très douées pour la musique, elle était oui la majeure, qui entra au couvent pour poursuivre ses études, mais une autre écoutait et apprenait avec profit pendant les leçons privées à la maison. Les filles compositrices semblent donc être deux, et bien distinctes. Cependant, les doutes sont légitimes, bien qu’ils soient absents au moment de la confirmation. Malheureusement, les nouvelles sur les deux restent vagues, mais ce fut une surprise de trouver sur un site espagnol un article consacré à « 9 femmes qui changent l’histoire de la musique» dans lequel les deux moniales sont insérées, aux côtés de célébrités comme Barbara Strozzi, Hildegarde de Bingen, Paulina Duchambge (virtuose de guitare) et Maria Callas. On y trouve quelques informations succinctes que nous voulons partager : premièrement, malgré que l’époque où la formation culturelle des jeunes était négligée et où certaines professions étaient interdites aux femmes, grâce à leurs qualités propres mais aussi à l’influence de leur père, les Aléoutes purent jouir de la bienveillance du pape et de diverses cours européennes, puis former à Ferrare un petit orchestre entièrement féminin qui obtint un consensus unanime. Il a ensuite été possible de retracer certains textes mis en musique par Vittoria et il existe des enregistrements de ses compositions, non seulement grâce à plusieurs films sur YouTube (dont ceux mentionnés), mais aussi sur disque, signe évident de leur valeur qui a défié le temps.

Pour mieux connaître son talent de compositeur, les madrigaux doivent être écoutés, évidemment, et appréciés pour leur finesse, leur variété sonore, la fusion des voix, mais en attendant, nous pouvons lire les vers sur lesquels elle a travaillé:

«Se del tuo corpo hoggi la stampa horrenda
miro e penso al tormento empio et attroce
che soffer t’hai per me pendendo in croce
perch’io da’l tuo martir salute prenda,

Com’è che il freddo cor non si raccenda?
Che d’amor vann’hor viva fiamma coce?
Ma, lassa quel che giove e quel che noce
esser non può che ciec’alma comprenda».

«Io v’amo, vita mia,
Volli sovente dire
Ed ardo ahi lasso

Chiuse la voc’entro le labbi amore
E vergogna e timore
E mi cangiar d’huom vivo in muto sasso.

Amor, ma se to vuoi ch’i miei martiri
Io pur taccia e sospiri
Tu dilli à lei che mi consuma e sface
E le riscalda il sen con la tua face».

«Baciai per aver vita
Ch’ov’è bellezza è vita
Ed ebbi morte: Ma morte sì gradita
Che più bramata sorte
Vivendo non avrei:
Nè più bramar potrei
Da sì soave bocca in un bel volto
Baciando,il cor mi fu rapito
E tolto».

De ces exemples, on remarque clairement la voix masculine en premier, appartenant au poète, et on ressent les tourments de l’amour, quand il n’est pas partagé ou passé; l’Amour peut être personnifié et devenir l’interlocuteur idéal, à la manière de l’opéra pétrarquien et de la Renaissance. Dans le premier texte, en revanche, il semblerait qu’à partir du quatrain d’ouverture émerge une référence religieuse, à la crucifixion du Christ, mort pour le salut de l’humanité. On peut alors en déduire que les thèmes dominants, comme d’habitude, tournaient autour de l’amour d’un homme pour une femme, avec toutes ses nuances, et comme il s’agit d’une nonne compositrice, nous pouvons nous en étonner un peu ; mais il faut se rappeler qu’à l’époque, la musique sacrée était l’apanage des hommes, c’est pourquoi sœur Raphaël représente une exception.

Le 4 juin 2022, lors des répétitions ouvertes au public du spectacle L’Accesa, la compagnie RimeSparse, à Olginate (Lecco), a raconté son parcours de recherche parmi les artistes de la Renaissance pris en compte; parmi celles-ci a été insérée Vittoria Aleotti dont on a décrit les oeuvres et rappelé la vie. Signe évident que son nom continue à briller au niveau culturel, et pas seulement italien.


