Anita Augspurg
Antonella Gargano



Katarzyna Oliwia

 

Anita (1857 – 1943) nasce a Verden an der Allercome in Bassa Sassonia il 22 settembre 1857, in una Germania la cui legislazione relegava le donne in una posizione subordinata e dipendente rispetto agli uomini e l'uso della forza fisica e della violenza domestica contro le mogli era legale. La casa della famiglia Augspurg attualmente ospita la canonica di una comunità protestante e la piazza davanti alla chiesa è denominata Anita Augspurg Platz.

Verden, Anita Augspurg Platz

Anita, ultima arrivata a distanza di tempo dopo quattro figli in una famiglia benestante dell’alta borghesia intellettuale, padre avvocato presso la corte suprema e notaio della città e madre discendente da una famiglia di medici, cresce in un ambiente che le consente di sviluppare fiducia in sé stessa e spirito indipendente. Il rapporto privilegiato col padre la introduce al mondo della giurisprudenza e ad una filosofia liberale. La madre dedita alle cosiddette “occupazioni femminili” costituisce per Anita il modello di donna da non imitare. Possiamo ipotizzare un rapporto alquanto conflittuale tra la madre e questa figlia che la rifiuta come modello e per la quale creare disordine, rompere le convenzioni e farsi notare saranno le priorità per sovvertire l’ordine sociale costituito. A sedici anni, al termine della scuola femminile, negata la possibilità di proseguire gli studi, inizia a lavorare nello studio legale del padre dove le è permesso di svolgere solo compiti subalterni. Viene poi il tempo dell’addestramento alla vita futura di donna borghese, in età da marito le viene dunque imposta la formazione al lavoro domestico per diventare una perfetta moglie e madre. Lavoro domestico che, a suo dire, piaga l’anima, umilia l’intelligenza e fa disseccare il talento. Il posto delle donne è rappresentato da tre “K”: Kinder, Küche, Kirche – bambini, cucina, chiesa – oltre che dal diritto del marito onnipotente. Questo periodo buio fa crescere in Anita il desiderio di una esistenza che non contempli il matrimonio. Dovrà attendere la maggiore età per liberarsi dei lacciuoli familiari e sociali. Nel 1878 partecipa e supera a Berlino un corso di studi per insegnante di ginnastica, unica formazione socialmente accettata per le ragazze borghesi anche se le insegnanti, secondo una legge del 1879, sposandosi perdono il posto. Progetta poi di diventare un’attrice professionista e prende lezioni di recitazione che, se pur tollerata come svago, è considerata immorale come lavoro. L’esperienza teatrale comunque le tornerà utile quando deciderà di passare alla scena politica. A ventinove anni, grazie a una eredità, si trasferisce a Monaco di Baviera dove apre l’atelier di fotografia “Elvira” che diviene presto un centro culturale molto frequentato e le darà successo finanziario e fama.

 

Anita Augspurg nella sua casa di Monaco in Königstraße (1899)

 

L’indipendenza finanziaria sosterrà l’indipendenza intellettuale. Conduce una vita fuori dalle convenzioni: fuma, ha i capelli corti, indossa pantaloni, usa la bicicletta, cavalca come un uomo invece di cavalcare la sella di lato, istituisce circoli di sole donne, tiene veementi discorsi femministi. Il suo femminismo ha radici profonde nella identificazione con la figura paterna che rappresenta il successo economico e politico in una Germania che separa nettamente la sfera produttiva maschile dalla sfera domestica femminile, l’attività sociale delle donne più evolute è limitata all’assistenza alle persone bisognose ma Anita vuole rendere accessibili al genere femminile tutte quelle attività riservate agli uomini. Con lo studio fotografico avrà l’occasione di rappresentare le donne fuori dal contesto domestico, inserite nel mondo del potere. Dal 1881 a Berlino si lavora al nuovo Codice Civile e l’obiettivo delle femministe radicali di cui Anita è parte integrante è la sua totale riscrittura per quanto riguarda la condizione delle donne. Anita critica a gran voce la legge sul matrimonio che prevedeva di privare le donne del diritto di proprietà oltre che di non avere alcuna autorità sull’educazione della prole, stigmatizza il matrimonio come forma legale di prostituzione. Entra in contatto con il movimento femminista per il quale nel 1889 scrive l' articolo La fotografia come professione per le donne con l’obiettivo finale di aprire a tutte le professioni. Nel 1891 diventa membro del consiglio della Reform Women’s Association e lotta per l’apertura delle università alle donne, “concessa” nel 1895 anche se potranno assistere alle lezioni solo come ascoltatrici e col permesso dei professori.

 

Anita Augspurg e le sue associate femministe "Verein für Frauenstimmrecht": Anita Augspurg, Marie Stritt , Lily von Gizycki , Minna Cauer e l'amica Sophia Goudstikker , fotografate all'Elvira Studio, Monaco di Baviera nel 1896 

 

Si iscrive all'Università di Zurigo e sarà la prima tedesca a conseguire la laurea in Legge nel 1897 pur non potendo esercitare la professione di avvocata, non ancora aperta alle donne. i trasferisce quindi a Berlino, centro del potere politico, e nel 1895 esce il primo numero della rivista Die Frauenbewegung alla quale collabora col supplemento Legislazione e affari parlamentari che analizza l’influenza che i dibattiti parlamentari, le leggi e le sentenze hanno sui diritti delle donne. in particolare sul diritto penale sessuale e sul diritto matrimoniale, denunciando la discriminazione di genere. Nel 1896 partecipa alla Conferenza internazionale delle donne a Berlino dove incontra la femminista radicale Lida Gustava Heymann con la quale condividerà quaranta anni di vita affettiva e lotte politiche. Nel 1898 è cofondatrice della sezione tedesca della Federazione internazionale abolizionista (Iaf) per rimuovere la regolamentazione statale della prostituzione. Il Codice Penale prevede infatti che le donne che si trovino da sole in luoghi pubblici possano essere arrestate dalla buoncostume, una donna sola è potenzialmente una prostituta. Per questo nel novembre 1902 alla stazione di Weimar Anita, fermata da un poliziotto, inscena un suo arresto come prostituta che avrà grande risonanza sociale. Tutte le lotte portate avanti fino a questo momento mettono in evidenza il lato giuridico delle discriminazioni. Libertà e uguaglianza devono essere garantite dalla legge, le donne devono essere in pieno possesso degli stessi diritti degli uomini con o senza matrimonio. Il Codice Civile del 18 agosto 1896 sancisce: «All’uomo spetta la decisione in tutti gli ambiti coniugali…». La donna per legge è sotto totale tutela, è l’uomo che decide come usare i soldi della donna. In una annotazione Augspurg scrive che il diritto riconosce all’uomo la possibilità di «sfruttare la persona, la forza lavorativa e il patrimonio della moglie fino al limite della schiavitù». In una lettera aperta nel settimanale Europa a marzo 1905 propone un boicottaggio matrimoniale: per rispetto di sé stessa, per non rinunciare alla propria esistenza giuridica, considerate le conseguenze legali del matrimonio, una donna può scegliere solo una libera convivenza.

 

Congresso dell'Alleanza del suffragio, 1909
Riga in alto da sinistra: Thora Dangaard (Danimarca), Louise Qvam (Norvegia), Aletta Jacobs (Paesi Bassi), Annie Furuhjelm (Finlandia), Madame Mirowitch (Russia), Käthe Schirmacher (Germania ) ), Madame Honneger, non identificata. In basso a sinistra: Unidentified, Anna Bugge (Svezia), Anna Howard Shaw (USA), Millicent Fawcett (Presidente, Inghilterra), Carrie Chapman Catt (USA), FM Qvam (Norvegia), Anita Augspurg (Germania). 

 

Dal 1911, dopo aver abbandonato le associazioni femministe che considera ormai obsolete, Anita si dedica con passione alla sua azienda agricola mentre guarda con interesse e si avvicina al movimento femminista inglese e come loro cerca il contatto diretto con l’opinione pubblica attraverso manifestazioni spettacolari, irruzioni in Parlamento, rifiuto di pagare le tasse, sciopero della fame seguendo il modello delle suffragette. Quello stesso anno pubblica il saggio Reformgedanken zur sexuellen Moral che segna il passaggio concettuale da un femminismo egualitario basato sull’universalismo dei diritti alla netta separazione dei sessi, opponendo al principio maschile della violenza e della sopraffazione, il principio femminile dell’amore e della salvaguardia della vita. Da qualsiasi punto di vista parta, legale o biologico, associazionista o di lotta sociale Anita si batterà sempre per il conseguimento del diritto di voto per le donne, il diritto al voto è imprescindibile e arriverà nel 1919.

 

Congresso Internazionale delle Donne, 1915 
Da sinistra a destra:1. Lucy Thoumaian - Armenia, 2. Leopoldine Kulka , 3. Laura Hughes - Canada, 4. Rosika Schwimmer - Ungheria, 5. Anita Augspurg - Germania, 6. Jane Addams - USA, 7. Eugenie Hanner , 8. Aletta Jacobs - Paesi Bassi, 9. Chrystal Macmillan - Regno Unito, 10. Rosa Genoni - Italia, 11. Anna Kleman - Svezia, 12. Thora Daugaard - Danimarca, 13. Louise Keilhau – Norvegia 

 

Pacifista ad oltranza lotterà contro la guerra, contro ogni forma di discriminazione, contro il colonialismo, contro l’antisemitismo e il nazismo, per la fine del capitalismo, per l’organizzazione matriarcale della società, per il disarmo generale. Augspurg e Heymann chiederanno l’espulsione di Hitler dalla Germania che costerà loro l’esproprio di tutti i beni e l’esilio a Zurigo, dove moriranno entrambe nel 1943 in condizioni di povertà.

 

 

Traduzione francese
Joelle Rampacci

Anita (1857 - 1943) naît à Verden an der Allercome, en Basse-Saxe, le 22 septembre 1857, dans une Allemagne dont la législation reléguait les femmes à une position subordonnée et dépendante par rapport aux hommes et où l'usage de la force physique et de la violence domestique à l'encontre des épouses était légal. La maison de la famille Augspurg abrite actuellement le presbytère d'une communauté protestante et la place devant l'église s'appelle Anita Augspurg Plaz.

 

Verden, Anita Augspurg Platz

 

Anita, dernière arrivée après quatre enfants plus âgés d'une famille aisée de la haute bourgeoisie intellectuelle, son père avocat à la cour suprême et notaire de la ville et sa mère descendante d'une famille de médecins, grandit dans un environnement qui lui permet de développer la confiance en soi et un esprit indépendant. La relation privilégiée avec son père l'initie au monde du droit et à une philosophie libérale. Pour Anita, sa mère, qui se consacrait aux occupations dites "féminines", était le modèle de la femme à ne pas imiter. On peut faire l'hypothèse d'une relation plutôt conflictuelle entre la mère et cette fille qui la rejette comme modèle et pour qui créer du désordre, briser les conventions et se faire connaître seront des priorités afin de subvertir l'ordre social établi. À l'âge de seize ans, alors qu’elle termine l'école pour filles et qu'on lui refusait la possibilité de poursuivre ses études, elle commence à travailler dans le cabinet d'avocats de son père, où elle n'est autorisée qu'à effectuer des tâches subalternes. Puis vient le temps de l’apprentissage pour sa future vie de femme de la bourgeoisie, en âge de se marier, elle est obligée de se former aux travaux domestiques afin de devenir une épouse et une mère parfaite. Un travail domestique qui, selon elle, plombe l'âme, humilie l'intelligence et tarit le talent. La place des femmes est représentée par trois K : Kinder, Küche, Kirche - enfants, cuisine, église - ainsi que par le droit du mari tout-puissant. Cette période sombre fait grandir chez Anita le désir d'une vie sans mariage. Elle a dû attendre sa majorité pour se libérer des liens familiaux et sociaux. En 1878, elle suit et réussit un cours à Berlin pour devenir professeur de gymnastique, la seule formation socialement acceptée pour les filles de la classe moyenne, même si les professeurs, selon une loi de 1879, perdent leur emploi lorsqu'ils se marient. Elle envisage alors de devenir une actrice professionnelle et prend des cours de théâtre, ce qui, bien que toléré comme loisir, est considéré comme immoral comme travail. Toutefois, son expérience théâtrale lui sera utile lorsqu'elle décidera de se lancer dans l'arène politique. À l'âge de vingt-neuf ans, grâce à un héritage, elle s'installe à Munich où elle ouvre le studio de photographie "Elvira", qui devient rapidement un centre culturel populaire et lui apporte succès financier et notoriété.

 

Anita Augspurg chez elle à Munich dans la Königstraße (1899)

 

L'indépendance financière favorisera l'indépendance intellectuelle. Elle mène une vie en dehors des conventions : elle fume, a les cheveux courts, porte des pantalons, fait du vélo, chevauche comme un homme au lieu de monter sur la selle de travers, crée des clubs réservés aux femmes, tient des discours féministes véhéments. Son féminisme est profondément ancré dans son identification à la figure paternelle qui représente la réussite économique et politique dans une Allemagne qui sépare clairement la sphère productive masculine de la sphère domestique féminine, l'activité sociale des femmes les plus avancées se limite à l'assistance aux nécessiteux, mais Anita veut rendre toutes ces activités réservées aux hommes accessibles au genre féminin. Avec le studio photographique, elle aura l'occasion de représenter des femmes hors du contexte domestique, insérées dans le monde du pouvoir. À partir de 1881, le nouveau code civil est en cours de rédaction à Berlin et l'objectif des féministes radicales, dont Anita fait partie intégrante, est de le réécrire complètement en ce qui concerne le statut des femmes. Anita critique vivement la loi sur le mariage qui prévoit de priver les femmes du droit à la propriété et de l'autorité sur l'éducation de leurs enfants, et stigmatise le mariage comme une forme légale de prostitution. Elle entre en contact avec le mouvement féministe pour lequel elle écrit en 1889 l'article La photographie comme profession pour les femmes dans le but ultime d'ouvrir toutes les professions. En 1891, elle devient membre du conseil d'administration de la Reform Women's Association et se bat pour l'ouverture des universités aux femmes, "accordée" en 1895, même si elles ne peuvent assister aux cours qu'en tant qu'auditrices et avec la permission des professeurs.

 

Anita Augspurg et ses associées féministes "Verein für Frauenstimmrecht": Anita Augspurg, Marie Stritt, Lily von Gizycki, Minna Cauer et son amie Sophia Goudstikker, photographiées à Elvira Studio, Munich en 1896 

 

Elle s'inscrit à l'université de Zurich et est la première Allemande à obtenir un diplôme de droit en 1897, bien qu'elle ne puisse pas pratiquer la profession d’avocat car elle n'est pas encore ouverte aux femmes. Elle s'installe ensuite à Berlin, centre du pouvoir politique, et en 1895 paraît le premier numéro de la revue Die Frauenbewegung ( Le mouvement des femmes), à laquelle elle collabore avec le supplément Législation et affaires parlementaires, qui analyse l'influence que les débats parlementaires, les lois et les jugements ont sur les droits des femmes, en particulier sur le droit pénal sexuel et le droit du mariage, dénonçant la discrimination de genre. En 1896, elle participe à la Conférence internationale des femmes à Berlin, où elle rencontre la féministe radicale Lida Gustava Heymann, avec laquelle elle partagera quarante ans de vie affective et de luttes politiques. En 1898, elle est cofondatrice de la branche allemande de la Fédération internationale abolitionniste (Iaf) pour supprimer la réglementation d’état de la prostitution. Le code pénal stipule que les femmes qui sont seules dans les lieux publics peuvent être arrêtées par la brigade des mœurs, une femme seule étant potentiellement une prostituée. C'est pourquoi, en novembre 1902, Anita, arrêtée par un policier à la gare de Weimar et met en scène sa propre arrestation comme prostituée, ce qui aura une grande résonance sociale. Toutes les luttes menées jusqu'à présent mettent en évidence l'aspect juridique de la discrimination. La liberté et l'égalité doivent être garanties par la loi, les femmes doivent avoir la pleine possession des mêmes droits que les hommes, avec ou sans mariage. Le Code civil du 18 août 1896 stipule : " L'homme a le droit de décider dans toutes les questions matrimoniales... ". La femme est légalement sous protection totale, c'est l'homme qui décide comment utiliser l'argent de la femme. Dans une annotation, Augspurg écrit que la loi autorise l'homme à "exploiter la personne, la force de travail et les biens de sa femme jusqu'à l'esclavage". Dans une lettre ouverte publiée dans l'hebdomadaire Europa en mars 1905, elle propose un boycott du mariage : par respect de soi, pour ne pas renoncer à son existence légale, compte tenu des conséquences juridiques du mariage, une femme ne peut choisir qu'une libre cohabitation.

 

 

A partir de 1911, après avoir abandonné les associations féministes qu'elle considérait comme obsolètes, Anita se consacre avec passion à sa ferme tout en observant avec intérêt et en s'approchant du mouvement féministe anglais qui, comme elle, cherche à entrer en contact direct avec l'opinion publique par des manifestations spectaculaires, des descentes au Parlement, le refus de payer des impôts, des grèves de la faim sur le modèle des suffragettes. La même année, elle publie l'essai Reformgedanken zur sexuellen Moral (Réformes pour une morale sexuelle), qui marque le passage conceptuel d'un féminisme égalitaire fondé sur l'universalisme des droits à une séparation claire des sexes, opposant au principe masculin de la violence et de l'oppression le principe féminin de l'amour et de la protection de la vie. Quelle que soit la manière dont elle envisage la question, légale ou biologique, en tant qu'associationniste ou dans le cadre d'une lutte sociale, Anita se battra toujours pour le droit de vote des femmes, le droit de vote est essentiel et arrivera en 1919.

 

Congrès international des femmes, 1915
De gauche à droite : 1. Lucy Thoumaian - Arménie, 2. Leopoldine Kulka, 3. Laura Hughes - Canada, 4. Rosika Schwimmer - Hongrie, 5. Anita Augspurg - Allemagne, 6. Jane Addams - États-Unis, 7. Eugenie Hanner, 8. Aletta Jacobs - Pays-Bas, 9. Chrystal Macmillan - Royaume-Uni, 10. Rosa Genoni - Italie, 11. Anna Kleman - Suède, 12. Thora Daugaard - Danemark, 13. Louise Keilhau - Norvège 

 

Pacifiste extrême, elle luttera contre la guerre, contre toutes les formes de discrimination, contre le colonialisme, l'antisémitisme et le nazisme, pour la fin du capitalisme, pour l'organisation matriarcale de la société, pour le désarmement général. Augspurg et Heymann demandent l'expulsion d'Hitler d'Allemagne, ce qui leur coûte l'expropriation de tous leurs biens et l'exil à Zurich, où elles meurent toutes les deux en 1943 dans la pauvreté.

 

 

Traduzione inglese
Syd Stapleton

 

Anita Augspurg (1857 - 1943) was born in Verden an der Allercome in Lower Saxony on September 22, 1857, in a Germany whose legislation relegated women to a subordinate and dependent position with respect to men. At that time, the use of physical force and domestic violence against wives was legal. The Augspurg family home currently houses the parsonage of a Protestant community, and the square in front of the church is called Anita Augspurg Plaz.

