Liza Lehmann




Giulia Capponi

 

Elizabeth Nina Mary Frederica Lehmann, meglio conosciuta come Liza Lehmann, soprano e compositrice inglese, nacque l'11 luglio del 1862 a Londra, al n.139 di Westbourne Terrace. Fu la primogenita di altre tre sorelle, Marianna, Amelia e Alma, sempre vestite allo stesso modo per volontà e vezzo della madre, Amelia Chambers di Edimburgo, una compositrice e arrangiatrice che si firmava A.L. Era anche considerata una talentuosa cantante ma lei, come osservò nelle sue memorie Liza, non ebbe mai sufficiente autostima per esibirsi con costanza. Il padre invece non amava particolarmente la musica, era un pittore tedesco, Wilhelm Augustus Rudolf Lehmann, figlio di un miniaturista di Amburgo che aveva sposato un'italiana di Padova.

I genitori di Liza vivevano in Italia ma, con l'approssimarsi del parto e augurandosi di aspettare un figlio maschio, tornarono a Londra per garantirgli la cittadinanza e un'educazione britannica. Quando nacque Liza, come ironicamente osservò l'interessata nella sua autobiografia, tornarono invece in Italia e vi restarono per cinque anni. Trascorrevano l'inverno a Roma e l'estate a Sorrento, dove le figlie andavano scalze nell'aranceto di casa e Liza imparò prestissimo l'italiano come seconda lingua. Si può dire che nacque al momento giusto, nel posto giusto e nella famiglia giusta. Uno di quei casi in cui le condizioni favorevoli di partenza si sposano all'ambizione e al talento favorendo il successo. Infatti crebbe in un'atmosfera artistica e vivace, amico di famiglia era Franz Liszt, che suonava sovente per loro anticipando le sue composizioni, e frequentavano la casa molte persone famose e alla moda. Tra gli altri, Giuseppe Verdi, a cui suo padre aveva dipinto un ritratto, così anche Liza ebbe modo di avvicinarlo e conoscerlo, cantando per lui tradizionali canzoni scozzesi. E poi erano habitué il poeta Robert Browning e l’illustratore George du Maurier, tra gli altri.

Liza Lehmann al pianoforte

Liza visse dunque i suoi primi anni tra Germania, Francia e Italia, ma i genitori infine si stabilirono a Londra. Trascorse l'infanzia, come usava allora, istruita in casa da una lunga serie di governanti, pazienti, impazienti o decisamente aggressive all'insaputa dei genitori ,che ricevevano gli ospiti e vivevano le loro giornate lontano dalla nursery. Il padre l'avrebbe voluta pittrice ma la vita andò diversamente. Infatti Liza ricevette le prime lezioni di piano e di canto dalla madre, poiché aveva scoperto che ne aveva ereditato il dono della voce. A partire dall'adolescenza studiò in modo più sistematico canto con Alberto Randegger e Jenny Lind a Londra e composizione con vari maestri, con Niels Raunkilde a Roma, Wilhelm Frendenberg a Wiesbaden e Hannish McCunn a Londra. Debuttò come cantante il 23 novembre 1885, in un recital al Monday Popular Concert di Londra e proseguì in tournée per una decina d'anni in Europa, ricevendo lodi e incoraggiamenti da diversi musicisti, tra cui Clara Schumann e Joseph Joachim. Il 14 luglio 1894 diede l'ultimo concerto al St. Jame's Hall di Londra e, alla fine dell'anno, sposò Herbert Bedford, lasciò l'attività concertistica e si dedicò solo alla composizione musicale. Del marito Liza usava dire che fosse "un artista nato", pittore, musicista, compositore. Con lui trascorse i primi due anni dopo il matrimonio in una casetta in campagna, assaporando il gusto di una vita semplice e tranquilla dopo il periodo vorticoso di viaggi e concerti, ma dovettero tornare a Londra per un problema di salute di Herbert. Ebbero due figli, entrambi versati nella musica, ma Rudolf, il primogenito, morì durante la Grande Guerra, mentre Leslie Herbert fu un inventore che giocò un ruolo importante nello studio dei radar. Fu padre del direttore d'orchestra Steuart Bedford e del compositore David Bedford.

Per tornare all’opera di Liza, si distinguono almeno tre periodi nella sua produzione. Inizialmente la carriera di cantante prevedeva canzoni tradizionali britanniche, melodie francesi e lieder tedeschi. Nel secondo periodo fu in bilico tra repertorio classico e commerciale, scrivendo per musicisti e per l'infanzia. Sue composizioni su poemi di Shelley, Christina Rossetti, Robert Louis Stevenson e Lewis Carroll sono ancora reperibili ai nostri giorni. Il terzo e ultimo periodo, che comincia nel 1910 con i viaggi in America, durante i quali si accompagna al pianoforte, da sola o con due o quattro musicisti, termina con la sua morte; le composizioni riflettono la sua ricerca di senso e le canzoni si fanno più brevi. In complesso la sua produzione contempla quattrocento pezzi vocali, di cui trecentocinquanta sono canzoni, per meglio dire: cicli di canzoni, canzoni per l'infanzia, e poi quartetti vocali con accompagnamento, pezzi strumentali e opere per il teatro. In particolare, nel 1901 scrisse il ciclo di canzoni The Daisy Chain, e nel 1904 le fu commissionato un lavoro, Sergent Brue, che ebbe un buon successo a Londra e a Broadway, dove per la prima volta fu rappresentata l'opera di una compositrice, ma per qualche motivo Liza rimase contrariata dal committente e decise di non scrivere più per il teatro. In seguito cambiò idea e nel 1906 si dedicò all'opera comica The Vicar of Wakefield e nel 1916 compose anche Everyman, che fu eseguita dalla Beecham Opera Company. La critica concorda nell'affermare che tutta la sua produzione rivela, in qualche misura, l'influenza di Schumann e i brani più eseguiti risultano essere In a Persian Garden, The Daisy Chain, In Memoriam, basato su un poema di Alfred Tennyson.

Ritratto autografato di Liza Lehmann Liza Lehmann sulle carte delle Wills's Cigarettes "Musical Celebrities Second Series" (1914)

Negli anni 1911-12 fu la prima presidente della Society of Women Musicians e, nel periodo seguente, fu professoressa alla Guildhall School of Music, per cui nel 1913 scrisse un testo scolastico per avviare al canto: Practical Hints for Students of Singing. Nell’ultima fase della sua vita si dedicò all’autobiografia, terminata nel 1918; fu pubblicata postuma con il titolo The life of Liza Lehmann, by Herself (T Fisher Unwin, London, 1919). Morì a Pinner, nel Middlesex, all'età di cinquantasei anni, il 19 settembre del 1918 e fu sepolta nell'ala est dell'Highgate Cemetery con suo padre e suo marito. Sulla tomba si erge un angelo che regge una lira, a memento del talento musicale di famiglia, una scultura dell'artista Muriel Perrin.

Nonostante la notorietà che ebbe in vita, dopo la morte le sue opere furono quasi dimenticate, ma gli studi di genere degli ultimi decenni stanno portando alla luce i lavori delle donne nei vari ambiti artistici, che giacciono impolverati nelle biblioteche o nelle soffitte e anche i suoi pezzi vengono riascoltati. Grazie a questo revival la musica di Liza risuona ancora in noi e per noi, a oltre cento anni dalla sua scrittura, con realismo e ironia e sorprendentemente dona conforto.

Liza Lehmann in età matura

Traduzione francese

Rachele Stanchina

Elizabeth Nina Mary Frederica Lehmann, mieux connue sous le nom de Liza Lehmann, chanteuse soprano et compositrice anglaise, est née le 11 juillet 1862 à Londres, au 139 Westbourne Terrace. Fille d’un couple d’artistes, elle avait trois soeurs, Marianna, Amelia et Alma. Leur mère, Amelia Chambers, était compositrice et transcriptrice de nombreuses chansons populaires connue sous le pseudonyme minimaliste A.L. Elle était considérée comme une chanteuse de talent, mais elle n’eut jamais suffisamment confiance en elle pour se produire avec constance d’après les souvenirs de Liza. Son père, Augustus Rudolf Lahmann, était un peintre allemand et fils d’un peintre miniaturiste d’Hamburg et d’une italienne de Padoue. Il n’aimait pas beaucoup la musique.

Les parents de Liza habitaient en Italie, mais à l’approche de la naissance du bébé et dans l’espoir d’avoir un garçon, ils décidèrent de rentrer à Londres afin de lui garantir la citoyenneté anglaise ainsi qu’une éducation britannique. Mais à la naissance de Liza, comme elle-même le fit remarquer de façon assez ironique dans son autobiographie, ils rentrèrent en Italie pour y rester cinq ans. Ils séjournaient l’hiver à Rome et l’été à Sorrento où les filles marchaient pieds nus dans l’orangeraie de la maison. Liza apprit très tôt l’italien et deviendra sa deuxième langue.On peut dire qu’elle est née au bon moment, dans la bonne famille et au bon endroit, un de ces rares cas où les conditions favorables de la naissance se conjuguent à l’ambition et au talent pour en faciliter le succès.En effet, Liza grandit dans un environnement artistique, vivant, animé par de nombreuses rencontres telles que Franz Liszt, compositeur et pianiste, ami de la famille, qui venait chez les Lehmann jouer ses dernières compositions, ou d’autres personnalités célèbres comme le compositeur Giuseppe Verdi qu’elle connût en chantant pour lui des chansons traditionnelles écossaises et dont le père de Liza avait realisé le portrait. La maison familiale était aussi fréquentée entre autre par le poète Robert Browning et l’illustrateur George du Maurier.