Traduzione inglese

Syd Stapleton

Vittoria Aleotti was born in Ferrara around 1575 and died in 1620, or shortly thereafter. She was an Augustinian nun, distinguished harpsichordist and valuable composer. But, having said that, to be able to know her more closely one must start with her music, some of which we can still hear today. Her best known and most performed composition is T'amo, mia vita (in other versions: Io v'amo, vita mia), a piece for choir with some moments for solo female voice that are truly sublime. It should be pointed out that as many as 18 other musicians later composed on this text, but she was the first, and perhaps the best. The London Oriana Choir does it full justice, as does the Collegium Musicum of the University of Georgia, a clear sign that her art has been passed down through the centuries and crossed seas and oceans. Beautiful is the polyphonic piece Baciai per aver vita, in the performance of Cappella Clausura, as well as Hor che la vaga aurora, for double harp and lute, with the persuasive voice of soprano Lavinia Bertotti. And again Al turbar dei bei lumi with the Chorale of the City of Trent and Se del tuo corpo thanks to the ensemble Voxabulaire. Various pieces can also be heard in the interpretation of the Quadrivium of Paris, in the evocative setting of the chapel of the Museum of Arts and Crafts. It is indeed a rare fortune more than four centuries later to be able to appreciate her production by hearing it as it was created.

Vittoria's mother's name was Giulia, and her father was a celebrated architect, Giovan Battista Aleotti, known as l'Argenta because he was born in that town in Emilia-Romagna, in 1546. He was also a surveyor and stage designer, an activity that was highly prized at the time in the courts for creating theatrical stagings that aroused wonder. From an early age, Vittoria was able to attend music lessons given to her older sister Raffaella, first by maestro Alessandro Milleville, then by Ercole Pasquini, showing a marked predisposition for listening and harmony. To give her a broader and deeper education, she was sent as a 14-year-old to the Ferrara convent of San Vito, renowned precisely for its musical studies. The playwright and poet Giovanni Battista Guarini wrote eight madrigals especially for the young nun, which she set to music. They were collected in the Ghirlanda de'madrigali a quattro voci and printed in Venice in 1593 by the publisher Giacomo Vincenti.

Another of her compositions, the five-voice madrigal Di pallide viole, had been included two years earlier in the volume Giardino de'musici ferraresi, along with those of various established composers. Some studies have advanced the hypothesis that in fact Raffaella, called in turn the Argenta, an extraordinary organist and the first woman to publish in 1593 sacred music of her own composition (Sacrae cantiones for 5, 7, 8, 10 voices), and Vittoria were the same person, since nuns, when they entered the convent and took the veil, usually changed their names. One proof would be that, in the documents of the convent of St. Vitus, Vittoria is not mentioned, while Raffaella was even its abbess. The father's will also mentions Raffaella, but not Vittoria. However, elsewhere the father himself recalls (though without naming them) that foremost among his five daughters, very gifted for music, was the eldest, who entered the convent to continue her studies, but another listened and learned well during private lessons at home. The composer daughters would thus seem to be two, and quite distinct. Still, the doubts are legitimate, though lacking confirmation at present. Unfortunately, news about both of them remains vague, but it was a surprise to find on a Spanish website an article dedicated to "9 women who changed the history of music" in which the two nuns are included, alongside celebrities such as Barbara Strozzi, Hildegard of Bingen, Paulina Duchambge (guitar virtuoso) and Maria Callas. Some concise information is provided here that we would like to share - first, that despite the era in which the cultural education of young women was neglected and certain professions were precluded for women, the Aleottis, thanks to their own qualities but also to the influence of their powerful father, were able to enjoy the benevolence of the pope and various European courts, and then that they were able to form a small all-female orchestra in Ferrara that was unanimously acclaimed. It has since been possible to trace some of the texts set to music by Vittoria, and recordings of her compositions exist, not only thanks to several YouTube films (including those mentioned above), but also on disc, a clear sign of their value that has defied time.

To learn more about her skill as a composer, the madrigals must be heard, of course, and appreciated for their finesse, variety of sound, and fusion of voices, but in the meantime we can read the verses on which she worked:

«Se del tuo corpo hoggi la stampa horrenda
miro e penso al tormento empio et attroce
che soffer t’hai per me pendendo in croce
perch’io da’l tuo martir salute prenda,

Com’è che il freddo cor non si raccenda?
Che d’amor vann’hor viva fiamma coce?
Ma, lassa quel che giove e quel che noce
esser non può che ciec’alma comprenda».

«Io v’amo, vita mia,
Volli sovente dire
Ed ardo ahi lasso

Chiuse la voc’entro le labbi amore
E vergogna e timore
E mi cangiar d’huom vivo in muto sasso.

Amor, ma se to vuoi ch’i miei martiri
Io pur taccia e sospiri
Tu dilli à lei che mi consuma e sface
E le riscalda il sen con la tua face».

«Baciai per aver vita
Ch’ov’è bellezza è vita
Ed ebbi morte: Ma morte sì gradita
Che più bramata sorte
Vivendo non avrei:
Nè più bramar potrei
Da sì soave bocca in un bel volto
Baciando,il cor mi fu rapito
E tolto».