 

Anita, arrived after four children had already been born to her wealthy, intellectual, upper bourgeois family. Her father was a lawyer at the supreme court and notary of the city, and her mother had descended from a family of doctors. Anita grew up in an environment that allowed her to develop trust in herself and her own independent spirit. Her privileged relationship with her father introduced her to the world of jurisprudence and to a liberal philosophy. Her mother was devoted to the so-called "female occupations" and became for Anita a not-to-be-imitated model of a woman. We can hypothesize a somewhat conflictual relationship between the mother and this daughter, for whom creating disorder, breaking conventions and getting noticed became priorities for subversion of the established social order. At sixteen, at the end of the conventional schooling for girls, denied the possibility of continuing her studies, she began working in her father's law firm. There, she was only allowed to carry out subordinate duties. What followed was a time of training in the future life of a bourgeois woman. At marriageable age she was therefore forced to train in housework to become a perfect wife and mother. Domestic work which, according to her, plagued the soul, humiliated intelligence and dried up talents. The place of women was represented by the three "Ks" - Kinder, Küche, Kirche – (children, kitchen, church) - as well as by the legal privileges of the omnipotent husband. This dark period increased Anita's desire for an existence that did not involve marriage. But it was necessary to reach the age of majority to be free of family and social ties. In 1878 she took part in and completed a course of study for gymnastics teachers in Berlin, at the time the only socially acceptable training for bourgeois girls, even though such teachers, according to a law of 1879, lost their jobs when marrying. She then planned to become a professional actress and took acting lessons. Although they were tolerated as a leisure activity, acting was considered an immoral profession for women. However, the theatrical experience came in handy when she decided to move into the political arena. At the age of twenty-nine, thanks to an inheritance, she moved to Munich and opened the "Elvira" photography studio which soon became a very popular cultural center and gave her financial success and fame.

 

Anita Augspurg at her Munich home on Königstraße (1899)

 

Financial independence provided support for intellectual independence. She led a life out of the ordinary - she smoked, had short hair, wore pants, rode a bicycle, rode like a man instead of riding sidesaddle, set up women's clubs, and gave vehement feminist speeches. Her feminism had deep roots in her identification with the father figure, who represented economic and political success in a Germany that clearly separated the male productive sphere from the female domestic sphere. Social activity by the most advanced women was limited to assisting people in need. But Anita wanted to make all those activities reserved for men accessible to the female gender. With the photographic studio she had an opportunity to show a woman outside the domestic context, inserted in the world of power. In 1881, in Berlin, she began work around the new Civil Code. The goal of the radical feminists, of whom Anita was an integral part, was the total rewriting of this Code regarding the condition of women. Anita strongly criticized the marriage law, which deprived women of the right to own property as well as depriving them of authority over the education of their own children. She denounced marriage as a legal form of prostitution. She continued to be part of the feminist movement, and in 1889 wrote the article Photography as a Profession for Women with the ultimate goal of making all professions accessible to women. In 1891 she became a member of the board of the Reform Women’s Association and fought for the opening of universities to women, "granted" in 1895 - although they could only attend classes as auditors, and even that only with the permission of the professors.

 

Anita Augspurg and her feminist associates "Verein für Frauenstimmrecht": Anita Augspurg, Marie Stritt, Lily von Gizycki, Minna Cauer and her friend Sophia Goudstikker, photographed at Elvira Studio, Munich in 1896  

 

She enrolled in the University of Zurich and became the first German woman to graduate in law in 1897. Despite that, she couldn’t practice law as a profession. It was not yet open to women. She then moved to Berlin, the center of German political power, and in 1895 the first issue of the magazine Die Frauenbewegung (The Women’s Movement) came out. Associated with it was a supplement called Legislation and Parliamentary Affairs, which analyzed the influence that parliamentary debates, laws and sentences had on the rights of women, in particular on sexual criminal law and marriage law, and which denounced gender discrimination. In 1896 she participated in the International Women's Conference in Berlin where she met the radical feminist Lida Gustava Heymann with whom she would share forty years of emotional life and political struggles. In 1898 she was a co-founder of the German section of the International Abolitionist Federation (IAF) to oppose the state regulation of prostitution. The Criminal Code of the time provided that women who are alone in public places could be arrested by a vice squad, holding that a lone woman is potentially a prostitute. For this reason, in November 1902 at the Weimar station, Anita, stopped by a policeman, acted out her arrest as a prostitute, which had a great social impact. All the struggles carried on up to this point highlighted the legal side of discrimination. Freedom and equality must be guaranteed by law, women must be in full possession of the same rights as men with or without marriage. The Civil Code of August 18, 1896 states: "The man is responsible for decision-making in all marital areas..." The woman was under legal guardianship, with the man deciding how to use the woman's money. In an annotation Augspurg wrote that the law allowed the possibility of a man "exploiting the person, the labor power and the wealth of his wife to the limits of slavery". In March 1905, in an open letter printed in the weekly Europa, she proposed a boycott of marriage. Out of self-respect, in order not to give up her legal existence, given the legal consequences of marriage, a woman could only choose a free cohabitation.

 

Suffrage Alliance Congress, 1909
Top row from left: Thora Dangaard (Denmark), Louise Qvam (Norway), Aletta Jacobs (Netherlands), Annie Furuhjelm (Finland), Madame Mirowitch (Russia), Käthe Schirmacher (Germany)), Madame Honneger, unidentified. Bottom left: Unidentified, Anna Bugge (Sweden), Anna Howard Shaw (USA), Millicent Fawcett (President, England), Carrie Chapman Catt (USA), FM Qvam (Norway), < b> Anita Augspurg (Germany). 

 

After 1911, abandoning the feminist associations that she considered obsolete, Anita passionately dedicated herself to her farm. But she also took great interest in the British feminist movement, and like them she supported direct contact with public opinion through spectacular demonstrations, raids in Parliament, refusal to pay taxes, and hunger strikes following the model of the suffragettes. That same year she published an essay Reformgedanken zur sexuellen Moral (Reformation of Sexual Morality) which marked a conceptual transition from an egalitarian feminism based on universal rights to the clear separation of the sexes, opposing, to the male principle of violence and oppression, the female principle of love and the safeguarding of life. From all points of view, legal or biological, reformism or social struggle, Anita always fought for the essential right of women to vote, which was finally won in 1919.

 

International Women's Congress, 1915
Left to right: 1. Lucy Thoumaian - Armenia, 2. Leopoldine Kulka, 3. Laura Hughes - Canada, 4. Rosika Schwimmer - Hungary, 5. Anita Augspurg - Germany, 6. Jane Addams - USA, 7. Eugenie Hanner, 8. Aletta Jacobs - Netherlands, 9. Chrystal Macmillan - UK, 10. Rosa Genoni - Italy, 11. Anna Kleman - Sweden, 12. Thora Daugaard - Denmark, 13. Louise Keilhau - Norway 

 

A pacifist to the core, she also fought against war, against all forms of discrimination, against colonialism, against anti-Semitism and Nazism, for an end to capitalism, for the matriarchal organization of society, and for general disarmament. Later, Augspurg and Heymann demanded the expulsion of Hitler from Germany, which will led to the expropriation of all their assets and their exile in Zurich, where, in 1943, they both died, in poverty.

 

 

Traduzione spagnola
Federica Agosta

 

Anita (1857–1943) nace en Verden an der Allercome en la Baja Sajonia el 22 de septiembre de 1857, en una Alemania cuya legislación relegaba a las mujeres en una posición de subordinación y de dependencia con respecto a los hombres y legalizaba el empleo de la fuerza física y de la violencia doméstica contra las primeras.Actualmente, la casa de la familia Augspurg acoge la parroquial de una comunidad protestante y la plaza ante la iglesia se denomina Anita Augspurg Plaz.

Verden, Anita Augspurg Platz

 

Anita, última de cinco hijos llegada después de algún tiempo en una familia acomodada de la alta burguesía intelectual, de padre abogado en el tribunal supremo y notario de la ciudad y de madre descendiente de una familia de médicos, se cría en un ambiente que le permite desarrollar la confianza en sí misma así como un espíritu independiente. La relación privilegiada con el padre la introduce en el mundo de la jurisprudencia y a una filosofía liberal. La madre, que se dedica a las llamadas “ocupaciones femeninas” constituye para Anita el modelo de mujer que hay que eludir. Se puede suponer una relación bastante conflictual entre la madre, rechazada como modelo, y la hija, hija para la cual crear desorden, romper con las convenciones y llamar la atención constituyen las prioridades de subversión del orden social constituido. A los dieciséis, terminada la escuela femenina y negada la posibilidad de proseguir los estudios, empieza a trabajar en el bufete del padre donde solo se le permite desempeñar funciones subalternas. Posteriormente, llega el momento del adiestramiento a la vida futura de mujer burguesa y, en edad casadera, se le impone la formación en las labores domésticas para llegar a ser una perfecta madre y una esposa. Labores domésticas que, en su opinión, hiere el alma, mortifica el intelecto y debilita el talento. El lugar de las mujeres está representado por tres “K”: Kinder, Küche, Kirche –niños, cocina, iglesia– además de por el derecho del marido todopoderoso. Ese período inquieto hace crecer en Anita el deseo de una existencia que no contemple el matrimonio. Tendrá que esperar la mayoría de edad para deshacerse de los vínculos familiares y sociales. En 1878 asiste a un curso de profesora de gimnasia en Berlín, única formación socialmente aceptada para las mujeres burguesas aunque, según una ley de 1879, pierden su empleo al casarse. Después, proyecta converstirse en una actriz profesional y toma clases de teatro que, aunque tolerada como diversión, era vista como un trabajo inmoral. De todos modos la experiencia teatral le resultará útil durante la transición a la escena política. A los veintinueve, gracias a una herencia, se traslada a Mónaco de Baviera donde abre el atelier de fotografía “Elvira” que temprano se convierte en un centro cultural muy concurrido y que le aportará éxito financierio y fama.

 

Anita Augspurg nella sua casa di Monaco in Königstraße (1899)

 

La independencia financiera sostendrá la independencia intelectual. Lleva una vida libre de convenciones: fuma, lleva el pelo corto, viste pantalones, usa la bicicleta y monta a caballo como un hombre en vez de montar de lado, instituye círculos solo para mujeres y pronuncia vehementes discursos feministas. Su feminismo ahonda sus raíces en la identificación con la figura paterna, que representa el éxito económico y político en una Alemania que separa marcadamente la esfera productiva masculina de la esfera doméstica femenina, y donde la actividad social de las mujeres más independientes se limita a la asistencia de personas necesitadas; sin embargo Anita quiere que todas quellas actividades reservadas a los hombres también sean accesibles para el género femenino. Con el estudio fotográfico tendrá la oportunidad de representar a las mujeres fuera del contexto doméstico, dentro del mundo del poder. En Berlín, desde 1881 se trabaja en el nuevo Código Civil y el objetivo de las feministas radicales, de las cuales Anita es parte integrante, es una reescritura completa respecto a la condición de las mujeres. Anita critica a gran voz la ley sobre el matrimonio, que quería privar a las mujeres del derecho a la propriedad, así como que no tengan ninguna autoridad acerca de la educación de la prole y estigmatiza el matrimonio como forma legal de prostitución. Entra en contacto con el movimiento feminista para el cual en 1889 escribe el artículo La fotografia come professione per le donne con la finalidad de abrir a todas las profesiones. En 1891 es miembra del consejo de la Reform Women’s Association y lucha para la apertura de las universidades para las mujeres, apertura “concedida” en 1895 aunque las mujeres podían asistir a las clases solamente como oyentes y con el permiso de los profesores.

 

Anita Augspurg y sus asociadas feministas "Verein für Frauenstimmrecht": Anita Augspurg, Marie Stritt, Lily von Gizycki, Minna Cauer y su amiga Sophia Goudstikker, fotografiadas en Elvira Studio, Munich en 1896 

 

Se matricula en la Universidad de Zúrich y será la primera alemana en graduarse en Derecho en 1897 aunque no puede ejercer la profesión de abogada, todavía negada a las mujeres. Se traslada a Berlín, centro del poder político, y en 1895 sale el primer número de la revista Die Frauenbewegung con la cual colabora por medio del suplemento Legislación y asuntos parlamentarios que examina la influencia que los debates parlamentarios, las leyes y las sentencias ejercen sobre los derechos de las mujeres, en particular sobre el derecho penal sexual y el derecho matrimonial, denunciando la discriminación de género. En 1896 participa en la Conferencia Internacional de las mujeres en Berlín donde conoce a la feminista radical Lida Gustava Heymann con la cual comparte cuarenta años de vida afectiva y luchas políticas. En 1898 es cofundadora de la sección alemana de la Federación Internacional Abolicionista (IAF) con el fin de remover la reglamentación estatal de la prostitución. En efecto el Código Penal establece la posibilidad de detención, por la patrulla social, de mujeres que se encuentren solas en lugares públicos, pues una mujer sola es potencialmente una prostituta. Por esa razón en noviembre de 1902, en la estación de Weimar, Anita, detenida por un policía, pone en escena su detención como prostituta, lo cual tendrá una gran repercusión social. Todas las luchas llevadas a cabo hasta aquel momento ponen de manifiesto el lado jurídico de las discriminaciones. Libertad e igualdad tienen que ser garantizadas por la ley, las mujeres deben tener la plena posesión de los mismos derechos a la par de los hombres, con o sin matrimonio. El Código Civil del 18 de agosto de 1896 establece: «Al hombre le corresponde la decisión en todos los ámbitos conyugales…». La mujer, por ley, se encuentra bajo tutela, es el hombre el que decide cómo manejar el dinero de la mujer. En una anotación Augspurg escribe que el derecho reconoce al hombre la posibilidad de «explotar a la persona, la fuerza laboral y el patrimonio de la mujer hasta el límite de la esclavitud». En una carta abierta al semanario Europa, en marzo de 1905, Augspurg propone un boicoteo matrimonial: por amor proprio y por su existencia jurídica, vistas las consecuencias legales del matrimonio, una mujer puede elegir solamente una libre convivencia.

 

Congreso de la Alianza por el Sufragio, 1909
Fila superior desde la izquierda: Thora Dangaard (Dinamarca), Louise Qvam (Noruega), Aletta Jacobs (Países Bajos), Annie Furuhjelm (Finlandia), Madame Mirowitch (Rusia), Käthe Schirmacher (Alemania)), Madame Honneger, sin identificar. Abajo a la izquierda: Sin identificar, Anna Bugge (Suecia), Anna Howard Shaw (EE. UU.), Millicent Fawcett (presidenta, Inglaterra), Carrie Chapman Catt (EE. UU.), FM Qvam (Noruega), < b> Anita Augspurg (Alemania). 

 

A partir de 1911, tras haber abandonado las asociaciones feministas que ya considera obsoletas, Anita se dedica con pasión a su granja y al mismo tiempo mira con interés al movimiento feminista inglés al que se acerca y busca el contacto directo con la opinión pública a través de manifestaciones espectaculares, irrupciones en el Parlamento, el rechazo de los impuestos, la huelga de hambre, siguiendo el modelo sufragista. En aquel mismo año publica el ensayo Reformgedanken zur sexuellen Moral que marca el cambio conceptual desde un feminismo igualitario basado en el universalismo de los derechos hasta la clara separación de los sexos, oponiendo, al principio masculino de la violencia y de la vejación, el principio femenino del amor y de la salvaguardia de la vida. Desde cualquier punto de vista, legal o biológico, asociacionista o de lucha social, Anita siempre lucha por y para alcanzar el derecho del voto para las mujeres, el derecho del voto es imprescindible y llegará en 1919.

 

Congreso Internacional de Mujeres, 1915
De izquierda a derecha: 1. Lucy Thoumaian - Armenia, 2. Leopoldine Kulka, 3. Laura Hughes - Canadá, 4. Rosika Schwimmer - Hungría, 5. Anita Augspurg - Alemania, 6. Jane Addams - EE. UU., 7. Eugenie Hanner, 8. Aletta Jacobs - Países Bajos, 9. Chrystal Macmillan - Reino Unido, 10. Rosa Genoni - Italia, 11. Anna Kleman - Suecia, 12. Thora Daugaard - Dinamarca, 13. Louise Keilhau - Noruega 

 

Pacifista hasta la muerte, luchará contra la guerra, contra toda forma de discriminación, colonialismo, antisemitismo y nazismo, para terminar con el capitalismo, para la organización matriarcal de la sociedad, para el desarme general. Augspurg y Heymann piden la expulsión de Hitler de Alemania, lo cual les costará que les expropien de todos los bienes y el exilio en Zúrich, donde ambas mueren en 1943 en condiciones de pobreza.

 

 

Leena Peltonen
Elisabetta Mattei



Laura Dumitriu

 

In teoria ogni scienziato/a sa che al giorno d’oggi per il raggiungimento dell'eccellenza scientifica non basta spendere enormi quantità di tempo in laboratorio. C'è infatti bisogno di tempo per stringere collaborazioni, per scrivere progetti e fare pressione sulle agenzie che finanziano la ricerca. C'è bisogno di tempo per valorizzare una scoperta, per educare, motivare e fungere da modello per gli/le scienziati/e in erba e serve tempo per sensibilizzare all’importanza della ricerca il pubblico dei non addetti ai lavori e gli organi politici. In realtà pochi ne sono capaci e ancor meno sembrano gradire di dover svolgere anche solo una parte di questi gravosi compiti. Leena Peltonen aveva tutte queste capacità ed è stata una delle scienziate più brillanti, carismatiche e socialmente competenti che la genetica abbia mai avuto. Il suo fascino, il carattere solare e l'instancabile sostegno che ha dato alla buona scienza sono stati pari ai suoi successi come studiosa ed educatrice, come testimoniano circa 600 pubblicazioni e più di 70 studenti che hanno conseguito il dottorato sotto la sua guida. Nata ad Helsinki nel 1952, a cinque anni si trasferisce con la famiglia a Oulu dove si diploma e completa in tempo record gli studi universitari di Medicina. Nella prima metà della sua carriera si dedica ad un gruppo peculiare di malattie genetiche finlandesi. Si tratta di circa 40 malattie recessive rare, tra cui disturbi metabolici, cutanei e oculari, che sono più diffusi in Finlandia che in qualsiasi altra parte del mondo. Questa prevalenza è dovuta all'insolita storia demografica del Paese: 2000 anni fa, «il confine del mondo abitabile», come dice lei stessa, era popolato da gruppi relativamente piccoli di coloni portatori di una serie limitata di mutazioni. Leena Peltonen identifica i geni e i meccanismi responsabili della maggior parte di queste malattie. La sua visione, il suo entusiasmo e la capacità di sensibilizzare l'opinione pubblica contribuiscono a trasformare la Finlandia in uno dei luoghi più avanzati per la genetica medica umana. I più impressionanti dei suoi risultati sono infatti la divulgazione delle scoperte in termini semplici e il coinvolgimento del pubblico della sua terra nativa in iniziative scientifiche, catturando l'immaginazione della popolazione e rendendola consapevole e orgogliosa del proprio patrimonio genetico unico. In effetti, il fil rouge che lega tutti i suoi articoli, dai primi fino agli ultimi pubblicati, è l'impiego della Finlandia come sistema-laboratorio per l'indagine genetica, mostrando come la comprensione delle cause delle malattie genetiche in popolazioni isolate possa offrire indizi per studi su larga scala che sondano i fattori di rischio legati anche ad altre malattie più comuni come quelle cardiache, il diabete, l'obesità.