Liza Lehmann au piano

La petite Liza vécut donc ses prémières années entre l’Allemagne, la France et l’Italie, mais ses parents finirent par s’établir à Londres. Elle passa son enfance chez elle, comme cela était d’usage à l’époque, éduquée par de nombreuses gouvernantes plus ou moins patientes voire quelquefois aggressives tandis que ses parents recevaient des hôtes et vivaient leur vie à l’écart de la nurserie. Le père aurait voulu faire de Liza une peintre, mais la vie en décida autrement. Elle découvrit bientôt le chant, une passion partagée avec sa mère qui lui donna ses premières leçons. A partir de l’adolescence, elle étudia le chant de façon plus systématique avec Albert Randegger et Jenny Lind à Londres, ainsi que la composition avec plusieurs maîtres de musique tels que Niels Raunkilde à Rome, Wilhelm Frendenberg à Wiesbaden et Annish McCunn à Londres. Le 23 novembre 1885, elle débuta dans un recital au Monday Popular Concert de Londres et partit ensuite en tournée en Europe pendant une dizaine d’années. Plusieurs musiciens, parmi lesquels Clara Schumann et Joseph Joachim l’encouragèrent dans dans cette voie. Le 14 juillet 1894 elle donna son dernier concert au St. Jame’s Hall de Londres, et épousa Herbert Bedforf. A partir de ce moment, elle abandonna les concerts et se dédia exclusivement à la composition musicale. D’après Liza, son mari était un “artiste né”, peintre, musicien, compositeur. Lors de leur deux prémières années de mariage, ils vécurent dans une petite maison de campagne, menant une vie simple et calme après le long tourbillon des voyages et des concerts. Mais bientôt un problème de santé de Herbert les obligea à rentrer à Londres. Le couple eut deux enfants, tous deux doués en musique: le premier, Rudolf trouva la mort durant la Grande Guerre tandis que le deuxième, Leslie, fut inventeur et joua un grand rôle dans les études des radars. Il eut deux fils, Steuart Bedford et David Bedford qui furent respectivement directeur d’orchestre et compositeur.

Pour en revenir à Liza,trois périodes marquent sa production. Au début de sa carrière de chanteuse, elle interpretait des chants traditionnels britanniques, des mélodies françaises et des lieders allemands. Puis, elle se partagea entre un répertoire classique et un autre commercial, en écrivant des chansons enfantines mais aussi pour des musiciens. Encore aujourd’hui, on peut trouver ses compositions sur les poèmes de Shelley, Christina Rossetti, Robert Louis Stevenson et Lewis Carrol. Enfin la dernière période, qui débuta en 1910 avec les voyages en Amérique et durant lesquels elle jouait du piano, seule ou accompagnée de deux ou quatre musiciens, prit fin lors de son décès. Ses compositions étaient plus courtes et transmettaient la recherche d’un sens profond.Toute sa production compte quatre cent pièces vocales, dont trois cent cinquante sont des cycles de chansons, des chansons enfantines, des quartets vocaux avec accompagnement, des pièces instrumentales ou encore des œuvres théâtrales. Pour être plus précis, en 1901, elle écrivit le cycle de chansons THE DAISY CHAIN et en 1904 on lui demanda SERGENT BRUE qui obtint un certain succès à Londres ainsi qu’ à Broadway. C’était la prémière fois qu’on mettait en scène l’oeuvre d’un compositeur. Cependant, pour un motif inconnu, Liza se brouilla avec le commanditaire et prit la decision de ne plus écrire pour le théatre. Par la suite, elle changea d’avis et en 1906, elle se dédia à l’ œuvre comique THE VICAR OF WAKEFIEL. En 1916, elle composa EVERYMAN jouée par la Beecham Opera Company. La critique est unanime sur le fait que toute sa production fut influencée, dans une certaine mesure, par l’oeuvre de Schumann. Ses pièces les plus jouées sont IN A PERSIAN GARDEN, THE DAISY CHAIN et IN MEMORIAM, d’après un poème d’ Alfred Tennyson.

Portrait dédicacé de Liza Lehmann Liza Lehmann sur les cartes Wills's Cigarettes "Musical Celebrities Second Series" (1914)

Pendant les années 1911-1912, elle fut la prémière présidente de la Society of Women Musicians et, dans la période suivante, elle devint professeur à la Guildehall School of Music. Pour cette école elle écrivit PRACTICAL HINTS FOR STUDENTS OF SINGIN, un ouvrage pour s’initier au chant. Dans la dernière partie de sa vie, elle se dédia à son autobiographie qu’ elle acheva en 1918. Elle fut éditée après sa mort sous le titre THE LIFE OF LIZA LEHMANN, BY HERSELF (T Fisher Unwin, London 1919). Liza est morte le 19 Septembre 1918 à l’âge de 56 ans dans le Middlesex et fut enterrée avec son père et son mari dans la partie Est du Highgate Cemetery. Sur son tombeau, on peut y admirer une sculpture representant un ange soutenant une lyre de l’artiste Muriel Perrin qui témoigne du talent musical de la famille.

Malgré la célébrité qu’elle connut de son vivant, ses œuvres tombèrent presque dans l’oubli après sa mort. Toutefois, lors de ces dernières décennies, des études du genre mettent en lumière les travaux de femmes dans différents domaines artistiques qui demeuraient oubliés dans les bibliothèques ou dans les greniers. Depuis, ses partitions sont à nouveau écoutées. C’est grâce à ce renouveau que la musique de Liza résonne encore en nous et pour nous, cent ans après sa création, avec réalisme et ironie, en nous donnant un réconfort surprenant.

Liza Lehmann à l'âge mûr

Traduzione inglese

Elizabeth Nina Mary Frederica Lehmann, better known as Liza Lehmann, English soprano and composer, was born July 11, 1862, at 139 Westbourne Terrace in London. She was the eldest of four sisters, Marianne, Amelia and Alma, who were always dressed the same way at the wish of their mother, Amelia Chambers of Edinburgh, a composer and arranger, who signed herself “A.L.” Their mother was also considered a talented singer but she, as Liza observed in her memoirs, never had sufficient self-esteem to perform consistently. Her father, on the other hand, was not particularly fond of music - he was a German painter, Wilhelm Augustus Rudolf Lehmann, the son of a Hamburg miniaturist who had married an Italian woman from Padua.

Liza's parents lived in Italy but, as childbirth approached and they hoped for a son, they returned to London to provide him citizenship and a British education. When Liza was born, as was wryly observed in her autobiography, they instead returned to Italy and remained there for five years. They spent winters in Rome and summers in Sorrento, where the daughters went barefoot in the orange grove at home and Liza learned Italian as a second language very early. It could be said that she was born at the right time, in the right place and to the right family. One of those cases where favorable starting conditions, married to ambition and talent, favor success. She grew up in an artistic and lively atmosphere. A family friend was Franz Liszt, who often played for them anticipating his compositions, and many famous and fashionable people frequented the house. Among others were Giuseppe Verdi, of whom her father had painted a portrait, so Liza got to know and engage with him, serenading him with traditional Scottish songs. Among other regulars were the poet Robert Browning and the illustrator George du Maurier.

Liza Lehmann at the piano

Liza thus lived her early years between Germany, France and Italy, but her parents finally settled in London. She spent her childhood, as was the custom then, being home-schooled by a long line of governesses, patient, impatient, or downright aggressive without the knowledge of her parents ,who received guests and lived out their days away from the nursery. Her father would have wanted her to be a painter, but life turned out differently. Liza received her first piano and singing lessons from her mother, as her mother discovered that Liza had inherited the gift of a singing voice. Starting in her teens she studied singing more systematically with Alberto Randegger and Jenny Lind in London and composition with various masters - Niels Raunkilde in Rome, Wilhelm Frendenberg in Wiesbaden and Hannish McCunn in London. She made her singing debut on November 23, 1885, in a recital at the Monday Popular Concert in London, and went on to tour for a decade in Europe, receiving praise and encouragement from various musicians, including Clara Schumann and Joseph Joachim. On July 14, 1894, she gave a last concert at St. James Hall in London. At the end of that year, she married Herbert Bedford, gave up concert activity and devoted herself only to music composition. Liza used to say of her husband that he was "a born artist," a painter, musician, and composer. She spent the first two years with him after marriage in a cottage in the country, savoring the taste of a simple, quiet life after the whirlwind period of travel and concerts, but they had to return to London because of Herbert's health. They had two sons, both of whom were versed in music, but Rudolf, the eldest son, died during World War I, while Leslie Herbert was an inventor who played an important role in the development of radar. He was the father of conductor Stuart Bedford and composer David Bedford.

To return to Liza's work, at least three periods can be distinguished in her output. Initially her singing career involved traditional British songs, French melodies, and German lieder. In the second period she worked in both a classical and popular repertoire, writing for musicians and for children. Her compositions on poems by Shelley, Christina Rossetti, Robert Louis Stevenson, and Lewis Carroll can still be found to this day. The third and final period, beginning in 1910 with trips to America, during which she accompanied herself on the piano, alone or with two or four musicians, ended with her death. These later compositions reflect her search for meaning and the songs become shorter. Overall, her output totaled some four hundred vocal pieces, three hundred and fifty of which are songs, more precisely, song cycles, and children's songs. She also wrote vocal quartets with accompaniment, instrumental pieces and works for the theater. In particular, in 1901 she wrote the song cycle The Daisy Chain, and in 1904 she was commissioned to write a work, Sergeant Brue, which was a good success in London and on Broadway, where for the first time the composer's work was performed, but for some reason Liza remained displeased with the experience and decided not to write for the theater anymore. She later changed her mind and in 1906 devoted herself to the comic opera The Vicar of Wakefield, and in 1916 she also composed Everyman, which was performed by the Beecham Opera Company. Critics agree that all her work reflects Schumann's influence to some extent, and the most performed pieces turned out to be In a Persian Garden, The Daisy Chain, and In Memoriam, based on a poem by Alfred Tennyson.

Autographed portrait of Liza Lehmann Liza Lehmann on Wills's Cigarettes "Musical Celebrities Second Series" cards (1914)

In the years 1911-12 she was the first president of the Society of Women Musicians, and in the following period she was a professor at the Guildhall School of Music, for which, in 1913, she wrote a educational text for students of song, Practical Hints for Students of Singing. In the last phase of her life she devoted herself to an autobiography, completed in 1918. It was published posthumously under the title The Life of Liza Lehmann, by Herself (T Fisher Unwin, London, 1919). She died in Pinner, Middlesex, at the age of fifty-six on September 19, 1918, and was buried in the east wing of Highgate Cemetery with her father and husband. On the grave stands an angel holding a lyre, a memento of the family's musical talent, a sculpture by artist Muriel Perrin.

Despite the fame she achieved in her lifetime, after her death her works were almost forgotten. But gender studies in recent decades are bringing to light the works of women in various artistic fields, which previously lay dusty in libraries or attics, and her pieces are being heard again. Thanks to this revival, Liza's music still resonates in us and for us, more than a hundred years after she wrote it with realism and irony, and surprisingly gives comfort.