“If I look at your suffering body today,
I think of your torment on the
Cross for me to be saved.

But how is it that my cold heart is not kindled?
Why does it burn with love?
But the blind soul cannot understand
What benefits and what harms.”

“I have often wanted to say I love you, my life.
And I burn, and inside my lips
I have closed love, shame and fear that have
Changed me from a living man to a mute stone.

Love, if you want me to be silent and sigh,
Tell it to her who consumes and destroys me
And warm her heart with your light.”

“I kissed for life because
Where there is beauty there is life,
But I received death;
Yet it was a more welcome death than if I lived.
I cannot wish for anything else because,
Kissing a mouth so beloved and sweet
In a beautiful face, My heart was ravished.”

In these examples one can clearly hear the male voice in the first person, belonging to the poet, and one can sense the torments of love, when it is unrequited or has passed away. Love can be personified and become the ideal interlocutor, in the manner of Petrarchan and Renaissance lyric poetry. In the first text, on the other hand, it would seem from the opening quatrain that a religious reference emerges, to the crucifixion of Christ, who died for the salvation of humanity. It is possible then to deduce that the prevailing themes, as is customary, revolved around the love of a man for a woman, with all its nuances, and since we are dealing with a composer nun we may be somewhat surprised. But it must be remembered that at that time sacred music was the prerogative of men, which is why Sister Raphael is an exception.

On June 4, 2022, during the rehearsals open to the public of the show L'Accesa, the RimeSparse company, in Olginate (Lecco), recounted its research path among the Renaissance women artists considered; these included Vittoria Aleotti whose works were described and whose life was recalled. A clear sign that her name continues to shine on the cultural scene, and not only in Italy.


Traduzione spagnola

Maria Carreras i Goicoechea

Nació en Ferrara alrededor de 1575 y murió en 1620, o poco después; perteneció a la congregación de las Hermanas Agustinas siervas de Jesús, y fue una importante clavecinista y compositora, pero para conocerla más de cerca hay que partir de su música que, en parte, todavía hoy podemos escuchar. Su composición más conocida y más ejecutada es T'amo, mia vita (en otras versiones Io v'amo, vita mia), una pieza para coro con algunos momentos para voz femenina solista realmente sublime. Hay que decir que posteriormente otros 18 músicos han compuesto sobre este texto, pero ella fue la primera y, quizás, la mejor. El London Oriana Choir le hace justicia, al igual que el Collegium Musicum dell'University of Georgia, clara demostración de que su arte se ha transmitido a lo largo de los siglos y ha cruzado mares y océanos. Bellísima la pieza polifónica Baciai per aver vita, ejecutada por Cappella Clausura, así como Hor che la vaga aurora, para arpa doble y laúd, con la penetrante voz de la soprano Lavinia Bertotti. O aún Al turbar dei bei lumi con la Coral de la ciudad de Trento y Se del tuo corpo gracias al conjunto Voxabulaire. Algunas piezas también se pueden escuchar en la interpretación del Quadrivium de París, en el sugerente entorno de la capilla del Museo de Artes y Oficios. Toda una suerte, de veras única, poder apreciar su producción escuchándola a distancia de más de cuatro siglo tal y como fue creada.

La madre de Vittoria se llamaba Giulia y el padre fue un célebre arquitecto, Giovan Battista Aleotti, conocido como “el Argenta” porque había nacido en una ciudad de la Emilia Romaña así llamada en 1546. También fue ingeniero militar e hidráulico y escenógrafo, actividad que en aquella época se apreciaba mucho en las cortes para realizar escenificaciones teatrales que despertaran admiración. Desde su tierna infancia Vittoria pudo asistir a las clases de música que recibía su hermana mayor, Raffaella, al principio impartidas por el maestro Alessandro Milleville, luego por Ercole Pasquini, demostrando una gran predisposición para la escucha y la armonía. Para que recibiera una formación más amplia y profundizada, con catorce años la mandaron al convento de Ferrara de San Vito, famoso justamente por el estudio musical. El dramaturgo y poeta Giovanni Battista Guarini escribió ocho madrigales a posta para la joven momja que ella misma musicó y que se recogieron en la Ghirlanda de’ madrigali a quattro voci publicados en Venecia en 1593 por el impresor Giacomo Vincenti.