 

 

Quando negli anni Novanta nuovi potenti strumenti di genetica molecolare danno un enorme impulso alla ricerca, il team di Leena Peltonen è pronto a sfruttarli: mappa e clona più geni correlati a malattie di quanto potessero fare gli sforzi congiunti di una vita di diversi ricercatori e ricercatrici messi insieme. Le sue scoperte hanno avuto un impatto fondamentale nella genetica medica e in diverse altre discipline tra cui l’immunologia, la cardiologia, la neurologia e l’ortopedia. Ma l'interesse di Leena Peltonen per la genetica complessa è sempre andato oltre la semplice mappatura dei geni. Nel 2002 unisce i registri per i dati sui gemelli di otto Paesi europei per formare il progetto GenomEUtwin che nel 2003 si collega alla biobanca canadese CARTaGENE e alla biobanca estone per fondare P3G, il Public Population Project in Genomics, raccogliendo i dati di più di una dozzina di grandi biobanche in tutto il mondo. La sua spinta all'integrazione non si ferma. Nel 2007 avvia l'unificazione della maggior parte delle biobanche europee all'interno di un’infrastruttura di ricerca che ora conta 52 partecipanti e 150 membri associati e raccoglie dati sull'intero genoma di 100.000 individui. Oltre ad essere una voce schietta nella politica scientifica europea e membro del Consiglio europeo della ricerca, Leena è anche una cittadina del mondo e alterna la sua carriera in Finlandia con missioni all'estero. Fonda e guida il Dipartimento di genetica umana presso l'Università di Los Angeles (che rimane l'unico del genere tra i 10 campus del sistema universitario della California), è visiting professor presso il Broad Institute di Cambridge, Massachusetts, e diventa capo della genetica umana presso il Wellcome Trust Sanger Institute a Cambridge, nel Regno Unito. Riceve moltissmi riconoscimenti internazionali, dirige riviste scientifiche di primo piano e viene insignita del titolo di Accademica delle scienze nel 2009. Non sorprende che Leena sia stata una vera sostenitrice delle donne nel suo campo. Era incapace di discriminare, ma era consapevole delle difficoltà domestiche e istituzionali che ostacolano la progressione accademica femminile. Di conseguenza ha fatto tutto il possibile per aiutare le sue studenti, dottorande e colleghe a superare questi ostacoli. Chiunque l’abbia conosciuta bene ha potuto apprezzare il suo equilibrio tra carriera e famiglia. In questo ha avuto il fermo sostegno del marito, il genetista Aarno Palotie, suo partner nella scienza e nella vita, ed era immensamente orgogliosa dei suoi figli Laura e Kristian.

Lo slancio, la radiosità e lo stile inimitabile di Leena Peltonen erano impressionanti quanto i suoi successi. Come quando i partecipanti a una riunione da lei organizzata ad Helsinki ricevettero una borsa da conferenza nera con pois bianchi, o quando questa signora raffinata e vestita in modo elegante si tolse i tacchi alti e montò su una sedia per rivolgersi al pubblico. In particolare manifestò la sua forza d'animo, con la sua caratteristica miscela unica di umorismo e spontaneità, continuando a condurre riunioni, guidare studenti e destreggiarsi tra le conferenze online durante la sua battaglia contro il cancro alle ossa che l’ha portata via l’11 marzo del 2010.

 

Traduzione francese
Piera Negri

 

En théorie, tout scientifique sait qu'aujourd'hui, pour atteindre l'excellence scientifique, il ne suffit pas de passer des énormes quantités de temps en laboratoire. En effet, il faut du temps pour nouer des collaborations, rédiger des projets et faire pression sur les agences qui financent la recherche. Il faut du temps pour valoriser une découverte, éduquer, motiver et servir de modèle aux scientifiques en herbe et du temps pour sensibiliser le public non expert et les instances politiques à l'importance de la recherche. En réalité, peu en sont capables et encore moins semblent aimer avoir à effectuer même une partie de ces tâches lourdes. Leena Peltonen possédait toutes ces compétences et était l'une des scientifiques les plus brillantes, charismatiques et socialement compétentes que la génétique n’ait jamais eue. Son charme, son caractère ensoleillé et son support infatigable à la bonne science sont à la hauteur de ses réalisations en tant qu'universitaire et éducatrice, comme en témoignent quelque 600 publications et plus de 70 doctorants qui ont obtenus la licence sous sa direction. Née à Helsinki en 1952, à l'âge de cinq ans, elle déménage avec sa famille à Oulu où elle obtient son diplôme et termine ses études universitaires de médecine en un temps record. Dans la première moitié de sa carrière, elle s'est consacrée à un groupe particulier de maladies génétiques finlandaises. Il s’agit d’environ 40 maladies récessives rares, notamment des troubles métaboliques, cutanés et oculaires, qui sont plus répandues en Finlande que partout ailleurs dans le monde. Cette prévalence est due à la particulière histoire démographique du pays : il y a 2000 ans, « les limites du monde habitable », comme elle-même le dit, étaient peuplées de groupes relativement restreints de colons porteurs d'une gamme limitée de mutations. Leena Peltonen identifie les gènes et les mécanismes responsables de la plupart de ces maladies. Sa vision, son enthousiasme et sa capacité à sensibiliser le public contribuent à transformer la Finlande dans un des endroits les plus avancés pour la génétique médicale humaine. Les plus impressionnantes de ses réalisations sont en effet la diffusion des découvertes en termes simples et l'implication du public de son pays natal dans des initiatives scientifiques, capturant l'imagination de la population et la rendant consciente et fière de son patrimoine génétique unique. En effet, le fil rouge qui relie tous ses articles, du premier aux derniers publiés, est l'utilisation de la Finlande comme système-laboratoire pour l'investigation génétique, montrant comment la compréhension des causes des maladies génétiques dans des populations isolées peut offrir des indices pour des études à grande échelle qui sondent les facteurs de risque également liés à d'autres maladies plus courantes telles que les maladies cardiaques, le diabète, l'obésité.

 

 

Lorsque de nouveaux puissants outils de génétique moléculaire donnent une énorme impulsion à la recherche dans les années 1990, l'équipe de Leena Peltonen est prête à les exploiter : elle cartographie et clone plus de gènes liés à la maladie que les efforts conjoints de plusieurs chercheurs/chercheuses ne pourraient en rassembler. Ses découvertes ont eu un impact fondamental en génétique médicale et dans plusieurs autres disciplines dont l'immunologie, la cardiologie, la neurologie et l'orthopédie. Mais l'intérêt de Leena Peltonen pour la génétique complexe a toujours dépassé la simple cartographie génétique. En 2002, elle a fusionné les registres de données sur les jumeaux de huit pays européens pour former le projet GenomEUtwin qui, en 2003, s'est associé à la biobanque canadienne CARTaGENE et à la biobanque estonienne pour fonder P3G, le Public Population Project in Genomics, collectant les données de plus d'une douzaine de grandes biobanques dans tout le monde. Sa volonté d'intégration ne s'arrête pas. En 2007, elle démarre l'unification de la plupart des biobanques européennes au sein d'une infrastructure de recherche qui compte désormais 52 participants et 150 membres associés et rassemble des données sur l'ensemble du génome de 100 000 individus. En plus d'être une voix franche dans la politique scientifique européenne et un membre du Conseil européen de la recherche, Leena est également une citoyenne du monde et alterne sa carrière en Finlande avec des missions à l'étranger. Elle fonde et dirige le Département de génétique humaine de l'Université de Los Angeles (qui reste le seul du genre parmi les 10 campus du système universitaire californien), est visiting professor au Broad Institute de Cambridge, Massachusetts, et devient responsable de la génétique humaine au Wellcome Trust Sanger Institute de Cambridge, au Royaume-Uni. Elle a reçu de nombreux prix internationaux, dirigé des revues scientifiques de premier plan et a reçu le titre d'Académique des sciences en 2009. Il n’étonne pas que Leena a été une véritable partisane des femmes dans son domaine. Elle était incapable de discriminer, mais elle était consciente des difficultés domestiques et institutionnelles qui entravent la progression académique des femmes. Par conséquent, elle a tout mis en œuvre pour aider ses étudiantes, doctorants et collègues à surmonter ces obstacles. Tous ceux qui l'ont bien connue ont pu apprécier son équilibre entre carrière et famille. En cela, elle a eu le ferme soutien de son mari, le généticien Aarno Palotie, son partenaire dans la science et la vie, et elle était immensément fière de ses enfants Laura et Kristian.

L'élan, l'éclat et le style inimitable de Leena Peltonen étaient aussi impressionnants que ses réalisations. Comme lorsque les participants à une réunion qu'elle avait organisée à Helsinki ont reçu un sac de conférence noir à pois blancs, ou lorsque cette dame élégante et élégamment vêtue a enlevé ses talons hauts et est montée sur une chaise pour s'adresser au public. Elle a notamment manifesté son courage, avec son mélange unique d'humour et de spontanéité, continuant à animer des réunions, à guider les étudiants et à se débrouiller parmi les conférences online pendant sa bataille contre le cancer des os qui l'a emportée le 11 mars 2010.

 

Traduzione inglese
Syd Stapleton

 

In theory, every modern scientist knows that it’s not enough to spend huge amounts of time in the laboratory to achieve scientific excellence. Beyond that, much time is needed to forge collaborations, to write projects and put pressure on the agencies that fund research. Time is needed to highlight a discovery, to educate, to motivate and serve as a model for budding scientists, and to raise the awareness of the broader public and political bodies of the importance of research. In reality, few are capable of all these tasks, and even fewer seem to like having to carry out even a part of these burdens. Leena Peltonen had all of these skills and was one of the most brilliant, charismatic and socially competent scientists genetics has ever had. Her charm, her sunny disposition and the tireless support she gave to good science matched her successes as a scholar and educator, as evidenced by some 600 publications and more than 70 students who earned their doctorates under her guidance. She was born in Helsinki, Finland in 1952, and at the age of five she moved with her family to Oulu, where she later completed her university studies in medicine in record time. In the first half of her career she devoted herself to a particular group of Finnish genetic diseases, among which are around 40 rare recessive diseases, including metabolic, skin and eye disorders, which are more prevalent in Finland than anywhere else in the world. This prevalence is due to the country's unusual demographic history. Two thousand years ago it was "the edge of the habitable world", as she herself puts it, and was populated by relatively small groups of settlers carrying a limited range of mutations. Leena Peltonen identified the genes and mechanisms responsible for most of these diseases. Her vision, her enthusiasm and her ability to raise public awareness helped to transform Finland into one of the most advanced sites for the study of human medical genetics. The most impressive of her achievements are in fact the dissemination of the discoveries in simple terms and the involvement of the public of her native land in scientific initiatives, capturing the imagination of the population and making them aware and proud of their unique genetic heritage. The common thread that links all her articles, from the first to the last published, is the use of Finland as a laboratory system for genetic investigation, showing how understanding the causes of genetic diseases in isolated populations can offer clues for large-scale studies that probe the risk factors also linked to other more common diseases such as heart disease, diabetes, and obesity.

 

 

When powerful new molecular genetics tools gave research a huge boost in the 1990s, Leena Peltonen's team was ready to exploit them. They mapped and cloned more disease-related genes than the joint lifetime efforts of several researchers could have put together. Her discoveries have had a fundamental impact on medical genetics and in several other disciplines including immunology, cardiology, neurology and orthopedics. But Leena Peltonen's interest in complex genetics has always gone beyond simple gene mapping. In 2002 it merged the registries for twin data from eight European countries to form the GenomEUtwin project which in 2003 connected with the Canadian biobank CARTaGENE and the Estonian biobank to found P3G, the Public Population Project in Genomics, collecting data from more than one dozen of large biobanks around the world. Her drive for integration did not stop. In 2007, she initiated the unification of most European biobanks within a research infrastructure that now has 52 participants and 150 associate members and collects genome-wide data from 100,000 individuals. In addition to being an outspoken voice in European science policy and a member of the European Research Council, Leena was also a citizen of the world and she alternated her career in Finland with missions abroad. She founded and led the Department of Human Genetics at the University of Los Angeles (which remains the only one of its kind among the 10 campuses of the California university system), was a visiting professor at the Broad Institute in Cambridge, Massachusetts, and became head of human genetics at the Wellcome Trust Sanger Institute in Cambridge, UK. She received many international awards, directed leading scientific journals and was awarded the title of Academic of Sciences in 2009. It won’t come as a surprise that Leena was an earnest advocate for women in her field. She was incapable of discriminating against women, and she was aware of the domestic and institutional difficulties that hinder women's academic progression. As a result, she did everything possible to help her students, graduate students and colleagues overcome these obstacles. Anyone who knew her well was able to appreciate her balance between career and family. In this she had the firm support of her husband, the geneticist Aarno Palotie, her partner in science and in her life, and she was immensely proud of her children Laura and Kristian.

Leena Peltonen's passionate engagement, radiance and inimitable style were as impressive as her achievements. Like when attendees at a meeting she organized in Helsinki were given a black conference bag with white polka dots, or when this poised and elegantly dressed lady took off her high heels and climbed up on a chair to address the audience. She notably manifested her fortitude, with her unique signature blend of humor and spontaneity, continuing to conduct meetings, guide students, and juggle online conferences during her battle with the bone cancer that finally took her life on March 11, 2010.

 

Traduzione spagnola
Vanessa Dumassi

 

En teoría, cualquier científico/a sabe que, hoy en día, para alcanzar la excelencia científica no es suficiente pasar horas y horas en un laboratorio. Hace falta tiempo para realizar colaboraciones, redactar proyectos y presionar a los organismos que financian la investigación. Se requiere mucho tiempo también para valorar un descubrimiento, para educar, motivar y servir de modelo a los científicos en ciernes; además se requiere tiempo para concienciar de la importancia de la investigación tanto al público no especializado como a los organismos políticos. En realidad, pocos son capaces de hacerlo, y poco parecen disfrutar llevando a cabo una parte de estas pesadas tareas. Leena Peltonen tenía todas estas habilidades y era una de las científicas más brillantes, carismáticas y socialmente competentes de la genética. Su encanto, su carácter alegre y su incansable apoyo a la buena ciencia fueron equiparables a sus logros como académica y educadora, como demuestran unas 600 publicaciones y más de 70 estudiantes que se doctoraron bajo su guía. Nació en Helsinki en 1952, a los cinco años se trasladó con su familia a Oulu, donde se licenció y completó sus estudios de medicina en un lapso de tiempo récord. En la primera mitad de su carrera se dedicó a un peculiar grupo de enfermedades genéticas finlandesas. Se trata de unas 40 enfermedades raras recesivas entre ellas, trastornos metabólicos, cutáneos y oculares, que son más comunes en Finlandia que en cualquier otro lugar del mundo. Esta prevalencia se debe a la inusual historia demográfica del país: hace 2.000 años, “el borde del mundo habitable”, como dice ella, estaba poblado por grupos relativamente pequeños de colonos con un conjunto limitado de mutaciones. Leena Peltonen identifica los genes y mecanismos responsables de la mayoría de estas enfermedades. Su visión, su entusiasmo y su capacidad de sensibilización del público están contribuyendo a transformar Finlandia en uno de los lugares más avanzados en materia de genética médica humana. En efecto, lo más impresionante de sus logros es la difusión de los descubrimientos en términos sencillos y la participación del público de su tierra natal en las iniciativas científicas, captando la imaginación de la población y haciendo que sea consciente y se sienta orgullosa de su patrimonio genético único. De hecho, el hilo conductor de todos sus artículos, desde los primeros hasta los publicados más recientemente, es el uso de Finlandia como sistema-laboratorio para la investigación genética, mostrando como la comprensión de las causas de las enfermedades genéticas en poblaciones aisladas puede ofrecer pistas para estudios a gran escala que indaguen en los factores de riesgo también vinculados a otras enfermedades más comunes, como las cardiopatías, la diabetes y la obesidad.

 

 

Cuando los nuevos y potentes instrumentos de la genética molecular dieron un gran impulso a la investigación en la década de 1990, el equipo de Leena Peltonen estaba preparado para emplearlos: mapearon y clonaron más genes relacionados con enfermedades que los esfuerzos combinados de toda la vida de muchos investigadores hombres y mujeres. Sus descubrimientos han tenido un impacto fundamental en la genética médica y en otras disciplinas como la inmunología, la cardiología, la neurología y la ortopedia. Pero el interés de Leena Peltonen por la genética compleja siempre fue más allá del simple mapeo de genes. En 2002, reunió los registros de datos de gemelos de ocho países europeos para formar el proyecto GenomEUtwin, que en 2003 se asoció con el biobanco canadiense CARTaGENE y el estonio para fundar P3G, el Proyecto de Población Pública en Genómica, que recoge datos de más de una docena de grandes biobancos de todo el mundo. Su impulso de integración no se detiene. En 2007 inició la unificación de la mayoría de los biobancos europeos en una infraestructura de investigación que ahora cuenta con 52 participantes y 150 miembros asociados y recoge datos sobre el genoma completo de 100.000 individuos. Además de ser una voz franca en la política científica europea y miembro del Consejo Europeo de Investigación, Leena también era una ciudadana del mundo, que alternaba su carrera en Finlandia con misiones en el extranjero. Fundó y dirigió el Departamento de Genética Humana de la Universidad de Los Ángeles (que sigue siendo el único de este tipo entre los 10 campus del sistema de la Universidad de California), fue visiting profesor en el Instituto Broad de Cambridge (Massachusetts) y directora de genética humana en el Instituto Wellcome Trust Sanger de Cambridge (Reino Unido). Recibió numerosos premios internacionales, editó destacadas revistas científicas y en 2009 recibió el título de Académica de la Ciencia. No sorprende que Leena fuera una auténtica defensora de las mujeres en su campo. Fue incapaz de discriminar, pero era consciente de las dificultades domésticas e institucionales que obstaculizaban la progresión académica de las mujeres. Por consiguiente, hizo todo lo posible para ayudar a sus estudiantes, doctorandas y colegas a superar estos obstáculos. Cualquiera que la conociera bien podía reconocer su equilibrio entre carrera y familia. Contó con el firme apoyo de su marido, el genetista Aarno Palotie, su compañero en la ciencia y en la vida, y estaba inmensamente orgullosa de sus hijos Laura y Kristian.

El empuje, la luminosidad y el estilo inimitable de Leena Peltonen fueron tan impresionantes como sus logros. Como cuando los participantes en una reunión organizada por ella en Helsinki recibieron una bolsa de conferencias negra con lunares blancos, o cuando esta dama refinada y elegantemente vestida se quitó los tacones y se subió a una silla para dirigirse al público. En particular, demostró la fuerza de su carácter, su humor y espontaneidad; mientras seguía dirigiendo reuniones, guiando a los estudiantes y realizando conferencias en línea durante su batalla contra el cáncer de huesos que se la llevó el 11 de marzo de 2010.

 

Trotula de Ruggiero
Nadia Verdile



Laura Dumitriu

 

La Scuola Medica Salernitana, eccellenza della nostra Europa, deve molta della sua fama e della sua grandezza ad una donna, Trotula de Ruggiero. Agli albori del secondo millennio, in un contesto di attività cosmopolite, questa scuola medica fu faro e approdo. Di Trotula si dice che fosse figlia di un nobile arrivato in città con la corte del principe Arechi, e di una madre di cui non si conosce il nome che però la guidò nel mondo della conoscenza. Celebre medica di Salerno dell'XI secolo, fu anche filosofa, insegnante, scienziata, scrittrice e raggiunse l’apice del successo grazie alle sue acute capacità mediche acquisite in anni di studio e di pratica. Profonda conoscitrice delle prassi allora in uso, era anche e soprattutto una eccezionale esperta del corpo femminile di cui aveva studiato le patologie, concentrando, nella diagnosi e nella individuazione delle cure, molta attenzione sull’igiene e lavorando alla produzione di una cosmesi terapeutica che le diede ottimi risultati. Trasformò l’ostetricia e tutto il mondo che girava intorno alla sessualità femminile in una branca della medicina combattendo così gli imperanti pregiudizi che insistevano anche nel mondo medicochirurgico. Era speciale peculiarità della Scuola di Salerno l’apertura alle donne, sia come studenti sia come insegnanti, le famose mulieres salernitanae. Nei secoli successivi provarono a raccontarle come infermiere, ostetriche, truccatrici, perché da sempre il valore delle donne deve essere sminuito, frammentato, oscurato ma così non era perché quelle mulieres diventavano mediche ed esercitavano la professione come i loro colleghi maschi. Quindi l’eccezionalità di Trotula non fu solo nell’essere medica ma medica brava, bravissima. Di questo clima scientifico e culturale la giovane si nutrì e, di fatto, diede origine alla ginecologia europea. Altre donne la ispirarono, quelle che conoscevano la medicina popolare, sintesi di esperienze ed osservazioni. Trotula se ne imbevve e perfezionò quei saperi empirici. Sensibile e scrupolosa, la medica salernitana si prese cura prima di tutto delle donne. Sapeva che avevano bisogno di aiuto ma che non osavano chiedere per i tabù che circondavano la salute femminile. I rimedi prescritti nelle pagine del suo lavoro De Mulierum Passionibus mostrano la stretta connessione che per lei ebbero medicina popolare e medicina ufficiale. Nei suoi scritti la scienziata si rivolgeva ad uno studente immaginario per spiegare le patologie, mostrare i mali e suggerire accorgimenti necessari per le varie cure. Fumigazioni, salassi, purghe, riduzioni, miscele e ricette venivano indicate come terapie per rimuovere le malattie. I farmaci che proponeva, con minuziosa attenzione ai dettagli, consentono oggi di ricostruire le sue conoscenze compresi i benefici che ella traeva da piante rare, coltivate nei giardini della Scuola Salernitana, da cui estraeva le essenze, poi somministrate in forma di supposte, ovuli, creme, miscele che faceva realizzare nelle Officine Vegetali, erboristerie altamente specializzate.