Liza Lehmann in mature age

Traduzione spagnola

Claudio Ardita

Elizabeth Nina Mary Frederica Lehmann, mejor conocida como Liza Lehmann, soprano y compositora inglesa, nació el 11 de junio de 1862 en Londres, en el número 139 de Westbourne Terrace. Fue la primogénita de tres hermanas Marianna, Amelia y Alma, quienes siempre vestían de la misma manera por voluntad y capricho de su madre, Amelia Chambers de Edimburgo, una compositora y arreglista que firmaba con sus iniciales A.L. Ésta última era considerada una cantante talentosa, pero ella, como observó Liza en sus memorias, nunca tuvo suficiente autoestima para exhibirse con constancia. Su padre, Wilhelm Augustus Rudolf Lehmann, hijo de un miniaturista de Hamburgo que se había casado con una italiana de Padua, era pintor y no amaba particularmente la música.

Los padres de Liza vivían en Italia, pero, como esperaban un hijo y se acercaba el día del nacimiento, regresaron a Londres para otorgarle la ciudadanía y una educación británica. Cuando nació Liza, como observó irónicamente ella misma en su autobiografía, volvieron a Italia y permanecieron allí durante cinco años. Pasaban el invierno en Roma y el verano en Sorrento, donde ella y sus hermanas iban descalzas en el huerto de naranjos de la casa, de modo que Liza aprendió el italiano como segundo idioma a una edad temprana. Se puede decir que Liza nació en el momento adecuado, en el lugar adecuado y en el seno de la familia adecuada. Uno de esos casos en los que las condiciones favorables de partida se combinan con la ambición y el talento, lo que favorece el éxito de la persona. De hecho, Liza se crió en un entorno artístico y culturalmente vibrante. Franz Liszt, un amigo muy cercano de su familia, a menudo tocaba para ellos y anticipaba lo que serían sus composiciones. Su casa era un punto de encuentro para muchas personalidades ilustres y de moda, como Giuseppe Verdi, a quien su padre había retratado. En semejantes ocasiones, Liza tuvo la oportunidad de conocer al músico y cantarle algunas canciones tradicionales escocesas. Entre otras personalidades habituales se encontraban el poeta Robert Browning y el ilustrador George du Maurier.

Liza Lehmann al piano

Liza vivió sus primeros años entre Alemania, Francia e Italia, pero finalmente sus padres se establecieron en Londres. Pasó su infancia educada en casa, como era costumbre en aquel entonces, por una larga serie de gobernantas. Algunas de estas institutrices tenían buen carácter, mientras que otras eran impacientes o incluso agresivas, sin que sus padres lo supieran. Estos últimos estaban ocupados atendiendo a los invitados y raramente pasaban tiempo en el cuarto de las niñas. Su padre habría deseado que fuera pintora, pero la vida tomó otro rumbo. Por consiguiente, Liza recibió sus primeras clases de piano y canto de su madre, quien descubrió que había heredado el don de la voz. En la adolescencia estudió canto de forma más sistemática con Alberto Randegger y Jenny Lind, en Londres, y composición con varios maestros: con Niels Raunkilde en Roma, Wilhelm Frendenberg en Wiesbaden y Hannish McCunn en Londres. Debutó como cantante el 23 de noviembre de 1885, en un recital en uno de los conciertos populares de los lunes (Monday Popular Concert) de Londres, y realizó giras por Europa durante unos diez años, en las que recibió los elogios de varios músicos y músicas, entre ellos Clara Schumann y Joseph Joachim, que la animaban a seguir. El 14 de julio de 1894 dio su último concierto en el St. James's Hall de Londres y, a finales de año, se casó con Herbert Bedford, dejó la actividad de concertista y se dedicó exclusivamente a la composición musical. Liza solía decir de su marido que era un artista nato, un pintor, un músico, un compositor. Con él pasó los dos primeros años tras la boda en una casa de campo, para disfrutar de una vida sencilla y tranquila después del torbellino de viajes y conciertos. Sin embargo, tuvieron que regresar a Londres debido a un problema de salud de Herbert. Tuvieron dos hijos, ambos con talento para la música, pero Rudolf, el primogénito, murió durante la Gran Guerra, mientras que Leslie Herbert fue un inventor que jugó un papel importante en el estudio de los radares. Fue padre del director de orquesta Steuart Bedford y del compositor David Bedford.

Por lo que respecta a la obra de Liza, se pueden distinguir al menos tres periodos en su producción. Al principio, su carrera como cantante incluyó canciones tradicionales británicas, melodías francesas y lieder alemanes. En el segundo periodo, alternó entre el repertorio clásico y el comercial, escribiendo para músicos y para la infancia. Sus composiciones sobre poemas de Shelley, Christina Rossetti, Robert Louis Stevenson y Lewis Carroll aún pueden encontrarse hoy en día. El tercer y último periodo, que comenzó en 1910 con conciertos en Estados Unios, durante los cuales se acompañaba a sí misma al piano, sola o con dos o cuatro músicos, terminó con su muerte. Ese periodo se caracteriza por unas composiciones que reflejan su búsqueda de sentido y las canciones se hicieron más breves. En general, su producción se compone de cuatrocientas piezas vocales, trescientas cincuenta de las cuales son canciones, o mejor dicho: ciclos de canciones, canciones para la infancia, y luego cuartetos vocales con acompañamiento, piezas instrumentales y obras para el teatro. En 1901 compuso el ciclo de canciones The Daisy Chain y en 1904 le encargaron una obra titulada Sergent Brue, que obtuvo una buena acogida en Londres y en Broadway, donde por primera vez se representó la obra de un compositora. Sin embargo, por alguna razón Liza se sintió molesta durante el encargo y decidió no volver a escribir para el teatro. En 1906 cambió de opinión y se dedicó a la ópera cómica The Vicar of Wakefield; en 1916 compuso Everyman, estrenada por la Beecham Opera Company. Los críticos coinciden en que toda su obra revela, en cierta medida, la influencia de Schumann. Las piezas más interpretadas son: In a Persian garden, The Daisy Chain, In Memoriam, ésta última basada en un poema de Alfred Tennyson.

Retrato autografiado de Liza Lehmann Liza Lehmann sobre las tarjetas de la "Segunda serie de celebridades musicales" de Wills's Cigarrillos (1914)

En los años 1911-1912 la compositora fue la primera presidenta de la Sociedad de Mujeres Músicas y, sucesivamente, fue profesora en la Guildhall School of Music. En 1913, en calidad de profesora de canto, escribió un texto escolar de iniciación al canto: Practical Hints for Students of Singing. En la última etapa de su vida se dedicó a su autobiografía que terminó en 1918; se publicó póstumamente con el título The life of Liza Lehmann, by Herself (T Fisher Unwin, Londres, 1919). El 19 de septiembre de 1918, la música falleció en Pinner, Middlesex, a los cincuenta y seis años, y recibió sepultura en el ala este del cementerio de Highgate (Londres) junto a su padre y a su marido. Sobre la tumba hay un ángel que sostiene una lira, una obra del escultor Muriel Perrin, que recuerda el talento musical de la familia.

A pesar de la notoriedad de que gozó en vida, tras su muerte sus obras cayeron prácticamente en el olvido. Sin embargo, los estudios de género de las últimas décadas están sacando a la luz las obras de mujeres en diversos campos artísticos, ya que yacían empolvadas en las bibliotecas o en los desvanes. De igual forma, sus piezas también se escuchan hoy en día. Gracias a este redescubrimiento, la música de Liza sigue resonando entre nosotros cien años más tarde con un realismo y una ironía que sorprendentemente nos reconforta.

Liza Lehmann en edad madura

 

Rebecca Clarke




Giulia Capponi

 

La compositrice anglo-americana Rebecca Clarke, rinomata a livello internazionale come virtuosa della viola, è stata anche una delle prime suonatrici orchestrali professioniste ed è considerata la compositrice britannica più illustre della generazione tra le due guerre, classificata da Gramophone Classical Music Awards come «una delle migliori del suo tempo».

Nata il 27 agosto 1886 nel borgo londinese di Harrow, nel Regno Unito, da Joseph Thacher Clarke, un americano, e da Agnes Paulina Helferich, tedesca, la sua è stata un’infanzia angustiata da un padre violento. Iniziò a suonare il violino a otto anni, dopo aver assistito alle lezioni che venivano impartite al fratello, Hans Thacher, di quindici mesi più piccolo di lei. Suo padre aveva un rigoroso senso della morale vittoriana ed era molto severo con la figlia, ma, avendo notato una sua precoce propensione per la musica ed essendo lui stesso interessato a questa disciplina, le consentì di entrare alla Royal Academy of Music nel 1903 per studiare violino. Nel 1905 Rebecca abbandonò l’Accademia dopo aver rifiutato una proposta di matrimonio fattale dal suo insegnante di armonia, Percy Hilder Miles, che in seguito le lasciò nel testamento il proprio prezioso violino Stradivari. Dopo un breve periodo a casa, si iscrisse al Royal College of Music e fu una delle prime ragazze studenti di composizione di sir Charles Villiers Stanford. Su sua sollecitazione, spostò l'attenzione dal violino alla viola, studiando con Lionel Tertis, considerato da alcuni critici il più grande violista dell'epoca. Dovette lasciare il College nel 1910, quando il padre le tagliò i fondi, e si mantenne suonando la viola. È stata una delle prime musiciste orchestrali professioniste dal momento in cui fu selezionata da sir Henry Wood per la Queen's Hall Orchestra nel 1912.

Rebecca Clarke con la viola Rebecca Clarke nel 1911

Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, Clarke era negli Stati Uniti, dove si era trasferita per continuare la sua carriera artistica, e rimase bloccata non avendo ottenuto il visto per tornare in Gran Bretagna. Spesso ha composto sotto pseudonimi maschili, poiché l'idea che una donna potesse scrivere opere così complesse era socialmente inconcepibile. Un breve duetto per viola e pianoforte, intitolato Morpheus, noto con lo pseudonimo di Anthony Trent, fu presentato in anteprima al suo recital congiunto del 1918 con la violoncellista May Mukle. L'anno successivo si classificò seconda in un concorso di composizione al Berkshire Festival con una Sonata per viola, questa volta firmata da lei stessa. Il brano, sui settantadue presentati, si guadagnò grande considerazione, ottenendo successo di pubblico e il riconoscimento ufficiale di compositrice, ma la pubblicazione a stampa avverrà solo nel 1921 negli Stati Uniti, certamente più aperti alla musica al femminile dell'Inghilterra. La sua Sonata si compone di tre movimenti: impetuoso, vivace, adagio; il finale si libera in forma brillante, concludendosi con la stessa forza che caratterizza l'inizio, con il pianoforte che incalza l'ossessiva tessitura della viola. Nel 1924 Rebecca intraprese la carriera di solista e di appartenente a un ensemble a Londra, dopo aver completato per la prima volta un tour mondiale nel biennio 1922-23. Si è pure esibita in diverse registrazioni negli anni Venti e Trenta e ha partecipato a trasmissioni musicali della Bbc. La sua produzione successiva fu sporadica, in quanto cominciò a soffrire di una forma cronica di depressione, dovuta anche allo sconforto per lo scarso apprezzamento che riceveva per il suo lavoro.