Otra composición suya, el madrigal a cinco voces Di pallide viole, había sido recogida dos años antes en el volumen Giardino de’ musici ferraresi, junta a otras de autores famosos. Algunos estudios han avalado la hipótesis de que en realidad Raffaella, también llamada “la Argenta”, extraordinaria organista y la primera mujer que publicó, en 1593, música sagrada compuesta por ella (Sacrae cantiones a 5, 7, 8, 10 voces), y Vittoria sean la misma persona, puesto que las monjas, al entrar en el convento y tomar los hábitos, suelen cambiar de nombre. Una prueba de ello parecen ser los documentos del convento de San Vito, donde Vittoria no aparece nunca, mientras Raffaella, que fuen incluso abadesa del mismo, sí. Y el testamento del padre solo menciona a Raffaella, no a Vittoria. Sin embargo, en otras ocasiones el propio padre recuerda (aunque no dice sus nombres) que la mayor de sus cinco hijas tenía una gran talento musical, que entro en un convento para continuar con los estudios, y que otra de sus hijas escuchaba y aprendía con provecho durante las clases particulares en casa. De modo que las hijas compositoras parecen haber sido dos. De todos modos, las dudas son legítimas, aunque hasta ahora no se ha podido demostrar ninguna de las dos versiones. Lamentablemente las noticias sobre ellas son inciertas, de modo que ha sido una sorpresa ver que el portal español SocialMusik les dedica un breve espacio a las dos hermanas que se encuentran en compañía de otras 7 celebridades como Barbara Strozzi, Ildegarda di Bingen, Paulina Duchambge (virtuosa de guitarra) y Maria Callas (http://socialmusik.es/9-mujeres-que-cambiaron-la-historia-de-la-musica/). No obstante que en la época de la formación cultural de las jóvenes Aleotti las mujeres no pudieran acceder a muchas profesiones, gracias a sus cualidades y a la influencia de su padre, ellas obtuvieron la benevolencia del papa y de varias cortes europeas e incluso lograron formar una pequeña orquesta enteramente de mujeres, en Ferrara, que obtuvo la aprobación unánime. Se encuentran algunos textos musicados por Vittoria y hay grabaciones de sus composiciones, no solo gracias a los vídeos de You Tube (entre los citados), sino también en disco, señal evidente de un valor que ha desafiado el paso del tiempo.

Para conocer mejor su habilidad como compositora, deben escucharse sus madrigales que se apreciaraán, obviamente, por su fineza, por la variedad sonora y por la fusión de las voces. He aquí los versos con los que trabajó:

«Se del tuo corpo hoggi la stampa horrenda
miro e penso al tormento empio et attroce
che soffer t’hai per me pendendo in croce
perch’io da’l tuo martir salute prenda,

Com’è che il freddo cor non si raccenda?
Che d’amor vann’hor viva fiamma coce?
Ma, lassa quel che giove e quel che noce
esser non può che ciec’alma comprenda».

«Io v’amo, vita mia,
Volli sovente dire
Ed ardo ahi lasso

Chiuse la voc’entro le labbi amore
E vergogna e timore
E mi cangiar d’huom vivo in muto sasso.

Amor, ma se to vuoi ch’i miei martiri
Io pur taccia e sospiri
Tu dilli à lei che mi consuma e sface
E le riscalda il sen con la tua face».

«Baciai per aver vita
Ch’ov’è bellezza è vita
Ed ebbi morte:
Ma morte sì gradita
Che più bramata sorte
Vivendo non avrei:
Nè più bramar potrei
Da sì soave bocca in un bel volto
Baciando, il cor mi fu rapito
E tolto.»

En estos ejemplos se reconoce claramente la voz masculina en primera persona, perteneciente al poeta, y se perciben los tormentos del amor, cuando no es correspondido, o ya se ha terminado; el Amor que se puede personificar y convertirse en el interlocutor ideal, como en las líricas de Petrarca y del Renacimiento. En el primer texto, en cambio, la estrofa de apertura contiene una referencia religiosa a la crucificación de Cristo, que murió para salvar a la humanidad. Entonces, es posible deducir que los temas predominantes, tal y como era habitual en aquella época, giraban alrededor del amor entre el hombre y la mujer, con todos sus matices, lo que podríamos sorprendernos un poco al tratarse en este caso de una monja compositora. Sin embargo, hay que recordar que en aquella época la música sacra solo la escribían varones, por eso la hermana Raffaella representa una excepción.

El 4 de junio de 2022, durante los ensayos abiertos al público del espectáculo L’Accesa en Olginate (Lecco), la compañía RimeSparse explicó su recorrido de estudio sobre las artistas del Renacimiento tomadas en consideración, entre las cuales habían insertado a Vittoria Aleotti, cuya vida y obras nos contaron. Otra señal evidente de que su nombre sigue brillando en el panoramo cultural, y no solo italiano.