L’incontro di culture che a Salerno si mescevano provenendo da tutti i lembi del Mediterraneo e dall’Oriente costituì il suo universo medico. Pronta professionalmente per aiutare le donne malate, non riservò mai le sue conoscenze per le élite ma, al contrario, fu a disposizione di quante a lei si rivolgevano, ricche o povere che fossero, portando conforto, lavorando prima di tutto sul benessere psicofisico. Le sue lezioni, semplici e chiare, parlavano in modo naturale di sessualità e contraccezione con un linguaggio scientifico ma accessibile e utile. Summa qui dicitur Trotula è l’opera magna della medica salernitana. Fu così importante, poiché la più completa raccolta di informazioni sulla medicina della donna, che fu trascritta in centinaia di esemplari e ad oggi sono sopravvissute 122 copie manoscritte e una cinquantina di manoscritti in altre lingue sono sparsi nelle biblioteche di tutta Europa. Quest’opera omnia era suddivisa in tre parti che furono anche ricopiate autonomamente: Liber de sinthomatibus mulierum (Libro delle malattie delle donne), con informazioni su ginecologia e ostetricia; De curis mulierum (Sui trattamenti per le donne), dedicato alle malattie delle donne e alla cosmesi; De ornatu mulierum (Sulla cosmetica delle donne), specifico sulla cosmesi che niente aveva a che vedere con la frivolezza della bellezza ma era incarnazione della salute. Dei suoi studi, delle sue ricerche, dei suoi successi terapeutici era giunta l’eco in tutto il continente e molti furono coloro che la citarono, la menzionarono, la narrarono tanto da diventare un personaggio leggendario nei Racconti di Canterbury di Geoffrey Chaucer che la chiama dame Trot. Olderico Vitale, invece, nella Historia Ecclesiastica la fa dialogare con Rodolfo Malacorona, descrivendola come l'unica donna che possedesse una cultura tale da poter discutere con il famoso medico normanno.

 

 

La medicina fu tutta la sua vita e così fu anche per la sua famiglia. Sposò il medico Giovanni Plateario, collega della Scuola Salernitana, ebbero due figli, anch’essi medici. Forse nata nel 1030, si spense probabilmente nel 1097; secondo le cronache del tempo al suo funerale una folla chilometrica accompagnò il feretro. Moriva una medica, una donna amata, un mito che qualcuno ha provato a trasformare in leggenda.

 

Traduzione francese
Giuliana Gaudenzi

 

La faculté de médecine de Salerne, excellence de notre Europe, doit une grande partie de sa renommée et de sa grandeur à une femme, Trotula de Ruggiero. A l'aube du deuxième millénaire, dans un contexte d'activité cosmopolite, cette faculté de médecine était un phare et un point d’arrivée. On dit que Trotula était la fille d'un noble qui était arrivé dans la ville avec la cour du prince Arechi, et d'une mère dont le nom est inconnu, mais qui l'a guidée dans le monde de la connaissance. Célèbre médecin de Salerne au XIe siècle, elle a été également philosophe, enseignante, scientifique, écrivaine et a atteint l'apogée du succès grâce à ses considérables compétences médicales, acquises au cours d'années d'études et de pratique. Grande connaisseuse des pratiques alors en usage, elle était aussi et surtout une experte exceptionnelle du corps féminin dont elle avait étudié les pathologies, concentrant, dans le diagnostic et l'identification des traitements, une grande attention à l'hygiène et travaillant sur la production d'une cosmétique thérapeutique qui a donné d'excellents résultats. Elle a transformé l'obstétrique et tout le monde qui tournait autour de la sexualité féminine en une branche de la médecine, luttant ainsi contre les préjugés dominants qui persistaient également dans le monde médico-chirurgical. C'était une particularité de l'école de Salerne d'ouvrir aux femmes, à la fois en tant qu'étudiantes et en tant qu'enseignantes, les célèbres mulieres salernitanae. Dans les siècles suivants, on a essayé de les décrire comme des infirmières, des sage- femmes, des maquilleuses, car depuis toujours la valeur des femmes doit être diminuée, fragmentée, obscurcie mais ce n'était pas le cas car ces mulieres devenaient médecins et exerçaient la profession comme leur collègues hommes. Ainsi, l'exceptionnalité de Trotula n'était pas seulement d'être un médecin, mais un bon, très bon, médecin. La jeune femme s'est nourrie de ce climat scientifique et culturel et, de fait, a donné naissance à la gynécologie européenne. D'autres femmes l’ont inspirée, celles qui connaissaient la médecine populaire, synthèse d'expériences et d'observations. Trotula s'en est imprégné et a perfectionné ces connaissances empiriques. Sensible et scrupuleuse, le médecin de Salerne s'est occupée d'abord des femmes. Elle savait qu'elles avaient besoin d'aide mais elles n’osaient pas poser de questions à cause des tabous entourant la santé des femmes. Les remèdes prescrits dans les pages de son ouvrage De Mulierum Passionibus montrent le lien étroit qu'avaient pour elle la médecine populaire et la médecine officielle. Dans ses écrits, la scientifique se tournait vers un étudiant imaginaire pour expliquer les pathologies, montrer les maux et suggérer les précautions nécessaires aux différents traitements. Les fumigations, les saignées, les purges, les réductions, les mélanges et les recettes étaient indiqués comme thérapies pour éliminer les maladies. Les médicaments qu'elle proposait, avec un souci du détail méticuleux, permettent aujourd'hui de reconstituer ses connaissances, y compris les bienfaits qu'elle tirait de plantes rares, cultivées dans les jardins de l'école de Salerne, dont elle extrayait les essences, puis administrées sous forme de suppositoires, ovules, crèmes, mélanges qu'elle faisait réaliser dans les Ateliers Végétaux, herboristeries hautement spécialisées.

La rencontre des cultures qui se sont mélangées à Salerne venant de toutes les parties de la Méditerranée et de l'Est ont constitué son univers médical. Professionnellement prête à aider les femmes malades, elle n'a jamais réservé son savoir à l'élite mais, au contraire, était disponible pour celles qui se tournaient vers elle, riches ou pauvres, apportant du réconfort, œuvrant d'abord au bien-être psychophysique. Ses conférences, simples et claires, parlaient de façon naturelle de sexualité et de contraception dans un langage scientifique mais accessible et utile. Summa qui dicitur Trotula est l’œuvre maitresse du médecin de Salerne. Cela a été si important, en tant que la collection la plus complète d'informations sur la médecine féminine, qui a été transcrite à des centaines d'exemplaires et dont 122 exemplaires manuscrits ont survécu à ce jour, et une cinquantaine de manuscrits dans d'autres langues sont dispersés dans des bibliothèques d’Europe. Cet ouvrage complet a été divisé en trois parties qui ont également été copiées indépendamment : Liber de sinthomatibus mulierum (Livre des maladies féminines), avec des informations sur la gynécologie et l'obstétrique ; De curis mulierum (Sur les traitements pour les femmes), dédié aux maladies féminines et aux cosmétiques ; De ornatu mulierum (Sur les cosmétiques féminins), en particulier sur les cosmétiques qui n'avaient rien à voir avec la frivolité de la beauté mais étaient l'incarnation de la santé. Ses études, ses recherches, ses succès thérapeutiques avaient trouvé un écho sur tout le continent et nombreux sont ceux qui l’ont citée, mentionnée, narrée au point qu’elle est devenue un personnage légendaire des Contes de Canterbury de Geoffrey Chaucer qui l'appelle dame Trot. Olderico Vitale, d'autre part, dans l'Historia Ecclesiastica, la fait dialoguer avec Rodolfo Malacorona, la décrivant comme la seule femme qui possédait une culture telle qu'elle puisse discuter avec le célèbre médecin normand.

 

 

La médecine a été toute sa vie et sa famille aussi. Elle a épousé le médecin Giovanni Plateario, un collègue de l'école de Salerne, ils ont eu deux enfants, également médecins. Née peut-être en 1030, elle est probablement décédée en 1097 ; selon les chroniques de l'époque, une très longue foule a accompagné son cercueil. Un médecin mourait, une femme bien-aimée, un mythe que quelqu'un a essayé de transformer en légende.

 

Traduzione inglese
Syd Stapleton

 

The Salerno Medical School, excellence of our Europe, owes much of its fame and greatness to a woman, Trotula de Ruggiero. At the dawn of the second millennium, in a center of cosmopolitan activity, this medical school was a beacon and a refuge. It is said that Trotula was the daughter of a nobleman who arrived in the city with the court of Prince Arechi, and of a mother whose name is unknown, but who guided her into the world of knowledge.Trotula became a famous 11th century physician from Salerno, she was also a philosopher, teacher, scientist, and writer, and reached the pinnacles of success thanks to her acute medical skills acquired through years of study and practice. A profound connoisseur of the practices then in use, she was also and above all an exceptional expert on the female body, whose pathologies she had studied, concentrating a lot of attention, in diagnosis and the identification of treatments, on hygiene and on the production of a therapeutic regime that gave excellent results. She transformed obstetrics and the whole world that revolved around female sexuality into a branch of medicine, thus fighting the prevailing prejudices that also persisted in the medical-surgical world. It was a special peculiarity of the Salerno School to open to women, both as students and as teachers, who became famous as the “Women of Salerno” (mulieres salernitanae). In the following centuries men tried to describe them as nurses, midwives, and make-up artists, because the value of women must always be diminished, fragmented, and obscured. But this did not reflect reality, those mulieres became medical doctors and practiced the profession like their male colleagues. Trotula's formidable nature was not only in being a doctor but an exceptionally good doctor. The young woman developed herself in this scientific and cultural climate and, in fact, gave rise to European gynecology. Other women inspired her - those who knew folk medicine, a synthesis of experiences and observations. Trotula soaked up and perfected that empirical knowledge. Sensitive and scrupulous, the Salerno doctor first of all devoted herself to the care of women. She knew they needed help but didn't dare ask for it, due to the taboos surrounding women's health. The remedies prescribed in the pages of her work De Mulierum Passionibus show the close connection that folk medicine and official medicine had for her. In her writings, the scientist wrote as if to an imaginary student. to explain the pathologies, show the evils and suggest the necessary precautions for the various treatments. Fumigations, bloodletting, purges, reductions, compounds and recipes were indicated as therapies to cure diseases.

The drugs she proposed, with meticulous attention to detail, allow us, today, to reconstruct her knowledge, including the benefits she derived from rare plants, grown in the gardens of the Salerno School. She extracted essences from these plants, then administered them in the form of suppositories, ovules, creams, and blends that she had produced by the Officine Vegetali, highly specialized herbalists. The meeting of cultures that mixed in Salerno, coming from all parts of the Mediterranean and from the East, constituted her medical universe. Professionally ready to help sick women, she never reserved her knowledge for the elites but, on the contrary, was available to those who turned to her, rich or poor, bringing comfort, working first of all on psychophysical well-being. Her lessons, simple and clear, spoke naturally about sexuality and contraception in a scientific but accessible and useful language. Summa qui dicitur Trotula is the great work of this Salerno medic. It was so important, as the most complete collection of information on women's medicine, that it was transcribed in hundreds of copies. Some 122 manuscript copies have survived to date, and about fifty manuscripts in other languages ​​are scattered in libraries across Europe. This complete work was divided into three parts which were also copied independently - Liber de Sinthomatibus Mulierum (Book of Women's Diseases), with information on gynecology and obstetrics; De Curis Mulierum (On Treatments for Women), dedicated to women's diseases and cosmetics; De Ornatu Mulierum (On Women's Cosmetics), specifically on cosmetics that had nothing to do with the frivolity of beauty but were the embodiment of health. Her studies, her researches, and her therapeutic successes echoed throughout the continent. Many cited her, wrote about her, and told about her so much that she became a legendary character in Geoffrey Chaucer's Canterbury Tales, where she is referred to as Dame Trot. In another instance, Olderico Vitale, in her Historia Ecclesiastica presents her in a dialogue with Rodolfo Malacorona, describing her as the only woman who possessed such high cultural level as to be able to discuss with the famous Norman doctor.

 

 

Medicine was her whole life, and was also for her family. She married the doctor Giovanni Plateario, a colleague of the Salerno School. They had two children, who also became doctors. She was perhaps born in 1030, she probably died in 1097. According to the chronicles of her time, a kilometer-long crowd accompanied her coffin at her funeral. She died a doctor, a beloved woman, a mythic figure, someone who has proven to be a legend.

 

Traduzione spagnola
Erika Incatasciato

 

La Escuela de Medicina de Salerno, excelente de nuestra Europa, debe mucho de su fama y grandiosidad a una mujer, Trotula de Ruggiero. A principios del segundo milenio, en un contexto de actividades cosmopolitas, dicha Escuela Médica fue un faro y una meta. Se dice que Trotula era hija de un noble que llegó a la ciudad con la corte del príncipe Arechi, y que su madre, cuyo nombre es desconocido, la guio en el mundo de los conocimientos. Famosa Médica de Salerno en el siglo XI, también fue filósofa, profesora, científica, escritora y llegó a la cumbre del éxito gracias a sus refinadas habilidades medicas adquiridas durante años de estudio y práctica. Profunda conocedora de la praxis en uso en aquel entonces, era sobre todo una excelente especialista del cuerpo femenino, cuyas patologías había estudiado, concentrando, durante el diagnósticó y la selección del tratamiento, gran parte de su atención en la higiene y en la producción de una cosmética terapéutica que le dieron resultados excelentes. Convirtió la obstetricia y todo lo que gira alrededor la sexualidad femenina en una rama de la Medicina peleando así contra los prejuicios dominantes que también existían en el mundo médico-quirúrgico. Era una peculiaridad especial de la Escuela de Salerno su apertura a las mujeres, tanto estudiantes como docentes, las famosas mulieres salernitanae. En los siglos siguientes, intentaron representarlas como enfermeras, obstétricas y maquilladoras, ya que el valor de las mujeres siempre se ha querido subestimar, fragmentar y oscurer, aunque en realidad no era así; dichas mulieres llegaban a ser médicas y ejercían su profesión al igual que sus colegas varones. Por lo tanto, la excepcionalidad de Trotula no residía solo en su ser médica sino en que era una médica muy buena, excelente. La joven se alimentó de este espíritu científico y cultural, y, de hecho, dio origen a la ginecología europea. Trotula se inspiró en otras mujeres que conocían la medicina popular, síntesis de experiencias y observaciones; se impregnó de todo ello y afinó aquellos saberes empíricos. Sensible y escrupulosa, la médica salernitana antes que nada se ocupó de las mujeres. Sabía que necesitaban ayuda, aunque no atrevían pedirla por los tabúes que rodean la salud femenina. Los remedios prescritos en las páginas de su obra De Mulierum Passionibus muestran la muy estrecha conexión que tuvieron para ella la medicina popular y la medicina oficial. En sus escritos, la científica se dirigía a un estudiante imaginario para explicar las enfermedades, mostrar las dolencias y sugerir medidas necesarias para los distintos tratamientos.

Fumigaciones, sangrías, purgas, reducciones, mixturas y prescripciones eran indicadas como terapias para eliminar las enfermedades. Los medicamentos que proponía, con minuciosa atención en los detalles, hoy en día permiten la reconstrucción de sus conocimientos, incluso los beneficios que ella obtenía de plantas raras, cultivadas en los jardines de la Escuela Salernitana, de las cuales extraía las esencias que luego suministraba en forma de supositorios, óvulos, cremas, mixturas que hacía realizar en las Officine vegetali, herbolarios altamente especializados. La mezcla de culturas de todos los extremos del Mediterráneo y de Oriente que se encontraban en Salerno constituyó su universo médico. Lista profesionalmente para ayudar a las mujeres enfermas, nunca reservó sus conocimientos para la élite, sino más bien estuvo a disposición de todas las mujeres que se dirigían a ella, ya fueran ricas o pobres, confortándolas y centrándose antes que nada en su bienestar psicofísico. Sus lecciones, simples y claras, hablaban con naturaleza de sexualidad y contraceptivos empleando un lenguaje científico a la vez accesible y provechoso. Summa qui dicitur Trotula es la obra magna de la médica Salernitana. Fue tan importante, pues es la colección más completa de información sobre la medicina de la mujer, que fue transcrita en cientos de ejemplares, de los cuales hoy en día sobreviven 122 ejemplares y unos cincuenta manuscritos en otras lenguas repartidos por las bibliotecas de toda Europa. Dicha obra completa se dividía en tres partes que también fueron copiadas de modo autónomo: Liber de sinthomatibus mulierum (Libro de las enfermedades de las mujeres), con información sobre ginecología y obstetricia; De curis Mulierum (Sobre los tratamientos para las mujeres), dedicado a las enfermedades de las mujeres y a la cosmética; De Ornatu Mulierum (sobre la cosmética de las mujeres), específicamente sobre la cosmética que nada tenía que ver con la frivolidad de la belleza, sino con la encarnación de la salud. La fama de sus estudios, investigaciones y éxitos terapéuticos se difundió en todo el continente de modo que muchos la citaban, la mencionaban y hablaban de ella hasta el punto de que se convirtió en un personaje legendario de los relatos de Canterbury de Goeffrey Chaucer quien la nombra dame Trot. Por otro lado, Olderico Vitale, en la Historia Ecclesiastica, la hace dialogar con Rodolfo Malacorona, describiéndola como la única mujer con una cultura suficiente como para poder debatir con el famoso médico normando.

 

 

La medicina fue toda su vida para ella y su familia. Se casó con el médico Giovanni Plateario, colega de la Escuela Salernitana, tuvieron dos hijos, también médicos. Posiblemente, nació en el 1030 y falleció en el 1097; según la crónica de la época, en su funeral una multitud kilométrica acompañó su féretro. Moria una médica, una mujer querida, un mito que alguien intentó convertir en leyenda.

Mary Papanikolau
Katerina Kapernarakou



Laura Dumitriu

 

Se non fosse stato per Andromache (Μache) Mavrogenous-Papanicolaou, centinaia di milioni di donne in tutto il mondo non sarebbero sopravvissute al tumore della cervice uterina. Andromache visse all’ombra di Georgios Papanicolaou – insigne scienziato e medico, citologo, ricercatore e inventore del Pap test – ma senza la sua partecipazione al lavoro di ricerca del marito gli sbalorditivi risultati ottenuti non sarebbero stati possibili. Preziosa compagna e sostenitrice per 52 anni, seguì Georgios Papanicolaou dalla Grecia agli Stati Uniti per realizzare il suo sogno, con abnegazione e assoluta devozione al suo lavoro. Negli Stati Uniti fu soprannominata “Mary” a causa delle difficoltà nel pronunciare il suo nome (Andromache in greco significa “colei che combatte contro gli uomini”). Nonostante il sostegno e i numerosi contributi offerti alla ricerca del marito, Andromache non firmò mai un documento di ricerca con il suo nome. Tuttavia, essa sostenne di non essersi mai pentita della propria scelta e, riferendosi al rapporto con Georgios, che ammirava infinitamente, affermò che «La luna non dà luce al sole».