Rebecca Clarke mentre suona la viola

Casualmente in una strada di Manhattan incontrò James Friskin, un compositore e pianista da concerto che era stato suo compagno al Royal College of Music, e i due si sposarono nel 1944, quando entrambi avevano circa cinquant’anni. Dopo il matrimonio, Rebecca smise di esibirsi e di comporre, nonostante l'incoraggiamento del marito, anche se ha continuato a lavorare sugli arrangiamenti fino a poco prima della morte. Vendette lo Stradivari che le era stato lasciato in eredità e istituì il premio May Mukle per violoncellisti alla Royal Academy, premio che viene ancora oggi assegnato ogni anno. Dopo la morte del marito nel 1967, Clarke iniziò a scrivere un libro di memorie, completato nel 1973, ma mai pubblicato. Vi descrive i suoi primi anni di vita, segnati dalle frequenti percosse da parte del padre e da relazioni familiari tese che hanno influenzato negativamente la sua esistenza. Morì nella propria casa di New York all'età di 93 anni, il 13 ottobre 1979. Le sue opere ricordano quelle di altri compositori inglesi dell'inizio del XX secolo, conformi allo stile in voga. Clarke conosceva molti importanti musicisti dell'epoca, tra cui Bloch e Ravel, ai quali il suo lavoro è stato paragonato, anche Debussy è spesso citato tra i suoi ispiratori. C'è una chiarezza di trama, densa e ritmicamente complessa, in gran parte della sua musica, così come un'inclinazione impressionista e una natura emotivamente intensa. Tra il 1939 e il 1942, l'ultimo periodo prolifico verso la fine della carriera compositiva, il suo stile divenne più chiaro e contrappuntistico, con tratti distintivi del neoclassicismo.

Gran parte della sua produzione è stata scritta per gli ensemble da camera di sole donne in cui ha suonato, tra cui il Norah Clench Quartet, l’English Ensemble e Le d'Aranyi Sisters. Le sue composizioni in totale comprendono cinquantadue brani per voce solista accompagnati da pianoforte e/o violino, undici opere corali, ventuno brani da camera. La Sonata per viola (1919), Morpheus (1917-18), Rapsodia per violoncello e pianoforte (1923), Midsummer Moon, Dumka (1941) per violino, viola e pianoforte recentemente pubblicata, Passacaglia su una antica melodia inglese per viola (o violoncello) e pianoforte (1940-41), Preludio, Allegro e Pastorale (1941), brano influenzato dal neoclassicismo, scritto per clarinetto e viola, sono le sue opere più note. Oltre alla musica da camera per archi, Clarke ha scritto molte canzoni, di natura più leggera. The Seal Man per voce solista e pianoforte (1922), con parole di John Masefield, e Tiger, Tiger per voce e pianoforte (1929-33), con parole di William Blake, sono le più conosciute ed eseguite. Il suo lavoro è stato dimenticato per un lungo periodo di tempo, ma ha riconquistato interesse nel 1976 in seguito a una trasmissione radiofonica che celebrava il suo novantesimo compleanno. Oltre la metà della sua produzione rimane inedita e in possesso personale degli eredi, e molti pezzi sono stati pubblicati solo di recente.

Rebecca Clarke nel 1918

La Rebecca Clarke Society è stata fondata nel 2000 per promuovere lo studio e l'esecuzione della sua musica dalle musicologhe Liane Curtis e Jessie Ann Owens, e ha sede presso il Women's Studies Research Center alla Brandeis University. La Società ha reso disponibili composizioni inedite della musicista, pubblicando oltre venticinque opere precedentemente sconosciute e anche A Rebecca Clarke Reader. L'accoglienza moderna del lavoro di Clarke è stata generalmente positiva. La sua Sonata per viola in una recensione del 1981 è stata definita un «pezzo premuroso e ben costruito»; una recensione del 1985 ne notava «l'intensità emotiva e l'uso di colori dai toni scuri». Andrew Achenbach ha definito Morpheus «sorprendente» e «languido». Laurence Vittes ha notato che la sua Ninna nanna è «estremamente dolce e tenera». Nel 2017 Bbc Radio 3 ha dedicato cinque ore alla sua musica come compositrice della settimana.


Traduzione francese

Ibtisam Zaazoua

La compositrice anglo-américaine Rebecca Clarke, renommée internationalement en tant que virtuose de l’alto, elle a aussi été l’une des premières altistes d’orchestre professionnelles et elle est considérée comme la compositrice britannique la plus illustre de la génération de l’entre-deux-guerres, classée par les Gramophone Classical Music Awards comme «l’une des meilleures de son temps».

Née le 27 août 1886 dans le quartier londonien de Harrow, au Royaume-Uni, de Joseph Thatcher Clarke, un américain, et de Agnes Paulina Helferich, allemande, son enfance a été perturbée par un père violent. Elle a commencé à jouer le violon à huit ans, après avoir participé aux cours donnés à son frère, Hans Thacher, quinze ans plus jeune qu’elle. Son père avait un sens rigoureux de la morale victorienne et il était très sévère avec sa fille, mais, en voyant sa propension précoce à la musique et étant lui-même intéressé à cette discipline, il lui a permis d’entrer à la Royal Academy of Music en 1903 pour étudier le violon. En 1905 Rebecca a quitté l’Académie après avoir refusé une proposition de mariage par son enseignant d'harmonie, Percy Hilder Miles, qui lui a ensuite légué son précieux violon Stradivarius. Après une courte période à la maison, elle s’est inscrite au Royal College of Music et elle a été l’une des premières étudiantes filles de composition de sir Charles Villiers Stanford. Sur sa sollicitation, elle a changé du violon à la viole, en étudiant avec Lionel Tertis, considéré par certains critiques comme le plus grand altiste de l’époque. Elle a dû quitter le Collège en 1910, lorsque son père lui a coupé les vivres, et elle s'est maintenue en jouant de l'alto. Elle a été l’une des premières musiciennes de l’orchestre professionnelles du moment elle a été sélectionnée par Sir Henry Wood pour la Queen’s Hall Orchestra en 1912.

Rebecca Clarke avec l'alto Rebecca Clarke en 1911

Au début de la Seconde Guerre mondiale, Clarke se trouvait aux Etats-Unis, où elle a déménagé pour poursuivre sa carrière artistique, et elle est restée bloquée faute d’avoir pu obtenir le visa pour rentrer en Grande-Bretagne. Elle a composé souvent sous des pseudonymes masculins, puisque l’idée qu’une femme puisse écrire des oeuvres si complexes était socialement inconcevable. Un court duo pour alto et piano, intitulé Morpheus, connu sous le pseudonyme d' Anthony Trent, a été présenté en avant-première dans son récital conjoint du 1918 avec la violoncelliste May Mukle. L’année suivante elle s’est classée deuxième au concours de composition au Berkshire Festival avec une Sonata per viola, cette fois signée par elle-même. La pièce, parmi les soixante-douze proposées, lui vaut l’estime du public et la reconnaissance officielle en tant que compositrice, mais la publication imprimée aura lieu seulement en 1921 aux Etats-Unis, sûrement plus ouverts à la musique au feminin que l’Angleterre. Sa Sonata se compose de trois mouvements: impetuoso, vivace, adagio; le final se libère dans une forme brillante, concluant avec la même force que le début, le piano pressant la texture obsessionnelle de l’alto. En 1924 Rebecca entame une carrière de soliste et de membre d’un ensemble à Londre, après avoir terminé pour la première fois une tournée mondiale en 1922-23. Elle a également participé à plusieurs enregistrements dans les années vingt et trente, ainsi qu’à des émissions musicales de la Bbc. Sa production suivante a été sporadique, car elle a commencé à souffrir d’une forme chronique de dépression, également due au découragement face au manque d'appréciation pour son travail.

Rebecca Clarke joue de l'alto

Par hasard dans une rue de Manhattan elle a rencontré James Friskin, un compositeur et pianiste de concert qui avait été son camarade au Royal College of Music, et les deux se sont mariés en 1944, quand ils avaient tous deux environ cinquante ans. Après leur mariage, Rebecca a arrêté de se produire et de composer, malgré les encouragements de son mari, bien qu’elle ait continué à travailler sur des arrangements jusqu’au peu de temps avant sa mort. Elle a vendu le Stradivarius qui lui a été légué et elle institue le prix May Mukle pour violoncellistes au Royal Academy, prix qui est toujours décerné chaque année. Après la mort de son mari en 1967, Clarke commence à écrire un livre de mémoires, achevé en 1973, mais jamais publié. Elle en y décrit ses premières années de vie, marquées par les coups fréquents de son père et par des relations familiales difficiles qui ont négativement affecté son existence. Elle meurt dans son domicile de New York à l'âge de 93 ans, le 13 octobre 1979. Ses œuvres rappellent celles d’autres compositeurs anglais du début du XXe siècle, qui se conforment au style en vogue. Clarke connaissait de nombreux musiciens importants de l’époque, notamment Bloch et Ravel, auxquels son travail a été comparé, Debussy aussi a été souvent cité parmi ses inspirateurs. Une grande partie de sa musique présente une texture claire, dense et complexe sur le plan rythmique, ainsi qu'une tendance impressionniste et une nature émotionnellement intense. Entre 1939 et 1942, la dernière période prolifique vers la fin de sa carrière compositive, son style est devenu plus clair et contrapuntique, avec des traits distinctifs du néoclassicisme.