 

Sulpitia Lodovica Cesis
Danila Baldo






Viola Gesmundo

 

Sulpitia Cesis, monaca conosciuta come un'eccellente suonatrice di liuto, era figlia dei conti Annibale e Barbara, che le diedero in dote 300 monete d'oro quando entrò, nel 1593, nel convento agostiniano di S. Geminiano di Modena, noto per avere un programma musicale di alto livello. È ricordata come compositrice di un'importante raccolta, Motetti spirituali, precisamente 23 mottetti per 2-12 voci, la maggior parte scritti in latino e quattro in italiano, questi ultimi a cinque voci e definiti madrigale spirituale, proprio per il fatto di essere in lingua italiana. Furono pubblicati nel 1619, anche se alcune studiose/i ritengono che l'opera sia stata composta negli anni precedenti, tenendo conto del suo stile.

Sulpitia era nata a Modena nel 1577, mentre la data della morte non è nota, ma probabilmente dopo il 1619, l’anno della pubblicazione dei Motetti. I mottetti costituiscono una delle forme più importanti di musica polifonica, quello stile che combina due o più voci – vocali o strumentali – indipendenti, che si sviluppano simultaneamente nel corso della composizione, differenziandosi l'una dall'altra dal punto di vista melodico e generalmente anche ritmico, pur essendo regolate da principi armonici. Cominciarono come metodo liturgico, come composizioni sacre con testo latino, ma presto divennero importanti anche nella musica del tardo Medioevo e rimasero in voga dal 1220 al 1750 circa. La raccolta di Sulpitia Cesis è considerata notevole non solo per la qualità generalmente elevata della musica che contiene, ma anche per la presenza di indicazioni specifiche per vari strumenti, tra cui cornetti e tromboni, "entità proibite" all'interno delle mura del convento. Come altre compositrici, infatti, specialmente monache, trovò il modo di eludere i severi ordini della Chiesa, includendo nelle sue esibizioni musicali anche strumentazioni vietate. Di lei scrive Eliana Quattrocchi, violinista dell’Orchestra del 41 parallelo, che «offre preziose informazioni sulla prassi esecutiva musicale in uso a quei tempi nei conventi italiani femminili. La scrittura evidenzia una certa preferenza per la sovrapposizione e l’incastro delle voci».

Una bella registrazione, in prima mondiale, della collezione completa dei mottetti è avvenuta nel 2007 da parte della Cappella Artemisia, un gruppo vocale italiano tutto al femminile specializzato nella musica conventuale dell'Italia del XVII secolo. Il gruppo è stato fondato dalla cantante e musicologa americana – ma residente in Italia dal 1978 – Candace Smith, nata a Los Angeles e specializzata nello svolgere un’intensa attività didattica, lavorando con cantanti di vari repertori, attori/attrici e insegnanti di educazione musicale. In questa registrazione (che si può ascoltare qui) impiega il più grande ensemble mai da lei sperimentato: 8 voci, cornetti, tromboni, tiorba, viola da gamba, violone e organo, un ensemble composto da 16 musiciste. Il musicologo e giornalista musicale tedesco Martin Mezger ha definito le composizioni di Sulpitia Spiritual beauty, commentando: «Uno spettro sonoro che spazia dalla giubilante brillantezza delle luminose note alte alla dolcezza interiore e ai sensuali timbri gutturali delle gamme basse. [...]. Nel complesso, la scoperta di opere così preziose e interessanti è un evento importante e di alto livello interpretativo. Trasparenti e fortemente luminose, ma anche sfumate quando necessario, le esecutrici trovano l'espressività unica di questa musica: la sua luce mistica, la sua bellezza spirituale, la sua risonanza sacra».

Un aspetto molto interessante è che questa musica è stata scritta per un gruppo di suore di clausura. Inoltre Sulpitia Cesis dedicò la sua collezione a un'altra monaca dallo stesso cognome, Anna Maria Cesis, che visse nel convento di Santa Lucia a Roma. Nella sua dedica scrive: «Con lo splendore e la nobiltà del tuo nome queste poche opere musicali possano essere difese contro la meschinità dei loro detrattori e anche che possano essere occasionalmente eseguite nei conventi di monache in lode del nostro comune Signore». Sia il convento di Sulpitia che quello di Anna Maria erano rinomati per la loro musica già nel Seicento.