L’inizio

Nata nel 1890 come Andromache Mavrogenous, apparteneva alla storica famiglia Mavrogenοus di Fanari, a Costantinopoli, che nel 1821 aveva partecipato attivamente alla Rivoluzione greca contro i turchi ottomani (Manto Mavrogenous, membro di spicco della famiglia ed eroina della Rivoluzione, che donò tutte le sue ricchezze per la liberazione dei greci, morendo in povertà, può aver ispirato Andromache). Andromache, donna assertiva e dinamica, dotata di coraggio e integrità, era ben educata, parlava francese e suonava il pianoforte. Incontrò Georgios Papanicolaou durante un'escursione a Kymi, sull'isola di Evia, in Grecia, dove la sua famiglia si trovava in vacanza. L'uomo rimase colpito dalla sua tenacia: Andromache continuò ad arrampicarsi sulla montagna che stava scalando insieme ad un gruppo di amici, nonostante la maggior parte di essi si fosse arresa a causa dei sentieri impervi dello Stoney. Non passò molto tempo prima che le chiedesse la mano, ponendo fin da subito le condizioni per la loro vita insieme, in cui il suo lavoro scientifico sarebbe stato sempre al primo posto e non avrebbe dovuto essere influenzato dal matrimonio. Le chiese di fare della ricerca lo scopo della loro vita, di non avere figli né responsabilità di madre, in modo che potesse essere disponibile in qualsiasi momento per aiutarlo a casa, in ufficio e in laboratorio. Lei accettò e nel 1910, quando Georgios completò gli studi in medicina, biologia e zoologia e conseguì un dottorato in biologia, si sposarono. Dopo un breve soggiorno in Francia e Germania, Georgios tornò in Grecia, dove fu chiamato a combattere nelle Guerre Balcaniche (1912-1913). In Grecia ebbe la possibilità di incontrare immigrati provenienti dagli Stati Uniti e comprese che proprio lì avrebbe potuto realizzare il suo sogno. Nel 1913 Mache e Georgios partirono per New York, nonostante nessuno dei due parlasse inglese, con solo 250 dollari, prerequisito per entrare nel Paese. Mache lavorò come sarta presso i grandi magazzini Gimbels per 5 dollari a settimana e in un negozio di alimentari. Georgios si impiegò in un negozio di tappeti e come giornalista presso il giornale greco Atlantis, prima di ottenere una posizione al Dipartimento di Patologia dell'Università di New York e poi al Dipartimento di Anatomia del Cornell University Medical College, dove Mache si unì a lui come tecnica non retribuita. Secondo la dottoressa Julie Kokkori, discendente di Georgios, «Mache rimase per 52 anni sua fedele compagna. All'inizio il loro percorso fu difficile, ma culminò in un lavoro scientifico riconosciuto in tutto il mondo. Diciamo spesso che dietro ogni grande invenzione si nasconde una grande donna. Mache era per Georgios l'anima celata del suo successo. Le donne che ogni giorno, in tutto il mondo, sopravvivono al tumore al collo dell'utero grazie al Pap test, sono grate sia alla sig.ra Papanicolaou che al dottor Papanicolaou».

 

 

La ricerca

Al Cornell University Medical College, Georgios ebbe la possibilità di osservare il ciclo di ovulazione, i disturbi ormonali e i casi di sterilità dei porcellini d’India ma, non essendo un medico clinico, non aveva accesso alle pazienti. Mache lo incoraggiò a sperimentare su di lei: per 21 anni si offrì volontaria come soggetto sperimentale affinché il marito potesse campionare e analizzare la sua cervice: «Non esisteva altra opzione per me che seguirlo all'interno del laboratorio, plasmando il mio modo di vivere sul suo». Senza il suo aiuto, la ricerca sul tumore della cervice uterina non sarebbe stata possibile. Grazie al contributo generoso della moglie, Georgios determinò che i cambiamenti mensili nell'ovulazione dei porcellini d'India si verificavano anche nelle donne. Ma Mache fece di più, organizzando una festa per alcune amiche che collaborarono alla ricerca accettando di far campionare la propria cervice. Dopo che ad una delle donne fu diagnosticato un tumore del collo dell’utero, Georgios portò il campione in laboratorio, osservando, con l'aiuto di un altro citologo, che le cellule cancerose erano effettivamente visibili: lui stesso ha ammesso che fu uno dei momenti più emozionanti della sua carriera. Ad oggi, il Pap test è ampiamente utilizzato come mezzo per la diagnosi precoce di tumori e altre malformazioni del sistema riproduttivo femminile. Si stima che tale strumento abbia ridotto dell’80% gli eventi fatali legati a queste cause. Secondo alcune ricerche, il Pap test è considerato il traguardo più significativo nel controllo del cancro nel XX secolo. Il dottor Papanicolaou era fermamente convinto che il test dovesse essere ampiamente diffuso e che il maggior numero possibile di medici dovesse essere istruito sul suo utilizzo. Georgios e Mache Papanicolaou accolsero con gioia ed entusiasmo ogni collega che chiese di essere addestrato nel loro laboratorio di Cornell. La dottoressa Neda Voutsa-Perdiki, loro allieva, nel libro che scrisse sui due coniugi, descrive Mache come una “vera roccia” per Georgios, sempre presente per ascoltarlo, fornirgli la sua opinione e sostenerlo: «Lei era tutta la sua vita. Lei era sempre orgogliosa di lui. E lui era sempre orgoglioso di lei». Nel 1957, dopo 44 anni di lavoro ininterrotto, la coppia decise di fare la sua prima vacanza in Grecia. Successivamente, nel 1961, Georgios trasferì l' attività di ricerca a Miami per fondare e organizzare l'Istituto di Ricerca sul Cancro, che prese il suo nome. Tuttavia, non riuscì a portare a termine la sua opera: il dottor Pap, come era stato soprannominato, morì infatti nel febbraio 1962. Mache Mavrogenous-Papanicolaou, ormai sola e infelice a causa della scomparsa del marito, rimase sempre devota al suo lavoro e all'umanità, fino alla morte, avvenuta nel 1982 all'età di 92 anni. Il Papanicolaou Cancer Research Institute e la ricerca scientifica sono stati i “figli” della coppia. Fedele alla visione del marito, Mache visitò l'Istituto ogni giorno, partecipando alle conferenze, monitorando i progressi della fondazione, promuovendo l'Atlante della Citologia, un'opera monumentale di Papanicolaou, e contribuendo in ogni modo possibile (anche vendendo i suoi ricami fatti a mano) ad ottenere finanziamenti per la ricerca. Nel 1969, l'American Cancer Society le conferì la Spada d'Oro della Speranza, simbolo della lotta contro il cancro, descrivendola come «la donna che ha aiutato l'umanità più di chiunque altro al mondo, ponendo come suo obiettivo di vita quello di aiutare tutte le donne sulla Terra». Georgios Papanicolaou ricevette in vita svariati premi, e in seguito francobolli in suo onore furono emessi in Grecia, Stati Uniti, Camerun e in altri Paesi. Da segnalare che il francobollo di Cipro è l'unico raffigurante entrambi i coniugi, nonostante il nome della moglie non sia menzionato. Nel 1978, durante la cerimonia per l'emissione del francobollo statunitense, Mache, rivolgendosi all'allora first lady Rosalyn Carter, disse: «Il dottor Papanicolaou è stato insignito di numerose onorificenze. La maggior parte gli sono state conferite dai suoi colleghi, che hanno lavorato in organizzazioni scientifiche. Penso che fosse degno di ciascuna di esse. Ma penso che avrebbe apprezzato l’emissione di questo francobollo più di ogni altra onorificenza, perché riflette il riconoscimento che gli è stato conferito da un'intera nazione (il Paese che lo ha adottato) e la gratitudine di tutta la popolazione statunitense. Non avrebbe potuto chiedere di più!».

Fonti:

Biografia: Andromache Mavrogenous-Papanicolaou
https://en.wikipedia.org/wiki/Andromachi_Papanikolaou
https://www.spandidos-publications.com/10.3892/etm.2019.7951.

Mache Papanicolaou (18901982), the dedicated companion of the great benefactor: An interview with Dr Julie Kokkori, one of the only living relatives of Dr George N. Papanicolaou Biografia: Georgios Papanicolaou
https://el.wikipedia.org/wiki/%CE%93%CE%B5%CF%8E%CF%81%CE%B3%CE%B9%CE%BF%CF%82_%CE%A0%CE%B1%CF%80%CE%B1%CE%BD%CE%B9%CE%BA%CE%BF%CE%BB%CE%AC%CE%BF%CF%85#cite_note-:2-10

Sito dedicato a vita e lavoro di Georgios Papanicolaou:
https://www.dr-pap.com/?page_id=2#.YNij5VQzbIU

Riviste: flowmagazine, Evelina Petriti, 1/10/2018 https://www.flowmagazine.gr/andromaxi_maurogenous_i_akourasti_skia_tou_georgiou_papanikolaou/2/

Georgios Papanicolaou General Hospital Thessaloniki, Archives https://web.archive.org/web/20160330191306/http://gpapanikolaou.gr/%CE%9D%CE%9F%CE%A3%CE%9F%CE%9A%CE%9F%CE%9C%CE%95%CE%99%CE%9F/%CE%92%CE%99%CE%9F%CE%93%CE%A1%CE%91%CE%A6%CE%99%CE%9A%CE%9F-%CE%93-%CE%A0%CE%91%CE%A0%CE%91%CE%9D%CE%99%CE%9A%CE%9F%CE%9B%CE%91%CE%9F%CE%A5.html

Estratto dell’articolo Lady Andromache (Mary) Papanicolaou: The Soul of Gynecological Cytopathology
https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S2213294514002178?via%3Dihub

 

Traduzione francese
Piera Negri

 

Sans Andromache (Μache) Mavrogenous-Papanicolaou, des centaines de millions de femmes dans le monde n'auraient pas survécu au cancer du col de l'utérus. Andromache a vécu dans l'ombre de Georgios Papanicolaou - scientifique et médecin distingué, cytologiste, chercheur et inventeur du Pap test - mais sans sa participation au travail de recherche du mari, les résultats étonnants obtenus n'auraient pas été possibles. Compagne et soutien précieux pendant 52 ans, elle a suivi Georgios Papanicolaou de la Grèce aux États-Unis pour réaliser son rêve, avec abnégation et dévouement absolu à son travail. Aux États-Unis, elle a été surnommée "Mary" en raison des difficultés à prononcer son nom (Andromaque en grec signifie "celle qui se bat contre les hommes"). Malgré le soutien et les nombreuses contributions offertes à la recherche de son mari, Andromaque n'a jamais signé aucun document de recherche portant son nom. Cependant, elle a affirmé n’avoir jamais regretté son choix et, se référant à sa relation avec Georgios, qu'elle admirait infiniment, elle a déclaré que "La lune ne donne pas de lumière au soleil".

Le début

Née en 1890 sous le nom d'Andromaque Mavrogenous, elle appartenait à la famille historique Mavrogenous de Fanari, à Constantinople, qui en 1821 avait activement participé à la Révolution grecque contre les Turcs ottomans (Manto Mavrogenous, membre éminent de la famille et héroïne de la Révolution, qui a fait don de toutes ses richesses pour la libération des Grecs, mourant dans la misère, a peut-être inspiré Andromaque). Andromaque, une femme sûre de soi, dynamique, douée de courage et d'intégrité, était bien éduquée, parlait français et jouait du piano. Elle a rencontré Georgios Papanicolaou lors d'une excursion à Kymi, sur l'île d'Eubée, en Grèce, où sa famille était en vacances. L'homme fut frappé par sa ténacité : Andromaque continua à gravir la montagne qu'elle escaladait avec un groupe d'amis, malgré a plupart d'entre eux avait abandonné en raison des sentiers inaccessibles du Stoney. Il ne tarda pas à lui demander sa main, fixant immédiatement les conditions de leur vie commune, dans laquelle son travail scientifique aurait toujours été en premier et n'aurait pas dû être influencé par le mariage. Il lui a demandé de faire de la recherche le but de sa vie, de ne pas avoir d'enfants ni de responsabilités maternelles, afin qu'elle puisse être disponible à tout moment pour l'aider à la maison, au bureau et au laboratoire. Elle accepta et en 1910, lorsque Georgios termina ses études de médecine, de biologie et de zoologie et obtint un doctorat en biologie, ils se marièrent. Après un court séjour en France et en Allemagne, Georgios retourne en Grèce, où il est appelé à combattre dans les guerres balkaniques (1912-1913). En Grèce, il eut l'occasion de rencontrer des immigrants des États-Unis et il comprit que c'était là qu'il aurait pu réaliser son rêve. En 1913, Mache et Georgios partent pour New York, bien qu'aucun ne parlait anglais, avec seulement 250 dollars, condition préalable à l'entrée dans le pays. Mache a travaillé comme couturière au grand magasin Gimbels pour 5 $ par semaine et dans une épicerie. Georgios a travaillé dans un magasin de tapis et comme reporter pour le journal grec Atlantis, avant d'obtenir un poste au département de pathologie de l'université de New York et puis au département d'anatomie du Cornell University Medical College, où Mache l'a rejoint en tant que technicienne non rémunérée. Selon la doctoresse Julie Kokkori, descendante de Georgios, « Mache est restée sa fidèle compagne pendant 52 ans. Leur chemin a été difficile au début, mais il a abouti à des travaux scientifiques mondialement reconnus. On dit souvent que derrière chaque grande invention se cache une grande femme. Mache était pour Georgios l'âme cachée de son succès. Les femmes qui survivent chaque jour au cancer du col de l'utérus grâce à un Pap test partout dans le monde sont reconnaissantes à la fois à Mme Papanicolaou et au Dr Papanicolaou.

 

 

La recherche

Au Cornell University Medical College, Georgios eut l'occasion d'observer le cycle de l'ovulation, les troubles hormonaux et les cas d'infertilité chez le cobaye mais, n'étant pas médecin clinicien, il n'avait pas accès aux patientes. Mache l'a encouragé à expérimenter sur elle : pendant 21 ans, elle s'est portée volontaire comme sujet expérimental pour que son mari pouvait prélever et analyser son col : « Il n'y avait pas d'autre choix pour moi que de le suivre à l'intérieur du laboratoire, façonnant mon mode de vie sur le sien". Sans son aide, la recherche sur le cancer du col de l'utérus n'aurait pas été possible. Grâce à la généreuse contribution de sa femme, Georgios a déterminé que des changements mensuels dans l'ovulation du cobaye se produisaient également chez les femmes. Mais Mache a fait plus, organisant une fête pour des amies qui ont collaboré à la recherche en acceptant de se faire échantillonner le col de l'utérus. Après qu'une des femmes ait été diagnostiquée d'un cancer du col de l'utérus, Georgios a apporté l'échantillon au laboratoire, observant, avec l'aide d'un autre cytologiste, que les cellules cancéreuses étaient bien visibles : il a lui-même admis qu'il était l'un des moments les plus excitants de sa carrière. À ce jour, le Pap test est largement utilisé comme moyen de détection précoce des cancers et autres malformations de l'appareil reproducteur féminin. On estime que cet outil a réduit de 80 % les événements mortels liés à ces causes. Selon certaines recherches, le Pap test est considéré comme l'étape la plus importante dans la lutte contre le cancer au 20e siècle. Le Dr Papanicolaou a insisté sur le fait que le test devait être généralisé et que le plus grand nombre possible de médecins devait être formé à son utilisation. Georgios et Mache Papanicolaou ont accueilli chaque collègue qui demandait à être formé dans leur laboratoire de Cornell avec joie et enthousiasme. La doctoresse Neda Voutsa-Perdiki, leur élève, dans le livre qu'elle a écrit sur le couple, décrit Mache comme un « vrai roc » pour Georgios, toujours là pour l'écouter, lui donner son avis et le soutenir : « Elle était toute sa vie. Elle a toujours été fière de lui. Et il a toujours été fier d'elle." En 1957, après 44 ans de travail ininterrompu, le couple décide de prendre ses premières vacances en Grèce. Plus tard, en 1961, Georgios a déplacé l'activité de recherche à Miami pour fonder et organiser l'Institut de Recherche sur le Cancer, qui a pris son nom. Cependant, elle ne peut achever son œuvre : le docteur Pap, comme on l'avait surnommé, meurt en février 1962. Mache Mavrogenous-Papanicolaou, désormais seule et malheureuse à cause de la disparition de son mari, reste toujours dévouée à son travail et à l'humanité jusqu'à sa mort en 1982 à l'âge de 92 ans. Le Papanicolaou Cancer Research Institute et la recherche scientifique étaient les "enfants" du couple. Fidèle à la vision de son mari, Mache visitait l'Institut tous les jours, assistait à des conférences, surveillait les progrès de la fondation, faisait la promotion de l'Atlas de la Cytologie, une œuvre monumentale de Papanicolaou, et contribuait de toutes les manières possibles (y compris en vendant ses broderies faites à la main) pour obtenir des financements pour la recherche. En 1969, l'American Cancer Society lui a décerné l'Epée d'Or de l'Espoir, symbole de la lutte contre le cancer, la décrivant comme "la femme qui a aidé l'humanité plus que quiconque dans le monde, en faisant son objectif de vie d'aider toutes les femmes de la Terre ». Georgios Papanicolaou a reçu plusieurs prix au cours de sa vie, et plus tard des timbres en son honneur ont été émis en Grèce, aux États-Unis, au Cameroun et dans d'autres pays. Il convient de noter que le timbre-poste Chypriote est le seul représentant les deux époux, bien que le nom de l'épouse ne soit pas mentionné. En 1978, lors de la cérémonie d'émission du timbre-poste américain, Mache, s'adressant à la first lady, Rosalyn Carter, a déclaré : «Le docteur Papanicolaou a reçu de nombreuses distinctions. La plupart lui ont été décernés par ses collègues, qui ont travaillé dans des organisations scientifiques. Je pense que c'était digne de chacun d'eux. Mais je pense qu'il aurait apprécié l'émission de ce timbre plus que tout autre honneur, car il reflète la reconnaissance qui lui a été accordée par toute une nation (le pays qui l'a adopté) et la gratitude de toute la population américaine. Il n'aurait pas pu demander mieux !»

Sources:

Biographie: Andromache Mavrogenous-Papanicolaou
https://en.wikipedia.org/wiki/Andromachi_Papanikolaou
https://www.spandidos-publications.com/10.3892/etm.2019.7951.