Une grande partie de sa production a été écrite pour les ensembles de chambre exclusivement féminins dans lesquels elle a joué, notamment le Norah Clench Quarter, l’English Ensemble et Le d’Aranyi Sisters. Au total, ses compositions comprennent cinquante-deux pièces pour voix soliste accompagnées de piano et/ou violon, onze œuvres chorales, vingt-et-une pièces de chambre. La Sonata per viola (1919), Morpheus (1917-18), Rapsodia per violoncello e pianoforte (1923), Midsummer Moon, Dumka (1941) pour violon, alto et piano récemment publié, Passacaglia sur une ancienne mélodie anglaise pour alto (ou violoncelle) et piano (1949-41), Preludio, Allegro e Pastorale (1941), pièce influencée par le néoclassicisme, écrit pour clarinette et alto, sont ses oeuvres les plus connues. Ainsi que de la musique de chambres pour cordes, Clarke a écrit de nombreuses chansons, plus légères. The Seal Man pour voix soliste et piano (1922), avec les paroles écrites par John Masefield, et Tiger, Tiger pour voix et piano (1929-33), avec les paroles écrites de William Blake, sont les plus connues et les plus jouées. Son travail a été oublié pendant une longue période, mais il a connu un regain d'intérêt en 1976 à la suite d’une transmission radiophonique célébrant son 90ème anniversaire. Plus de la moitié de sa production reste inédite et en possession personnelle de ses héritiers, et de nombreuses pièces n’ont été publiées que récemment.

Rebecca Clarke en 1918

La Rebecca Clarke Society a été fondée en 2000 afin de promouvoir l'étude et l'exécution de sa musique par les musicologues Liane Curtis et Jessi Ann Owens, et elle est basée au Women’s Studies Research Center de l’université de Brandeis. La Société a mis à disposition des compositions inédites de la musicienne, en publiant plus de vingt-cinq œuvres précédemment inconnues et ainsi que A Rebecca Clarke Reader. L’accueil moderne du travail de Clarke a été généralement positif. Sa Sonata per viola, dans une critique de 1981, a été décrite comme une «pièce attentive et bien construite», une critique de 1985 a noté son «intensité émotionnelle et son usage des couleurs sombres». Andrew Achenbach a qualifié Morpheus de «frappant» et de «langoureux». Laurence Vittes a noté que sa Ninna Nanna est «extrêmement douce et tendre». En 2017 Bbc Radio 3 a dédié cinq heures à sa musique en tant que compositrice de la semaine.


Traduzione inglese

Anglo-American composer Rebecca Clarke, internationally renowned as a viola virtuoso, was also one of the first female professional orchestral musicians and is considered the most distinguished British composer of the interwar generation, ranked by Gramophone Classical Music Awards as "one of the best of her time."

Born August 27, 1886, in the London suburb of Harrow, UK, to Joseph Thacher Clarke, an American, and Agnes Paulina Helferich, a German, hers was a childhood distressed by an abusive father. She began playing the violin at the age of eight, after attending lessons given to her brother, Hans Thacher, fifteen months younger than her. Her father had a strong sense of Victorian morality and was very strict with his daughter, but, having noticed her early inclination for music and being himself interested in the discipline, he allowed her to enter the Royal Academy of Music in 1903 to study violin. In 1905 Rebecca dropped out of the Academy after rejecting a marriage proposal made to her by her harmony teacher, Percy Hilder Miles, who later left her his own prized Stradivarius violin in his will. After a brief period at home, she enrolled at the Royal College of Music and was one of Sir Charles Villiers Stanford's first female composition students. At his urging, she shifted her focus from the violin to the viola, studying with Lionel Tertis, considered by some critics to be the greatest violist of the time. She had to leave college in 1910, when her father cut off her funds, and supported herself by playing the viola. She was one of the first female professional orchestral musicians, starting from the time of her selection by Sir Henry Wood for the Queen's Hall Orchestra in 1912.

Rebecca Clarke with the viola Rebecca Clarke in 1911

At the outbreak of World War II, Clarke was in the United States, where she had moved to continue her artistic career, and was stranded having failed to obtain a visa to return to Britain. She often composed under male pseudonyms, as the idea that a woman could write such complex works was popularly inconceivable. A short duet for viola and piano, entitled Morpheus, made public under the pseudonym Anthony Trent, was premiered at her 1918 joint recital with cellist May Mukle. The following year she placed second in a composition competition at the Berkshire Festival with a Sonata for viola, this time signed by herself. The piece, out of the seventy-two submitted, earned high regard, gaining her public acclaim and official recognition as a composer, but printed publication would not occur until 1921 in the United States, certainly more open to women's music than England. Her Sonata consists of three movements: impetuoso, vivace, and adagio. The finale breaks free in brilliant form, concluding with the same force as the beginning, with the piano following the viola's haunting texture. In 1924 Rebecca embarked on a career as a soloist and ensemble member in London, having first completed a world tour in 1922-23. She also performed on several recordings in the 1920s and 1930s and participated in BBC music broadcasts. Her subsequent output was sporadic, as she began to suffer from a form of chronic depression, due in part to her discouragement over the little appreciation she received for her work.

Rebecca Clarke playing the viola

By chance, she met James Friskin on a Manhattan street, a composer and concert pianist who had been her partner at the Royal College of Music, and the two were married in 1944, when they were both in their early fifties. After the marriage, Rebecca stopped performing and composing, despite her husband's encouragement, although she continued to work on arrangements until shortly before her death. She sold the Stradivarius bequeathed to her and established the May Mukle prize for cellists at the Royal Academy, a prize that is still awarded annually. After her husband's death in 1967, Clarke began writing a memoir, completed in 1973 but never published. In it she describes her early years, marked by frequent beatings by her father and strained family relationships that negatively affected her life. She died at her home in New York City at the age of 93 on October 13, 1979. Her works resemble those of other English composers of the early 20th century, conforming to the style in vogue. Clarke knew many important musicians of the time, including Bloch and Ravel, to whom her work has been compared. Debussy is also often cited as another of her inspirations. There is a clarity of texture, dense and rhythmically complex, in much of her music, as well as an impressionistic bent and an emotionally intense nature. Between 1939 and 1942, the last prolific period toward the end of her compositional career, her style became clearer and more contrapuntal, with distinctive traits of neoclassicism.

Much of her output was written for the all-female chamber ensembles in which she played, including the Norah Clench Quartet, the English Ensemble, and Le d'Aranyi Sisters. Her compositions in total include fifty-two pieces for solo voice accompanied by piano and/or violin, eleven choral works, and twenty-one chamber pieces. The Sonata for Viola (1919), Morpheus (1917-18), Rhapsody for Cello and Piano (1923), Midsummer Moon, Dumka (1941) for violin, viola and piano (recently published), Passacaglia on an Old English Melody for Viola (or Cello) and Piano (1940-41), and Prelude, Allegro and Pastoral (1941), a neoclassical influenced piece written for clarinet and viola, are her best-known works. In addition to chamber music for strings, Clarke wrote many songs of a lighter nature. The Seal Man for solo voice and piano (1922), with words by John Masefield, and Tiger, Tiger for voice and piano (1929-33), with words by William Blake, are the best known and most performed. Her work was forgotten for a long time, but recaptured interest in 1976 following a radio broadcast celebrating her 90th birthday. More than half of her output remains unpublished and in the personal possession of her heirs, and many pieces have only recently been published.

Rebecca Clarke in 1918

The Rebecca Clarke Society was founded in 2000 to promote the study and performance of her music by musicologists Liane Curtis and Jessie Ann Owens, and is based at the Women's Studies Research Center at Brandeis University. The Society has made available previously unpublished compositions by the musician, publishing over twenty-five previously unknown works as well as A Rebecca Clarke Reader. The modern reception of Clarke's work has been generally positive. Her Viola Sonata in a 1981 review was called a "thoughtful and well-constructed piece." A 1985 review noted its "emotional intensity and use of dark-toned colors." Andrew Achenbach called Morpheus "striking" and "languid." Laurence Vittes noted that her Lullaby is "extremely sweet and tender." In 2017 BBC Radio 3 devoted five hours to her music as composer of the week.


Traduzione spagnola

Francesco Rapisarda

La compositora angloamericana Rebecca Clarke, reconocida mundialmente por su virtuosismo con la viola, también fue una de las primeras mujeres en integrarse profesionalmente a una orquesta. Es considerada la compositora británica más prominente de la generación de entreguerras y fue elogiada por los Gramophone Classical Music Awards como «una de las mejores de su época».

Nació el 27 de agosto de 1886 en el barrio londinense de Harrow (Reino Unido), hija de Joseph Thacher Clarke, estadounidense, y Agnes Paulina Helferich, alemana, y tuvo una infancia difícil debido a los malos tratos por parte de su padre. Comenzó a tocar el violín a los ocho años, tras asistir a las clases que le estaban dando a su hermano, Hans Thacher, quien tenía quince meses menos que ella. Su padre tenía un marcado sentido de la moral victoriana y era muy estricto con su hija, sin embargo al haber notado su temprana inclinación por la música y al estar él mismo interesado en la disciplina, le permitió que ingresara en la Real Academia de Música en 1903 para estudiar violín. En 1905, Rebecca abandonó la Academia tras rechazar una propuesta de matrimonio que le hizo su profesor de armonía, Percy Hilder Miles, quien más tarde le dejó en herencia su propio y preciado violín Stradivarius. Tras un breve periodo en casa, se matriculó en el Royal College of Music y fue una de las primeras alumnas de composición de Sir Charles Villiers Stanford. A instancias de éste, cambió el violín por la viola y estudió con Lionel Tertis, considerado por algunos críticos el mejor violista de la época. Cuando su padre le cortó los fondos, tuvo que dejar el College en 1910, y se mantuvo tocando la viola. Fue una de las primeras músicas de orquesta profesionales, ya que Sir Henry Wood la seleccionó para la Queen's Hall Orchestra en 1912.