Lo storico del XVI sec. Giovanni Battista Spaccini, osservatore attento degli eventi modenesi, menziona Cesis nella Cronaca di Modena come compositrice di un mottetto che fu eseguito alle porte di San Geminiano nel 1596 durante una processione religiosa. Gli originali delle Cronache di Spaccini sono conservati nell’Archivio storico comunale di Modena, nella Camera segreta. Sulpitia Cesis è ricordata anche nel New grove dictionary woman composer, a cura di Julie Anne Sadie e Rhian Samuel, 1994.


Traduzione francese

Guenoah Mroue

Sulpitia Cesis, nonne connue comme une excellente joueuse de luth, était la fille des comtes Annibale et Barbara, qui lui donnèrent en dot 300 pièces d’or lorsqu’elle entra, en 1593, au couvent augustinien de S. Geminiano de Modène, connu pour avoir un programme musical de haut niveau. Elle est rappelée comme compositrice d’un important recueil, Motetti spirituali, à savoir 23 motets pour 2-12 voix, la plupart écrits en latin et quatre en italien, ces derniers à cinq voix et appelés madrigaux spirituels, précisément parce qu’il est en langue italienne. Ils ont été publiés en 1619, bien que certaines chercheurs/spécialistes pensent que l’œuvre a été composée dans les années précédentes, en tenant compte de son style.

Sulpitia est née à Modène en 1577, alors que la date de sa mort n’est pas connue, mais probablement après 1619, l’année de la publication des Motetti. Les motets constituent l’une des formes les plus importantes de musique polyphonique, le style qui combine deux ou plusieurs voix - vocales ou instrumentales - indépendantes, qui se développent simultanément au cours de la composition, se différenciant les unes des autres du point de vue mélodique et généralement aussi rythmique, tout en étant régies par des principes harmoniques. Ils ont commencé comme une méthode liturgique, comme des compositions sacrées avec du texte latin, mais ils sont rapidement devenus importants dans la musique de la fin du Moyen ge et sont restés en vogue de 1220 à 1750 environ. La collection de Sulpitia Cesis est considérée comme remarquable non seulement pour la qualité généralement élevée de la musique qu’elle contient, mais aussi pour la présence d’indications spécifiques pour divers instruments, dont des cornets et des trombones, "entités interdites" à l’intérieur des murs du couvent. Comme d’autres compositrices, en effet, spécialement des moniales, elle trouva le moyen d’éluder les ordres sévères de l’Église, en incluant dans ses performances musicales des instruments interdits. Elle a été écrite par Eliana Quattrocchi, violoniste de l’Orchestre du 41 parallèle, qui « offre de précieuses informations sur la pratique exécutive musicale en usage à cette époque dans les couvents italiens féminins. L’écriture met en évidence une certaine préférence pour la superposition et l’imbrication des voix».

Un bel enregistrement, en première mondiale, de la collection complète des motets a eu lieu en 2007 par la Cappella Artemisia, un groupe vocal italien entièrement féminin spécialisé dans la musique conventuelle de l’Italie du XVIIe siècle. Le groupe a été fondé par la chanteuse et musicologue américaine - mais résidant en Italie depuis 1978 - Candace Smith, née à Los Angeles et spécialisée dans une intense activité didactique, travaillant avec des chanteurs de divers répertoires, acteurs/actrices et enseignants d’éducation musicale. Dans cet enregistrement (que l’on peut écouter ici) elle emploie le plus grand ensemble qu’elle ait jamais expérimenté : 8 voix, cornets, trombones, tiorba, viole de gambe, violon et orgue, un ensemble composé de 16 musiciens. Le musicologue et journaliste musical allemand Martin Mezger a défini les compositions de Sulpitia Spiritual beauty, en commentant : « Un spectre sonore qui va de la brillance jubilatoire des notes hautes brillantes à la douceur intérieure et aux timbres gutturaux sensuels des gammes basses. [...]. Dans l’ensemble, la découverte d’œuvres aussi précieuses et intéressantes est un événement important et de haut niveau d’interprétation. Transparentes et fortement brillantes, mais aussi nuancées quand nécessaire, les interprètes trouvent l’expressivité unique de cette musique : sa lumière mystique, sa beauté spirituelle, sa résonance sacrée ».

Un aspect très intéressant est que cette musique a été écrite pour un groupe de religieuses cloîtrées. En outre, Sulpitia Cesis dédia sa collection à une autre nonne du même nom, Anna Maria Cesis, qui vécut au couvent de Santa Lucia à Rome. Dans sa dédicace, elle écrit : «Avec la splendeur et la noblesse de ton nom, ces quelques œuvres musicales peuvent être défendues contre la mesquinerie de leurs détracteurs et aussi qu’elles puissent être occasionnellement exécutées dans les couvents de moniales en louange de notre commun Seigneur». Le couvent de Sulpitia et celui d’Anna Maria étaient réputés pour leur musique dès le XVIIe siècle.