Mache Papanicolaou (1890-1982), the dedicated companion of the great benefactor: An interview with Dr Julie Kokkori, one of the only living relatives of Dr George N. Papanicolaou Biographie Georgios Papanicolaou https://el.wikipedia.org/wiki/%CE%93%CE%B5%CF%8E%CF%81%CE%B3%CE%B9%CE%BF%CF%82_%CE%A0%CE%B1%CF%80%CE%B1%CE%BD%CE%B9%CE%BA%CE%BF%CE%BB%CE%AC%CE%BF%CF%85#cite_note-:2-10

Sito dedicato a vita e lavoro di Georgios Papanicolaou:
https://www.dr-pap.com/?page_id=2#.YNij5VQzbIU

Riviste: flowmagazine, Evelina Petriti, 1/10/2018 https://www.flowmagazine.gr/andromaxi_maurogenous_i_akourasti_skia_tou_georgiou_papanikolaou/2/

Georgios Papanicolaou General Hospital Thessaloniki, Archives https://web.archive.org/web/20160330191306/http://gpapanikolaou.gr/%CE%9D%CE%9F%CE%A3%CE%9F%CE%9A%CE%9F%CE%9C%CE%95%CE%99%CE%9F/%CE%92%CE%99%CE%9F%CE%93%CE%A1%CE%91%CE%A6%CE%99%CE%9A%CE%9F-%CE%93-%CE%A0%CE%91%CE%A0%CE%91%CE%9D%CE%99%CE%9A%CE%9F%CE%9B%CE%91%CE%9F%CE%A5.html

Extrait de l’article Lady Andromache (Mary) Papanicolaou: The Soul of Gynecological Cytopathology https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S2213294514002178?via%3Dihub

 

Traduzione inglese
Chiara Rayan

 

Were it not for Andromache (Μache) Mavrogenous -Papanicolaou, hundreds of millions of women around the world would not have been saved from cervical cancer and death. She lived in the shadow of Georgios Papanicolaou, a distinguished scientist and doctor, cytologist, researcher and inventor of the Pap test. However, without her own participation in his research work, the amazing results would not have been possible. A valuable companion and supporter for 52 years, with self-denial and complete devotion to the work of Georgios Papanicolaou, she followed him from Greece to the United States to fulfill his dream. There, because of difficulties in pronouncing her name Andromache, she was renamed as “Mary” (Andromache in Greek means whom she fights against men). Although she supported him in his research so that he could sample and smear her own cervix in order to use for and articulate the Pap test, she never signed a research paper herself. As she had stressed: "I never regretted my choice." Referring to her relationship with Georgios, whom she infinitely admired, she said: "The moon does not give light to the sun".

The beginning

Born Andromache Mavrogenous, she came from the historic Mavrogenοus family in Fanari in Constantinople, which actively participated in the 1821 Greek Revolution against the Ottoman Turks. (Manto Mavrogenous, a prominent member of the family and heroine of the Revolution, who donated all her wealth for the liberation of Greeks and died penniless, may well have inspired Andromache). Andromache was well educated, spoke French and played the piano. She was an assertive and dynamic woman, with courage and integrity. She met Georgios Papanicolaou on an excursion to Kymi, his family home on Evia island, Greece, where her family was on vacation. With a group of friends, they decided to climb the mountain, but most of them gave up after a while, because their shoes were being torn apart by the stoney paths. Andromache, however, kept on climbing. Georgios Papanicolaou was impressed. It was not long before he proposed to her, setting conditions for their life together, so that his scientific work would be prioritized and not be affected by the marriage. He asked her to make research the goal of their lives, not to have children and responsibilities as a mother, so that she could be available at any time to help him at home, in the office and in the laboratory. She accepted and they got married in 1910, by when Georgios had completed his studies in Medicine, Biology and Zoology and received a doctorate in Biology. After a short stay in France and Germany, Georgios returned to Greece, was called up and fought in the Balkan Wars (1912-1913). There he met Greek immigrants from the US and realized that he had to get there to make his dream come true. In 1913 Mache and Georgios departed to New York, although neither of them spoke English. They had just $ 250, which was a prerequisite for entering the country. Mache started working as a seamstress at the Gimbels department store for $5 a week, and at a grocery store to earn a living. Georgios took various jobs, working as an employee in a carpet shop and a journalist for the Greek newspaper ATLANTIS, before obtaining a position at New York University’s Pathology Department and then at Cornell University Medical College’s Anatomy Department. There, Mache joined him as an unpaid technician. According to G. Papanicolaou's descendant, Dr Julie Kokkori, "Mache remained for 52 years his devoted companion. At the beginning, this path was full of difficulties, but ended up to a scientific work recognized worldwide. We are used to say that behind every great invention is a great woman. Mache was for Georgios the hidden soul of his success. Women who survive cervical cancer due to the Pap smear test, globally feel grateful to both Mrs. and Dr Papanicolaou, indeed”.

 

 

Research

At Cornell, Georgios was observing the ovulation cycle, hormonal disorders and sterility of guinea pigs, but since he was not a clinician, he lacked access to patients. Mache encouraged him to experiment on her. For 21 years she volunteered as an experimental subject for her husband so he could sample and smear her cervix. “There was no other option for me but to follow him inside the lab, making his way of life mine,” she is quoted as saying. Without her help, cervical cancer research would not have been possible. Through his wife’s volunteering, Georgios identified that the monthly changes in ovulation of guinea pigs occur in women as well. Mache did something else too. She held a party for some female friends, who agreed to have their own cervixes sampled. After one of these women was later diagnosed with cervical cancer, Georgios took her sample back to the lab and, with the help of another cytologist, determined that the cancerous cells were indeed visible on the sample. It was, he admitted, one of the most thrilling moments of his career. To date, the Pap test is widely used as a means of early detection of cancer and other malformations in the female reproductive system. It is estimated that it has reduced fatalities from these causes by up to 80%. By some accounts, the Pap test is considered the most important achievement in cancer control in the 20th century. Dr Papanicolaou firmly believed that the Pap test should be disseminated and as many doctors as possible should be trained. Georgios and Mache Papanicolaou welcomed with joy and enthusiasm any young physician who would ask to be trained by them at their laboratory in Cornell. Dr Neda Voutsa -Perdiki, a student of Dr Papanicolaou in her book about him and his wife, describes Mache as a "real rock" for Georgios Papanicolaou, who she was always there to listen to him, to tell him her opinion, to support him. “She was his whole life. She was always proud of him. And he was always proud of her’’. In 1957 the couple decided to take their first ever vacation to Greece after 44 years of uninterrupted work and continuous effort. Ιn 1961 Georgios moved his research activity to Miami in order to organize and undertake the Cancer Research Institute, which took his name as a sign of respect. But he did not manage to take it on. Dr Pap, as he was called, passed away in February 1962. Although Mache’s life now was difficult, lonely and miserable without her partner, Mache Mavrogenous -Papanicolaou remained devoted to his work and humanity until she passed away in 1982 at the age of 92. The Papanicolaou Cancer Research Institute and the research were the "children" of the couple. Following Georgios Papanicolaou’s vision, she visited the Institute every day, taking part in conferences, monitoring the progress of the foundation, promoting the Atlas of Cytology, a monumental work of Papanicolaou, and contributing in any possible way to get research funding, including selling her handmade embroideries for the cause. In 1969, the American Cancer Society awarded Mache Mavrogenous - Papanicolaou the Golden Sword of Hope, a symbol of the anti-cancer struggle, describing her as "the only woman who helped humankind as much as anyone in the world, setting as her life goal to help all women on earth." A film about her life is being made. Georgios Papanicolaou received many awards and stamps were issued to honour him in Greece, the USA and Cyprus, as well as Cameroon and other countries. Cyprus’ stamp is the only one with a depiction of both Georgios and Mache Papanicolaou, although her name is not mentioned. In 1978, at the ceremony for the issue of the stamp in the USA, Mache, addressing the then First Lady, Rosalyn Carter, said inter alia: "Dr Papanicolaou was honoured with many distinctions. Most of them were given to him by his colleagues who worked in scientific organizations. I think he was worth each of them. But I think he would have appreciated the issue of this stamp more than any other distinction, because it reflects the tribute paid to him by an entire nation (the country that adopted him) and the gratitude of the entire US population. He could not have asked for more! "

 

Sample Sources

Biography: Andromache Mavrogenous- Papanicolaou
https://en.wikipedia.org/wiki/Andromachi_Papanikolaou
https://www.spandidos-publications.com/10.3892/etm.2019.7951.

Mache Papanicolaou (1890-1982), the dedicated companion of the great benefactor: An interview with Dr Julie Kokkori, one of the only living relatives of Dr George N. Papanicolaou
Magazine: flowmagazine, Evelina Petriti, 1/10/2018 https://www.flowmagazine.gr/andromaxi_maurogenous_i_akourasti_skia_tou_georgiou_papanikolaou/2/

Georgios Papanicolaou General Hospital Thessaloniki, Archives https://web.archive.org/web/20160330191306/http://gpapanikolaou.gr/%CE%9D%CE%9F%CE%A3%CE%9F%CE%9A%CE%9F%CE%9C%CE%95%CE%99%CE%9F/%CE%92%CE%99%CE%9F%CE%93%CE%A1%CE%91%CE%A6%CE%99%CE%9A%CE%9F-%CE%93-%CE%A0%CE%91%CE%A0%CE%91%CE%9D%CE%99%CE%9A%CE%9F%CE%9B%CE%91%CE%9F%CE%A5.html

Εxtract from the article, Lady Andromache (Mary) Papanicolaou: The Soul of Gynecological Cytopathology https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S2213294514002178?via%3Dihub

Biography: Georgios Papanicolaou
https://el.wikipedia.org/wiki/%CE%93%CE%B5%CF%8E%CF%81%CE%B3%CE%B9%CE%BF%CF%82_%CE%A0%CE%B1%CF%80%CE%B1%CE%BD%CE%B9%CE%BA%CE%BF%CE%BB%CE%AC%CE%BF%CF%85#cite_note-:2-10

Site dedicated to Georgios Papanicolaou’s bios and work:
https://www.dr-pap.com/?page_id=2#.YNij5VQzbIU

 

Traduzione spagnola
Erika Incatasciato

 

Si no fuera por pu, cientos de millones de mujeres de todo el mundo no habrían sobrevivido al cáncer de cuello uterino. Andrómaca vivió a la sombra de Georgios Papanicolau –ilustre científico y médico, citólogo, investigador e inventor de la prueba de Papanicolau– pero sin su participación en el trabajo de investigación de su marido los excelentes resultados logrados no hubieran sido posibles. Valiosa compañera y seguidora durante 52 años, siguió a Georgios Papanicolau desde Grecia a los Estados Unidos para realizar su sueño, con abnegación y absoluta devoción a su trabajo. En los Estados Unidos era conocida como “Mary” debido a las dificultades para pronunciar su nombre (en griego Andrómaca significa “La que lucha contra los hombres”). A pesar de su apoyo y numerosas contribuciones ofrecidas a la investigación del marido, Andrómaca nunca firmó un documento de investigación con su nombre. Sin embargo, ella afirmó que nunca se arrepintió de su decisión y, al referirse a su relación con Georgios, que admiraba inmensamente, afirmó que “La luna no da luz al sol”.

El Principio

Nacida en el 1890 como Andrómaca Mavrogenous, pertenecía a la histórica familia Mavrogenous de Fanari, en Constantinopla, la cual en el 1821 participó activamente en la Revolución griega contra el imperio otomano (Manto Mavrogenous, miembro prominente de la familia y heroína de la Revolución, que donó todas su fortuna para la liberación de los griegos, muriendo en la pobreza, podría haber inspirado a Andrómaca). Andrómaca, mujer asertiva y dinámica, dotada de valor e integridad, recibió una buena educación, hablaba francés y tocaba el piano. Conoció a Georgios Papanicolau durante una excursión a Kymi, en la Isla de Evia, en Grecia, donde su familia estaba de vacaciones. El hombre quedó impresionado por su tenacidad: Andrómaca siguió escalando la montaña, que estaba escalando con sus amigos, a pesar de que la mayoría de ellos se hubieran rendido por las dificultades de los caminos de Stoney. No tardó mucho en pedirle la mano, aclarando desde el principio las condiciones para su vida juntos, en la cual su trabajo científico siempre estaría en el primer lugar y nunca debería verse afectado por el matrimonio. Le pidió que la investigación fuera el objetivo de sus vidas, que no tuviera hijos ni responsabilidades de madre, para poder estar disponible en cualquier momento para ayudarlo en casa, en la oficina y en el laboratorio. Ella aceptó y en el 1910, cuando Georgios terminó los estudios de Medicina, biología y zoología y obtuvo el doctorado en biología, se casaron. Tras una breve estancia en Francia y Alemania, Georgios regresó a Grecia, donde fue llamado a luchar en las Guerras Balcánicas (1912-1913). En Grecia tuvo la oportunidad de conocer algunos inmigrados provenientes de Estados Unidos y se dio cuenta de que justamente allí podría realizar su sueño. En el 1913, Andrómaca y Georgios viajaron a Nueva York, sin hablar inglés y con solo 250 dólares, condición previa para entrar en el país. Ella trabajó como modista en los grandes almacenes Gimbels por 5 dólares a la semana y en un supermercado. Georgios se empleó en una tienda de alfombras y como periodista para el periódico Griego Atlantis antes de obtener un puesto en el Departamento de Patología de la Universidad de Nueva York y luego en el Departamento de Anatomía del Cornell University Medical College, donde Andrómaca se unió a él como técnica no remunerada. Según la doctora Julia Kokkori, descendiente de Georgios, “Andrómaca fue su fiel compañera durante 52 años. Al principio su camino fue difícil, pero culminó en un trabajo científico reconocido en todo el mundo. A menudo decimos que detrás de un gran invento se esconde una gran mujer. Andrómaca era el alma oculta del éxito de Georgios. Las mujeres que cada día, en todo el mundo, sobreviven al cáncer de cuello uterino gracias a la Prueba de Papanicolau, están agradecidas tanto a la señora Papanicolau como al doctor Papanicolau”.

 

 

La investigación

En el Cornell University Medical College, Georgios tuvo la oportunidad de observar el ciclo de ovulación, los trastornos hormonales y los casos de esterilidad de los conejillos de Indias pero, al no ser un médico clínico, no tenía acceso a las pacientes. Andrómaca lo animó a experimentar con ella: durante 21 años se ofreció voluntariamente como sujeto experimental para que su marido pudiera tomar muestras de su cérvix y analizarla: “No había otra opción para mí que seguirlo en el laboratorio, moldeando mi manera de vivir a la suya”. Sin su ayuda, la investigación sobre el cáncer de cuello uterino no hubiera sido posible. Gracias a la generosa contribución de su esposa, Georgios determinó que los cambios mensuales en la ovulación de los conejillos de Indias ocurrían también en las mujeres. Pero Andrómaca hizo más, organizó una fiesta para algunas amigas, que colaboraron en la investigación aceptando que se tomaran muestras de su cérvix. Después de que a una de aquellas mujeres le fue diagnosticado el cáncer de cuello uterino, Georgios llevó la muestra al laboratorio, observando, con la ayuda de otro citólogo, que las células cancerígenas eran perfectamente visibles: él mismo admitió que fue uno de los momentos más emocionantes de su carrera. Hoy en día, la prueba de Papanicolau es ampliamente utilizada como método de diagnóstico precoz de tumores y otra malformaciones del sistema reproductivo femenino. Se estima que dicho método haya reducido del 80% los desenlaces fatales conectados con estas causas. Según ciertos estudios, la prueba de Papanicolau es considerada el logro más significativo para detectar el cáncer en el siglo XX. El doctor Papanicolau estaba convencido de que la prueba debía ser ampliamente difundida y que había que formar el mayor número posible de médicos para su uso. Georgios y Andrómaca Papanicolau recibieron con alegría y entusiasmo cada colega que les pidió ser formado en su laboratorio de Cornell. La doctora Neda Voutsa-Perdiki, alumna suya, en su libro escribi´o sobre los dos cónyuges y describió a Andrómaca como una “verdadera roca” para Georgios, siempre disponible a escucharlo, ofrecerle su opinión y apoyarlo: “Ella era toda su vida. Ella siempre estaba orgullosa de él. Y él siempre estaba orgulloso de ella”. En el 1957, tras 44 años de trabajo ininterrumpido, la pareja decidió ir de vacaciones por primera vez a Grecia. Luego, en el 1961, Georgios trasladó su actividad de investigación a Miami para fundar y organizar el Instituto de Investigaciones sobre el Cáncer, que tomó su nombre. Sin embargo, no pudo completar su trabajo: el doctor Pap, como era conocido, en efecto murió en febrero de 1962. Andrómaca Mavrogenous-Papanicolau, ahora sola e infeliz por la pérdida de su marido, permaneció siempre fiel a su trabajo y a la humanidad, hasta su muerte, ocurrida en 1982, a la edad de 92 años. El Papanicolau Cancer Research Institute y la investigación científica fueron los “hijos” de la pareja. Fiel a la visión del marido, Andrómaca visitó el Instituto todos los días, asistiendo a las conferencias, supervisando los progresos de la fundación, promoviendo el Atlas Citológico, una obra monumental de Papanicolau, y contribuyendo de cualquier manera posible (también vendiendo su bordados a mano) a la financiación de la investigación. En el 1969, la American Cancer Society le confirió la Espada de Oro de la Esperanza, emblema de la lucha contra el cáncer, calificándola como “la mujer que ha ayudado a la humanidad más que nadie en el mundo, teniendo como objetivo de su vida el de ayudar a todas las mujeres de la Tierra”. Georgios Papanicolau recibió varios premios, y luego lo algunos sellos emitidos en su honor en Grecia, Estados Unidos, Camerún y en otros países. Hay que señalar que el sello de Chipre es el único que representa a ambos cónyuges, a pesar de que el nombre de la esposa no se mencione. En el 1978, durante la ceremonia de emisión del sello estadounidense, Andrómaca, dirigiéndose a la entonces primera dama Rosalyn Carter, dijo: “El Doctor Papanicolau fue galardonado con numerosos reconocimientos. La mayoría le fueron otorgados por su colegas, que trabajaron en organizaciones científicas. Pienso que era digno de cada de ellos. Pero creo que apreciaría más la emisión de este sello postal que otro honor, ya que refleja la acreditación que le dio toda una nación (El país que lo ha adoptado) y la gratitud de toda la población estadounidense. ¡No podía pedir más!”.

 

Isala Von Diest
Elisabetta Uboldi



Laura Dumitriu

 

Anne Catherine Albertine Isala Van Diest, conosciuta semplicemente come Isala, nacque a Lovanio, in Belgio, il 7 maggio del 1842. Suo padre era uno stimato chirurgo e ostetrico e sua madre era una donna dalla mentalità molto aperta che frequentava ambienti riformisti e moderni: si recava spesso in viaggio in Inghilterra e permise al figlio e alle figlie di entrare in contatto con la società progressista e femminista inglese fin dalla tenera età. I genitori decisero di impartire la stessa istruzione alle femmine e all’unico maschio, che morì prematuramente: in seguito alla morte del fratello, Isala decise di diventare medica per portare avanti il lavoro di suo padre. Per accedere alla Facoltà di Medicina era però necessario avere una buona istruzione di secondo grado, che in Belgio era proibita alle donne, quindi fu costretta a trasferirsi a Berna, in Svizzera, dove ottenne il diploma. Tornata in patria, nel 1873, presentò la domanda per iscriversi alla Facoltà di Medicina presso l’Università di Lovanio. Mai prima d’ora una ragazza aveva osato tanto e infatti lasciò spiazzato il rettore, monsignor Namèche, che le propose di diventare ostetrica: non avrebbe avuto bisogno di ottenere il diploma universitario e avrebbe svolto una professione più confacente ad una donna. Ai tempi l’ostetrica era una figura subordinata al medico e non poteva utilizzare alcun tipo di ferro chirurgico, motivo per il quale Isala rifiutò categoricamente. Nonostante il suo Paese d’origine le impedisse di studiare medicina, Isala non si arrese e tornò di nuovo in Svizzera, dove nel 1876 ottenne il dottorato in Scienze Naturali e nel 1879 si laureò in Medicina con una tesi sullo stato dell’igiene nelle carceri. Oltre ad essere femminista, era molto interessata al tema dei diritti delle persone detenute ed era fortemente a favore di una riforma del sistema penitenziario. Una volta ottenuto il diploma universitario, si trasferì in Inghilterra dove lavorò come medica per diverso tempo nel Nuovo Ospedale per le Donne di Anderson.