Rebecca Clarke con la viola Rebecca Clarke en 1911

Al estallar la Segunda Guerra Mundial, Clarke se encontraba en Estados Unidos, adonde se había trasladado para continuar su carrera artística, y se vio en la imposibilidad de obtener un visado para regresar a Gran Bretaña. A menudo componía bajo seudónimos masculinos, ya que la idea de que una mujer pudiera escribir obras tan complejas era socialmente inconcebible. Un breve dúo para viola y piano titulado Morpheus, conocido bajo el seudónimo de Anthony Trent, se estrenó en su recital conjunto de 1918 con la violonchelista May Mukle. Al año siguiente logró el segundo puesto en un concurso de composición del Festival de Berkshire con una Sonata para viola y piano, esta vez bajo su propio nombre. La pieza, seleccionada entre las setenta y dos obras presentadas, le valió gran estima, la aclamación del público y el reconocimiento oficial como compositora, pero no se publicó hasta 1921 y en Estados Unidos, donde había una mayor apertura hacia la música compuesta por mujeres respecto a Inglaterra. Su Sonata se compone de tres movimientos: impetuoso, vivace, adagio; el final se desarrolla de forma brillante, concluyendo con la misma fuerza que caracteriza el inicio, con el piano que sostiene la obsesiva textura de la viola. En 1924, Rebecca inició una carrera como solista y componente de un conjunto en Londres, tras haber realizado por primera vez una gira mundial en 1922-23. También participó a varias grabaciones en las décadas de los años veinte y treinta y a programas musicales de la BBC. Su producción posterior fue esporádica, ya que empezó a sufrir una forma crónica de depresión, debida en parte al desánimo por la falta de reconocimiento que recibía por su trabajo.

Rebecca Clarke tocando la viola

Por casualidad, en una calle de Manhattan, conoció a James Friskin, un compositor y concertista de piano que había sido su compañero en el Royal College of Music, y se casaron en 1944, cuando rondaban los 50 años. Tras la boda, Rebecca dejó de tocar y componer, a pesar de los ánimos de su marido, aunque siguió trabajando en arreglos musicales hasta poco antes de morir. Vendió el Stradivarius que le habían dejado en herencia e instituyó el premio May Mukle para violonchelistas en la Royal Academy, premio que se sigue concediendo anualmente. Después del fallecimiento de su marido en 1967, Clarke empezó a escribir sus memorias, que terminó en 1973, pero nunca las publicó. En ellas describe sus primeros años, marcados por las frecuentes palizas de su padre y unas tensas relaciones familiares que afectaron negativamente su existencia. Murió en su casa de Nueva York, a la edad de 93 años, el 13 de octubre de 1979. Sus obras recuerdan las de otros compositores ingleses de principios del siglo XX, ajustadas al estilo en boga. Clarke conocía a muchos músicos importantes de su época, como Bloch y Ravel, con quienes se ha comparado su obra; también se cita a menudo a Debussy entre sus inspiradores. Hay una claridad de textura, densa y rítmicamente compleja, en gran parte de su música, así como una inclinación impresionista y una naturaleza emocionalmente intensa. Entre 1939 y 1942, el último periodo prolífico hacia el final de su carrera como compositora, su estilo se volvió más claro y contrapuntístico, con rasgos distintivos del neoclasicismo.

Gran parte de su producción la compuso para los conjuntos de cámara exclusivamente femeninos en los que tocaba, como el Norah Clench Quartet, el English Ensemble y The Sisters D'Aranyi. En total, sus composiciones incluyen cincuenta y dos piezas para voz solista acompañada de piano y/o violín, once obras corales y veintiuna piezas de cámara. Sus obras más conocidas son: la Sonata para viola y piano (1919), Morpheus (1917-18), Rapsodia para violonchelo y piano (1923), Midsummer Moon, Dumka (1941) para violín, viola y piano publicada recientemente, Passacaglia sobre una antigua melodía inglesa para viola (o violonchelo) y piano (1940-41), Preludio, Allegro y Pastorale (1941), pieza influida por el neoclasicismo, compuesta para clarinete y viola. Además de música de cámara para cuerdas, Clarke escribió muchas canciones de carácter más ligero. The Seal Man para voz solista y piano (1922), con letra de John Masefield, y Tiger, Tiger para voz y piano (1929-33), con letra de William Blake, son sus canciones más conocidas e interpretadas. Su obra cayó en el olvido durante mucho tiempo, pero recobró interés en 1976 a raíz de una emisión radiofónica que celebraba su 90 cumpleaños. Más de la mitad de su producción permanece inédita y en manos de sus herederos, y muchas piezas se han publicado recientemente.

Rebecca Clarke en 1918

En 2000, las musicólogas Liane Curtis y Jessie Ann Owens fundaron la Rebecca Clarke Society para promover el estudio y la interpretación de su música, con sede en el Centro de Investigación de Estudios sobre la Mujer de la Universidad Brandeis (Massachusetts). Esta Sociedad ha puesto a disposición del público composiciones inéditas de la compositora, a través de la publicación de veinticinco obras musicales desconocidas hasta entonces y de un libro titulado A Rebecca Clarke Reader. La recepción moderna de la obra de Clarke ha sido generalmente positiva. En una reseña de 1981, su Sonata para viola y piano se describió como una «pieza reflexiva y bien elaborada»; en una reseña de 1985 se destacó la «intensidad emocional y el uso de colores oscuros» de esta última pieza. Andrew Achenbach calificó Morpheus de 'impactante' y 'lánguida'. Laurence Vittes calificó su Canción de cuna para violín y chelo de «extremadamente dulce y tierna». En 2017, BBC Radio 3 dedicó cinco horas a su música como compositora de la semana.

 

Imogen Holst
Emilia Guarneri




Giulia Capponi

 

Imogen Clare Holst è stata una compositrice, arrangiatrice, direttrice di coro, insegnante e scrittrice britannica. Nasce a Londra nel 1907 da Isobel Harrison, soprano, e Gustav Theodore Holst, compositore e direttore d’orchestra. Cresce, quindi, in un ambiente nel quale la componente musicale e artistica era molto forte: la famiglia del padre, infatti, vantava musicisti e musiciste da diverse generazioni e la madre incontrerà Holst proprio nelle aule del Royal College of Music, a Londra. Studia alla St Paul’s Girls’ School, dove insegnava anche il padre: è immersa nella musica dal primo giorno di vita e questa resterà la sua fedele compagna fino alla fine. Nei primi anni di formazione, studia pianoforte con Eleanor Shuttleworth, violino con André Mangeot e teoria musicale con Jane Joseph. Sarà quest’ultima a incoraggiarla e spronarla a lavorare alle prime composizioni; così nel 1920 dirige la sua Dance of the Nymphs and Shepherds. Oltre ad aver composto la parte musicale, Holst aveva anche ideato una coreografia: la danza è, infatti e fin da subito, un’altra enorme passione della giovane donna, che aveva pure tentato l’ammissione alla Ginner-Mawer School of Dance and Drama qualche tempo prima. All’età di diciannove anni si iscrive al Royal College of Music di Londra, dove riceve diversi riconoscimenti per le sue composizioni. Qui scopre il proprio talento per la direzione d’orchestra, ruolo che solitamente erano gli uomini a ricoprire.

Negli anni successivi crea diverse composizioni per musica da camera e lascia la casa dei genitori per un duplice motivo: muoversi attraverso Belgio, Italia e Germania, ma anche trovare la propria indipendenza. Tra il settembre 1930 e il maggio 1931 Imogen Holst investe il suo tempo compiendo diversi viaggi in Europa, alcuni dei quali incentrati sulla musica o sulla ricerca di luoghi significativi e legati a personalità di grande rilievo, delle quali lei stessa si sente in qualche maniera erede. È il caso, ad esempio, di Mozart a Salisburgo e Vienna, di Bach a Berlino. Terminato il percorso di studi, si ritrova a dover affrontare alcuni problemi di salute che la costringono a rinunciare a diverse attività che aveva intrapreso, tra le quali la danza e il pianoforte. Decide perciò di diventare un’insegnante e di collaborare, nel frattempo, come organizzatrice con l’English Folk Dance and Song Society, un ente di promozione della musica folk inglese nato nel 1932. Sono anni complicati dal punto di vista economico e personale: Gustav Holst si ammala e muore nel 1934; gli verrà dedicato un concerto diretto dalla figlia nell’anno successivo. Nonostante le difficoltà che si ritrova ad affrontare, le produzioni della musicista inglese iniziano ad attrarre l’attenzione della critica e del pubblico in generale: questo le permette di concentrarsi sulla stesura della biografia del padre, che verrà pubblicata nel 1938 e ben accolta dalla critica. Durante la Seconda guerra mondiale lavora per il Council for the Encouragement of Music and the Arts, con l’obiettivo di promuovere ed esaltare la musica, l’arte e più in generale la cultura britannica. Allo stesso tempo compie atti di solidarietà lavorando per il Bloomsbury House Refugee Committee, che si occupa di aiutare rifugiati e rifugiate musiciste. Nel 1940, invece, si reca nelle aree rurali del Regno Unito per incoraggiare la popolazione a svolgere attività musicali; tre anni dopo progetta un corso per giovani donne, in modo da farle unire in orchestre e partecipare a eventi musicali. Nasce così a Dartington un’orchestra amatoriale, frutto degli insegnamenti basati sulla pratica e l’allenamento continui; durante gli anni trascorsi in questo Paese, prendono vita diverse composizioni.

Un momento fondamentale per la carriera della musicista è sicuramente l’incontro con Benjamin Britten, avvenuto proprio a Dartington. Si tratta di un celebre compositore, direttore e pianista dal ruolo centrale nella musica inglese del ventesimo secolo; tra le sue opere maggiormente conosciute si ricordano quelle composte per i quartetti da camera o per le orchestre: prima tra tutte Peter Grimes. Inoltre, la sua figura è particolarmente nota per l’immersione nei fatti del suo tempo e la frequentazione degli esponenti del mondo intellettuale e artistico, oltre che musicale. Imogen Holst individua in Britten una sorta di erede musicale del padre e diviene presto sua assistente. Si trasferisce così ad Aldeburgh, dove partecipa alla realizzazione dell’annuale festival del paese, del quale diventa direttrice artistica nel 1956. Durante il periodo accanto al grande musicista, tiene un diario nel quale racconta la precarietà economica che questo lavoro le provoca. Nonostante ciò, continua con dedizione assoluta l’impegno per il festival annuale, al quale affianca nuovamente quello della produzione musicale: sono gli anni delle cantate per voci femminili e delle suite. Successivamente, nel 1964, rinuncia alla posizione di assistente per concentrarsi sulle composizioni e sulla ricostruzione della storia della figura paterna, così da poter poi scrivere diversi libri in merito. Nel 1952 aveva fondato un coro che si esibirà in diversi luoghi della nazione, e che conserverà un posto fisso all’interno del festival di Aldeburgh, di cui abbandona il ruolo di direttrice nel 1967. Alla morte di Britten, avvenuta diversi anni dopo, la musicista lascia la conduzione del festival, pur restandone però Direttrice artistica emerita. 