L’historien du XVIe siècle. Giovanni Battista Spaccini, observateur attentif des événements de Modène, mentionne Cesis dans la Chronique de Modène comme compositeur d’un motet qui fut exécuté aux portes de San Geminiano en 1596 lors d’une procession religieuse. Les originaux des Chroniques de Spaccini sont conservés dans les Archives historiques municipales de Modène, dans la Chambre secrète. Sulpitia Cesis est également mentionnée dans le New grove dictionary woman composer par Julie Anne Sadie et Rhian Samuel, 1994.


Traduzione inglese

Syd Stapleton

Sulpitia Cesis, a nun known as an excellent lute player, was the daughter of Count Hannibal and Barbara, who gave her a dowry of 300 gold coins when she entered, in 1593, the Augustinian convent of S. Geminiano in Modena, known for having a high-level musical program. She is remembered as the composer of an important collection, Motetti spirituali, 23 motets for 2 to 12 voices, most written in Latin, with four in Italian, the latter for five voices and called spiritual madrigals, precisely because they were in Italian. They were published in 1619, although some scholars believe, taking into account their style, that the work was composed in earlier years.

Sulpitia was born in Modena in 1577. The date of her death is unknown, but was probably after 1619, the year the Motets were published. Motets constitute one of the most important forms of polyphonic music, a style which combines two or more voices-voices or instruments - independently, which develop simultaneously in the course of composition, differing from each other melodically and usually also rhythmically, while being governed by harmonic principles. They began as a liturgical method, as sacred compositions with Latin text, but soon became important even in the music of the late Middle Ages and remained in vogue from about 1220 to 1750. Sulpitia Cesis' collection is considered notable not only for the generally high quality of the music it contains, but also for the presence of specific directions for various instruments, including cornets and trombones - "forbidden entities" within convent walls. Like other female composers, especially nuns, she found ways to circumvent the strict orders of the Church by including forbidden instrumentation in her musical performances. Eliana Quattrocchi, a violinist with the 41 Parallel Orchestra, writes about her, "offering valuable information on the musical performance practice in use at that time in Italian women's convents. Her writing shows a certain preference for overlapping and interlocking voices."

A fine world premiere recording of the complete collection of motets was made in 2007 by Cappella Artemisia, an all-female Italian vocal group specializing in the convent music of 17th-century Italy. The group was founded by American singer and musicologist - but resident in Italy since 1978 - Candace Smith, who was born in Los Angeles and specializes in performing intensively, working with singers of various repertoires, actors/actresses and music education teachers. In this recording she employs the largest ensemble she has ever experienced: 8 voices, cornets, trombones, theorbo, viola da gamba, violone and organ, an ensemble of 16 musicians. (https://www.youtube.com/watch?v=nJorIPQuGY8) German musicologist and music journalist Martin Mezger called Sulpitia's compositions Spiritual Beauty, commenting, "A spectrum of sound that ranges from the jubilant brilliance of the bright high notes to the inner sweetness and sensuous guttural timbres of the low ranges. [...]. All in all, the discovery of such valuable and interesting works is an important event of a high interpretative level. Transparent and strongly luminous, but also nuanced when necessary, the performers find the unique expressiveness of this music: its mystical light, its spiritual beauty, its sacred resonance."

A very interesting aspect is that this music was written for a group of cloistered nuns. Moreover, Sulpitia Cesis dedicated her collection to another nun with the same surname, Anna Maria Cesis, who lived in the convent of Santa Lucia in Rome. In her dedication she wrote, "With the splendor and nobility of your name may these few musical works be defended against the meanness of their detractors and also may they be occasionally performed in the convents of nuns in praise of our common Lord." Both the Sulpitia and Anna Maria convents were renowned for their music as early as the seventeenth century.

The 16th-century historian Giovanni Battista Spaccini, a keen observer of events in Modena, mentions Cesis in the Chronicle of Modena as the composer of a motet that was performed at the gates of San Geminiano in 1596 during a religious procession. The originals of Spaccini's Chronicles are preserved in Modena's Municipal Historical Archives, in the Secret Chamber. Sulpitia Cesis is also remembered in the New Grove Dictionary of Woman Composers, edited by Julie Anne Sadie and Rhian Samuel, 1994.