 

Nonostante la sua carriera già avviata in Inghilterra, nel 1882 decise di far ritorno in Belgio, ma una nuova sfida la attendeva: la sua laurea non era riconosciuta all’interno del Paese e dovette sostenere ulteriori esami presso l’Università di Bruxelles, che da poco tempo aveva aperto i battenti anche alle donne. Per Isala non fu facile inserirsi come donna in un ambiente prettamente maschile: era costretta ad accedere all’università dalle entrate secondarie, seguire le lezioni dalla porta e sopportare gli scherni dei colleghi maschi che talvolta arrivarono persino a tirarle delle pietre, pur di non vederla in aula con loro. Superate anche queste angherie, nel 1883 ottenne finalmente il diploma di dottoressa in medicina, chirurgia ed ostetricia. Sebbene fosse finalmente in possesso del titolo di studio belga, dovette attendere il regio decreto del 1884, emesso appositamente per lei, con il quale le si dava la possibilità di esercitare la medicina, nonostante fosse una donna. Lavorò fin da subito come ginecologa per Le Refuge, una casa di accoglienza per ex-prostitute a Bruxelles. Dopo essere entrata in contatto con le vittime della tratta e aver visto le immani violenze commesse su donne giovani, sole e inermi, Isala si disse fortemente contraria alla prostituzione e si batté duramente affinché venisse abolita. Data la sua storia personale di donna discriminata e derisa per le sue ambizioni, nel 1890 decise di fondare la Lega belga per i Diritti delle Donne, insieme a Marie Popelin, anch’essa vittima di discriminazioni di ogni sorta per aver lottato affinché le donne potessero diventare avvocate. Marie fu la prima donna belga ad ottenere il dottorato in Giurisprudenza, ma non le fu mai permesso di sostenere l’esame per l’avvocatura. Diverse riviste satiriche la raffigurarono intenta ad allattare mentre si trovava in Tribunale, oppure dipinsero il marito sottomesso, nel goffo tentativo di svolgere le mansioni domestiche. La Lega era composta sia da donne che da uomini, il cui intento era quello di redigere petizioni e proposte di legge, perorando la causa dell’uguaglianza e il rispetto tra i generi; organizzò anche due conferenze femministe internazionali, nel 1897 e nel 1912, riuscendo ad ottenere diversi successi, tra cui alcuni diritti di proprietà per le donne sposate. Fu anche grazie alle strenue battaglie della Lega che le donne vennero ammesse all’avvocatura nel 1920, ma Marie Popelin non poté gioirne, poiché morì ben sette anni prima.

Andò diversamente per Isala che nel 1886 lasciò Le Refuge e riuscì ad aprire il suo ambulatorio, in cui si occupò per lo più di donne e bambini delle comunità inglese e americana a Bruxelles. Solo nel 1890, anno in cui il Belgio riconobbe alle donne la possibilità di diventare medica e farmacista, iniziò a ricevere anche pazienti belgi, poiché in quanto donna non era vista di buon occhio dai suoi concittadini. Nel 1902, all’età di 60 anni, fu costretta a ritirarsi dalla professione a causa dell’insorgenza di gravi problemi di vista che le impedivano di svolgere il suo lavoro. Si ritirò a Knokke, dove passò gli ultimi anni della vita, e morì a Ixelles il 6 febbraio 1916. Nel 2011, centenario della Giornata internazionale della donna, il Belgio decise di emettere una moneta commemorativa da 2€, in ricordo di queste due grandi personalità femminili. Il 3 maggio dello stesso anno la moneta raffigurante le effigi di Isala Van Diest e Marie Popelin venne messa in circolazione in ben cinque milioni di copie. Per la prima volta su una moneta belga comparvero donne non appartenenti alla famiglia reale.

 

 

Traduzione francese
Joelle Rampacci

 

Anne Catherine Albertine Isala Van Diest, connue simplement sous le nom d'Isala, est née à Louvain, en Belgique, le 7 mai 1842. Son père était un chirurgien et obstétricien estimé et sa mère était une femme très ouverte d'esprit qui fréquentait les cercles réformistes et modernes : elle voyageait souvent en Angleterre et permettait à son fils et à ses filles d'entrer en contact avec la société anglaise progressiste et féministe dès leur plus jeune âge. Les parents décident de donner la même éducation aux filles et à l'unique garçon, décédé prématurément : suite au décès de son frère, Isala décide de devenir médecin pour poursuivre l'œuvre de son père. Pour entrer à la faculté de médecine, il fallait toutefois avoir un bon niveau d'études secondaires, ce qui était interdit aux femmes en Belgique, si bien qu'elle est contrainte de se rendre à Berne, en Suisse, où elle obtient son diplôme. De retour chez elle, en 1873, elle demande à intégrer la faculté de médecine de l'université de Louvain. Jamais auparavant une fille n'avait osé faire autant, et elle surprend même le recteur, Monseigneur Namèche, qui lui suggére de devenir sage-femme : elle n'aurait pas besoin d'obtenir un diplôme universitaire et aurait une profession plus adaptée à une femme. À l'époque, la sage-femme était subordonnée au médecin et ne pouvait utiliser aucune sorte de fer chirurgical, ce qui explique le refus catégorique d'Isala. Malgré le fait que son pays d'origine l'empêche d'étudier la médecine, Isala n'abandonne pas et retourne en Suisse. En 1876, elle obtient un doctorat en sciences naturelles et en 1879, un diplôme de médecine avec une thèse sur l'état d'hygiène dans les prisons. En plus d'être féministe, elle s'intéresse beaucoup aux droits des prisonniers et elle est très favorable à la réforme du système pénitentiaire. Après avoir obtenu son diplôme universitaire, elle s'installe en Angleterre où elle travaille comme médecin pendant quelque temps au New Anderson Hospital for Women.

 

 

Malgré sa carrière en Angleterre, elle décide de rentrer en Belgique en 1882, mais un nouveau défi l'attend : son diplôme n'est pas reconnu dans le pays et elle doit passer de nouveaux examens à l'université de Bruxelles, qui vient d'ouvrir ses portes aux femmes. Il n'a pas été facile pour Isala de s'intégrer en tant que femme dans un environnement dominé par les hommes : elle a été obligée d'entrer dans l'université par les portes secondaires, d'assister aux cours par la porte et de subir les railleries de ses collègues masculins qui, parfois, lui jetaient même des pierres pour ne pas la voir en classe avec eux. Une fois ce harcèlement surmonté, elle obtient finalement le titre de docteur en médecine, chirurgie et obstétrique en 1883. Si elle obtient finalement le diplôme belge, elle doit attendre l'arrêté royal de 1884, émis spécialement pour elle, qui lui permet d'exercer la médecine malgré son statut de femme. Elle commence immédiatement à travailler comme gynécologue dans Le Refuge, un foyer pour anciennes prostituées à Bruxelles. Après avoir été en contact avec des victimes de la traite des êtres humains et avoir constaté l'immense violence exercée sur des femmes jeunes, seules et sans défense, Isala s'élève avec force contre la prostitution et lutte avec acharnement pour son abolition. Compte tenu de son histoire personnelle de femme discriminée et moquée pour ses ambitions, elle décide de fonder la Ligue belge pour les droits de la femme en 1890, avec Marie Popelin, elle aussi, discriminée pour s'être battue afin que les femmes puissent devenir avocates. Marie est la première femme belge à obtenir un doctorat en droit, mais elle n'a jamais été autorisée à passer l'examen du barreau. Plusieurs magazines satiriques l'ont représentée en train d'allaiter pendant qu'elle était au tribunal, ou son mari soumis, tentant maladroitement d'accomplir les tâches domestiques. La Ligue, composée de femmes et d'hommes, a pour objectif de rédiger des pétitions et des projets de loi en faveur de l'égalité et du respect entre les sexes. Elle organise également deux conférences féministes internationales, en 1897 et 1912, et remportant un certain nombre de succès, notamment le droit à la propriété pour les femmes mariées. C'est également grâce aux combats acharnés de la Ligue que les femmes sont admises au barreau en 1920, mais Marie Popelin ne peut se réjouir, car elle décède sept ans plus tôt.

La situation est différente pour Isala, qui quitte le Refuge en 1886 et parvient à ouvrir sa propre clinique, où elle s'occupe principalement des femmes et des enfants des communautés britanniques et américaines de Bruxelles. Ce n'est qu'en 1890, lorsque la Belgique autorise les femmes à devenir médecins et pharmaciens, qu'elle commence à recevoir des patients belges, car elle n'est pas bien vue par ses concitoyens en tant que femme. En 1902, à l'âge de 60 ans, elle est contrainte de se retirer de sa profession en raison de graves problèmes de vue qui l'empêchent de mener à bien son travail. Elle se retire à Knokke, où elle passe les dernières années de sa vie, et meurt à Ixelles le 6 février 1916. En 2011, année du centenaire de la Journée internationale de la femme, la Belgique a décidé d'émettre une pièce commémorative de 2 euros en mémoire de ces deux grandes figures féminines. Le 3 mai 2011, cinq millions d'exemplaires de la pièce à l'effigie d'Isala Van Diest et de Marie Popelin ont été mis en circulation. C'est la première fois que des femmes n'appartenant pas à la famille royale apparaissent sur une pièce de monnaie belge.

 

 

Traduzione inglese
Syd Stapleton

 

Anne Catherine Albertine Isala Van Diest, known simply as Isala, was born in Leuven, Belgium, on May 7, 1842. Her father was a respected surgeon and obstetrician and her mother was a very open-minded woman who frequented reformist and modernist circles. She often traveled to England and allowed her son and daughters to have contact with progressive and feminist English currents from an early age. Her parents decided to give the same education to their daughters and their only son, who died prematurely. Following the death of her brother, Isala decided to become a doctor and to carry on her father's work. To access the Faculty of Medicine, however, it was necessary to have a good secondary education degree, which in Belgium was forbidden to women. So, she was forced to move to Bern, Switzerland, where she obtained her diploma. Back home, in 1873, she submitted an application to enroll in the Faculty of Medicine at the University of Louvain. Never before had a girl dared to do so, and the rector, Monsignor Namèche, proposed that she instead become a midwife. She would not have needed to obtain a university degree and she would have carried out a profession “more suited to a woman.” At the time a midwife was subordinate to a doctor, and could not use any type of surgical instruments, which is why Isala flatly refused his proposal. Although her country of origin prevented her from studying medicine, Isala didn’t give up and returned to Switzerland, where in 1876 she obtained a doctorate in Natural Sciences and in 1879 she graduated in Medicine with a thesis on the state of hygiene in prisons. In addition to being a feminist, she was very interested in the issue of the rights of detainees and was strongly in favor of reform of the prison system. Once she graduated from college, she moved to England where she worked as a doctor for some time at Anderson's New Women's Hospital.

 

 

Despite her career, already started in England, in 1882 she decided to return to Belgium, but a new challenge awaited her. Her degree was not recognized within the country and she had to take further exams at the University of Brussels, which a short time before had finally opened its doors to women. It was not easy for Isala to fit in as a woman in a purely masculine environment. She was forced to enter the university from secondary entrances, follow lessons from the door and endure the taunts of male colleagues who sometimes even threw stones at her, in order to prevent her from coming into the classroom with them. Overcoming even these oppressions, in 1883 she finally obtained the diploma of a doctor in medicine, surgery and obstetrics. Although she was finally in possession of the Belgian qualifications, she had to wait for the royal decree of 1884, issued especially for her, with which she was given the opportunity to practice medicine, despite being a woman. She immediately went to work as a gynecologist for Le Refuge, a home for ex-prostitutes in Brussels. After coming into contact with the victims of trafficking and seeing the immense violence committed on young, lonely and defenseless women, Isala said she was strongly opposed to prostitution and fought hard for it to be abolished. Given her personal history as a woman discriminated against and derided for her ambitions, in 1890 she decided to found the Belgian League for Women's Rights, together with Marie Popelin, also a victim of discrimination of all kinds for having fought for the right of a woman to become a lawyer. Marie was the first Belgian woman to obtain a doctorate in law, but she was never allowed to sit the bar exam. Several satirical magazines depicted her breastfeeding while she was in court, or portrayed her submissive husband in a clumsy attempt to do household duties. The League was made up of both women and men, whose intent was to draft petitions and bills, advocating the cause of equality and respect between genders; she also organized two international feminist conferences, in 1897 and 1912, managing to win several victories, including some property rights for married women. It was also thanks to the strenuous battles of the League that women were admitted to the bar in 1920, but Marie Popelin could not rejoice, as she had died seven years earlier.

It went differently for Isala, who left Le Refuge in 1886 and managed to open her own clinic, where she mostly looked after women and children from the English and American communities in Brussels. Only in 1890, the year in which Belgium recognized the right of women to become a doctor or pharmacist, did she also begin to receive Belgian patients. She was not rejected by her fellow citizens for being a woman. In 1902, at the age of 60, she was forced to retire from the profession due to the onset of serious vision problems that prevented her from doing her job. She retired to Knokke, where she spent the last years of her life, and died in Ixelles on February 6, 1916. In 2011, the centenary of International Women's Day, Belgium decided to issue a commemorative 2 euro coin, in memory of these two great female personalities. On May 3 of the same year, five million of the coins depicting Isala Van Diest and Marie Popelin were put into circulation. For the first time, women not belonging to the royal family appeared on a Belgian coin.

 

 

Traduzione spagnola
Alessandra Frigenti

 

Anne Catherine Albertine Isala Van Diest, conocida simplemente como Isala, nació en Lovaina, en Bélgica, el 7 de mayo de 1842. Su padre era un estimado cirujano y obstetra y su madre una mujer con una mentalidad muy abierta que asistía a círculos reformistas y modernos: a menudo iba de viaje a Inglaterra y permitió a su hijo y a sus hijas que entraran en contacto con la sociedad progresista y feminista inglesa desde sus tiernas edades. Sus padres decidieron dar la misma instrucción a las chicas y al único chico, que murió prematuramente: después de la muerte de su hermano, Isala decidió ser médica para continuar con el trabajo de su padre. Sin embargo, para matricularse en la Facultad de Medicina era necesario tener una buena instrucción de segundo grado / de nivel superior y en Bélgica estaba prohibida a las mujeres, por tanto se vio obligada a mudarse a Berna, en Suiza, donde obtuvo el título. En 1873 volvió a su patria y presentó una solicitud para matricularse en la Facultad de Medicina de la Universidad de Lovaina. Nunca una chica se había atrevido a tanto y en efecto dejó impresionado al rector, Monseñor Namèche, que le propuso estudiar para obstetra: no sería necesario tener un título universitario y desempeñaría una profesión más adecuada para una mujer. En esa época la de la obstetra era una figura subordinada al médico y no podía usar ningún tipo de instrumental quirúrgico, razón por la cual Isala se negó categóricamente. A pesar de que su país de origen le impidiera estudiar medicina, Isala no se rindió y volvió a Suiza, donde en 1876 obtuvo el doctorado en Ciencias Naturales y en 1879 se graduó en Medicina con una Tesis sobre el estado de la higiene en las cárceles. Además de ser una feminista, estaba muy interesada en el tema de los derechos de las personas detenidas y estaba totalmente a favor de una reforma del sistema penitenciario. Una vez obtenido el título universitario, se mudó a Inglaterra donde trabajó como médica durante un cierto período en el Nuevo Hospital para las mujeres de Anderson.

 

 

A pesar de que ya había empezado su carrera en Inglaterra, en 1882 decidió volver a Bélgica, pero un nuevo desafío la esperaba: su título no estaba reconocido en aquel país y tuvo que superar otros exámenes en la universidad de Bruselas que había abierto recientemente sus puertas a las mujeres. Para Isala no fue simple integrarse en un entorno puramente masculino: estaba obligada a acceder a la universidad por las entradas secundarias, a atender a las clases desde la puerta y a soportar las burlas de los colegas que a veces incluso llegaron a tirarle piedras, con tal de no verla en el aula con ellos. Superadas estas dificultades, por fin obtuvo en 1883 el título en medicina, cirugía y obstetricia. No obstante tuviera finalmente el título belga, tuvo que esperar el decreto real de 1884, emitido especialmente para ella, con el cual podía ser médica, a pesar de ser una mujer. Trabajó inmediatamente como ginecóloga para Le Refuge, un refugio para ex prostitutas en Bruselas. Después de haber conocido las víctimas de la trata y haber visto las terribles violencias que sufrían las jóvenes mujeres, solas e indefensas, Isala se opuso firmemente a la prostitución y luchó con tesón para que fuera abolida. Como había sido una mujer discriminada y burlada por sus ambiciones, en 1890 decidió fundar la Liga belga para los Derechos de las Mujeres, junto a Marie Popelin, también víctima de numerosas discriminaciones por haber luchado para que las mujeres pudieran ser abogadas. Marie fue la primera mujer belga que obtuvo un doctorado en la facultad de Derecho pero nunca se le permitió sostener el examen de abogacía. Numerosas revistas satíricas la representaron amamantando mientras estaba en el Tribunal o dibujaron a su marido sumido en el torpe intento de realizar las tareas domésticas. A la Liga pertenecían tanto mujeres como hombres y su objetivo consistía en redactar peticiones y proyectos de ley abogando por la igualdad y el respeto entre los géneros; incluso organizó dos conferencias feministas internacionales, en 1897 y en 1912, logrando obtener diferentes éxitos como una serie de derechos de propiedad para las mujeres casadas. Fue también gracias a las luchas de la Liga si las mujeres fueron admitidas a la abogacía en 1920, pero Marie Popelin no pudo alegrarse porque había muerto siete años antes.

Para Isala fue diferente, en 1886 abandonó Le Refuge y logró abrir su clínica donde se ocupaba sobre todo de mujeres y niños de las comunidades inglesa y americana en Bruselas. Solamente en 1890, año en que Bélgica reconoció a las mujeres la posibilidad de ser médicas y farmacéuticas, empezó a recibir también pacientes belgas. porque como era una mujer no estaba bien vista por sus conciudadanos. En 1902, a los 60 años, tuvo que retirarse de la profesión por la aparición de graves problemas de visión que le impedían trabajar bien. Se retiró a Knokke, donde pasó los últimos años de su vida, y murió en Ixelles el 6 de febrero de 1916. En 2011, centenario del Día internacional de la mujer, Bélgica deicidió emitir una moneda conmemorativa de 2€, en memoria de estas dos grandes peronalidades femeninas. El 3 de mayo del mismo año la moneda que representaba las efigies de Isala Van Diest y Marie Popelin se puso en circulación en cinco millones de ejemplares.

 

 

Catharine Van Tussenbroek
Roberta Gringeri



Laura Dumitriu

 

Albertina Philippina Catharine Van Tussenbroek, figlia del falegname Gerardus e di Cornelia Van Der Voort, nacque a Utrecht il 4 agosto del 1852. Ben presto si distinse per la sua determinazione sia negli studi, sia nella carriera lavorativa. All’inizio degli anni Settanta del XIX secolo si è dedicata con profitto all’insegnamento per poi divenire dirigente scolastica. Nonostante ciò, Catharine avvertiva dentro di sé che quella non era la strada giusta, pertanto nei primi anni Ottanta decise di iscriversi presso la facoltà di Medicina di Utrecht, ottenendo il primato di essere la prima studente ammessa. Nel 1887 portò a termine i suoi studi universitari con il massimo dei voti con la tesi Sulla secrezione di latte normale e anormale, diventando così la seconda laureata in medicina in Olanda. In seguito la giovane neolaureata decise di trasferirsi nella città di Amsterdam grazie all’incarico di assistente in ostetricia e malattie prettamente femminili presso il centro medico, gestito dal dottor Mendes De Leon, la Boerhaave Kliniek. In una conferenza pubblica, fece scalpore il suo pronunciamento a favore dell'attività professionale delle donne, al pari di quello della contemporanea Aletta Jacobs, la prima laureata in medicina nel suo Paese.