In occasione del centenario della nascita del padre, si impegna nelle pubblicazioni sulla sua vita e nell’istituzione di un museo a lui dedicato e situato a Cheltenham. L’attività di scrittura non riguarda, tuttavia, soltanto la biografia di Gustav Holst: scrive anche di musica più in generale, toccando temi quali la direzione dei cori. Da questo momento in poi, Imogen Holst si trova ad affrontare gravi problemi di salute, problemi che la condurranno alla morte ad Aldeburgh nel 1984. Nonostante non abbia ricevuto molti riconoscimenti in vita, l’opera di Imogen Holst è molto interessante anche dal punto di vista delle contaminazioni di cui si è nutrita e dell’apporto originale che ha donato alla musica inglese del suo tempo. Si riconosce nella sua produzione l’estro di un’artista poliedrica, affezionata a tutte le arti e profondamente curiosa, oltre che consapevole delle proprie radici e della propria formazione. La storia di questa donna appare oggi bisognosa di essere suonata, cantata, ascoltata, scritta e letta perché per anni è stata taciuta. Il suo nome risuona spesso ed esclusivamente quando si parla di Gustav Holst e Benjamin Britten. Ma prima di essere una figlia e un’assistente, Imogen Holst è stata, per tutta la vita, una donna libera e una musicista dallo straordinario valore, nonché fonte di ispirazione per le musiciste che l’hanno succeduta. È indispensabile ricordare anche il suo impegno sociale, che ha portato avanti usando come strumento proprio la musica, che diviene un ponte in grado di unire persone e realtà altrimenti isolate.

Christopher Grogan, Imogen Holst: a life in music, Boydell Press, 2007

https://brittenpearsarts.org/imogen-holst-in-her-own-orbit

https://www.fabermusic.com/we-represent/imogen-holst


Traduzione francese

Ibtisam Zaazoua

Imogen Clare Holst a été une compositrice, arrangeuse, directrice de choir, enseignante et écrivaine britannique. Elle est née à Londres en 1907 d’ Isobel Harrison, soprano, et Gustav Theodore Holst, compositeur et directeur d’orchestre. Elle grandit, donc, dans un environnement où la composante musicale et artistique était très forte: la famille de son père, en effet, comptait des musiciens et musiciennes depuis plusieurs générations et sa mère rencontrera Holst justement dans les salles du Royal College of Music, à Londres. Elle a étudié à la St.Paul’s Girls’ School, où enseignait également son père: elle est immergée dans la musique dès son premier jour de vie et celle-ci restera sa fidèle compagne jusqu’à la fin. Dans les premières années de formation, elle étudie le piano avec Eleanor Shuttleworth, le violon avec André Mangeot et la théorie musicale avec Jane Joseph. Cette dernière la encouragera et la poussera à travailler sur ses premières compositions: ainsi en 1920 elle dirige sa Dance of the Nymphs and Shepherds. En plus d’avoir composé la partie musicale, Holst avait aussi concu une chorégraphie: la danse est, en faite jusqu’au premier moment, une autre grande passion de la jeune femme, qui avait aussi tenté d’etre admise à la Ginner-Mawer School of Dance and Drama quelque temps avant. À l'âge de dix-neuf ans, elle s’inscrit au Royal College of Music de Londres, où elle reçoit plusieurs distinctions pour ses compositions. Là, elle découvre son talent pour la direction d’orchestre, un rôle qui souvent était réservé aux hommes.

Dans les années suivantes elle crée plusieurs compositions de musique de chambre et quitte la maison de ses parents pour deux raisons: voyager à travers la Belgique, l’Italie et l'Allemagne, mais aussi trouver son indépendance. Entre septembre 1930 et mai 1931, Imogen Holst investit son temps en faisant plusieurs voyages en Europe, dont certains centrés sur la musique ou la recherche de lieux significatifs liés à des personnalités de grande importance, dont elle se sent en quelque sorte héritière. C’est le cas, par exemple, de Mozart à Salzbourg et Vienne, de Bach à Berlin. Terminé son cours d' études, elle doit faire face à certains problèmes de santé qui l'obligent à renoncer à plusieurs activités qu’elle avait entreprises, dont la danse et le piano. Elle décide donc de devenir enseignante et de collaborer, entre-temps, comme organisatrice avec l’English Folk Dance and Song Society, une organisation de promotion de la musique folk anglaise fondée en 1932. Ce sont des années compliquées du point de vue économique et personnel: Gustav Holst tombe malade et meurt en 1934; sa fille lui dédiera un concert direct par elle-même l’année suivante. Malgré les difficultés auxquelles elle doit faire face, les productions de la musicienne anglaise commencent à attirer l’attention de la critique et du public en général: cela lui permet de se concentrer sur la rédaction de la biographie de son père, qui sera publiée en 1938 et bien accueillie par la critique. Pendant la Seconde Guerre mondiale, elle travaille pour le Council for the Encouragement of Music and the Arts, avec pour objectif de promouvoir et valoriser la musique, l’art et plus en général la culture britannique. En même temps, elle fait des actes de solidarité en travaillant pour le Bloomsbury House Refugee Committee qui s’occupe d’aider les musiciens et musiciennes réfugiés. En 1940, elle se rend dans les zones rurales du Royaume-Uni pour encourager la population à pratiquer des activités musicales; trois ans plus tard, elle conçoit un cours pour jeunes femmes, afin de les réunir en orchestres et de les faire participer à des événements musicaux. Ainsi il est né à Dartington un orchestre amateur, fruit des enseignements basés sur la pratique et l'entraînement constants; pendant les années passées dans ce pays, plusieurs compositions voient le jour.

Un moment fondamental dans la carrière de la musicienne est sûrement la rencontre avec Benjamin Britten, survenue justement à Dartington. Il s’agit d’un célèbre compositeur, directeur d’orchestre et pianiste du rôle central dans la musique anglaise du vingtième siècle; parmi ses œuvres les plus connues figurent celles composées pour les quatuors de chambre ou pour les orchestres: la plus célèbre étant Peter Grimes. De plus, sa figure est particulièrement connue pour son immersion dans les faits de son temps et sa fréquentation des éminents représentants du monde intellectuel et artistique, ainsi que musical. Imogen Holst voit en Britten une sorte d'héritier musical de son père et elle devient bientôt son assistante. Elle déménage alors à Aldeburgh, où elle participe à la réalisation annuelle du festival du village, dont elle devient directrice artistique en 1956. Pendant la période aux côtés du grand musicien, elle tient un journal dans lequel elle raconte la précarité économique que ce travail lui cause. Malgré cela, elle poursuit avec une dévotion absolue son engagement pour le festival annuel, auquel elle ajoute à nouveau celui de la production musicale: ce sont les années des cantates pour voix féminines et des suites. Par la suite, en 1964, elle renonce à la position d’assistante pour se concentrer sur les compositions et la reconstruction de l’histoire de la figure paternelle, afin de pouvoir écrire plusieurs livres à ce sujet. En 1952 elle fonde un chœur qui se produira en différents lieux de la nation, et qui conservera une place fixe au sein du festival d'Aldeburgh, dont elle abandonne le rôle de directrice en 1967. À la mort de Britten, survenue plusieurs années après, la musicienne quitte la direction du festival, tout en restant Directrice artistique émérite.

À l'occasion du centenaire de la naissance de son père, elle s’engage dans des publications sur sa vie et dans l’institution d’un musée à lui dédié et situé à Cheltenham. Son activité d'écriture ne se limite toutefois pas seulement à la biographie de Gustav Holst: elle écrit également sur la musique en général, abordant des thèmes tels que la direction des chœurs. À partir de ce moment, Imogen Holst fait face à de graves problèmes de santé, qui la conduiront à la mort à Aldeburgh en 1984. Bien qu’elle n’ait pas reçu beaucoup de reconnaissances de son vivant, l'œuvre d’ Imogen Holst est très intéressante du point de vue des influences dont elle s’est nourrie et de l’apport original qu’elle a apporté à la musique anglaise de son époque. Sa production révèle l'ingéniosité d’une artiste polyvalente, passionnée par toutes les formes d’art et profondément curieuse, tout en étant consciente de ses racines et de sa formation. L’histoire de cette femme apparait aujourd’hui comme necessitant d’etre jouee, chantée, ecoutée, écrite et lue, car elle est restée silencieuse pendant des années. Son nom est souvent mentionné exclusivement lorsqu'il s’agit de Gustav Holst et de Benjamin Britten. Mais avant d’etre une fille et une assistante, imogen Holst a été, toute sa vie, une femme libre et une musicenne d’une valeur extraordinaire, ainsi qu’une source d’inspiration pour les musiciennes qui l’ont suivie. Il est indispensable de rappeler également son engagement social, qu’elle a poursuivi en utilisant la musique comme outil, un pont capable d’unir des personnes et des réalités autrement isolées.

Christopher Grogan, Imogen Holst: a life in music, Boydell Press, 2007

https://brittenpearsarts.org/imogen-holst-in-her-own-orbit

https://www.fabermusic.com/we-represent/imogen-holst


Traduzione inglese

Syd Stapleton

Imogen Clare Holst was a British composer, arranger, choral conductor, teacher and writer. She was born in London in 1907 to Isobel Harrison, a soprano, and Gustav Theodore Holst, a composer and conductor. She grew up, therefore, in an environment in which the musical and artistic component was very strong. Her father's family boasted male and female musicians for several generations, and her mother met Mr. Holst in the classrooms of the Royal College of Music, London. Imogen studied at St Paul's Girls' School, where her father also taught. She was immersed in music from day one and it would remain her faithful companion until the end. In her early formative years, she studied piano with Eleanor Shuttleworth, violin with André Mangeot, and music theory with Jane Joseph. It was the latter who encouraged and spurred her to work on her first compositions. Thus, in 1920, she directed her Dance of the Nymphs and Shepherds. In addition to composing the musical part, Holst had also devised choreography. Dance was, from early on, another huge passion of the young woman, who had also attempted to gain admission to the Ginner-Mawer School of Dance and Drama some time earlier. At the age of nineteen she enrolled at the Royal College of Music in London, where she received several awards for her compositions. There she discovered her talent for conducting, a role that men usually filled.