Traduzione spagnola

Anastasia Grasso

Sulpitia Cesis, monja conocida por ser una excelente tañedora de laúd, era hija de los condes Annibale y Barbara, que le dieron una dote de 300 monedas de oro cuando ingresó en 1593 en el convento agustino de S. Geminiano de Módena, conocido por tener un programa musical de alto nivel. Se la recuerda como compositora de una importante colección, Motetti spirituali, precisamente 23 motetes a 2-12 voces, la mayoría escritos en latín y cuatro en italiano, estos últimos a cinco voces y definidos como madrigales espirituales, precisamente por estar en italiano. Fueron publicados en 1619, aunque algunos estudiosos creen que la obra se compuso años antes, teniendo en cuenta su estilo.

Sulpitia nació en Módena en 1577. Se desconoce la fecha de su muerte, pero es probable que sea posterior a 1619, año en que se publicaron los Motetti. Los motetes constituyen una de las formas más importantes de la música polifónica, aquel estilo que combina dos o más voces –vocales o instrumentales– de forma independiente, que se desarrollan simultáneamente en el curso de la composición, diferenciándose entre sí melódicamente y generalmente también rítmicamente, a pesar de que se rigen por principios armónicos. Comenzaron como método litúrgico, como composiciones sacras con un texto en latín, pero pronto adquirieron importancia en la música de la Baja Edad Media y se mantuvieron en boga desde aproximadamente 1220 hasta 1750. La recopilación de Sulpitia Cesis se considera notable no sólo por la elevada calidad general de la música que contiene, sino también por la presencia de instrucciones específicas para varios instrumentos, entre ellos cornetas y trombones, “entidades prohibidas” dentro de los muros del convento. Al igual que otras compositoras, especialmente monjas, encontró la manera de eludir las estrictas órdenes de la Iglesia incluyendo instrumentos prohibidos en sus interpretaciones musicales. Eliana Quattrocchi, violinista de la 41ª Orquesta Paralela, escribe sobre ella: "Ofrece una valiosa información sobre la práctica de la interpretación musical en uso en aquella época en los conventos femeninos italianos. La escritura muestra cierta preferencia por las voces superpuestas y entrelazadas".

En 2007 la Cappella Artemisia, un grupo vocal italiano femenino especializado en la música conventual de la Italia del siglo XVII, realizó una hermosa grabación en primicia mundial de la colección completa de motetes. El grupo fue fundado por la cantante y musicóloga estadounidense –que residente en Italia desde 1978– Candace Smith, nacida en Los Ángeles y especializada en la enseñanza intensiva, que trabaja con cantantes de diversos repertorios, actores/actrices y docentes de educación musical. En esta grabación (que se puede escuchar aquí) se sirve del mayor ensemble experimentado nunca por ella misma: 8 voces, cornetas, trombones, tiorba, viola da gamba, violones y órgano, un conjunto de 16 músicas. El musicólogo y periodista musical alemán Martin Mezger describió las composiciones de Sulpitia Spiritual Beauty, comentando: "Un espectro sonoro que va desde el brillo jubiloso de las brillantes notas altas hasta la dulzura interior y los sensuales timbres guturales de las gamas bajas. [...]. En general, el descubrimiento de obras tan preciosas e interesantes constituye un acontecimiento de alto nivel interpretativo. Transparentes y fuertemente luminosos, pero también matizados cuando es necesario, quienes interpretan encuentran la expresividad única de esta música: su luz mística, su belleza espiritual, su resonancia sagrada".

Un aspecto muy interesante es que esta música fue escrita para un grupo de monjas de clausura. Además, Sulpitia Cesis dedicó su recopilación a otra monja con su mismo apellido, Anna Maria Cesis, que vivía en el convento de Santa Lucía de Roma. En su dedicatoria escribió: "Que con el esplendor y la nobleza de tu nombre estas pocas obras musicales sean defendidas contra la mezquindad de sus detractores y también que de vez en cuando se interpreten en los conventos de monjas en alabanza de nuestro común Señor". Tanto el convento de Sulpitia como el de Anna Maria eran famosos por su música ya en el siglo XVII.

El historiador del siglo XVI Giovanni Battista Spaccini, gran observador de los acontecimientos de Módena, menciona a Cesis en la “Cronaca di Modena” como compositor de un motete que se interpretó a las puertas de San Geminiano en 1596 durante una procesión religiosa. Los originales de las Crónicas de Spaccini se conservan en el archivo histórico municipal de Modena, en la camera segreta. Sulpitia Cesis es recordada en el diccionario New grove dictionary woman composer, a cargo de Julie Anne Sadie y Rhian Samuel, 1994.

 

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