 

 

Il periodo successivo è stato importantissimo per la crescita personale e lavorativa di Catharine, al punto tale da farle ottenere prestigiosi incarichi anche al di fuori di Amsterdam. Nel 1891 ha ricoperto la carica di segretaria della Società olandese di ginecologia, un ruolo di grande rilievo per una donna che ha sempre amato il suo lavoro e le sue pazienti, ragazze e donne di ogni età. Ed è qui che entrano in gioco le sue innumerevoli battaglie; difatti ha mostrato particolare interesse verso alcune problematiche sociali come, ad esempio, nell’abbigliamento femminile, l’utilizzo dei corsetti ritenuti troppo stretti tanto da non permettere una corretta respirazione e agili movimenti. La questione è stata affrontata nell’articolo scritto per l’associazione Maandblad der, nel quale fece emergere la necessità di un vestiario più morbido e flessibile ma soprattutto comodo. O ancora, la mancanza di opportunità lavorative a causa della mentalità chiusa e bigotta dell’epoca, secondo la quale gli unici obiettivi per una ragazza dovevano essere il matrimonio, la prole, la cura della casa e della famiglia. Difatti così si espresse nel 1898, parlando su La mancanza di spirito di vita nelle nostre giovani donne e ragazze, in occasione dell'inaugurazione della prima mostra del lavoro femminile all'Aja: «Prima di tutto, credo che noi donne dobbiamo avere fiducia e rispetto in noi stesse. Credo che attraverso un lavoro diligente raggiungeremo l'indipendenza economica. L'immagine convenzionale della donna si evolverà quindi in un nuovo concetto. Come apparirà, io non oso prevederlo. Ma di una cosa sono certa: noi donne incarniamo l'ideale sia che utilizziamo la scopa, impugniamo il bisturi o ci mettiamo al timone dello Stato». Nella conferenza non mancò di criticare la posizione delle donne benestanti, deboli e svogliate, che preferivano trascorrere il loro tempo senza avere alcun obiettivo personale né aspettative. L'innata gentilezza, la disponibilità e la brillante carriera professionale della ginecologa tuttavia sono ricordate in particolar modo per la sua importante scoperta in campo medico riguardo l’esistenza delle possibili gravidanze extrauterine grazie a studi ed esami effettuati minuziosamente; all'inizio i suoi risultati, pur documentati con cura e quindi attendibili, non ebbero credito e provocarono scetticismo nell'ambiente, praticamente tutto maschile, almeno fino agli anni Venti del nuovo secolo, anche se le dimostrazioni scientifiche erano evidenti. Si occupò pure di un'altra tematica essenziale per il corpo femminile: il tumore della cervice uterina, a cui lavorò a partire dal 1902.

 

 

In seguito, è stata membro di diverse associazioni, enti pubblici, redazioni come il comitato editoriale del Dutch Journal of Medicine e il consiglio del Nederlandsche Maatschappij tot Promotion der Geneeskunst, ma pure vicepresidente e poi presidente del National Bureau of Women's Labour (1910-16). Ha ricoperto anche il ruolo di redattrice per il Netherlands Journal of Medicine e per il Netherlands Journal of Obstetrics and Gynecology. Successivamente fu membro del consiglio di amministrazione della Società olandese per l’avanzamento della medicina, dando un importante contributo come consulente per diverse riviste scientifiche con la collaborazione dei colleghi J. Blok e Ch. De Jong, con i quali pubblicò Introduction to the Study of School Hygiene (studio sull'igiene scolastica) e The Development of Aseptic Ostetricia (studio per contrastare la setticemia durante il parto) nei Paesi Bassi. Pure in ambito politico non è mancata la sua presenza, infatti è stata attivista della Society for Women’s Suffrage, un’organizzazione olandese in difesa dei diritti delle donne e a favore del diritto di voto. Come simbolo della sua adesione amava portare una spilla di velluto in onore della celebre suffragetta americana Carrie Chapman Catt (1859-1947). Nel 1917 nel suo Paese venne data finalmente alle donne la possibilità di candidarsi, mentre due anni dopo ottennero la possibilità di votare, quindi Van Tussenbroek si candidò alle successive elezioni parlamentari, ma non venne eletta. Dopo la sua morte avvenuta ad Amsterdam il 5 maggio 1925, in omaggio alla sua personalità di spicco, la dottoressa Marianne Herwerden, membro dell'Associazione olandese delle donne nell'istruzione accademica, ha creato un fondo fiduciario, lo Stichting Fonds, che ne porta il nome. Tale sostegno finanziario copre l’intero periodo della formazione delle giovani studenti più meritevoli grazie a delle borse di studio per la ricerca scientifica sia nel territorio olandese, sia all'estero.

 

Traduzione francese

 

Albertina Philippina Catharine Van Tussenbroek, fille du charpentier Gerardus et de Cornelia Van Der Voort, est née à Utrecht le 4 août 1852. Elle se distingue rapidement par sa détermination dans ses études et dans sa carrière professionnelle. Au début des années 1870, elle se consacre avec profit à l’enseignement et devient ensuite chef d’établissement. Malgré cela, Catharine sentait en elle que ce n’était pas la bonne voie, donc au début des années 80, elle a décidé de s’inscrire à la faculté de médecine d’Utrecht, obtenant le primat d’être la première étudiante admise. En 1887, elle termine ses études universitaires avec mention, elle a rédigé sa thèse sur la sécrétion du lait normal et anormal, devenant ainsi la deuxième diplômée en médecine aux Pays-Bas. Par la suite, la jeune diplômée a décidé de déménager dans la ville d’Amsterdam en tant qu’assistante en obstétrique et maladies exclusivement féminines au centre médical, dirigé par le docteur Mendes De Leon, la Boerhaave Kliniek. Lors d’une conférence publique, elle a fait sensation en faveur de l’activité professionnelle des femmes, tout comme celle de la contemporaine Aletta Jacobs, la première diplômée en médecine de son pays.

 

 

La période suivante a été très importante pour le développement personnel et professionnel de Catharine, au point qu’elle a obtenu des postes prestigieux en dehors d’Amsterdam. En 1891, elle a été secrétaire de la Société néerlandaise de gynécologie, un rôle très important pour une femme qui a toujours aimé son travail et ses patients, les filles et les femmes de tous âges. Et c’est là que ses innombrables batailles entrent en jeu; en fait, elle a montré un intérêt particulier pour certaines questions sociales telles que, par exemple, les vêtements pour femmes, l’utilisation de corsets jugés trop serrés pour permettre une respiration correcte et des mouvements agiles. La question a été abordée dans l’article écrit pour l’association Maandblad der, dans lequel elle a fait apparaître la nécessité d’un vêtement plus souple et flexible mais surtout confortable. Ou encore, le manque d’opportunités de travail en raison de la mentalité fermée et bigote de l’époque, selon laquelle les seuls objectifs d’une fille devaient être le mariage, la progéniture, la prise en charge de la maison et de la famille. En effet, elle s’est exprimée en 1898, sur le sujet du manque d’esprit de vie chez nos jeunes femmes et jeunes filles, à l’occasion de l’inauguration de la première exposition du travail féminin à La Haye : «Tout d’abord, je crois que nous, femmes, devons avoir confiance et respect en nous-mêmes. Je crois que grâce à un travail diligent, nous atteindrons l’indépendance économique. L’image conventionnelle de la femme évoluera alors en un nouveau concept. A quoi cela ressemblera, je n’ose pas le prévoir. Mais je suis sûre d’une chose : nous, les femmes, nous incarnons l’idéal, que nous utilisions le balai, que nous prenions le scalpel ou que nous nous mettions à la tête de l’Etat». Lors de la conférence, elle n’a pas manqué de critiquer la position des femmes aisées, faibles et apathiques, qui préféraient passer leur temps sans avoir d’objectifs personnels ni d’attentes. La gentillesse innée, la disponibilité et la brillante carrière professionnelle de la gynécologue sont cependant rappelées en particulier pour sa découverte importante dans le domaine médical concernant l’existence de possibles grossesses extra-utérines grâce à des études et des examens effectués minutieusement; Au début, ses résultats, bien que soigneusement documentés et donc fiables, n’eurent pas de crédit et provoquèrent le scepticisme dans l’environnement, pratiquement entièrement masculin, au moins jusqu’aux années 1920, même si les preuves scientifiques étaient évidentes. Elle s’occupe également d’une autre thématique essentielle pour le corps féminin : le cancer du col de l’utérus, sur lequel elle travaille à partir de 1902.

 

 

Par la suite, elle a été membre de plusieurs associations, organismes publics, rédactions comme le comité éditorial du Dutch Journal of Medicine et le conseil du Nederlandsche Maatschappij tot Promotion der Geneeskunst, mais aussi vice-président puis président du Bureau national des femmes travaillistes (1910-1916). Elle a également été rédactrice du Netherlands Journal of Medicine et du Netherlands Journal of Obstetrics and Gynecology. Elle a ensuite été membre du conseil d’administration de la Société néerlandaise pour l’avancement de la médecine, apportant une contribution importante en tant que consultant pour diverses revues scientifiques avec la collaboration de ses collègues J. Blok et Ch. De Jong, avec qui elle a publié Introduction to the Study of School Hygiene (étude sur l’hygiène scolaire) et The Development of Aseptic Ostetricia (étude pour lutter contre la septicémie lors de l’accouchement) aux Pays-Bas. Elle a également été membre de la Society for Women’s Suffrage, une organisation néerlandaise de défense des droits des femmes et de droit de vote. Comme symbole de son adhésion, elle aimait porter une broche de velours en l’honneur de la célèbre suffragette américaine Carrie Chapman Catt (1859-1947). En 1917, dans son pays, les femmes ont finalement eu la possibilité de se présenter, tandis que deux ans plus tard, elles ont eu la possibilité de voter, puis Van Tussenbroek s’est présentée aux élections législatives suivantes, mais n’a pas été élue. Après sa mort à Amsterdam le 5 mai 1925, en hommage à sa personnalité grandiose , le Dr Marianne Herwerden, membre de l’Association néerlandaise des femmes dans l’enseignement universitaire, a créé un fonds fiduciaire, le Stichting Fonds, qui porte son nom. Ce soutien financier couvre toute la période de formation des jeunes étudiants les plus méritants grâce à des bourses d’études pour la recherche scientifique tant sur le territoire néerlandais qu’à l’étranger.

 

Traduzione inglese

 

Albertina Philippina Catharine Van Tussenbroek, daughter of the carpenter Gerardus and Cornelia Van Der Voort, was born in Utrecht on 4 August 1852. She soon distinguished himself for his determination both in his studies and in her working career. 
At the beginning of the seventies of the nineteenth century she devoted herself profitably to teaching and then became a school leader. Despite this, Catharine felt within herself that this was not the right path, so in the early eighties she decided to enroll at the Faculty of Medicine in Utrecht, obtaining the primacy of being the first student admitted. In 1887 she completed her university studies with honors with her thesis On the Secretion of Normal and Abnormal Milk, thus becoming the second graduate of medicine in the Netherlands. Then the young graduate decided to move to the city of Amsterdam thanks to the post of assistant in obstetrics and female diseases at the medical center, run by Dr Mendes De Leon, the Boerhaave Kliniek. In a public conference, her pronouncement in favor of the professional activity of women, as well as that of contemporary Aletta Jacobs, the first doctor of medicine in her country, caused a sensation.

 

 

The following period was very important for Catharine’s personal and professional growth, to the point that she also obtained prestigious positions outside of Amsterdam. In 1891 she held the position of secretary of the Dutch Society of Gynecology, a role of great importance for a woman who has always loved her work and her patients, girls and women of all ages. And this is where her countless battles come into play; In fact, she has shown particular interest in some social issues such as, for example, in women’s clothing, the use of corsets considered too tight so as not to allow proper breathing and agile movements. The issue was addressed in the article written for the association Maandblad der, in which she highlighted the need for a softer and flexible clothing but above all comfortable. Or again, the lack of job opportunities because of the closed and bigoted mentality of the time, according to which the only goals for a girl had to be marriage, offspring, care of the house and family. In fact, this is how she expressed herself in 1898, speaking on The lack of a spirit of life in our young women and girls, on the occasion of the inauguration of the first exhibition of women’s work in The Hague: First of all, I believe that we women must have confidence and respect in ourselves. I believe that through diligent work we will achieve economic independence. The conventional image of women will then evolve into a new concept. As it will appear, I dare not foresee it. But I am sure of one thing: we women embody the ideal whether we use the broom, grab the scalpel or put ourselves at the helm of the State». In the conference, she criticized the position of wealthy, weak, and listless women who preferred to spend their time without any personal goals or expectations. The innate kindness, the availability and the brilliant professional career of the gynecologist, however, are remembered in particular for her important discovery in the medical field about the existence of possible extrauterine pregnancies thanks to studies and examinations carried out meticulously; At the beginning his results, although carefully documented and therefore reliable, had no credit and provoked skepticism in the environment, practically all male, at least until the twenties of the new century, even if the scientific demonstrations were evident. She also dealt with another essential subject for the female body: cervical cancer, which she worked on from 1902.

 

 

Later, she was a member of several associations, public bodies, editors such as the editorial board of the Dutch Journal of Medicine and the board of the Nederlandsche Maatschappij tot Promotion der Geneeskunst, but also vice president and then president of the National Bureau of Women’s Labour (1910-16). She also served as an editor for the Netherlands Journal of Medicine and the Netherlands Journal of Obstetrics and Gynecology. Later she was a member of the board of directors of the Dutch Society for the Advancement of Medicine, making an important contribution as a consultant for several scientific journals with the collaboration of colleagues J. Blok and Ch. De Jong, with whom he published Introduction to the Study of School Hygiene (study on school hygiene) and The Development of Aseptic Obstetrics (study to combat septicaemia during childbirth) in the Netherlands. She was also a political activist of the Society for Women’s Suffrage, a Dutch women’s rights and voting organization. As a symbol of her adhesion she loved to wear a velvet brooch in honor of the famous American suffragette Carrie Chapman Catt (1859-1947). In 1917, Van Tussenbroek was finally given the opportunity for women to stand, while two years later they were given the opportunity to vote, so Van Tussenbroek ran for the next parliamentary elections, but was not elected. After her death in Amsterdam on 5 May 1925, Dr Marianne Herwerden, a member of the Dutch Association of Women in Academic Education, created a trust fund, the Stichting Fonds, which bears her name. This financial support covers the entire period of training of the most deserving young students thanks to scholarships for scientific research both in the Netherlands and abroad.

 

Traduzione spagnola
Maria Carreras i Goicoechea

 

Albertina Philippina Catharine Van Tussenbroek, hija del carpintero Gerardus y de Cornelia Van Der Voort, nació en Utrecht el 4 de agosto de 1852. Desde muy pronto se distinguió por su determinación en los estudios y sucesivamente en su carrera profesional. A principios de los años 70 del siglo XIX se dedicó con provecho a la enseñanza para luego converstirse en directora de escuela. No obstante, Catharine se daba cuenta de que aquel no era su camino, de modo que a principios de los años 80 decidió matricularse en la facultad de Medicina de Utrecht, donde fue la primera mujer admitida. En 1887 terminó sus estudios universitarios con una tesis Sobre la secreción de la leche normal y anormal que obtuvo la nota máxima, convirtiéndose en la segunda mujer licenciada en Medicina en toda Holanda. Todo seguido, la recién licenciada decidió trasladarse a Ámsterdam con un cargo de ayudante en obstetricia y enfermedades estrictamente femeninas en el centro médico Boerhaave Kliniek, dirigido por el doctor Mendes De León. En una conferencia pública provocó un cierto revuelo su declaración en favor de la actividad profesional de las mujeres, como su contemporánea Aletta Jacobs, la primera licenciada en medicina de su país.

 

 

El periodo siguiente fue muy importante para el crecimiento profesional y laboral de Catharine, hasta el punto que recibió cargos de prestigio incluso fuera de Ámsterdam. En 1891, fue secretaria de la Sociedad holandesa de ginecología, papel de notable relevancia para una mujer que siempre amó su trabajo y a sus pacientes, chicas y mujeres de todas las edades. Y justamente ahí es donde entran en juego sus batallas: demostró mucho interés hacia algunos problemas sociales como, por ejemplo, el uso del corsé, que consideraba demasiado estrecho, tanto que no permitía una correcta respiración ni movimientos ágiles. Afrontó la cuestión en un artículo escrito para la asociación Maandblad der, donde abogó por la necesidad de un vestuario menos ajustado y más flexible, sobre todo cómodo. También señaló, entre otras, la falta de oportunidades laborales a causa de la mentalidad obtusa y santurrona de su época, según la cual los únicos objetivos para una chica consistían en casarse, tener hijos, cuidar de la casa y la familia. Y así lo dijo públicamente en 1898, en el documento La falta de espíritu de vida en nuestras jóvenes mujeres y chicas, en ocasión de la inauguración de la primera exposición nacional del trabajo de la mujer en La Haya: «Antes que nada creo que las mujeres debemos tener respeto y confianza en nosotras mismas. Pienso que a través de un trabajo diligente lograremos la independencia económica. La imagen convencional de la mujer se desarrollará por tanto en un nuevo concepto. Cómo será, no me atrevo a preverlo. Pero de una cosa estoy segura: las mujeres encarnamos el ideal tanto si manejamos la escoba, como si empuñamos un bisturí o nos ponemos al frente del Estado.» En dicha conferencia también criticó la posición de las mujeres acomodadas, débiles y sin motivación, que preferían transcurrir su tiempo sin ningún objetivo personal y sin expectativas. Además de por su innata amabilidad, su disponibilidad y su brillante carrera profesional, a la ginecóloga se la recuerda sobre todo por su importante descubrimiento en el campo médico sobre la existencia de posibles embarazos extrauterinos gracias a sus escrupulosos estudios y exámenes; al principio, aunque documentados con rigor y por tanto fiables, en su ambiente laboral, prácticamente solo masculino al menos hasta los años Veinte del nuevo siglo, no se dio crédito a sus resultados que fueron acogidos con escepticismo; incluso cuando las pruebas científicas eran evidentes. También se ocupó de otro tema esencial para el cuerpo femenino: el cancer de cérvix (o de cuello uterino), al que se dedicó desde 1902.

 

 

Más tarde formó parte de distintas asociaciones, entes públicos y redacciones científicas –como el comité editorial de la Revista Nacional de Medicina y la junta directiva de la Sociedad holandesa para la promoción de la Medicina (Nederlandsche Maatschappij tot Promotion der Geneeskunst)–, vicepresidenta y luego presidenta de la Asociación Laboral Nacional de las Mujeres (Nationale Vereniging voor Vrouwenarbeid) (1910-16). También tuvo el cargo de redactora para la Revista holandesa de Medicina (Tijdschrift voor Geneeskunde) y para la Revista nacional de Ginecología (Nederlandsche Vereeniging voor Gynaecologie). Más tarde fue miembra del Consejo de administración de la Sociedad holandesa para el avance de la medicina, desde donde dió un importante contributo como asesora para varias revistas científicas con la colaboración de sus compañeros, J. Blok y Ch. De Jong, con los que publicó un estudio sobre la higiene escolar y uno para contrarrestar la septicemia durante el parto en los Países Bajos. Tampoco hizo faltar su presencia en el ámbito político, donde fue activista de la Vereeniging voor Vrouwenkiesrech, una organización holandesa en defensa de los derechos de las mujeres y a favor del derecho al voto. Como símbolo de su adhesión, le gustaba llevar un broche de terciopelo en honor de la célebre sufragista Carrie Chapman Catt (1859-1947). En 1917 finalmente Holanda dio a las mujeres la posibilidad de candidarse y dos años más tarde obtuvieron el derecho al voto, de modo que Van Tussenbroek se candidó a las elecciones parlamentarias, aunque no fue elegida. Tras su muerte, que tuvo lugar en Ámsterdam el 5 de mayo de 1925, en homenaje a su destacada personalidad, la Dra. Marianne Herwerden, miembra de la Asociación holandesa de las mujeres en la instrucción académica (Vereniging van Vrouwen met een Academische Opleiding), creó un fondo fiduciario a su nombre. Semejante apoyo financiero cubre todo el periodo de formación de las jóvenes estudiantes más merecedoras gracias a unas becas para la investigación científica tanto en el territorio holandés como en el extranjero.

 

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