In the following years she created several compositions for chamber music and left her parents' home for two reasons - to move through Belgium, Italy and Germany, but also to find her own independence. Between September 1930 and May 1931 Holst invested her time making several trips to Europe, some of which focused on music or on finding the significant places associated with notable personalities, to whom she herself felt she was somehow heir. This is the case, for example, with Mozart in Salzburg and Vienna and Bach in Berlin. When she finished her studies, she was faced with some health problems that forced her to give up several activities she had undertaken, including dance and piano. She therefore decided to become a teacher and to work, in the meantime, as an organizer with the English Folk Dance and Song Society, a body for the promotion of English folk music founded in 1932. These were complicated years financially and personally. Gustav Holst fell ill and died in 1934. A concert directed by his daughter would be dedicated to him in the following year. Despite the difficulties she faced, the English musician's productions begin to attract the attention of critics and the general public. This allowed her to concentrate on writing a biography of her father, which was published in 1938 and well received by critics. During World War II she worked for the Council for the Encouragement of Music and the Arts, with the aim of promoting and exalting music, art and British culture more generally. At the same time she performed acts of solidarity by working for the Bloomsbury House Refugee Committee, which was concerned with helping refugees and refugee women musicians. In 1940, she went to rural areas of the United Kingdom to encourage people to engage in musical activities. Three years later she designed a course for young women to join orchestras and participate in musical events. Thus, an amateur orchestra was born in Darington, the result of teachings based on continuous practice and training, and during her years there, several compositions came to life.

A pivotal moment in the musician's career was certainly a meeting with Benjamin Britten, which took place in Darrington. He was a celebrated composer, conductor and pianist with a central role in twentieth-century English music. Among his best-known works are those composed for chamber quartets or orchestras - first among them Peter Grimes. In addition, he was particularly noted for his immersion in the events of his time and his frequentation of intellectual and artistic, as well as musical, figures. Imogen Holst identified Britten as a kind of musical heir to her father and soon became his assistant. She thus moved to Aldeburgh, where she participated in the creation of the town's annual festival, of which she became artistic director in 1956. During the years alongside the great musician, she kept a diary in which she recounted the economic precariousness this job brought her. In spite of this, she continued her commitment to the annual festival with absolute dedication, to which she again joined that of music production. These were the years of cantatas for female voices and suites. Later, in 1964, she gave up the position of assistant to concentrate on compositions and the reconstruction of her father's history, so that she could then write several books on the subject. In 1952 she founded a choir that would perform at various venues across the nation, and retained a permanent place within the Aldeburgh Festival, which she relinquished as director in 1967. After Britten's death several years later, Imogen left the management of the festival, though she remained its Artistic Director Emeritus.

On the centenary of her father's birth, she became involved in publications about his life and the establishment of a museum dedicated to him and located in Cheltenham. However, her writing activity was not only about Gustav Holst's biography. She also wrote about music more generally, touching on topics such as conducting choirs. From that time on, Imogen Holst faced serious health problems, problems that would lead to her death in Aldeburgh in 1984. Although she did not receive much recognition during her lifetime, Imogen Holst's oeuvre is also very interesting from the point of view of the contributions she fed on and the original contribution she made to the English music of her time. One can recognize in her output the flair of a multifaceted artist, fond of all the arts and deeply curious, as well as aware of her own roots and training. This woman's story appears to be in need of being played, sung, heard, written and read today because for years it has been silenced. Her name resonates often and exclusively when Gustav Holst and Benjamin Britten are mentioned. But before being a daughter and an assistant, Imogen Holst was, throughout her life, a free woman and a musician of extraordinary value, as well as an inspiration to the women musicians who succeeded her. It is also essential to remember her social commitment, which she carried out using music as her tool, became a bridge that can unite people and situations otherwise isolated.

Christopher Grogan, Imogen Holst: a life in music, Boydell Press, 2007

https://brittenpearsarts.org/imogen-holst-in-her-own-orbit

https://www.fabermusic.com/we-represent/imogen-holst


Traduzione spagnola

Francesco Rapisarda

Imogen Clare Holst fue compositora, arreglista, directora de coro, profesora y escritora británica. Nació en Londres en 1907 hija de Isobel Harrison, soprano, y Gustav Theodore Holst, compositor y director de orquesta. Se crió, por lo tanto, en un entorno en el que el componente musical y artístico era muy fuerte: la familia de su padre contaba con músicos y músicas desde hacía varias generaciones y su madre había conocido a Holst precisamente en las aulas del Royal College of Music de Londres. Estudia en la St Paul’s Girls’ School, donde también enseña su padre: desde el primer día de su vida está inmersa en la música, la cual seguirá siendo su fiel compañera hasta el final. En sus primeros años de formación estudia piano con Eleanor Shuttleworth, violín con André Mangeot y teoría musical con Jane Joseph. Será esta última quien la anime y la aliente a trabajar en las primeras composiciones; así en 1920 dirige su Dance of the Nymphs and Shepherds. Además de componer la parte musical, Holst también había ideado una coreografía: de hecho, la danza era, desde el principio, otra gran pasión de la joven, que también había intentado ingresar en la Escuela Ginner-Mawer de Danza y Drama algún tiempo antes. A los diecinueve años se inscribe en el Royal College of Music de Londres, donde recibe varios reconocimientos por sus composiciones. Ahí descubre su talento para la dirección de orquesta, papel que normalmente desempeñaban los hombres.

En los años siguientes crea diferentes composiciones para música de cámara y deja la casa de sus padres por dos razones: para moverse por Bélgica, Italia y Alemania, pero también para encontrar su independencia. Entre septiembre de 1930 y mayo de 1931, Imogen Holst invierte su tiempo en varios viajes por Europa, algunos de los cuales se centran en la música o en la búsqueda de lugares significativos que estén relacionados con personalidades de gran importancia, de las que ella misma se siente en cierto modo heredera. Es el caso, por ejemplo, de Mozart en Salzburgo y Viena, de Bach en Berlín. Al terminar sus estudios, se enfrenta a problemas de salud que la obligan a renunciar a diversas actividades, como la danza y el piano. Por lo tanto, decide convertirse en profesora y, mientras tanto, colaborar como organizadora con la English Folk Dance and Song Society, una organización de promoción de la música folclórica inglesa creada en 1932. Son años complicados desde el punto de vista económico y personal: Gustav Holst cae enfermo y muere en 1934; al año siguiente su hija dirigirá un concierto dedicado a él. A pesar de las dificultades a las que se enfrenta, sus producciones comienzan a atraer la atención de la crítica y del público en general, lo que le permite concentrarse en la redacción de la biografía de su padre, que será publicada en 1938 y muy bien acogida por la crítica. Durante la Segunda Guerra Mundial trabajó para el Council for the Encouragement of Music and the Arts, con el objetivo de promover y exaltar la música, el arte y la cultura británica en general. Al mismo tiempo, realiza actos de solidaridad trabajando para el Bloomsbury House Refugee Committee, que se ocupa de ayudar a refugiados y a refugiadas, también a músicas. En 1940, viaja a las zonas rurales del Reino Unido para animar a la población a involucrarse en actividades musicales. Tres años más tarde, diseña un curso para mujeres jóvenes para que se unan a orquestas y participen en eventos musicales. Así nace en Dartington una orquesta amateur, fruto de las enseñanzas basadas en la práctica y el entrenamiento continuo; durante los años transcurridos en esta localidad, diversas composiciones cobran vida.

Sin duda, un momento crucial para la carrera de esta música es el encuentro con Benjamin Britten, que tuvo lugar en Dartington. Se trata de un famoso compositor, director y pianista que desempeñó un papel central en la música inglesa del siglo XX; entre sus obras más conocidas se encuentran las composiciones para cuartetos de cámara o para orquestas, entre todas Peter Grimes. Asimismo, su figura es particularmente conocida por la inmersión en los hechos de su tiempo y la frecuentación de los exponentes del mundo intelectual y artístico, además de musical. Imogen Holst ve en Britten una especie de heredero musical de su padre y pronto se convierte en su asistente. Se muda a Aldeburgo, donde participa en la realización del festival anual local, del que se convierte en directora artística en 1956. Durante el período junto al gran músico, escribe un diario en el que relata la precariedad económica que conlleva este trabajo. A pesar de ello, continúa, con dedicación absoluta, el compromiso con el festival anual, al que se une de nuevo el de la producción musical: son los años de las canciones para voces femeninas y de las suites. Posteriormente, en 1964, renuncia a su puesto de asistente para concentrarse en las composiciones y la reconstrucción de la historia de la figura paterna, con miras a escribir varios libros sobre el tema. En 1952 funda un coro que actuará en diferentes lugares del país y que conservará un puesto fijo dentro del festival de Aldeburgo, cuyo papel de directora abandonó en 1967. A la muerte de Britten, varios años después, la cantante deja la dirección del festival, aunque sigue siendo Directora artística emérita.

Con motivo del centenario del nacimiento de su padre, se dedica a las publicaciones sobre su vida y a la creación de un museo dedicado a él, situado en Cheltenham. Sin embargo, la actividad de escritura no se limita a la biografía de Gustav Holst: también escribe sobre música en general, tocando temas como la dirección de coros. A partir de ese momento, Imogen Holst se enfrenta a graves problemas de salud, problemas que la llevarán a su muerte en Aldeburgo en 1984. A pesar de que no haya recibido muchos reconocimientos en vida, la obra de Imogen Holst es también muy interesante desde el punto de vista de las contaminaciones de las que se alimentó y de la contribución original que aportó a la música inglesa de su época. Se reconoce en su producción el estro de una artista poliédrica, apegada a todas las artes y profundamente curiosa, además de consciente de sus raíces y de su formación. Hoy en día, es necesario tocar, cantar, escuchar, escribir y leer la historia de esta mujer porque durante años ha sido silenciada. Su nombre resuena a menudo y exclusivamente cuando se habla de Gustav Holst y Benjamin Britten. Pero antes de ser hija y asistente, Imogen Holst fue, durante toda su vida, una mujer libre y una música de extraordinario valor, así como fuente de inspiración para las músicas que la sucedieron. Es indispensable recordar también su compromiso social, que llevó adelante utilizando como instrumento precisamente la música, que se convirtió en un puente capaz de unir a personas y realidades de otro modo aisladas.

 

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